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Studio caso-controllo multicentrico su distacco di retina e movimentazione manuale di carichi / Lifting tasks and retinal detachment: a multicentric case-control study

Zanardi, Francesca <1979> 15 April 2013 (has links)
Obiettivo Valutare l’ipotesi secondo cui la movimentazione manuale di carichi possa essere un fattore di rischio per il di distacco di retina. Metodi Si è condotto uno studio caso-controllo ospedaliero multicentrico, a Bologna, (reparto di Oculistica del policlinico S. Orsola Malpighi, Prof. Campos), e a Brescia (reparto di oculistica “Spedali Civili” Prof. Semeraro). I casi sono 104 pazienti operati per distacco di retina. I controlli sono 173 pazienti reclutati tra l’utenza degli ambulatori del medesimo reparto di provenienza dei casi. Sia i casi che i controlli (all’oscuro dall’ipotesi in studio) sono stati sottoposti ad un’intervista, attraverso un questionario strutturato concernente caratteristiche individuali, patologie pregresse e fattori di rischio professionali (e non) relativi al distacco di retina. I dati relativi alla movimentazione manuale di carichi sono stati utilizzati per creare un “indice di sollevamento cumulativo―ICS” (peso del carico sollevato x numero di sollevamenti/ora x numero di anni di sollevamento). Sono stati calcolati mediante un modello di regressione logistica unconditional (aggiustato per età e sesso) gli Odds Ratio (OR) relativi all’associazione tra distacco di retina e vari fattori di rischio, tra cui la movimentazione manuale di carichi. Risultati Oltre alla chirurgia oculare e alla miopia (fattori di rischio noti), si evidenzia un trend positivo tra l’aumento dell’ICS e il rischio di distacco della retina. Il rischio maggiore si osserva per la categoria di sollevamento severo (OR 3.6, IC 95%, 1.5–9.0). Conclusione I risultati, mostrano un maggiore rischio di sviluppare distacco di retina per coloro che svolgono attività lavorative che comportino la movimentazione manuale di carichi e, a conferma di quanto riportato in letteratura, anche per i soggetti miopi e per coloro che sono stati sottoposti ad intervento di cataratta. Si rende quindi evidente l’importanza degli interventi di prevenzione in soggetti addetti alla movimentazione manuale di carichi, in particolare se miopi. / Background/Objectives To investigate the hypothesis that repeated lifting tasks could be a risk factor for retinal detachment. Methods Case-control study (case definition: surgically treated retinal detachment. Cases were identified among patients operated for retinal detachment in two large urban hospital in Bologna and Brescia. Controls were drawn from outpatients attending an eye clinic in the same catchment area. 104 cases and 173 controls (blind to the study hypothesis) responded to a structured questionnaire regarding individual, pathological and work-related factors possibly related to retinal detachment, including past/present occupational lifting tasks. Three lifting categories were defined based on the median “cumulative lifting index” (product of load, manoeuvres/hour and lifting-years) among manual workers: no lifting (reference category); light lifting; heavy lifting. Odds ratios for retinal detachment associated with “heavy”, “moderate” or “light” occupational lifting in an unconditional logistic regression model (adjusted for age and sex) were obtained. Results In addition to ocular surgery and myopia (known risk factors), an independent associations were recorded for heavy lifting (odds ratio 3.6, 95% confidence interval, 1.5 to 9.0). Likelihood ratio tests did not reveal interactions between heavy lifting, ocular/cataract surgery and myopia. Conclusions The results support the plausible hypothesis that heavy occupational lifting (involving Valsalva’s manoeuvre) may be a relevant risk factor for retinal detachment. Moreover these preliminary results confirmed, as reported in literature, an increased risk of retinal detachment for myopic subjects and for those who have undergone cataract surgery. Our observations emphasize the importance of prevention especially in subjects involved in the manual handling of loads, particularly if short-sighted.
