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Il sarto tra Medioevo e prima Età moderna a Bologna e in altre città dell’Emilia Romagna / The tailor between Middle Age and the Early Modern Period in Bologna and in the other Italian cities

Tosi Brandi, Elisa <1971> 15 September 2012 (has links)
Il lavoro di Elisa Tosi Brandi riguarda il mestiere del sarto nel basso Medioevo e si sviluppa utilizzando due prospettive differenti. Da un lato, infatti, si è deciso di seguire una tradizione di studi oramai consolidata, che privilegia l’indagine degli aspetti economici e politici, dall’altro si è scelto di non trascurare la storia dei prodotti degli artigiani. L’approccio utilizzato in questa tesi tiene insieme entrambe le prospettive di ricerca, tentando dunque di indagare i produttori e i prodotti così come le fasi e i metodi di lavoro. Ciò senza ignorare, da un lato, indagini di tipo politico, economico e sociale, poiché tali oggetti sono lo specchio della società che li ha ideati e creati e da cui non si può prescindere e, dall’altro, indagini di tipo tecnico, poiché gli oggetti sono rivelatori del complesso patrimonio di conoscenze artigianali. Partendo dal caso di studio della Società dei sarti della città di Bologna, la tesi di Elisa Tosi Brandi ricostruisce questo mestiere confrontando tra loro fonti inedite (statuti corporativi, matricole, estimi) e studi effettuati su altre aree italiane. La ricca documentazione conservata ha consentito di mettere in luce l’organizzazione di questo lavoro, di collocare abitazioni e botteghe nell’area del mercato e nel più ampio tessuto cittadino, di individuare i percorsi commerciali e di approvvigionamento. L’ultima parte della tesi offre l’analisi di alcune fonti materiali al fine di ricostruire le tecniche sartoriali medievali intrecciando tutte le fonti consultate: dai documenti scritti si passa pertanto agli abiti che offrono informazioni dirette sulle tecniche di taglio ed assemblaggio. / The work of Elisa Tosi Brandi concerns the tailor's craft in the late Middle Ages and it develops using two different perspectives. On the one hand, it was decided to follow a tradition of studies now consolidated, which gives priority to the investigation of economic and political aspects, on the other hand, it has chosen not to forget the history of the artisans products. The approach used in this thesis holds together both research perspectives, trying to investigate the manufacturers and products as well as the steps and methods of work. Starting from the case of study of the Tailor’s Guild in Bologna, the thesis of Elisa Tosi Brandi reconstructs this craft by comparing unpublished sources (statutes, matricole, estimi) and studies on other areas of Italy. The rich documentation preserved has allowed to highlight the organization of this work, to collocate houses and shops in the area of the market and in the broader fabric of the town, and to locate the commercial and supply routes. The last part of the thesis offers analysis of some materials sources in order to reconstruct the medieval tailoring techniques: from written records it goes therefore to the clothes that offer direct information on the techniques of cutting and assembling.
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Santi africani venuti dal mare nell'agiografia campana altomedievale: la Passio s. Prisci e la Vita s. Castrensis tra storia e tradizione letteraria / African saints that arrived in Campania from the sea in the medieval time: the Passio s. Prisci and the Vita s. Castrensis between history and literature

