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POEMI SACRI NEL DUCATO DI MILANO / Sacred Poems in the Duchy of Milan

SAMARINI, FRANCESCO 04 April 2016 (has links)
Il genere del cosiddetto “poema sacro” fu uno dei più frequentati nella letteratura italiana tra il XVI e il XVIII secolo, ma le opere afferenti a questa categoria letteraria sono state a lungo ignorate dai critici. La mia ricerca si propone di studiare una sezione limitata di tale enorme produzione, ossia le opere in volgare pubblicate nel Ducato di Milano, coprendo un arco temporale che va dal 1566 al 1706. Sulla base di una rigorosa analisi dei componimenti, spesso poco studiati o del tutto sconosciuti, questo lavoro intende delineare le peculiari declinazioni dell'epica sacra nella realtà milanese, fortemente influenzata dall'indirizzo culturale proposto da Carlo e Federico Borromeo. Gli autori dei poemi considerati sono Sisto Poncello, Giovanni Maria Paroli, Cesare Della Porta, Ettore Colombo, Annibale Guasco, Giacomo Turamini, Antonio da Brugnato, Bernardino Baldi, Antonio Biaguazzone, Giulio Fe', Lelio Guidiccioni, Ambrogio Ferro, Francesco Antonio Tomasi, Francesco Pallavicini, Stefano Rossi, Giacinto Faggi, Giuseppe De Maltraversi, Pietro Paolo Giletti, Alessandro Ghirardelli, Basilio Bertucci. / The so-called “sacred poem” was one of the most successful genres of the Italian literature between the 16th and the 18th century, but the works belonging to this category have usually been ignored by critics. My research aims at studying a limited part of this enormous literary production, considering the vernacular poems published in the Duchy of Milan between 1566 and 1706. On the basis of a meticulous analysis of the texts, often scarcely studied or completely unknown, I intend to determine the features of the sacred epic in the Milanese environment, which was strongly influenced by the cultural policy promoted by Carlo and Federico Borromeo. The authors of the poems are Sisto Poncello, Giovanni Maria Paroli, Cesare Della Porta, Ettore Colombo, Annibale Guasco, Giacomo Turamini, Antonio da Brugnato, Bernardino Baldi, Antonio Biaguazzone, Giulio Fe', Lelio Guidiccioni, Ambrogio Ferro, Francesco Antonio Tomasi, Francesco Pallavicini, Stefano Rossi, Giacinto Faggi, Giuseppe De Maltraversi, Pietro Paolo Giletti, Alessandro Ghirardelli, Basilio Bertucci.
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L'ARGENIS DI JOHN BARCLAY (1582-1621) E LA SUA INFLUENZA SULROMANZO ITALIANO DEL SEICENTO / John Barclay's Argenis and its influence on the seventeenth century italian novel

INVERNIZZI, DAVIDE 31 May 2017 (has links)
Il romanzo latino Argenis di John Barclay, pubblicato a Parigi nel 1621, è stato uno dei libri più amati della sua epoca. La ragione del plauso dei lettori sarà da ricercare nella complessa macchina narrativa ideata dall'autore, unione di narrazione, storia, evocata in forma di allegoria, e magistero politico; in questo nuovo modello di scrittura è stato riconosciuto l'atto fondativo del genere cosidetto del "roman à clef" ("romanzo a chiave" in italiano). La ricerca propone un rigoroso studio dell'opera e mira alla definizione del giudizio su di essa espresso dai letterati italiani nel corso del Seicento. La tesi si sofferma in seguito sull'influenza esercitata dall'Argenis sul romanzo italiano. Attenzioni preliminari vengono così dedicate alle alterne fortune godute, nelle scritture di ambientazione fantastica, da alcune caratterizzanti scelte narrative del modello latino. Vengono quindi studiati i "romanzi a chiave" per delineare le declinazioni peculiari del genere in Italia, ponendo particolare attenzione alle forme e finalità di impiego della storia e ai nuovi indirizzi della materia politica. Gli autori di "romanzi a chiave" studiati sono: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino / John Barclay's Argenis, a latin novel published in Paris in 1621, is one of the best sellers of its time. The reason for success is to be found in the complex narrative system conceived by the author, union of narration, history, recalled in the form of an allegory, and political thought; the foundative act of the so-called genre of the "roman à clef" ("novel with a key") is recognized in this new model of writing. The research aims at studying Barclay's novel and try to define its value in the opinion of the italian men of letters. The thesis focuses also on the influence of the Argenis on the seventeenth century italian novel. Preliminary attentions are dedicated to the variable success met by some characterizing narrative choices of the latin model within the fantasy setting novels. The italian "romans à clef" are examinated to determine the features of the genre in Italy, studying the forms and the finality of the use of history and the rethinkings imposed to the political argument. The authors examinated are: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino.
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QUEL CHE E' STATO SARA' UNA LETTURA DEI DIALOGHI CON LEVCO' DI CESARE PAVESE

