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IL CONFINE NELLA LETTERATURA: LA SICILIA E TRIESTEASSENZA, SILVIA 17 February 2009 (has links)
A partire dall’analisi dei concetti di ‘confine’ e di ‘frontiera’, lo studio indaga la letteratura siciliana e quella triestina, letterature nate su due terre liminali.
La tesi si compone di tre parti: la prima parte riguarda la letteratura siciliana; la seconda la letteratura triestina; la terza tenta un possibile confronto tra le due letterature. Per quanto concerne la letteratura siciliana gli autori e le opere studiate sono: Le città del mondo di Elio Vittorini, l’Horcynus orca di Stefano D’Arrigo in cui tutta la vicenda è concentrata sullo stretto di Messina, tra Scilla e Cariddi, ed un capitolo sulla lingua di Leonardo Sciascia, chiara espressione della circolarità dell’isola.
Per il versante triestino, nella seconda parte, gli autori e le opere studiate per il loro essere espressione della frontiera sono: Carlo Michelstaedter, La persuasione e la retorica ; Il capitano di lungo corso di Roberto Bazlen e infine Il richiamo di Alma Stelio di Mattioni che, come nel caso di Vittorini, traccia la mappa topografica di Trieste e si confronta con l’alterità. / Beginning from the concept of ‘border’ and ‘frontier’, work investigates sicilian letterature and Trieste’s one, both born on the two boundering’s lands.
Thesis is made of three parts: the first part concerns with Sicilian letterature; the second part about Trieste’s letterature. The third one tries a possible comparison between the two letteratures. About Sicilian letterature the autors and the studied works are: Le città del mondo by Elio Vittorini, The Horcynus orca by Stefano D’Arrigo where all the plot is set in the Straits of Messina, between Scilla and Cariddi, and a chapter about Leonardo Sciascia’s language, clear expression of island’s circularity.
About triestin letterature, on the second part, autors and studied works, because of their being expression of the frontier, are: Carlo Michelstaedter, La persuasione e la retorica ; Il capitano di lungo corso by Roberto Bazlen and eventually Il richiamo di Alma by Stelio Mattioni which, as Vittorini, draws the topographic map of Trieste and compares itself with alterity.
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La Casa Nel Vicolo: um romance de Maria Messina à moda do “feuilleton” / La Casa Nel Vicolo: one novel by Maria Messina at stylo of the“feuilleton”Silva, Jéssica Cristina da [UNESP] 20 January 2016 (has links)
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Previous issue date: 2016-01-20 / Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES) / La scrittrice siciliana Maria Messina è tra alcuni donne che nella prima fase del Novecento letterario italiano, si distacca nella lotta dal riconoscimento letterario, descrivendo il suo mondo attraverso della prospettiva patriarcale, inoltre su che si riferisce alla condizione femminile. Per tale strategie, la scrittrice usi il suo romanzo La casa nel vicolo, pubblicato nel 1920, “a puntate”, dalla rivista Nuova Antologia di Scienze, Lettere ed Arti, al fine di collaborare con la letteratura di consumo di cui il giornali e le riviste sono associati. Con tematiche prossime al cotidiano e al momento storico, i lettori si trovanno con i drami della vita, con la vittimizzazione dei essere e la opressione dell’individuo piú debole, in altre parole, le donne. Basando in questi fattori, le tecniche del “feuilleton” sarà necessario per comprovare la inserzione della opera della scrittrice siciliana, nel genere “feuilleton”. L'obiettivo di questo studio è quello di presentare le tecniche seriali che vengono utilizzate da Maria Messina nel suo romanzo La casa nel vicolo, in modo che rende visibile l'influenza del genere nel suo romanzo. / Na primeira fase do Novecentos literário italiano muitos folhetins franceses do século XIX foram reeditados por jornais italianos, alcançando grande sucesso de público, motivando Antonio Gramsci a encetar uma discussão em torno da inexistência de uma literatura “nacional-popular” italiana que traduzisse efetivamente as inquietações da época e as necessidades do povo, como tinha ocorrido na França. No entanto, desde 1900, o crítico literário Giuseppe Antonio Borgese vinha resenhando autores que publicavam romances à moda do folhetim francês nas páginas dos periódicos e das revistas italianas que naquele começo de século se multiplicavam e abriam suas páginas para um público mais amplo e diversificado, sobretudo, feminino. Atentos