Spelling suggestions: "subject:"deviant"" "subject:"deviance""
51 |
The Social Construction Bullies and Victims in Italian and English Newspapers: an Explorative StudyTERENGHI, FIAMMA 05 March 2012 (has links)
La tesi analizza la costruzione sociale di bulli e vittime nei quotidiani italiani (La Repubblica e il Corriere della Sera) e inglesi (The Guardian and The Times) attraverso il metodo della classical content analysis. La prima parte riguarda la rewiew dei principali contributi teorici e analitici in merito a: costruzionismo sociale, costruzione sociale dei mass media della criminalità, devianza giovanile e fenomeno del bullismo. La seconda parte, interessa l’analisi dei profili di bulli e vittime nei quotidiani italiani e inglesi. L’ultima parte è relativa alla comparazione dei profili emersi sia nelle due fonti di informazione, sia con i profili contenuti nella letteratura scientifica sul bullismo. I risultati evidenziano come i quotidiani sia italiani, sia inglesi seguano modalità stereotipate di rappresentazione in linea con i contributi scientifici relativi alla costruzione sociale della devianza giovanile e della violenza nelle scuole. / The thesis analyses the social construction of bullies and victims in a sample of Italian (La Repubblica and Corriere della Sera) and English newspapers (The Guardian and the Times) applying a classical content analysis methodology. The main scientific literature on social constructionism, mass media and social construction of crime and youth crime is reviewed as well as the theoretical and research contributions on bullying. The images of bullies and victims delivered by Italian and English newspaper are further assessed and compared to the extant literature on the topic. Differences emerge both between newspapers and in regard to the theoretical and research contributions on bullies and victims, underlying specific stereotyped ways of newspapers to depict bullies and victims. Findings are consistent with previous research investigating the way mass media have depicted youth crime and in particular school violence.
|
52 |
La dimensione politica del consumo: il caso del baratto online / THE POLITICAL DIMENSION OF CONSUMPTION: THE CASE OF ONLINE BARTERAIRAGHI, GIULIA FEDERICA 07 March 2014 (has links)
L’obiettivo di questa tesi è analizzare il baratto online, come pratica emergente di resistenza per evidenziare la dimensione politica del consumo e dello scambio. Il lavoro si sviluppa all’interno di un frame teorico che fa riferimento all’approccio sociologico conflittuale di Gramsci e Simmel, arricchito dall’apporto della politologa Chantal Mouffe, attraverso il quale il conflitto viene inteso come dimensione ontologica della realtà sociale. A partire da questa prospettiva, la storia e la struttura dei campi del consumo e dello scambio sono analizzati, attraverso la letteratura sociologica, antropologica ed economica, mettendo in evidenza i modelli egemonici che ne definiscono i confini simbolici. La tesi chiarisce fino a che punto il baratto possa essere considerato una pratica contro-egemonica, ovvero una pratica che si insinua nelle maglie di una rete di significati determinati da forze egemoniche, costruendo significati alternativi. La base empirica di ricerca è costituita da materiale raccolto attraverso l’utilizzo di metodi propri della ricerca non-standard, svolgendo un’etnografia digitale in tre siti internet dedicati al baratto e 22 interviste biografiche con i loro utenti. La tesi elabora dunque una definizione del baratto contemporaneo declinato nelle sue varie forme e ricostruisce la fenomenologia del baratto online. In conclusione, la tesi propone di considerare il baratto come una tattica, nell’accezione di de Certeau, messa in pratica da attori sociali che avanzano istanze di partecipazione in processi decisionali democratici, volti a stabilire il valore degli oggetti, così come i valori sociali di riferimento. Attraverso questo lavoro, il baratto mostra dunque la sua natura profondamente sociale e politica. / The aim of this thesis is to analyse the online barter, as an emergent phenomenon of resistance, in order to reveal the political dimension of consumption and exchange. The work develops within a theoretical frame referring to the sociological conflicting approach of Gramsci and Simmel, enhanced by the contribution of the political scientist Chantal Mouffe. Through this approach conflict is conceived as an ontological dimension of social reality. In the light of this perspective, the history and the structure of the fields of consumption and exchange are analyzed, through the sociological, anthropological, and economics literature, to highlight the hegemonic models which define their symbolical borders. The thesis analyses until which extent barter can be considered a counter-hegemonic practice, that is, a practice sneaking in the meshes of a net of meanings defined by hegemonic forces, creating alternative meanings. The empirical material was collected through non-standard methods, conducting a digital ethnography in three websites dedicated to barter, and 22 biographic interviews with their users. The thesis elaborates a definition of contemporary barter, declined in its different forms, and it reconstructs the phenomenology of the online barter. In conclusion, the thesis argues that barter is a tactic, in de Certeau’s sense, adopted by social actors claiming more participation in democratic decision-making processes, intended to establish the value of objects, as well as the social values. Through this work, the deep political and social nature of barter is hence revealed.
