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L’évolution du droit de la commande publique en France et en Italie à l’aune du P.P.P. / The Evolution of Public Procurment Contracts in France and in Italia in the light of P.P.P. / L’evoluzione del diritto dei contratti pubblici in Francia e in italia alla luce del P.P.P.

Wilinski, François 11 December 2015 (has links)
Expression globalisante des moyens d’action du secteur privé au service du secteur public, le partenariat public-privé pourrait être appréhendé comme révélant l’effritement des catégories notionnelles des contrats de commande publique. Cependant, le partenariat public-privé n’a pas remis en cause l’unité de la matière. Au contraire, les instruments juridiques du P.P.P. la renforcent. Cette analyse se vérifie aussi bien en France qu’en Italie et cette étude se propose d’analyser la signification juridique du phénomène dans ces deux pays. Les évolutions induites par la notion s’inscrivent dans cette logique. La démarche comparatiste utilisée permet alors de comprendre les tenants et les aboutissants de cette évolution et s’inscrit dès lors comme une contribution à la théorie générale des contrats publics. / Holistic expression as a means of action by the private sector to further the public sector, the publicprivate partnership could be perceived as revealing the erosion of the notional categories of public procurment contracts. However, the public-private partnership has not called into question the subject unity. In fact, on the contrary, the legal instruments of the PPP strentgthen it. This analysis can be verified in France as well as in Italy and the present study offers to analyse the legal signification of the phenomenon in both countries. The development induced by this notion confirms this trend. The comparative approach enables to understand the whys and wherfores of the development and formspart of the general theory of public contracts. / Espressione globalizzata dei mezzi d’azione del settore privato al servizio del settore pubblico, il partenariato pubblico-privato potrebbe essere visto come rivela la dislocazione delle categorie del diritto dei contratti pubblici. Tuttavia, il partenariato pubblico-privato essa non pregiudica sulll'unitàdella disciplina. Invece, gli strumenti giuridici del P.P.P la rafforza. Questa analisi è confermata in Francia e in Italia ed lo studio permette di analizzare l'importanza giuridica del fenomeno in i due paesi. L'approccio comparativo utilizzato permette di capire questa evoluzione e può essere percepitocome un contributo alla teoria giuridica dei contratti pubblici.
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Attività ed atto nell'amministrazione di risultato / Administration Performance-Oriented

GIOIOSA, MANUEL 04 May 2007 (has links)
Questo studio indaga il fenomeno dell'amministrazione di risultato. Si tratta di una figura teoricamente nuova; essa, infatti, pur essendo già presente in importanti studi del passato, ha incominciato ad affermarsi come modello autonomo soltanto a partire nell'ultimo decennio. Molti autori che si sono occupati recentemente del tema, infatti, hanno avuto la pretesa di fondare sull'amministrazione di risultato, un presunto sistema generale di diritto amministrativo. Sennonché, dopo aver contestato le numerose tesi erronee, si cerca di dimostrare in questo lavoro, come tutte le figure genericamente ricondotte all'amministrazione di risultato, possono distinguersi a seconda che si riferiscano all'attività complessiva o, viceversa puntuale della p.a. / This work is concerned with the phenomenon of performance-oriented administration. This is theoretically a new subject: in fact, although it has been already studied in the past, the perspective of performance-oriented administration has gained its own space only in the last decade. Many scholars who have recently approached the subject want to build on performance-oriented administration a general system of administrative law. The goal of this work is to demonstrate how all the institutes usually traced back to performance-oriented administration can be distinguished according to they refer to the public administration's activity as a whole or to a single act in particular.
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I RITI FUNEBRI E LE SEPOLTURE ISLAMICHE IN ITALIA E IN EUROPA

LAZZERINI, VALERIA 03 March 2010 (has links)
Nella tesi si approfondisce in cosa consistano effettivamente le pratiche e le esigenze funebri dei musulmani, valutando in che misura esse siano compatibili con la legislazione statale dei Paesi occidentali (esaminando in particolare i casi di Italia, Francia e Svizzera). Nell'affrontare il tema si è adottata una prospettiva di tipo interdisciplinare, considerando la questione delle sepolture islamiche sia dal punto di vista del diritto musulmano (per definire in che misura e secondo quali modalità possano essere effettuati gli adattamenti richiesti dalla presenza di comunità musulmane in contesti non islamici), sia dal punto di vista del diritto statale laico, nel più ampio quadro dei rapporti tra Stato e religioni attualmente vigenti nei Paesi considerati.