à chamada literatura de consumo, esses periódicos abriram espaço para a escrita feminina, ajudando a introduzir no cenário literário da época mulheres como Maria Messina, cujo romance de estréia, La casa nel vicolo, foi publicado em capítulos, à moda do “feuilleton” francês, nas páginas da revista Nuova Antologia de Lettere, Scienze ed Arti, em 1920. Nesta pesquisa, pretendemos identificar e enumerar as técnicas folhetinescas utilizadas por Maria Messina em La casa nel vicolo, de modo que se torne visível à influência do gênero em sua narrativa. / In the first phase of the Italian Novecento, many French 19th-century serials were reissued by Italian newspapers, reaching great success of audience, motivating Antonio Gramsci to enter into a discussion around the absence of a "national-popular" Italian literature which translates effectively the concerns and the needs of the people, as had occurred in France. However, since 1900, the literary critic Giuseppe Antonio Borgese had been reviewing authors who published French-style novels in the pages of periodicals and Italian magazines, which, at the beginning of the century multiplied and opened its pages to a broader and diverse audience, especially, female. Attentive to the consumer literature call, these periodicals have opened space for the writing women, helping to introduce in the literary scene of the time women like Maria Messina, whose debut novel, La casa nel vicolo, was published in chapters, like the French “feuilleton”, in the pages of the magazine Nuova Antologia de Lettere, Scienze ed Arti in 1920. The objective of this paper is to present the serial techniques that are used by the authoress in his novel La casa nel vicolo, so that becomes visible the influence of gender in his narrative.
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MONALDO LEOPARDI "CAVALIERE CRISTIANO". L'ESPERIENZA LETTERARIA GIOVANILE TRA CULTURA GESUITICA E ACCADEMIE RECANATESITRIACHINI, STEFANIA 10 July 2018 (has links)
Il presente lavoro si propone di studiare la produzione letteraria giovanile di Monaldo Leopardi (1776-1847), padre del celebre poeta Giacomo, contestualizzandola entro una cornice di carattere storico-culturale che possa restituirne le origini e gli sviluppi. Si è in primo luogo ricostruito il legame di Monaldo Leopardi e della sua famiglia con la Compagnia di Gesù (secc. XVI-XVIII), mettendo in luce il modello del «cavaliere cristiano» che il conte recanatese fu chiamato a impersonare negli anni della sua scuola domestica di stampo gesuitico. Si è quindi analizzata l'attività letteraria (1800-1806) di Monaldo Leopardi declinandola attraverso tre esperienze: quella delle Accademie, con particolare attenzione a quella da lui fondata, i Disuguali Placidi Ravvivati (1801-1803), di cui si è ripercorsa la storia attraverso fonti d'archivio; quella delle scritture poetiche; quella dei testi teatrali. Il volume di riferimento sono state le "Opere del conte Monaldo Leopardi Gonfallonieri da Recanati" (1803). Di questa produzione, cristianamente connotata, si sono inoltre indagati gli sviluppi, mettendo a confronto la "letteratura" di Monaldo Leopardi con quella del figlio Giacomo e focalizzando, infine, l'attenzione sulla rivista "La Voce della Ragione" (1832-1835) e sulla corrispondenza che, in tale ambito, il conte intrattenne con il generale dei gesuiti Jan Philip Roothaan. / This work aims to study the first literary production of Monaldo Leopardi (1176-1847), Giacomo Leopardi’s father, according to a cultural and historical point of view.
Initially, we rebuilt the relationship between Monaldo Leopardi and his family with the Society of Jesus (XVI-XVIII Century), pointing out the model of «Christian hero» he embodied during his jesuitical homeschooling.
Then, we analysed Monaldo Leopardi’s literary production (1800-1806) considering three different aspects: first of all, the connection with the Italian Accademie that we investigated thanks to archives resources, with a special focus on the Accademia dei Disuguali Placidi Ravvivati (1801-1803) he founded; afterwards, we studied his poetic and theatrical works referring to the volume "Opere del conte Monaldo Leopardi Gonfallonieri da Recanati" (1803). Finally, we decided to examine the development of this literary production with main Christian traits, by comparing father’s and son’s literature and by focussing on the journal “La Voce della Ragione” (1832-1835) and the letters between Monaldo and the jesuitical general Jan Philip Roothaan.
