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Salmonella Typhimurium ΔZnuABC, un nuovo approccio vaccinale per la profilassi delle salmonellosi animali. Valutazione di efficacia in un modello sperimentale murino e suinoPesciaroli, Michele <1980> 14 July 2011 (has links)
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Studio in vitro della suscettibilità genetica degli ovini alle EST: il PMCA come alternativa agli studi di trasmissione in vivoBucalossi, Cecilia <1981> 14 July 2011 (has links)
Le encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST), o malattie da prioni, sono malattie neurodegenerative che colpiscono l'uomo e gli animali. Le più note tra le EST animali sono la scrapie della pecora e della capra, l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE), la Sindrome del dimagrimento cronico (CWD) dei cervidi. Negli uomini ricordiamo la malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) nelle sue diverse forme (sporadica, genetica, iatrogenica e variante). La dimostrazione che la variante della CJD (vCJD) sia causata dallo stesso agente eziologico della BSE, ha evidenziato il potenziale zoonotico di queste malattie.
Le EST sono caratterizzate da tempi di incubazione estremamente lunghi ed esito invariabilmente fatale. Il momento patogenetico centrale comune a tutte queste malattie è rappresentato dalla modificazione conformazionale di una proteina cellulare denominata PrPC (proteina prionica cellulare) in una isoforma patologica denominata PrPSc, insolubile e caratterizzata da una parziale resistenza alle proteasi, che tende a depositarsi sotto forma di fibrille amiloidee nel SNC dei soggetti colpiti.
La suscettibilità degli ovini alla scrapie è largamente influenzata dal genotipo del gene dell’ospite che codifica per la PrP (PRNP), e più precisamente da tre polimorfismi presenti ai codoni 136, 154 e 171. Questi si combinano in cinque principali alleli, ARQ, VRQ, AHQ, ARH e ARR, correlati a differenti gradi di suscettibilità alla malattia. Risultati ottenuti da un precedente studio d’infezione sperimentale di ovini di razza Sarda con scrapie classica (Vaccari G et al 2007), hanno suggeriscono l’ordine di suscettibilità ARQ>AHQ>ARH. L’allele ARR, è risultato invece associato ai più alti livelli di protezione dalla malattia. Dallo stesso studio di trasmissione sperimentale e da uno studio epidemiologico di tipo caso-controllo, è inoltre emerso che nella razza Sarda, ovini con l’allele ARQ, con sostituzione amminoacidica al codone 137 Metionina (M)/Treonina (T) (AT137RQ) o al 176 Asparagina (N)/Lisina (K) (ARQK176) in eterozigosi sono protetti dalla scrapie.
Inoltre studi di trasmissione sperimentale della BSE in ovini della stessa razza con tre differenti genotipi (ARQ/ARQ, ARQ/ARR e ARR/ARR), hanno dimostrato come la BSE abbia un targeting genetico molto simile a quello della scrapie, evidenziando il genotipo ARQ/ARQ come il più suscettibile.
L’obbiettivo della seguente tesi è stato quello di verificare se fosse possibile riprodurre in vitro la differente suscettibilità genetica degli ovini alle EST evidenziata in vivo, utilizzando il PMCA (Protein Misfolding Cyclic Amplification), la metodica ad oggi più promettente e di cui è stata dimostrata la capacità di riprodurre in vitro diverse proprietà biologiche dei prioni. La tecnica, attraverso cicli ripetuti di sonicazione/incubazione, permette la conversione in vitro della PrPC presente in un omogenato cerebrale (substrato), da parte di una quantità minima di PrPSc (inoculo) che funge da “innesco” della reazione. Si è voluto inoltre utilizzare il PMCA per indagare il livello di protezione in omozigosi di alleli rari per i quali, in vivo, si avevano evidenze di protezione dalla scrapie solo in eterozigosi, e per studiare la suscettibilità degli ovini alla BSE adattata in questa specie. È stata quindi testata in PMCA la capacità diversi substrati ovini recanti differenti genotipi, di amplificare la PrPSc dello stesso isolato di scrapie classica impiegato nel precedente studio in vivo o di un inoculo di BSE bovina. Inoltre sono stati saggiati in vitro due inoculi di BSE costituiti da omogenato cerebrale di due ovini sperimentalmente infettati con BSE (BSE ovina) e recanti due differenti genotipi (ARQ/ARQ e ARR/ARR). Per poter descrivere quantitativamente il grado di correlazione osservato i risultati ottenuti in vitro e i quelli riscontrati dallo studio di sperimentazione con scrapie, espressi rispettivamente come fattori di amplificazione e tempi d’incubazione registrati in vivo, sono stati analizzati con un modello di regressione lineare.