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Mobi - kids - rischio di tumori cerebrali ed esposizione a campi a radiofrequenza nei bambini e negli adolescenti / Mobi - kids - Risk of brain cancer from exposure to radiofrequency fields in childhood and adolescence

Marinelli, Francesco <1980> 16 April 2015 (has links)
Introduzione. Il rapido e globale incremento dell’utilizzo dei telefoni cellulari da parte degli adolescenti e dei bambini ha generato un considerevole interesse circa i possibili effetti sulla salute dell’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza. Perciò è stato avviato lo studio internazionale caso-controllo Mobi-kids, all’interno del quale si colloca quello italiano condotto in 4 Regioni (Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna). Obiettivi. Lo studio ha come obiettivo quello di valutare la stima del rischio degli effetti potenzialmente avversi di queste esposizioni sul sistema nervoso centrale nei bambini e negli adolescenti. Materiali e Metodi. La popolazione include tutte le persone di età compresa tra 10 e 24 anni residenti nelle 4 Regioni, con una diagnosi confermata di neoplasia cerebrale primitiva, diagnosticata durante il periodo di studio (3 anni). Sono stati selezionati due controlli - ospedalizzati per appendicite acuta - per ciascun caso. I controlli sono stati appaiati individualmente a ciascun caso per età, sesso e residenza del caso. Risultati. In Italia sono stati intervistati a Giugno 2014, 106 casi e 191 controlli. In Emilia-Romagna i casi reclutati sono stati fino ad ora 21 e i controlli 20, con una rispondenza del’81% e dell’65% rispettivamente. Dei 41 soggetti totali, il 61% era di sesso maschile con un’età media generale pari a 16,5 (±4,5) anni. Inoltre il 44% degli intervistati proveniva dalla classe di età più giovane (10-14). In merito allo stato di appaiamento, nella nostra Regione sono state effettuate 7 triplette (33%) - 1 caso e 2 controlli - e 6 doppiette (29%) - 1 caso ed 1 controllo. Conclusioni. Nonostante le varie difficoltà affrontate data la natura del progetto, l’esperienza maturata fin ad ora ha comunque portato alla fattibilità dello studio e porterà probabilmente a risultati che contribuiranno alla comprensione dei potenziali rischi di neoplasie cerebrali associati all'uso di telefoni cellulari tra i giovani. / Introduction. The rapid increase in mobile phone use in young people as generated concern about possible health effects of exposure to radiofrequency and extremely low frequency electromagnetic fields (EMF). Objectives. Mobi-Kids, a multinational case–control study, investigates the potential effects of childhood and adolescent exposure to EMF from mobile communications technologies on brain tumor risk in 14countries, within which lies the one conducted in 4 Italian Regions (Piedmont, Lombardy, Tuscany, Emilia-Romagna).Materials and methods. The target study population consists of all males and females aged 10–24 years residing in the study region with a confirmed diagnosis of an eligible first primary brain tumor diagnosed during the study period (3 years). Two hospital-based control s(who underwent an appendectomy for suspected diagnosis of appendicitis) are selected for each case, and matched on: sex, age and geographic area of residence. Results. As of June 2014, in Italy were interviewed, 106 cases and 191 controls; in Emilia-Romagna were recruited 21 cases and 20 controls. Participation rates were 81% and 65% among cases and controls, respectively. The study population in Emilia-Romagna (41 total subjects), has slightly more males (61%) than females, and more participants (44%) in the youngest age range (10-14). Of the 21 cases who have been interviewed, 7 (33%) have two interviewed controls and 6 (29%) have at least one identified control. Conclusions. The advantages of Mobi-Kids include its large sample size – it will be the largest study to date on this topic in young people. Despite the various challenges faced by the study team, our experience thus far in developing and implementing the study protocol indicates that Mobi-Kids is feasible and will generate results contributing to the understanding of potential brain tumor risks associated with use of mobile phones and other wireless communication technologies among young people.
