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Testualità, retorica, brevità. Per una lettura di testi di Giorgio Caproni

Nicolini, Francesco <1978> 01 June 2011 (has links)
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Retorica come dissimulazione. Il ritmo della prosa manganelliana / Rhetoric as dissimulation. The rhythm of Manganelli's prose

Milani, Filippo <1983> 28 May 2012 (has links)
La tesi è incentrata sull'analisi dell'organizzazione retorica della prosa di Giorgio Manganelli, indagando il sistema ritmico attraverso il quale l'autore è in grado di creare un fluire sintattico che sfugge alle classificazioni di genere. Per Manganelli, infatti, il linguaggio è solamente organizzazione di se stesso, e perciò la scrittura ruota attorno a un centro narrativo vuoto, dissimulando l'assenza di necessità. Egli è un retore puntuale dotato di una straordinaria abilità compositiva, che gli consente di mettere in scena l'ambiguità insita nella retorica. Per affrontare questa analisi è stato opportuno avvalersi della critique du rythme ideata da Henri Meschonnic, a partire dalle riflessioni di Emile Benveniste sul concetto eracliteo di ritmo, poiché essa fornisce una prospettiva duttile, dinamica e svincolata da pregiudizi critici. Meschonnic infatti considera il ritmo non come schema metrico ma in quanto organizzazione del senso nel discorso, volto alla signifiance del testo. In quest'ottica si è tentato di costruire un percorso attraverso le opere di Manganelli per descrivere il sistema retorico su cui si fonda la sua scrittura, a partire dai materiali del suo laboratorio (poesie, prose, appunti di diario, scambi epistolari) fino all'ideazione di discorsi pseudo-teologici che si presentano come allegoria stessa della scrittura. Si sono analizzati in particolare la trasposizione letteraria della tecnica musicale della variazione in Nuovo commento (1969), e il ritmo del periodo ipotetico in Rumori o voci (1987), testo emblematico della ricerca di Manganelli sulle potenzialità del linguaggio. Infine la prosa manganelliana è stata messa a confronto con quella di altri importanti autori italiani del Novecento (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), al fine di comparare tra loro diverse organizzazioni ritmiche del linguaggio, e ricollocando così Manganelli al centro del panorama letterario italiano con tutta la sua eversiva marginalità. / This thesis focuses on the analysis of the rhetorical organization of Giorgio Manganelli's prose, investigating the rhythmical system by which the author is able to create a syntactic flow that escapes the genre classifications. According to Manganelli, the language is only organization of itself, and therefore the writing turns around a empty narrative center, in order to disguise the absence of necessity. He is a rhetorician with an extraordinary compositional skill that allows him to stage the ambiguities inherent in the rhetoric. To approach this analysis it seemed appropriate to use the critique du rythme that Henri Meschonnic designed starting from the ideas of Emile Benveniste on the Heraclitean concept of rhythm, as it provides a flexible and dynamic perspective. Meschonnic considers the rhythm not as a metrical scheme but as an organization of meaning in discourse, aimed at the signifiance inside the text. In this perspective, we tried to build a path through Manganelli' works, in order to describe the rhetorical system on which he bases his writing, from the materials of his laboratory (poetry, prose, diary notes, correspondence) until the pseudo-theological discourses, which appear to be an allegory of writing itself. We analyzed in particular the literary transposition of musical technique of variation in Nuovo commento (1969), and the rhythm of the conditional clause in Rumori o voci (1987), the emblematic text of Manganelli's research about the potential of language. Finally Manganelli's prose was compared with other Italians authors of the twentieth century (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), in order to compare different rhythmical organization of language; by this operation, we aim to replace Manganelli, with his subversive marginality, in the center of Italian literary scene.
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Giosuè Carducci nella cultura primonovecentesca / Giosuè Carducci in the Early Twentieth-Century Culture

Merci, Alessandro <1984> 27 April 2015 (has links)
La tesi indaga la ricezione di Carducci nella cultura italiana ed europea dei primi decenni del XX secolo attraverso lo studio delle commemorazioni, delle memorie, degli articoli e dei saggi dedicati al poeta maremmano, al fine di mettere in luce il complesso ruolo ricoperto dallo scrittore e le strumentalizzazioni di cui è stato vittima. / The work studies the role played by the poet Giosuè Carducci in the italian and european culture of the first decades of the twentieth-century, examinating commemorations, memories, articles and essays which deal with the poet.
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L’Orientalismo tra vocazione imperialista, suggestioni esotiche e omoerotiche. Le rappresentazioni storiche del passaggio tra l’epoca omayyade e abbaside. / Orientalism between imperialist vocation, exotic suggestions and homoerotic. The historical representations of the passage between the Umayyad and Abbasid eras

