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Mimesi della natura e ballet d'action: per un'estetica della danza teatrale (1751 - 1785) / Mimesis of the nature and ballet d’action: an aesthetics of theatrical dance (1751-1785)

AIMO, LAURA 11 April 2011 (has links)
Una ricerca che si prefigga di studiare la danza teatrale nel Settecento s’imbatte inevitabilmente in un nodo problematico: l’oggetto della ricerca non è (più). Di esso sono rimaste soltanto alcune tracce, ovvero una serie di materiali eterogenei che si presentano come effetti capaci di mostrare la causalità della causa – l’oggetto vacante – ma non la sua forma. A partire dalle opere riformatrici di G. Angiolini e J.G. Noverre nonché dai testi di diversi filosofi coevi interessati allo statuto del gesto, la tesi interroga la congerie di effetti sopravvissuta al ballet d’action per approfondire la danza come forma artistica e forma del sapere all’interno del più ampio sistema della rappresentazione. Nello specifico la tesi si propone di mostrare come il segno negativo che contraddistingue variamente la disciplina tersicorea e il dibattito critico su di essa nel XVIII secolo sia da ricondurre più propriamente all’essenziale matrice espressiva del gesto stesso e abbia contribuito a un progressivo slittamento del paradigma classico della mimesi della natura da un’accezione “imitativo-riproduttiva” a una “espressivo-creativa”. / A research that aims at examining the theatrical dance in the XVIII century is bound to face a problematic crux: the research object is not anymore. Some traces have remained, namely, a series of various materials able to show the causality of the cause – the vacant object – but not its form. The survey starts from the revolutionary works by G. Angiolini and J.G. Noverre and goes through different philosophicals texts of authors who were interested in the status of the gesture; it questions the bunch of effects which overcame the ballet d’action in order to look into the dance as a form of art and knowledge within the wider system of representation. Particularly, the research wants to show as the negative sign which marks this discipline and the XVIII critical debate on it has to be referred to the essential expressive nature of the gesture which led to a progressive shifting of the classic paradigm of the mimesis of nature from being “imitative-reproductive” to become “expressive-creative”
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COMUNITA' ESTETICHE E COMUNITA' ETICHE IL TEATRO DI GRUPPO IN ITALIA IL CASO DEL TEATRO DEL MAGOPOVERO (1971-1989) / Aesthetic Communities and Ethical Communities. Italian Teatro del Magopovero (1971-1989) Case History

GENTILE, FRANCESCA 14 March 2008 (has links)
La ricerca ricostruisce le vicende della scena italiana tra gli anni '70 e gli anni '80 e, più nello specifico, il fenomeno del teatro di gruppo, di quelle formazioni cioè che hanno sperimentato con più profondità la questione di un'azione comunitaria attraverso lo strumento del teatro. La ricostruzione di questo fenomeno, svolta all'interno di una premessa più generale sull'emersione di una tensione comunitaria in molte delle più importanti esperienze del teatro del Novecento, è stata effettuata attraverso l'analisi della vicenda artistica e sociale di uno dei più interessanti gruppi teatrali piemontesi: il Teatro del Magopovero di Asti, oggi Casa degli Alfieri. Si tratta di una esperienza, sorta negli anni Settanta nell'ambito del teatro di base, che più di altre ha saputo coniugare al proprio interno la tensione comunitaria, sul duplice versante del lavoro di gruppo e dell'azione sociale. La ricostruzione dell'evoluzione di questo gruppo ha permesso di rileggere le vicende della scena italiana e di mettere a fuoco come la tensione etica alla base di questi gruppi sia stata in grado negli anni di evolversi e tradursi in una dimensione estetica, mantenendo sempre alta l'attenzione al radicamento territoriale, culturale e sociale dei propri esisti artistici. / The research goes trough the Italian scene in - between the 70's and the 80's, in particular it focuses on the group's theatre: teams who experimented deeply a community action with a theatre instrument. The study takes as example the “Teatro del Magopovero”, now “Casa degli Alfieri”, one of the most interesting theatre groups of Piedmont, as a significant occurrence of the artistic and social phenomena of the theatre of the last century which aims to the ensemble . This group was founded in the 70's as a community-based theatre: it's an interesting instance of group /team working and social action. The evolution of the team building of this group shows the changes in the Italian history and stresses out how the strong ethic goal of this groups has been able to change in a aesthetic element, keeping high attention to the cultural and social network with the community in their performances.
