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Essays in structural heuristics

Petracca, Enrico <1983> 28 May 2014 (has links)
This dissertation introduces and develops a new method of rational reconstruction called structural heuristics. Structural heuristics takes assignment of structure to any given object of investigation as the starting point for its rational reconstruction. This means to look at any given object as a system of relations and of transformation laws for those relations. The operational content of this heuristics can be summarized as follows: when facing any given system the best way to approach it is to explicitly look for a possible structure of it. The utilization of structural heuristics allows structural awareness, which is considered a fundamental epistemic disposition, as well as a fundamental condition for the rational reconstruction of systems of knowledge. In this dissertation, structural heuristics is applied to reconstructing the domain of economic knowledge. This is done by exploring four distinct areas of economic research: (i) economic axiomatics; (ii) realism in economics; (iii) production theory; (iv) economic psychology. The application of structural heuristics to these fields of economic inquiry shows the flexibility and potential of structural heuristics as epistemic tool for theoretical exploration and reconstruction.
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RICONOSCERE, POTENZIARE, COMPRENDERE IL PENSIERO DIVERGENTE / Recognizing, Fostering, Understanding the Divergent Thinking

FRIGGE', PAOLA 12 March 2008 (has links)
Poche qualità umane hanno un così forte impatto sulla nostra esistenza quanto la creatività (Scott et al., 2004). Il presente progetto di ricerca raccoglie le sfide identificate da Houtz (2003) come cruciali per la ricerca psicologica: riconoscere, potenziare e comprendere la creatività. Il progetto si focalizza sul concetto di pensiero divergente (Guilford, 1956) come risvolto cognitivo della creatività e si divide in tre studi. Il primo studio presenta un contributo alla validazione del Wallach Kogan Creativity Test (1965). Nel secondo studio ill WKCT, validato nel primo studio, insieme al Test di pensiero creativo (Sprini e Tomasello, 1989 - versione italiana del Torrance Test of Creative Thinking, Torrance 1966) è servita per valutare l'efficacia di un training di pensiero creativo. Nel terzo studio a 306 soggetti di seconda media sono stati somministrati i seguenti strumenti: Big Five Questionnaire – Children (Barbaranelli et al.,1998), Test di pensiero creativo - forma A, parte verbale (Sprini e Tomasello, 1989) versione italiana del Torrance Test of Creative Thinking (TTCT; Torrance, 1966) e una serie di item utilizzati da Choi (2004). Quindi è stata condotta una path analysis per testare un modello in cui personalità, motivazione, pensiero divergente e variabili contestuali sono predittori dell'atteggiamento creativo. / Improving creative thinking is a crucial challenge for the progress of human beings and nations (Florida, 2002). The research project aims at recognizing, fostering and understanding divergent thinking (Guilford, 1956) as cognitive aspect of creativity. The project consists of 3 studies. First study is a contribution to the Italian validation of Wallach Kogan Creativity Test (1965) with subjects aged 12. Second study is an experimental research conducted in a school with children 12 years old. A group of them followed a three-months-training that aimed at fostering divergent thinking abilities, another group served as control. Pretest and posttest were administered using Wallach Kogan Creativity Test (1965) previously validated and also the Italian version of Torrance Test of Creative Thinking (Torrance, 1966) in the verbal form (Sprini & Tomasello, 1989). Third study presents a path analysis to test a model in which personality, motivation, divergent thinking and contextual variables are predictors of a creative aptitude.
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PENSIERO ORGANIZZATIVO E AZIONE MANAGERIALE PER L'« INTRAPRESA SOCIALE » IN UNA PROSPETTIVA GENERATIVA. IL CASO DELLA CISL / Organizational thinking and managerial action for the “social undertaking" in a generative perspective”?

COLOMBI, MASSIMILIANO 21 June 2011 (has links)
L’ipotesi che ha guidato il lavoro di ricerca fa riferimento alla possibilità di verificare come le trasformazioni in atto, impattando sulle dimensioni concrete della vita delle persone, modificano la domanda sociale che viene rappresentata nelle tante relazioni faccia a faccia tra l’operatore sindacale (confederale, di categoria e dei servizi) e i lavoratori, nei tanti “punti di contatto” che costruiscono il front-office dell’organizzazione. Tra le associazioni di rappresentanza è stato scelto di focalizzare l’attenzione sulla Cisl, il sindacato-associazione. Al fine di “conoscere l’organizzazione” si è privilegiata una logica di ricerca-azione secondo un approccio psicosociologico. Quali indicazioni si possono trarre per delineare una prima proposta di “Pensiero organizzativo e azione manageriale per l’”intrapresa sociale” in una prospettiva generativa”? Una prima indicazione fa riferimento alla possibilità di rappresentare la Cisl come “intrapresa sociale”, sottolineando la necessità di una dimensione “socialmente imprenditiva”, per quanto riguarda sia la “produzione” di tutela e di rappresentanza per tutti quei soggetti “estranei” ai percorsi tradizionali, sia la capacità di riattivare l’associazione come “mondo vitale”. Una leva per l’innovazione è stata rintracciata nel “ciclo della rappresentanza ricompositiva”: la trasformazione dell’ incontro personale in una “mappa collettiva” e la costruzione della rappresentanza a partire da “storie di donne e uomini” con i propri bisogni, possono essere due elementi che aiutano la Cisl a restare il “sindacato nuovo”. La stessa formazione viene sollecitata a mutare paradigma, a ripensarsi e a proporsi con logiche e forme che siano congruenti con l’esigenza di sviluppare capability nelle organizzazioni, negli individui e nella società. / The research has been guided by a hypothesis which refers to the possibility of verifying how the ongoing transformations, drawing on concrete dimensions of people’s lives, modify the social demand that is represented in several face to face relationships between the trade-union operator (confederal operator, category operator and services operator) and the workers, at many “contact points” which construct the front-office of the organization. Among the representative associations it was decided to focus on Cisl, the union-association. In order to “get to know the organization” it was favoured a logic of research-action based on a psycho-sociological approach. Which guidelines can be drawn to outline a first proposal of “Organizational thinking and managerial action for the “social undertaking" in a generative perspective”? A first guideline refers to the possibility of representing Cisl as “social undertaking”, underlining the necessity of a “socially undertaking” dimension, both in relation to the “production” of safeguard and representation for all those subjects which are “alien” to the traditional ways, as well as regarding the capacity of re-activating the association as “vital world”. A lever for innovation has been identified in the “cycle of re-compositional representation”: the transformation of personal encounters in a “collective map”, and the construction of representation starting from "stories of women and men” with their own needs, can be two elements helping Cisl to remain the “new union”. The training itself is solicited to change its paradigm, to re-think of itself and to introduce itself with a series of logics and forms which are congruent with the need for developing capabilities within organizations, individuals and the society.
