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"Il tempo dei lunghi poemi". Percorsi di storia di un genere letterario (1814-1850)

Colombo, Paolo 03 April 2020 (has links)
Il lavoro intende proporre un'indagine sulla persistenza e lo sviluppo della forma "poema" in una stagione, la prima metà dell'Ottocento, che, sulla scia dei radicali cambiamenti nel sistema dei generi letterari, ne avrebbe visto il progressivo declino, favorito dalla crescente egemonia del romanzo. Il mutamento non fu tuttavia immediato, e per lungo tempo, nei centri urbani come nelle aree periferiche, il poema godette di una diffusione e di una vitalità per molti versi sorprendenti. In questa prospettiva, la prima parte della ricerca (Tre temi) è stata dedicata a un esame del fenomeno nelle sue proporzioni quantitative, condotto a partire dall'analisi di tre fioriture tematiche, indicative, pur nella modestia degli esiti, di un gusto consolidato e duraturo. Un censimento della produzione poetica nel periodo oggetto di studio (1814-1850) ha evidenziato la presenza di un recupero della poesia colombiana e dell'epos di scoperta, in continuità con la linea inaugurata da Tasso (Gerusalemme liberata, XV, 32, v. 8) e tentata, fra gli altri, da Stigliani e Tassoni; nel giro di un ventennio (1826-1846) furono infatti pubblicati almeno quattro poemi sull'argomento ("La Colombiade" di Bernardo Bellini; "Il Colombo" di Leonardo Antonio Forleo; l'"Amerigo" di Massimina Fantastici; il "Cristoforo Colombo" di Lorenzo Costa), accomunati da un'interpretazione in chiave religiosa della vicenda storica. Negli stessi ani, un'analoga propensione all'epopea sacra costituì il fondamento concettuale di un ciclo di opere (cinque pubblicate fra 1819 e 1850) di soggetto gerosolimitano, incentrate sulla conquista romana di Gerusalemme (70 d.C.). Anche in questo caso, i precedenti rimontano all'età barocca, e segnatamente all'incompiuta "Gerusalemme distrutta" di Marino, il cui soggetto fu a breve distanza di tempo ripreso e sviluppato da Giovan Battista Lalli. Un terzo versante tematico è invece rappresentato dalla tendenza, in un'ottica opposta, alla promozione di un'epica della contemporaneità, perseguita attraverso strade differenti: la tardiva rielaborazione della materia napoleonica (Luigi Budetti, Domenico Castorina), l'apologia dei sovrani restaurati (Troilo Malipiero), l'epopea municipale (Curti, Miovilovich), la rievocazione poetica dei fatti di Parga e, in genere, dell'indipendenza greca (Biorci, De Martino). A una descrizione più dettagliatamente qualitativa è invece destinata la seconda sezione (Tre autori), che, muovendo da sondaggi più specifici sull'opera e il pensiero di figure maggiormente note e rilevanti, ambisce a fornire indicazioni utili alla comprensione generale del fenomeno. Il dato che più s'impone all'attenzione è senz'altro la trasversalità culturale della suggestione poetica, che agì al di là degli schieramenti politici (dagli ambienti reazionari a cospiratori come Pietro Giannone) e culturali, suscitando attenzione sia fra i classicisti che in ambito romantico (Pellico, Scalvini). La fortuna del genere non poté tuttavia impedire l'insorgenza di una riflessione sui destini di una forma che rischiava di apparire anacronistica, e la questione della sopravvivenza dell'epos finì per attirare l'attenzione delle maggiori personalità del mondo letterario di quegli anni. Un'ampia e prolungata inchiesta sul tema, affidata alle pagine dello "Zibaldone", impegnò Leopardi dall'estate 1823 alla primavera 1829, alla vigilia di quegli anni Trenta occupati dalla composizione dei "Paralipomeni". Venti anni più tardi, a metà secolo, la questione sarebbe parsa definitivamente chiusa a Manzoni, che, nel discorso "Del romanzo storico", avrebbe attribuito l'estinzione dell'epopea all'inarrestabile affermazione della storia sulla finzione. Concludono la tesi un'"Appendice" e un "Catalogo" dei poemi analizzati.
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»Der Tod ... warf aus den Weiden auf uns seinen Schatten«. Leben und Werk Immanuel Weißglas'