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SBAGLIANDO SI SPARA: LA CONTESTAZIONE DEL 1977 IN ITALIA E LA REAZIONE DELLO STATO

FALCIOLA, LUCA 17 February 2011 (has links)
Questa ricerca si propone di contribuire ad una prima analisi storiografica del ciclo di protesta esploso in Italia nel 1977. A nove anni dal ’68, la contestazione tornò ad agitare le università e le piazze, lottando sul terreno della creatività e dell’ironia, ma esprimendo contestualmente una forte carica violenta. L’illegalità di massa e la guerriglia diffusa finirono infatti per ingrossare le fila del «partito armato» e del terrorismo. Il ‘movimento’ degli indiani metropolitani e delle P38, proprio in ragione di questa ambiguità, fatica ancora a trovare una descrizione esaustiva, mentre la sua escalation violenta è ancora in attesa di un’eziologia convincente. Questo studio tenta quindi, in primo luogo, di ricostruire un’immagine unitaria e realistica di quel fenomeno socio-politico, a partire dalle fonti del ‘movimento’ e dalle cronache. In secondo luogo, integra la variabile istituzionale nello studio della protesta, al fine di verificare quale grado di influenza ebbe lo Stato sui processi di riattivazione della mobilitazione e, soprattutto, sulla radicalizzazione dello scontro. Il focus dell’analisi è rappresentato dall’azione assai controversa del ministero dell’Interno, allora guidato da Francesco Cossiga, che viene qui ricostruita sulla base di documenti provenienti dagli archivi di Stato. Il policing of protest è infine messo a confronto con quello della Francia dei primi anni dopo il maggio ’68, quando l’estrema sinistra minacciò una deriva violenta ma si arrestò prima di passare all’atto. / his research aims to contribute to a first preliminary historiographical analysis of the cycle of protest which spread out in Italy in 1977. Nine years after 1968, revolts started again on in the streets and inside universities. This new wave of protest was characterized by the use of creativity and humour but also by the acceptance of the violence: illegal action and urban guerrilla warfare became quite common and contributed to the expansion of the red terrorism. As a matter of fact, this ‘movement’ shows an inherent ambiguity: it put together political emulators of Dadaism with old-styled armed revolutionaries. Therefore, it is still hard and an open challenge to find an inclusive description of it and the escalation of political violence is still waiting for a convincing aetiology. The objective of this is research is twofold. On the one hand, it tries to rebuild a coherent and realistic picture of this phenomenon under analysis, adopting insider sources of the ‘movement’ and chronicles. On the other hand, it aims at integrating the institutional variable in the study of the protest, in order to verify to which extent the State was can be held responsible for the mobilization processes and, especially, for the radicalization of the social conflict. The analysis is centred on the action of the ministry of Interior and based on records from State archives. The Italian policing of protest is finally compared with to the case study of France during the first years after May 68. At that time, extreme-left activists threatened a similar escalation of violence, but they came to a halt before shooting.
