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L’ANTI-VOLTAIRE. PASSIONI E DISSIDI MANZONIANI / L'ANTI-VOLTAIRE. PASSIONI E DISSIDI MANZONIANI / ANTI-VOLTAIRE. MANZONI'S PASSION AND WORRIES

CAPPELLETTI, CRISTINA 04 December 2017 (has links)
Manzoni in giovane età fu un grande ammiratore di Voltaire, che poi abbandonò o distrusse. La prima fase del lavoro analizza le prime biografie manzoniane, attraverso le quali si è cercato di capire quando si è diffusa la notizia, infondata, ma che ancora oggi trova credito, della distruzione da parte di Manzoni di tutti i volumi l’edizione del 1785 di tutte le opere di Voltaire. Si è poi provveduto ad analizzare la bibliografia critica manzoniana, per definire al meglio lo status quaestionis degli studi. In particolare si è messo in luce il ruolo fondamentale della lezione crociana, riferimento obbligato per tutti coloro che si sono interessati ai debiti di Manzoni nei confronti delle opere di Voltaire. Sono state poi analizzate le citazioni dirette di Voltaire nelle opere di Manzoni. Questa analisi ha permesso di isolare i singoli passi in cui Voltaire viene citato direttamente, l’ipotesi di partenze era quella che potesse esistere una “funzione Voltaire” nell’opera manzoniana; in molti casi, però, il rimando all’autore francese è in negativo: Manzoni sente infatti la necessità di correggere ed emendare quanto affermato dall’illuminista. / Manzoni was a great admirer of Voltaire, who then abandoned or destroyed. The first phase of this work analyzes the old Manzoni’s biographies, through which it was tried to understand when born the unfounded news on Manzoni's destruction of all volumes of all the works of Voltaire. Then we analyzed the Manzoni’s critical bibliography, to better define the status quaestionis of the studies. Then this work analyzes Voltaire's direct quotes in Manzoni's works.
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Il vero e il convenzionale: rappresentazioni della realtà nel romanzo contemporaneo

Tirinanzi De Medici, Carlo January 2011 (has links)
Indagine sulla rappresentazione della realtà nel romanzo occidentale contemporaneo. Si considera preliminarmente il dibattito sul realismo dagli anni Quaranta a oggi: dalla sistemazione di una teoria del realismo ottocentesco alla messa in discussione dei principi stessi, e della possibilità, di un testo realista. Analisi del dibattito critico più recente, che ritorna ad occuparsi della relazione tra mondo attuale e mondo finzionale dopo un lungo periodo di assenza, dove a dominare erano le nozioni di intertestualità, di metanarrativa e di letteratura come gioco, sintetizzate dalla celebre espressione di Jacques Derrida «non c'è fuori-testo». Scopo del lavoro è di suggerire che uscendo dal postmoderno gli scrittori tendono a due modalità di rappresentazione del reale: una «veridica» in cui si cerca di sovrapporre il più possibile mondo attuale e mondo d'invenzione (fino al caso, estremo, delle «autofinzioni» di Siti) instaurando tra i due una relazione di approssimazione che spinga il lettore a considerare il romanzo come relazione su eventi reali; una seconda «convenzionale» che invece si basa su dispositivi rodati e normalmente accettati dalla comunità dei lettori (dunque il lettore sa di trovarsi di fronte a un codice e, di conseguenza, di doverlo decodificare in tal modo riuscendo a ricollegare lo «scritto» con il «non scritto»). Il realismo convenzionalista è analizzato in due forme: una «innovativa», delineata da "Underworld" di Don DeLillo, che mette l'accento sul processo costruttivo, una «tradizionale», espressa nel saggio in due varianti («Le particelle elementari» e «Le benevole»), il cui scopo è quello di riattivare meccanismi narrativi ottocenteschi, considerati per buona parte del Novecento come «vecchi» o «superati», affidando loro il compito di raccontare il mondo di oggi. In conclusione si approfondisce il concetto di «avanguardia permanente», ovvero la continua ricerca del nuovo in arte come caratteristica principale del romanzo novecentesco. Analisi della produzione recente (dal 1979) di Philip Roth, con particolare enfasi sul ruolo ambiguo del personaggio Nathan Zuckerman e sui dispositivi narrativi di "American Pastoral" (1997), di "El mal de Montano" di Enrique Vila-Matas (2002), di "Troppi paradisi" (2006) di Walter Siti, di "Underworld" di Don DeLillo (1997), di "Les particules élémentaires" (1998) di Michel Houellebecq e di "Les bienveillantes" di Jonathan Littell (2006).
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Letteratura italiana e «scienze occulte» tra fin de siècle e primo Novecento