Gitto, Emilia Anna <1977> 12 September 2013 (has links)
Utilizzando fonti della più diversa tipologia (liturgiche, agiografiche, storiche, letterarie, archeologiche ed epigrafiche), lo studio condotto sulla Passio s. Prisci e sulla Vita s. Castrensis, entrambe con ogni probabilità composte da monaci benedettini a Capua tra X e XI secolo, si concentra innanzitutto sulle vicende che in quell'arco di tempo resero possibile la permanenza delle comunità di Montecassino e di S. Vincenzo al Volturno nel centro campano e sul riflesso che la loro presenza ebbe sulla vita politica e culturale della città. La Passio s. Prisci acquista una valenza non solo religiosa ma anche politica se messa in relazione con la quasi contemporanea istituzione della metropolia capuana; la Vita s. Castrensis, per la netta prevalenza dell'elemento fantastico e soprannaturale che la caratterizza, appare meno legata alle contingenze storico-politiche e più vicina ai topoi della tradizione agiografica e popolare. I capitoli centrali della tesi sono dedicati alla figura di Quodvultdeus, vescovo cartaginese esiliato dai Vandali nel V secolo, la cui vicenda, narrata da Vittore di Vita nell'Historia persecutionis africanae provinciae ha funto da modello per le agigrafie campane. La ricerca prende dunque in considerazione le fonti letterarie, i ritrovamenti archeologici e le testimonianze epigrafiche che confermerebbero la testimonianza di Vittore, riflettendo inoltre sui rapporti di natura commerciale che nel V secolo intercorsero tra Africa e Campania e sul forte legame esistente, già a partire dal secolo precedente, tra le Chiese delle due regioni, fattori che potrebbero aver facilitato l'arrivo degli esuli cartaginesi a Napoli. L'ultima parte del lavoro è volta a rintracciare le ragioni storiche e letterarie che possono aver spinto gli autori dei testi a trasformare due santi di sicura origine campana in vescovi africani venuti dal mare, favorendo la diffusione del topos nell'agiografia campana medievale. / This research project examines the Passio s. Prisci and the Vita s. Castrensis, two agiographic works written most probably in a benedictine monastry in Capua between the X and the XI century. Taking into consideration various types of documents, this thesis attempts to investigate the historical context in which these two texts where compiled. The first part of the paper especially concentrates on the events that made possible the presence of the monks of Montecassino and S. Volturno in Capua at the end of IX and most of the X century, reflecting on the influence they had on political and cultural life in the town. The Passio s. Prisci could acquire a religious and political value if it were connected with the institution of the new archiepiscopal seat of Capua, that was founded between 965-966 d.c. The redaction Vita s. Castrensis, on the other hand, appears to have been less influenced by historical and political events and much more connected to the topoi of the hagiographic and popular tradition. The paper also concentrates on the figure of Quodvultdeus, bishop of Carthage exiled by Vandals around 439 d.c. His story is told by Victor of Vita in the Historia Persecutionis Africanae Provinciae, work that was the role model for the Passio s. Prisci and the Vita s. Castrensis. This research examines the possible reasons that could have facilitated the arrive of Quodvultdeus and of other exiles from Carthage to Naples in the V century, evaluating also the literary sources and the archeological data that could prove this. The last part of the work reflects on the historical and literary causes by which Prisco and Castrese, two saints from the region of Campania, have been transformed by their hagiographers in two African bishops that arrived from the sea.
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Pubblici poteri e signorie di castello nella romagna nord-occidentale (secoli XI-XIII) / Public powers and castle-lordships in north-western of Romagna (centuries XI-XIII)

Pallotti, Riccardo <1982> 11 June 2014 (has links)
La presente ricerca di dottorato consiste in un’analisi di carattere politico ed istituzionale dei poteri signorili e territoriali, collegati a distretti castrensi, documentati nella Romagna nord-occidentale durante il pieno medioevo. L’indagine mira a ricostruire, principalmente attraverso fonti documentarie, alcune delle quali inedite, la geografia dei poteri in un’area sub-regionale, con particolare attenzione al fenomeno della signoria rurale, dei poteri comitali e dell’incastellamento. Partendo dallo studio di una realtà locale, la ricerca arriva a sviluppare argomentazioni di carattere generale, ricollegandosi al dibattito storiografico sui poteri signorili e l’incastellamento. La ricerca risulta incentrata sui soggetti politici, laici ed ecclesiastici, detentori dei castelli e dei poteri pubblici nella Bassa Romagna, in primo luogo gli arcivescovi di Ravenna, i vescovi e i conti di Imola, le famiglie comitali di Cunio, Bagnacavallo e Donigallia nei secoli XI-XIII. L'attenzione si concentra, in particolare, sulla fase del cosiddetto “secondo incastellamento” e sui decenni a cavaliere tra XII e XIII secolo, con il tentativo di espansione dei comuni nel contado e la formalizzazione dei poteri dei signori rurali da parte dei sovrani svevi. Proprio alla complessa interazione con il mondo cittadino e allo stretto rapporto dei Cunio e dei Malvicini con la corte di Federico II viene dato ampio spazio nei capitoli conclusivi del presente lavoro. / The doctoral research entitled Pubblici poteri e signorie di castello nella Romagna nordoccidentale fra XI e XIII secolo is a critical study about castle-lordships and their rise and growth from institutional, political and social point of view. This work examines local and feudal powers, castle-lordships and fortified settlements in Romagna between XI and XIII centuries, connecting with the historiographical debate about castle-holding aristocracy. It has specifically been taken into consideration north-western of Romagna, which was later conquered by Este family. This is a particular kind of area, without important towns but fully of castles and dominated by Ravenna, Faenza, Imola and, most of all, by Ravennate archbishop. This area has also long time influenced by byzantine rule. Thanks to his work, we can clearly understand that north-western Romagna is a lot more like to the remaining part of northern Italy of Longobard-French tradition.
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La creazione del distretto comunale: Il caso di Reggio Emilia (XII-prima metà XIII secolo) / The creation of the Commune district: the case of Reggio Emilia (XII-first half XIII century)