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L'AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO IN TAJIKISTAN 1992 - 2012 / The Official Development Assistance in Tajikistan 1992 - 2012

AMATO, STEFANIA 16 April 2013 (has links)
Il coordinamento dell’aiuto pubblico allo sviluppo, evocato negli ultimi anni da più parti come la soluzione alla deludente efficacia degli aiuti è in realtà un argomento che nasce quasi contemporaneamente alle prime organizzazioni internazionali dedicate allo sviluppo . La funzione ambivalente delle Nazioni Unite, agente di mediazione diplomatica da un lato (mediazione tra stati e tra gruppi di potere all’interno dello stesso stato), e agente di sviluppo dall’altro, garantisce all’organizzazione un ruolo preminente nel coordinamento degli aiuti nei contesti di guerra e di post-conflitto. E’ questa stessa ambivalenza che impone all’organizzazione un rapporto ufficiale con i territori sottosviluppati, incardinato nella relazione con i governi centrali degli stati. La critica radicale all’aiuto pubblico allo sviluppo individua tutte le distorsioni politiche ed economiche legate all’afflusso dei fondi, sottolineandone le aggravanti possibili laddove esista una discrasia tra gli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite e quelli dell’élite che occupa le posizioni apicali dello stato. Questa ricerca attraverso un’analisi storica del contesto, mette in luce l’interazione tra il sistema degli aiuti e il sistema-paese in Tajikistan dall’ingresso delle organizzazioni ai giorni nostri. L’analisi dimostra infine che la struttura politico-economica radicata sul territorio, pur conservando i tratti di uno “stato predatorio” (tratti non alleviati bensì aggravati dalle distorsioni legate all’afflusso dei fondi per lo sviluppo), sfugge in realtà alla definizione stessa di “Stato”. Questo dato rivela una debolezza insita nell’approccio metodologico del sistema degli aiuti che si fonda proprio sull’archetipo dello “Stato”. / The Official Development Assistance (ODA) coordination has been recently launched as a genuine mean to increase aid effectiveness. Actually, the “aid coordination” paradigm was born almost contemporaneously to the first international organizations dedicated to “development”. The ambivalent function of the United Nation that acts both as an agent of diplomatic mediation (among states and among different lobbies within the borders of the same state), and as a development agent, guarantees to United Nations a preeminent role in the field of aid coordination in conflict and post-conflict contexts. It’s this real ambivalence that compels the United Nations to deal with development countries through official relations with the central governments. The radical critique to development aid shows different political and economic distortions related to the incidence of foreign funds. At the same time, it underlines that wherever the goals of the official governments diverge from the development goals of the aid community these distortions might be even more burdensome for the country. This research, through an historical analysis, draws attention on the interaction among the development industry and the country-system in Tajikistan from the arrival of the international organizations to our days. The analysis demonstrates that the political and economic structure of the country, while maintaining the features of a “predatory state” (features which are not alleviated but worsened by the distortions brought about by the aid industry), simply do not comply with the definition of a “State”. This result highlights an innate weakness of the aid industry methodological approach that is in fact, fully based on the political archetype of the “State”.
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IL BALLO DI COPPIA IN STRADA A MILANO: SOCIEVOLEZZA E APPARTENENZA NELL'INTIMITA' DELLO SPAZIO PUBBLICO / Partner dance in the street in Milan: sociability and belonging in the intimacy of public space

CARDINALE, SARA 06 November 2017 (has links)
Il ballo sociale di coppia è una forma di svago che è tornata ad essere praticata da giovani e adulti soprattutto dagli anni Novanta. Questa ricerca sociologica ha per oggetto gli eventi di ballo sociale di coppia che hanno luogo attualmente a Milano in spazi pubblici, soprattutto nel centro città, senza autorizzazioni formali e privi di finalità di lucro. L’ipotesi di base è che questi eventi, organizzati da gruppi di ballerini attraverso reti sociali online, siano parte di un fenomeno sociale unico. I tipi di ballo coinvolti sono il tango argentino, la mazurka francese neotrad, lo swing e i balli del sud Italia. Questo lavoro, attraverso l’osservazione partecipante in situazione e interviste in parte semistrutturate e in parte biografiche, mira ad individuare i significati specifici che distinguono tale pratica urbana dal ballo di coppia in luoghi istituzionali e quale sia il ruolo giocato dello spazio pubblico nel differenziare i due oggetti. Nell’analisi delle interviste, l’ambito di significato relativo alla socialità collettiva si è distinto rispetto agli altri per corposità e complessità, è stato perciò scelto come chiave interpretativa del fenomeno. Questa pratica si rivela, infine, una forma di socievolezza e un ambiente sociale in cui esperire un’intimità di gruppo generata da interazioni estemporanee tra conoscenti, e trova negli spazi pubblici della città il suo teatro di espressione privilegiato. / In Western culture, social partner dances have re-emerged as a leisure activity for young and adults since the 90’s. This sociological research concerns social partner dancing events taking place in public spaces in Milan nowadays, especially in the city centre. They are organized through online social networks by groups of dancers who occupy the public space without any formal license and any profit-mindedness; Argentinian tango, French mazurka, swing, and Southern Italian dances are the types of dances involved. The underlying assumption is that these street events are part of a unique social phenomenon. By means of an at home perspective to participant observation, semistructured, and in-depth interviews, this work aims, firstly, to find specific meanings to this practice by comparing it to partner dances performed in institutional places; and secondly, to identify the role of public space in this framework. The collective sociality dimension of meaning has been chosen as a key to interpretation, since it stood out for complexity and relevance. This urban practice turns out to be a kind of simmelian sociability and an environment to experience a group intimacy produced by extemporary interactions of acquaintances; of which urban public spaces, furthermore, prove to be a perfect theatre to its full expression.
