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Il rapporto madre-figlia nelle letterature femminili maghrebine (1980-2010) / The Mother-daughter relationship in the maghrebian female literature (1980-2010)

Mansueto, Claudia <1982> 06 June 2013 (has links)
La ricerca Il rapporto madre-figlia nelle letterature femminili maghrebine (1980-2010) comprende due sezioni: la prima analizza le principali caratteristiche del mondo maghrebino femminile e le peculiarità della scrittura dell’intellettuale nord-africana, la seconda è incentrata sull’analisi testuale dei romanzi maghrebini femminili più rappresentativi. Il lavoro di analisi verte sullo studio di varie autrici maghrebine che coprono un vasto ventaglio temporale: dal 1980 al 2010. Di ogni autrice vengono analizzati i romanzi in cui è possibile rinvenire la tematica oggetto della tesi: il rapporto madre-figlia. I romanzi studiati sono raggruppati secondo quattro macro direttrici tematiche: i romanzi in cui il rapporto filiale è caratterizzato dalla violenza; le opere in cui il rapporto madre-figlia è caratterizzato dall’assenza fisica della genitrice; i romanzi in cui il rapporto filiale è caratterizzato dall’incomprensione ed infine le produzioni in cui la relazionalità madre-figlia è caratterizzata da un rapporto di amore e sostegno reciproco. / The research Il rapporto madre-figlia nelle letterature femminili maghrebine (1980-2010) includes two different sections: the first part analyses the most important characteristics of the maghrebian female world and explains the most particular aspects of the maghrebian female literature; the second section includes four chapters and each one analyses two or three maghrebian female novels which explain a particular aspect of the mother-daughter relationship. Violent or absent, unable to understand the identity fractures of her daughter or generous, the mother personage is a literary symbol: the maghrebian female novelist uses the mother personage to vehicle her opinion about her maghrebian world. In conclusion, the research Il rapporto madre-figlia nelle letterature femminili maghrebine (1980-2010) analyses the literary mother symbol to know the different opinions that maghrebian female novelists want to vehicle about their existential milieu: violent or indifferent, anachronistic or generous, the Maghreb is a mosaic of contradictions, a dual world which ignore the female richness. Saving North-Africa means saving women: all mothers must orient the maghrebian future to a democratic process of innovation and growth, they must destroy that anachronistic and integralist mask which occult the true maghrebian identity.
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"Daring to be foolish". L'opera poetica di Robert Kroetsch dal 2001 al 2010 / "Daring to be foolish". The Poetry of Robert Kroetsch from 2001 to 2010

Cadei, Roberta <1982> 06 June 2013 (has links)
La presente dissertazione si pone come oggetto di analisi la produzione poetica di Robert Kroetsch (1927-2011), scrittore e critico letterario canadese nativo dell’Alberta (Canada), che tra il 1960 e il 2010 ha pubblicato un numero notevole di opere (nove romanzi, più di venti opere poetiche tra componimenti singoli e in raccolta, due volumi di saggi e diverse interviste). In particolare si è scelto di focalizzare l’attenzione sulle ultime tre raccolte di poesia – rispettivamente The Hornbooks of Rita K (2001), The Snowbird Poems (2004) e Too Bad: Sketches Toward a Self-Portrait (2010) – che, se confrontate con la produzione precedente, forniscono prova di alcuni elementi di novità all’interno della prospettiva poetica di Kroetsch. L’ipotesi dalla quale trae origine il presente studio è infatti che, a partire dalla raccolta The Hornbooks of Rita K, Kroetsch abbia imboccato un percorso di evoluzione stilistica che corre in parallelo con la formulazione di una nuova poetica. Nello specifico, si osserva che, negli ultimi dieci anni, da un punto di vista formale i componimenti si frammentano progressivamente, passando da una forma lunga – quella del long poem – a una breve – lo sketch, che risulta più adatta a rappresentare sul piano espressivo una mutata percezione dell’Io poetico. A un simile aspetto si aggiunge poi il fatto che la raffigurazione della propria vicenda umana diventa, con sempre maggiore evidenza, motivo di riflessione su una condizione universale dell’umano e sulla dimensione etica del suo agire. / The core of my research concerns the poetic production of the english-canadian writer Robert Kroetsch, who has been defined “Mr Canadian Postmodern” (Linda Hutcheon) for having introduced the postmodern sensibility in his own country both with some fundamental critical essays and with a number of poetic and narrative masterpieces. The dissertation focuses on poetry, especially on three collections of poems (The Hornbooks of Rita K, The Snowbird Poems and Too Bad: Sketches Toward a Self-Portrait), which have been published in the last ten years, i.e. between 2001 and 2010. The most recent pieces of poetry, formally fragmented into sketches, can be in fact described as an attempt to portray the real as well as the author’s fragmented and ineffable Self. The result is what Kroetsch’s friend and poet Fred Wah defined “a labyrinth of possibilities”, thus opening itself to a “poetics of process”, an ongoing approach to a description of life and of the Self. In the opening epigraph of the latest collection one reads: “A disclaimer: This book is not an autobiography. It is a gesture toward a self-portrait, which I take to be quite a different kettle of fish”. This is what my research also wishes to be, a gesture, not a fixing of an imagery or a poetics, but a reading proposal, one in the “labyrinth of possibilities”.