PONTIGGIA, GIANCARLO 05 March 2012 (has links)
Pontiggia commenta – ed è la prima volta nella storia degli studi pavesiani – tutti i ventisette Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. La scelta di leggere i dialoghi non secondo l’indice predisposto dall’autore per la pubblicazione, ma secondo l’ordine cronologico di composizione, è dettata dall’esigenza di scendere più a fondo nell’officina pavesiana, al fine di cogliere i nessi fantastici e tematici che legano i singoli dialoghi. L’indagine rivela il rapporto – di libertà e di fedeltà insieme – che Pavese intrattiene con le sue fonti, sia classiche (soprattutto greche: Omero, Esiodo, i tragici) sia moderne (gli studi etnologici e antropologici del Pestalozza, di Untersteiner, di Kerényi, di Paula Philippson). La forma-dialogo – modellata con originalità sui Dialoghi di Luciano e sulle Operette morali di Leopardi – consente all’autore di fondere uno sguardo intensamente lirico con una tensione lucidamente argomentativa, la dimensione tragica dell’esistenza con la potenza mitopoietica della parola. Nell’infelicità universale, la poesia conserva una sua forza vitale, che riscatta – almeno parzialmente – il destino di morte e di sofferenza riservato agli esseri umani: forse è questo l’aspetto più autenticamente classico di un libro sempre in bilico tra le forze della disgregazione e dell’armonia, della lucidità e dell’inganno, del terrestre e del divino. / Pontiggia analyzes all twenty-seven Dialogues with Leucò — a first in the history on Pavese studies. The choice of reading the dialogues not according to the index prepared for publication by the author, but following the chronological order of their composition is dictated by the need to delve more profoundly into Pavese’s work in order to capture the fantastic and thematic relationships linking the single dialogues. This research reveals the relationship — of both freedom and fidelity — that Pavese entertains with his sources, both classical (especially Greek: Homer, Hesiod, the tragedians) and modern (the ethnological and anthropological studies of Pestalozza, Untersteiner, Kerényi, and Paula Philippson). The dialogue form — modeled with great originality on Lucian's Dialogues and on Leopardi’s Operette morali — allows the author to merge an intensely lyrical look with a lucidly argumentative tension, the tragic dimension of existence with the mythopoietic power of the word. In the universal unhappiness, poetry retains its vital force, which redeems, at least partially, the destiny of death and suffering reserved for human beings: this is perhaps the most authentically classical aspect of a book always hanging in the balance between the forces of disintegration and harmony, of clarity and deception, of the earthly and the divine.
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Il canzoniere di Michelangelo: edizione e commento / Michelangelo's collection of poems: a critical and commented edition