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Il corpo nell'opera di Francesco d'Assisi e di Iacopone da TodiSanson, Manuela January 2011 (has links)
La visione di un universo permeato dalla gloria di Dio che Francesco d’Assisi sviluppa nel Cantico di frate sole e nelle sue opere latine, e che risulta anche dalle testimonianze dei primi biografi, è stata interpretata da vari studiosi (Duby, Manselli, Pasero) come un implicito rovesciamento della concezione catara secondo cui il mondo non è stato creato dal Dio celeste, ma da un demiurgo malvagio. A prima vista, la concezione del corpo e della creazione materiale che emerge dall’opera poetica del francescano Iacopone da Todi si trova agli antipodi di quella del santo. Giovanni Pozzi ha osservato come nelle Laude sia assente “qualsiasi valutazione del creato come entità recante l’impronta divina”; ma, lungi dal comportare un dualismo ontologico di tipo “gnostico”, come quello dei catari, questo atteggiamento va ricollegato secondo lo studioso svizzero alla tradizione dell’ascetismo cristiano, e in particolare al linguaggio del “disprezzo” del corpo e del mondo che verso la fine del secolo XIII aveva trovato una delle sue espressioni più violente ed efficaci nel De contemptu mundi di Lotario di Segni, il futuro papa Innocenzo III. Queste lucide considerazioni non mancano tuttavia di porre una serie di problemi storici ed ermeneutici che appaiono decisivi per una corretta comprensione delle opere letterarie dei due primi grandi scrittori religiosi della nostra letteratura: qual è il rapporto fra la concezione francescana del corpo (e più in generale del mondo materiale) e la riflessione cristiana dei secoli precedenti su questi temi? In particolare, come si può situarla rispetto ai grandi filoni teologici del XII e del XIII secolo: mistica cisterciense e vittorina, pensiero ascetico, eresia catara? E quali sono i rapporti fra la concezione di Francesco e quella che si delinea con straordinario vigore lirico nelle Laude di Iacopone? Quali sono i modelli del poeta di Todi? Fra i due grandi scrittori mistici e ascetici del Duecento italiano vi è realmente, a proposito della visione del corpo e della corporeità, radicale opposizione? Oppure possono essere individuati anche punti di contatto, elementi di continuità o di mediazione? E come si spiegano degli atteggiamenti così diversi nel fondatore e in uno dei primi grandi seguaci del movimento francescano? A questi, ed ad altri più puntuali interrogativi si è cercato di rispondere nel presente lavoro. Per giungere a risposte motivate e convincenti, si è ritenuto necessario partire da un approfondito esame delle concezioni del corpo e della materia nella tradizione del pensiero cristiano fino al Duecento. In particolare, sono apparse di fondamentale importanza le correnti teologiche del secolo precedente, il XII, correnti il cui influsso nella concezione del mondo di Francesco e di Iacopone appare determinante. Nella prima parte della tesi, abbiamo così dedicato un capitolo alla tematica del contemptus mundi quale è sviluppata nel grande trattato di Lotario di Segni. In un secondo capitolo è studiata la complessa – e talvolta almeno apparentemente contraddittoria – concezione del corpo e delle realtà materiali nelle due maggiori correnti della teologia mistica nel XII secolo, quella cisterciense e quella vittorina, alle quali si rifarà direttamente anche il francescano Bonaventura da Bagnoregio. Inoltre, si è ritenuto necessario studiare in maniera approfondita le dottrine eterodosse dei catari, che ebbero certamente un grande peso – come si è accennato – nella riflessione cristiana di questo periodo sul corpo e sulla materia. A partire da queste premesse dottrinali – che sono state spesso trascurate o sottovalutate dai filologi, ma alle quali la critica più recente incomincia a dedicare la dovuta attenzione – nella seconda parte della tesi abbiamo sottoposto a una accurata analisi la concezione e la rappresentazione del corpo, e della “corporeità” in generale, nelle opere italiane e latine di Francesco d’Assisi e di Iacopone da Todi. Ne sono derivate conclusioni molto più articolate e sfumate di quanto possa far pensare una lettura superficiale dei loro testi: gli stretti rapporti che si possono osservare in entrambi gli autori con la precedente tradizione ascetica e mistica valgono a mettere in luce tutta una serie di rapporti profondi fra di loro, specialmente intorno al nodo cruciale del corpo di Cristo. E questo vale, a nostro parere, a far risaltare ancor meglio gli aspetti originali dei testi maggiori di Francesco e di Iacopone, a farci gustare appieno la loro “poesia del corpo”.