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La metafora in Aristotele: dal pensiero al linguaggio / The Metaphor in Aristotle: from Thought to Utterance

SOZZI, ANDREA 01 April 2009 (has links)
Svariati contributi comparsi negli ultimi decenni hanno avviato la parziale rilettura del pensiero linguistico di Aristotele. Su queste premesse, lo studio si propone, a partire dall’analisi dei testi più significativi, di ricostruire una teoria della metafora coerente con il resto del sistema filosofico aristotelico. Aristotele concepisce la metafora come un fatto di lingua, e ne delinea le principali caratteristiche e funzioni all’interno della comunicazione. Per Aristotele, tuttavia, la metafora è anche il segno del processo mentale che l’ha prodotta. Il pensiero metaforico, che soggiace alla metafora intesa semplicemente come tropo, è un’attività cognitiva che si fonda sulla capacità umana di cogliere la somiglianza. A sua volta, il vedere ciò che è simile è una capacità che precede il linguaggio, ma tuttavia si connette inevitabilmente ad esso sul piano sia analogico che logico, nel momento del concepimento di un giudizio. Il processo metaforico è dunque uno strumento di conoscenza che, procedendo dal pensiero al linguaggio, permette all’uomo di cogliere le relazioni tra gli enti, mettendolo a sua volta in relazione con il mondo. / Several studies have recently started a partial reinterpretation of Aristotle’s linguistics. Moving from these premises, this work tries to rebuild Aristotle’s theory of metaphor, in conformity with his philosophy and the analysis of his most relevant papers. Aristotle conceives metaphor a fact of language, and defines metaphor most important features and functions in relationship with communication. Nevertheless Aristotle means metaphor as a sign of the psychical process that produces it. Metaphorical thought, which is in our mind and which we can understand looking through the trope of metaphor, is a cognitive process, based on the human capability of catching similarity. Seeing what is similar is a capability that precedes utterance, but nevertheless it is connected to the language in an analogical and logical way every time we make an assertion. Metaphorical action is a cognitive appliance that, proceeding from thought to utterance, makes man capable of understanding relationships between things, and brings man himself in relationship with the world.
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Os direitos fundamentais do trabalhador e as estruturas sociais de poder das relações de trabalho: em busca do consenso sobre a dignidade humana / I diritti fondamentali del lavoratore e le strutture sociale di pottere delle rapporti di lavoro: la ricerca del consenso sulla dignità umana

Montanhana, Beatriz Cardoso 06 May 2011 (has links)
O presente estudo visa analisar o sentido da dignidade do trabalhador na estrutura das relações de trabalho subordinado no Brasil. A noção de trabalho digno traduz a complexidade da sociedade capitalista e seu caráter essencial tanto como fator de produção (estrutura econômica) quanto como fonte de sobrevivência e inserção na comunidade (estrutura social e psicológica). A constatação da complexidade não é causal, pois exige esforço de reflexão que ultrapassa o empirismo e a certeza decantada pelo cientificismo. Faz-se uma singela digressão histórica sobre as bases do pensamento científico e de como o científico distanciou-se do humano, indagando sobre a influência do paradigma da racionalidade na formatação da dogmática jurídica positivista. Em um segundo momento, discute-se como as relações de trabalho subordinado acentuaram o problema da pluralidade de interesses, valores e expectativas, o que contradiz um paradigma moldado pela redução da complexidade. Uma vez identificado esses conflitos, a proposta de uma nova maneira para vislumbrar as relações de trabalho subordinado faz-se necessária. Apresenta-se aqui um estudo baseado no pensamento sistêmico/complexo, com enfoque na complexidade presente na relação entre as estruturas econômica (empregador) e psicológica (trabalhador). Cada uma dessas esferas compartilha uma base de referência do sistema social, o que possibilita a presença de diferentes padrões para compreender e interpretar a dignidade humana. No estudo sobre o Sistema Federal de Fiscalização do Trabalho como representante do Estado de Direito destaca-se o impacto desse instrumento como promotor do cumprimento fiel da legislação de proteção ao trabalho. Por fim, discute-se a posição da dignidade humana na Constituição Federal de 1988 e como alicerce da estrutura do sistema juslaboral. Explora-se a temática relativa aos acidentes de trabalho e a promoção da dignidade humana no ambiente de trabalho, dados os diferentes e os complexos parâmetros de que partem o empregado e o empregador no cenário brasileiro. Verifica-se que as relações de trabalho subordinado envolvem muito mais do que a organização de um meio ambiente física, biológica e quimicamente considerado, mas compreendem as interações entre os indivíduos e suas expectativas no ambiente social. / Nel presente lavoro di tesi si discute il senso di dignità nella struttura dei rapporti di lavoro subordinato in Brasile. La nozione di lavoro degno tradusce la