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Les parcours d'adhésion aux croyances collectives dans le domaine du religieux: une étude de cas dans l'Italie du Nord

Rech, Giovanna January 2008 (has links)
Ce travail se situe dans le domaine de la sociologie des religions : il s’agit d’une monographie issue d’une enquête de terrain conduite avec des méthodes qualitatives. L’enjeu est de saisir la croyance religieuse à partir de l’étude d’un phénomène spécifique : le lien social qui s’est créé entre un ancien sanctuaire et une petite ville. La séculière dévotion à l’égard des saints patrons Victor et Couronne qui s’est développée dans un territoire de l’Italie du Nord donne lieu à une sociabilité qui franchit la limite des motivations et des fins purement religieuses. Le recueil d’une vaste documentation historique d’archives complète les sources et les données que l’on a collectées selon une approche interdisciplinaire qui mobilise la sociologie, l’anthropologie et l’histoire.
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GENERAZIONE HIPSTER. LA SUBCULTURA DELLA CRISI / Hipster generation. The subculture of a crisis

CAGLIONI, LORENZO 25 May 2020 (has links)
Il testo si propone presentare i significati che il concetto di “hipster” dischiude nel contesto storico-sociale contemporaneo. Riferito a formazioni (sub)culturali e a stili di vita alternativi che si insediano in ambienti urbani specifici (quartieri hipster), ma al contempo veicolo di estetiche diffuse su scala globale, l’hipsterismo contemporaneo viene studiato qui per la prima volta con un approccio empirico, che si propone di andare al di là della comune accezione negativa del termine. Per questo sono stati pertanto interpellati i diretti interessati. Nella ricerca si indaga da un lato il rapporto fra i giovani hipster e l’etichetta che spesso li descrive (o scredita), usando il caso dell’hipsterismo per riflettere sul tema più generale del rifiuto delle etichette nei processi di identificazione e riconoscimento contemporanei, in un’atmosfera culturale dove la promozione del soggetto spesso è a rischio di derive individualistiche. Dall’altro mi sono proposto di esplorare i contenuti espressi nella cultura materiale, nelle pratiche sociali e nello stile di vita dei giovani hipster. In particolare, ho messo in relazione questo fenomeno socioculturale con il tema della crisi dell’Occidente contemporaneo: una crisi che è stata di natura economica ma anche culturale, e ho posto l’accento sulle risposte che, attraverso il citazionismo espressivo, le pratiche di riuso e la sensibilità al tema della sostenibilità valorizzano - non senza evidenti contraddizioni - atteggiamenti orientati alla sobrietà all’interno dei quartieri hipster. / The text aims to present the meaning that the concept of "hipster" has in a contemporary historical and social context. Referring to (sub) cultural formations and alternative lifestyles that settled in specific urban environments (hipster neighborhoods), but at the same time looking at widespread aesthetics, contemporary hipsterism is studied here for the first time with an empirical approach, which aims to go beyond the common negative meaning of the term. For this reason, there are interviews with actual hipsters. The research investigates on the one hand the relationship between young hipsters and the label that often describes them (or discredits them), using the case of hipsterism to reflect on the more general topic of refusing labels in contemporary identification and recognition processes, in a cultural atmosphere where the promotion of the subject is often at the risk of individualistic drifts. On the other hand, it explores material culture, social practices, and the lifestyles of young hipsters. In particular, I related this socio-cultural phenomenon to the theme of the crisis of the contemporary West: a crisis that was economic but also cultural. I underlined the responses that enhance, not without contradictions, attitudes oriented to sobriety within the hipster neighborhoods, through “expressive quotationism”, practices of reuse and sensitivity to the theme of sustainability.
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TRA PRESENZA E ASSENZA: PADRI SEPARATI E PRECARIETA' ABITATIVA. UN'INDAGINE QUALITATIVA