Cavalazzi, Marco <1981> 25 May 2015 (has links)
L’oggetto della ricerca è stato il processo di creazione del distretto del Comune di Reggio Emilia tra il XII e l’inizio del XIII secolo, di cui sono stati analizzati diversi aspetti salienti, così come emergono in primo luogo dall’analisi del liber iurium reggiano, il Liber grossus antiquus. L’elaborato è suddiviso in due parti. Nella prima parte si è cercato di ricostruire le vicende, i legami e il patrimonio delle famiglie rurali reggiane nel corso del XII secolo in particolare e gli aspetti caratteristici del Comune cittadino nella sua fase iniziale. Nella seconda parte ci si è concentrati sull’analisi dei caratteri più rilevanti del processo di creazione del distretto comunale reggiano: il rapporto tra i signori del contado, i Comuni rurali e il Comune urbano; la difesa e l’incremento dei Communia cittadini; la fondazione di borghi franchi e nuovi. Il Comune di Reggio Emilia tentò di annettere l’intero territorio diocesano al distretto cittadino, non riuscendoci completamente e adottando una politica territoriale diversificata a seconda dei caratteri delle zone controllate. / The object of the research has been the process of creation of the Reggio Emilia Commune district between the twelfth and early thirteenth century, of which several important aspects have been analyzed, as they emerged in particular from the analysis of the Reggio liber iurium, the Liber grossus antiquus. The study is divided into two parts. The first, in which we tried to reconstruct the events, the feudal links and the possessions of rural families of Reggiano (in particular during the twelfth century) and the characteristic aspects of the urban Commune in its first phase. The second, in which the focus was the analysis of the most important characters of the process of creation of Reggio Emilia Commune district: the relationship between the lords of the contado, the rural Communes and the urban one; the defense and the increase of city Communia; the creation of “borghi franchi” and “borghi nuovi”. The Commune of Reggio Emilia tried to annex the entire diocesan territory to the city district, adopting a different territorial policy in base of the characters of the controlled areas.
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Il cane e l'uomo nella cultura e nel diritto dell'alto medioevo / Dog and man in the culture and in the law of the early middle ages

Iuffrida, Marco <1982> 14 September 2012 (has links)
Attraverso l’indagine di fonti altomedievali come le Leges dei barbari si è potuto valutare, da un punto di vista pragmatico e fattuale, l’intenzione umana – a volte incidentale e pure difficoltosa – di inquadrare e definire il rapporto con un animale domestico come il cane, che continua e si evolve tra Antichità ed Alto Medioevo e senza una cesura netta. Per completare il quadro culturale e storico-sociale della ricerca, oltre alla trattatistica antica e alla letteratura medievale sugli animali, si è passato in rassegna espressioni documentarie come i capitularia mundana ed ecclasiastica, che hanno destato ulteriore interesse in quanto in esse sussiste il riflesso di un’attenzione tutta “altomedievale” per il cane e per quell’attività che da millenni lega l’uomo a questo animale: la caccia. L’argomento venatorio presuppone l’associazione con il cane nella quasi totalità dei provvedimenti sulla caccia, trasmettendo testimonianze stimabili del connubio homo cum canibus. Ne risulta ora un’amicitia, ora un legame impedito come nelle continue interdizioni venatorie rivolte agli ecclesiastici, uomini – e donne – di Chiesa che andavano a caccia. Pur non fornendo le stesse informazioni minuziose sui cani delle Leggi dei barbari, i capitularia propongono suggestivi scorci di un mondo in cui la caccia, forse la sola attività attraverso cui uomo e cane condividono le medesime trepidazioni primordiali, non era violenza gratuita ma un fondamento della cultura, soprattutto, ma non solo, di ambito aristocratico. / This thesis analyzes the relationship between man and dog through a novel interpretative grid informed by the cultural approach adopted by a complex assemblage of barbarians (Visigoths, Franks, Lombards, Frisians, etc.). Solidarity or otherness? Examination of the early medieval Leges of the barbarians and the capitularia has facilitated a pragmatic and fact-based assessment of humanity’s fraught and somewhat haphazard attempts at understanding and defining its relations with domestic animals such as dogs. This analysis also allows us to bring to light the new roles that increased the significance of the dog in daily life (different types of dogs listed, i.e. barmbraccus, petrunculus, canis acceptoricius, triphunt, hovawart, etc.). The intrinsic peculiarity of the Laws of the barbarians means we can now underscore the substantial difference between classical civilization and the barbarian world in the context of which the dog took on a specific role that was complementary to man’s activities, above all hunting.
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Il cuneo di san Bernardo. Le reti cistercensi nel nord della penisola iberica: il caso galiziano (1142-1250) / The wedge of St. Bernard. The Cistercian networks in the northern Iberian Peninsula: the case of Galicia (1142-1250)

