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Luce, Amore, Visione. L'ottica nella lirica italiana del Duecento e nel primo Dante

Tarud Bettini, Simone <1981> 07 June 2010 (has links)
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Escodamè. Il ventennio futurista di Michele Leskovic

Miretti, Lorenza <1966> 26 May 2010 (has links)
La ricerca verte sull’udinese Michele Leskovic (1905-1979), noto con lo pseudonimo di Escodamè, attivo in campo futurista dal 1920 fino alla fine degli anni Trenta. Il lavoro ricostruisce il periodo futurista di Leskovic utilizzando sia documentazione edita sia inedita rintracciata presso numerose Biblioteche ed Archivi pubblici e privati italiani e presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale. Tra gli inediti utilizzati, numerosi quelli provenienti dall’archivio privato di Michele Leskovic conservato presso «Casa Lyda Borelli per Operatori ed Artisti dello Spettacolo» di Bologna dove Leskovic visse dal 1970 alla morte insieme alla moglie, l’attrice Camilla Orlandini (1896-1975). Sono qui analizzate tutte le attività svolte dal futurista udinese sia in maniera estemporanea sia continuativa ed approfondita. Particolare attenzione è rivolta alle ricerche condotte in tre campi specifici: la poetica, la poesia ed il teatro, nei quali Leskovic ha raggiunto risultati di indubbio interesse ed originalità. I testi pubblicati da Leskovic da un lato sono stati collazionati con sue stesse carte inedite (spesso abbozzi preparatori) e dall’altro arricchiti nel confronto con le opere di altri membri del movimento futurista e soprattutto con Marinetti, del quale Leskovic risulta essere stato attivo collaboratore.
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La parola che vede l'immagine: per una scrittura filmica di Ennio Flaiano, Ugo Pirro e Pasquale Festa Campanile

Bonomo, Maristella <1979> 07 June 2010 (has links)
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Cesare Garboli traduttore di Measure for Measure di Shaskespeare per le compagnie di Luca Ronconi e di Carlo Cecchi

Billi, Noemi <1971> 26 May 2010 (has links)
La tesi si occupa della traduzione di Measure for Measure di Shakespeare scritta da Cesare Garboli e pubblicata nel 1992 con Einaudi nella collana «Scrittori tradotti da scrittori». La traduzione fu concepita per il Teatro Stabile di Torino diretto da Luca Ronconi, che debuttò al teatro Carignano nel 1992 e venne successivamente ripresa, con alcune varianti, dalla compagnia di Carlo Cecchi nel 1998, per una nuova messinscena al teatro Garibaldi di Palermo. A partire dagli esiti più recenti dei Translation Studies, il lavoro sviluppa uno studio comparato, dal punto di vista linguistico e sotto il profilo ermeneutico, fra la traduzione di Garboli, il testo originale nelle due edizioni Arden e Cambridge e le traduzioni italiane di Measure for Measure pubblicate nel Novecento. La parte finale della tesi è dedicata alle messinscene a Torino e a Palermo: un confronto per evidenziare gli elementi che in entrambe appartengono alla strutturazione del testo tradotto e i caratteri specifici degli universi di finzione raffigurati dai due registi. / This research concerns the Italian writer Cesare Garboli and his translation of Shakespeare’s Measure for Measure. Garboli wrote this translation in 1992 for Luca Ronconi’s company and revised in 1998 for Carlo Cecchi’s company. Beginning from the most recent results of Translation Studies, this research examines Garboli's translation, from a linguistic and interpretative point of view, in relation to Shakespeare's original text, the other Italian translations of Measure for Measure, published during the XX century, and the directors' scripts. The second part of this thesis analyses and compares the Ronconi’s production and the Cecchi’s one in the Theatre Carignano of Turin and in the Theatre Garibaldi of Palermo, two places which became symbolical of divergent interpretations about Measure for Measure.
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Il recupero della tradizione orale nella narrativa italiana contemporanea: fiabe italiane di Italo Calvino

Matos, Marília <1953> 29 March 2011 (has links)
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La fortuna della "Storia della Colonna Infame" nel Novecento

Hamad, Sundus M. <1984> 29 March 2011 (has links)
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Giosuè Carducci nella cultura primonovecentesca / Giosuè Carducci in the Early Twentieth-Century Culture