Al-kazraji, Hussein Talal Mohamed <1984> 27 April 2015 (has links)
Lo studio si tratta di mettere in evidenza il cambiamento che ha subito il termine Oriente nel secolo XX in alcuni testi della letteratura italiana contemporanea. L’opera di Edward Said, L’Orientalismo è un testo di riferimento per i nostri studi. Nel quale abbiamo focalizzato l’attenzione su alcuni aspetti salienti: il concetto di orientalismo; l’interesse nei confronti dell’Oriente sul piano politico, scientifico, letterario; l’impossibilità di separare lo studioso dalle circostanze biografiche e sociali. Siamo riusciti, quindi, a stabilire che il cambiamento dell’immagine orientale dipende da tre fattori: lo scrittore (emittente), il soggetto (la fonte) ed il lettore (destinatario), dai quali si origina l’oggetto (il testo). Basandoci su questi tre elementi abbiamo cercato di inquadrare l’interesse letterario per l’Oriente vista da una triplice prospettiva: imperialismo, fascino ed erotismo. Per studiare le prime due prospettive, abbiamo scelto due opere. La prima presenta l’immagine dell’imperialismo, si tratta di Sanya, La moglie egiziana e il Romanzo dell’Oriente Moderno (1927) di Bruno Corra. La seconda prospettiva dove troviamo l’immagine dell’Oriente fascinoso è nello scritto di Annie Vivanti, La terra di Cleopatra (1925). Il punto centrale della tesi si tratta di studiare Annie Messina (1910-1996), è una scrittrice che ha uno stile peculiare ed un approccio tutto suo al tema dell’Oriente. I testi studiati sono : "Il mirto e la rosa" (1982), "Il banchetto dell'emiro" (1997) e "La principessa e il wâlî" (1996), tutti pubblicati dalla casa editrice Sellerio.L’unico pubblicato da Mondadori è "La palma di Rusafa" (1989). L’ultima parte del lavoro abbiamo esposto un profilo storico e socio-religioso della letteratura erotica araba. In cui abbiamo rintracciato le origini dell’immagine erotico dell’Oriente e il tema dell’omosessualità, mettendo a confronto il testo omosessuale di Messina con la letteratura italiana contemporanea. / Orientalism between imperialist vocation, exotic suggestions and homoerotic. The historical representations of the passage between the Umayyad and Abbasid eras. What we want to affront in the thesis is from one part the change that has undergone the term orient in the twentieth century in some texts of contemporary Italian literature, from which originate the reflections that has determined the path for our work. The line we traced is primarily a pattern of general reading of travel literature and texts that have treated the orient , noting that the figure was an exotic oriental rich source of inspiration for writers, that reinforced them with creativity. In most cases, therefore ,the Orient has been the subject of literary production, however, it took different forms depending on the circumstances and the individual and collective needs. Despite the fact that oriental style was diffused in contemporary Italian literature, we found it difficult to have unique materials for our study. Finally, we have chosen a writer who has a peculiar style and approach of its own to the topic of the orient. She is Annie Messina (1910-1996), the granddaughter of the author Maria Messina. She made Arabic medieval ambience of tragic stories of love and passion, predominantly homosexual love. As a writer, she is little known and has not been widely studied by critics. Through his heir we could have a material original and three unpublished short stories. The style of writing is banal and repetitive, but it is very important to the setting and scenery Arabic
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Raccontare gli Antichi: le "Imagini" di Vincenzo Cartari / Telling the Ancients: Vincenzo Cartari's "Images"