|
53 |
LAW ENFORCEMENT AND CRIMINAL NETWORK RESILIENCE: THE IMPACT OF LAW ENFORCEMENT ACTION ON THE STRUCTURE OF MAFIA-RELATED DRUG TRAFFICKING NETWORKSBERLUSCONI, GIULIA 24 February 2014 (has links)
Per comprendere la capacità delle organizzazioni criminali di resistere alle indagini da parte delle forze di polizia, alcuni studiosi hanno introdotto il concetto di resilienza nel campo della ricerca sul crimine organizzato. Il termine si riferisce alla capacità di un gruppo criminale di affrontare le pressioni esterne e riorganizzarsi.
Adottando un approccio di rete e facendo riferimento a precedenti ricerche sulla resilienza dei gruppi criminali, il presente studio analizza l’evoluzione nel corso del tempo di due gruppi legati alla ‘Ndrangheta. L’obiettivo consiste nel comprendere come questi gruppi si sono adattati alla pressione da parte delle forze dell’ordine e nell’identificare i meccanismi che hanno favorito la loro evoluzione e i cambiamenti che hanno riguardato la loro struttura organizzativa.
I risultati mostrano che i due gruppi criminali hanno potuto fare affidamento su diverse fonti di resilienza. La presenza di legami di natura non economica, che non sono conseguenza della loro partecipazione nei mercati illegali, ha consentito ai gruppi mafiosi di sostituire i soggetti arrestati in modo rapido ma parziale. Una minor importanza attribuita alla struttura gerarchica da parte dei gruppi mafiosi coinvolti in traffici internazionali ha invece permesso a questi gruppi di dotarsi di una organizzazione interna più flessibile. / To understand mafia persistence over time and address the problem of the impact of law enforcement interventions on criminal groups, some scholars have introduced the concept of resilience into organized crime research; this refers to the ability of criminal groups to deal with ongoing changes and reorganize themselves accordingly. Adopting a network approach to organized crime and drawing on previous studies on criminal network resilience, this study analyses the evolution of two ‘Ndrangheta criminal groups over around two years, seeking to understand how they adapted to the external pressure of law enforcement agencies, and to identify the mechanisms that drove their evolution and the structural changes that they experienced.
The results show that the two mafia groups had several sources of resilience. The possibility to rely on non-economic ties, which are not the consequence of their participation in illegal markets, enabled the mafia groups to rapidly, though partially, replace the actors arrested. A less prominent role of the formal hierarchy of the ‘Ndrangheta in criminal networks mainly involved in drug trafficking instead gave rise to a more flexible internal configuration.
|
54 |
IDENTIFYING PATTERNS OF MAFIA MOBILITY: THE PRESENCE OF THE ITALIAN MAFIAS IN EUROPESARNO, FEDERICA 02 March 2015 (has links)
La ricerca sull'espansione territoriale delle mafie italiane si è spesso limitata all'analisi di una singola organizzazione o di un solo paese. I pochi studi con una prospettiva più ampia non esaminano in dettaglio come organizzazioni mafiose diverse operano in paesi diversi. Per colmare tale vuoto conoscitivo, questo studio analizza la presenza di Cosa Nostra, Camorra e 'Ndrangheta in Europa, con l'obiettivo di individuare modelli di espansione mafiosa.
Lo studio combina varie fonti di informazione e diversi livelli di analisi. Dapprima, utilizza rapporti ufficiali per mappare la presenza delle mafie italiane in Europa ed identificarne le principali caratteristiche. Successivamente, approfondisce tre casi di studio paese e, sulla base di interviste con esperti, analizza come le diverse organizzazioni operano nei diversi paesi.