Merci, Alessandro <1984> 27 April 2015 (has links)
La tesi indaga la ricezione di Carducci nella cultura italiana ed europea dei primi decenni del XX secolo attraverso lo studio delle commemorazioni, delle memorie, degli articoli e dei saggi dedicati al poeta maremmano, al fine di mettere in luce il complesso ruolo ricoperto dallo scrittore e le strumentalizzazioni di cui è stato vittima. / The work studies the role played by the poet Giosuè Carducci in the italian and european culture of the first decades of the twentieth-century, examinating commemorations, memories, articles and essays which deal with the poet.
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Raccontare gli Antichi: le "Imagini" di Vincenzo Cartari / Telling the Ancients: Vincenzo Cartari's "Images"

Calderoni, Elisabetta <1985> 21 May 2015 (has links)
Con le "Imagini degli dei degli antichi", pubblicate a Venezia nel 1556 e poi in più edizioni arricchite e illustrate, l’impegnato gentiluomo estense Vincenzo Cartari realizza il primo, fortunatissimo manuale mitografico italiano in lingua volgare, diffuso e tradotto in tutta l’Europa moderna. Cartari rimodula, secondo accenti divulgativi ma fedeli, fonti latine tradizionali: come le ricche "Genealogie deorum gentilium" di Giovanni Boccaccio, l’appena precedente "De deis gentium varia et multiplex historia" di Lilio Gregorio Giraldi, i curiosi "Fasti" ovidiani, da lui stesso commentati e tradotti. Soprattutto, però, introduce il patrimonio millenario di favole ed esegesi classiche, di aperture egiziane, mediorientali, sassoni, a una chiave di lettura inedita, agile e vitalissima: l’ecfrasi. Le divinità e i loro cortei di creature minori, aneddoti leggendari e attributi identificativi si susseguono secondo un taglio iconico e selettivo. Sfilano, in trionfi intrisi di raffinato petrarchismo neoplatonico e di emblematica picta poesis rinascimentale, soltanto gli aspetti figurabili e distintivi dei personaggi mitici: perché siano «raccontate interamente» tutte le cose attinenti alle figure antiche, «con le imagini quasi di tutti i dei, e le ragioni perché fossero così dipinti». Così, le "Imagini" incontrano il favore di lettori colti e cortigiani eleganti, di pittori e ceramisti, di poeti e artigiani. Allestiscono una sorta di «manuale d’uso» pronto all’inchiostro del poeta o al pennello dell’artista, una suggestiva raccolta di «libretti figurativi» ripresi tanto dalla maniera di Paolo Veronese o di Giorgio Vasari, quanto dal classicismo dei Carracci e di Nicolas Poussin. Si rivelano, infine, summa erudita capace di attirare appunti e revisioni: l’antiquario padovano Lorenzo Pignoria, nel 1615 e di nuovo nel 1626, vi aggiunge appendici archeologiche e comparatistiche, interessate al remoto regno dei faraoni quanto agli esotici idoli orientali e dei Nuovi Mondi. / With his work "Imagini degli dei degli antichi" published in Venice in 1556 and, later, in multiple extended and illustrated editions, the committed Vincenzo Cartari, protégé of the Este dukes, created the first Italian mythographic volume in vulgar language, circulated and translated in all modern Europe. Cartari revised the traditional Latin sources with educational intents and accuracy towards the sources: like the detailed "Genealogie deorum gentilium" by Giovanni Boccaccio, the previous "De deis gentium varia et multiplex historia" by Lilio Gregorio Giraldi, the remarkable "Fasti" by Ovid, which he also commented and translated. Above all, he introduced the fantastic heritage of fables and commentaries of the Classics, with Egyptian, Middle-Eastern, Saxon influences to a bright and lively original interpretation: the Ekphrasis. The Gods and the procession of inferior creatures, the legendary tales and their attributes follow one another with an iconic and selective approach. In a triumph of refined Neoplatonic Petrarchism and classic Renaissance picta poesis, he represented only the conceivable and distinctive attributes of these mythical figures: so that all matters relevant to the ancient figures are «thoroughly explained», «with images of almost all the gods and the reasons they were thus depicted». Hence, "Imagini" was favoured by elegant educated courtiers as well as artists and writers, ceramists and artisans. It staged a sort of «user manual» ready for the ink of the poet or the brush of the painter, an evocative collection of «figurative booklets» evoked by Paolo Veronese and Giorgio Vasari, the Carracci and Nicolas Poussin. Finally, it proved to be an erudite summa that attracts criticism and revisions: the antiquarian Lorenzo Pignoria from Padua, in 1615 and again in 1626, added archeological and comparative appendices with regard to the Ancient Reign of the Pharaohs and the exotic idols of the Orient and the New World.
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Le stelle di Beatrice. Astronomia e astrologia nella "Vita Nova" / Beatrice's stars. Astronomy and astrology in "Vita Nova"