Per quanto riguarda la scrapie, i risultati ottenuti hanno evidenziato come i genotipi associati in vivo a suscettibilità (ARQ/ARQ, ARQ/AHQ and AHQ/ARH) siano anche quelli in grado di sostenere in PMCA l’amplificazione della PrPSc, e come quelli associati a resistenza (ARQ/ARR and ARR/ARR) non mostrino invece nessuna capacità di conversione. Dall’analisi di regressione lineare è inoltre emerso come l’efficienza di amplificazione in vitro dei differenti genotipi testati sia inversamente proporzionale ai tempi d’incubazione registrati in vivo. Inoltre nessuna amplificazione è stata
riscontrata utilizzando il substrato con genotipo raro ARQK176/ARQK176 suggerendo come anche questo possa essere associato a resistenza, almeno nei confronti dell’isolato di scrapie classica utilizzato.
Utilizzando come inoculo in PMCA l’isolato di BSE bovina, è stato possibile riscontrare, nei tre genotipi analizzati (ARQ/ARQ, ARQ/ARR e ARR/ARR) un evidente amplificazione per il solo genotipo ARQ/ARQ, sottolineando anche in questo caso l’esistenza di una correlazione tra suscettibilità riscontrata in vivo e capacità di conversione in PMCA.
I tre i substrati analizzati mostrano inoltre una buona efficienza di amplificazione, per altro simile, se si utilizza la PrPSc dell’inoculo di BSE sperimentalemente trasmessa agli ovini. Questi genotipi sembrerebbero dunque ugualmente suscettibili se esposti a BSE adattata alla specie ovina.
I risultati di questa tesi indicano dunque una correlazione diretta tra la capacità di conversione della PrPC con il PMCA e la suscettibilità osservata in vivo per i differenti genotipi analizzati. Mostrano inoltre come il PMCA possa essere una valida alternativa agli studi di trasmissione in vivo e un rapido strumento utile non soltanto per testare, ma anche per predire la suscettibilità genetica degli ovini a diversi ceppi di EST, rappresentando un valido aiuto per l’individuazione di ulteriori genotipi resistenti, così da incrementare la variabilità genetica dei piani di selezione attuati per gli ovini per il controllo di queste malattie.