TARSI, MARIA CHIARA 05 March 2012 (has links)
Il lavoro si propone di dare l’edizione critica e commentata della raccolta di poesie che Michelangelo allestì intorno al 1546, secondo un progetto non condotto a termine, ma del quale sono conservate numerose tracce nei manoscritti. Il lavoro si articola nel modo seguente: Nota al testo. Illustrazione dei principali problemi ecdotici che si sono riscontrati durante l’edizione e dei criteri adotatti nella trascrizione dei testi. Edizione, parafrasi e commento. Il commento, attraverso il reperimento di modelli e luoghi paralleli, ha come scopo principale quello di mettere in evidenza il rapporto di Michelangelo con la tradizione letteraria precedente (specie quattrocentesca), anche al di là delle ‘fonti’ canoniche, ripetutamente citate nei commenti moderni (Dante della Commedia e Petrarca dei Rvf). Ai testi si è creduto opportuno accompagnare una elementare parafrasi, stante l’atipica complessità della scrittura michelangiolesca. Apparato. Di tipo negativo, è organizzato in due fasce: testimoni della raccolta e testimoni di singole poesie (extravaganti). Esibisce sia le rielaborazioni che i testi subirono, dopo la primitiva stesura, in vista dell’inclusione nella raccolta (apparato genetico), sia le correzioni introdotte da Michelangelo quando – accantonato il progetto della silloge – tornò sui singoli testi (apparato evolutivo). Talvolta si presenta particolarmente ricco per la presenza di più redazioni autografe; in questi casi, si è aggiunta all’apparato una sezione dedicata all’analisi critica delle varianti. / The paper aims to give a critical and annotated edition of poems that Michelangelo chose in about 1546, according to a project which was not carried out, but many traces of which are preserved in the manuscripts. The work is divided as follows: Note to the text. Illustration of the main textual problems faced while working at the edition and of the criteria used in transcribing the poems. Edition, paraphrase and commentary. The comment, by finding models and parallel places, aims to highlight the relationship between Michelangelo and the literary tradition, even beyond the canonical sources, repeatedly mentioned in modern editions (Dante’s Divine Comedy and Petrarch of Rvf). The texts are followed by a paraphrase. Apparatus. A negative one, it I divided into two parts: witnesses of the collection and witnesses of individual poems. It shows both reworking at the time of the collection and the corrections introduced by Michelangelo after abandoning the project of the collection. Sometimes it is particularly rich for the presence of many autographs: in these cases a third section has been added, dedicated to the critical analysis of the variants.
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LETTERATURA E CULTURA A MILANO NEL PRIMO TRENTENNIO DELL' ' 800: GIAN GIACOMO TRIVULZIO EDITORE E BIBLIOFILO

PEDRETTI, PAOLO 21 March 2012 (has links)
La tesi delinea la figura di Gian Giacomo Trivulzio (Milano, 1774-1831), bibliofilo, editore, intellettuale. La prima parte è dedicata a una ricostruzione sistematica della biografia, la seconda si concentra sui principali interessi culturali di Trivulzio, in particolare: l’amore per Parini, la produzione poetica originale (con una breve storia dell’Accademia degli Inesperti), l’attività collezionistico-editoriale legata ai novellieri italiani, gli studi critici e testuali condotti o promossi su una parte dell’opera di Boccaccio. Infine, il progetto di un’antologia della poesia italiana dalle origini a Poliziano e le proposte di emendazione del Convivio, della Vita nuova e delle Rime di Dante testimoniano gli sviluppi più maturi di quella che si può a buon diritto definire filologia trivulziana. / The thesis is about Gian Giacomo Trivulzio (Milan, 1774-1831), bibliophile, editor and intellectual. The first part is a Trivulzio’s systematic biography, the second one focuses on his main cultural interests, particularly: his love for Parini, his original poetic production (with a short history of the “Accademia degli Inesperti”), his collectible and editorial activity linked to the Italian novelists, his critical and textual studies on Boccaccio’s works. Finally, the project concerning an anthology of the Italian poetry from its beginning to Poliziano and the proposals for a recovery of Dante’s Convivio, Vita nuova and Rime textify the most mature developments of what can rightly be defined Trivulziana philology.
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I Fasti sacri di Sforza Pallavicino: edizione e commento