complessità della società capitalista ed il suo carattere essenziale come fattore di produzione (struttura economica) e come mezzo di sopravivenza ed inserzione nella comunità (struttura sociale e psicologica). La constatazione della complessità non è causale, perché lei domanda la reflessione che supera lempirismo e la certezza del scientificismo. Una breve digressione histórica è fatta per comprendere gli elementi essenziali del pensiero scientifico e la distanza tra lo scientifico e lumano. Dopo questo studio, si indaga su linfluenza del paradigma della razionalità nella formattazione del positivismo giurídico. Dalla seconda, si discute come le relazioni di lavoro subordinato hanno accentuato il problema della pluralità degli interessi, valori ed aspettative, lo che contradice un paradigma destinato allá reduzione della complessità. Quando questi conflitti sono riconosciuti, la proposta di un nuovo metodo di intravvedere le relazioni di lavoro subordinato è necessario. Il punto messo in evidenza è il pensiero sistemico-complesso, distacandosi la complessità presente nella relazioni tra le strutture economica (datore di lavoro) e psicologica (impiegato). Ogni ambito comparte una base di referenza del sistema sociale, lo che possibilita la presenza di differenti modelli per comprendere ed interpretare la dignità umana. Nello studio sul Sistema Federale delle Ispezione di Lavoro brasiliano - come rappresentante dello Stato di Diritto si distacca il impacto di questo strumento come promotore dellosservanza della legislazione di tutela del lavoro. Al fine di tutto, sabborda la posizione della dignità umana nella Costituzione Brasiliana del 1988, come fondazione della struttura del sistema giuslavoristico. È esplorata la tematica degli accidenti di lavoro e la promozione della dignità umana nellambiente di lavoro, consideratti i differenti ed i complessi parametri da cui partano limpiegato ed il datore di lavoro nello contesto brasiliano. Lobiettivo della tesi di dottorato è stato quello di verificare Che le relazioni di lavoro subordinato implicano lorganizzazione dellambiente fisica, biologica e chimicamente consideratto, ma anche comprendeno linterazioni tra gli soggetti e le sue aspettative nellambiente sociale.
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IL RAPPORTO TRA LA PAROLA E IL PENSIERO IN ALESSANDRO MANZONI / Relationship between word and thought in Alessandro Manzoni

ZAMA, RITA 04 April 2011 (has links)
La ricerca ha approfondito il rapporto esistente tra l’ambito della parola e quello del pensiero in Alessandro Manzoni. Essa è stata articolata in due versanti: uno prevalentemente teorico denominato la parola nel pensiero dove è chiarita la Weltanschauung manzoniana sul tema in questione, l’altro sostanzialmente pratico, il pensiero nella parola, concernente l’analisi testuale delle opere letterarie e filosofiche di Manzoni. Per il primo versante, fatta luce sulla consistenza delle riflessioni filosofiche manzoniane, sui contenuti essenziali del suo pensiero e, in essi, sull’importante ruolo assunto dalla riflessione linguistica, si sono indagati gli intimi meandri speculativi inerenti il linguaggio e la parola. Per il secondo versante ci si è fatti guidare dalla riflessione manzoniana che «la parola offre intuiti al pensiero» ed «estende la cognizione» per analizzare i testi letterari non come semplici ‘concretizzazioni’ di idee precedenti, ma come ‘fucine di pensiero’. È interessante notare come le pagine letterarie, offrendo «intuiti al pensiero», precedano e incarnino quelle filosofiche e come al contempo, alla luce delle speculazioni filosofiche, le pagine letterarie acquistino maggiore profondità, in un innovativo rapporto di circolo ermeneutico, che vede nella parola letteraria ‘rivelativa’ un momento fondamentale del processo creativo e conoscitivo del Manzoni, aprendo così la strada ad ulteriori studi. / The research is an in-depth study about the relationship between word and thought in Alessandro Manzoni. It has been structured in two different parts: the first part, mainly theoretic, called la parola nel pensiero, where is clearly defined Manzoni’s Weltanschauung about this theme, the second part, basically practical, called il pensiero nella parola, concerning the textual analysis of the literary and the philosophical works by Manzoni. On the one side, after clarifying the foundation of the philosophical reflections by Manzoni, the essential contents of his thought and the important role of the linguistic thinking inside them, the last deep speculative aspects related to the language and the word have been investigated. On the other side, Manzoni’s reflection “la parola offre intuiti al pensiero” and “estende la cognizione” has been the starting point to review the literary works not only like simple forms of previous ideas but also like a breeding ground for thought. It’s interesting to notice that the literary pages offering “intuiti al pensiero”, come before and exemplify the philosophical ones and at the same time, thanks to the philosophical speculations, they gain depth inside an innovative hermeneutic circle which considers the literary word “rivelativa” a fundamental moment of the creative and cognitive process by Manzoni, opening the way for further studies.