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Controllo della scrapie classica in Italia: strategie di selezione genetica a confrontoBaldinelli, Francesca <1979> 14 July 2011 (has links)
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Studio della Peste dei Piccoli Ruminanti nei territori saharawi / Study of Peste des Petits Ruminants in saharawi territoriesRossi, Davide <1975> 20 April 2012 (has links)
La Peste dei Piccoli Ruminanti (PPR) è una patologia virale ed acuta che colpisce i piccoli ruminanti, diffusa in Africa Sub-Sahariana, in Medio Oriente ed in Asia Meridionale. Questo lavoro si propone di effettuare il primo studio epidemiologico sulla PPR nella Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), che comprende i Campi Profughi Saharawi, in territorio algerino, ed i “Territori Liberati” del Sahara Occidentale, valutando la potenziale presenza, prevalenza e distribuzione del virus della PPR in questi territori. Lo studio si è basato su una metodica di campionamento “a cluster” secondo la tecnica “a due stadi”. Sono stati individuati 23 siti di campionamento dai quali sono stati raccolti un totale di 976 campioni di siero prelevati da pecore, capre e cammelli. I campioni sono stati prelevati in Marzo ed Aprile 2008. I risultati dei test Competitive-Elisa hanno evidenziato una sieroprevalenza nel 28,26% degli animali testati, benché durante la raccolta dei campioni nessun animale abbia presentato sintomi clinici riferibili alla PPR. Tra Gennaio e Maggio 2010, in seguito ad episodi di aumentata mortalità nella popolazione ovi-caprina presente nei Campi Profughi, le autorità veterinarie locali sospettarono un outbreak di PPR. Tra Maggio ed Ottobre 2010 è stato sviluppato un outbreak investigation nei Campi Profughi Saharawi con lo scopo di confermare la circolazione del PPRV. I risultati di laboratorio hanno confermato la presenza del virus nel 33,33% dei campioni. Il sequenziamento del genoma virale ha rivelato che il virus apparteneva al Lignaggio 4 e le analisi filogenetiche hanno indicato una stretta relazione (99.3%) con il PPRV isolato durante l'epidemia di PPR in Marocco del 2008. / Peste des Petitis Ruminants (PPR) is an acute viral disease affecting small ruminants and widespread in Sub-Saharan Africa, Middle East and South Asia. This study aims to perform the first epidemiological survey on PPR in the Sahrawi Arab Democratic Republic (SADR),
including Sahrawi Refugees Camps, western Algeria, and “Liberated Territories” of Western Sahara, assessing the potential presence, prevalence and distribution of the PPRV in these territories. The survey was based on a two-stage cluster sampling methodology. 23 clusters were identified, leading to a total of 976 serum samples collected from sheep, goats and camels (March/April 2008). The results of Competitive-Elisa tests evidenced a serological positive prevalence in 28,26% of the tested animal, even though during the collection no animal presented clinical signs related to the subjected disease. A major number of positive animals was revealed in goats and sheep, with higher prevalence in subjects over 36 moths of age. One positive case was reported also in camels. Following reports of increased mortality in the small ruminant population of the Sahrawi Refugees Camps, between January and May 2010, local veterinary authorities suspected an outbreak of PPR. Between May and October 2010 an outbreak investigation was implemented in the Sahrawi Refugee Camps, with the objective of confirming the circulation of the Peste des Petits Ruminants virus (PPRV). Laboratory results confirmed the presence of PPRV in 33.33% of the samples. Sequence analysis revealed that the virus belonged to Lineage IV and phylogenetic analysis indicated a close relationship (99.3%) with the PPRV isolated during the Moroccan outbreak in 2008.
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Ruolo dei recettori tirosinchinasici in oncologia animale / The role of tyrosine kinase receptors in veterinary oncologySabattini, Silvia <1982> 24 May 2012 (has links)
Disregolazioni dei recettori tirosinchinasici (RTK) sono di frequente riscontro nei tumori dell’uomo e in molti casi sono indicatori biologici che permettono di definire in maniera più accurata la prognosi dei pazienti. Possono rappresentare inoltre marker predittivi per la risposta a terapie antitumorali con farmaci a bersaglio molecolare. Numerosi inibitori tirosinchinasici (TKI) sono attualmente in corso di studio o già disponibili per l’utilizzo in oncologia umana, e molti di questi hanno dimostrato una significativa efficacia utilizzati singolarmente o in combinazione a terapie convenzionali.
Studi recenti indicano che un quadro analogo di disregolazione dei recettori tirosinchinasici è presente anche nelle neoplasie dei piccoli animali, e ne suggeriscono in molti casi un’implicazione prognostica. Gli inibitori tirosinchinasi sono da poco entrati nell’arena dell’oncologia veterinaria, ma i primi risultati lasciano supporre che siano destinati ad essere integrati definitivamente nei protocolli terapeutici standard.