APOLLONIO, SILVIA 15 April 2013 (has links)
Con l’edizione commentata di un’opera giovanile di Sforza Pallavicino, il poema inedito e incompleto 'I fasti sacri', si cerca di fornire una ulteriore tessera utile a comprendere e definire le caratteristiche della poetica del circolo barberiniano nella Roma di inizio Seicento. In apertura dell’opera il 'Discorso intorno al seguente poema' raccoglie le dichiarazioni esplicite della poetica del Pallavicino, a partire dalla riflessione di Tasso sul poema; seguono poi sette canti, ognuno dei quali è anticipato e riassunto da un 'Soggetto' in prosa. In essi l’autore, sul modello dei 'Fasti' di Ovidio, rilegge il calendario in chiave cristiana, raccontando le vicende dei principali santi e martiri di ogni mese. La stesura del testo, sotto la supervisione di Papa Urbano VIII, sembra avvicinarsi alle operazioni di revisione del 'Martyrologium Romanum', in particolare all’edizione voluta dallo stesso Urbano nel 1630. L’opera, in stretta sintonia con la 'Poetica sacra' di Giovanni Ciampoli ma che dialoga anche con altri testi del classicismo barberiniano, si propone come alternativa alla poesia avvertita come lasciva e mendace della scuola marinista, in un’opposizione spesso polemica, ma che mostra a volte alcune interessanti consonanze con le opere di Marino stesso e di alcuni esponenti del marinismo moderato. / The commented edition of the unpublished and unfinished poem ‘I fasti sacri’, written by Sforza Pallavicino in the first years of his poetic activity, proposes new interesting information about Barberini’s circle in Rome, at the beginning of XVII century. Explicit definitions on poetic matter are in the ‘Discorso intorno al seguente poema’, with argumentations taken from the theoretical consideration on the epic poem by Tasso. On the model of Ovid’s ‘Fasti’, throughout seven cantos, each one anticipated by a subject in prose, the author covers the Christian calendar narrating the stories of some important saints and martyrs, in the same years of the revision of ‘Martyrologium Romanum’ promoted by the Pope Urban VIII. The poem, extremely close to ‘Poetica sacra’ by Giovanni Ciampoli but also in dialogue with other works of the classicism of Barberini’s circle, proposes itself as an alternative to Marino’s poetry, perceived like lascivious and mendacious. Notwithstanding an often polemic opposition to Secentismo, the text reveals some interesting consonances with Marino’s works, as well as with other authors of the moderate Marinism.
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CULTURA LETTERARIA INTORNO A FEDERICO GONZAGA, PRIMO DUCA DIMANTOVA / LITERARY CULTURE AROUND FEDERICO GONZAGA, FIRST DUKE OF MANTUA.

BARBIERI, NICOLETTA ILARIA 15 April 2013 (has links)
Tra il XIX ed il XX secolo, sono stati effettuati diversi studi riguardo al patronato letterario di Isabella d’Este e al mecenatismo praticato verso gli artisti da suo figlio, Federico II Gonzaga, primo duca di Mantova. Una nuova prospettiva di ricerca induce oggi a indagare il ruolo di Federico II come committente letterario, distinto dalla Marchesana Isabella, e i suoi interessi letterari. Vari autori, più o meno celebri, risultano avere avuto relazioni con Federico II Gonzaga, in quanto o gli hanno dedicato le loro opere o lo hanno citato in esse oppure perché è stato loro richiesto di comporre testi dal duca stesso. Molti di questi lavori sono registrati nell’inventario di Federico II, che ci dà alcune idee circa le sue preferenze, rivolte soprattutto alle opere astrologiche e ai testi cavallereschi, e circa le sue relazioni letterarie. Gli scrittori legati a Federico II hanno spesso cercato di procurare vantaggi tramite l’attività letteraria a se stessi e al loro mecenate. Si può ritenere che Federico II fosse inserito in una più ampia rete di relazioni letterarie sviluppatesi intorno alla corte di Mantova e che abbia impiegato la propria cultura letteraria e le opere letterarie come uno strumento di potere. / Between the 19th and the 20th century several studies were carried out with regard to the literary patronage of Isabella d’Este and in connection with the maecenatism practiced towards artists by her son Federico II Gonzaga, first Duke of Mantua. Nowadays, a new perspective of research induces to investigate the role of Federico II as literary client, separated from the Marchesana Isabella, as well as his literary interests. Various more or less famous authors have been found to have had some relationships with Federico II Gonzaga, either because they mentioned him in their works and dedicated them to him, or because they were requested to compose texts by the duke himself. Many of these works are registered in Federico II’s inventory, which gives us some ideas about his literary preferences, particularly directed to astrological works and chivalric texts, and his literary relationships. The writers linked to Federico II often tried to obtain some advantages for themselves and their patron through their literary activity. It can also be maintained that there was a wider network of literary relationship around the court of Mantua, and that Federico II used his literary culture and the literary works as a tool of power.
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BALDASSAR CASTIGLIONE - CESARE GONZAGA. Rime e Tirsi. Edizione critica e commentata