Robol, Daniele 29 June 2020 (has links)
Scopo del lavoro è la ricostruzione della vita del poeta e traduttore di origine ebraica Immanuel Weißglas (1920-1979) e l’analisi della sua opera, con particolare attenzione agli anni compresi tra il 1920 e il 1947. La dissertazione si suddivide in tre parti. Nella prima si forniscono informazioni riguardanti la vita e l’opera dell’autore sulla base di diverse testimonianze. Una particolare attenzione è riservata ai differenti nomi e pseudonimi con i quali Immanuel era conosciuto. Nella seconda parte della tesi si offre un’analisi dettagliata delle traduzioni giovanili di Weißglas. Vengono quindi presentati testi lirici romeni di Tudor Arghezi, che il traduttore diciassettenne volge in tedesco, pubblicandoli in seguito sulla rivista «Viața romînească». Viene poi approfondita l’irrisolta questione relativa alle traduzioni di testi rilkiani da parte di Weißglas. Si analizza successivamente la traduzione tedesca del poema "Luceafărul". La produttività dell’autore è compromessa dallo scoppio della seconda guerra mondiale. La popolazione ebraica di Czernowitz, città nella quale Weißglas è nato e in cui risiede, viene dapprima rinchiusa nel ghetto per poi essere gradualmente avviata nei lager della Transnistria. Durante l’internamento l’autore comporrà alcune poesie, che confluiranno nelle sillogi del 1947 "Kariera am Bug" e "Gottes Mühlen in Berlin". Ritornato a Czernowitz riprende le attività di traduzione. Volge infatti in tedesco, proprio come Paul Celan, le poesie "Schinderhannes" di Apollinaire, "Epitaph on an Army of Mercenaries" di Housman e "Down by the Salley Gardens" di Yeats. Del poeta irlandese Weißglas traduce inoltre "The Fiddler of Dooney". La poesia di Brjusov "Грядущие гунны" è invece tradotta in romeno. Nel 1947 viene stampata la raccolta "Kariera am Bug". Le liriche di "Gottes Mühlen in Berlin" non saranno pubblicate. La terza parte della dissertazione contiene le conclusioni e i riferimenti bibliografici.
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Personajes divergentes y motivos caballerescos: el caso de Lidamor de Escocia (1534), Valerián de Hungría (1540), Philesbián de Candaria (1542) y Cirongilio de Tracia (1545).