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Luis Cernuda: la realizzazione del desiderio / Luis Cernuda: The Fulfilment of Desire

Panza, Maria Antonella <1975> 28 May 2013 (has links)
Le traduzioni di Luis Cernuda, poeta spagnolo della Generazione del '27, da testi poetici di autori francesi, tedeschi ed inglesi, la cui scelta è dettata da ragioni di coerenza artistica, non hanno valore secondario rispetto alla produzione poetica autoriale. Nel presente studio si delinea l'uniformità del percorso creativo di Luis Cernuda nel ruolo duplice ed apparentemente contraddittorio di poeta-traduttore, attraverso un tracciato spazio-temporale, al contempo realistico e metaforico, che si svolge lungo gran parte della vita del misconosciuto poeta sivigliano. Ad una preliminare presentazione analitica del concetto di traduzione, della funzione che la stessa riveste nel genere letterario specifico della poesia e nell'attività creativa di Cernuda, segue l'analisi comparativa delle traduzioni cernudiane con le rispettive fonti straniere. L'argomento si svolge in tre capitoli successivi, organizzati rispettando lo svolgimento cronologico del percorso traduttorio cernudiano, svolto in parallelo alla produzione poetica personale. Il secondo capitolo verte sulla traduzione da testi poetici in francese. Il terzo capitolo, sul periodo immediatamente successivo agli anni della sperimentazione francese, analizza lo studio della poesia tedesca e della sperimentazione in traduzione. Tale incontro si propone anche come momento di scissione definitiva dalla lirica romanza, piuttosto esornativa, e di accostamento alla più essenziale lirica germanica. Il quarto capitolo raccoglie le versioni poetiche da autori inglesi, che si contraddistinguono per la grande somiglianza alla poesia di Cernuda nelle scelte contenutistico-formali. Le conclusioni vertono sulla coesione perseguita nel tradurre, per cui contenuto e forma acquisiscono pari importanza nella “ricreazione poetica” realizzata da Cernuda. / The translations by Luis Cernuda, Spanish poet of the Generation of ’27, from poems by French, German and British authors that he chose on the basis of artistic consistency, are by no means less relevant than his poetic works. This study outlines the uniformity of the creative path followed by Luis Cernuda in his dual and apparently contradictory role of poet and translator, over a space-time course which is both realistic and metaphorical and which is found along most of this largely unacknowledged Sevillan poet’s life. After a preliminary analytical introduction of the concept of translation and of its function in the specific poetic genre and in the Cernuda’s creative activity, there follows a contrastive analysis of Cernuda’s translations, accompanied by the relevant foreign sources. The topic unfolds in three subsequent chapters, which are planned matching the chronological order of Cernuda’s translation activity, in parallel to his own poetic work. Consequently, the second chapter is focused on translations from French poems. The third chapter, on the period immediately after the years of the French experiments, analyses Cernuda’s investigation of German poetry and experiments in translation. Said contact also represents a final breakaway from Romance lyric poetry, rather ornamental, and an approach to the more essential German one. The fourth chapter includes poetic versions from British authors, which are characterized by their strong similarities to Cernuda’s poetry in terms of formal-contents choices. The conclusions focus on the consistency pursued in translating, whereby form and contents play an equal role in the “poetic recreation” achieved by Cernuda.
