Oggetto d’indagine è il complesso delle celebrazioni e dei preparativi connessi con il passaggio di Maria Teresa d’Austria ed il solenne ingresso dell’arcivescovo Stampa nel 1739, casi esemplificativi di ritualità cittadina e cerimoniali pubblici della prima metà del secolo, rappresentazioni che coinvolsero la città. A confronto è stato analizzato anche il rito di possesso di Maria Teresa, compiuto in absentia nel 1741. Attraverso l’analisi comparativa delle fonti primarie, a stampa e manoscritte, nonché iconografiche, si sono ricostruiti il ruolo delle norme di etichetta, dei cerimoniali, l’intera drammaturgia degli eventi festivi. La ricerca ha altresì riportato alla luce gli apparati allestiti dal Collegio dei Giureconsulti, ignorati dagli studi. Ha evidenziato meccanismi retorici, azioni, aspetti della rappresentazione che permangono, alcuni dei quali appartengono alla sfera degli archetipi. Benché semplificati, i cerimoniali mostrano ancora marcato il culto per la regalità. L’ingresso trionfale si rivela momento significativo per ricondurre la città verso l’immaginario delle origini dell’identità cittadina e rifondare un tempo nuovo. Si evidenzia la necessità della festa, di momenti rituali di rappresentazione e di autorappresentazione; il ruolo drammaturgico e non esornativo di elementi di decoro, quali il baldacchino, l’arco, la carrozza, il ritratto, in una cultura che attribuiva ancora grande valenza alle immagini. / The object of this research is the whole of the celebrations and preparations connected with the passage of Maria Theresa of Austria and the solemn entry of Archbishop Stampa into Milan in 1739, both exemplifications of the 18th century first half civic rituality and public ceremonials, and representations which engaged the city. A confrontation has also been made with the possesso of Maria Theresa, enacted in absentia in 1741. By means of a comparative analysis of the primary sources – printed, hamdwritten and ichnographic as well – it has been possible to reconstruct the role of etiquette norms, ceremonials and of the entire dramaturgy of festival events. The research has also brought to light the apparati set up by the Collegio dei Giureconsulti, so far ignored by studies. It has highlighted rhetorical mechanisms, actions, representational aspects which remain, some of them pertaining to the archetype sphere. Even if simplified, the ceremonials still show a strong cult of regality. The triumphal entry proves to be a meaningful moment to bring the city back to the imaginary of the origins which constitutes its identity and to renovate a new era. The necessity of the feast, of ritualistic moments of representation and auto representation is pointed out; and also the dramaturgic and not ornamental role of decorative elements like the baldachin, the arch, the carriage, the portrait, in a culture which conferred great value to images.

Eduardo De Filippo, homme de théâtre napolitain qui a traversé presque tout le vingtième siècle, possédait plusieurs compétences qui s’influençaient réciproquement : dramaturge, comédien et metteur en scène, il dirigeait également sa propre compagnie et son théâtre, le San Ferdinando. Dans ce contexte, les metteurs en scène se sont trouvés impressionnés, voire inhibés, par ce multiple investissement mais aussi par une oeuvre de portée universelle, toujours à la lisère entre le comique et le tragique. Notre recherche vise à comprendre les raisons de cette crainte et à explorer les différentes façons d’affronter les pièces du maître napolitain. Dans notre première partie consacrée à Eduardo De Filippo, nous avons fait ressortir la figure d’un artiste complet et nous avons essayé de mettre en évidence la distance que le metteur en scène prenait à l’égard de ses propres textes ainsi que le rôle joué par la scène dans l’écriture de ses comédies. Nous avons ensuite, dans les deuxième et troisième parties, orienté notre étude sur les choix effectués, à partir du milieu des années 80 – c’est-à-dire après la mort de l’auteur –, par les metteurs en scène et comédiens, lors du passage du texte à la scène. Notre deuxième partie porte sur une première approche intéressante des comédies du dramaturge : interpréter le texte – à savoir les didascalies et le dialogue –, en proposant un jeu personnel et en pensant différemment la psychologie des personnages et le décor. Notre troisième partie met en lumière les interprétations novatrices des metteurs en scène et comédiens qui osent remanier l’écriture et/ou la structure dramaturgiques de l’oeuvre d’Eduardo De Filippo. / Eduardo De Filippo is a Neapolitan man of the theatre who went through the whole of the twentieth century, endowed with mutually enriching skills : he was a playwright, actor and director all rolled into one, he also managed his own company and his own theatre, the