Tomasi, Giulia January 2019 (has links)
El presente trabajo de investigación tiene por objeto el estudio de los personajes divergentes en el marco de unos libros de caballerías del siglo XVI que no conforman ningún ciclo, ni vuelven a editarse durante el período de apogeo del género. Se trata, pues, de obras que permanecen aisladas frente a los ciclos de mayor éxito, cuyos textos dan lugar, en cambio, a distintas ediciones a lo largo de la centuria. Los libros de caballerías que conforman el corpus del presente trabajo son Lidamor de Escocia de Juan de Córdoba (1534), Valerián de Hungría de Dionís Clemente (1540), el anónimo Philesbián de Candaria (1542) y Cirongilio de Tracia de Bernardo de Vargas (1545). Posiblemente debido al escaso éxito del que gozaron, estas obras no fueron objeto de estudios profundizados por parte de la crítica y muchos de sus aspectos estilísticos y temáticos quedan por explorar. En las inmensas tramas de los libros de caballerías se alternan distintos personajes y al lado de hermosas damas y valientes caballeros se encuentran también enanos cobardes, salvajes velludos, gigantes horroríficos y magos (casi) todopoderosos. En el marco del presente trabajo se presta atención a algunas magas y algunos gigantes que intervienen en las tramas de las obras elegidas. La configuración de estos personajes se da conforme al canon bajo unos aspectos, a la vez que, en ocasiones, es el fruto de interesantes desvíos. El enfoque teórico adoptado para la investigación acerca de los personajes divergentes privilegia el motivo literario como elemento fundamental de la estructura de las obras. En efecto, los libros de caballerías que se difunden en España durante el Renacimiento son herederos de la literatura medieval y los motivos de que esta se nutre pasan, en cuanto matériel roulant, de una tradición a otra. El estudio de los tipos y los motivos folclóricos que empieza a principios del siglo XX gracias a la labor de Aarne y Thompson, se ha demostrado rentable para las investigaciones en el ámbito de la épica y otros géneros de la literatura hispánica. La creación, a lo largo del siglo pasado, de varios índices dedicados a corpora literarios diferentes da buena muestra del éxito del tal enfoque. Al lado de la catalogación del material folclórico, se ha ido concretando la idea de realizar un índice ad hoc para los libros de caballerías del siglo XVI basado en un sistema proprio. Así pues, el Índice y estudio de motivos de los libros de caballerías castellanos (1508-1516) de Bueno Serrano (2008) se configura como un instrumento de localización de las unidades narrativas caballerescas y constituye el punto de partida para llevar a cabo el análisis crítico de los personajes divergentes. Magos y gigantes se presentan en una fichas donde se marca su trayecto narrativo y se anotan las matizaciones identificadas en el uso de los motivos respecto a su realización en los seis primeros libros de caballerías analizados por Bueno Serrano. Las oscilaciones se dan en la interacción entre el nivel paradigmático y, pues, teórico del motivo y su realización en el nivel sintagmático, es decir, en cada nuevo contexto. Para hacer hincapié en la importancia que cobra esta interacción a la hora de utilizar el índice como instrumento crítico, se asocia a cada motivo el fragmento textual en el que este se realiza. Los datos recogidos mediante el cotejo entre las obras insertas en el corpus y los textos que conforman el paradigma caballeresco dan constancia de que los libros de caballerías no son ni mucho menos todos iguales, sino que los autores reelaboran a un material conocido para amoldarlo en el horizonte de sus propias obras. Desde esta perspectiva, el estudio de las divergencias que se aprecian en el nivel de los motivos puede ir marcando las pautas de evolución del género en el período de su gran difusión. Debido a ello es necesario aplicar el análisis sistemático de las unidades narrativas a un corpus más amplio de obras caballerescas, con el fin de poner de relieve su desarrollo. La futuras investigaciones en este ámbito pueden ser facilitadas por la cooperación de las Humanidades Digitales mediante la creación de una base de datos donde se coleccionen los personajes divergentes, los motivos que desencadenan y las posibilidades de matización de los mismos.
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La rappresentazione della relazione fra corpo e mente nei racconti Der Magnetiseur, Die Abenteuer der Sylvester-Nacht e Die Automate di E.T.A. Hoffmann