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Il geografo riluttante. R.K. Narayan e il mondo di Malgudi / Reluctant Geographer. R.K. Narayan and the World of Malgudi

Raimondi, Luca <1983> 29 May 2013 (has links)
Il presente lavoro è dedicato allo studio della geografia immaginaria creata dallo scrittore indiano di lingua inglese R.K. Narayan (1906-2001), allo scopo non solo di indagare la relazione che si stabilisce tra spazio, personaggi e racconto, ma anche di rilevare l’interazione tra il mondo narrativo e le rappresentazioni dominanti dello spazio indiano elaborate nel contesto coloniale e postcoloniale. Dopo un primo capitolo di carattere teorico-metodologico (che interroga le principali riflessioni seguite allo "spatial turn" che ha interessato le scienze umane nel corso del Novecento, i concetti fondamentali formulati nell’ambito della teoria dei "fictional worlds", e i più recenti approcci al rapporto tra spazio e letteratura), la ricerca si articola in due ulteriori sezioni, che si rivolgono ai quattordici romanzi dell’autore attraverso una pratica interpretativa di ispirazione geocritica e “spazializzata”. Nel secondo capitolo, che concerne la dimensione “verticale” che si estende dal cronotopo dei romanzi a quello dell’autore e dei lettori, si procede al rilevamento, all’interno del mondo narrativo, di tre macro-paesaggi, successivamente messi a confronto con le rappresentazioni endogene e esogene dello spazio extratestuale; da questo confronto, la cittadina di Malgudi emerge come proposta autoriale di riorganizzazione sociale e urbana dal carattere innovativo e dallo statuto eterotopico, sia in rapporto alla tradizione letteraria dalla quale origina, sia rispetto alle circostanze ambientali dell’India meridionale in cui essa è finzionalmente collocata. Seguendo una dinamica “orizzontale”, il terzo capitolo esamina infine il rapporto tra lo spazio frazionato di Malgudi, i luoghi praticati dai suoi abitanti e la relazione che questi instaurano con il territorio transfrontaliero e con la figura del forestiero; inoltre, al fine di stabilire la misura in cui la natura dello spazio narrativo influisce sulla forma del racconto, si osservano le coincidenze tra il tema dell’incompiutezza che pervade le vicende dei personaggi e la forma aperta dei finali romanzeschi. / The purpose of this dissertation is to study the spatial dimension in the novels of Indian English writer R.K. Narayan (1906-2001), in order to evaluate its interaction with dominant ideological representations of the Indian space and shed new light to the relation holding between space, plot and narrative form. The first chapter investigates a range of theoretical and critical sources, including: works addressing the so-called “spatial turn” in the field of humanities; literary theories based on the conceptual framework of possible worlds; and works on the representation of space in fiction. Chapter two and three examine Narayan’s fourteen novels using methodological tools mainly inspired by Westphal’s geocriticism and Friedman’s spatialization. Specifically, the second chapter works at the interface between fiction and reality, disclosing the linkage between the three broad spatial landscapes of the novels and their actual geographical referents. Malgudi thus emerges as a heterotopian site of newness, a “thirdspace” different from colonial and postcolonial conceptions of both city and village in the Indian context. The third chapter assesses the complex geographical dimension of the town and identifies the spatial trajectories covered by the characters, kinetic correlatives for their inner crisis in the face of modernity. Moreover, it explores the connection between narrative space, thematic content and narrative structure (i.e., open endings). This study thus aims at reinstating Narayan’s work out of the precinct of the Indian English novels portraying picturesque, mythologized and hegemonic versions of the national imaginary, into the context of a literature concerned with defining creative, alter-native spaces for the postcolonial nation. In so doing, my research project tests the explanatory possibilities of critical practices in the field of geocriticism on Narayan’s œuvre, contributing to the insertion of his diachronically changing small-town geography in the ever-growing, puzzle-like picture of rural and urban India.