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Flessibilità e controllo sindacale nel mercato del lavoro contemporaneo: il caso del contratto a tempo determinato / Flexibility and control of trade unions in contemporary labor market: the case of fixed-term contract

Cordella, Costantino <1985> 01 July 2014 (has links)
Il lavoro di ricerca che si presenta è suddiviso in tre capitoli nei quali, da altrettanti punti di osservazione, è analizzato il tema della instabilità del lavoro. Nel primo capitolo, il candidato evidenzia le cause che hanno determinato il vorticoso aumento di utilizzo dei contratti di lavoro flessibili e, a tal proposito, da un prospettiva extra-nazionale, analizza le direttive europee e, i principi comuni e le guidelines che, nel percorso di sviluppo della strategia europea per l’occupazione, hanno posto la flexicurity come modello di mercato europeo tipico; dalla medesima prospettiva, prendendo spunto dai cambiamenti del mercato globale, si pone attenzione all’analisi economica del diritto del lavoro e, in particolare, alle conseguenze che le trasformazioni economiche generano sulla capacità di questa materia di tenere elevato il grado di sicurezza occupazionale connesso alla stipula dei contratti di lavoro. Il secondo capitolo è dedicato al ruolo svolto in Italia dai sindacati sul tema della flessibilità. In tal senso, l’autore evidenzia come la funzione “istituzionale” cui sono chiamate anche le organizzazioni dei lavoratori abbia caratterizzato le scelte di politica sindacale in materia di lavori temporanei; è così preso in esame il concetto di flessibilità “contrattata”, come già emerso in dottrina, e si teorizza la differenza tra rinvii “aperti” e rinvii “chiusi”, quali differenti forme di delega di potere normativo alle parti sociali in materia di flessibilità. Nel terzo ed ultimo capitolo l’autore tenta di evidenziare i vantaggi e le funzioni che derivano dall’utilizzo del contratto a termine, quale principale forma di impiego flessibile del nostro mercato del lavoro. Premessi tali benefici viene formulato un giudizio critico rispetto al grado di liberalizzazione che, con le ultime riforme, è stato ammesso per questo istituto sempre più strumento di arbitrio del datore di lavoro nella scelta della durata e delle condizioni di svolgimento della prestazione di lavoro. / The research work that presents itself is divided into three chapters, in which it is examined the issue of job instability. In the first chapter, the candidate shows the causes that led to the dizzying increase in use of flexible contracts and, in this regard, analyzes the European directives, principles and guidelines that, in the path of development of the European strategy for employment, have placed the 'flexicurity' as a typical model of European labor market; from the same perspective, paying attention to the theme of social problems of the global markets, it analyzes to the economic investigation of labor law and, in particular, the consequences for job security related to the economic transformations. The second chapter is devoted to the role played by trade unions in Italy on the issue of flexibility. In this sense, the author shows how the "institutional" function which are also called to comply workers' organizations has also characterized the political choices of trade unions' in the field of temporary work; so are examined the concepts of flexibility "negotiated", as already shown in the literature, and are theorized the differences between mandate "open" and "closed", such as different forms of delegation of legislative power to the trade unions in the theme of flexibility. In the third and final chapter the author tries to highlight the benefits and features that relate to the use of fixed-term contracts, as the main form of flexible contract in use in our labor market. Introduced such benefits, he made a critical judgment about the degree of liberalization of this type of labor contract considered that in the last reforms is always more the arbitrariness in the choice of the employer of the duration and conditions of carrying out the work performance.
