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IL TRIBUNALE ECCLESIASTICO MATRIMONIALE DI TRENTO (1857-1868): PROCEDURE DI GIUSTIZIA E PRATICHE SOCIALI NEL TRENTINO ASBURGICO

Reich, Jessica 30 April 2021 (has links)
Oggetto della mia dissertazione sono i processi matrimoniali della parte italiana della diocesi di Trento, prodotti dal tribunale ecclesiastico matrimoniale locale dal 1857 al 1868 e sedimentatisi nell’omonimo fondo archivistico dell’Archivio Diocesano Tridentino. Loro presupposto è la stipula, nel 1855, del Concordato tra Chiesa cattolica e Impero asburgico, nel quale rientrava anche la diocesi di Trento, che sancì nuovi equilibri nelle relazioni tra le due istituzioni e il passaggio alla giurisdizione ecclesiastica della materia matrimoniale, che dal 1857 sarebbe stata sottoposta al giudizio degli appositi tribunali ecclesiastici. La ricerca si concentra così sul periodo intercorrente tra il 1857, anno di inizio di attività anche per il tribunale tridentino, e il 1868, quando si assistette a un cambiamento nella politica religiosa austriaca col ritorno in mano secolare della gestione della disciplina nuziale. Cuore del progetto sono dunque i procedimenti matrimoniali. Questa tipologia documentaria è stata oggetto di indagini ampie e varie per approcci e metodologie, fra storia giuridica, istituzionale, sociale, economica, di genere, ma con principale attenzione per l’età moderna. Un interesse che solo in tempi recenti si sta estendendo anche alla documentazione ottocentesca. Il mio lavoro si inserisce in questo indirizzo, con l’intenzione di portare alla luce un oggetto pressoché sconosciuto nelle sue peculiarità spazio-temporali. Il fondo “Tribunale ecclesiastico matrimoniale” e il suo ente produttore, infatti, non hanno ancora trovato spazio in storiografia. La condizione di trovarsi ad operare entro un terreno documentario vergine, e dunque non indagato nemmeno nei suoi cardini istituzionali e giuridici, quindi archivistici, mi ha spinto ad impostare il lavoro su più livelli analitici, con una duplice finalità. In primo luogo, ho inteso produrre uno scavo nella storia interna del tribunale come istituzione, con le sue premesse politiche e le sue fondamenta normative, e dei processi nei loro aspetti teorici e pratici. In secondo luogo, il mio intento è stato indagare la storia esterna al tribunale, ovvero alcuni scenari della realtà sociale, culturale e antropologica del Trentino di metà Ottocento che irrompono in aula con la loro vitalità e complessità. Sebbene tra storia interna e storia esterna vi siano un fitto dialogo e una significativa interdipendenza, ho concretizzato questi propositi in un’elaborazione costituita da quattro parti, di cui le prime tre concernenti la storia interna e l’ultima quella esterna. La prima ricostruisce le vicende istituzionali dell’Impero asburgico e del Trentino ottocentesco, con specifica attenzione per gli sviluppi della normativa e della gestione della disciplina matrimoniale tra potere ecclesiastico e secolare. Nella seconda parte esamino il tribunale locale, soffermandomi sulla sua storia, sulla sua composizione, sulla prosopografia dei suoi componenti e sui criteri della loro nomina. Si indagano inoltre i rapporti intessuti dal foro con le autorità secolari durante il periodo di vigenza del Concordato e le sfere di competenza sul matrimonio tra foro ecclesiastico e civile. L’approfondimento della fisionomia del fondo archivistico, in relazione ai meccanismi di funzionamento dell’ente produttore, e l’esame della procedura delle diverse categorie processuali, nel rapporto tra norme e prassi, compone la terza parte. Infine, la quarta parte, il fulcro della mia ricerca: in essa si svolge la disamina di alcuni processi scelti secondo un’organizzazione problematica e tematica, privilegiando lo studio del singolo caso al fine di scandagliare col maggior dettaglio possibile i numerosi risvolti delle vicende processuali. Gli argomenti affrontati sono: la pazzia, nelle sue pieghe sia procedurali sia extragiudiziarie sociali, culturali e mediche; il magnetismo animale, nella specificità del contesto giudiziario e socio-culturale in cui trova espressione; la violenza contro le donne, con l’esame delle sue narrazioni giudiziarie offerte dai vari attori coinvolti nei processi, a partire dai contendenti fino ai membri delle comunità e alle autorità secolari ed ecclesiastiche.