Scartozzi, Sergio January 2018 (has links)
La tesi ha titolo Letteratura italiana e «scienze occulte» tra fin de siècle e primo Novecento. Essa si divide in tre parti: la prima è un'introduzione teorica (stato dell'arte) e storico-culturale sull'Esoterismo occidentale (le sue correnti, la sua diffusione in Italia e in Europa); una seconda, è riservata allo studio dei poeti italiani affascinati dalle scienze occulte (e.g. spiritismo, occultismo, Società teosofica e antroposofia); la terza analizza gli influssi esoterici nella prosa italiana otto/novecentesca. Tra la prima e la seconda parte è inserita una panoramica su 'letteratura ed esoterismo' nell'Europa moderna e contemporanea. Nel commento e nello studio degli irrazionalismi otto/novecenteschi e del loro influsso sulla letteratura è stato dato rilievo particolare a gruppi, cenacoli e associazioni nate per effetto del -- o comunque dedicatesi attentamente al -- fermento neo-idealista continentale. A fianco di queste realtà centrali e dei maggiori autori a esse associati (Arturo Onofri per la poesia; Antonio Fogazzaro e Luigi Capuana per la prosa), è stato interrogato più esaustivamente possibile l'impatto esoterico sulla letteratura del Bel Paese tra l'Unità e il primo dopoguerra.
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POEMI SACRI NEL DUCATO DI MILANO / Sacred Poems in the Duchy of Milan

SAMARINI, FRANCESCO 04 April 2016 (has links)
Il genere del cosiddetto “poema sacro” fu uno dei più frequentati nella letteratura italiana tra il XVI e il XVIII secolo, ma le opere afferenti a questa categoria letteraria sono state a lungo ignorate dai critici. La mia ricerca si propone di studiare una sezione limitata di tale enorme produzione, ossia le opere in volgare pubblicate nel Ducato di Milano, coprendo un arco temporale che va dal 1566 al 1706. Sulla base di una rigorosa analisi dei componimenti, spesso poco studiati o del tutto sconosciuti, questo lavoro intende delineare le peculiari declinazioni dell'epica sacra nella realtà milanese, fortemente influenzata dall'indirizzo culturale proposto da Carlo e Federico Borromeo. Gli autori dei poemi considerati sono Sisto Poncello, Giovanni Maria Paroli, Cesare Della Porta, Ettore Colombo, Annibale Guasco, Giacomo Turamini, Antonio da Brugnato, Bernardino Baldi, Antonio Biaguazzone, Giulio Fe', Lelio Guidiccioni, Ambrogio Ferro, Francesco Antonio Tomasi, Francesco Pallavicini, Stefano Rossi, Giacinto Faggi, Giuseppe De Maltraversi, Pietro Paolo Giletti, Alessandro Ghirardelli, Basilio Bertucci. / The so-called “sacred poem” was one of the most successful genres of the Italian literature between the 16th and the 18th century, but the works belonging to this category have usually been ignored by critics. My research aims at studying a limited part of this enormous literary production, considering the vernacular poems published in the Duchy of Milan between 1566 and 1706. On the basis of a meticulous analysis of the texts, often scarcely studied or completely unknown, I intend to determine the features of the sacred epic in the Milanese environment, which was strongly influenced by the cultural policy promoted by Carlo and Federico Borromeo. The authors of the poems are Sisto Poncello, Giovanni Maria Paroli, Cesare Della Porta, Ettore Colombo, Annibale Guasco, Giacomo Turamini, Antonio da Brugnato, Bernardino Baldi, Antonio Biaguazzone, Giulio Fe', Lelio Guidiccioni, Ambrogio Ferro, Francesco Antonio Tomasi, Francesco Pallavicini, Stefano Rossi, Giacinto Faggi, Giuseppe De Maltraversi, Pietro Paolo Giletti, Alessandro Ghirardelli, Basilio Bertucci.
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EDIZIONE CRITICA E COMMENTATA DI UN CANZONIERE MILANESE ANONIMO (XV-XVI SEC.)