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Credibilità delle politiche ambientali ed eco-innovazione / ENVIRONMENTAL POLICY CREDIBILITY AND ECO-INNOVATION

DI DIO, DENISE 21 March 2012 (has links)
Questo lavoro esamina se e a che livello la credibilità dell’assetto istituzionale e delle azioni dei policy-maker influenzano la produzione di eco-innovazione. Dopo una revisione della letteratura che incrocia ambiti teorici diversi, si evidenzia una caratteristica trasversale agli strumenti di politica ambientale, in particolare quella della credibilità, e se ne testa l’effetto sull’eco-innovazione. L’ipotesi centrale di questa tesi, che la credibilità impatti positivamente sulla produzione di eco-innovazione nel sistema economico, viene testata con un’analisi qualitativa e quantitativa sul caso studio della regolamentazione europea sulle emissioni automobilistiche (1980-2007). I risultati confermano l’ipotesi, evidenziando un percorso parallelo tra la produzione di eco-innovazione, misurata in termini di brevetti, e le variazioni nella credibilità della regolamentazione conseguenti a specifiche azioni intraprese a livello comunitario. L’ipotesi è confermata anche dallo studio quantitativo che evidenzia un impatto statisticamente significativo e positivo per l’indice di credibilità proposto. Si conclude suggerendo che UE e paesi membri trarrebbero benefici da una rinnovata attenzione alla credibilità delle politiche ambientali, fondata sull’indipendenza dagli attori economici coinvolti e, in particolare, su una migliore qualità della regolamentazione stessa. Si stima che la conseguente percezione di stabilità ed efficienza migliorerebbe il risultato delle politiche ambientali in termini di eco-innovazioni prodotte dalle imprese. / This thesis investigates whether and to what extent regulatory credibility influences the production of eco-innovation. After a selective literature review that analyzes the concept of eco-innovation through the principles of environmental economics, innovation economics, and regulatory economics, we contribute to the current literature by highlighting the role of a specific regulatory feature, that of credibility. Our hypothesis of a positive impact of regulatory credibility on eco-innovation is confirmed by a case study on the European car emissions regulation (1980-2007), which has been carried out by combining a qualitative and a quantitative approach. The findings indicate a common pattern of eco-innovation, which is measured by patent count, and of the credibility of the EU as car emissions regulator. The quantitative analysis estimates a statistically significant and positive impact of our credibility index on eco-innovation. Our conclusion is that the EU and each Member State would benefit from a new focus on building credible regulatory regimes, based on increasing independence from the industry pressure and on high regulatory quality. The consequently perceived stability and efficiency of the regulation is expected to improve the outcome of environmental policies in terms of eco-innovations produced by industry itself.
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Measuring Productivity and Technological Progress: Development of a Constructive Method Based on Classical Economics and Input-Output Tables

Degasperi, Matteo January 2010 (has links)
The present work is organized in five chapters and it proposes and applies alternative measures of productivity constructed using input-output tables and based mainly on the Sraffian scheme. The first three chapters of the thesis are devoted to the development and the empirical application of new productivity measures. These chapters form the main part of the work. The last two chapters are devoted to sensitivity analysis. In the first chapter, entitled ‘Productivity accounting based on production prices’ an alternative method of productivity accounting is proposed. By using input–output tables from four major OECD countries between 1970 and 2000, we compute the associated wage-profit frontiers and the net national products curves, and from these we derive two measures of productivity growth based on production prices and a chosen numeraire. The findings support the general conclusions in the existing literature on the productivity slowdown and later rebound, and supply new important insights to the extent and timing of these events. The second chapter is entitled ‘New measures of sectoral productivity’. The objective of this chapter is to propose alternative methods of sectoral productivity accounting based the theoretical work of Goodwin (1976), Gossling (1972), Pasinetti (1973), and Sraffa (1960). The indexes developed in this study differ from the standard indexes of productivity because they are designed on the basis of some of the following desiderable features: take into account the interconnections among economic sectors, aggregate heterogeneous goods by using production prices, and compute productivity by using quantity of goods instead of their values. These indexes are then be tested empirically by computing productivity of four major OECD countries. The third chapter is entitled ‘Productivity in the Italian regions: development of Alternative Indicators based on input-output tables’. This chapter calculates indices of aggregate productivity, sectoral productivity, and technological progress for a selected sample of Italian regions. Besides these indices, two different versions of the so-called technological frontier were calculated. The contemporary frontiers that are constructed from all the production techniques extracted from the regional input-output tables in a given year and the intertemporal frontier that is computed for the full set of techniques available over time and across regions. The availability of the technological frontiers allows the calculation of the recently developed Velupillai-Fredholm-Zambelli indices of convergence (Fredholm and Zambelli, 2009) that are based on the distance between the region-specific wage-profit frontiers and the technological frontiers. Given the important role played by the production prices, this chapter also examines the price curves for each region and industry and it identifies remarkable regularities. Not surprisingly, analyses of the findings reveal that there is a productivity gap between the regions of North and South. However, the analysis of sectoral productivity reveals two important facts. The first is that the techniques of some industries are more productive in the South than in the North. The second, who follows from the first, is that all regions could therefore improve productivity through greater integration. Chapter four is entitled ‘An Inquiry into the choice of Numeraire’. This chapter has several objectives. The main aim is to examine the robustness of the results obtained by applying the new approach to measuring productivity if we change the numeraire chosen. However, it should be mentioned that the problem of the choice of numeraire is a general one and for this reason, the chapter also proposes universal guidelines to be followed in choosing the numeraire and in testing the robustness of the results to changes in the numeraire. Finally, chapter five is entitled ‘An Inquiry into the effect of aggregation of input-output tables’. The aim of this chapter is to test the robustness of the results from a progressive aggregation of the input-output tables.