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Dalle ambivalenze della Storia alla “cosmopolitical fiction”: la rappresentazione dell'alterità nel romanzo di Anita Desai / From Historical Ambivalence to “Cosmopolitical Fiction”: Representations of Otherness in the Novels of Anita Desai

Morini, Emanuela <1961> 29 May 2013 (has links)
Varcare le frontiere della Storia attraverso le storie personali dei suoi personaggi ha sempre affascinato la sensibilità creatrice di Anita Desai, i cui romanzi possono essere considerati un interessante esempio di letteratura di confine, che riesce nel difficile compito di misurarsi, con eleganza e sensibilità, nella rappresentazione delle più feroci forme di marginalizzazione. Proponendo un dialogo tra alterità, che apre alle complessità storico-culturali in maniera del tutto a-ideologica e imparziale, la scrittrice indoinglese procede alla “provincializzazione” dell’India attraverso le numerose ambivalenze prodotte nelle zone frontaliere analizzate. Dalla rappresentazione della frontiera identitaria esterna, ovvero dall’ambivalente rapporto intrattenuto con il colonizzatore/ex-colonizzatore inglese, alla rappresentazione della frontiera identitaria interna, ovvero l’analisi delle contraddittorie relazioni tra le componenti etniche del subcontinente, Desai arriva infine a problematizzare storie di ambivalenti processi di marginalizzazione prodotti da mondi culturali così diversi come la Germania nazista, o gli indiani Huichol del lontano Messico, tracciando geografie culturali inedite della grande ragnatela della Storia. Desai riesce così a recuperare voci liminali spesso trascurate dalla postcolonialità stessa, per riconfigurarle in un’esplorazione profonda del comune destino dell’umanità, voci straniate e stranianti che acquisiscono un vero e proprio status di agency discorsiva, proiettando la sua scrittura verso una dimensione cosmopolitica. L’opera di Desai diventa indubbiamente un’opportunità concreta per scorgere nella differenza l’universalità di una comune umanità, vale a dire un’opportunità per vedere nell’alterità un’identità ribaltata. / Crossing the frontiers of history through the personal histories of her characters has always fascinated the creative sensibility of Anita Desai. Her novels can indeed be regarded as an accomplished example of contact zone literature, which successfully portrays, with peculiar elegance and great sensibility, the most ferocious forms of marginalization. The lyrical exploration of the interaction between power and resistance in her narrative work builds through a problematized gaze, which provincializes India and the world not only across borders, but most importantly from within. From the representation of the Other without, that is the ambivalent relationship with the British, to the representation of the problematics with the Other within, that is the uneasy and contradictory question of ethnicity in the subcontinent, Desai finally tells stories of ambivalent historical processes of exclusion produced by different cultural worlds such as Nazi Germany or the Huichol Indians in far-away Mexico. By presenting peripheral individuals at grips with the dynamics of history and its ambivalences, Desai’s novels dig up liminal voices very often neglected by postcoloniality itself, which, in turn, deconstruct monolithic officialdom. This enables the author to celebrate, through literature, the obliteration of cultural and spatial frontiers and in so doing, to express her “well-tempered-humanism”. Desai’s commitment to contrast the cruel processes of history in her novels undoubtedly places her as a major representative of cosmopolitical fiction in the global and transnational panorama of contemporary literary production in English.
