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Pietro da Cortona : der Aufstieg zum führenden Maler im barocken Rom /

Merz, Jörg Martin. January 1991 (has links)
Texte remanié de: Diss.--Kunstgeschichte--Tübingen--Eberhard-Karls-Universität, 1986.
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Pietro da Cortona dans les gravures françaises du XVIIème siècle /

Turrio Baldassarri, Monica. January 1992 (has links)
Mémoire de DEA--Histoire de l'art--Paris IV, 1992. / Bibliogr. p. 74-79. Index.
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La Cortona convertita del p. Francesco Moneti, satira di una missione gesuitica nelle Indie di quaggiù. Testo e contesto culturale

Guidetti, Matteo 28 January 2021 (has links)
Erano le dieci di sera del 24 ottobre 1676, un sabato, quando Francesco Maria Petruccioli, gesuita e missionario popolare di chiara fama (1631-1688), giunse a Cortona scalzo e in abito da pellegrino. Il sacerdote era stato invitato in città dal vescovo Filippo Galilei, evidentemente incline ad accogliere le istanze di rinnovamento spirituale allora caldeggiate dalla classe dirigente coritana. Nell’arco di poche settimane il gesuita avrebbe letteralmente ridotto a penitenza l’intera diocesi, non mancando di prestare le proprie cure e attenzioni alle ville del “Piano”, della “Montagna” e della Val di Pierle. Rientrato stabilmente in città sul finire di novembre, Petruccioli trascorse l’avvento predicando al fianco del clero locale, e ancora profondendo anima e corpo nella consolazione degli afflitti, dei malati e dei carcerati. Tali e tanti furono i frutti spirituali maturati in così breve tempo che il Consiglio generale cittadino, riunitosi su istanza del primo magistrato, decretò all’unanimità di far mostra al gesuita delle spoglie e delle reliquie di santa Margherita in segno di profonda gratitudine e riconoscenza. Date le premesse, difficilmente il sacerdote avrebbe potuto immaginare che di lì a qualche anno il ricordo del suo apostolato in Val di Chiana sarebbe stato veicolato da un poema satirico, esplicitamente anti-gesuitico: facciamo riferimento alla Cortona convertita del p. Francesco Moneti, minore conventuale coritano (1635-1712). L’opera, in sei canti e in ottava rima, ripercorre con irriverenza le fasi salienti della missione insistendo sul tema tipicamente seicentesco dell’ipocrisia. Questa non è incarnata dal solo Petruccioli (a immagine della Societas Iesu), ma permea l’intera cittadinanza: come le prediche del gesuita inducono i cortonesi al pentimento e alla pubblica espiazione dei propri peccati, così il sopraggiungere del Carnevale cancella in loro ogni traccia di contrizione e apparenza di vita cristiana. Chi cercasse notizia della Cortona convertita nelle grandi collane dedicate alla storia della letteratura italiana e dei suoi generi non troverebbe che scarne informazioni, talvolta viziate da banali fraintendimenti. Il dato, invero poco incoraggiante, è a suo modo significativo: il testo preso in esame è il parto di un ingegno che, eufemisticamente parlando, può dirsi marginale al moderno canone per il Seicento. Alla scarsa attenzione riservata all’opera dalla critica novecentesca, cui si sottraggono gli studi di Saul Torti ed Enzo Mattesini, si contrappone il vivido interesse che essa suscitò nei secoli passati e in modo particolare nel diciottesimo. Ne recano testimonianza la sovrabbondante tradizione manoscritta, nonché sette edizioni a stampa, edite tutte alla macchia nel secondo Settecento (1759-1797) in un clima di diffuso antigesuitismo. La tempesta che travolse la Societas durante i pontificati di Clemente XIII e Clemente XIV – tempesta che avrebbe determinato il naufragio dell’Ordine (1773) – può spiegare solo parzialmente l’enorme successo riscosso dal poema. Le ragioni di una tale fortuna affondano le proprie radici nel Seicento, in un contesto storico-sociale fortemente segnato dall’azione apostolica della Compagnia e dunque dalle missioni popolari. Il poema monetiano rielabora in chiave prettamente polemica e satirica quello che può definirsi a tutti gli effetti un fenomeno di costume, amplificando le perplessità e le obiezioni di quanti guardavano con scetticismo o, peggio, con sospetto agli eccessi connaturati alle scorrerie perpetrate in lungo e in largo dai discepoli del “Pellegrino”. Ebbene, l’intelligenza della Cortona convertita non può prescindere da una disamina dell’azione missionaria di matrice gesuitica; per questo motivo si è ritenuto opportuno dedicare all’argomento un intero capitolo, il primo per l’esattezza. Nel secondo trova spazio un profilo bio-bibliografico dell’autore. Uomo di vasta e varia erudizione, nel corso degli anni, il p. Moneti si cimentò in numerosi generi letterari, dimostrando una certa certa propensione allo sperimentalismo linguistico e letterario, alla risata crassa e triviale. Mordace e pungente, incurante o quasi delle conseguenze, non ebbe il benché minimo timore di scagliare i suoi strali contro le autorità ecclesiastiche e civili dell’epoca, pagando in prima persona il fio di tanta insubordinazione. Nel 1669 circa venne condannato al carcere in Sant’Angelo per una pasquinata in denuncia degli intrighi orditi durante i pontificati del defunto papa, Clemente IX, e del suo predecessore Alessandro VII. Negli anni Settanta scontò una condanna detentiva quinquennale presso l’Ergastolo di Corneto in ragione di alcune sue (e non meglio precisate) poesie satiriche. Riconquistata la libertà, il p. Moneti divenne celebre in tutta Italia grazie alle Apocatastasi celesti (1680-1712), dei libercoli di interesse preminentemente astrologico, cui faceva di solito seguire alcune sue composizioni poetiche dal carattere sovente moraleggiante. Una figura sui generis, quella del francescano, e purtuttavia capace di attirare le simpatie e la stima dei Medici. Il terzo capitolo costituisce una vera e propria introduzione al testo. Esplicate le ragioni per le quali parrebbe lecito postdatare di una decina d’anni la stesura dell’opera, generalmente riferita al 1676 o al 1677, si è analizzata sul piano filologico e linguistico l’unica attestazione autografa del poema: si tratta di un frammento conservato alle cc. 125r-126r, 127r-128v e 130r del ms. composito 477 della Biblioteca del Comune e dell’Accademia Etrusca di Cortona. La terza sezione di quest’ultimo capitolo è interamente dedicata all’analisi delle varianti dialettali attestate dalla tradizione e afferenti alla pubblica confessione di Margarito da Peciano, l’unico personaggio cui viene concessa la licenza di esprimersi nella sua lingua natia. Segue una disamina della trasposizione satirica dei momenti salienti della missione, dunque un prospetto dedicato alla deformazione parodica del predicatore e del suo uditorio. Considerata la mole della tradizione, tale da escludere la possibilità di un’edizione di tipo lachmanniano, constata la mancanza di codici che possano garantire una solida base testuale in ragione della possibile autografia, abbiamo deciso di far riferimento alla lezione offerta dalla stampa in volume unico del 1790, lezione che, fatto salvo qualche fisiologico aggiustamento, sarebbe stata riproposta, inalterata o quasi, nelle successive tre impressioni della Cortona convertita (1790P, 1791, 1797). La scelta è stata dettata da ragioni di prestigio storico: proprio l’edizione in volume unico del 1790 ha segnato l’ingresso del poema tra i citati delle maggiori imprese lessicografiche.
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Profane Repräsentationskunst in Rom von Clemens VIII. Aldobrandini bis Alexander VII. Chigi : Studien zur Funktion und Semantik römischer Deckenfresken im höfischen Kontext /