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ENTI TERRITORIALI MINORI NELL'ARCHITETTURA EUROPEA / LOCAL AUTHORITIES IN EUROPEAN ARCHITECTURE

MARZETTA, CRISTIAN 16 April 2018 (has links)
Negli ultimi decenni si segnalano due linee di tendenza in Europa: il ravvicinamento delle normative che interessano gli Enti territoriali minori (Comuni, Province e Città metropolitane), con una valorizzazione di tali realtà (ad eccezione della fase successiva alla recente crisi economica) ed un processo di progressivo spostamento delle decisioni dagli Stati membri all’Unione europea. È interessante comprendere, e lo si è fatto nel presente lavoro, come i due fenomeni si correlino ed in particolare, quanto influisca l’Unione europea sulle articolazioni interne degli Stati membri. La ricerca si concentra quindi sull’evoluzione della disciplina degli Enti territoriali minori non solo in Italia, ma anche negli altri Stati membri dell’Unione europea, al fine di apprezzarne le differenze e per evidenziare le linee di tendenza che accomunano i diversi ordinamenti (anche alla luce delle più recenti riforme). Quanto alla disciplina dell’Unione europea un’attenzione particolare viene dedicata, oltre che ai principi generali espressi nelle fonti primarie, anche all’analisi di specifiche politiche che prendono in considerazione la posizione dei livelli locali (ed in primo luogo le politiche di coesione economica, sociale e territoriale). Si è potuto così confrontare i dati per comprendere se ed in quale misura le riforme che hanno interessato gli Enti territoriali minori siano state indotte dalla normativa, dalle politiche e dalle azioni dell’Unione europea. Si è cercato infine di delineare il possibile e futuro ruolo degli Enti territoriali minori nell’architettura europea, in un’ottica di possibile federalismo multilivello. / During last decades, two trends have been underlined in Europe: laws on local authorities (municipalities, provinces and metropolitan areas) are getting less differing, enhancing the role of these entities (except for the phase following latest economic crisis) and we see a progressive transfer of decision-making powers from National States to European Union. It’s interesting – as it was done in this study – to understand how the two trends are connected and, particularly, how the European Union influences local authorities of member States. In order to appreciate differences and underline trends who associate different systems (also in the light of recent reforms), the analysis is focused on the evolution of legislation about local authorities, not only in Italy, but also in other States of European Union, Then, turning to European Union legislation, particular attention is dedicated not only to general principles listed into primary law, but also to the analysis of specific policies endowed with consideration for the role of local levels (primarily the policies about economic, social and territorial cohesion). In this way, a data comparison was made possible to understand whether the reforms interesting local authorities in recent past has been generated by legislation, by policies and actions of European Union, and to what extent. Finally, an attempt to outline the possible and future role of local Authorities into European architecture has been made, in a potential multi-level federalism perspective.