QUADRELLI, LAURA DANIELA 31 May 2017 (has links)
Il lavoro si propone di dare l’edizione critica e commentata di un breve canzoniere milanese anonimo (quarantanove componimenti). La tesi è strutturata in tre parti: nella prima si ricostruisce la tradizione del testo, tramandato interamente da un solo testimone manoscritto attualmente in collezione privata, e parzialmente dal ms. Basevi 2441 della Biblioteca del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze. In questa parte si propone inoltre una datazione del canzoniere (l’ultimo decennio del XV secolo), si attribuisce la scrittura al copista Giovanni Battista Lorenzi e l’unica miniatura presente all’artista noto come “Maestro B. F.”, coppia spesso attiva a Milano tra Quattrocento e Cinquecento nella realizzazione di manoscritti di lusso. La seconda parte si concentra sull’opera, di cui indaga la struttura, i temi, lo stile e la metrica. Il canzoniere viene inoltre contestualizzato nel panorama della lirica cortigiana settentrionale del secondo Quattrocento. La terza parte è costituita dall’edizione critica e commentata, preceduta da una nota linguistica. Ogni lirica è accompagnata da un cappello introduttivo e dal commento ai versi, in cui, attraverso il reperimento di modelli e luoghi paralleli, si mette in luce lo stretto rapporto dell’autore con i poeti cortigiani contemporanei. / The work aims to provide a critical and commented edition of a short anonymous Milanese collection of poems (fourty-nine compositions). The thesis is structured in three parts: the first retraces the tradition of the text, handed down entirely from a single manuscript currently in a private collection, and partially from Florence, Biblioteca del Conservatorio, ms. Basevi 2441. In this part it is also proposed that this work was composed in the last decade of the fifteenth century, the scribe was Giovanni Battista Lorenzi and an artist known as “Maestro B. F.” was the miniaturist. They were active in Milan between the fifteenth and sixteenth centuries and worked in pair in producting luxury manuscripts. The second section focuses on the “canzoniere” and investigates the structure, themes, style, and metric. I try to contextualize this collection in the northern courtly poetry of the second half of the fifteenth century. The third part offers the critical edition, preceded by a linguistic note. Each poem has an introduction and a commentary, that discussing models, sources and loci paralleli, shows the author's close relationship with contemporary courtly poets.
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L'ARGENIS DI JOHN BARCLAY (1582-1621) E LA SUA INFLUENZA SULROMANZO ITALIANO DEL SEICENTO / John Barclay's Argenis and its influence on the seventeenth century italian novel

INVERNIZZI, DAVIDE 31 May 2017 (has links)
Il romanzo latino Argenis di John Barclay, pubblicato a Parigi nel 1621, è stato uno dei libri più amati della sua epoca. La ragione del plauso dei lettori sarà da ricercare nella complessa macchina narrativa ideata dall'autore, unione di narrazione, storia, evocata in forma di allegoria, e magistero politico; in questo nuovo modello di scrittura è stato riconosciuto l'atto fondativo del genere cosidetto del "roman à clef" ("romanzo a chiave" in italiano). La ricerca propone un rigoroso studio dell'opera e mira alla definizione del giudizio su di essa espresso dai letterati italiani nel corso del Seicento. La tesi si sofferma in seguito sull'influenza esercitata dall'Argenis sul romanzo italiano. Attenzioni preliminari vengono così dedicate alle alterne fortune godute, nelle scritture di ambientazione fantastica, da alcune caratterizzanti scelte narrative del modello latino. Vengono quindi studiati i "romanzi a chiave" per delineare le declinazioni peculiari del genere in Italia, ponendo particolare attenzione alle forme e finalità di impiego della storia e ai nuovi indirizzi della materia politica. Gli autori di "romanzi a chiave" studiati sono: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino / John Barclay's Argenis, a latin novel published in Paris in 1621, is one of the best sellers of its time. The reason for success is to be found in the complex narrative system conceived by the author, union of narration, history, recalled in the form of an allegory, and political thought; the foundative act of the so-called genre of the "roman à clef" ("novel with a key") is recognized in this new model of writing. The research aims at studying Barclay's novel and try to define its value in the opinion of the italian men of letters. The thesis focuses also on the influence of the Argenis on the seventeenth century italian novel. Preliminary attentions are dedicated to the variable success met by some characterizing narrative choices of the latin model within the fantasy setting novels. The italian "romans à clef" are examinated to determine the features of the genre in Italy, studying the forms and the finality of the use of history and the rethinkings imposed to the political argument. The authors examinated are: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino.
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Il Laboratorio editoriale Einaudi attraverso i pareri di lettura / The Einaudi's Publishing Laboratory Through the Judgements about New Manuscripts