La tesi consiste in una parte introduttiva in cui sono trattate le principali funzioni biologiche dei recettori tirosinchinasici, la loro struttura e il loro ruolo nell’oncogenesi e nella progressione tumorale in medicina umana e veterinaria. Si affrontano inoltre le principali metodiche di laboratorio per l’analisi molecolare in oncologia e i meccanismi d’azione dei farmaci inibitori tirosinchinasici, con un cenno ai prodotti maggiormente utilizzati e alle loro indicazioni. Segue la presentazione e la discussione dei risultati di quattro studi relativi alla valutazione delle disregolazioni del recettore tirosinchinasico Kit (espressione aberrante e mutazioni genomiche) nel mastocitoma cutaneo del gatto e del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR) nel carcinoma squamocellulare cutaneo del gatto e nei tumori polmonari primitivi del cane, con particolare attenzione al loro ruolo prognostico. / Protein kinases are enzymes that play key roles in cell signal transduction, regulating pathways critical in cell growth, differentiation, survival and death.
Dysfunction of many protein kinases, particularly the tyrosine kinases, has been identified in a variety of human cancers, and has just begun to be investigated in spontaneous tumours of dogs and cats.
We present the results of four studies aimed at characterizing the dysregulation (aberrant immunohistochemical expression and gene mutations) of Kit receptor tyrosine kinase in feline cutaneous mast cell tumors and the overexpression of the epidermal growth factor receptor (EGFR) in feline squamous cell carcinoma and in canine primary lung cancer. The potential prognostic implications of the observed dysregulation are discussed.
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Isufficienza Placentare nella Specie Equina / Placental insufficiency in the MarePirrone, Alessandro <1980> 04 May 2012 (has links)
Lo sviluppo e la funzionalità della placenta influenzano direttamente la crescita ed il benessere del feto all'interno dell'utero, quindi qualsiasi problema strutturale o funzionale della placenta influenzerà lo sviluppo del feto. Lo scopo di questa tesi è stato quello di approfondire diversi aspetti clinici e clinico-patologici dell’insufficienza placentare nella specie equina, con l’intento di individuare dei parametri che possano essere di ausilio per l’identificazione precoce del puledro a rischio e della necessità di interventi terapeutici. La valutazione della concentrazione di lattato nel sangue e nel liquido amniotico potrebbe essere un utile strumento diagnostico per la diagnosi di acidosi metabolica associata ad ipossia/ischemia nel puledro e per identificare la necessità di un intervento precoce alla nascita. La risposta all’ipossia sembra essere mediata dall’HIF-1 e dall’HSF-1 anche nel puledro neonato, e se questi dati venissero confermati su un numero maggiore di animali, i due marcatori proteici e la MDA potrebbero essere utilizzati per la diagnosi di PAS nel puledro. L’esame di tutta l’unità placentare riveste un ruolo di fondamentale importanza per l’acquisizione di informazioni riguardo all’ambiente di vita intrauterino del puledro, ed è quindi auspicabile nella pratica ostetrica routinaria una maggiore attenzione all’esame della placenta, soprattutto in caso di patologie materno-fetali. Tra i parametri biochimici valutati al momento della nascita, la creatininemia e la glicemia possono fornire informazioni sull’efficienza dello scambio placentare ed essere quindi utilizzati per individuare puledri a rischio. Infine, lo sviluppo di una macro per il software ImageJ porta alla luce uno strumento nuovo, semplice da usare ed economico, per la valutazione morfometrica dell’arborizzazione dei villi placentari; tuttavia la ricerca necessità ulteriori indagini su un numero maggiore di animali per valutare le differenze morfometriche tra placente normali e patologiche. / Fetal health and growth are directly influenced by the development and function of the placenta. For this reason, structural or functional problems of the placenta may affect fetal development. The aim of this thesis s to investigate clinicopathological features of placental insufficiency in horses, in order to detect the most useful parameters in identifying foals at risk and the need for therapeutic interventions. The evaluation of blood and amniotic fluid lactate concentrations could be a useful tool to diagnose metabolic acidosis associated with hypoxia/ischemia in foal, and to identify the need for early intervention at birth. The body’s reactions to hypoxia are mediated by HIF-1α and HSF-1 also in the newborn foal, and if these data were confirmed on a greater number of animals, HIF-1α and HSF-1 expression and MDA concentration could be used for clinical diagnosis of PAS. Examination of fetal membranes plays a key role to acquire information concerning the intrauterine environment, and a careful examination of the placenta is recommended in routine obstetrical practice, especially in case of maternal and/or fetal diseases. Among biochemical parameters evaluated at birth, blood creatinine and glucose levels can provide information about the efficiency of placental exchange and thus it could be used for identifying foals at risk. At the end, the development of a macro for the software ImageJ provides a new, simple to use and inexpensive tool for the morphometric evaluation of the chorionic villi, but additional studies on a larger number of animals are required to evaluate the morphometric differences between normal and pathological placentas.