Renzi, Francesco <1985> 13 December 2013 (has links)
Abstract (Ita): La tesi si propone l'obiettivo di analizzare l'affermazione del monachesimo cistercense nel nord della penisola iberica a cavallo tra XII e XIII secolo con particolare attenzione alla Galizia, una regione caratterizzata da una fortissima concorrenza tra i “poteri” presenti sul territorio. Attraverso l'analisi delle fonti edite ed inedite di tre monasteri cistercensi dislocati da nord a sud su tutto il territorio galiziano (Sobrado nell'arcidiocesi di Compostela, Meira nella diocesi di Lugo e Melón nella diocesi di Tuy), con il supporto della documentazione di altre cinque abbazie galiziane dell'Ordine di Cîteaux (Monfero, Armenteira, Oseira, Montederramo e Oya) e avvalendosi della più recente storiografia internazionale, la ricerca approfondisce i rapporti tra i monaci bianchi e la monarchia castellano-leonesa, le grandi famiglie aristocratiche (specialmente i Traba), la piccola aristocrazia locale dei milites e dei proprietari fondiari, gli heredes, il mondo ecclesiastico locale (sia le relazioni con l'episcopato sia con gli altri cenobi presenti sul territorio) e il mondo urbano in grande fermento nel corso del XII secolo analogamente ad altre aree d'Europa, mostrando come i monaci bianchi furono capaci di elaborare modelli di sviluppo diversi nelle varie aree della Galizia. / Abstract (Eng): The purpose of this doctoral thesis is the analysis of the affirmation of Cistercian monks in northern Iberian Peninsula between twelfth and thirteenth centuries, with particular attention to Galicia, a region characterized by a strong competition between the local “Powers”. Through the analysis of the edited and unedited sources of three Cistercian monasteries positioned along the entire Galician territory (Sobrado in the archdiocese of Compostela, Meira in the diocese of Lugo and Melón in the diocese of Tuy) and with the support of the documentation of other five Cistercian Galician monasteries ((Monfero, Armenteira, Oseira, Montederramo e Oya) and of the most recent international historiography, the research studies in deep the relationships between white monks and the kings of León-Castile and León, the most important aristocratic families (especially the Trabas), the local families of knights (milites) and small landowner (heredes), the Galician ecclesiastical institutions (episcopate and monasteries) and the urban world in transformation during the twelfth century. The research shows, also, as the Cistercians were able to think out different several models of development in the different areas of Galicia.
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Mangia, bevi, ama. Cibo e rituali alimentari del matrimonio nell'Occidente altomedievale / Eat, drink, prey. Food and food rituals of marriage in the early medieval West