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Isto é um jogo : imagens narrativas do currículo, tempo e trajetórias escolares de estudantes com deficiência

Haas, Clarissa January 2016 (has links)
Il presente studio affronta il tema curriculum ed educazione speciale, analizzando molteplici narrative prodotte nei contesti scolastici che considerano il tempo come dispositivo che dona organicità al curriculum scolastico. Si cerca di capire come questo dispositivo delimita le traiettorie degli studenti che sono il target dell'educazione speciale e contribuisce alla cristallizzazione dell'incapacità dei soggetti nel momento in cui rimette al futuro apprendimenti che dovrebbero essere costruiti nel presente. Il percorso metodologico costruito in modo qualitativo valorizza l'immagine e la memoria in maniera coerente con le regole che istituiscono un sistema di comunicazione come gioco, stabilendo collegamenti con il rapporto pedagogico per i processi scolastici inclusivi. Partendo da una descrizione del curriculum che valorizza, in senso stretto, l'acquisizione significativa dei contenuti, e in modo ampio, i rapporti pedagogici collaborativi costruiti dentro la scuola con tutti gli agenti scolastici, si evidenzia il piano dell'esperienza o del saper fare che emerge dal quotidiano, operando nel movimento delle narrative che elaborano la descrizione curricolare e educazione speciale a partire dei "cliché" che si sostengono nel tempo. I riferimenti teorici della tesi si basano su aree multidisciplinari, valorizzando in modo prioritario, le conoscenze pedagogiche che si compongono partendo dalle fondamenta della pedagogia istituzionale e differenziata, oltre al pensiero sistemico. L'Assistenza Educativa Specializzata è descritta come un dispositivo pedagogico che potrà operare a favore della reinvenzione del curriculum scolastico, in un rapporto unitario tra questo e l'Assistenza Educativa Specializzata, affinché entrambi riconoscano che si completano a vicenda. Il tempo pedagogico è descritto come la possibilità di cogliere l'occasione quotidiana per la produzione dell'apprendimento. Il ruolo formativo dei contesti partendo dal lavoro pedagogico collaborativo suggerito dall'Assistenza Educativa Specializzata è messo in rilievo e si rafforza attraverso l'indicazione di uno strumento teorico-metodologico nominata come "comunità di pratica". Come considerazioni finali, si sottolinea che, nel contesto normativo della politica per l'educazione speciale, gli orientamenti generali hanno prodotto rotture importanti nel corso degli ultimi due decenni, sostenendo l'accessibilità curriculare come forme dell'intreccio tra l'Assistenza Educativa Specializzata e l'istruzione comune. Nel contesto della pratica, le storie di reinvenzioni e rotture sono trattate come produzione di diversità o intervalli puntuali nel tempo, occorrendo continua documentazione di essi affinché si possano rafforzare ed esporre le azioni che innescano i processi inclusivi nei contesti scolastici. Inoltre si sostiene che l'Assistenza Educativa Specializzata collegata al curriculum acquisisce potere per problematizzare la logica classificatoria e normalizzante delle pratiche e dei processi di individuazione dei soggetti vissuti a scuola. / O presente estudo aborda a temática currículo e educação especial, analisando múltiplas narrativas produzidas nos contextos escolares que consideram o tempo como dispositivo que dá organicidade ao currículo escolar. Busca-se compreender como esse dispositivo delimita as trajetórias dos estudantes público-alvo da educação especial e contribui para a cristalização da incapacidade dos sujeitos ao lançar, para um momento futuro, os aprendizados que deveriam ser construídos no presente. O itinerário metodológico construído de uma maneira qualitativa valoriza a imagem e a memória em coerência com as regras que instituem um sistema de comunicação como jogo, estabelecendo conexões com a relação pedagógica para os processos escolares inclusivos. A partir de uma descrição de currículo que valoriza, de modo estrito, a aprendizagem significativa dos conteúdos e, de modo amplo, as relações pedagógicas cooperativas construídas dentro da escola com todos os agentes escolares, enfatiza-se o plano da experiência ou do saber fazer que emerge do cotidiano, operando no deslocamento das narrativas que elaboram a descrição de currículo e educação especial a partir de “clichês” que se sustentam no tempo. Os referenciais teóricos da tese apoiam-se em áreas multidisciplinares, valorizando, de modo prioritário, os conhecimentos pedagógicos que se compõem a partir dos fundamentos da pedagogia institucional e diferenciada, além do pensamento sistêmico. O Atendimento Educacional Especializado é descrito como um dispositivo pedagógico que poderá operar a serviço da reinvenção do currículo da escola, em uma relação de unidade entre currículo e Atendimento Educacional Especializado, de modo que ambos reconheçam que se complementam mutuamente. O tempo pedagógico é descrito como a captura da ocasião cotidiana para a produção da aprendizagem. O papel formativo dos contextos a partir do trabalho pedagógico colaborativo sugerido pelo Atendimento Educacional Especializado é destacado e ganha potência por meio da indicação de uma ferramenta teórico-metodológica nomeada como “comunidade de prática”. Como considerações finais, destaca-se que, no contexto normativo da política de educação especial, as orientações gerais produziram rupturas importantes ao longo das duas últimas décadas, sustentando a acessibilidade curricular como a forma de tessitura das relações entre Atendimento Educacional Especializado e ensino comum. No contexto da prática, as histórias de reinvenção e ruptura são tratadas como produção de diferença ou intervalos pontuais no tempo, necessitando serem continuamente documentadas para fortalecimento e visibilidade das ações desencadeadoras dos processos inclusivos nos contextos escolares. Também se sustenta que o Atendimento Educacional Especializado articulado com o currículo se investe de potência para problematizar a lógica classificatória e normalizadora das práticas e