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La trasgressione fantastica: infrazioni logiche e abissi di senso nella narrativa fantastica da Kafka a CortázarZeppegno, Giuliana January 2009 (has links)
La tesi propone una disamina comparatistica e multifocale della narrativa fantastica novecentesca, allo scopo di rintracciare gli inneschi e i dispositivi di quella trasgressività semantica e logica nella quale si è individuato uno degli aspetti più significativi del fantastico contemporaneo, nella persuasione che a scatenarne e orientarne il processo siano, a diverse latitudini e in corrispondenza di congiunture storico-politiche eterogenee, meccanismi strutturalmente simili. Un viaggio esplorativo attraverso le diverse forme del fantastico contemporaneo ha permesso di individuare con una certa precisione la trasgressione fantastica, collocandola nel punto di intersezione tra determinate caratteristiche tematiche, mondo-finzionali, formali.
In modo particolare, si sono rivelate determinanti per la sua definizione: 1) una certa novità tematica dell’immagine fantastica contemporanea, intraducibile alla luce delle enciclopedie dominanti e non riconducibile ai codici di riferimento validi per la narrativa fantastica tradizionale; 2) la contraddittorietà interna al mondo finzionale istituito dal testo, per rendere conto del quale la semantica a mondi possibili si rivela, ancorché ricca di spunti nelle sue linee generali, fondamentalmente insufficiente, e la salvaguardia della sua consistenza e referenzialità , in assenza della quale la trasgressione manca di un oggetto contro cui dirigere i propri assalti; 3) un esteso ricorso del testo alla narrazione reticente, declinata nelle diverse, possibili forme i. della reticenza esplicativa (silenzio sulle cause contingenti), ii. della reticenza relativa alla fabula (con conseguente produzione di fabule aperte), iii. della reticenza semantica (silenzio sul significato complessivo, simbolico o allegorico del racconto).
L’analisi incrociata della narrativa breve di diversi autori (Kafka, Borges, Ocampo, Bombal, Merino, Dürrenmatt, ma soprattutto Julio Cortázar e, quale controparte attestata spesso su posizioni opposte, più raramente portatrice di un’analoga trasgressività , Dino Buzzati) ha permesso di constatare come il concorso dei fattori elencati tenda alla produzione di immagini radicamente negative, refrattarie alla significazione tanto per l’intrinseca vuotezza semantica (si tratta appunto di immagini aberranti, nuove, per parafrasare le quali mancano codici di riferimento adeguati) quanto per il carattere di assoluta eccezione di cui godono all’interno del mondo finzionale che le alberga. Si è quindi osservato come tali immagini, oscure per ragioni sia tematiche che prettamente formali (impiego esteso e drastico della reticenza), convergano in diversi punti con la nozione benjaminiana di allegoria vuota, con la quale condividono l’amplissima, se pure non infinita, apertura semantica e lo sguardo critico-negativo che per suo tramite il testo rivolge alla realtà esterna.
Interrogandosi infine sulla natura specifica della trasgressione fantastica, la si è potuta rintracciare nell’attacco ai principi cardine della logica aristotelica, esaminato mediante il proficuo accostamento della nozione di logica simmetrica proposta da Ignacio Matte Blanco ai dispositivi logicamente paradossali in atto nei testi, riuscendo a individuare in questo modo, nella precipua combinazione tra trasgressione logica e trasgressione semantica realizzata da numerosi racconti contemporanei − e in modo assolutamente paradigmatico dalla narrativa breve di Julio Cortázar − la versione più acuta e dirompente della trasgressione che anima l’avanguardia novecentesca del genere.