GUARNORI, DANIELA 27 March 2007 (has links)
Analisi del parere di lettura come genere editoriale e come strumento utile alla storia dell'editoria, della letteratura e alla filologia. / This study explains the implications of the study of the Einaudi judgements about new manuscripts as instrument of the history of publishers, of literature and philology.
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Italo Svevo e Yi Sang: uno studio possibile / Italo Svevo e Yi Sang: uno studio possibile / Italo Svevo and Yi Sang: a possibile study

KIM, HEE JUNG 17 February 2009 (has links)
La mia ricerca, che si avvale degli strumenti della letteratura comparata è basata sul concetto di ‘letteratura mondiale’elaborato da Durisin; egli sostiene la possibilità di portare avanti gli studi sullo sviluppo e sull’influenza elaborati da Bloom Bloom secondo cui la comparazione tra diverse letterature può essere effettuata anche in assenza di relazioni.In tale direzione, la ricerca comparatistica non neccessita di dipendere da un spazio geografico o da un periodo storico specifico. Perciò, il confronto tra Svevo e Yi Sang, tra letteratura italiana e coreana può essere un proficuo tema da affrontare mediante tale approccio ermeneutico, anche se non si dispone di alcuna connessione diretta fra i due autori. L’Intento di questa tesi vuole essere quello di offrire qualche ulteriore elemento di riflessione sul significato storico della presenza di Svevo e Yi Sang nella cultura dei rispettivi paesi nel nostro secolo, sul valore permanentemente vivo della loro sconvolgente scoperta sugli spiragli di speranza che il loro ‘messaggio’ lascia ancora aperti, attraverso il tema della psicanalisi; la scoperta è quella della condizione malata dell’uomo del nostro tempo; e la speranza è una sorta di salvezza che potrebbe venire da una doverosa quanto dolorosa necessità di autoanalisi continua e spietata, che riconduca l’uomo nei limiti di una chiara presa di coscienza del suo essere ‘malato’, sì da disporlo ad una comprensione e gestione critica della realtà, attraverso una perlustrazione attenta della propria interiorità, con/senza infingimenti e autoinganni. / My research, which uses the methods of comparative literature, is based on the concept of ‘world literature’ developed by Durisin; he supports the opportunity to pursue studies on the development and influence developed by Bloom from whom the comparison between different literatures can be done even in the absence of relations. Therefore, the comparison between Italo Svevo and Yi Sang, between Italian and Korean literature can be a fruitful issue to be addressed by this hermeneutical approach, even if there is not any direct connection between two authors. The intent of this thesis will be offered some further reflection on the historical significance of the presence of Svevo and Yi Sang in the culture of their country in this century, on the live value permanently of their shocking discovery (especially in the field of arts), on the ray of hope that their ‘message’ still leaves open, through the theme of psychoanalysis; the discovery is the condition of sick of our time; and the hope is a kind of salvation that could come from a painful duty as the need for continuous and ruthless self, which brings the man within the limits of a clear awareness of the importance of his being ‘sick’, so as to arrange an understanding and management criticism of reality, through a careful patrol of its interior, with/without self pretend.
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QUEL CHE E' STATO SARA' UNA LETTURA DEI DIALOGHI CON LEVCO' DI CESARE PAVESE