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A loucura como constructo discursivo e sintoma social : uma análise do funcionamento da ideologia e do inconsciente na constituição dos sujeitos

Godoy, Ana Boff de January 2016 (has links)
Partendo dal quadro teorico dell‟Analisi del Discorso pêcheuxtiana (AD), teoria del linguaggio che opera sull‟interrelazione della lingua/del linguaggio, della storia (ideologia) e dei processi dell‟inconscio come forma di costituzione delle persone (chiamate soggetti da questa teoria), la presente tesis ha come scopo dimostrare che la pazzia o la follia si presenta come un costrutto discorsivo ben come un sintomo sociale. Per costrutto discorsivo si capisce una costruzione ideologica (anche se inconscia o negata) modellata da una formazione immaginaria che tiene l‟immaginario sociale (ed è da esso tenuta), operando, di conseguenza, su tutti i rapporti interpersonali e le pratiche sociali. In un capitolo analitico-epistemologico, si prosegue il percorso della storia della follia (o della sua discorsivisazione) con l‟obiettivo di comprendere il suo significato, i suoi effetti di senso e la sua iscrizione nel tempo e nello spazio. Da questo percorso, è possibile desumere: i. il manicomio come archivio di soggetti, delle loro memorie e del loro oblio; ii. le differenti formazioni discorsive (FDs) riguardo la follia/pazzia; iii. il principio organizzativo dei rapporti di poteri (oppure la loro giustificazione) attraverso una nuova categoria discorsiva chiamata delegazione discorsiva; iv. la normosi intesa come patologia della normalità. Di seguito, si fa l‟analise dell‟oggetto discorsivo scelto, il film Vincere (2009), del regista Marco Bellocchio, il quale racconta la storia segreta del dittatore fascista Benito Mussolini, quale sia, la storia di sua amante Ida Dalser e del loro figlio, Benito Albino, i quali sono scartati nel manicomio come forma di proteggere l‟immagine del Duce e del regime fascista, quest‟ultimo percepito come manifestazione normotica della follia ben come sintomo che si iscrive nel corpo sociale. / Partindo do referencial teórico da Análise do Discurso pêcheuxtiana (AD), teoria da linguagem que trabalha na interrelação da língua(gem), da história (ideologia) e dos processos inconscientes na constituição dos sujeitos, a presente tese objetiva demonstrar que a loucura se apresenta como um constructo discursivo e como um sintoma social. Por constructo discursivo entende-se uma construção ideológica (ainda que inconsciente ou negada) forjada a partir de uma formação imaginária que sustenta o imaginário social (e é por ele sustentada), operando, consequentemente, em todas as relações intersubjetivas e práticas sociais. Em um capítulo analítico-epistemológico, percorre-se a história da loucura (ou da discursivização da loucura) a fim de compreender sua significação, seus efeitos de sentido e sua inscrição no tempo e no espaço. A partir desse percurso, torna-se possível entender: i. o manicômio como arquivo de sujeitos, de suas memórias e esquecimentos; ii. as diferentes formações discursivas (FDs) da/sobre a loucura; iii. o princípio organizador das relações de poder (ou a sua justificação) por meio de uma nova categoria discursiva, que se denomina delegação discursiva; iv. a normose como patologia da normalidade. Prossegue-se, então, à análise de um objeto discursivo, o filme Vincere (2009), do diretor Marco Bellocchio, o qual conta a história secreta do ditador fascista Benito Mussolini, a saber, a história de sua amante Ida Dalser e do filho que teve com ela, Benito Albino, os quais são descartados ao manicômio como forma de proteção da imagem do Duce e do regime fascista, percebido como manifestação normótica da loucura bem como sintoma que se inscreve no corpo social.