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"IO PER ME SONO UN'OMBRA". GIOVAN BATTISTA STROZZI IL GIOVANE (1551 - 1634) FRA POESIA E RIFLESSIONE LETTERARIAROSSINI, FRANCESCO 12 April 2019 (has links)
La tesi propone uno studio monografico sul fiorentino Giovan Battista Strozzi il Giovane detto il Cieco (1551-1634), letterato e animatore di circoli culturali dalla Firenze medicea alla Roma barberiniana, attraverso la Milano borromaica e i cenacoli capitolini degli Aldobrandini e degli Umoristi. Nel primo dei tre capitoli che scandiscono la ricerca si è appuntata l’attenzione sulla partecipazione del Giovane alle attività di due vivaci consessi della sua città natale: l’Accademia Fiorentina e l’Accademia degli Alterati. Nel secondo è stata condotta una disamina dell’opera in versi – per la maggior parte ancora inedita – che comprende decine di epistole metriche in endecasillabi sciolti, un incompiuto poema in onore di Amerigo Vespucci, nonché un ricco corpus di madrigali, la cui stesura, nell’esperienza del Cieco, procedette di conserva con la speculazione teorica intorno alla nuova fisionomia cinquecentesca di questo antico genere lirico. La terza sezione si concentra invece sul contributo dello Strozzi alle discussioni di poetica (la ‘Commedia’ dantesca, il poema eroico, le unità aristoteliche) che accesero gli ambienti letterari italiani nella seconda metà del secolo XVI. Affiancando l’esegesi dei testi alla ricostruzione biografica – condotta su un ampio numero di documenti epistolari editi e inediti –, si è cercato di restituire il giusto spessore storico a ciascuno degli scritti presi in esame, ricostruendo i differenti contesti culturali in cui furono composti e scandagliando la fitta trama di relazioni – umane e letterarie – che si profila sullo sfondo di essi. Completano il lavoro una bibliografia delle opere antiche e moderne, un indice dei manoscritti e un indice dei nomi di persona. / The thesis proposes a monographic study on the Florentine Giovan Battista Strozzi the Younger also known as the Blind (1551-1634). He was a writer with connections in cultural circles across Renaissance Italy, including Medici’s Florence, Barberini’s Rome, Borromean Milan and the Roman cenacles of the Aldobrandini and the Humorists. The thesis consists of three chapters. The first chapter focuses on the participation of Strozzi the Younger in the activities of two lively groups in his hometown: the Florentine Academy and the Alterati Academy. The second chapter discusses his poetical works – for the most part still unpublished –, including dozens of versified epistles in loose hendecasyllables, an unfinished poem in honor of Amerigo Vespucci, as well as a rich corpus of madrigals. The drafting of this last corpus proceeded together with Strozzi the Younger’s theoretical speculation around the new sixteenth-century appearance of this ancient lyrical genre. The third section considers the contribution of Strozzi the Younger to the discussions on poetics (Dante’s ‘Comedy’, the heroic poem, the Aristotelian units) that went on in Italian literary circles in the second half of the sixteenth century. In this work, we aimed to restore the appropriate historical depth to each of the writings examined, through the exegesis of texts combined with the biographical reconstruction conducted on a large number of published and unpublished epistolary documents. We also tried to reconstruct the different cultural contexts in which these writings were composed and attempted to analyze the dense network of relationships, both human and literary, that loomed in the background. The thesis is completed by a bibliography of ancient and modern works, an index of manuscripts and an index of names.
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Libertà d'avventura e verosimiglianza dei caratteri nel romanzo del Seicento: il caso del Calloandro di Giovan Ambrogio MariniREQUILIANI, VALERIA 14 February 2011 (has links)
La tesi mira a esaminare la genesi del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini nel contesto del ricco e dinamico contesto sociale e culturale della Genova della prima metà del XVII secolo. Le pagine prefattorie premesse alle varie edizioni dell’opera rappresentano un contributo importante per la definizione di un genere la cui diffusione non fu accompagnata, in Italia, da uno studio teorico e sistemico. Dopo una ricognizione delle fonti sulla biografia e la produzione letteraria dell’autore, nel primo capitolo viene proposta una sintesi dettagliata della trama del romanzo che illumina gli elementi fondamentali del testo e del genere. Nel secondo, si prosegue con l’analisi della struttura narrativa dell’opera, soffermando l’attenzione sulle tecniche di costruzione dell’intreccio. Quindi, si procede all’individuazione nel romanzo greco d’epoca ellenistica e nella tradizione comica i modelli letterari che influenzarono in modo più significativo la fantasia del Marini nella composizione del Calloandro. Nel quarto capitolo è affrontato il sistema dei personaggi, in cui, tra le molte figure generiche e inconsistenti, si distinguono alcuni personaggi complessi e imprevedibili: questi fanno del Calloandro un esperimento maturo del genere in cui il realismo psicologico di matrice ligure si combina con il gusto per l’avventura proprio dei romanzi di produzione veneta. / This thesis examines the origin of Giovan Ambrogio Marini’s Calloandro in Genoa’s rich and dynamic social and cultural context of the first half of the XVII century. Introductory pages to the novel’s various editions represent an important contribution about the novel’s developement in Italy, where the success of the genre wasn’t followed by a theoric and systemic study. After a research on the sources concerning the author’s biography and literary production, the first chapter presents a detailed synthesis of the novel’s plot which fixes some fundamental elements of this kind of work. The second chapter is about the novel’s narrative structure focusing on the techniques of the plot’s building. Then the third chapter describes literary models which influenced Marini’s work, in particular the Greek novels of Hellenism and the comic tradition. The fourth chapter analyses the characters' system: there are some subtle and unforeseeable characters, among many generic and insubstantial figures, that make Calloandro a unpredictable novel in which the psychological realism, typical of Ligurian novels, is combined with the taste of adventure, typical of the Venetian novels.