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Epidemiologia e caratterizzazione molecolare di virus emergenti responsabili di Zoonosi: Calcivirus e Virus dell'Epatite E / Epidemiology and Molecular characterization of emerging Zoonotic Viruses: Calcivirus and Hepatitis EPonterio, Eleonora <1981> 20 April 2012 (has links)
Il virus dell’Epatite E (HEV) e i calicivirus (norovirus e sapovirus) causano rispettivamente epatite acuta e gastroenterite. Questi virus sono considerati agenti eziologici emergenti rappresentando un problema di sanità pubblica e di sicurezza alimentare. Per HEV, è ormai confermata la trasmissione zoonotica, e il suino è considerato il principale serbatoio asintomatico. Norovirus e sapovirus infettano sia i bambini che gli adulti. Sebbene questi virus siano stati identificati anche negli animali, la possibile trasmissione zoonotica non è stata dimostrata in modo conclusivo.
Il lavoro sperimentale condotto durante il Dottorato di Ricerca è stato focalizzato sullo studio degli aspetti biologici ed epidemiologici dell’infezioni causate da HEV e da calicivirus.
Per la prima volta in Italia, i risultati ottenuti hanno dimostrato la presenza del virus HEV nei fegati di suini in fase di macellazione ed hanno confermato, attraverso la ricerca di anticorpi, un’elevata esposizione degli animali al virus. Inoltre, mediante la produzione di antigeni e reattivi immunologici, sono stati messi a punto test diagnostici per la ricerca di anticorpi contro HEV nel suino e nei cinghiali.
Il lavoro svolto per la ricerca di calicivirus nel suino e nel bovino ha dimostrato la circolazione dei sapovirus in popolazioni di suini asintomatici e la presenza di norovirus nei vitelli affetti da diarrea acuta.Sono stati inoltre sviluppati reattivi immunologici, utilizzando proteine del capside di norovirus umano e bovino espresse con il sistema ricombinante baculovirus. Questi hanno permesso di evidenziare la presenza di anticorpi contro norovirus umano e bovino, in sieri di veterinari professionalmente esposti. Inoltre, sono stati utilizzati per sviluppare metodi per la concentrazione dei virus da matrici a bassa concentrazione.Infine, le VLP sono state utilizzate per valutare l’attivazione del sistema immunitario umano ex vivo. I risultati hanno dimostrato che le VLP di NoV stimolano il sistema immunitario attivando risposte di tipo Th1 e Th2 . / Hepatitis E virus (HEV) and caliciviruses (norovirus and sapovirus) are associated with acute hepatitis and gastroenteritis, respectively. These viruses are considered as emerging agents, and may represent a major concern for public health and food safety. Hepatitis E was first recognized as a disease in developing countries, but an increasing number of sporadic cases have also been reported in industrialized countries. A zoonotic transmission of HEV is now recognized, and the pig is considered to be the asymptomatic reservoir.Norovirus and sapovirus affect both children and adults. Norovirus and sapovirus also infect animals, and their zoonotic transmission has been assumed, although not conclusively proved. This thesis is focused on the biology and epidemiology of HEV and calicivirus infections. During this PhD, HEV was detected in liver from pigs at slaughterhouse. A high antibody seroprevalence was also detected, confirming frequent exposure of swine to HEV. To improve serum antibody detection in swine, several tools were produced within this thesis, and used to develop diagnostic tests, such as ELISA and Western blotting. Detection of anti-HEV antibodies in pigs and wild boars was assessed using antigen and immunological reagents produced. Investigation of caliciviruses in swine and cattle specifically supports a large circulation of sapovirus in asymptomatic pigs, and confirms presence of norovirus in cattle affected with diarrhea. Human norovirus were further investigated, producing immunological reagents against bovine and human recombinant capsid antigens. Presence of anti-human and bovine norovirus antibodies was shown in sera of veterinarians. An immuno-concentration assay was also developed, and used in a pilot experiment with two different norovirus genotypes, confirming its possible use for virus concentration from diluted environmental samples. Human VLPs were used to investigate the activation of human immune system ex-vivo. Results showed that NoV VLPs stimulated the immune system by activating both Th1 and Th2 responses.