ZANCHETTIN, ALICE 27 June 2019 (has links)
La ricerca internazionale e nazionale ha messo in luce come la separazione/divorzio risulti essere una transizione familiare complessa, con molteplici conseguenze su diversi aspetti: personali/psicologici, sociali/relazionali, giuridici ed economici. Si assiste da una parte alla rottura del legame di coppia, che implica quindi una riorganizzazione e ridefinizione dei confini – familiari e non -, dall’altra parte vi è la continuità del legame genitoriale con i figli; quest’ultimo risulta essere particolarmente sfidante per i padri, che nella maggioranza dei casi non vivono quotidianamente coi figli. In Italia molti sono i padri che a seguito di tale evento si trovano in una condizione di povertà e che pertanto vivono maggiori difficoltà nell’esercitare il ruolo paterno. La presente ricerca va ad indagare nello specifico i padri che, dopo la separazione/divorzio, vivono una condizione di difficoltà abitativa e che sono accolti in strutture a loro dedicate (progetti di co-housing), con l’obiettivo di sostenerli per quanto riguarda le risorse materiali affinchè possano continuare ad esercitare il ruolo genitoriale. La domanda di ricerca sottesa è volta ad indagare che tipo di riflessività questi padri mettono in campo. Emerge un quadro complesso, di povertà multidimensionale, in cui si intersecano diverse dimensioni: economica, abitativa, lavorativa, personale, relazionale, familiare, genitoriale. / International and national research reveal how separation/divorce are events that can impact dramatically on family life trajectories: parents, children and family networks are involved in such event. It makes necessary to redefine and reorganize not only the daily and the relationships but also the identity of the people: mothers and fathers still remain parents, and they have to redefine and reorganize themselves as parents. In this context, this research will focus on the consequences of father’s lives, relationships and fathering practices after divorce in Italy. Divorced fathers are at risk of social exclusion: they, for instance, use social canteen for meals and co-housing or social projects in order to prevent homelessness. The main research question addressed is about the identity of such fathers who have to redefine and re-organize themselves. Findings suggest that we can observe a multidimensional framework that characterizes these fathers: unstable living and working conditions, economic resources, difficulties with children and poor social relationships. In considering divorce consequences, it is important to include both material and relational well-being after divorce (the structural dimension as well as the cultural and relational dimension), due to prevent the risk that marginalized fathers become “absent” fathers.
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Generi e generazioni nei processi migratori: le trasformazioni dell'identità femminile nel rapporto madri e figlie / GENDERS AND Generations in Migratory Processes. The Transformations of Female Identity in Mother-Daughter Relationships Investigate

COMINELLI, CLAUDIA 02 March 2007 (has links)
Lo studio e la ricerca svolti, affrontano il tema delle trasformazioni che investono, nei contesti migratori, le rappresentazioni e i modelli relativi all'identità femminile, in particolare nel passaggio dalla prima alla seconda generazione, allo scopo di indagare sia rispetto a uno snodo strategico per il processo di integrazione della componente straniera, ma anche al fine di prendere in esame l'evolversi della nostra società, dal punto di vista della produzione di inedite identità. Questo lavoro si articola in due sezioni: una teorica, in cui si approfondiscono l'evolversi del concetto di identità nella tradizione culturale occidentale, fino all'attuale post-modernità, in rapporto alla dimensione culturale e all'appartenenza di genere, in particolare considerando l'agenzia di socializzazione della famiglia e il periodo dell'età adolescenziale e una empirica, in cui sono riportati i principali esiti di una ricerca qualitativa svolta nel corso degli anni 2005-2006, intervistando i componenti di 8 famiglie albanesi presenti in Italia, di cui facesse parte almeno una figlia adolescente. Ne è emerso un quadro composito dove la comunità albanese, presente ormai da diversi decenni nel nostro paese, tuttavia ancora particolarmente stigmatizzata, mostra, attraverso le speranze delle sue seconde generazioni femminili e la capacità di tenuta delle loro famiglie, creative costruzioni di identità ibride, nonché originali possibilità di integrazione. / The present study and analysis examine the transformations in the representations and the models of the female identity occurring in migratory contexts, particularly focusing on those from the first to the second generation. The aim of this research is both to study the strategic step for the integration process of the foreigner and the evolution of our society from the point of view of the birth of new identities. The study develops into two sections. A theoretic one that deeply goes into the analysis of the development of the identity concept from west cultural tradition until post-modernity. This approach takes into account the cultural dimension and the gender belonging, especially considering the family and the adolescence. The second part - empirical - summarizes the results of a qualitative research carried out between 2005 and 2006 interviewing the members of eight Albanian families living in Italy, composed of at least one adolescent daughter. The results show that the Albanian community, that despite living in our country for some decades now is still stigmatized, through the hopes of its second female generation and the "seal capacity" of the family, is able to creatively build hybrid identities, as well as original possibilities of integration.
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Flow of Sounds. Musica, diaspora e riterritorializzazione culturale in Gran Bretagna: il caso del rap islamico / Flow of Sounds. Music, Diapora and Cultural Reterritorialisation in Great Britain: The Study of Islamic Conscious Rap