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Un canone per il teatro arabo. Una lettura de Qālabu-nā al-masraḥī di Tawfīq al-Ḥakīm

PUGLIESI, GIROLAMO GIUSEPPE MARIA 19 April 2010 (has links)
Un'analisi della teoria teatrale di Tawfīq al-Ḥakīm a partire dal suo Qālabu-nā l-masraḥī. Lo studio intende dimostrare come in tutta l’opera di Tawfīq al-Ḥakīm sia presente, seppure in modalità diverse, una teleologia performativa della scrittura teatrale. / An analysis of Tawfiq al-Hakim's theatrical theory in the light of his Qālabu-nā al-masraḥī. The study aims at showing how in Tawfīq al-Ḥakīm's whole work is present, although in different ways, a performative teleology of playwriting.
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GIULIO CESARE, "SPECCHIO" DELLA CRISI? SULLA FORTUNA DEL JULIUS CAESAR DI SHAKESPEARE NEL TEATRO ITALIANO DAL 1949 A OGGI / Caesar "mirror" of the crisis? A History of Shakespeare's Julius Caesar in Italian Contemporary Theatre

COLOMBO, PIA VITTORIA 23 March 2015 (has links)
Rispetto agli altri studi sulla ricezione dell’opera drammatica di Shakespeare, questa tesi sulla fortuna del Julius Caesar nel teatro italiano dal 1949 al 2012 si spende innanzitutto per promuovere una rivalutazione, in senso positivo, dell’apporto degli adattamenti drammaturgici alla conoscenza del Bardo inglese in Italia. Avvalendosi di documentazione a stampa e archivistica coeva, nonché di interviste agli artisti del nostro teatro contemporaneo, lo studio ha verificato come nel realizzare le proprie messinscene del Julius Cesar i registi e gli attori che nel passato recente vi si sono cimentati abbiano perseguito tanto la ricostruzione filologica del dettato shakespeariano originale, quanto la propria ricerca stilistica personale, spesso e volentieri avvalendosi della collaborazione con eminenti esperti, al fine di presentare al pubblico allestimenti sempre esteticamente e filologicamente rigorosi, oltre che pertinenti e significativi. Pertanto, interrogandosi in generale sulle sfide e i compromessi insiti nella prassi ermeneutica, in definitiva questa ricerca sull’interpretazione del Julius Caesar nella scena italiana contemporanea tenta altresì di “demistificare” entrambe le mitologie shakespeariana e cesarea al fine di auspicare nuove pratiche di indagine drammaturgica e registica che permettano al nostro teatro di superare la crisi che attualmente attraversa. Ricostruendo i caratteri dei quindici allestimenti contemplati dal nostro studio, infatti, si è cercato di trarre dalla storia del nostro teatro e dei nostri studi shakespeariani degli utili spunti che possano infondere nuova linfa vitale alla dialettica tra la ricerca accademica e quella teatrale. / This dissertation on the reception of William Shakespeare’s Julius Caesar in Italian theatre from 1949 to 2012 calls for a positive consideration of theatrical adaptation practices, which only recently have been appropriately valued in Italian critical discourse on Shakespeare’s staging desiderata. Based on thorough archival research and interviews with contemporary theatre directors and actors, it also questions how much, and with what results, Italian theatre and academia have cooperated in the last seventy years so as to offer to the Italian audience "compromise stagings" of the Bard’s Roman tragedy that pursue both philology and innovation in theatrical work. While focusing on the history of Shakespeare’s Julius Caesar hermeneutic practice, this research may also be read as an investigation into the myths surrounding both the historical figure of Julius Caesar and that of Shakespeare. This is achieved through an historical reconstruction of different critical approaches to textual analysis in the study of both subjects, which indirectly yet daringly tackles the question of why Italian theatre practitioners prefer Shakespeare’s plays to new dramaturgy in Italian. Through the study of a set of 15 Julius Caesar Italian productions, I thus aim to assess the “liveliness” of Italian theatre and present solution to its current “crisis” by learning from the past and suggesting new ways for active cooperation between theatre and academia.
