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'FAITH-BASED APPROACHES TO DISPUTE RESOLUTION' L'ESPERIENZA INGLESE DEL RICONOSCIMENTO DELLA GIURISDIZIONE CONFESSIONALE NELLA GESTIONE DELLE CONTROVERSIE RIGUARDANTI I CIVES-FIDELES

CAPRARA, LEONARDO 11 September 2018 (has links)
In un Paese come l’Inghilterra che, a differenza dell’Italia, non conosce, strumenti di gestione del pluralismo religioso come le intese e/o i concordati, l’istituto giuridico prescelto da legislatore per raggiungere questo risultato anche in campo giurisdizionale, è stato l’arbitrato: alle comunità religiose presenti nel Regno Unito, è stato concessa la facoltà di poter istituire propri organi giudiziari in conformità all’Arbitration Act del 1996 le cui decisioni potranno, ad alcune condizion, spiegare efficacia esecutiva nell’ordinamento statale. All’approfondimento dell’originalità di questa scelta è dedicato il presente elaborato che, partendo da un’analisi storica di alcune esperienze passate di gestione del pluralismo religioso (Capitolo I), che dimostrano che il tema non è affatto nuovo, passa a delineare i principi cardine degli arbitrati religiosi legati indissolubilmente al carattere multiculturale della società inglese in quanto finalizzati a garantire il principio di uguaglianza in una società di “diversi” (Capitolo II).Oltre che all’analisi dell’Arbitration Act del 1996, che rappresenta la cornice normativa di riferimento dei faith-based approaches to dispute resolution, il terzo capitolo è dedicato alla descrizione della struttura e del funzionamento dei tribunali religiosi islamici ed ebraici. Nella parte finale della ricerca saranno prese in considerazione le criticità dell’istituto dell’arbitrato religioso e alcune proposte in senso migliorativo. / In a country like England which, unlike Italy, does not know, instruments of management of religious pluralism such as agreements and Concordats, the legal institution chosen by the legislator to achieve this result also in the jurisdictional field, has been arbitration: the religious communities present in the United Kingdom have been granted the right to establish their own judicial bodies in accordance with the Arbitration Act of 1996, whose decisions may, to some conditions, explain their enforceability in state law. To the deepening of the originality of this choice the present paper is dedicated which, starting from a historical analysis of some past experiences of managing religious pluralism (Chapter I), which show that the subject is not new at all, goes on to outline the cardinal principles of religious arbitrations inextricably linked to the multicultural character of English society as they are aimed at guaranteeing the principle of equality in a society of "different" (Chapter II). In addition to the Arbitration Act of 1996, which represents the framework reference legislation of the faith-based approaches to dispute resolution, the third chapter is dedicated to the description of the structure and functioning of Islamic and Jewish religious courts. In the final part of the research the critical aspects of the institution of religious arbitration and some proposals in an improvement sense will be taken into consideration.
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Absurdo, fé e existência em kierkegaard (segundo Johannes Climacus e Johannes de Silentio)

Morais, Hernandes José de 27 February 2013 (has links)
Submitted by Renata Lopes (renatasil82@gmail.com) on 2016-03-29T10:55:20Z No. of bitstreams: 1 hernandesjosedemorais.pdf: 878010 bytes, checksum: 267fc718b5bad147a7448f47d72e5fcf (MD5) / Approved for entry into archive by Adriana Oliveira (adriana.oliveira@ufjf.edu.br) on 2016-04-24T02:45:24Z (GMT) No. of bitstreams: 1 hernandesjosedemorais.pdf: 878010 bytes, checksum: 267fc718b5bad147a7448f47d72e5fcf (MD5) / Made available in DSpace on 2016-04-24T02:45:24Z (GMT). No. of bitstreams: 1 hernandesjosedemorais.pdf: 878010 bytes, checksum: 267fc718b5bad147a7448f47d72e5fcf (MD5) Previous issue date: 2013-02-27 / A presente pesquisa investiga, na esfera da existência humana, uma compreensão para a possível relação entre as categorias kierkegaardianas absurdo e fé, a partir das obras pseudonímicas Temor e Tremor (1843), Migalhas Filosóficas (1844) e Pós-escrito conclusivo não-científico às Migalhas Filosóficas (1846), do dinamarquês Søren Aabye Kierkegaard. O trabalho mostra que é nas condições próprias da subjetividade humana que se instaura a abertura para a experiência da fé, quando da presença do homem perante o paradoxo absoluto. É na sua subjetividade que o indivíduo compreende que a verdade interior deverá ser constantemente atualizada. Categorias como a verdade, a não-verdade, o aprendiz, o discípulo, o mestre, o salto, o pecado, o instante, o paradoxo, o absurdo, o cavaleiro da resignação, o cavaleiro da fé e o duplo movimento são amplamente discutidas. Elas representam o esforço realizado para explicar o que Kierkegaard diz a respeito do paradoxo que é a fé quando vivida por força do absurdo. Para atingir esse objetivo a investigação apresenta o paradoxo na existência, descreve os limites da razão, o processo de sua desestruturação e uma posterior abertura para a fé, a qual é capaz de ressignificar a própria razão e a existência humanas. / La presente ricerca svolge un‟indagine, nella sfera dell‟esistenza umana, una comprensione della possibile relazione tra le categorie kierkegaardiene assurdo e fede, da queste opere pseudonimiche Timore e Tremore (1843), Briciole di Filosofia (1844) e Postilla conclusiva non scientifica alle “Briciole Filosofia” (1846), del danese Soren Aabye Kierkegaard. Il lavoro fa vedere che è nelle condizioni proprie della soggettività umana che s‟instaura l‟apertura per l‟esperienza della fede, quando della presenza dell‟uomo davanti al paradosso assoluto. È nella sua soggettività che l‟individuo capisce che la veritá interiore dovrà essere costantemente aggiornata. Categorie come la verità, la non verità, l‟apprendista, il discepolo, il mastro, il salto, il peccato, l‟istante, il paradosso, l‟assurdo, il cavaliere della rassegnazione, il cavaliere della fede, e il doppio movimento sono ampiamente discussi. Esse rappresentano lo sforzo realizzato per spiegare quello che Kierkegaard dice riguardo al paradosso che è la fede quando vissuta per forza dell‟assurdo. Per raggiungere questo obiettivo l‟indagine presenta il paradosso nell‟esistenza, descrive i limiti della ragione, il processo di rottura della sua struttura e una posteriore apertura per la fede, fede capace di dare un nuovo significato alla propria ragione e all‟esistenza umana.

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