MIDOLO , ELENA DOMINIQUE 02 March 2007 (has links)
La tesi affronta alcune grandi questioni relative al rapporto tra trasformazioni sociali e mondi culturali nella contemporaneità. La prospettiva adottata è caratterizzata da un approccio multifocale, che cerca di integrare la riflessione che ha per oggetto di analisi il medium musicale, le sue caratteristiche, funzioni e potenzialità con un contributo che cerca di rilevare l'emergenza di nuove formazioni identitarie nella Gran Bretagna del nuovo millennio. In particolare, il focus della ricerca è costituito dall'analisi dell'esperienza di produzione e fruizione di islamic conscious rap da parte dei giovani musulmani britannici di origine asiatica, che la più recente riflessione sociologica definisce Brasian, figli della diaspora, protagonisti di quella svolta culturale che contribuisce ad una continua riconfigurazione dell'identità postcoloniale. Nell'ambito di questo contributo si è cercato di analizzare in prospettiva critica le diverse categorie che hanno cercato, nel corso degli ultimi decenni, di definire ed inquadrare il concetto forte di "identità" sullo sfondo di eventi macro quali colonialismo, diaspora, globalizzazione e migrazioni. / This thesis is focused on the relationship between cultural worlds and social transformations within contemporary British society. Our study is based on a differentiated approach where the analysis of popular music material, of its features and its functions merges with the emergence of new identity configurations in the UK. The main research focus is the production and consumption of Islamic conscious rap by Brasian Muslim youth, a category that has been recently introduced within the international debate on identity. Through their social and cultural experience Muslim young people of South Asian origin are at the forefront of a new cultural turn in the redefinition of postcolonial identity, also in relation to many other contemporary issues: colonialism, Diaspora, globalisation and migration. The process of cultural reterritorialisation together with that of cultural reproduction constantly change the cultural landscape of this youth: thank to their multicultural skills and their transcultural capital young Muslim people manage to balance within different cultural worlds, and Islamic rap is here considered as link with the translocal Muslim Ummah. This work's aim is to describe the reconfiguration of translocal scenarios through the processes of cultural respatialization and retorritorialisation through the musical medium within the local-global nexus.
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Cattolici al lavoro: Valori religiosi e scelte lavorative nel vissuto di sei organizzazioni d' ispirazione cristiana / Catholics at work. Religious values and professional choices through the life of Christian inspirited associations