Calderoni, Elisabetta <1985> 21 May 2015 (has links)
Con le "Imagini degli dei degli antichi", pubblicate a Venezia nel 1556 e poi in più edizioni arricchite e illustrate, l’impegnato gentiluomo estense Vincenzo Cartari realizza il primo, fortunatissimo manuale mitografico italiano in lingua volgare, diffuso e tradotto in tutta l’Europa moderna. Cartari rimodula, secondo accenti divulgativi ma fedeli, fonti latine tradizionali: come le ricche "Genealogie deorum gentilium" di Giovanni Boccaccio, l’appena precedente "De deis gentium varia et multiplex historia" di Lilio Gregorio Giraldi, i curiosi "Fasti" ovidiani, da lui stesso commentati e tradotti. Soprattutto, però, introduce il patrimonio millenario di favole ed esegesi classiche, di aperture egiziane, mediorientali, sassoni, a una chiave di lettura inedita, agile e vitalissima: l’ecfrasi. Le divinità e i loro cortei di creature minori, aneddoti leggendari e attributi identificativi si susseguono secondo un taglio iconico e selettivo. Sfilano, in trionfi intrisi di raffinato petrarchismo neoplatonico e di emblematica picta poesis rinascimentale, soltanto gli aspetti figurabili e distintivi dei personaggi mitici: perché siano «raccontate interamente» tutte le cose attinenti alle figure antiche, «con le imagini quasi di tutti i dei, e le ragioni perché fossero così dipinti». Così, le "Imagini" incontrano il favore di lettori colti e cortigiani eleganti, di pittori e ceramisti, di poeti e artigiani. Allestiscono una sorta di «manuale d’uso» pronto all’inchiostro del poeta o al pennello dell’artista, una suggestiva raccolta di «libretti figurativi» ripresi tanto dalla maniera di Paolo Veronese o di Giorgio Vasari, quanto dal classicismo dei Carracci e di Nicolas Poussin. Si rivelano, infine, summa erudita capace di attirare appunti e revisioni: l’antiquario padovano Lorenzo Pignoria, nel 1615 e di nuovo nel 1626, vi aggiunge appendici archeologiche e comparatistiche, interessate al remoto regno dei faraoni quanto agli esotici idoli orientali e dei Nuovi Mondi. / With his work "Imagini degli dei degli antichi" published in Venice in 1556 and, later, in multiple extended and illustrated editions, the committed Vincenzo Cartari, protégé of the Este dukes, created the first Italian mythographic volume in vulgar language, circulated and translated in all modern Europe. Cartari revised the traditional Latin sources with educational intents and accuracy towards the sources: like the detailed "Genealogie deorum gentilium" by Giovanni Boccaccio, the previous "De deis gentium varia et multiplex historia" by Lilio Gregorio Giraldi, the remarkable "Fasti" by Ovid, which he also commented and translated. Above all, he introduced the fantastic heritage of fables and commentaries of the Classics, with Egyptian, Middle-Eastern, Saxon influences to a bright and lively original interpretation: the Ekphrasis. The Gods and the procession of inferior creatures, the legendary tales and their attributes follow one another with an iconic and selective approach. In a triumph of refined Neoplatonic Petrarchism and classic Renaissance picta poesis, he represented only the conceivable and distinctive attributes of these mythical figures: so that all matters relevant to the ancient figures are «thoroughly explained», «with images of almost all the gods and the reasons they were thus depicted». Hence, "Imagini" was favoured by elegant educated courtiers as well as artists and writers, ceramists and artisans. It staged a sort of «user manual» ready for the ink of the poet or the brush of the painter, an evocative collection of «figurative booklets» evoked by Paolo Veronese and Giorgio Vasari, the Carracci and Nicolas Poussin. Finally, it proved to be an erudite summa that attracts criticism and revisions: the antiquarian Lorenzo Pignoria from Padua, in 1615 and again in 1626, added archeological and comparative appendices with regard to the Ancient Reign of the Pharaohs and the exotic idols of the Orient and the New World.
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Le stelle di Beatrice. Astronomia e astrologia nella "Vita Nova" / Beatrice's stars. Astronomy and astrology in "Vita Nova"