Abramo, Federica Claudia 05 July 2021 (has links)
Nel 1818 E.T.A Hoffmann (1776-1822), celebre e prolifico autore tedesco, chiamato dal tribunale di Berlino a redigere una perizia giudiziaria conosciuta in seguito come Gutachtens über die Mordtat des Tabakspinnergesellen Daniel Schmolling, così scriveva: «all’uomo, prigioniero della sua vita terrena, non è dato di esplorare le profondità della propria natura». Eppure, nonostante la rassegnazione che emerge da queste parole, l’autore esplorò ininterrottamente gli abissi dell’essere umano. A partire da questa riflessione e dal quadro epistemologico delle teorie mediche e filosofiche di metà Settecento e inizio Ottocento, il presente studio analizza alcune modalità di raffigurazione poetica del rapporto corpo-mente del periodo meta-rappresentate da E.T.A. Hoffmann. Animato da un profondo scetticismo, mai scevro da una grande fascinazione per il sapere del suo tempo, l’autore sviluppa una poetica che concepisce l’opera come un esperimento mentale sulle più complesse questioni irrisolte, nel tentativo di comprendere l’essere umano nella sua complessità. In tale contesto alcuni racconti, quali Der Magnetiseur (1814), Die Abenteuer der Sylvester-Nacht (1815) e Die Automate (1814), tematizzano lo spinoso, e al tempo cruciale, rapporto fra corpo e mente, in vista di un miglioramento dell’essere umano che passi attraverso la conoscenza, sebbene l’intervento umano si rilevi fallimentare e controproducente nella ricostituzione di un equilibrio psico-fisico, poiché ancora non si è raggiunto un rapporto armonico tra soggetto e mondo. Dimostrando come la medicina abbia fallito nel presupposto di un intervento unilaterale e parziale, come la stessa creazione umana, se deconnessa dai rapporti di relazione con la totalità dell’esistente sia fallimentare, e come il progresso non riconduca l’uomo alla totalità smarrita della natura, ma anzi lo allontani, i racconti di E.T.A. Hoffmann confermano, ex-negativo, l’indissolubile nesso fra corpo e mente e la necessità, per l’uomo scisso della modernità, di comprenderne il profondo legame e di armonizzare la propria enthelechia rispetto a un mondo esterno che appare inconciliabile con le forze interiori dell’essere umano.
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La rappresentazione della Grande Guerra nella letteratura inglese contemporanea.

Peroni, Michele January 2019 (has links)
La tesi esamina cinque romanzi storici sulla Grande Guerra pubblicati in Inghilterra tra il 2010 e il 2015: My Dear I Wanted to Tell You e The Heroes' Welcome di Louisa Young, Toby's Room di Pat Barker, The Lie di Helen Dunmore e Field Service di Robert Edric. L'analisi dei romanzi permette di riflettere su come il conflitto viene immaginato e rappresentato alle soglie del Centenario e, in un'ottica più ampia, offre l'occasione per ragionare sulla natura della narrazione storica e sul rapporto tra storia e finzione.
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Para una estética del fragmento en José à ngel Valente

Pradel, Stefano January 2015 (has links)
El trabajo presenta un análisis sistemático y exhaustivo de la obra lírica en castellano del poeta gallego José Ángel Valente (1929-2000). A través de una lectura hermenéutica de una selección de poesías, el trabajo destaca los elementos de una estética que participa en una concepción fragmentaria tanto de la experiencia lírica como de la escritura misma.
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Stefan George e Friedrich Hoelderlin: due ciclicità  a confronto