LAZZARINI, PAOLA 19 February 2009 (has links)
La tesi indaga, attraverso un percorso di ricerca qualitativa, la relazione tra appartenenza religiosa e scelte professionali dei membri e dei dirigenti di cinque associazioni d’ispirazione cattolica impegnate sul tema del lavoro e di un sindacato. Il percorso di ricerca teorico si è svolto su due filoni: uno che prendeva in esame i temi propri della Sociologia del lavoro, le tesi attorno alla fine dell’epoca del lavoro e il ruolo del lavoro nella costruzione dell’identità; il secondo di Sociologia della religione e dunque la persistenza della religione nella sfera pubblica tra paradigma della secolarizzazione e nuove teorie, ma anche alcuni approfondimenti storici sul movimento cattolico e dottrinari sul lavoro nella dottrina sociale. L’indagine empirica ha evidenziato la difficoltà di parlare del significato e del valore personalmente attribuito al lavoro, ma anche il ruolo di mediazione di significati svolto dall’associazione: dalle interviste infatti è emerso che proprio nella mediazione della mission associativa si trova la chiave del rapporto fede-lavoro. Alla luce di tali risultati è stata ipotizzata una classificazione delle associazioni in base alla visione del lavoro che propongono. / The thesis investigates, through a qualitative search, the relationship among religious affiliation and professional choices of the members and the executives of five associations of Catholic inspiration and a labor union. The theoretical research had been developed on two seams: one based on themes proper of the Sociology of the job, the theses around the end of the epoch of the job and the role of the job in the construction of the identity; the second of Sociology of the religion and therefore the persistence of the religion in the public sphere between paradigm of the secularization and new theories, but also some historical close examinations on the movement Catholic and on the theme of "work" in the catholic social doctrine. The empirical investigation underlined the difficulty of speaking about the meaning of the job and the value personally attributed to the job, but also the role of mediation of meanings developed by the association: interviews reveal that is in the mediation of the associative mission the key of the relationship faith-job.
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Mito e tecnologia in Cina

TARANTINO, MATTEO 26 June 2009 (has links)
La tesi intende esaminare il significato culturale assunto dalla tecnologia informatica nella Cina contemporanea, attraverso la lente del "mito" ed un approccio empirico. La prima parte è dedicata ad una panoramica generale sui principali approcci al "mito" nelle scienze sociali, ed una più mirata sull'uso del concetto nel campo degli studi sull'immaginario informatico. La seconda parte indaga alcune delle macro-narrazioni che contribuiscono a strutturare l'esperienza simbolica della tecnologia in Occidente. La terza parte indaga con lo stesso approccio il contesto cinese, ricostruendo gli atteggiamenti della società e della cultura cinese premoderna, novecentesca e contemporanea relativamente alla tecnologia in generale ed all'informatica in particolare: entrambe sono inserite in un macro-mito di "rinascita nazionale", che vuole il Paese vittimizzato dall'Occidente ma destinato a ritornare ad un ruolo di superpotenza mondiale. L'ultima parte della tesi è dedicata all'esposizione dei risultati di una ricerca sul campo effettuata a Pechino nel 2007 su un campione di 300 soggetti. Attraverso lo strumento delle interviste direttive, si mettono in luce un gran numero di narrazioni simbolicamente investite relative al computer e alla Rete. In particolare, emerge una dinamica centrale fra una narrazione relativa alla "prosperità indotta dalla tecnologia" e una notevole preoccupazione per un indebolimento dei tratti salienti dell'identità cinese operata dalla Rete. / The dissertation examines the cultural meaning of computer technology in contemporary China, through the lens of “myth” and with an empirical approach. The first part reviews the main approaches to “myth” in social sciences, as well as the use of the concept within the field of Internet studies. The second part investigates some of the macro-narratives that contribute to the structuring of the symbolic experience of technology in the West. The third part investigates through the same approach the Chinese context, examining the main attitudes of Chinese society and culture towards technology in general and computer technology in particular. Both appear to be inserted in a myth of national rebirth, which sees China as a victim but destined to regain a role as a superpower. The last part exposes the results of a field research done in Beijing in 2007 on a sample of 300 subjects. Through directive interviews, a number of narratives emerge about computer technology and the Internet. A central dynamic appears to be the one between a myth of “prosperity through technology” and one about the “weakening of chineseness”, which sees the computer technology as weakening salient traits of Chinese identity.
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DIGITAL DIVIDE: UNA RILETTURA CRITICA DEL TERMINE, DEL FRAMING IDEOLOGICO, DELLE POLICIES