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Fattori di rischio biomeccanico e valori limite di esposizione (TLV-ACGIH®) nell’ambito dello studio di coorte della sindrome del tunnel carpale occupazionale / Threshold Limit Value for biomechanical risk factors (ACGIH-TLV®): a cohort study on carpal tunnel syndrome in manual workers

Graziosi, Francesca <1973> 15 April 2014 (has links)
OBIETTIVI: Per esplorare il contributo dei fattori di rischio biomeccanico, ripetitività (hand activity level – HAL) e forza manuale (peak force - PF), nell’insorgenza della sindrome del tunnel carpale (STC), abbiamo studiato un’ampia coorte di lavoratori dell’industria, utilizzando come riferimento il valore limite di soglia (TLV©) dell’American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH). METODI: La coorte è stata osservata dal 2000 al 2011. Abbiamo classificato l’esposizione professionale rispetto al limite di azione (AL) e al TLV dell’ACGIH in: “accettabile” (sotto AL), “intermedia” (tra AL e TLV) e “inaccettabile” (sopra TLV). Abbiamo considerato due definizioni di caso: 1) sintomi di STC; 2) sintomi e positività allo studio di conduzione nervosa (SCN). Abbiamo applicato modelli di regressione di Poisson aggiustati per sesso, età, indice di massa corporea e presenza di patologie predisponenti la malattia. RISULTATI: Nell’intera coorte (1710 lavoratori) abbiamo trovato un tasso di incidenza (IR) di sintomi di STC di 4.1 per 100 anni-persona; un IR di STC confermata dallo SCN di 1.3 per 100 anni-persona. Gli esposti “sopra TLV” presentano un rischio di sviluppare sintomi di STC di 1.76 rispetto agli esposti “sotto AL”. Un andamento simile è emerso per la seconda definizione di caso [incidence rate ratios (IRR) “sopra TLV”, 1.37 (intervallo di confidenza al 95% (IC95%) 0.84–2.23)]. Gli esposti a “carico intermedio” risultano a maggior rischio per la STC [IRR per i sintomi, 3.31 (IC95% 2.39–4.59); IRR per sintomi e SCN positivo, 2.56 (IC95% 1.47–4.43)]. Abbiamo osservato una maggior forza di associazione tra HAL e la STC. CONCLUSIONI: Abbiamo trovato un aumento di rischio di sviluppare la STC all’aumentare del carico biomeccanico: l’aumento di rischio osservato già per gli esposti a “carico intermedio” suggerisce che gli attuali valori limite potrebbero non essere sufficientemente protettivi per alcuni lavoratori. Interventi di prevenzione vanno orientati verso attività manuali ripetitive. / OBJECTIVES: To explore the role of workplace physical factors, particularly repetition (hand activity level – HAL) and manual force (normalized peak force – PF), in the development of carpal tunnel syndrome (CTS), we studied a large cohort of industrial workers with reference to a threshold limit value (TLV©) proposed by the American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH). METHODS: Industrial workers were followed from 2000-2011. We classified subjects with respect to action limit (AL) and TLV. Case definitions were: (i) self-reported symptoms; and (ii) a combination of symptoms and positive nerve conduction studies (NCS). Poisson regression models including age, gender, body mass index, and presence of predisposing pathologies were conducted to estimate incidence rate ratios (IRR) of CTS. RESULTS: There were 1710 subjects with complete information at baseline and with at least one follow-up. We found an incidence rate (IR) of 4.1 per 100 person-years for CTS symptoms, and an IR of 1.3 per 100 person-years for CTS confirmed by NCS. “Unacceptable overload” (above TLV) was associated with a 1.76-fold risk of CTS symptoms, as compared with “acceptable load” (below the AL). A similar trend also emerged for CTS confirmed by NCS, but was not significant [IRR above TLV, 1.37 (95% confidence interval ( 95% CI) 0.84–2.23)]. Workers exposed between AL and TLV appeared at higher risk for CTS [IRR for symptoms, 3.31 (95% CI 2.39–4.59); IRR for symptoms and positive NCS, 2.56 (95% CI 1.47–4.43)]. HAL was a strong predictor of the outcome variables. CONCLUSIONS: Workplace risk factors contribute to the risk for CTS. Our study shows an increased risk for workers exposed between AL and TLV, suggesting that the current limits might not be sufficiently protective for some workers. Preventive efforts should target repetitive movements.