Maraldi, Elisa <1986> 21 May 2015 (has links)
Ci sono due luoghi astronomici nella Vita Nova con i quali Dante calcola il tempo in cui si verificano gli episodi principali della storia narrata. Queste nozioni scientifiche contengono implicito un significato astrologico, connesso all’influsso del segno zodiacale dei Gemelli, configurazione astrologica che torna ad ogni anniversario. I Gemelli è il segno zodiacale di Dante, come il poeta afferma nella Commedia: l’invocazione del pellegrino alla costellazione omonima, alla cui influenza egli deve il suo ingegno (Par. XXII, 112-123), riconosce all’astrologia, attraverso il motivo delle qualità personali instillate dagli astri, il compito di esaltare il suo ruolo di poeta divinamente ispirato. L’importanza di questo segno è evidente nella Vita Nova: I Gemelli è probabilmente il segno zodiacale di Beatrice, come il poeta sembra suggerire in VN 1, 3 [II, 2], se si considera il fatto che, al verificarsi del primo incontro tra Dante e Beatrice, la fanciulla non aveva ancora iniziato il suo nono anno di vita («quasi»). Il colore dell’abito di Beatrice, «sanguigno» (VN 1, 4; II, 3), può riferirsi al temperamento della donna, e confermare così la sua appartenenza a quel segno. In seguito, la buona influenza del segno torna in VN 19, 4 [XXIX, 1], il capitolo dedicato alla morte di Beatrice. La donna muore l’8 giugno 1290, così anche la sua morte accade in Gemelli. Tutti gli eventi della Vita Nova sono garantiti dalle stelle, e Dante nel «libello» non fa che esaltare l’importanza dell’azione dei cieli influenti sulla vita umana. / There are two places in Dante’s Vita Nova in which the poet count up the time of the main episodes of the love story between himself and Beatrice with astronomical references. These scientific notions conceal an astrological meaning, connected with the retourn, at every anniversary, of the influence of the Gemini astrological sign. Gemini is the Dante’s sign, as the poet assume in the Comedy: the pilgrim’s invocation to the constellation of Gemini, whose influence gave him his genius (Par. XXII, 112-123), reserve to astrology, through the leitmotif of personal qualities instilled by the natal star, the task of enhancing the genius of Dante, in order to vindicate the role of the divinely inspired poet. The importance of this sign is evident in Vita Nova: Gemini was probably Beatrice’s sign too, as the poet seems suggest in VN 1, 3 [II, 2], if we consider that, when Dante met Beatrice for the first time (in 1274), she wasn’t nine years old yet («quasi»). The colour of Beatrice’s dress, «sanguigno» (VN 1, 4; II, 3), seems reference to her sanguineous temperament, so it confirms her affinity with Gemini. Than, Gemini sign retourns in VN 19, 4 [XXIX, 1], the chapter of Beatrice’s death. She died on the 8 June 1290, so her death is under the Gemini too. All the events in Vita Nova are conducts by stars, so in this book Dante shows the importance of the influential heavens in the human life.
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Simbolismi etno-antropologici nell'opera di Elsa Morante / Ethno-anthropological Symbolism in Elsa Morante's Works

Di Fazio, Angela <1985> 20 May 2014 (has links)
La ricerca sviluppa le più recenti proposte teoriche dell'antropologia interpretativa, applicandole alla teoria della letteratura. Si concentra sull'ipotesto antropologico attivo nell'opera di Elsa Morante, con particolare riferimento alla produzione successiva agli anni Sessanta (Il mondo salvato dai ragazzini, 1968; La Storia, 1974; Aracoeli, 1982), in cui si verifica la concentrazione del materiale etno-antropologico di derivazione demartiniana. La tesi si propone di sondare la prolificità del rapporto intertestuale Morante-De Martino, soprattutto mediante la ricorrenza di alcuni luoghi significanti che accomunano la ricerca poetica e quella scientifica degli autori, uniti da una fondamentale rielaborazione del concetto di "umanesimo". Centrale, a questo proposito, diviene la nozione di "crisi" della persona, direttamente collegata al vissuto da "fine del mondo" e alla percezione apocalittica post-atomica. Alla crisi del soggetto contemporaneo si guarda nei termini di una risoluzione culturale, che chiama direttamente in causa il rapporto tra letteratura e ritualità. Secondo la prospettiva sociologica durkheimiana, si indagano i momenti della piacularità e della festa, ricorsivi nella scrittura morantiana, come fondanti il discorso (la narrazione mitografica) della comunità. Di qui, la riflessione si attesta sulle strategie della comunicazione finzionale in ambito etno-antropologico, con attenzione all'autorialità dello stesso antropologo sul campo. Non mancano raffronti con le esperienze letterarie più significative nell'orizzonte culturale delineato: in particolar modo, si tiene in considerazione il fondamentale rapporto Morante-Pasolini. / The research develops the most recent theoretical proposals of interpretive anthropology , applying them to the theory of literature. It focuses on anthropological "ipotesto" active in the work of Elsa Morante , with particular reference to the production next to the Sixties ( The world is saved by children , 1968; History , 1974; Aracoeli , 1982) , in which occurs the concentration of De Martino's ethno- anthropological material . The thesis aims to explore the prolificacy of the intertextual relationship Morante -De Martino , particularly by the occurrence of some significant places that are common to the poetic and scientific research of the authors , joined by a fundamental reworking of the concept of " humanism." Central in this regard , it becomes the notion of "crisis" of the person, directly connected to the living "end of the world " and the apocalyptic post- atomic perception. The crisis of the contemporary subject is  view in terms of a cultural resolution , which directly concerns the relationship between literature and rituals . According to Durkheim's sociological perspective , we investigate the moments of "piacularità" and "festa", in Morante's writing recursive , as founding the discourse ( mythographic narration ) of the community. Hence , the reflection came on the strategies of fictional communication within the ethno- anthropological , anthropologist carefully authorship of the same on field. There is no lack comparisons with the most significant literary experiences in contemporary culture outlined : in particular, it takes into account the fundamental relationship Morante - Pasolini.
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Linguistica Cognitiva e analisi retorica: indicazioni per un percorso sulla metafora nella didattica della lingua. / Cognitive linguistics and rhetorical analysis: indications for a course on metaphor in teaching of language