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"Ci sono così pochi buoni amici..." Il carteggio tra Mary McCarthy e Nicola Chiaromonte (1946 - 1971) / 'THERE ARE SO FEW TRUE FRIENDS...' IL CARTEGGIO TRA MARY McCARTHY E NICOLA CHIAROMONTE / "There are so few true friends" The correspondence between Mary McCarthy and Nicola Chiaromonte (1946 - 1971)

SAVOLDI, ALESSANDRA 21 February 2020 (has links)
La tesi riguarda il carteggio tra la scrittrice, critica letteraria e attivista politica americana Mary McCarthy e il saggista e critico teatrale italiano Nicola Chiaromonte: uno scambio epistolare, il loro, tuttora rimasto inedito nonostante il crescente numero di pubblicazioni riguardanti i due autori. La corrispondenza mantenuta con gli amici più stretti è da considerarsi un elemento fondamentale per far luce sugli aspetti più intimi della vita e della creazione artistica di Mary McCarthy: in particolare, questo epistolario svela il lato più umano e personale dell’autrice (raramente mostrato in pubblico) e la devozione e il rispetto che provava verso colui che considerava come suo mentore, critico e amico. Gli stessi sentimenti traspaiono dalle parole di Nicola Chiaromonte, tanto austero e misurato nel suo lavoro quanto scherzoso e appassionato con gli amici più cari. La tesi si compone di due parti principali. La breve introduzione generale è seguita da una prima parte di carattere storico-narrativo, in cui le biografie di Mary McCarthy e di Nicola Chiaromonte si alternano fino ad arrivare al momento fondamentale del loro incontro, a partire dal quale le loro esperienze si intrecciano negli eventi che li videro coinvolti. La seconda parte della tesi è invece il carteggio vero e proprio: 115 tra lettere, telegrammi e biglietti, corredati di note critiche al fine di permetterne una maggiore comprensione. / The dissertation deals with the correspondence between the writer, literary critic and American political activist Mary McCarthy and the Italian essayist and theater critic Nicola Chiaromonte: an epistolary exchange, their, still unpublished despite the growing number of publications concerning the two authors. The correspondence maintained with close friends is to be considered a fundamental element to shed light on the most intimate aspects of Mary McCarthy's life and artistic creation: in particular, this correspondence reveals the author's more human and personal side (rarely shown in public) and the devotion and respect he felt towards the one he considered as her mentor, critic and friend. The same feelings are reflected in the words of Nicola Chiaromonte, so austere and measured in his work as playful and passionate with his closest friends. The thesis consists of two main parts. The brief general introduction is followed by a first part of historical-narrative nature, in which the biographies of Mary McCarthy and Nicola Chiaromonte alternate up to the fundamental moment of their meeting, starting from which their experiences are intertwined in the events who saw them involved. The second part of the thesis is instead the actual correspondence: 115 among letters, telegrams and tickets, supplied with critical notes in order to allow a better understanding.