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Fattori eziologici della Sindrome del Tunnel Carpale: una revisione sistematica con meta-analisi degli studi analitici / Etiological factors of Carpal Tunnel Syndrome: a systematic review with meta-analysis of analytic epidemiological studies

Valpiani, Giorgia <1974> 15 April 2014 (has links)
OBIETTIVO: sintetizzare le evidenze disponibili sulla relazione tra i fattori di rischio (personali e lavorativi) e l’insorgenza della Sindrome del Tunnel Carpale (STC). METODI: è stata condotta una revisione sistematica della letteratura su database elettronici considerando gli studi caso-controllo e di coorte. Abbiamo valutato la qualità del reporting degli studi con la checklist STROBE. Le stime studio-specifiche sono state espresse come OR (IC95%) e combinate con una meta-analisi condotta con un modello a effetti casuali. La presenza di eventuali bias di pubblicazione è stata valutata osservando l’asimmetria del funnel plot e con il test di Egger. RISULTATI: Sono stati selezionati 29 studi di cui 19 inseriti nella meta-analisi: 13 studi caso-controllo e 6 di coorte. La meta-analisi ha mostrato un aumento significativo di casi di STC tra i soggetti obesi sia negli studi caso-controllo [OR 2,4 (1,9-3,1); I(2)=70,7%] che in quelli di coorte [OR 2,0 (1,6-2,7); I(2)=0%]. L'eterogeneità totale era significativa (I(2)=59,6%). Risultati simili si sono ottenuti per i diabetici e soggetti affetti da malattie della tiroide. L’esposizione al fumo non era associata alla STC sia negli studi caso-controllo [OR 0,7 (0,4-1,1); I(2)=83,2%] che di coorte [OR 0,8 (0,6-1,2); I(2)=45,8%]. A causa delle molteplici modalità di valutazione non è stato possibile calcolare una stima combinata delle esposizioni professionali con tecniche meta-analitiche. Dalla revisione, è risultato che STC è associata con: esposizione a vibrazioni, movimenti ripetitivi e posture incongrue di mano-polso. CONCLUSIONI: I risultati della revisione sistematica confermano le evidenze dell'esistenza di un'associazione tra fattori di rischio personali e STC. Nonostante la diversa qualità dei dati sull'esposizione e le differenze degli effetti dei disegni di studio, i nostri risultati indicano elementi di prova sufficienti di un legame tra fattori di rischio professionali e STC. La misurazione dell'esposizione soprattutto per i fattori di rischio professionali, è un obiettivo necessario per studi futuri. / OBJECTIVE: The aim of this review was to synthesize the evidence on the potential relationship between work-related and personal risk factors and the occurrence of Carpal Tunnel Syndrome (CTS). METHODS: A systematic review of the literature was conducted by searching in multiple databases for case-control and cohort studies on risk factors for CTS. We assessed study reporting using STROBE checklist. The associations between risk factors and CTS were expressed in OR (95%CI). We combined the study-specific estimates with a random effects meta-analysis model. We assessed publication bias by observing funnel plot asymmetry and performing the Egger’s test to ascertain bias due to small studies. RESULTS: We identified 29 studies of which 19 were included in meta-analysis: 13 case-control and 6 cohort studies. The meta-analysis of 11 studies showed a significant increase of CTS for obese subjects in case-control studies [OR 2.4, 95%CI 1.9-3.1; I(2)=70.7%] and in cohort studies [OR 2.0, 95%CI 1.6-2.7; I(2)=0%]. Heterogeneity was significant overall (I(2)=59.6%, 11 studies). Results for diabetes subjects and thyroid diseases were similar. Smoking exposure was not associated to CTS in case-control studies [OR 0.7, 95%CI 0.4-1.1; I(2)=83.2%] and in cohort studies [OR 0.8, 95%CI 0.6-1.2; I(2)=45.8%]. No meta-analysis was conducted for work-related risk factors due to different ways of detecting exposures. The occurrence of CTS was associated with exposure to vibration, repetitive movements and hand-wrist awkward postures. The psycho-social risk factors have no association with CTS. CONCLUSIONS: This systematic review provides consistent indications that CTS is associated with the personal risk factors. Based on the different quality of exposure data and the difference in effect by study design, our findings indicate sufficient evidence for a link between work-related risk factors and the occurrence of CTS. Objective prospective exposure measurement, especially for work-related risk factors, is needed in future studies.