Maraschi, Andrea <1985> 13 December 2013 (has links)
La ricerca pone al centro dell’indagine lo studio dell’importanza del cibo nelle cerimonie nuziali dell’Europa occidentale nei secoli V-XI. Il corpus di fonti utilizzate comprende testi di genere diverso: cronache, annali, agiografie, testi legislativi, a cui si è aggiunta un’approfondita analisi delle antiche saghe islandesi. Dopo un'introduzione dedicata in particolare alla questione della pubblicità della celebrazione, la ricerca si muove verso lo studio del matrimonio come “processo” sulla base della ritualità alimentare: i brindisi e i banchetti con cui si sigla l’accordo di fidanzamento e i ripetuti convivi allestiti per celebrare le nozze. Si pone attenzione anche ad alcuni aspetti trasversali, come lo studio del caso della “letteratura del fidanzamento bevuto”, ossia una tradizione di testi letterari in cui il fidanzamento tra i protagonisti viene sempre ratificato con un brindisi; a questo si aggiunge un’analisi di stampo antropologico della "cultura dell’eccesso", tipica dei rituali alimentari nuziali nel Medioevo, in contrasto con la contemporanea "cultura del risparmio". L'analisi si concentra anche sulle reiterate proibizioni al clero, da parte della Chiesa, di partecipare a banchetti e feste nuziali, tratto comune di tutta l’epoca altomedievale. Infine, la parte conclusiva della ricerca è incentrata sulla ricezione altomedievale di due figure bibliche che pongono al centro della narrazione un banchetto nuziale: la parabola delle nozze e il banchetto di Cana. L’insistente presenza di questi due brani nelle parole dei commentatori biblici mostra la straordinaria efficacia del “linguaggio alimentare”, ossia di un codice linguistico basato sul cibo (e su contesti quali l’agricoltura, la pesca, ecc.) come strumento di comunicazione sociale di massa con una valenza antropologica essenzialmente universale. / The research focuses on the study of the importance of food in wedding celebrations of Western Europe from the VIth to the XIth century. It was used a corpus of sources which features texts of different genres: chronicles, annals, hagiographies, legislative texts, to which it was added a deep analysis of the ancient icelandic sagas. After an introduction mainly centred on the publicity of the celebration, the research examines marriage as a "process" from the point of view of food rituality: the toasts and the banquets set up to ratify the betrothal and the repeated banquets for the celebration of the wedding. The research also analyzes some cross matters, such as the study of the case of the "drunk betrothal literature", a literary tradition where the betrothal between the two protagonists is always ratified through a toast; furthermore, a historical-anthropological analysis deals with the "culture of exceeding", typical of medieval food rituals of marriage, compared to the contemporary "culture of saving". Then the thesis examines the reiterate prohibitions that the Church imposed to clergy relating their attendance to wedding feasts and banquets, common trait of the whole Middle Ages. Finally, the conclusive part of the study is centred on the medieval reception of two biblical figures that set as background a wedding banquet: the parable of the wedding banquet and the wedding of Cana. The persistent presence of these two scenes in the words of Bible commentators proves the extraordinary efficacy of the "food language", a linguisitic code based on food (and on backgrounds such as agriculture, fishing, etc.) as an instrument for mass social communication with an essentially universal anthropological value.
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L'insediamento medievale tra storia e archeologia: dal saltopiano al vicariato di galleria (IX-XIV secolo)

Cianciosi, Alessandra <1979> 13 June 2008 (has links)
La tesi si pone come finalità quella di analizzare un comprensorio territoriale dal punto di vista insediativo, cercando di coglierne le peculiarità e i mutamenti nel lungo periodo attraverso un uso incrociato di fonti scritte e archeologiche. La ricerca ha preso avvio dall’analisi del Saltopiano, uno dei distretti di ambito rurale che si ritrova nelle fonti tra IX-XII secolo, in passato già affrontato dalla storiografia specialmente in relazione all’organizzazione istituzionale delle aree rurali tra Longobardia e Romania durante i secoli altomedievali. Attraverso l’esame delle fonti scritte edite si è cercato di ricostruire il quadro dell’organizzazione territoriale, partendo dalla disamina dei centri di potere laici ed ecclesiastici che a questa area avevano rivolto il proprio interesse patrimoniale e politico, ma proponendo in modo analitico i dati che forniscono indicazioni dirette in relazione all’organizzazione insediativa e quindi alla gestione del territorio dal punto di vista socioeconomico. E’ stato posto in risalto il carattere di un insediamento rurale a maglie larghe, secondo la scansione in fundi e la presenza di poli di accentramento importanti come pievi, castra, vici e con una compresenza, per quanto ristretta a pochi esempi significativi, di altre forme di organizzazione come la curtis e la massa. Con la prosecuzione dello studio del territorio in senso diacronico, prima la scomparsa del riferimento al Saltopiano, poi la progressiva conquista del contado da parte del Comune di Bologna ha determinato un vero e proprio mutamento nell’approccio di analisi. E’ stato dato spazio all’analisi di fondi inediti (conservati principalmente all’Archivio di Stato di Bologna) e specificamente legati alla realtà territoriale studiata. In primo luogo, sono stati esaminati gli estimi del contado (Galliera e Massumatico), una fonte già frequentata in passato da altri studiosi, soprattutto con un interesse dal punto di vista demografico e economico. Nel caso specifico, sono stati estrapolati dalle prime rilevazioni fiscali del 1235 e del 1245 e poi da quelle di primo Trecento i dati che restituiscono l’organizzazione del territorio in modo concreto. Partendo dalle riflessioni di studi svolti in passato, che avevano considerato il fondamentale inserimento di importanti famiglie cittadine nella gestione sempre più ampia dei beni agricoli nel contado è stata avviata l’analisi di un altro fondo inedito, quello dei registri del Vicariato di Galliera (in particolare quelli concernenti la denuncia dei “danni dati” sulle proprietà agricole), da cui emerge in modo evidente la presenza di famiglie come i Guastavillani, i Caccianemici, i Lambertini. Tali dati, in associazione a quelli tratti dagli estimi, hanno fornito elementi essenziali per la comprensione del territorio rurale nel suo complesso e nei rapporti di interdipendenza tra le diverse componenti sociali. Una terza parte della tesi è dedicata nella sua totalità all’analisi delle fonti materiali che forniscono dati per lo studio dell’insediamento medievale nel territorio compreso tra gli attuali comuni di S. Pietro in Casale e Galliera. Partendo da alcune ricerche preliminari compiute negli anni ’90 del secolo scorso, è stato impostato un progetto di ricerca archeologica articolatosi in due campagne di ricognizione di superficie e in una prima campagna di scavo tramite sondaggio presso la torre di Galliera, al fine di ricavare dati di prima mano in un’area pressoché inesplorata dal punto di vista archeologico. Nonostante i limiti riscontrati dal punto di vista pratico, a causa del terreno fortemente alluvionato, si sono raccolti dati specifici che aiutano a inquadrare questo comprensorio e a confrontarlo con altre aree della regione e in particolare del comitato bolognese studiate in ricerche analoghe, mettendone in evidenza le specificità e le caratterizzazioni. Inoltre, alcune importanti persistenze materiali (un sistema di torri di cui rimangono alcuni esempi ancora conservati in alzato) hanno permesso di gettare luce sul valore commerciale e quindi strategico dell’area, soprattutto in funzione del passaggio delle merci lungo una via fluviale fondamentale tra XIII-XIV secolo nel collegare Ferrara a Bologna.
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Dinamiche di un territorio. Il Bolognese orientale tra incastellamento e borghi franchi. Storia e archeologia.