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Tra testo e messinscena: Ettore Romagnoli e il teatro greco

Troiani, Sara 09 June 2020 (has links)
The thesis aims to analyse the reception of the ancient Greek drama by the Italian scholar Ettore Romagnoli (1871-1938), considering his critical essays, translations, and theatre performances. The mutual interaction of these three aspects represents the methodological approach to understand how Romagnoli conceived the interpretation of Greek theatre and its dramatic production in the modern age. The thesis consists of three parts. The first one analyses Romagnoli’s ideas on classical studies and the modern translations of ancient Greek poetry within the Italian culture in the early 20th Century and in opposition to the positivist approach in the classical philology and the Neo Idealistic Aesthetics. Furthermore, an exam of the entire work of Romagnoli as stage director is offered, along with the reconstruction of a mainly unknow controversy after his dismissal from the National Institute of Ancient Drama. The second part analyses Romagnoli’s academic studies on the hypothetical performance of ancient tragedy and comedy and the evolution of Greek poetry from music. It also identifies the possible influence of these theories within his own translations and performances. The last part deals with two examples of translations for the stage: the "Agamemnon" (1914) and the "Bacchae" (1922). On the basis of theatre translation studies and thanks to Romagnoli’s editions of the two works, both placed at his archive and library in Rovereto and rich of notes by the translator himself, the analysis attempts to examine the hypothetical performability and speakability of the two texts and whether cuts or modifications were introduced during the stage productions. / La ricerca si propone di condurre un esame il più possibile esaustivo dell’opera del grecista Ettore Romagnoli (1871-1938) come esegeta, traduttore e metteur en scène del dramma antico. Grazie all’analisi della reciproca interazione di questi tre aspetti si è tentato di comprendere come il grecista abbia concepito l’interpretazione del teatro greco e ne abbia progettato la ‘reinvenzione’ drammatica. Il lavoro si suddivide in tre parti. Nella prima viene condotta una ricostruzione della carriera di Romagnoli nel contesto storico-culturale di inizio Novecento, analizzando le sue idee sul rinnovamento degli studi classici e sull’aggiornamento delle traduzioni della poesia greca. In questo quadro assumono notevole rilievo le polemiche condotte da Romagnoli in opposizione alle maggiori correnti accademico-culturali dell’epoca: l’estetica crociana e la filologia scientifica. Inoltre, l’analisi prende in esame l’idea di messinscena e le produzioni dirette da Romagnoli a partire dagli spettacoli universitari (1911-1913) fino alle rappresentazioni teatrali svolte a Siracusa e in altri teatri e siti archeologici d’Italia (1914-1937), insieme alla ricostruzione di una terza polemica, definita ‘siracusana’, che coinvolse il grecista in seguito alla sua estromissione dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico. La seconda parte prende in considerazione gli studi scientifici e divulgativi di Romagnoli circa la ricostruzione dell’ipotetica performace della tragedia e della commedia di quinto secolo a.C. e l’evoluzione della poesia greca dalla musica, individuando, inoltre, le possibili rielaborazioni di queste teorie all’interno delle traduzioni e degli spettacoli teatrali. Nella terza parte si analizzano le traduzioni di "Agamennone" e "Baccanti" che Romagnoli portò in scena a Siracusa. Si è tentato di valutare, anche sulla base degli studi teorici relativi alla traduzione per il teatro, quanto l’attenzione alla ‘performabilità’ e alla ‘dicibilità’ del testo ne avesse influenzato la composizione oppure se fossero stati introdotti tagli e modifiche in fase di produzione degli spettacoli. Le due edizioni di "Agamennone" (1914) e "Baccanti" (1922) che facevano parte della biblioteca privata di Romagnoli presentano infatti annotazioni dell’autore riconducibili proprio ai suoi allestimenti per gli spettacoli al Teatro greco di Siracusa. Il lavoro ha potuto avvalersi di scritti inediti, articoli di giornale e documenti privati custoditi negli Archivi della Fondazione INDA e presso il Fondo Romagnoli, dal 2016 proprietà dell’Accademia Roveretana degli Agiati e attualmente in catalogazione presso la Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto.