CARLO, SIMONE 26 June 2009 (has links)
La letteratura sul digital divide ha fatto negli ultimi anni importanti passi in avanti: una velocità, quella dell’evoluzione del concetto di divario digitale, sorprendente, se si pensa che il termine nasce poco più di dieci anni fa (DiMaggio et al. 2004). Ancora più interessante è la duttilità del termine, che si è trasformato in un vero e proprio discorso, quasi in termini foucaultiani, assorbito da governi, istituzioni, associazioni, aziende. La flessibilità del termine sembrerebbe avere svuotato il concetto stesso di digital divide: se da una parte la letteratura e la riflessione accademica si sta progressivamente allontanando dal termine (Warschauer, 2003), dall’altra l’azione politica l’ha fatto proprio, perdendo sempre più aderenza col dibattito teorico in corso (van Dijk 2005; Barzilai-Nahon 2006). L’ambiguità del termine digital divide pone seri problemi circa la definizione della issue: alcuni studiosi (Compaine 2001) hanno definito il digital divide come un problema di semplice diffusione tecnologica. Tale impostazione, ampiamente superata dalla letterature accademica, è stata invece convintamente adottata dagli strategy makers istituzionale e politici, con effetti spesso contraddittori e discutibili sulle modalità di diffusione e adozione delle ICT tra la popolazione. E’ come se di fronte all’evoluzione del dibattito accademico, i soggetti pubblici non abbiano avuto la capacità (e la volontà politica) di far contestualmente evolvere le politiche adottate verso un avvicinamento al tema del divario di competenze. Al contrario, le strategie degli attori pubblici (privati e istituzionali) sembrano in alcuni casi essere ancora legate a interpretazioni, valori culturali, miti, retoriche tipiche della nascita dell’era digitale (Mosco 2004). In particolare, le istituzioni sono impegnate in un continuo processo interpretativo sul ruolo delle tecnologie (della comunicazione) nella società: ciò che sembra emergere dall’analisi dei principali documenti prodotti dalle istituzioni europee e statunitensi sul digital divide e sullo sviluppo della Società dell’Informazione, è la costruzione di un’ideologia di stampo diffusionista e determinista, all’interno della quale le tecnologie digitali (con Internet in testa) sono in grado di determinare una cesura storica e hanno la capacità di offrire alla società delle opportunità di sviluppo rivoluzionarie. Nonostante tale processo di costruzione narrativa delle opportunità sociali delle ICT, le concrete politiche di riduzione del divario digitale sembrano seguire un’altra strada (Milner 2006). La ricerca, dopo una panoramica sull’evoluzione del concetto di digital divide (Iannone 2007), affronta la più recente letteratura sul tema delle disuguaglianze digitali (Newholm et al. 2008; Sartori 2006; DiMaggio et al 2004), inserendola nella più ampia riflessione sulle disuguaglianze economiche e sociali del mondo contemporaneo (Gallino 2000; Milanovic 2007) e relazionandola con un’overview delle strategie e politiche pubbliche e private di riduzione del divario numerico, in particolare nell’Unione Europa e negli Stati Uniti. L’obiettivo finale del paper è dunque evidenziare il pericoloso scollamento tra l’essenza delle disuguaglianze digitali (la cui comprensione è possibile solo se inserita in una più ampia riflessioni sulle disuguaglianza societarie) e la loro discorsivizzazione, rappresentazione e messa in forma operata dai soggetti e dalle istituzioni che si sono assunti la responsabilità di messa a punto delle strategie di superamento del divario digitale (Carlo 2008). La tesi è che, nel processo di discorsivizzazione del digital divide, i soggetti pubblici abbiano costruito un apparato retorico in grado di offrire una rappresentazione del problema lontana dalla reale natura del fenomeno: il digital divide ha assorbito retoriche e miti del ciberspazio e della società contemporanea, trasformando tali miti in un’azione politica in molti casi inadeguata, inefficacia, fuori obiettivo (Colombo – Carlo 2006a). Sembra di essere di fronte in alcuni casi a una vera e propria azione mistificatoria: si discorsivizzano azioni politiche di riduzione del digital divide legate a un auspicato processo di sviluppo sociale e culturale (determinato dalle ICT) per perseguire, in verità, obiettivi di carattere puramente economico. Forse solo attraverso un’azione di disvelamento di tale mistificazione, è possibile riconoscere le vere politiche di riduzione del divario digitale che sono tali solo se inserite in una più ampia riflessione (e azione) attorno alla crescita delle disuguaglianze nella società globale, informatizzata, in rete (Colombo – Carlo 2006b). Il rischio è che tali azioni, altrimenti, siano semplicemente legate a dimensioni economicistiche di efficienza e di crescita, pericolosamente controproducenti per lo sviluppo di società più giuste (Feenberg 2002; van Dijk 2006). / In the recent years, the literature about digital divide makes an important breakthrough: the evolution of concept of digital divide it has been very quick, in particular if is related with the relative youthfulness of the term, that born only ten years ago (DiMaggio et al. 2004). Even more interesting is the “pliability” of the term: it’s seem to be transformed in a kind of discourse, near in Foucault’s concept, premise by governments, institutions, associations, companies. The flexibility of the term seems has transform (near empty out) the concept of digital divide: if on the one hand the academic reflections are gradually moving away from the term (making more complex the concept, Warschauer, 2003), on the other hand the political action still “use” the term, without understand the theoretical debate in progress and the changing of meaning of the concept (van Dijk, 2005; Barzilai-Nahon, 2006). Maybe only through an action of “unmasking” of this kind of mystification could be possible to recognize the true (or, the more efficient, useful, comprehensive) policies of reduction of the digital divide. Only if this policies are combined with a broader reflections (and actions) about the rising of inequality in the global, digital, network society, the effect of these measures of government will be visible. The risk is that these measures, without a deeply consideration about the morphology, characteristic, structurally unequal of contemporary society, are linking only with economic dimension of efficiency and development. This kind of “use” of digital divide term in a frame of economical policy could be very dangerous and counterproductive for the improvement of more equitable societies (Feenberg 2002, van Dijk, 2006). This paper, after a overview about the evolution of the concept of digital divide (Iannone, 2007) , face the most recent literature about digital inequality (DiMaggio, P., Hargittai, E., Celeste, C., and Shafer, S. 2004): on one side it frames the literature of digital divide in a broader reflection about economic and social inequality in the contemporary world (Gallino 2000; Milanovic 2007), on the other side it wants to related this literature with an overview of policy and strategy public and private for the reduction of digital divide, in particular in EU and USA (Milner, 2006). The aim of the paper is to stress the dangerous separation between the essence of digital inequalities and their discoursivization, representation and “shaping” made by the subjects that have taken the responsibility or have the role to manage and ideate strategies for fall digital divide.
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Skateculture e identita' giovanile