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A loucura como constructo discursivo e sintoma social : uma análise do funcionamento da ideologia e do inconsciente na constituição dos sujeitos

Godoy, Ana Boff de January 2016 (has links)
Partendo dal quadro teorico dell‟Analisi del Discorso pêcheuxtiana (AD), teoria del linguaggio che opera sull‟interrelazione della lingua/del linguaggio, della storia (ideologia) e dei processi dell‟inconscio come forma di costituzione delle persone (chiamate soggetti da questa teoria), la presente tesis ha come scopo dimostrare che la pazzia o la follia si presenta come un costrutto discorsivo ben come un sintomo sociale. Per costrutto discorsivo si capisce una costruzione ideologica (anche se inconscia o negata) modellata da una formazione immaginaria che tiene l‟immaginario sociale (ed è da esso tenuta), operando, di conseguenza, su tutti i rapporti interpersonali e le pratiche sociali. In un capitolo analitico-epistemologico, si prosegue il percorso della storia della follia (o della sua discorsivisazione) con l‟obiettivo di comprendere il suo significato, i suoi effetti di senso e la sua iscrizione nel tempo e nello spazio. Da questo percorso, è possibile desumere: i. il manicomio come archivio di soggetti, delle loro memorie e del loro oblio; ii. le differenti formazioni discorsive (FDs) riguardo la follia/pazzia; iii. il principio organizzativo dei rapporti di poteri (oppure la loro giustificazione) attraverso una nuova categoria discorsiva chiamata delegazione discorsiva; iv. la normosi intesa come patologia della normalità. Di seguito, si fa l‟analise dell‟oggetto discorsivo scelto, il film Vincere (2009), del regista Marco Bellocchio, il quale racconta la storia segreta del dittatore fascista Benito Mussolini, quale sia, la storia di sua amante Ida Dalser e del loro figlio, Benito Albino, i quali sono scartati nel manicomio come forma di proteggere l‟immagine del Duce e del regime fascista, quest‟ultimo percepito come manifestazione normotica della follia ben come sintomo che si iscrive nel corpo sociale. / Partindo do referencial teórico da Análise do Discurso pêcheuxtiana (AD), teoria da linguagem que trabalha na interrelação da língua(gem), da história (ideologia) e dos processos inconscientes na constituição dos sujeitos, a presente tese objetiva demonstrar que a loucura se apresenta como um constructo discursivo e como um sintoma social. Por constructo discursivo entende-se uma construção ideológica (ainda que inconsciente ou negada) forjada a partir de uma formação imaginária que sustenta o imaginário social (e é por ele sustentada), operando, consequentemente, em todas as relações intersubjetivas e práticas sociais. Em um capítulo analítico-epistemológico, percorre-se a história da loucura (ou da discursivização da loucura) a fim de compreender sua significação, seus efeitos de sentido e sua inscrição no tempo e no espaço. A partir desse percurso, torna-se possível entender: i. o manicômio como arquivo de sujeitos, de suas memórias e esquecimentos; ii. as diferentes formações discursivas (FDs) da/sobre a loucura; iii. o princípio organizador das relações de poder (ou a sua justificação) por meio de uma nova categoria discursiva, que se denomina delegação discursiva; iv. a normose como patologia da normalidade. Prossegue-se, então, à análise de um objeto discursivo, o filme Vincere (2009), do diretor Marco Bellocchio, o qual conta a história secreta do ditador fascista Benito Mussolini, a saber, a história de sua amante Ida Dalser e do filho que teve com ela, Benito Albino, os quais são descartados ao manicômio como forma de proteção da imagem do Duce e do regime fascista, percebido como manifestação normótica da loucura bem como sintoma que se inscreve no corpo social.