Oy-Marra, Elisabeth. January 1900 (has links)
Texte remanié de: Habilitationsschrift--Bamberg, 2003. / Bibliogr. p. 349-380.
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Il testimone sassone della Cortona convertita

Guidetti, Matteo 02 July 2020 (has links)
Il codice SLUB Dresden, Mscr.Dresd.F.107 preserva una copia mutila della Cortona convertita del padre Francesco Moneti (1635–1712). Il contributo ripercorre le tappe che hanno portato all’individuazione delle carte mancanti, date per disperse e invero rilegate insieme a materiale di varia natura nel ms. SLUB Dresden, Mscr.Dresd.P.102. Data una descrizione puntuale dei due manufatti, si è tracciato un percorso storico-catalografico del testimone sassone della Cortona convertita.
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The Barberini and the new Christian Empire : a study of the history of Constantine tapestries by Pietro Da Cortona.

Garfinkle, Elisa Shari. January 1999 (has links)
This study traces the genesis and development of the History of Constantine tapestries designed by Pietro da Cortona and woven on the looms established by Francesco Barberini shortly after his return from France in December 1625. The circumstances surrounding the creation of the series provide a foundation and a framework for exploring its meaning and purpose. Though inspired by an earlier Constantine suite of tapestries designed by Rubens, the "Cortona" panels should be read as an independent entity, the significance of which can only be fully appreciated within the context of the gran salone of the Palazzo Barberini, which I propose was their intended destination. This conclusion is supported by the many links between the tapestries and Barberini ideology, papal politics, the palace and the ceiling fresco in the Salone. Like the Divine Providence fresco, the "Cortona" series is a summa of the virtues and religious, political, intellectual and social initiatives of the family. The series emerges finally as a promotionally Italian endeavour, a showcase of Italian art and culture.
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The ecclesiastical architecture of Francesco di Giorgio Martini a study of theory and practice /

Wolf, Eric Michael. January 1900 (has links)
Thesis (Ph. D.)--Harvard University, 1998. / Includes bibliographical references (leaves 268-274).
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The Barberini and the new Christian Empire : a study of the history of Constantine tapestries by Pietro Da Cortona.