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MACELLAZIONE RITUALE E CERTIFICAZIONE DELLE CARNI KASHER E HALAL: I MODELLI FRANCESE E STATUNITENSE / Ritual slaughter and kosher/halal meat certification in the French and US legal systems

TIRABASSI, MARIAGRAZIA 28 May 2015 (has links)
La produzione di carne è disciplinata dai diritti ebraico ed islamico attraverso normative che, a prescindere dalle loro rispettive specificità, sono accomunate dallo scopo fondamentale di rammentare ai fedeli la gravità dell’atto di privare un animale della vita. La produzione di carni kashèr (idonee ad essere consumate, in base al diritto ebraico) e halal (lecite, ai sensi di quello islamico) trova generalmente spazio nelle democrazie pluraliste in virtù del diritto alla libertà religiosa. Questo, ad ogni modo, non esime lo Stato dalla responsabilità di disciplinare la macellazione e l’uso commerciale delle indicazioni di qualità kashèr e halal, in ragione ed entro i limiti dei propri compiti di tutela della salute umana ed animale, della concorrenza e dei consumatori. Assolvere questa responsabilità nel rispetto della reciproca autonomia tra Stato e confessioni religiose implica la ricerca di un equilibrio complesso, soprattutto quando si tratta di individuare e delimitare le competenze dei poteri pubblici, degli enti confessionali e del settore privato in materia di macellazione rituale e di certificazione religiosa delle carni. La tesi analizza e mette a confronto le soluzioni normative adottate in due ordinamenti (quello francese e quello statunitense) ispirati al principio di separazione dello Stato dalle religioni, seppur con declinazioni molto differenti. / Meat production is regulated by both Jewish and Islamic Laws through sets of rules that, aside from their respective specificities, share the aim of teaching reverence for life to the believers. Generally speaking, in pluralist democracies the production of kosher (“fit/proper”, according to Jewish Law) and halal (“permissible”, under Islamic Law) meat is protected under the right to freedom of religion. However, the State retains the authority to regulate the use of religious slaughter and that of kosher and halal claims in the meat market, on the basis and within the limits of its mandate to protect and promote public health, humane treatment of animals, fair market competition and consumer rights. Fulfilling such responsibility without overstepping the bounds of State-religion mutual autonomy is a complex task, especially when it comes to determining the roles of public authorities, religious bodies and the private sector in the fields of ritual slaughter and religious certification; it requires, indeed, to strike a fair balance between several - sometimes competing - rights and interests. The dissertation analyses and compares the legal approaches through which these matters are addressed in France and in the US, where the general principle of separation between Church and State is construed and implemented in profoundly different ways.
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POTERE PUBBLICO E AUTOTUTELA AMMINISTRATIVA / Public authority and autoprotection powers

SILVESTRI, MAURO 08 July 2019 (has links)
La tesi ha per oggetto l’autotutela amministrativa, specialmente quella c.d. decisoria “spontanea”, ovvero quell’insieme di poteri che consentono all’amministrazione di riesaminare i propri provvedimenti e di rimuoverli a vario titolo.