VAGNI, GIACOMO 15 April 2013 (has links)
Il lavoro si propone di dare l’edizione critica e commentata della produzione poetica volgare di Baldassar Castiglione e Cesare Gonzaga. Esso ricostruisce dettagliatamente la fortuna e la tradizione dei testi, indagando il contesto storico e geografico in cui le liriche dei due mantovani furono diffuse. Sono affrontati problemi attributivi, con l’espunzione di un testo apocrifo assegnato dalla vulgata a Castiglione, e la pubblicazione di diversi inediti. Il corpus totale delle rime extravaganti si attesta così a 32 componimenti, comprese le sei poesie che compongono la piccola silloge dedicata ad Elisabetta Gonzaga dai due cugini. I testi con tradizione multipla sono dotati di due fasce di apparato, di tipo negativo, in cui si raccolgono le varianti di tradizione, rispettivamente sostanziali e grafico-morfologiche. Il commento discute i rari casi in cui è possibile attribuire le varianti redazionali all’autore. Seguono le ottave pastorali del "Tirsi". Il commento ai testi, attraverso il reperimento di modelli e luoghi paralleli, oltre ad illustrare la progressiva adesione alla rigorosa imitazione petrarchesca (da Rvf e Trionfi) proposta dal Bembo, mostra il rapporto dei due autori con la poesia cortigiana contemporanea. / The paper aims to give a critical and annotated edition of vernacular poems by Baldassar Castiglione and Cesare Gonzaga. It reconstructs in detail the history of the circulation and tradition of the poems, and it examinates the historical and geographical context in which the texts were copied and spread. Attribution problems are discussed, an apocryphal poem is expunged from Castiglione’s corpus, unpublished texts are published. The whole corpus is composed of 32 texts, including the little collection of six lyric poems dedicated to Elisabetta Gonzaga. The negative apparatus is divided into two parts, where text variants and morphological differences between the witnesses are shown. Lyric poems are followed by the eclogue ‘Tirsi’. A commentary is provided, where models and parallel places are illustrated, aiming to highlight how the two poets pursued a faithful imitation of Petrarch poetry, following Pietro Bembo’s teachings, and showing their debts with the XVth Century court poetry.
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"IL TEATRO ERA ALLORA IL SUO SOSPIRO". SVEVO DRAMMATURGO