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I. Giordani, uomo di lettere e di cultura, e l'ideale di un «cristianesimo integrale»: alcuni carteggi indediti / Igino Giordani: a man of letters and the ideal of an «integral Christianity». Parts of the unpublished correspondencePAGLIARULO, CARLA 13 February 2013 (has links)
La tesi ha lo scopo di inquadrare Giordani nel contesto del mondo culturale cattolico tra le due guerre e di approfondire la sua proposta di «cristianesimo integrale» come soluzione alla crisi che negli anni Venti e Trenta viziò il mondo economico, il sistema politico e lo scenario culturale, a livello di principi fondamentali, di valori. Per questo si è dato assoluto rilievo ai rapporti di Giordani con molti intellettuali suoi contemporanei e con varie istituzioni culturali cattoliche.
Il testo segue dapprima un indirizzo biografico, che permette di ripercorrere la vita di Giordani dalla giovinezza, segnata dalla guerra e dall’esperienza al fronte, alla sua serena fine, nel 1980. Si tratta di una testimonianza di come la sua conseguenzialità tra fede e opere abbia inciso negli ambienti che lo hanno visto protagonista, tanto che è stato avviato per lui il processo di beatificazione.
La ricerca è stata condotta tenendo conto degli scritti di Giordani e della storiografia precedente, ma soprattutto utilizzando numerosi materiali d’archivio. In particolare i carteggi privati aiutano a ricostruire l’operato di Giordani a favore dell’impegno degli intellettuali cattolici negli anni oscuri del fascismo e la sua indefessa attività per la realizzazione di un nuovo umanesimo.
Altro spazio è stato riservato ai rapporti maturati da Giordani con due esponenti del mondo cattolico italiano di quel periodo, ovvero Giovanni Papini e Piero Bargellini. / This dissertation aims at setting Igino Giordani within the broader framework of the catholic cultural environment between the two world wars. It focuses on his proposal of an «integral Christianity» as a solution to the recession which threatened the fundamental values and principles of the economy, politics and culture during the 1920's and 1930's. This is the reason why the relationships between Giordani and many of his colleagues and cultural catholic institutions have been studied in depth.
The work starts with a biography, underlining how Giordani's youth has been affected by the war and the experience as a soldier, up to his peaceful death, in 1980. His life shows how the consistency of his actions with his faith made him an influent personality in his working environments, to the point that the beatification process has begun.
The research is based on Giordani's writings and on the previous historiography, but the most important source is constituted by a large number of archive documents. Particularly, Giordani's private correspondence has been very useful in understanding how he acted in order to support the engagement of the catholic intellectuals during the dark fascist age and his endless activity in order to build a new humanism.
The work also focuses on the relationships between Giordani and two members of the Italian catholic world of the time: Giovanni Papini and Piero Bargellini.
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"CARI AMICI E AMICHE ALL'ASCOLTO": GIANNA MANZINI ALLA RADIOE ALLA TELEVISIONESIVIERI, SARAH 13 March 2014 (has links)
Il presente lavoro costituisce la prima ricostruzione del lavoro di Gianna Manzini alla radio e alla televisione, che comincia nel 1947 e si conclude nel 1968. Gli interventi radiofonici sono divisi in trasmissioni di moda e costume e di critica letteraria (capitolo 1) e racconti scritti per la radio (capitolo 3); le trasmissioni televisive sono ripartite in sceneggiature realizzate e non realizzate (capitolo 3). I testi dei programmi sono stati identificati nei fondi archivistici della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano, dell’Archivio del Novecento dell’Università La Sapienza di Roma e della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Il lavoro si basa dunque sulla descrizione e l’analisi di materiale inedito, come L’Almanacco dei sogni e Il paesaggio come fatto personale, e le sceneggiature Il grande indiscreto, Il nome di battesimo e Alfredino.