I risultati mostrano che i fattori legati al territorio e al tipo di attività prevalgono sulle caratteristiche dell'organizzazione nel definire i modelli di espansione mafiosa. Le mafie italiane si concentrano in alcuni paesi Europei e in determinate aree all'interno dello stesso paese. Il traffico di droga è la caratteristica più ricorrente della loro presenza in Europa. La 'Ndrangheta è l'unica organizzazione ad aver riprodotto le proprie strutture all'estero, sebbene ciò non avvenga in tutti i paesi Europei in cui è presente. / Research on the spatial mobility of Italian mafias has frequently adopted a narrow approach, focusing on only one type of mafia or a single country. The few studies with a broader perspective do not examine in detail how different mafias operate across different countries. This study addresses these gaps by providing a first comprehensive analysis of the presence of Cosa Nostra, the Camorra and the 'Ndrangheta across Europe, with the aim of identifying patterns of mafia mobility.
The study combines different data sources and different levels of analysis. Drawing from official reports, it firstly maps the spread of the Italian mafias in Europe and identifies the main characteristics of their presence abroad. Secondly, it focuses on three country case studies and, based on expert interviews, compares how different mafias operate across different countries.
The results show that country-related and activity-related characteristics prevail over organizational ones in determining patterns of mafia mobility. Italian mafias concentrate in a few European countries and in specific areas within a country. Drug trafficking is the most recurrent feature of their presence abroad. The 'Ndrangheta is the only mafia which has a structured presence in Europe, although it does not reproduce its structures in all foreign countries.
|
55 |
TESTANDO E SPIEGANDO LE CONCENTRAZIONI CRIMINALI AL DI FUORI DEL CONTESTO STATUNITENSE: LA CITTA' DI MILANO / TESTING AND EXPLAINING CRIME CONCENTRATIONS OUTSIDE THE U.S.: THE CITY OF MILANFAVARIN, SERENA 02 March 2015 (has links)
La criminalità sembra essere fortemente concentrata in un ristretto numero di micro aree di una città. Studi condotti in diverse città degli Stati Uniti mostrano come il 50% degli eventi criminali si concentrino nel 3%-6% dei segmenti stradali delle città stesse. Partendo da questi risultati, Weisburd, Groff e Yang si sono interrogati sulla effettiva presenza di una legge delle “concertazioni criminali” che sia applicabile a diverse città e che rimanga stabile nel tempo. Infatti, nonostante la generale diminuzione dei tassi di criminalità a Seattle, gli autori hanno riscontrato che, negli ultimi 16 anni, la stessa percentuale di eventi criminali si concentra in un egual numero di segmenti stradali della città. Questi risultati sono confermati da un altro studio condotto a Tel Aviv-Jaffa (Israele), suggerendo la presenza di una sorta di “normale livello di criminalità” tra città a livello micro.
Il presente studio mira a testare la presenza di “concentrazioni criminali” in un contesto differente rispetto a quello degli Stati Uniti, dove tale ipotesi non è ancora stata testata e dove non sono ancora stati sviluppati studi quantitativi a livello di segmento stradale. In particolare, è stata condotta un’analisi sui segmenti stradali nella città di Milano (Italia) ed è stata confermata la presenza di micro-concentrazioni criminali. Inoltre, per capire le principali cause della presenza di tali concentrazioni nella città di Milano, sono stati elaborati dei modelli di regressione binomiale negativa (negative binomial regressions models). I risultati dimostrano come i fattori di disorganizzazione sociale sembrano avere una maggior influenza sulla criminalità a livello di segmento stradale, se comparati ai fattori appartenenti alle teorie dell’opportunità. / There is a strong evidence that crime is tightly concentrated in a small number of micro places in urban areas. Indeed, studies conducted in different U.S. cities show how 50% of crime events are concentrated in about 3% to 6% of street segments. Moving from these findings, Weisburd, Groff and Yang raise the issue as to whether there is a law of crime concentrations, applicable across different cities and stable over time. Indeed, despite the general decrease of crime trends in Seattle, the authors find that almost an equal number of street segments in the city produce the same proportion of crime in the 16-year period under study. These results were confirmed in Tel Aviv-Jaffa (Israel), suggesting the presence of a sort of “normal level of crime” among cities at micro level.