Di questi poteri si è indagato il fondamento dogmatico e positivo. La questione del fondamento è stata per lunghi anni affrontata dalla dottrina e dalla giurisprudenza in termini totalmente pre-critici e non problematici: l’esistenza di questi poteri era semplicemente scontata e le riflessioni sulla loro base giuridica si esaurivano perlopiù nella constatazione della loro necessità nell’immemore consenso circa la loro ammissibilità. Negli ultimi anni, invece, una parte degli Autori ha disconosciuto la natura implicita e per così dire “originaria” di questi poteri e ne ha perciò patrocinato la stretta riconduzione al principio di legalità: in altre parole, l’annullamento e la revoca non sarebbero affatto conseguenza della c.d. inesauribilità del potere amministrativo – negata da questa dottrina – e sarebbero perciò oggi ammissibili unicamente nei casi e nei modi disciplinati dalle due norme introdotte nella legge sul procedimento nel 2005. Ciò a garanzia della certezza dei rapporti giuridici e del legittimo affidamento dei destinatari dei provvedimenti ampliativi. Secondo un filone ricostruttivo in pare contrastante con il primo, altri Autori hanno inteso valorizzare gli elementi de iure condito a favore della obbligatorietà dell’avvio del procedimento di riesame, auspicandone contemporaneamente la generalizzazione, nell’ottica di una più complessiva trasformazione dell’annullamento d’ufficio in un nuovo istituto ibrido, rispondente alla funzione di alternative dispute risolution system o, se si vuole, di ricorso gerarchico. Per le stesse ragioni, l’istituto dovrebbe perdere il carattere ampiamente discrezionale, in favore di una vincolatezza totale o parziale. Questo secondo “fronte di attacco” alla ricostruzione tradizionale intende offrire soluzione al venir meno del sistema dei controlli di legalità sull’azione amministrativa. Lo studio ha sottoposto a verifica entrambi i filoni evolutivi richiamati, discostandosi dal secondo e, pur accogliendo parte delle argomentazioni ad esso sottostanti, anche dal primo. Quanto alla teoria dell’esauribilità del potere amministrativo, oggetto della prima linea evolutiva, si è ritenuto di condividere le considerazioni circa la tutela dell’affidamento degli interessati e della stabilità dei rapporti giuridici. È parsa tuttavia meglio rispondente alle categorie generali e alle esigenze del sistema (anche sulla base di una visione del diritto amministrativo quale “diritto dei terzi”, per natura volto alla tutela dell’interesse generale e non solo dell’interesse privato particolare coinvolto dall’esercizio del potere) la conservazione della tradizionale inesauribilità del potere, seppur assai mitigata, nella pratica, con riferimento all’esercizio dei poteri di ritiro degli atti favorevoli ai privati il cui affidamento sia concretamente meritevole di tutela. La natura discrezionale dell’annullamento d’ufficio (e della revoca), sottoposta a critica dalla seconda linea evolutiva, viene difesa sia sul piano del diritto positivo e pretorio (attraverso la riconduzione dei principali casi di annullamento c.d. doveroso al modello generale), sia sul piano delle categorie generali, a partire dalla natura dei poteri coinvolti e dall’analisi delle posizioni giuridiche dei soggetti interessati dai procedimenti di secondo grado. / The thesis focuses on the Italian system of so called autoprotection or selfprotection. This expression refers to the powers of public administration to revoke its own acts when deemed necessary to repair a vice of legitimacy or a vice of opportunity, without being bind to resort to the courts. Given the aim of this powers – the same of first grade powers plus a semi-judicial one – they are usually meant by judges and scholars as “widely discretionary”. Furthermore, it has always been believed that the choice to activate the correspondent proceeding is totally free for public administration; consequently, a demand of interested parties does not make binding the start of the procedure, opposite to what happens with administrative appeal proceedings. In recent years ECJ, ECHR and national case law has emboldened the limits to selfredress, making clear that legitimate expectations and the public interest to legal certainty must be taken into consideration and given sufficient protection. Lately, also the Legislator followed, making the annulment and the revocation harder to be put in effect when the first act is favorable to the addressed subject. In such cases, the revocation cannot be ordered for a mere reconsideration of already known circumstances (ius poenitendi) but only if new ones show up. At the same time, ex officio annulment is precluded after 18 months from the issuing of the first act, instead of the previous general limit of a “reasonable time”. On the other hand, the case law has apparently pointed out some hypothesis of mandatory annulment, such as for “anticomunitarian acts” and cost-producing acts. Based on these two orientation, some scholars suggested a global rethinking of the self-protection, its bases and its rules. The study analyzes the case law and the latest legislative reforms, proving that no mandatory annulment exists in the Italian legal system. Therefore, nor the ECJ principle of equivalence nor other principles require that selfredress become generally obliged. The thesis also aims to prove that selfprotection remains a discretionary power, in order to ensure that the contrasting needs (the rule of law on the one hand, and the legal certainty and legitimate expectation on the other hand) can be properly balanced in every decision, according to the Constitutional provision of article 97, which requires that both impartiality and good administration are pursued.

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