ANTONINI, GABRIELE 19 March 2015 (has links)
Seppur premiata da una fortuna minore rispetto a quella occorsa alle opere narrative, la produzione teatrale di Svevo rappresenta una parentesi determinante della sua carriera letteraria: il triestino, infatti, ci ha lasciato un corpus teatrale significativo, composto da tredici copioni, distribuiti su un arco biografico che si estende dal 1880, anno dell’Ariosto governatore, fino ad arrivare, con La rigenerazione, agli anni immediatamente precedenti alla morte. Si consideri, inoltre, che quella per il teatro fu una passione che accompagnò Svevo per l’intera esistenza, sia come frequentatore di spettacoli tanto in Italia quanto all’estero, sia come critico per le più importanti testate triestine. Per questi motivi, è parso opportuno in questo lavoro di ricerca tornare su un tema – quello delle commedie di Svevo – meno considerato dalla critica. Nella prima sezione della tesi, intitolata Svevo e il teatro, dopo un rapido profilo della critica e della storia delle rappresentazioni, si è cercato di delineare i confini del rapporto che unì Svevo al mondo del palcoscenico. Nella seconda sezione di del lavoro, intitolata Trasgressione, ribellione e falsificazione nel teatro sveviano, sono state prese in analisi le pièces del triestino; le commedie sono state raggruppate in base a tre nuclei tematici: trasgressione, ribellione e falsificazione. / Although rewarded by a minor fortune than that which occurred to the novels, Svevo’s plays are a determinant parenthesis of his literary career: in fact, the writer has left thirteen commedies, distributed over a biographical arch which extends from 1880, the year of Ariosto governatore, up to, with La rigenerazione, the years immediately preceding his death. Consider, too, that the theater was a passion that accompanied Svevo for the whole of life, both as a frequenter of shows in Italy and abroad, both as a critic for the most important newspapers in Trieste. For these reasons, it seemed appropriate in this research back on a theme - that of Svevo’s plays - less regarded by critics. In the first section of the thesis, entitled Svevo e il teatro, after a short outline of the criticism and of the history of representations, we tried to delineate the borders of the relationship that joined Svevo to the world of the stage. In the second section of the work, entitled Trasgressione, ribellione e falsificazione nel teatro sveviano, were taken into analysis the plays; comedies were grouped according to three themes: transgression, rebellion and forgery.
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LE PROSE CRITICHE DI EUGENIO MONTALE

MARCHESI, VALENTINA BARBARA 04 April 2011 (has links)
Eugenio Montale (1896-1981) ha esercitato la professione di critico letterario per tutta la vita. A partire dal 1920 e poi sino alla morte, Montale ha collaborato con numerosi periodici e con le più importanti riviste letterarie del suo tempo. Nel 1948 viene poi assunto al "Corriere della sera", a Milano: qui diventa giornalista per mestiere e si dedica alla divulgazione della letteratura italiana ed europea, con una particolare attenzione a quelle inglese e francese. La presente ricerca analizza le sue prose critiche, individuandone le linee principali: autori e libri recensiti, temi e questioni culturali che Montale analizza nel corso della sua attività. Alcune figure di scrittori, critici e filosofi (Sergio Solmi, Emilio Cecchi, Benedetto Croce, Roberto Bazlen) rappresentano i confini ideali di un'idea di poesia, che Montale mostra nelle sue prose: dialogando con questi personaggi, egli riflette infatti sui principali problemi della cultura e della letteratura contemporanee. Lo stile critico di Montale si colloca perciò tra il giornalismo e la saggistica. Nell'ultima parte della ricerca si è cercato di individuare alcune importanti intersezioni tra prosa critica, prosa narrativa e poesia, che convivono nell'attività montaliana. / Eugenio Montale (1896-1981) has been a literary critic as long as he lived. Since 1920 till death, Montale worked together with many newspapers and with the most important literary reviews of his period. In 1948 was assumed at «Corriere della sera», in Milan: here he became a journalist as a job and dedicated himself to disclosure Italian and European literature, with a particular attention for English and French ones. This essay analyzes his critical proses, identifying their main themes: authors and books reviewed, themes and cultural issues which Montale wrote about as long as he wrote. Some figures of writers, critics and philosophers (Sergio Solmi, Emilio Cecchi, Benedetto Croce, Roberto Bazlen) represent the ideal boundaries for an idea of poetry, which Montale points in his proses: communicating with these figures, he reflects upon the main issues of contemporary culture and literature. Montale’s critical style can infact be placed between journalism and literary criticism. In the last part of this essays it has been tried to find out some important junctions between literary essays, narrative proses and poetry, living all together in Montale’s activity.

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