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La somministrazione di manodopera. Duplicità di datori di lavoro e tecniche di tutela

Ratti, Luca <1980> 11 June 2007 (has links)
No description available.
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L'istituto dell'incompatibilità nel pubblico impiego

Nanni, Mario Maria <1962> 03 May 2010 (has links)
Dopo aver brevemente ricostruito l’evoluzione dell’istituto dell’incompatibilità nel pubblico impiego, tra la sua introduzione nell’Ordinamento italiano nel 1908 e la sua attuale formulazione (attraverso le riforme del 1923 e del 1957), l’autore –contestando un’opinione diffusa nella letteratura giuslavoristica- esclude che l’art. 98 Cost. obblighi il legislatore ordinario ad imporre un dovere di esclusività al lavoratore dipendente dalle pubbliche amministrazioni. Successivamente si osserva come nel corso di più di un secolo la Dottrina, comunque poco interessata al tema, non abbia saputo giustificare in maniera unitaria e coerente la disciplina delle incompatibilità (se non ricorrendo ad argomentazioni di natura etica o sociale); diversamente la Giurisprudenza, soprattutto in epoca repubblicana, ha cercato di ricondurre la ratio dell’istituto alla specificità del rapporto lavorativo, riuscendo a giustificare le previsioni (e a individuarne i confini di applicazione) solo in relazione alla specialità del rapporto di lavoro pubblico. Nel secondo capitolo si evidenzia come, in occasione della riforma di fine XX secolo, la scelta di riservare alla legge la disciplina delle incompatibilità nel pubblico impiego non sia necessariamente in contrasto con la privatizzazione del lavoro pubblico. Si descrivono inoltre le linee generali dell’istituto, evidenziandone gli aspetti problematici (in particolare rapporto tra art. 53 del D.Lgvo 165/01 e l’art. 1 commi 57 e ss. della L. 662/96) e la collocazione nell’ambito complessivo della riforma di privatizzazione (con particolare attenzione al tema della natura degli atti). Nell’ultimo capitolo, si evidenziano le criticità della disciplina vigente, anche alla luce della discutibile interpretazione datane dalla Corte di Cassazione. In particolare si sottolinea come il sistema sanzionatorio non sia coerente con la contrattualizzazione del rapporto di lavoro e mantenga una forte connotazione pubblicistica. Si rileva quindi come le critiche all’istituto si possano sostanzialmente ricondurre al fatto che il legislatore, mantenendo in vita un istituto risalente e riconducibile a esigenze di varia natura, non ha individuato univocamente nè il fine ultimo delle norme nè quale sia il bene che si intende proteggere; in tal modo si è disegnato un sistema che vieta irragionevolmente le sole attività remunerative, implica una profonda differenziazione pubblico/privato, comporta un sacrificio significativo per il lavoratore pubblico. Dopo aver negato la possibilità di ricondurre l’istituto alle previsioni di cui all’art. 2105 c.c., l’autore, riflettendo sulle ragioni fondanti l’esistenza di tale ultima previsione e in considerazione del dato incontrovertibile che oggi l’ordinamento fonda sul contratto sia i rapporti di impiego pubblico sia quelli di impiego privato, giunge ad individuare un unitario principio secondo il quale è illecito lo svolgimento, da parte del lavoratore, di attività inconciliabili con gli interessi che costituiscono la giustificazione profonda dell’attività del datore di lavoro. Si tratterebbe, insomma, di “un generale principio di tutela dell’interesse pubblico al regolare svolgimento dell’attività del datore, che si concretizza in entrambi i casi nel sorgere di obbligazioni negative (di non fare/di astenersi) in capo al lavoratore, riferite alle attività concorrenziali e a quelle incompatibili”(Cap III, 3.3) rispettivamente nel privato e nel pubblico Alla luce della esposta conclusione, l’autore auspica che tutto il sistema delle incompatibilità venga ridisegnato in una prospettiva che tenga conto dell’esigenza di uniformare al massimo le regole che governano il lavoro, indipendentemente dalla soggettività (pubblica o privata) dei datori. Un simile obiettivo, in termini di coerenza ed efficacia, appare perseguibile a partire dal modello disegnato dall’art. 53 del D.Lgvo 165/01 in materia di incarichi autorizzabili.