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Rilievi anatomo-patologici e batteriologici condotti sull’apparato gastroenterico di una metapopolazione di cinghiali (Sus scrofa) / Pathological and bacteriological findings on gastrointestinal samples collected in a wild boar (Sus scrofa) metapopulationBassi, Patrizia <1984> 15 May 2013 (has links)
Nell’ambito della patologia gastroenterica del suino sono comprese alcune malattie sostenute da batteri spirillari gram negativi, di cui sono disponibili numerose trattazioni riguardanti, soprattutto, l'aspetto epidemiologico e patogenetico. Per alcuni di questi agenti microbici, e per le relative manifestazioni patologiche, poco si conosce nel cinghiale selvatico, animale correlato filogeneticamente al suino domestico, ma compreso in un’ecologia completamente differente. Da queste premesse è nato un approccio di ricerca e studio del comportamento di questi microrganismi in una metapopolazione di cinghiali, abbattuti durante il piano di controllo della popolazione densità-dipendente nel Parco dei Gessi e Calanchi dell’Abbadessa (BO), cercando di rapportare le conoscenze riportate in letteratura sul suino domestico con quanto è scaturito dalle indagini condotte sul cinghiale selvatico. In particolare è stata indagata con metodica immunoistochimica la presenza di Lawsonia intracellularis, patogeno del suino responsabile di Enterite Proliferativa (EP), in secondo luogo sono state condotte indagini batteriologiche e istologiche da stomaco e intestino, finalizzate all’isolamento di microrganismi spirillari dei generi Campylobacter e Helicobacter, da correlare all’eventuale presenza di lesioni infiammatorie e ulcerative gastriche o enteriche valutate secondo sistemi a punteggio ottenuti dalla bibliografia o realizzati in base alla tipologia di infiltrato cellulare e alla sua localizzazione. In ultimo, a fini comparativi con uno studio condotto nel 2002-2004 nello steso Parco Regionale, sono stati monitorati i livelli di antibioticoresistenza di indicatori fecali usando metodiche internazionali standardizzate (Escherichia coli e Enterococcus faecium.) nonché su un numero significativo di isolati di Campylobacter lanienae, per ottenere indicazioni preliminari sull’andamento nei 10 anni trascorsi dello stato di inquinamento da farmaco del Parco stesso. I risultati ottenuti permettono di ampliare le conoscenze sulla flora enterica del cinghiale selvatico e pongono questioni di sicurezza pubblica sulla gestione dei mammiferi selvatici. / In the field of swine pathology many studies are available about some gastrointestinal bacteria like Lawsonia intracellularis, Helicobacter spp. and Campylobacter spp.. Less studies have been performed for the same bacteria on wild boar, which is strongly phylogenetically related with domestic swine but lives in a different ecological habitat. The aim of this study is to define if, and how, these bacteria can be related with pathological findings on gastrointestinal tracts in wild boar, and to compare these findings with those reported for domestic swine. The wild boar samples have been collected during a culling project in the Regional Park of Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa (BO) in Italy during the year 2011. Infection with Lawsonia intracellularis has been investigated with immunohistochemistry, while the research of Helicobacter spp. and Campylobacter spp. has been performed with culturing. The identification of isolates has been performed with PCR, multiplex-PCR or RFLP-PCR (Restriction Fragment Length Polymorphism-PCR) and the phenotypic characters has been investigated for isolates of Helicobacter genus. Slides of gastric and intestinal tracts have been evaluated with different scoring methods taken from literature or built considering cellular inflammatory types and localization. Bacteriological and pathological findings have been correlated with statistical analysis. Finally, in order to compare data with a previous study on antimicrobial resistance performed in the same area in 2002-2004 (Rossi et al. 2007), antimicrobial disk diffusion assays, performed following international standardized methods, have been realized on fecal indicators (Escherichia coli and Enetrococcus faecium) isolated from the culled wild boars. The MIC (Minimal Inhibitory Concentration) of some isolates of Campylobacter lanienae has been evaluated too. Obtained results can implement the knowledge about the gastrointestinal flora of wild boars and can put question on public safety in wild mammals.