EMILIANI, GIOVANNI MATTEO 19 February 2009 (has links)
La ricerca segnala e documenta il complesso processo di comunicazione fra la società e i partecipanti alla skateculture.
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I MEDIA COME RISORSE RELAZIONALI PER I GIOVANI FIGLI DI MIGRANTI

MILESI, DANIELE 17 June 2011 (has links)
Il lavoro qui presentato analizza le pratiche di comunicazione tra pari mediate dalle nuove tecnologie. In particolare, è stato approfondito l’utilizzo di tali modalità comunicative in un gruppo di adolescenti di origine straniera residenti a Milano. Gli obiettivi della ricerca consistevano in: 1. individuare pratiche di comunicazione e socializzazione tecnologicamente mediate, specifiche dei giovani adolescenti di origine straniera; 2. evidenziare il ruolo di tali pratiche communicative innovative nell’orientare le tra il gruppo migrante e quello degli autoctoni, in termini di processi di acculturazione; 3. definire se e in che modo tali comportamenti consentono spazi di azione creativa e mediazione culturale tra le molteplici culture di appartenenza; 4. identificare possibili strategie di costruzione identitaria in termini transnazionali. / This article analyses peer to peer communication practices mediated by digital technologies. Particularly, the forms of this kind of communication have been in depth analysed within adolescents of foreigner origins living in Milan. Aims of the research were: 1) outlining communication and socialisation practices technologically mediated (such as the use of cellular phone to exchange photos, videos etc. or the participation in social network), typical of the target group; 2) highlighting the role of these new communication practices in shaping peculiar relationship between migrants and indigenous culture, in terms of integration/differentiation processes; 3) defining if and how such behaviours enable a space of creativity, selfdetermination and cultural mediation between multiple belongings; 4) identifying any strategy of identity constructing in transnational terms.

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