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Salomé et Jean Baptiste. Réinvestissements symboliques et récritures d'un mythe dans la littérature et dans l'art (1870-1914) / Salome and John the Baptist. Symbolic Adaptations and Rewritings of a Myth in Literature and Art (1870-1914)

Cavazza, Francesca <1983> 03 June 2014 (has links)
La publication de nombreuses œuvres, à la fois littéraires et picturales, entre 1870 et 1914, inspirées par l’épisode biblique du meurtre de Jean Baptiste par Salomé, s’inscrit dans une crise qui touche à cette époque, en Europe, aussi bien le sujet que la notion de représentation. Le mythe de Salomé permet de poursuivre une réflexion de nature littéraire, historique et esthétique concernant le processus d’autonomisation de l’art. À partir des sources bibliques et antiques, dans lesquelles Salomé et Jean Baptiste incarnent respectivement le monde païen en conflit avec le monde chrétien, ces deux personnages font graduellement leur entrée dans l’univers de la fiction. Ils sont au cœur de la transition d’une lecture transcendante — reliée particulièrement à la tradition catholique — de l’épisode tragique qui les unit, à une lecture immanente qui en fait deux instances purement esthétiques. La danseuse et le dernier des prophètes émergent dans la littérature et dans l’art occidentaux comme deux pôles symboliques, liés l’un à l’autre par différents types de relation, susceptibles d’être librement réinvestis par de nouvelles significations et à l’écart des conventions. Si, dans la première partie du XIXe siècle, Salomé et Jean Baptiste sont encore liés à leur sens orthodoxe, au tournant du siècle ils finissent par s’autonomiser de l’Écriture et donnent lieu à de multiples récritures et à des adaptations inattendues. Celles-ci ressortissent alors moins du blasphème à proprement parler que d’un témoignage emblématique d’une transformation du rapport que l’artiste entretient avec son œuvre. Celui-ci, en s’identifiant avec le prophète décollé, se mesure à l’œuvre d’art, qui est incarnée par Salomé. La relation entre Salomé et Jean Baptiste, dans ces diverses représentations, exprime et reflète le moment où art et littérature se reconnaissent comme fictions. / The publication, between 1870 and 1914, of numerous literary and pictorial works inspired by the Biblical story of the murder of John the Baptist by Salomé reflects a wider crisis that affected both the subject and the concept of representation at that time in Europe. The myth of Salomé permits us to pursue a literary, historical and aesthetic reflection concerning the progressive autonomy of art. From Biblical and ancient sources, in which Salome and John the Baptist respectively embodied the pagan world and its conflicting relationship with the Christian world, these two characters gradually entered the world of fiction. They are indeed at the heart of a transition from a transcendent reading – especially related to the Catholic tradition – to an immanent reading of the tragic episode that unites them, which turns them into two purely aesthetic objects. The dancer and the last of the prophets thus emerge in Western literature and art as two symbolic extremes, which can be linked to each other by different kinds of relationships, which can have new changeable meanings, and which are far away from all convention. If, in the first part of the nineteenth century, Salome and John the Baptist are still bound to their orthodox interpretation, at the turn of the century they eventually gain independence from the Scriptures, and this gives rise to multiple rewritings and unexpected adaptations. These adaptations, however, prove less blasphemous, as they symbolically provide the proof of the very transformation of the relationship between the artist and their work. The artist, who identifies himself with the prophet, is measured with his artwork, represented by Salome. The relationship between Salome and John the Baptist, throughout the various representations, thus expresses and reflects the very moment when art and literature began to think themselves as fiction.