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Taste receptors in the gut: a chemosensitive mechanism from fish to humanLatorre, Rocco <1981> 15 May 2013 (has links)
The ingestion of a meal evokes a series of digestive processes, which consist of the essential functions of the digestive system: food transport, secretory activity, absorption of nutrients and the expulsion of undigested residues do not absorbed. The gastrointestinal chemosensitivity is characterized by cellular elements of the endocrine gastrointestinal mucosa and nerve fibers, in particular of vagal nature. A wide range of mediators endocrine and/or paracrine can be released from various endocrine cells in response to nutrients in the diet. These hormones, in addition to their direct activity, act through specific receptors activating some of the most important functions in the control of energy intake and energy homeostasis in the body. For integration of this complex system of control of gastrointestinal chemosensitivity, recent evidence demonstrates the presence of taste receptors (TR) belonging to the family of G proteins coupled receptor expressed in the mucosa of the gastrointestinal tract of different mammals and human. This thesis is divided into several research projects that have been conceived in order to clarify the relationship between TR and nutrients. To define this relationship I have used various scientific approaches, which have gone on to evaluate changes in signal molecules of TR, in particular of the α-transducin in the fasting state and after refeeding with standard diet in the gastrointestinal tract of the pig, the mapping of the same molecule signal in the gastrointestinal tract of fish (Dicentrarchus labrax), the signaling pathway of bitter TR in the STC-1 endocrine cell line and finally the involvement of bitter TR in particular of T2R38 in patients with an excessive caloric intake. The results showed how there is a close correlation between nutrients, TR and hormonal release and how they are useful both in taste perception but also likely to be involved in chronic diseases such as obesity. / L’ingestione di un pasto evoca una serie di processi digestivi che consistono nelle funzioni essenziali dell’apparato digerente, trasporto degli alimenti, attività secretiva, assorbimento dei nutrienti digeriti e l’espulsione dei residui non assorbiti. La gastrointestinal chemosensitivity è caratterizzata da elementi cellulari endocrini della mucosa gastroenterica e da fibre nervose, soprattutto di natura vagale. Una ampia gamma di mediatori endocrini e/o paracrini possono essere rilasciati da varie cellule endocrine in risposta a nutrienti introdotti con la dieta. Tali ormoni, oltre alla loro attività diretta, agiscono attraverso recettori specifici attivando azioni di assoluta importanza nel controllo di varie funzioni tra cui l’introito calorico e l’omeostasi energetica dell’organismo. Ad integrazione di questo complesso sistema di controllo della chemosensitività gastrointestinale, recenti evidenze dimostrano la presenza di recettori del gusto (o taste receptors, TR) appartenenti alla famiglia dei recettori correlati alle proteine G espressi a livello della mucosa del tratto gastrointestinale di diversi mammiferi e dell’uomo.