This study aims at testing the presence of crime concentrations outside the U.S., in a different context, where this hypothesis has not yet been tested and quantitative studies at street segment level have not yet been developed. In particular, a street segment analysis was conducted in Milan (Italy) and the presence of crime concentrations was confirmed. In addition, in order to understand the main determinants of crime concentrations in Milan, a set of negative binomial regressions models were run. Findings show how social disorganisation factors seem to have stronger influence on crime at street segment level, compared to opportunity factors.
|
56 |
Un'analisi longitudinale del concorso in reato nella criminalità organizzata / A LIFE-COURSE APPROACH TO CO-OFFENDING IN ORGANIZED CRIMEMENEGHINI, CECILIA 26 January 2021 (has links)
Uno degli aspetti più documentati del comportamento deviante è che una porzione considerevole di reati è commessa da più persone che collaborano tra loro, e non da criminali che agiscono in autonomia. Oltre ad analizzare le caratteristiche della compartecipazione nei reati, alcuni studi recenti si sono focalizzati sulla comprensione della sua evoluzione lungo la carriera criminale dell’individuo, e sul suo impatto sulla traiettoria criminale. Il concetto di collaborazione criminale è particolarmente rilevante nel contesto dei gruppi criminali organizzati, per i quali le interazioni tra i membri costituiscono l’essenza del loro funzionamento, e i reati commessi sono spesso logisticamente complessi. Ciononostante, il fenomeno della collaborazione criminale ha ricevuto scarsa attenzione nella ricerca sulla criminalità organizzata, e nessuno studio analizza il suo ruolo nel definire la traiettoria criminale del singolo individuo che entra a fare parte di un'organizzazione criminale. Il presente studio mira a colmare questa lacuna in letteratura analizzando i dati sui 178.427 reati commessi da tutti gli 11.138 individui condannati per associazione mafiosa in Italia tra il 1985 e il 2017. I dati includono informazioni sull’eventuale concorso in reato per ogni crimine commesso. L’analisi condotta si avvale di diverse metodologie quantitative con lo scopo di fornire un quadro descrittivo della collaborazione criminale nella criminalità organizzata; determinare se i membri delle organizzazioni criminali hanno diverse traiettorie longitudinali di collaborazione criminale; comprendere quale sia l’impatto di commettere crimini in collaborazione con altri individui sul comportamento criminale futuro; e studiare come la collaborazione criminale sia correlata con il reclutamento nella criminalità organizzata.
I risultati dell’analisi dimostrano che il concorso in reato non è una caratteristica incidentale dei crimini commessi dagli individui che fanno parte dei gruppi criminali organizzati. Alcune delle caratteristiche della collaborazione criminale nel contesto della criminalità organizzata riflettono i risultati principali ottenuti negli studi condotti in altre popolazioni criminali, ma emergono alcune peculiarità. Inoltre, il trend aggregato di compartecipazione nei reati dei mafiosi italiani può essere approssimato da cinque traiettorie che raggruppano individui con caratteristiche specifiche. Infine, la collaborazione criminale appare correlata con dei cambiamenti nei successivi comportamenti criminali degli individui: in particolare, è connessa a una più alta probabilità di commettere reati violenti, e di entrare a far parte dell’organizzazione criminale nel breve periodo. Lo studio discute questi risultati alla luce della letteratura sullo sviluppo dei comportamenti criminali per i membri dei gruppi criminali organizzati, e in relazione alla ricerca esistente sulle cause e conseguenze di commettere reati in collaborazione con altri individui. / One of the most documented findings on delinquent behavior is that many crimes are committed in the company of others rather than by solo offenders. Besides studying the characteristics of co-offending, recent works have focused on understanding its evolution over the individual criminal career, and its impact on the offending trajectory. Co-offending is especially relevant within organized criminal groups, where interactions among participating offenders constitute the core functioning of the criminal organization, and crimes committed are often logistically complex. In spite of this, few studies on co-offending in organized crime exist, and none of them investigates the role that co-offending has on the offending pathway of the single individual. This study addresses this gap in research by analyzing data on all the 178,427 crimes committed by 11,138 offenders convicted for mafia association in Italy between 1985 and 2017. The data set includes information on whether each crime was committed with accomplices. The analysis exploits different quantitative methodologies with the aim to describe the characteristics of co-offenses and co-offenders in organized crime; determine whether organized crime offenders have different longitudinal co-offending trajectories; investigate whether committing crimes with others impacts future offending; and understand how co-offending is related to recruitment into organized crime.