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La traduzione interculturale nell’Austria-Ungheria della Jahrhundertwende Analisi critica delle traduzioni in tedesco e in italiano del romanzo ungherese I ragazzi della Via Pál di Ferenc Molnár / Intercultural translation in the Austro-Hungarian fin de siècle Critical analysis of the German and Italian translations of the Hungarian novel A Pál utcai fiúk by Ferenc Molnár

Tatasciore, Claudia <1984> 03 June 2014 (has links)
Riconoscendo l’importanza delle traduzioni all’interno della cosiddetta repubblica democratica dell’infanzia, il lavoro analizza le prime traduzioni tedesche e italiane del classico della letteratura per l’infanzia I ragazzi della Via Pál di Ferenc Molnár, al fine di metterne in luce i processi non solo prettamente traduttivi, ma anche più ampiamente culturali, che hanno influenzato la prima ricezione del romanzo in due contesti linguistici spesso legati per tradizione storico-letteraria alla letteratura ungherese. Rispettando la descrizione ormai comunemente accettata della letteratura per ragazzi come luogo di interazione tra più sistemi – principalmente quello letterario, quello pedagogico e quello sociale –, il lavoro ricostruisce innanzitutto le dinamiche proprie dei periodi storici di interesse, focalizzando l’attenzione sulla discussione circa l’educazione patriottica e militare del bambino. In relazione a questa tematica si approfondisce l’aspetto della “leggerezza” nell’opera di Molnár, ricostruendo attraverso le recensioni del tempo la prima ricezione del romanzo in Ungheria e presentando i temi del patriottismo e del gioco alla guerra in dialogo con le caratteristiche linguistico-formali del romanzo. I risultati raggiunti – una relativizzazione dell’intento prettamente pedagogico a vantaggio di una visione critica della società e del militarismo a tutti i costi – vengono messi alla prova delle traduzioni. L’analisi critica si basa su un esame degli elementi paratestuali, sull’individuazione di processi di neutralizzazione dell’alterità culturale e infine sull’esame delle isotopie del “gioco alla guerra” e dei “simboli della patria”. Si mostra come, pur senza un intervento censorio o manipolazioni sensibili al testo, molte traduzioni italiane accentuano l’aspetto patriottico e militaresco in chiave pedagogica. Soprattutto in Italia, il romanzo viene uniformato così al contesto letterario ed educativo dell’epoca, mentre in area tedesca la ricezione nell’ambito della letteratura per ragazzi sembra aprire al genere del romanzo delle bande. / Recognizing the importance of translations in the “democratic republic of childhood”, I analyse the first German and Italian translations of the children’s literature classic The Paul Street Boys, by Ferenc Molnár, in order to enlighten the translational and cultural processes which influenced the first reception of the novel into two linguistic contexts that for different reasons have been traditionally tied to the Hungarian literature. Research today agrees in considering children’s literature as a place where several systems interact: the literary, the pedagogical and the social. Thus, the work reconstructs first of all the dynamics of the historical periods in which the translations have been done, focusing on the discussion regarding children’s education, patriotism and war. Referring to these themes, I consider the character of “lightness” in Molnár’s work, reconstructing through contemporary reviews the first reception of the novel in Hungary and proposing an analysis of the novel, through which patriotism and war are presented in dialogue with its linguistic-formal characteristics. The results – a reduction of the mainly pedagogical aim in favour of a critical view of the society and its militarism – are then compared with the translations. In the critical analysis of the translations I consider first of all the paratextual elements, then the processes of neutralisation of foreignness and finally an exam of two main isotopies: “playing the war” and “symbols of the homeland”. The analysis shows how some Italian translations amplify the military and patriotic character of the novel, although they don’t operate with censorship or significant modifications of the source text. In particular in Italy, the novel is integrated in the literary and pedagogical system of the target language, whereas the German area seems to be opened to a new literary genre of children’s literature, the “gang-novel”.
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Dalla "postmémoire" alla scrittura dell'oblio nell'opera di Sylvie Germain / From "postmemory" to the writing of oblivion in the works of Sylvie Germain

Catenaro- Catenaro, Dina Vanessa <1976> 28 May 2012 (has links)
La tesi intitolata "Dalla «postmémoire» alla scrittura dell’oblio nell’opera di Sylvie Germain" si pone l’obbiettivo di analizzare l’opera della scrittrice francese contemporanea Sylvie Germain alla luce di alcune elaborazioni teoriche sulla dialettica memoria/oblio. Basandoci sulle principali teorie-guida relative alla «memoria culturale» teorizzate da Maurice Halbwachs,Pierre Nora,Tzvetan Todorov,Paul Ricoeur e Aleida Assmann,la nostra analisi si è successivamente concentrata sugli studi condotti attorno al concetto di «postmemory» elaborato dalla studiosa americana Marianne Hirsch. Scopo di questa prospettiva critica è quello di leggere l'opera germainiana come espressione di una «affiliative postmemory», risultato della connessione generazionale di coloro che non hanno vissuto direttamente un trauma con la «literal second generation». Attraverso un approccio interdisciplinare che ha coinvolto gli studi sulla memoria culturale in rapporto