Serio, Marco January 2016 (has links)
Lo studio affronta il problematico argomento della ciclicità in relazione a due grandi lirici tedeschi, Stefan George e Friedrich Hoelderlin, misurandosi con una vasta tradizione critica e con non agevoli dettati ermeneutici. Il lavoro è scandito in sette capitoli, dei quali il primo analizza il termine 'ciclo', partendo dal suo significato etimologico di cerchio, circolo e ruota, per poi soffermarsi sul significato di successione di eventi memorabili all'interno di un'epoca. Il ciclo è inteso quale categoria estetico-semantica che, incardinata nella dimensione riflessiva del linguaggio, permette di leggere le liriche sia come singoli testi autonomi sia come testi poetici inseriti in un insieme più vasto. Nel secondo capitolo si analizza la nozione di rituale ciclico in Stefan George nel contesto della Germania guglielmina, lacerata dalla frattura fra Bourgeoise e Bildungsbuergertum. Da questo prospettiva il rituale ciclico georgeano è concepito come mito che mira a creare una tradizione culturale funzionale ai bisogni della Germania, legittimandone i caratteri di specificità, eccellenza ed esclusività rispetto alle altre nazioni, nonché esorcizzando lo stereotipo tedesco di "verspaetete Nation", condannata a restare in uno stato di frammentazione territoriale fino al 1871. Il mito carente, capace di tradurre in realtà una volontà di potenza di stampo nietzscheano, viene incarnato dal poeta come esponente di una realtà potenziata che si colloca in un punto di scissura tra finito e infinito. Fondandosi sulla ripetizione di un'azione, il rituale estetico garantisce stabilità e continuità e offre un efficace antidoto contro la fugacità del tempo, mentre l'espressione poetica diviene una totalità in sé conchiusa. In Stefan George il culto della bellezza genera un cerchio magico, nel quale egli si trasforma da esteta in vate che preconizza la palingenesi dell'umanità. Oggetto di indagine sono state, a titolo di esempio, le strutture cicliche di Der Teppich des Lebens und die Lieder von Traum und Tod mit einem Vorspiel. Infine il lavoro volge a contemplare il rapporto tra Friedrich Hoelderlin e Stefan George, a partire dall'analisi del contributo di George e dei suoi sodali per la riscoperta dell'opera tarda di Hoelderlin per poi estendersi alle fonti utilizzate nel processo ermeneutico della poesia georgeana, nonché alle analogie tematiche rintracciabili tra i due poeti tedeschi che mantengono inalterata la propria singolarità sul piano stilistico e linguistico. Ciò avviene attraverso l'analisi di testi esemplari come gli hoelderliniani Fragment philosophischer Briefe e Verfahrungsweise des poetischen Geistes oltre agli inni Patmos, Friedensfeier, Brot und Wein e Der Zeitgeist e le loro ricadute entro l'opera georgeana, a fronte dello specifico paradigma della ciclicità.
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The Ascent of F6 (1937) nel teatro drammatico di W.H. Auden / The Ascent of F6 (1937) in W.H.Auden's Dramatic Theatre

BELLONI, LAURA 22 February 2008 (has links)
La tesi indaga l'interazione tra genere drammatico e poetico nei primi anni di attività del poeta inglese W.H. Auden, e procede esaminando i drammi maggiori scritti durante gli anni trenta. Si sofferma su un'opera in particolare, The Ascent of F6, confrontanto la dimensione testuale con quella spettacolare, analizzando il copione originale dello spettacolo usato per la prima del 26 febbraio 1937 e la ricezione della critica. La dissertazione approfondisce il legame tra i due generi letterari soprattutto considerando la coerenza concettuale e di immagini che contraddistingue il pensiero audeniano, e mette in evidenza l'evoluzione della scrittura drammatica seguita in senso cronologico, dalla stesura della prima opera Paid on Both Sides nel 1928, al primo successo con la compagnia londinese del Group Theatre, The Dog Beneath the Skin nel 1935, fino all'ultimo successo nel 1937 scritto in collaborazione con Christopher Isherwood, The Ascent of F6, che segnò il progressivo abbandono del genere drammatico da parte dell'autore. La tesi dà un'amplia prospettiva d'esame considerando non solo la dimensione testuale e indagando il rapporto del testo con il genere tragico, ma evidenziando anche i molteplici rimandi intertestuali e considerando l'efficacia del testo in termini drammatici, ricostruendo lo spettacolo attraverso l'analisi di materiale inedito. / The present study investigates the interplay between poetry and drama in the early works of W.H. Auden, and proceeds in analysing the major plays composed during the 1930s. It focuses on a drama in particular, The Ascent of F6, comparing the textual aspect with the performance outcome, examining the original script used for the premiére on February 26, 1937 and also the response of the critic. The dissertation deepens the connection between poetry and drama considering the conceptual coherence and the unity of images that mark the thought of Auden in the early 30s. Auden's most important dramas are examined following a chronological perspective, from the first draft of Paid on Both Sides, in 1928, to the first success staged by the Group Theatre of London, The Dog Beneath the Skin, 1935, and eventually the last achievement in 1937 written with Christopher Isherwood, The Ascent of F6, which marked the progressive abandonment of the dramatic genre by Auden. The thesis gives an extensive outlook which considers not just the textual aspects of the play, investigating thus the connections with the classic tragedy, but also underlines the various intertextual references and the efficacy of the text in its performing aspects.
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Il veicolo a due ruote nell'immaginario letterario italiano del XX secolo / The Motorcycle in the 20th Century Italian Literature Imagery