Results demonstrate that co-offending is not an incidental feature of crimes committed by organized crime offenders. Some of the characteristics of co-offending in organized crime reflect findings from other offending samples, but some peculiarities emerge. Furthermore, the longitudinal co-offending behavior of Italian organized crime offenders is best approximated by five trajectories that group offenders with distinct characteristics. Finally, co-offending is related to changes in the future offending behavior of organized crime offenders: in particular, it is related to higher chances of engaging in violent forms of delinquency and experiencing organized crime recruitment in the short term. These findings are discussed in relation to both research on the developmental course of offending for members of organized criminal groups, and existing knowledge on the causes and consequences of offending with others.
|
57 |
Discrezionalità e condizionamento organizzativo nella pratica professionale di servizio socialeCappello Rizzarello, Fabio January 2014 (has links)
Il lavoro affronta il tema delle tensioni fra organizzazione e professione nel servizio sociale; il frame teorico di riferimento utilizzato é quello delle "street level bureaucracies" elaborato da Michael Lipsky (1980). Nella tesi viene evidenziato come la discrezionalità degli assistenti sociali possa essere fortemente condizionata dalle pressioni e dalle priorità organizzative grazie ad una strategia dissimulatamente managerialistica ("Power. A radical view" Lukes, 1973). In particolare, in uno studio di caso realizzato all'interno di un servizio sociale territoriale genovese, si delinea come gli operatori possano essere indotti a mettere in atto pratiche di razionamento degli interventi a causa della carenza di risorse umane e finanziarie. Tutto ciò coerentemente con l'impostazione teorica di Lipsky. In termini di politiche d welfare emerge come un servizio, a prescindere dalla sua impostazione universalistica, possa lentamente ridimensionarsi - in riferimento al lavoro con i minori - in una child protection agency, rinunciando tendenzialmente ad interventi secondo una logica preventiva e promozionale.
|
58 |
Cosmologies of destinations: rootes and routes of Eritrean forced migration towards EuropeBelloni, Milena January 2015 (has links)
Cosmologies of destinations investigates some commonly neglected dimensions of forced migration. It examines the key symbolic structures and social mechanisms which encourage and sustain the mobility trajectories of Eritreans from their home country to Ethiopia, Sudan, Italy and beyond. The central argument is that, in refugee-producing countries which suffer from protracted crisis and livelihood disruption, refugee movements become much more than a form of reactive mobility. Within these communities, becoming a refugee is not only a way to escape oppressive conditions but also the outcome of socially and symbolically embedded strategies aimed at personal realization and family well-being. Building on a multi-sited ethnography of the everyday life of Eritrean refugees in a number of settings (including homes, refugee camps, urban squats, and other settings of sociability) in their home country as well as in Ethiopia, Sudan and Italy, the thesis explores the range of social and economic resources needed to circumvent legal and geographic borders, and the moral and cultural norms that underpin these practices. It contributes to the theorization of refugee mobility, which is currently somewhat underdeveloped, by providing a framework to analyse high-risk forced migration, based on an emic understanding and systematic description of the living conditions, life aspirations and risk perceptions of Eritreans in their home country and in transit to Europe. The study feeds into the broader debate on the blurring boundaries between labour and forced migration by emphasising the social and cultural, along with the structural, determinants of mobility and immobility. The thesis is divided into five chapters. The first analyses the conditions that make exit a widespread and legitimate, albeit controversial, option for young people in Eritrea. The second chapter provides accounts of refugees' everyday lives in the first safe countries (Ethiopia and Sudan), chronicling the dynamics that trigger secondary movements towards Europe. The third analyses the lives of Eritrean refugees in Italy, documenting the conditions that activate further mobility within Europe. The fourth chapter describes the migratory infrastructures that allow for these refugee movements, including the role played by transnational marriages, smugglers and family networks. The final chapter provides a micro-analysis of decision-making, aimed at explaining the willingness of refugees to take great risks at different stages of the migration process. A methodological note narrates how the research was carried out in the various sites and analyses the implications of multi-sited ethnographic fieldwork with refugees.