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Autour de la "regìa". La mise en scène en Italie : 1893-1943. Protagonistes, histoires, débats / About "regìa". Theatre direction in Italy : 1893-1943. Protagonists, stories, debates / Intorno alla regia. La regia in Italia : 1893-1943. Protagonisti, storie, dibattiti

Pirisino, Claudio 07 December 2017 (has links)
Cette thèse s'inscrit dans une dynamique de recherche qui seulement récemment a commencé à remettre en discussion une doxa de l'historiographie théâtrale un peu simpliste: dans le contexte italien, l'avènement de la mise en scène moderne serait un phénomène tardif, par rapport à d'autres Pays, comme par exemple l'Allemagne, la France, la Russie. Ce « retard » trouverait son origine dans la persistance d'une tradition autoréférentielle de l'acteur. Le système dans lequel il se produit - un système de troupes nomades, en l'absence d'un pôle théâtral hégémonique comme pouvait l'être Paris pour la France - serait inévitablement réfractaire à l'intrusion d'une figure artistique perçue comme étrangère: le metteur en scène. Il faudrait attendre l'après-guerre pour assister en Italie à l'affirmation de ce qu'on appelle la regìa. Ce lieu commun de l'historiographie a véhiculé une série d'équivoques et d'approximations qui aplatissent un phénomène comme l'affirmation de la mise en scène moderne, nourrissant ainsi un discours téléologique de progrès qualitatif.Une série de recherches menées à partir des années 2000 nous invite cependant à considérer la mise en scène comme un aspect de l'art théâtral dans toute sa complexité. Des concepts comme ceux de proto-regia (proto-mise en scène, Perrelli, 2005), de continuité/discontinuité (Sarrazac-Consolini, 2010), montrent les limites d'une définition univoque de cet art. Sous cette lumière, le contexte italien apparaît alors comme un terrain en friche. Une étude récente a justement montré la sensibilité du système italien envers l'œuvre des maîtres européens de la scène, en tournée dans la Péninsule entre 1911 et 1940 (Schino, 2008).Nous nous proposons alors de revenir d'une part sur la construction de l'idée du « retard », et sur les raisons qui ont fait de la mise en scène un véritable graal, d'une autre part nous souhaitons souligner de quelle façon cet art émerge en Italie justement à partir de la présupposée cause du retard: l'acteur. L'avènement de la mise en scène ne serait donc pas une épiphanie brusque, mais un art qui s'exprime de manière différente, selon le modus operandi des artistes et en fonction des caractéristiques du système théâtral. / This doctoral thesis challenges the simplistic doxa in theatre historiography that views genesis of theatre direction in Italy as a late phenomenon in comparison to other countries such as Germany, France, and Russia. This “delay” is thought to be due to the actor’s persistent self-referential tradition. According to the doxa, the Italian theatre system would have been resistant to the introduction of the new role of director, which was perceived as extraneous. This situation would have been caused in Italy by the popularity of wandering companies and the absence of a dominant theatrical focal point such as Paris was in France. The phenomenon of a strictly speaking regìa would have only emerged after the Second World War. This view has led to a series of misinterpretations and misunderstandings that oversimplify the phenomenon of the development of modern direction, favouring a teleological argument of qualitative progress. However, a number of studies carried out from the 2000’s encourage us to consider the direction as a complex aspect of the theatrical art. Concepts such as ‘proto-direction’ (Perrelli, 2005) and continuity/discontinuity (Sarrazac-Consolini, 2010), show the limits of an univocal definition of this art. In light of these studies, the Italian panorama appears as an uncharted territory. A recent study of the European directors’ tours in Italy for the years from the 1911 to 1940, has actually demonstrated the Italian system’s responsiveness (Schino, 2008).My research investigates the origin of the concept of “delay”, and the reasons by which theatre direction in Italy came to be considered by scholars as some sort of grail. I also highlight how direction in Italy emerges from the main source of the supposed delay itself: the actor. Indeed, the appearance of theatre direction is not abrupt; but rather a multifaceted art, which changes according to artists’ modus operandi and is dependent on the characteristics of the theatrical system.