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La valorizzazione della professionalità nella contrattazione collettiva: sistemi classificatori e percorsi di mobilità professionale

Murrone, Maria Giovanna <1982> 10 June 2011 (has links)
La tesi, che si articola in tre capitoli, analizza la rilevanza della professionalità del lavoratore nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato con particolare riferimento all’interesse mostrato da parte della contrattazione collettiva nel settore privato e pubblico nella definizione dei sistemi classificatori e di inquadramento del personale. Nel primo capitolo, si dà conto dei fattori che hanno determinato l’emersione della professionalità quale bene giuridico meritevole di tutela da parte dell’ordinamento: si analizzano in particolare le trasformazioni organizzative e produttive, nonché le indicazioni provenienti dal testo costituzionale che si riverberano di poi nella legislazione ordinaria. Nel secondo si analizza quanto la professionalità, o le singole voci che la compongono, rilevi a fini classificatori: dunque in che termini le competenze, le conoscenze del lavoratore rilevino quali criteri classificatori. Nel terzo capitolo, viceversa, si pone maggiore attenzione rispetto all’ “importanza” della professionalità quale fattore che incide su meccanismi di progressione retributiva e in genere professionale (assumendosi tale espressione come una sorta di sinonimo del termine carriera, rispetto al quale si differenzia quanto al contesto organizzativo e produttivo in cui si svolge) del lavoratore. In un assetto simile, centrale è il rilievo della valutazione del lavoratore. I contratti collettivi analizzati sono per il settore privato quelli delle categorie chimici, terziario e tessile; per il settore pubblico, quelli del comparto sanità e regioni ed autonomie locali.
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Il rapporto tra politica e pubblica amministrazione e la disciplina della dirigenza: il modello spagnolo e italiano / The relationship between politics and Public Administration and the discipline of managers: the Spanish and the Italian model

Ramos Moragues, Francisco <1980> 30 March 2012 (has links)
L’oggetto di studio dela tesi sono proprio le relazioni esistenti tra la Politica e la Pubblica Amministrazione dalla prospettiva dei dirigenti pubblici. Ancora più concretamente, l’analisi proposta si basa sull’articolazione di tale rapporto nel modello di funzione pubblica adottato in Italia e in Spagna. La tesi è strutturata in tre grandi capitoli. Il primo di essi verte, in generale, sullo studio delle relazioni tra la Politica e la Pubblica Amministrazione in Spagna. Il secondo capitolo, sarà destinato allo studio del rapporto tra politica e pubblica amministrazione in Italia, affrontato secondo una prospettiva storica. Nel terzo ed ultimo capitolo viene affrontato in modo dettagliato il regime giuridico del personale dirigente in vigore, così come appare delineato dopo la riforma realizzata dalla legge n. 15/2009, sviluppata attraverso il d.lgs. n. 150/2009, ovvero la cosiddetta riforma “Brunetta”. / The aim of this thesis is the study of the relationships between politics and Public Administration distinguishing between the Spanish and the Italian model. Regarding its structure, it is divided into three chapters, preceded by an introduction and followed by some conclusions. The first one is focused on the Spanish model, both on the historical background and on the current situation in which it is highlighted the approval of the Law No. 7/2007 on the Basic Statute of the Public Worker. The second one analyses the Italian model from an historical perspective. Finally, the third chapter is focused in detail on the reform carried out by the Law No. 15/2009 and the Legislative Decree No. 150/2009 that develops the previous one.