San Ferdinando. In that context, directors were impressed, even inhibited by so much involvement, but also by a work of universal impact, always on the borderline between comedy and tragedy. This dissertation aims to investigate the reasons of such fears and endeavours to explore the different ways of facing the Neapolitan master’s plays. The first part is devoted to Eduardo De Filippo, presented as a complete artistic figure : it explains how, as a director, he stood back from his own texts and shows how he used the stage when writing his comedies. Then, the second and the third parts focuse on the choices made by the directors and actors from the middle of the eighties – once the playwright had passed away – , when they started to adapt his texts for the stage. The second part consists in analysing a first interesting approach of Eduardo De Filippo’s comedies : how to interpret the text – that is to say the stage directions and the dialogue – by adopting a personal acting and by rethinking the psychology of the characters as well as stage setting. Our third part highlights the new interpretations of the directors and actors who dare to modify the writing and/or the dramatic art structure of Eduardo De Filippo’s work. / Eduardo De Filippo, uomo di teatro napoletano che ha attraversato quasi tutto il Novecento, possedeva molte competenze che s'influenzavano reciprocamente: drammaturgo, attore e regista, dirigeva anche la sua compagnia ed il suo teatro, il San Ferdinando. In questo contesto, i registi si sono trovati impressionati, anzi inibiti, per questo investimento molteplice ma anche per un’opera di portata universale, sempre in bilico tra il comico ed il tragico. La nostra ricerca mira a capire le ragioni di questo timore ed esaminare i vari modi di affrontare i lavori teatrali del maestro napoletano. Nella nostra prima parte dedicata a Eduardo De Filippo, abbiamo fatto emergere la figura di un artista completo e abbiamo provato a mettere in rilievo la distanza che il regista prendeva di fronte ai suoi testi nonché il ruolo svolto dalla scena nella scrittura delle sue commedie. Nella seconda e la terza parte, abbiamo poi orientato il nostro studio sulle scelte effettuate, a partire dalla metà degli anni 80 – ossia dopo la morte dell'autore –, dai registi e attori, in occasione del passaggio del testo alla scena. La nostra seconda parte riguarda un primo approccio interessante delle commedie del drammaturgo: interpretare il testo – cioè le didascalie ed il dialogo –, proponendo una recitazione personale e pensando differentemente la psicologia dei personaggi e lo scenario. La nostra terza parte mette in luce le interpretazioni innovative dei registi ed attori che osano rimaneggiare la scrittura e/o la struttura drammaturgica dell'opera di Eduardo De Filippo.

Nella seconda metà del Settecento Milano diventò un centro di riferimento per la scenografia a livello internazionale. La tesi studia l’evoluzione della spettacolarità e della scenografia in un periodo cruciale per la città (1765-1792) prendendo in esame non solo il teatro, ma anche gli aspetti connessi agli eventi festivi legati al potere. La ricerca è basata primariamente sulle fonti iconografiche, soprattutto disegni e incisioni, reperite negli archivi milanesi e nazionali; l’analisi di libretti, relazioni, periodici e altra documentazione ha inoltre offerto altri elementi utili alla delineazione dello scenario culturale di riferimento. In primo luogo, si prendono in esame eventi dinastici, quali i festeggiamenti nuziali, i passaggi e gli ingressi dei sovrani, le feste per nascita e le esequie. Sono inoltre considerati gli sviluppi della scenografia milanese prima al Regio Ducal Teatro e poi al Teatro alla Scala, con particolare riguardo all’opera di personalità di primo piano come i fratelli Galliari e Pietro Gonzaga. Ne emerge un quadro complesso che aspira a ricostruire la trama di rapporti che legano la scenografia all’universo della rappresentazione nella Milano del XVIII secolo. / In the second half of the 18th century Milan became a very influent centre for the art of stage designing. This PhD thesis seeks to investigate the developments of the visual aspects of theatricality in a crucial period (1765-1792) for Milan. This study is based on iconographic sources, namely engravings and drawings. The analysis focuses on public and political events (wedding festivals, state funerals and royal entries) and, at the same time, on theatre. The research considers the development of stage design at the Regio Ducal Teatro and the Teatro alla Scala. It concentrates on the works of the most important scene-painters of the period: the brothers Fabrizio and Bernardino Galliari and Pietro Gonzaga. As a result, the study provides an analysis of the several components of visual representation and their features.