processos de identificação dos sujeitos vivenciados na escola. / This study addresses the issue of curriculum and special education, analyzing multiple narratives produced in the school contexts that regard time as a device that gives organicity to the school curriculum. It attempts to understand how such device both delimits the trajectories of the students who are the target audience of special education and contributes to the crystallization of the subjects’ inability by casting to a moment in the future the learning that should be built in the present. The qualitative methodological path values the image and the memory in accordance with the rules that institute a communication system as a game, thus establishing connections with the pedagogical relation for inclusive school processes. From a description of curriculum that strictly values the meaningful learning of contents and, in a broader sense, the cooperative pedagogigal relations built in the school with all the school agents, the study emphasizes the dimension of the experience or practice emerging from the daily action, operating on the displacement of the narratives that produce the description of curriculum and special education based on time-supported cliches. The theoretical references of the thesis are grounded on multidisciplinary areas and primarily value the pedagogical knowledges composed from the foundations of the institutional and differentiated pedagogy, besides the systemic thought. The Special Educational Assistance is described as a pedagogical device that may operate aiming at the reinvention of the school curriculum, in a unit relationship between curriculum and Special Educational Assistance, so that both ackknowlege that they complement each other. The pedagogical time is described as the capture of the daily occasion for learning production. The formative role of the contexts of the collaborative pedagogical work suggested by the Specialized Educational Assistance is highlighted and strengthened by means of the referral of a theoretical-methodological tool called “community of practice”. As final remarks, the study highlights that, in the normative context of the special education policy, the general guidelines have produced important disruptions over the last two decades, thus supporting the curricular accessibility as a form of production of the relations between Specialized Educational Assistance and regular education. In the practice context, the stories of reinvention and disruption are regarded as difference production or punctual time intervals, requiring continuous documentation to both strengthen and evidence the actions causing inclusive processes in the school contexts. The study also shows that the Specialized Educational Assistance, in articulation with the curriculum, is a powerful means to problematize the classifying and normalizing logic of the practices and processes of identification of the subjects in the school.
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Il ruolo della Realtà Virtuale per lo Studio del Sublime: Una metodologia avanzata / THE ROLE OF VIRTUAL REALITY IN THE STUDY OF AWE: AN ADVANCED METHODOLOGY / The Role of Virtual Reality in the Study of Awe: An Advanced Methodology

CHIRICO, ALICE 12 April 2019 (has links)
La ricerca sul tema del Sublime ha spesso considerato questo fenomeno come un'emozione originata da stimoli talmente vasti da richiedere una modifica profonda dei nostri schemi concettuali (Keltner & Haidt, 2003). Tuttavia, il sublime risulterebbe più simile ad un'esperienza complessa piuttosto che ad un'emozione. Nel dettaglio, essa è emersa come un'esperienza trasformativa in grado di influenzare persino le tendenze più stabili in modo permanente. L'obiettivo di questa tesi è contribuire alla ricerca orientata a comprendere la natura del sublime, il suo potenziale trasformativo e la sua induzione sperimentale. Abbiamo esplorato nuovi metodi per restituire al sublime elicitato in laboratorio le sue sfumature, la sua originaria intensità e complessità. Abbiamo, inoltre, sviluppato una serie di tre studi basati su una metodologia esperienziale avanzata, la Realtà Virtuale (RV), aprendo la strada ad un nuovo modo di studiare e progettare esperienze di sublime nel laboratorio. In primo luogo, partendo da una revisione della letteratura sperimentale sul sublime, abbiamo argomentato in favore di una nuova metodologia in grado di cogliere l'intensità e la complessità del sublime come esperienza, superando la concezione di questo fenomeno come emozione. Abbiamo identificato la RV come principale candidato per diverse ragioni. Innanzitutto, la RV sarebbe in grado di fornire agli utenti la possibilità di navigare all'interno di ambienti immersivi, realistici e interattivi che possono elicitare un senso di “presenza” (i.e., la sensazione soggettiva di "essere e agire lì" all'interno di una realtà simulata come se fosse la realtà). Inoltre, la RV sarebbe in grado di generare eventi paradossali e situazioni altrimenti impossibili nella realtà, frammentando, così, i nostri schemi di pensiero abituali. Questo aspetto risulterebbe un asset cruciale per l'induzione del sublime. In terzo luogo, la RV potrebbe essere utilizzata per registrare il comportamento e le risposte fisiologiche degli utenti insieme ai report soggettivi retrospettivi, permettendo di realizzare una misurazione integrata dell'esperienza. Nello studio 1, alla luce di queste premesse, abbiamo esplorato sperimentalmente la possibilità di indurre il sublime anche attraverso un format basilare ma altamente realistico di RV, detto video 360°. Abbiamo progettato due contenuti emotivi (1 inducente il sublime e l'altro neutrale) i quali venivano mostrati su un display a 360° oppure su uno schermo piatto, per manipolarne il senso di presenza associato. Infine, abbiamo testato l'effetto di tale manipolazione sull'intensità del sublime derivante dall'esposizione a tali stimoli sia tramite un assessment psicofisiologico (Conduttanza cutanea, Blood Volume Pulse, sEMG) sia tramite misure retrospettive ad hoc. I partecipanti hanno percepito un livello di sublime significativamente superiore nella condizione 360° con contenuto sublime rispetto a tutte le altre condizioni. La combinazione del medium 360° e del contenuto ispirante il sublime è risultato in un boost di quest'ultimo. Inoltre, per la prima volta, le misure psicofisiologiche del sublime hanno dimostrato il ruolo cruciale del sistema parasimpatico per definire tale fenomeno. Nel secondo studio, ci siamo spinti oltre testando un format di RV più avanzato includente la componente di interattività. Il vantaggio principale è consistito dal fatto che gli ambienti immersivi e interattivi in VR (VEs) riproducessero istanze differenti di sublime. Seguendo le linee guida fornite dalla letteratura, abbiamo progettato e validato un ambiente neutrale naturalistico in RV e 3 ambienti interattivi ed immersivi (i.e., Foresta, Montagne innevate, Visione della terra dallo spazio) per indurre il sublime. 