|
59 |
THE RECOVERY OF COMPANIES INFILTRATED BY CRIMINAL ORGANISATIONS: AN EVALUATION OF THE ITALIAN POLICY / THE RECOVERY OF COMPANIES INFILTRATED BY CRIMINAL ORGANISATIONS: AN EVALUATION OF THE ITALIAN POLICYSORIANI, CRISTINA 06 March 2017 (has links)
La criminalità organizzata ha aumentato la propria presenza nell’economia legale attraverso l’infiltrazione in aziende, generando così delle conseguenze negative per il sistema economico e alterando le relazioni tra attori economici. Molti paesi europei hanno adottato dei sistemi di recupero di capitali illeciti, ma l’Italia è la sola che prevede anche il recupero di aziende come misura di contrasto efficace. La politica di recupero dei capitali illeciti dovrebbe ridurre l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle aziende, ma ad oggi è assente una valutazione la politica di recupero delle aziende infiltrate da gruppi criminali. Questa tesi intende valutare la politica di recupero delle aziende infiltrate dalla criminalità organizzata in Italia. L’analisi riguarda la valutazione dell’efficacia, efficienza e impatto di questa politica e, attraverso lo studio di nove casi, propone un nuovo quadro di analisi che combina diversi metodi (es. analisi degli indici di bilancio) e fonti (es. casi giudiziari e bilanci). Lo studio dei casi mostra che il recupero delle aziende è efficace se l’amministratore giudiziario ha esperienze manageriali; è efficiente se i procedimenti di recupero sono brevi e l’azienda viene destinata ad uso sociale; ed ha un impatto positivo se i media e le associazioni locali si interessano alle sorti dell’azienda. / By misusing legitimate businesses, organised crime is increasingly present in legal economies, generating serious consequences for legal systems and distorting relationships among legal actors. Several European countries have adopted asset-recovery regimes, but Italy is the only one that foresees the confiscation of companies as an effective countermeasure. Taking profits out of crime should curtail its infiltration into legitimate businesses, but there are no evaluations of the recovery of companies once infiltrated by organised crime. This study aims to evaluate the recovery of confiscated companies infiltrated by organised crime in Italy. It measures the effectiveness, efficiency and impact of this policy, and, analysing nine cases to assess the achievement of the policy objectives, proposes a new analytical framework that combines different methods (e.g. financial ratio analysis) and sources (e.g. judicial files and balance sheets) to evaluate asset-recovery policies. The results from case studies show that the recovery of companies is effective if the legal administrator has managerial skills; it is efficient if the proceedings are short and the company is disposed to social reuse; and it has a positive impact if media and local associations show an interest in the company.
|
60 |
L'adozione internazionale e gli effetti criminogenetici della legislazione / Intercountry Adoption and the Criminogenic Effects of LegislationANTONE , ADINA-LAURA 10 March 2008 (has links)
Questa tesi intende completare uno studio sull'impatto che la legislazione sull'adozione ha sul processo dell'adozione internazionale, con lo scopo di determinare se le imprecisioni della legislazione offrono delle opportunità per la commissione di abusi collegati all'adozione internazionale, per individuare quali provvedimenti della legislazione possono essere sfruttati dai criminali e quali metodi e meccanismi possono essere sviluppati per rendere la legislazione sull'adozione crime proofed . L'ipotesi principale di lavoro è che una legislazione sull'adozione di bassa qualità produce delle opportunità criminali per la corruzione ed il compimento di adozioni internazionali illegali, mentre una legislazione di alta qualità riduce tali opportunità. Per verificare quest'ipotesi, due legislazioni nazionali sull'adozione sono comparate, attraverso una comparazione orizzontale di due sistemi nazionali di adozione ed il completamento di un Crime Risk Assessment delle rispettive legislazioni (in così detto crime proofing ex post ). Il primo elemento di questa comparazione orizzontale è la precedente legge sull'adozione romena (Legge No. 25/1997), mentre il secondo, determinato attraverso un'analisi selettiva, è la legislazione lettone. / This thesis aims to conduct a study on the impact that adoption legislation has on the intercountry adoption process, with the purpose of determining if inaccuracies in legislation offer opportunities for abuses related to intercountry adoption, which provisions of legislation may be exploited by the criminals and which methods or mechanisms may be developed in order to render adoption legislation crime proofed . The main working hypothesis is that low quality adoption legislation produces criminal opportunities for corruption and the concluding of illegal adoptions, while high quality adoption legislation reduces such criminal opportunities. In order to test this hypothesis, two national adoption legislations are considered and compared, by use of a horizontal comparison of the two adoption systems and the carrying out of a Crime Risk Assessment of the two legislations on adoption (the so called crime proofing ex post ). The first component of this horizontal comparison is the former Romanian adoption law (Law No. 25/1997), while the second one, determined after the completing of a selective analysis, is the Latvian adoption legislation.
|
Page generated in 0.121 seconds