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A loucura como constructo discursivo e sintoma social : uma análise do funcionamento da ideologia e do inconsciente na constituição dos sujeitos

Godoy, Ana Boff de January 2016 (has links)
Partendo dal quadro teorico dell‟Analisi del Discorso pêcheuxtiana (AD), teoria del linguaggio che opera sull‟interrelazione della lingua/del linguaggio, della storia (ideologia) e dei processi dell‟inconscio come forma di costituzione delle persone (chiamate soggetti da questa teoria), la presente tesis ha come scopo dimostrare che la pazzia o la follia si presenta come un costrutto discorsivo ben come un sintomo sociale. Per costrutto discorsivo si capisce una costruzione ideologica (anche se inconscia o negata) modellata da una formazione immaginaria che tiene l‟immaginario sociale (ed è da esso tenuta), operando, di conseguenza, su tutti i rapporti interpersonali e le pratiche sociali. In un capitolo analitico-epistemologico, si prosegue il percorso della storia della follia (o della sua discorsivisazione) con l‟obiettivo di comprendere il suo significato, i suoi effetti di senso e la sua iscrizione nel tempo e nello spazio. Da questo percorso, è possibile desumere: i. il manicomio come archivio di soggetti, delle loro memorie e del loro oblio; ii. le differenti formazioni discorsive (FDs) riguardo la follia/pazzia; iii. il principio organizzativo dei rapporti di poteri (oppure la loro giustificazione) attraverso una nuova categoria discorsiva chiamata delegazione discorsiva; iv. la normosi intesa come patologia della normalità. Di seguito, si fa l‟analise dell‟oggetto discorsivo scelto, il film Vincere (2009), del regista Marco Bellocchio, il quale racconta la storia segreta del dittatore fascista Benito Mussolini, quale sia, la storia di sua amante Ida Dalser e del loro figlio, Benito Albino, i quali sono scartati nel manicomio come forma di proteggere l‟immagine del Duce e del regime fascista, quest‟ultimo percepito come manifestazione normotica della follia ben come sintomo che si iscrive nel corpo sociale. / Partindo do referencial teórico da Análise do Discurso pêcheuxtiana (AD), teoria da linguagem que trabalha na interrelação da língua(gem), da história (ideologia) e dos processos inconscientes na constituição dos sujeitos, a presente tese objetiva demonstrar que a loucura se apresenta como um constructo discursivo e como um sintoma social. Por constructo discursivo entende-se uma construção ideológica (ainda que inconsciente ou negada) forjada a partir de uma formação imaginária que sustenta o imaginário social (e é por ele sustentada), operando, consequentemente, em todas as relações intersubjetivas e práticas sociais. Em um capítulo analítico-epistemológico, percorre-se a história da loucura (ou da discursivização da loucura) a fim de compreender sua significação, seus efeitos de sentido e sua inscrição no tempo e no espaço. A partir desse percurso, torna-se possível entender: i. o manicômio como arquivo de sujeitos, de suas memórias e esquecimentos; ii. as diferentes formações discursivas (FDs) da/sobre a loucura; iii. o princípio organizador das relações de poder (ou a sua justificação) por meio de uma nova categoria discursiva, que se denomina delegação discursiva; iv. a normose como patologia da normalidade. Prossegue-se, então, à análise de um objeto discursivo, o filme Vincere (2009), do diretor Marco Bellocchio, o qual conta a história secreta do ditador fascista Benito Mussolini, a saber, a história de sua amante Ida Dalser e do filho que teve com ela, Benito Albino, os quais são descartados ao manicômio como forma de proteção da imagem do Duce e do regime fascista, percebido como manifestação normótica da loucura bem como sintoma que se inscreve no corpo social.

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