Maraldi, Elisa <1986> 21 May 2015 (has links)
Ci sono due luoghi astronomici nella Vita Nova con i quali Dante calcola il tempo in cui si verificano gli episodi principali della storia narrata. Queste nozioni scientifiche contengono implicito un significato astrologico, connesso all’influsso del segno zodiacale dei Gemelli, configurazione astrologica che torna ad ogni anniversario. I Gemelli è il segno zodiacale di Dante, come il poeta afferma nella Commedia: l’invocazione del pellegrino alla costellazione omonima, alla cui influenza egli deve il suo ingegno (Par. XXII, 112-123), riconosce all’astrologia, attraverso il motivo delle qualità personali instillate dagli astri, il compito di esaltare il suo ruolo di poeta divinamente ispirato. L’importanza di questo segno è evidente nella Vita Nova: I Gemelli è probabilmente il segno zodiacale di Beatrice, come il poeta sembra suggerire in VN 1, 3 [II, 2], se si considera il fatto che, al verificarsi del primo incontro tra Dante e Beatrice, la fanciulla non aveva ancora iniziato il suo nono anno di vita («quasi»). Il colore dell’abito di Beatrice, «sanguigno» (VN 1, 4; II, 3), può riferirsi al temperamento della donna, e confermare così la sua appartenenza a quel segno. In seguito, la buona influenza del segno torna in VN 19, 4 [XXIX, 1], il capitolo dedicato alla morte di Beatrice. La donna muore l’8 giugno 1290, così anche la sua morte accade in Gemelli. Tutti gli eventi della Vita Nova sono garantiti dalle stelle, e Dante nel «libello» non fa che esaltare l’importanza dell’azione dei cieli influenti sulla vita umana. / There are two places in Dante’s Vita Nova in which the poet count up the time of the main episodes of the love story between himself and Beatrice with astronomical references. These scientific notions conceal an astrological meaning, connected with the retourn, at every anniversary, of the influence of the Gemini astrological sign. Gemini is the Dante’s sign, as the poet assume in the Comedy: the pilgrim’s invocation to the constellation of Gemini, whose influence gave him his genius (Par. XXII, 112-123), reserve to astrology, through the leitmotif of personal qualities instilled by the natal star, the task of enhancing the genius of Dante, in order to vindicate the role of the divinely inspired poet. The importance of this sign is evident in Vita Nova: Gemini was probably Beatrice’s sign too, as the poet seems suggest in VN 1, 3 [II, 2], if we consider that, when Dante met Beatrice for the first time (in 1274), she wasn’t nine years old yet («quasi»). The colour of Beatrice’s dress, «sanguigno» (VN 1, 4; II, 3), seems reference to her sanguineous temperament, so it confirms her affinity with Gemini. Than, Gemini sign retourns in VN 19, 4 [XXIX, 1], the chapter of Beatrice’s death. She died on the 8 June 1290, so her death is under the Gemini too. All the events in Vita Nova are conducts by stars, so in this book Dante shows the importance of the influential heavens in the human life.
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Benvenuto Rambaldi da Imola: dantista in progress / Benvenuto Rambaldi da Imola: Dantist in progress

Pantone, Domenico <1985> 10 September 2013 (has links)
Si procede ad un’analisi diacronica delle tre redazioni del commento dantesco di Benvenuto da Imola (dalle "recollectae" bolognesi e ferraresi al "Comentum"), considerando il testo benvenutiano quale «opera umana o lavoro in fieri», di cui rappresentare «drammaticamente la vita dialettica», così come il Contini iniziava a fare, negli anni ’30, con gli ʻscartafacciʼ ariosteschi. Secondo tale impostazione, si prende in esame la multiforme attitudine pedagogica di Benvenuto, di cui si indica, con riferimento ad altri commentatori coevi, danteschi e non, il contesto operativo. Nella seconda parte si ricostruisce, in senso sempre diacronico, la problematica oscillazione del commentatore tra tendenze avanguardistiche in direzione umanistico-petrarchesca e strenua apologia del testo dantesco. Nella terza ed ultima parte sono vagliate le originali idee benvenutiane riguardo alla lingua e alla poesia della Commedia, delle quali si ripercorre, attraverso l’esame delle varianti redazionali, la progressiva messa a fuoco. Obiettivo dell’elaborato, insomma, è restituire una descrizione organica e problematica della ricerca dantesca, "in progress", portata avanti da Benvenuto da Imola. / The main topic is the "Comentum" (1379-83)of Benvenuto da Imola. Comparing the various compilations of its readings (the lessons held in Bologna and in Ferrara and the "Comentum") the author identifies a route of exegetical maturation covered by the lector of the "Commedia".

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