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Distacco di retina e lavoro manuale: utilizzo delle schede di dimissione ospedaliera per uno studio di incidenza / Retinal detachment and manual work: an incidence study based on hospital discharge records

Curti, Stefania <1980> 17 April 2012 (has links)
Introduzione. La movimentazione manuale di carichi è stata recentemente proposta come un possibile determinante del distacco di retina. Al fine di confortare quest’ipotesi, sono stati analizzati i tassi di incidenza di distacco di retina regmatogeno (DRR) idiopatico, trattato chirurgicamente, tra i residenti in Toscana addetti ad attività lavorative manuali, non manuali e casalinghe. Metodi. Le schede di dimissione ospedaliera (SDO) della Toscana contengono anche informazioni codificate sulla categoria generica di impiego. Sono stati utilizzati i dati di tutti i pazienti residenti in Toscana con una SDO emessa da un qualsiasi ospedale italiano nel periodo 1997-2009, con diagnosi principale di DRR (ICD-9: 361,0-361,07 e 361,9) e con DRG 36 (“interventi sulla retina”). Dopo l’eliminazione dei soggetti che non soddisfacevano i criteri di eligibilità, è stato deciso di restringere la popolazione in studio ai soggetti di età 25-59 anni, successivamente classificati in addetti ad attività lavorative manuali, non manuali o casalinghe. Risultati. Sono stati identificati 1.946 casi. Tra gli uomini, gli addetti ad attività lavorative manuali hanno riportato un tasso di incidenza standardizzato per età 1,8 volte più alto rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali (17,4 [IC95%, 16,1–18,7] vs. 9,8 [IC95%, 8,8–10,8]). Tra le donne, i tassi di incidenza standardizzati per età erano 1,9 volte più alti negli addetti ad attività lavorative manuali (11,1 [IC95%, 9,8–12,3]) e 1,7 volte più alti nelle casalinghe (9,5 [IC95%, 8,3–10,8]) rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali (5,7 [IC95%, 4,8–6,6]). Conclusioni. Lo studio mette in evidenza come gli addetti ad attività lavorative manuali siano maggiormente affetti da DRR idiopatico rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali. Questi risultati supportano l’ipotesi che la movimentazione manuale di carichi, che difficilmente può ritrovarsi come compito di attività lavorative non manuali, possa avere un ruolo causale nella genesi della patologia. / Background. Candidate risk factors for idiopathic rhegmatogenous retinal detachment (RRD) include heavy manual handling (requiring Valsalva’s maneuver). We assessed incidence rates of surgically treated idiopathic RRD among manual workers, non-manual workers and housewives resident in Tuscany, Italy. Methods. In Italy, both public and private hospitals are obliged to compile coded discharge records (including day-cases) for archival in patients’ regions of residence; Tuscan hospitals additionally record employment information, allowing classification of patients as manual workers, non-manual workers or full-time housewives. We retrieved all discharge records bearing a principal diagnosis corresponding to RRD (ICD-9 code 361.0–361.07, 361.9) coupled with retinal surgery (DRG code 36) for any resident of Tuscany during 1997-2009. After elimination of repeated admissions and patients with coexistent, associated conditions (including recent trauma), subjects aged 25–59 years were classified as manual workers, non-manual workers or housewives. We extracted population data from the 2001 census and calculated age- and sex-specific rates as well as age-standardized rates (per 100,000 person-years) based on the WHO Standard European Population. Results. We identified 1,946 eligible cases (1,142 men). Among men, manual workers experienced a 1.8-fold higher age-standardized rate than non-manual workers (17.4 [95% CI, 16.1–18.7] vs. 9.8 [95% CI, 8.8–10.8]). Age-standardized rates among women were 1.9-fold higher for manual workers (11.1 [95% CI, 9.8–12.3]) and 1.7-fold higher for housewives (9.5 [95% CI, 8.3–10.8]) than in non-manual workers (5.7 [95% CI, 4.8–6.6]). Conclusion. This large population-based study suggests that manual workers are affected by idiopathic RRD requiring surgical treatment, more often than non-manual workers. The higher rates of surgically treated RRD experienced by manual workers accord with the hypothesis that heavy manual handling has a causal role.

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