Di Fabio, Valentina <1984> 28 May 2012 (has links)
La tesi sviluppa le proposte teoriche della Linguistica Cognitiva a proposito della metafora e propone una loro possibile applicazione in ambito didattico. La linguistica cognitiva costituisce la cornice interpretativa della ricerca, a partire dai suoi concetti principali: la prospettiva integrata, l’embodiment, la centralità della semantica, l’attenzione per la psicolinguistica e le neuroscienze. All’interno di questo panorama, prende vigore un’idea di metafora come punto d’incontro tra lingua e pensiero, come criterio organizzatore delle conoscenze, strumento conoscitivo fondamentale nei processi di apprendimento. A livello didattico, la metafora si rivela imprescindibile sia come strumento operativo che come oggetto di riflessione. L’approccio cognitivista può fornire utili indicazioni su come impostare un percorso didattico sulla metafora. Nel presente lavoro, si indaga in particolare l’uso didattico di stimoli non verbali nel rafforzamento delle competenze metaforiche di studenti di scuola media. Si è scelto come materiale di partenza la pubblicità, per due motivi: il diffuso impiego di strategie retoriche in ambito pubblicitario e la specificità comunicativa del genere, che permette una chiara disambiguazione di fenomeni che, in altri contesti, non potrebbero essere analizzati con la stessa univocità. Si presenta dunque un laboratorio finalizzato al miglioramento della competenza metaforica degli studenti che si avvale di due strategie complementari: da una parte, una spiegazione ispirata ai modelli cognitivisti, sia nella terminologia impiegata che nella modalità di analisi (di tipo usage-based); dall’altra un training con metafore visive in pubblicità, che comprende una fase di analisi e una fase di produzione. È stato usato un test, suddiviso in compiti specifici, per oggettivare il più possibile i progressi degli studenti alla fine del training, ma anche per rilevare le difficoltà e i punti di forza nell’analisi rispetto sia ai contesti d’uso (letterario e convenzionale) sia alle forme linguistiche assunte dalla metafora (nominale, verbale, aggettivale). / This thesis develops the Cognitive Linguistics’ theoretical claims about metaphor and puts forward a possible application of them in the didactic field. The frame of research is Cognitive Linguistics and its fundamental features: the integrated perspective, the embodiment, the semantic centrality, the attention to psycholinguistics and neurosciences. In this frame an idea of metaphor emerges as a meeting point between thought and language, as a criterion for organizing thoughts and an important tool in understanding and learning processes. In teaching, we can conceive metaphor both as a didactic tool and as the object of reflection. The cognitive approach can provide some useful indications about the organization of a course on metaphor. In this work, I’m going to study the use of non-verbal stimuli in improving metaphorical competence of middle school students. I chose to work on advertisements for two reasons: the large use of rhetorical strategies in advertising and the communicative peculiarities of the genre, that enable us to solve instances of ambiguity more easily than other genres. A workshop is presented, which is aimed to improve the students’ metaphorical competence, by two complementary strategies: on one hand, an explanation based on cognitive models, applied both to terminology and to the method of analysis (usage-based approach); on the other hand, a training with pictorial metaphors employed in advertising, including both analytical and productive tasks. I used a test, divided into specific tasks, to monitor objectively the students’ progress after the training, but also to record the degree of difficulty faced subsequent to the context (literary or conventional type) and to the metaphors’ linguistic form (nominal, adjective, verbal).
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Benvenuto Rambaldi da Imola: dantista in progress / Benvenuto Rambaldi da Imola: Dantist in progress