Garfinkle, Elisa Shari. January 1999 (has links)
No description available.
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Wireless communications infrastructure for collaboration in common space

Metingu, Kivanc 03 1900 (has links)
Approved for public release, distribution is unlimited / Modern technology is making virtual environments a part of daily life. However, some constraints about the usage of virtual environments, such as the need for high performance and well-configured computers, prevent users from accessing virtual environments in some places other than special computer rooms. Mobile devices may be used to solve this limitation in a virtual environment. The remote-control approach to access virtual worlds on the Internet or on a corporate network is a new concept that opens new doors to users. First step of this approach is already in use, such as games implemented for mobile devices using the screen of a mobile device as display, and has given satisfying results for some users. This research will take the user, who not only wants to be mobile but also does not want to sacrifice high resolution textures and complex models, closer to his/her goal. Mobile devices provide mobility to the user, but sacrifice not only the reality of the virtual environments but also screen size, which is very important for visibility of complex virtual environments. The hybrid approach with wireless internet connection by using mobile devices as remote control gives the user the advantages of mobility over desktop PCs. On the other hand, the realism provided by high-quality PCs on the server side exceeds the capabilities of mobile devices. / Lieutenant Junior Grade, Turkish Navy
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Luca Signorelli (vers 1445-1523) en son temps, " ingegno e spirito pelegrino“, la peinture de chevalet / Luca Signorelli (circa 1445-1523) in his time, « ingegno e spirito pelegrino » : the easel painting

Pernac, Natacha 28 November 2009 (has links)
Répondant au caractère « pelegrino » attribué à Luca Signorelli par son contemporain Giovanni Santi, notreréflexion s’articule autour de la triple itinérance du peintre cortonais. La première, fondée sur une géographieartistique, met en jeu commanditaires et collaborateurs entre centres et périphéries et réévalue son imaged’artiste provincial. Il s’agit consécutivement d’établir l’incidence des dévotions locales sur le langage picturalsignorellien, notamment par le biais de la sacra rappresentazione (I). La seconde itinérance, de typeinterdisciplinaire, s’attache à son traitement de la figure humaine et du nu. L’élaboration de sa vision du corpsest confrontée à l’essor contemporain d’une anatomie scientifique et d’une approche expérimentale ou théorique,ainsi qu’à la question des convenances. La sensibilité tactile particulière de Signorelli, sa position dans le débatnaissant du Paragone et les modalités des transferts entre peinture et sculpture sont examinées, tout commel’éventualité d’un passage à l’acte sculptural (II). L’esprit vagabond de Luca, qui s’affirme enfin par uneitinérance temporelle, oscille entre intérêt pour le passé, goût archaïsant et aspiration au renouveau. Sont ainsiétudiés son rapport à l’art antique et sa place entre « seconda e terza età », en spécifiant ses liens avec l’ars novaet les ferments inédits semés. Au-delà des étiquettes de retardataire local ou de précurseur écrasé par un Michel-Ange, cette étude vise à restituer la curiosité, la sociabilité et les échanges d’un artiste de transition (III). / Giovanni Santi has depicted his contemporary Luca Signorelli as a « pelegrino » painter. From this startingpoint, our study deals with the cortonese master’s triple itinerary. The first one, relative to artistic geography,concerns patrons and collaborators between centers and peripheries and we intend to reappreciate his image of aprovincial artist. We investigate consequently the impact of local devotions and sacra rappresentazione on hispictorial language (I). The second itinerary, a interdisciplinary one, focuses on the treatment of the human figureand on the nude. His vision of the body is compared with the contemporary development of a scientific anatomyand with practical and theoretical approaches. Indeed it raises the question of the proprieties. The tactile qualitiesof signorellian art, his position in the emerging Paragone debate and the modalities of his volumetric translationare also studied ; we consider the possibility of a sculptural activity (II). Finally, Luca’s roaming imaginationarises from a temporal oscillation between interest for the past, archaic taste and an aspiration for renewal. Wethus examine his relationship with antique art and his position between « seconda e terza età », analyzing hisconnections with ars nova and the original seeds he sow. Beyond the reputation of a local latecomer or of aforerunner in the shade of Michelangelo, we aim to emphasize this way the curiosity, the sociability and theexchanges of a transitionary artist (III).

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