36 partecipanti sono stati esposti a tutti gli ambienti in RV seguendo un ordine controbilanciato. I partecipanti hanno riportato i propri livelli di sublime, affettività generale e senso di presenza dopo ogni esposizione. Tutti gli ambienti sono risultati in grado di elicitare i medesimi livelli di affettività positiva e presenza, tuttavia, differivano in relazione al tipo di sublime elicitato. Questo studio ha fornito le prime linee guida di progettazione basate sull'evidenza utili sia per future ricerche interessate a studiare il sublime come esperienza all'interno del laboratorio, sia per studiosi e professionisti che intendano utilizzare tali ambienti virtuali per creare training di induzione del sublime. Fino a questo punto è stato considerato solo un format RV immersivo ed interattivo. Tuttavia, abbiamo trascurato la componente di realismo tipica della RV (i.e., il livello di dettaglio in cui un VE sia in grado di simulare la fisica del mondo reale). Quindi, abbiamo confrontato i risultati dello studio 1 con quelli dello studio 2 in relazione all'induzione di sublime da parte dei due differenti formati di RV (i.e., realistico vs. immersivo/interattivo) utilizzando un confronto tra gli effect size, in quanto il disegno di ricerca era il medesimo. Abbiamo riscontrato un livello superiore di sublime indotto dal formato realistico del video 360° rispetto ai VEs immersivi. Questo suggerirebbe che la componente del realismo, in qualità di dimensione chiave del senso di presenza, sia un elemento chiave da manipolare per progettare forme più complesse e intense di sublime in laboratorio. Quindi, nel terzo studio, ci siamo basati sui risultati delle due ricerche precedenti allo scopo di testare l'impatto di una forma di sublime intensa, come quella indotta dai video 360°, sul pensiero creativo, il quale è di solito considerato come una tendenza relativamente stabile. Abbiamo ipotizzato che questa forma intensificata di sublime in RV sarebbe stata in grado di influenzare il pensiero creativo più di un contenuto neutrale mostrato attraverso il medesimo display. Per testare il legame tra il sublime come esperienza e la creatività, abbiamo impiegato video 360° precedentemente validati per indurre il sublime e un contenuto neutrale ed abbiamo assegnato 40 partecipanti in modo casuale a tutte queste condizioni che sono state controbilanciate. Dopo, abbiamo misurato livelli di sublime e le abilità di pensiero creativo (Torrance Test of Creative Thinking) di tutti i partecipanti. I risultati hanno mostrato non solo che il pensiero creativo era significativamente superiore nella condizione di induzione del sublime rispetto a quella neutrale. In particolare, il sublime percepito era predetto significativamente da 3 dimensioni di creatività su 4, come abbiamo dimostrato attraverso l'approccio del Modello Lineare Generalizzato. La spiegazione che abbiamo proposto per questi risultati è in linea con l'approccio teorico delle esperienze Diversificanti (DEs), esperienze peculiari di vita considerate in grado di promuovere elevati livelli di pensiero creativo. In particolare, abbiamo considerato il sublime come potenziale membro della famiglia delle DEs. In generale, i risultati di questi studi hanno provato la natura complessa e ricca di sfaccettature propria del sublime e hanno dimostrato la fattibilità di una sua induzione in laboratorio. Specificatamente, abbiamo dapprima validato una nuova procedura per la progettazione e la selezione degli stimoli migliori per l'induzione del sublime. Tale metodologia è stata poi applicata in laboratorio con un formato RV interattivo e immersivo. Abbiamo mostrato che nonostante il sublime mostri un'attivazione chiave del sistema parasimpatico, sarebbe in grado di scaturire anche da stimoli attivanti ed interattivi. Abbiamo utilizzato la RV per creare diverse esperienze prototipiche di sublime, le quali hanno mostrato differenti profili in termini di vastità e bisogno di accomodamento, degne di approfondimento. Infine, il legame tra l'esperienza del sublime e la creatività è emerso chiaramente, aprendo alla possibilità di un training orientato al sublime e basato sulla RV che sia in grado di potenziare anche il pensiero creativo. Concludendo, abbiamo fornito anche linee guida per la progettazione e per la ricerca orientata ll studio del sublime come esperienza e non solo come semplice emozione. / Research on “awe” has often considered it as an emotion arising from stimuli so vast to require an accommodation of pre-existing knowledge structures (Keltner & Haidt, 2003). However, awe resulted as closer to an experience than to an emotion. Specifically, awe resulted as a transformative experience, able to affect even stable tendencies in life permanently. The purpose of this dissertation is to contribute to research on the nature of awe as a transformative experience and on its experimental study. I explored new methods to restore nuances, intensity and complexity of awe-experience even in the lab. I developed a set of three subsequent studies based on a new experiential methodology – Virtual Reality (VR) – opening to a new way of studying and designing awe in the lab. First, starting from a review of experimental literature on awe, I discussed in favour of