STRAZZI, FRANCESCA 10 March 2008 (has links)
Parlare dell'influenza dei mezzi di trasporto moderni, e in particolare della motocicletta, nella letteratura italiana permette di aprire nuove prospettive di studio, perché oggi ci si confronta giornalmente con veicoli potenti e tecnologicamente sempre più avanzati. In ambito culturale gli intellettuali riconoscono al veicolo a due ruote un ruolo importante per descrivere la società. Attraverso la motocicletta l'individuo avverte in sé una nuova forza che lo porta a sperimentare l'ansia d'infinito. Egli si sente un nuovo centauro che ha assunto in sé le medesime caratteristiche di forza e velocità del suo mezzo meccanico. Nei secoli passati il veicolo più usato era il cavallo, nell'era di navi, treni e aerei il mezzo che più gli si avvicina è la moto, non solo per la postura del cavaliere, ma perché essa lascia il pilota a contatto con il paesaggio esterno, con i vari fenomeni atmosferici (pioggia, sole e vento) e con i profumi della natura. Se in passato il moto del cavallo poteva diventare il pretesto per esprimere determinati processi narrativi, nel Novecento tale compito è affidato alla motocicletta che cha finito per condizionare il modo di vivere e di pensare degli uomini del XX secolo. / Speaking about the influence of modern means of transport (in particular about the motorcycle) in literature, fixes a new way of studying culture, because today we have to cope with more and more powerful and technologically advanced vehicles. Intellectuals acknowledge motorcycles an important role to describing society. Thanks to the motorcycle man exploits a new strength that enables him to overcome his limits. He feels a sort of divinity embodying the same peculiarities as his vehicle. In the past the horse was the most widespread means of transport while today, in an age of airplanes, ships and trains, it has been replaced by the motorcycle, both for the rider's posture and for his contact with the environment and its expressions: rain, sun and wind as well as the perfumes of the Earth. Just like the horse's motion was in the past a way to express narrative processes, the motorcycle has inherited this task today, therefore conditioning the contemporary way of living and thinking.
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MANZONI E LEOPARDI A CONFRONTO: INTERTESTUALITÀ, FORME DELLO STILE, FORME DEL PENSIERO / MANZONI E LEOPARDI: INTERTEXTUALITY, FORMS OF POETRY, FORMS OF THROUGH

GHIDINI, OTTAVIO 13 March 2014 (has links)
La tesi mette a confronto l'opera letteraria di Giacomo Leopardi e quella di Alessandro Manzoni. La tesi è strutturata in tre capitoli. Il primo capitolo raccoglie tutti i dati storico-biografici utili per inquadrare i termini di questo rapporto e si conclude con un dittico dedicato a Monaldo Leopardi, lettore di Manzoni, e a Matilde Manzoni, figlia di Alessandro, lettrice di Leopardi. Il secondo capitolo presenta invece i risultati di una lettura intertestuale, che ha come oggetto principale lo studio di citazioni o allusioni manzoniane nei leopardiani canti pisano-recanatesi. Il terzo capitolo invece mette a confronto le pagine di Leopardi e di Manzoni nelle quali si fa riferimento alla figura storica di Marco Giunio Bruto, personaggio importante della classicità latina, spesso utilizzato come simbolo della Rivoluzione francese. / The thesis compares the literary works of Giacomo Leopardi and Alessandro Manzoni. The thesis is structured in three chapters. The first chapter collects the historical-biographical elements useful to explain the terms of this relationship and ends with two portrait dedicated to Monaldo Leopardi, reader of Manzoni, and Matilde Manzoni, daughter of Alessandro, reader of Leopardi. The second chapter instead presents the results of an intertextual reading, which has as its main subject the study of quotations from or references to Manzoni in the poems written by Leopardi between 1828 and 1830. The third chapter compares the pages of Leopardi and Manzoni about the historical figure of Marcus Junius Brutus, an important figure of the classical latin word, often used as symbol of the French Revolution.

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