Pantone, Domenico <1985> 10 September 2013 (has links)
Si procede ad un’analisi diacronica delle tre redazioni del commento dantesco di Benvenuto da Imola (dalle "recollectae" bolognesi e ferraresi al "Comentum"), considerando il testo benvenutiano quale «opera umana o lavoro in fieri», di cui rappresentare «drammaticamente la vita dialettica», così come il Contini iniziava a fare, negli anni ’30, con gli ʻscartafacciʼ ariosteschi. Secondo tale impostazione, si prende in esame la multiforme attitudine pedagogica di Benvenuto, di cui si indica, con riferimento ad altri commentatori coevi, danteschi e non, il contesto operativo. Nella seconda parte si ricostruisce, in senso sempre diacronico, la problematica oscillazione del commentatore tra tendenze avanguardistiche in direzione umanistico-petrarchesca e strenua apologia del testo dantesco. Nella terza ed ultima parte sono vagliate le originali idee benvenutiane riguardo alla lingua e alla poesia della Commedia, delle quali si ripercorre, attraverso l’esame delle varianti redazionali, la progressiva messa a fuoco. Obiettivo dell’elaborato, insomma, è restituire una descrizione organica e problematica della ricerca dantesca, "in progress", portata avanti da Benvenuto da Imola. / The main topic is the "Comentum" (1379-83)of Benvenuto da Imola. Comparing the various compilations of its readings (the lessons held in Bologna and in Ferrara and the "Comentum") the author identifies a route of exegetical maturation covered by the lector of the "Commedia".
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Alle origini del «romanzo giudiziario» italiano: la figura del delinquente tra letteratura, diritto e scienze mediche / At the origin of the italian «legal novel»: the figure of the criminal between literature, law and medicine / A l’origine du «roman judiciaire» italien : la figure du criminel entre littérature, droit et sciences medicales

Berre', Alessio <1985> 11 April 2014 (has links)
In questo lavoro si conduce un’indagine sulle relazioni tra letteratura, diritto e scienze mediche all’interno del romanzo cosiddetto "giudiziario", sviluppatosi in Italia nel periodo compreso tra l’Unità e i primi anni del XX secolo. La nostra analisi si concentra in particolare sulla costruzione della figura del delinquente, intesa come prodotto specifico della suddetta relazione interdisciplinare. In questa prospettiva, abbiamo rilevato che la caratterizzazione di tale figura costituisce il principale tra i procedimenti narrativi osservabili in vari romanzi del periodo postunitario. Concentrandoci inoltre sulla definizione del genere, abbiamo affrontato l’ormai annoso dibattito sulla nascita (quando non sull’esistenza stessa) del poliziesco italiano, dimostrando come solo all’interno di una stretta relazione tra letteratura, diritto e scienze mediche sia possibile cogliere a pieno il valore di questi romanzi nel processo di costruzione dell’identità nazionale. Il lavoro è diviso in due parti. Nella prima, di carattere storico, si propone una nuova definizione del genere "giudiziario", dopo aver vagliato e discusso le ipotesi sino ad ora avanzate dalla critica. Nella seconda parte si affrontano due casi di studio esemplari: La colonia felice di Carlo Dossi e Il romanzo di Misdea di Edoardo Scarfoglio. Su ognuno di essi abbiamo condotto un’accurata analisi testuale, che ci ha permesso di esaminare la caratterizzazione delle diverse figure delinquenti dimostrando l’efficacia del metodo interdisciplinare adottato con particolare riguardo alle teorie di Cesare Lombroso. / This doctoral thesis aims to investigate the relations between literature, law, and medicine in the so-called “legal novel”—a genre that has developed in Italy between the national unification and the very beginning of the 20th century. My discussion examines the centrepiece of this interdisciplinary connection—namely, the literary construction of the figure of the criminal. Through this argument I show that the characterization of the criminal is central to several novels of the period following the unification. Turning then to the notion of genre, my thesis considers the long-standing debate surrounding the origins (and the existence itself) of the Italian detective novel. Finally, I suggest that the intersection between literature, law, and medicine sheds an important light on the role played by the legal novel in the construction of Italian national identity. My study falls into two parts. The first section is historical; it seeks to offer a new definition of the “legal” novelistic genre, building on—and partially questioning—the existing literature on the topic. The second part centres on two case studies, Carlo Dossi’s La colonia felice and Edoardo Scarfoglio’s Il romanzo di Misdea. These close readings enable me to further examine the characterization of different criminal figures, demonstrating the fruitfulness of this interdisciplinary methodology while placing a particular emphasis on Cesare Lombroso’s theories.

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