PONTIGGIA, GIANCARLO 05 March 2012 (has links)
Pontiggia commenta – ed è la prima volta nella storia degli studi pavesiani – tutti i ventisette Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. La scelta di leggere i dialoghi non secondo l’indice predisposto dall’autore per la pubblicazione, ma secondo l’ordine cronologico di composizione, è dettata dall’esigenza di scendere più a fondo nell’officina pavesiana, al fine di cogliere i nessi fantastici e tematici che legano i singoli dialoghi. L’indagine rivela il rapporto – di libertà e di fedeltà insieme – che Pavese intrattiene con le sue fonti, sia classiche (soprattutto greche: Omero, Esiodo, i tragici) sia moderne (gli studi etnologici e antropologici del Pestalozza, di Untersteiner, di Kerényi, di Paula Philippson). La forma-dialogo – modellata con originalità sui Dialoghi di Luciano e sulle Operette morali di Leopardi – consente all’autore di fondere uno sguardo intensamente lirico con una tensione lucidamente argomentativa, la dimensione tragica dell’esistenza con la potenza mitopoietica della parola. Nell’infelicità universale, la poesia conserva una sua forza vitale, che riscatta – almeno parzialmente – il destino di morte e di sofferenza riservato agli esseri umani: forse è questo l’aspetto più autenticamente classico di un libro sempre in bilico tra le forze della disgregazione e dell’armonia, della lucidità e dell’inganno, del terrestre e del divino. / Pontiggia analyzes all twenty-seven Dialogues with Leucò — a first in the history on Pavese studies. The choice of reading the dialogues not according to the index prepared for publication by the author, but following the chronological order of their composition is dictated by the need to delve more profoundly into Pavese’s work in order to capture the fantastic and thematic relationships linking the single dialogues. This research reveals the relationship — of both freedom and fidelity — that Pavese entertains with his sources, both classical (especially Greek: Homer, Hesiod, the tragedians) and modern (the ethnological and anthropological studies of Pestalozza, Untersteiner, Kerényi, and Paula Philippson). The dialogue form — modeled with great originality on Lucian's Dialogues and on Leopardi’s Operette morali — allows the author to merge an intensely lyrical look with a lucidly argumentative tension, the tragic dimension of existence with the mythopoietic power of the word. In the universal unhappiness, poetry retains its vital force, which redeems, at least partially, the destiny of death and suffering reserved for human beings: this is perhaps the most authentically classical aspect of a book always hanging in the balance between the forces of disintegration and harmony, of clarity and deception, of the earthly and the divine.
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I Fasti sacri di Sforza Pallavicino: edizione e commento

APOLLONIO, SILVIA 15 April 2013 (has links)
Con l’edizione commentata di un’opera giovanile di Sforza Pallavicino, il poema inedito e incompleto 'I fasti sacri', si cerca di fornire una ulteriore tessera utile a comprendere e definire le caratteristiche della poetica del circolo barberiniano nella Roma di inizio Seicento. In apertura dell’opera il 'Discorso intorno al seguente poema' raccoglie le dichiarazioni esplicite della poetica del Pallavicino, a partire dalla riflessione di Tasso sul poema; seguono poi sette canti, ognuno dei quali è anticipato e riassunto da un 'Soggetto' in prosa. In essi l’autore, sul modello dei 'Fasti' di Ovidio, rilegge il calendario in chiave cristiana, raccontando le vicende dei principali santi e martiri di ogni mese. La stesura del testo, sotto la supervisione di Papa Urbano VIII, sembra avvicinarsi alle operazioni di revisione del 'Martyrologium Romanum', in particolare all’edizione voluta dallo stesso Urbano nel 1630. L’opera, in stretta sintonia con la 'Poetica sacra' di Giovanni Ciampoli ma che dialoga anche con altri testi del classicismo barberiniano, si propone come alternativa alla poesia avvertita come lasciva e mendace della scuola marinista, in un’opposizione spesso polemica, ma che mostra a volte alcune interessanti consonanze con le opere di Marino stesso e di alcuni esponenti del marinismo moderato. / The commented edition of the unpublished and unfinished poem ‘I fasti sacri’, written by Sforza Pallavicino in the first years of his poetic activity, proposes new interesting information about Barberini’s circle in Rome, at the beginning of XVII century. Explicit definitions on poetic matter are in the ‘Discorso intorno al seguente poema’, with argumentations taken from the theoretical consideration on the epic poem by Tasso. On the model of Ovid’s ‘Fasti’, throughout seven cantos, each one anticipated by a subject in prose, the author covers the Christian calendar narrating the stories of some important saints and martyrs, in the same years of the revision of ‘Martyrologium Romanum’ promoted by the Pope Urban VIII. The poem, extremely close to ‘Poetica sacra’ by Giovanni Ciampoli but also in dialogue with other works of the classicism of Barberini’s circle, proposes itself as an alternative to Marino’s poetry, perceived like lascivious and mendacious. Notwithstanding an often polemic opposition to Secentismo, the text reveals some interesting consonances with Marino’s works, as well as with other authors of the moderate Marinism.

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