alla questione del gender, si è inoltre evidenziata la specificità del ruolo rivestito dai personaggi femminili nei romanzi di Germain che assumono un peso determinante nella trasmissione della memoria individuale e collettiva, studio che ci ha permesso di sottolineare la funzione attiva svolta dalle protagoniste delle opere della scrittrice. Nella fase conclusiva sono state esaminate le opere più recenti di Sylvie Germain pubblicate tra il 2008 e il 2011 in cui l’autrice sembra avvertire la necessità di controbilanciare il peso della «troppa memoria» con una giusta dose di oblio. Sono state inoltre affrontate la questione della responsabilità etica e l’idea di debito nei confronti della memoria familiare e collettiva: la scrittura stessa diventa così per Germain lo strumento attraverso il quale l’autrice assume il ruolo di passeuse de mémoire per le generazioni future. / This thesis is entitled "From «postmemory» to the writing of oblivion in the works of Sylvie Germain", and it examines the dialectic between memory and oblivion in the works of French contemporary writer Sylvie Germain. The thesis is based on the theories of «cultural memory» proposed by Maurice Halbwachs, Pierre Nora, Tzvetan Todorov, Paul Ricoeur, Aleida Assmann, and the studies about «postmemory» proposed by Marianne Hirsch. The purpose of this critical perspective is to read the works of Sylvie Germain as an example of «affiliative postmemory» (a kind of memory that results from a generational connection between those who haven’t directly experienced a particular trauma with the so-called «literal second generation»). Moreover, by means of an interdisciplinary approach the thesis aims at establishing a link between memory studies and Gender studies. It also tries to highlight the active function and the prominent role played by female characters in Germain’s novels, both as individuals and as voices for collective memory transmission. Analyzing the most recent works of Sylvie Germain (published between 2008 and 2011), the thesis focuses on the necessity of the writer to counterbalance the weight of «too much memory» by a good deal of oblivion. It also discusses and develops the questions concerning ethic responsibility and the debt to familial and collective memories. This analysis shows how Germain seems to take the role of passeuse de mémoire for future generations through her writing.
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L'univers féminin du picaresque / The female world of picaresque literature

Castellarin, Valentine <1963> 17 September 2012 (has links)
Les considérations sur le statut de la femme dans la littérature picaresque sont principalement limitées à la production littéraire espagnole. Nous ne pouvons que constater l’absence d’une étude comparatiste s’attachant aux personnages féminins qui peuplent le monde picaresque des pays où ce genre littéraire s’est majoritairement affirmé : l’Espagne, la France et l’Angleterre. Le but de cette analyse est de proposer une comparaison exhaustive entre les personnages féminins des romans picaresques européens de l’époque classique. Ceux-ci sont présentés selon les âges de la vie féminine : l’enfance, la jeunesse, l’âge d’épouse et de mère et la vieillesse. L’exploration de ces catégories d’âges dans lesquelles les rôles féminins se construisent met en évidence la place déterminante qu’ils occupent dans la narration. Leurs tâches, leurs comportements, leurs modes relationnels sont analysés dans les différents espaces et à l’intérieur d’un cadre temporel qui leur sont propres. Les représentations de la femme qui sont diffusées par les écrivains sont bien souvent marquées par une conduite désordonnée. Que les femmes soient victimes d’une société sexiste ou bien qu’elles fassent sciemment de mauvais choix, elles sont dans la majorité des cas, inexorablement condamnées à accepter la condition d’infériorité qui leur est imposée. Il est pourtant une catégorie d’entre elles qui ne s’en tient pas au rôle qui lui est dévolu à l’époque par la société et ses institutions et qui met en place toute une série de stratagèmes lui permettant de se frayer un chemin dans un monde dominé par la supériorité masculine / Considerations on female status in picaresque literature are principally limited to the Spanish literary production. We can simply note the absence of a comparative study dealing with female characters that fill the picaresque world of the countries where this literary genre mainly developed: Spain, France and England. The aim of this analysis is to propose an exhaustive comparison between the female characters of European picaresque novels of the classical period (16th to 18th centuries) . These characters are shown according to the different periods of a woman’s life: childhood, youth, the age of wife and mother and old age. The exploration of these different groups in which the female roles are constructed gives prominence to the important place these female characters occupy in the narration. Their respective tasks, behaviours and styles of interaction are analyzed in the different spaces and temporal contexts that are peculiar to them. The female representations created by the writers are often characterized by a disorderly mode of behavior. Whether they are victims of a sexist society or knowingly make bad choices, in the majority of cases, they are inexorably doomed to accept the condition of inferiority that is forced on them. Nevertheless, there is a category of women that do not want to accept the role that is expected by society and its institutions ; these set up a whole series of stratagems that permit them to work their way in a world dominated by male superiority.