Grandi, Elena <1976> 10 July 2009 (has links)
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Paesaggi monastici nel Ravennate tra fonti scritte e dati archeologici (VIII – XIII secolo) / Monastic Landscapes in Ravenna between written sources and archaeological records (VIII – XIII century)

Bondi, Mila <1973> 14 September 2012 (has links)
Il progetto di ricerca ha come oggetto di studio cinque monasteri ravennati (urbani e suburbani, maschili e femminili) di cui si volevano conoscere le strutture monastiche, le dotazioni patrimoniali (di cui è stata effettuata la mappatura) e le forme di economia sviluppate, utilizzando le fonti scritte provenienti dagli archivi monastici e i dati archeologici disponibili. Nello specifico, i monasteri selezionati (da intendersi come sede di monaci organizzati secondo una Regola) sono: Sant’Apollinare in Classe, San Severo, Santa Maria in cereseo, San Martino post ecclesiam maiorem, Sant’Andrea maggiore. L’arco cronologico preso in esame è compreso tra il secolo VIII e il XIII. Dall’elaborazione dei dati si è tentato di ricostruire la storia della comunità monastica così come è deducibile dalle fonti scritte, di conoscere le strutture dei monasteri e delle loro dipendenze, in base alle informazioni desumibili dalle fonti scritte, dagli scavi archeologici quando disponibili e dalle fonti iconografiche, di comprendere la formazione dei patrimoni monastici, la loro gestione e il ruolo svolto dai monasteri nel territorio in cui si concentravano i beni e di ricostruire il contesto naturale e le forme insediative in cui tali beni erano inseriti. / The object of the research is the study of five monasteries (urban and suburban, male and female) in the area of Ravenna. The aim was to understand the nature of monastic buildings, endowments (which have been mapped) and economic activities, using written sources from monastic archives and archaeological records. The monasteries chosen were: Sant’Apollinare in Classe and San Severo (both male and set in Classe), Santa Maria in Cereseo, San Martino post Ecclesiam maiorem, Sant’Andrea maggiore, which are all set in Ravenna and female. The history of the each monastery was reconstructed in order to know the monastic buildings and their annexes in the territory (using also iconographical and cartographical sources), as well as to understand how monastic community formed their endowments, which was the assets administration, which role monasteries performed in the territory where their estates were concentrated, and also to reconstruct the environment and settlement shapes where those properties were set.

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