La ricognizione ha dimostrato come Gianna Manzini possedesse una consapevolezza mediatica tale da essere in grado di adattare il proprio stile alle specifiche esigenze del mezzo di comunicazione. Tuttavia, l’attività radio-televisiva non può essere considerata del tutto autonoma e disgiunta dalla carriera letteraria, con la quale intrattiene un rapporto strettissimo e osmotico. / This research aims at providing a first and thorough description of Gianna Manzini’s work for the Italian Broadcasting (RAI), a collaboration which started in 1947 and ended in 1968. Her works for the radio are divided into fashion and literary criticism broadcasting (chapter 1) and original radio screenplays (chapter 2); her works for the television are divided into broadcasted and non broadcasted scripts (chapter 3). The texts of these programmes have been found in the following archives: Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori (Milan), Archivio del Novecento, Università La Sapienza (Rome) and Biblioteca Nazionale Centrale (Rome). The thesis both describes and analyzes original and unpublished works and screenplays, such as L’Almanacco dei sogni, Il paesaggio come fatto personale, Il grande indiscreto, Il nome di battesimo and Alfredino.
In the end, the research showed evidence that Gianna Manzini was well aware that different media require different writing characteristics and was able to act accordingly. Nonetheless, her literary and broadcasting activity cannot be considered as two separate carriers, being actually strictly bound to each other.
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PER UN PRIMO CENSIMENTO DELLE FONTI STORICHE E LETTERARIE UNGHERESI DEI SECC. XV-XVII IN TRE BIBLIOTECHE LOMBARDECARPENTIERI, CHIARA MARIA 12 April 2014 (has links)
Lo studio propone un primo censimento delle fonti storiche e letterarie ungheresi, manoscritte e a stampa e redatte in lingua italiana o latina, conservate nelle biblioteche di Bergamo (Civica Angelo Mai) e Milano (Ambrosiana e Nazionale Braidense); spesso inediti, tali documenti costituiscono, accanto alle consuete fonti archivistiche, valide testimonianze delle profonde relazioni politiche e culturali stabilitesi tra la nazione italiana e quella ungherese nei secoli XV-XVII. Se nel fondo manoscritto dell’Ambrosiana è stato possibile rinvenire ben 284 "hungarica", 251 sono gli stampati reperiti nei fondi antichi delle tre biblioteche. Di tale materiale, suddiviso in due cataloghi, è stata fornita un’accurata descrizione bibliografica, preceduta da un capitolo introduttivo, in cui, individuate le antiche collocazioni dei documenti (tra le quali spicca la biblioteca padovana dell'erudito Gian Vincenzo Pinelli), si fornisce un’analisi delle diverse tipologie di fonti (suddivise nelle categorie: "Autori ungheresi"; "Avvisi e scritture relativi alla Lunga Guerra"; "Dedicatari ungheresi"; "Epistole, discorsi e orazioni"; "L’Ungheria nella leggenda"; "Testi con riferimento non esplicito all’Ungheria"; "Testi storici"; "Trattatistica") e si dà risalto ad alcune opere, che, tra numerosissime altre, ben si sono prestate a testimoniare i rapporti italo-magiari durante il Basso Medioevo e l’età moderna. / This study takes a first census of handwritten or printed historical and literary Hungarian sources, written in Italian or Latin, kept in the libraries of Bergamo – Civica Angelo Mai –, and Milan – Ambrosiana and Nazionale Braidense. Often unpublished, those documents make up, next to the usual archivial sources, valid evidence of the important political and cultural relations established inbetween the Italian and the Hungarian nations in the 15th-17th centuries. If it has been possible to find out 284 "hungarica" in the manuscripts of the Ambrosiana Library, 251 are the printed one found in the three libraries. A careful bibliographic work has been done describing this material, divided in two catalogues, with an introducing chapter which, once discovered the ancient classification of those documents – one of the most important is the Gian Vincenzo Pinelli’s library of Padua –, analyzes closely the different tipology of sources. These documents has been subdivided in classes: "Hungarian authors"; "Long war dispatches and writings"; "Hungarian dedicatees"; "Epistles, speeches and orations"; "Legendary Hungary"; "Texts not explicitly referred to Hungary"; "Historical texts"; "Treatises". Finally, some texts are emphasized, among many others, to give testimony of the Italian-Hungarian relations during early Middle Ages and Modern Age.
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