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La produzione drammatica dei fratelli Figueroa y Córdoba, con edizione critica di "Mentir y mudarse a un tiempo" / The dramatic production of the brothers Figueroa y Córdoba, with critical edition of "Mentir y Mudarse a un tiempo"

Fausciana, Emily <1981> 06 June 2012 (has links)
Diego e José de Figueroa y Córdoba furono due fratelli drammaturghi, attivi nella seconda metà del XVII secolo, che praticarono assiduamente la scrittura in collaborazione. Nel tentativo di rivalutare questi autori ingiustamente dimenticati dalla critica odierna, il presente lavoro si propone di offrire uno studio introduttivo alle figure e al teatro dei due fratelli. Nella prima parte, si offre un profilo biografico dei fratelli Figueroa, riunendo le seppur scarse notizie che possediamo sulla loro vita, in modo da inquadrarne le personalità all’interno degli ambienti letterari dell’epoca. Ci si concentra, poi, sul corpus, proponendo una panoramica delle commedie scritte da Diego e José, dando di ciascuna una breve sinossi e un rapido inquadramento all’interno dei generi tipici del teatro aureo, e segnalando gli eventuali problemi di attribuzione. Si accenna, infine, alla collaborazione dei fratelli nella scrittura di molte delle loro commedie, avanzando alcune ipotesi sulla tecnica compositiva. La seconda parte è costituita da un repertorio bibliografico del teatro “maggiore” dei due fratelli, in cui si descrivono analiticamente tutti gli esemplari conosciuti delle comedias dei Figueroa. Ogni descrizione si completa con una lista delle biblioteche in cui l’esemplare è conservato, lista compilata attraverso la consultazione di cataloghi, cartacei e on-line, delle principali biblioteche con fondi di teatro spagnolo del Siglo de Oro. Infine, la terza parte è dedicata all’edizione critica di una delle commedie scritte in collaborazione da Diego e José: Mentir y mudarse a un tiempo, condotta usando come testo base un manoscritto probabilmente autografo. L’edizione si completa di un apparato critico, con analisi dei testimoni, stemma codicum e registro delle varianti. Precede l’edizione uno studio generale introduttivo all’opera. / Diego and José de Figueroa y Córdoba were two brothers, active in the second half of the XVII century, who assiduously collaborated in the writing of their plays. In an attempt to re-evaluate these authors, unjustly forgotten by today's critics, this work aims to offer an introductory study to the brother’s figures and theatre. In the first part, some biographical notes will be given, bringing together the little information we have about the life of the Figueroas, in order to frame their personalities within the literary circles of the time. We will then concentrate on the theatrical corpus, offering an overview of the plays written by Diego and José, giving for each one a brief synopsis and a quick framing within the typical genres of Golden Age theatre, and pointing out possible problems of attribution. Finally, we will refer to the collaboration of the brothers in the writing of many of their works, putting forward some hypotheses about the composition technique. The second part consist of a bibliographic catalogue of the mayor theatre written by the two brothers, where all the known exemplars of the Figueroa’s comedias are described analytically. Each description is completed with a list of libraries where the exemplar is hold, a list compiled by consulting catalogues, printed and on-line, of the main libraries with Golden Age Spanish theatre holdings. Finally, the third part is dedicated to the critical edition of one of the plays written in collaboration by Diego and José: Mentir y mudarse a un tiempo, prepared using a manuscript, which is probably autographic, as the copy-text. The edition is completed by a critical apparatus, with analysis of the witnesses, stemma codicum and register of variants. The edition is preceded by a general introductory study of the play.

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