La presente ricerca, suddivisa in diversi progetti di ricerca, è stata concepita al fine di chiarire il rapporto tra TR e nutrienti. Per definire questo rapporto sono stati usati diversi approcci scientifici, che sono andati a valutare le variazioni delle molecole segnale dei TR in particolare dell’α-transducina in condizioni di digiuno e a seguito di rialimentazione standard nel tratto gastrointestinale di suino, la mappatura della stessa molecola segnale nel tratto gastrointestinale di pesce (Dicentrarchus Labrax), il signaling pathway dei bitter TR in colture cellulari endocrine STC-1 ed infine il coinvolgimento dei bitter TR, in particolare del T2R38 in pazienti con un eccessivo introito calorico. I risultati hanno evidenziato come ci sia una stretta correlazione tra nutrienti, TR e rilascio ormonale e come questi siano coinvolti non solo nella percezione del gusto propriamente detto ma probabilmente anche in patologie croniche come l’obesità.
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Presenza e diffusione della Leishmaniosi e dei suoi vettori in provincia di Rieti / Presence and diffusion of Leishmaniasis and its vectors in the province of RietiBarlozzari, Giulia <1981> 17 April 2015 (has links)
Nel presente studio ci si è proposti di valutare la presenza e diffusione della leishmaniosi in una provincia dell’Italia centrale (Rieti) che, per caratteristiche ambientali (prevalentemente montuosa, clima freddo-secco) poco sembra prestarsi al ciclo della malattia. A questo scopo sono stati calcolati: i) sieroprevalenza grezza nella popolazione canina (2006-2013) e prevalenza media annuale ii) casi di leishmaniosi viscerale (LV) e cutanea (LC) (2000-2013). Catture di flebotomi sono state effettuate per due stagioni consecutive (2011-2012) per ogni sito sono stati registrati i dati climatici (temperatura, umidità etc.) ed altitudine. I flebotomi sono stati sottoposti a ricerca di Leishmania mediante PCR. La sieroprevalenza grezza per leishmania varia da 0 a 76,9% e la prevalenza media annuale non presenta un trend lineare. Sono stati registrati 6 casi di LV tutti in pazienti italiani tutti residenti in provincia di Rieti. I flebotomi sono stati rilevati in 5 dei 6 siti monitorati fino agli 800 m s.l.m., seppur con basse densità. Sono state identificate le seguenti specie: P. perniciosus (6,4 %), P. perfiliewi (1,8%), P. mascittii (0,1%) e S. minuta (91,7 %). E’ stata rilevata una correlazione statisticamente significativa (r=0,69, p<0,001) tra numero di flebotomi e temperatura giornaliera (Tmed°C) ed una correlazione negativa significativa (r= -0,51, p<0,05) con l’umidità relativa (Umed%). La ricerca di leishmania ha dato esito negativo in tutti i flebotomi analizzati. Questi rilievi suggeriscono l’endemia della leishmaniosi nella provincia di Rieti. / The aim of this study is to describe the presence and diffusion of leishmaniasis in a province of Central Italy (Rieti) not optimal for the disease transmission for its environmental conditions (dry-cold weather, 70% highlands). We estimated i) Canine raw seroprevalence (2006-2013) and mean annual prevalence ii) cases of visceral and cutaneous leishmaniasis (VL, CL) (2000-2013). Phlebotomine sand flies were trapped during two seasons (2011-2012) and meteorological data and altitude were recorded for each site. The phlebotomines were submitted to Leishmania spp detection by PCR. The raw seroprevalence ranged from 0-76,9% and the mean annual prevalence does not show a linear trend. Six cases of VL were detected in italian patients who reside in the province. Phlebotomine sand flies were found in 5/6 sites until 800 m above s.l., with low density. Four species were identified: P. perniciosus (6,4 %), P. perfiliewi (1,8%), P. mascittii (0,1%) and S. minuta (91,7 %). The number of phlebotomines resulted positively correlated (r=0,69, p<0,001) with the mean daily temperature (Tmed°C) while a significant negative correlation (r= -0,51, p<0,05) was found with mean relative humidity (Umed%). Leishmania spp. was not detected. These findings suggest the endemic status of leishmaniasis in the province.
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