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Les langues du théâtre italien contemporain / Le lingue del teatro italiano contemporaneo / The languages of contemporary italian theater

Cornez, Élodie 14 March 2015 (has links)
Ce travail de recherche s’interroge sur l’usage des langues dialectales dans le théâtre italien contemporain. De fait, celles-ci restent une source d’inspiration importante dans les créations les plus innovantes des trente dernières années, malgré l’affirmation de l’italien sur tout le territoire national depuis l’Unité. Cette étude s’interroge sur les valeurs et les enjeux de ces langues dialectales dans un théâtre actuel qui est, pour une part importante, le fait d’acteurs-auteurs : ainsi, la relation qui s’établit entre l’artiste, à la fois créateur et interprète, et la langue théâtrale, s’appuie sur une approche de l’élément langagier qui est aussi fondamentalement pré-cognitive, voire corporelle.Après avoir élucidé dans un premier temps les dynamiques linguistiques à l’œuvre dans le théâtre italien depuis l’Unité, cette étude se resserre autour de la pratique de cinq acteurs-auteurs contemporains : Marco Paolini, Ascanio Celestini, Spiro Scimone (Compagnia Scimone Sframeli), Emma Dante (Compagnia Sud Costa Occidentale) et Enzo Moscato. L’analyse du parcours de chacun de ces artistes, ainsi que d’une œuvre en particulier, se propose d’établir une cartographie du théâtre italien contemporain puisant dans les dialectes la matière de sa langue théâtrale. Il s’agit de mettre en évidence les lignes de fuite de créations qui interrogent trois notions clés au cœur de l’analyse : le temps, le territoire et l’identité, notions qu’une réflexion constante sur le concept de limite et de frontière affine et redéfinit progressivement. / This doctoral dissertation deals with the use of dialectal languages in the contemporary Italian theater. Indeed, these languages remain an important source of inspiration in the most innovating creations of the last thirty years, in spite of the paramount place the Italian language has come to have in the whole national territory since the Italian Unification. This study deals with the values and with what is at stake in these dialectal languages in today's theater which is, most of the time, created by actors-authors: therefore, the relationship between the artist, who is both creator and performer, and dramatic language, relies on a way of tackling the linguistic element that is fundamentally precognitive and corporal as well.After having cleared up the linguistic dynamics in the Italian theater since the Unification ; the study focuses on the work of five contemporary actors-authors: Marco Paolini, Ascanio Celestini, Spiro Scimone (Compagnia Scimone Sframeli), Emma Dante (Compagnia Sud Costa Occidentale) and Enzo Moscato. Studying the work of these artists, as well as a specific play, intends to draw up a cartography of the contemporary Italian theater that is inspired by dialect languages to create its own dramatic language. The study aims to lay emphasis on the convergence lines of creations which deals with three key notions, at the core of the study: time, territory and identity. These three notions will be progressively redefined and precised by working on the idea of limit and boundary. / Questo lavoro di ricerca si interroga sull’uso delle lingue dialettali nel teatro italiano contemporaneo. Infatti, esse restano un’importante fonte d’ispirazione nelle creazioni più innovative degli ultimi trent’anni, nonostante l’affermarsi dell’italiano sull’intero territorio nazionale a partire dall’Unità. Questo studio si interroga sui valori e sul peso di queste lingue dialettali nel teatro odierno che, in larga parte, viene realizzato da attori-autori: perciò, la relazione che si stabilisce tra l’artista, insieme creatore ed interprete, e la lingua teatrale è fondata su un approccio fondamentalmente pre-cognitivo, e perfino corporeo, dell’elemento linguistico.Dopo aver chiarito, in un primo momento, le dinamiche linguistiche in atto nel teatro italiano sin dall’Unità, questo studio si accentra intorno alla pratica di cinque attori-autori contemporanei: Marco Paolini, Ascanio Celestini, Spiro Scimone (Compagnia Scimone Sframeli), Emma Dante (Compagnia Sud Costa Occidentale) e Enzo Moscato. L’analisi del percorso di ognuno di questi artisti, nonché di una loro opera in particolare, mira a stabilire una cartografia del teatro italiano contemporaneo che attinge dai dialetti la materia della propria lingua teatrale. Si tratta di evidenziare le linee di fuga di creazioni che interrogano tre nozioni-chiave al cuore dell’analisi: il tempo, il territorio e l’identità, nozioni affinate e progressivamente ridefinite da una costante riflessione sul concetto di limite e di confine.

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