a new methodology able to capture the intensity and complexity of awe as an experience, instead of only as an emotion. I identified Virtual Reality as the main candidate for many reasons. First, VR endowed the users with immersive, realistic, and interactive environments that can elicit a sense of “presence”, that is, the subjective experience of “being and acting there” in a simulated reality as if it was real. Second, VR allows to generate even paradoxical and impossible situations breaking our conventional fixed patterns of thinking, that is another key asset of awe. Third, VR can be used to fully track users’ behavioural and physiological responses, allowing for an integrated assessment of the emotional experience, both concurrent and retrospective. In study 1, drawing from these conclusions, I empirically explored the possibility to induce awe even through basic but highly realistic VR format, that is, 360°-videos. First, I designed two VR contents (1 awe-inducing and 1 neutral) displayed either on 360°-videos or on flat screens. Then, I exposed 42 participants to ad hoc awe-inducing (i.e., Forest) and neutral (i.e., hens scratching about the grass) contents displayed either on a 360° or flat screen to manipulate the sense of presence. I tested the impact of this manipulation on awe intensity. They self-reported their sense of presence and awe after each exposure. At the same time, their Skin Conductance, Blood Volume Pulse, sEMG levels were assessed while they were watching each video. Participants felt significantly more awe in the 360° awe-inspiring condition compared to others. The combination of 360° medium with awe-inspiring content resulted in a boost of awe. Moreover, psychophysiological measures of awe evidenced, for the first time, the parasympathetic system as a core component of the psychophysiological profile of this emotion. In study 2, I moved forward by testing a more advanced VR format, which includes the component of interactivity. The main advantage was that immersive-interactive Virtual Reality environments (VEs) could give rise to a variety of awe-experiences. Following guidelines provided by literature, I designed and validated one naturalistic neutral VR-environment and 3 ad hoc immersive-interactive VR-environments (VEs), to induce different instances of awe (i.e., Forest, High Snow Mountains, Earth view form the space). 36 participants were exposed to all VEs in a counterbalanced order. Participants reported their levels of awe, their general affect, and sense of presence after each exposure. Results showed that all environments elicited a similar positive affect and presence, but awe was differentially elicited by each environment, bringing forth diverse nuances of it. This research provided evidence-based design guidelines for future researches interested in the study of awe as an experience in the lab, as well as to scholars and practitioners willing to adopt validated VEs for creating awe-inspiring trainings. To date, I considered an interactive-immersive VR format. However, another key asset of VR relies also on the realism component (i.e., how a VE simulates the physics of the real world to minute details). Finally, since the experimental design was akin to Study 1, I could compare effect size of awe conveyed by 360° realistic video of Forest (Study 1) and immersive-interactive VEs of Forest (Study 2). I found that the most realistic form of VR (i.e., 360°-videos) could induce a slightly higher sense of awe, compared to VEs. This suggested that the realism component, as a layer of the sense of presence, could be crucial in manipulating and designing enhanced forms of awe in the lab. Hence, in Study 3, I relied on findings of Study 1 and 2 to test the impact of such intensified form of awe - induced by the most realistic form of VR - on creative-thinking cognitive process, which is usually considered as a relatively stable tendency instead of a contingent phenomenon. I hypothesized that the enhanced form of realistic VR-based awe would have impact on creative-thinking more than a neutral content displayed in VR. To test the link between awe as an experience and creativity, I used previously validated 360° awe-inspiring and neutral environments and I randomly assigned 40 participants to all these conditions in a counterbalanced order. Their levels of awe, presence and creative-thinking abilities (Torrance Test of Creative Thinking) were assessed after the exposure to each condition. Results showed not only that creative-thinking was significantly higher after awe-inducing 360°-videos compared to the neutral one, but especially that perceived awe significantly predicted 3 out 4 creativity dimensions, as demonstrated by a Generalized Linear Model statistical approach. We explained these findings in light of the framework of Diversifying experiences (DEs), i.e., peculiar experiences in life (e.g., multicultural experiences, psychopathology, schema-violation situations) considered as maximally creativity-conductive. Specifically, we considered awe as a potential member of the family of DEs. Overall, results of these studies provided evidence of the nuanced nature of awe and of the possibility to restore it as an experience even within the boundaries of a lab. Specifically, a new methodology for the design and the selection of best awe-inductors in the lab was validated. This methodology was applied both with immersive and interactive VR formats. Although awe displays a parasympathetic physiological response, it can arise even from interactive-activating inductors. I used VR to create several prototypical experiences of awe, which showed different profiles in terms of vastness and need for accommodation, to be deepened by future studies. Finally, the link between awe-experience and creativity emerged clearly, paving the way for new future awe-inspiring VR-based training to enhance creative thinking. To conclude, design and research guidelines were provided for further studies interested in pursuing and investigating awe as an experience and not only as an emotion.

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