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Studi testuali sulle parti liriche dell'Elettra di Euripide / Textual studies on the lyric sections of Euripides'Electra

Curti, Michela <1983> 23 May 2013 (has links)
La tesi offre un commento critico-testuale alle principali parti liriche dell'Elettra di Euripide: la Monodia di Elettra, la Parodo, il primo, il secondo e quarto Stasimo, il Kommòs. Ogni capitolo è relativo al commento di ciascuna delle sezioni menzionate. Ognuno di essi si apre con un'introduzione relativa ad i problemi interpretativi di portata generale; segue il commento verso per verso; si offre infine, al termine di ogni capitolo, testo, traduzione ed interpretazione metrica. / The thesis offers a philological commentary on the main lyric sections of Euripides' Electra: Electra's Monody, Parodos, the first, the second and the fourth stasimon, the kommòs. Every chapter deals with one of these sections: they open with an introduction dealing with general literary problems; a commentary verse by verse follows; then, each chapter ends with greek text, italian translation, and metrical interpretation.
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Ricerche sull'allungamento di compenso in greco antico. Fonetica, fonologia, dialettologia. / Researches on compensatory lengthening in ancient Greek. Phonetics, phonology, dialectology.

Batisti, Roberto <1985> 20 May 2014 (has links)
My thesis offers a systematic study of all the sound changes classifiable as 'Compensatory Lengthening' (CL) in the history of the Ancient Greek language. The importance of such vowel lengthenings in Greek historical phonology and dialectology is of course well known, but several individual developments are still debated or poorly understood. Special attention has been paid to the current debate on CL in theoretical phonology, and to correctly applying the insights of general linguistics to the Greek facts. For each instance of CL in Greek, I have tried to propose an explanation which is consistent both with other known developments of Greek and with universal, cross-linguistic tendencies. Greek is found to confirm the recent view that there is not one single rule or mechanism responsible for CL, but that several kinds exist, some operating directly at the level of abstract phonological structure, some arising form the phonologization of gradual, phonetically-conditioned developments. Both types are found to be well-represented in Greek. However, one typology of CL that has often been postulated for Greek (i.e. CL from degemination) did not, in fact, exist in this language. The last part of this study is devoted to four separate cases of apparent irregularity in the distribution of CL, or in the timbre of the resulting long vowel. After an etymological and philological analysis of all the relevant material, explanations are proposed for the irregularities. / La mia tesi offre uno studio sistematico di tutti i cambiamenti fonetici classificabili come 'Allungamento di Compenso' (AC) nella storia del greco antico. L'importanza di tali allungamenti vocalici nella fonologia storica e nella dialettologia del greco è, naturalmente, ben nota, ma diversi sviluppi individuali sono ancora discussi o poco chiari. Particolare attenzione è stata riservata all'odierno dibattito sull'AC nell'àmbito della fonologia teorica, e ad applicare correttamente i principi della linguistica generale ai fatti greci. Per ciascuna istanza di AC in greco, ho cercato di proporre una soluzione che sia coerente tanto con altri sviluppi noti del greco, sia con le tendenze attestate interlinguisticamente. Il greco risulta confermare la recente visione secondo cui non c'è un'unica regola o meccanismo responsabile dell'AC, ma esistono diverse tipologie, che in parte operano direttamente a livello della struttura fonologica astratta, in parte risultano dalla fonologizzazione di cambiamenti graduali e foneticamente condizionati. Entrambi i tipi risultano ben rappresentati in greco. Tuttavia, una tipologia di AC che è stata spesso postulata per il greco (l'AC da degeminazione) non è mai esistita in questa lingua. L'ultima parte di questo studio è dedicata a quattro casi separati di apparenti irregolarità nella distribuzione dell'AC o nel timbro della vocale lunga risultante. Dopo un'analisi filologica ed etimologica di tutto il materiale rilevante, si propongono delle spiegazioni per queste irregolarità.
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Ambigue presenze: donne e affari politici in Atene fra VI e V secolo

BELLERI, VALENTINA 09 March 2009 (has links)
Il presente lavoro, dal titolo Ambigue presenze: donne e affari politici in Atene fra VI e V secolo, consta di nove capitoli, preceduti da un’introduzione e seguiti dalle conclusioni e si configura come un’analisi di figure femminili di rango, vissute ad Atene fra VI e V secolo a.C. . L’elaborato presenta una selezione di donne di famiglie illustri o legate, da vincoli di diverso tipo, a uomini celebri della politica ateniese del suddetto periodo e si prefigge lo scopo di indagare l’incidenza che alcune di queste figure femminili ebbero nella vita politica ateniese del loro tempo. La personalità e la funzione di queste donne, nel contesto in cui sono vissute, sono state ricostruite attraverso le tracce della loro esistenza e le scarse notizie sulle loro origini familiari, rintracciabili nella documentazione storiografica ed epigrafica, nella commedia, nelle opere di carattere didattico-filosofico e nei lessici più tardi. Questo lavoro ha permesso di concludere che nell’Atene classica sono esistite donne con rilevanza politica, anche se si è trattato per lo più di figure di supporto, cioè che hanno contribuito alle attività pubbliche attraverso i legami matrimoniali che sono stati, attraverso di loro, creati. Accanto a queste, sono state però individuate almeno due figure, Elpinice e Aspasia, che agirono direttamente sulla scena politica e i cui comportamenti anticonvenzionali, procurarono loro una pessima fama tra i contemporanei, ma contribuirono a renderle un interessante oggetto di studio per i moderni. / The present dissertation, entitled Ambigue presenze: donne e affari politici in Atene fra VI e V secolo consists in nine chapters, an introduction and a conclusion. It shows a selection of women coming from famous families or anyhow joined to well known men in the Athenian policy of those times. This essay aims to analyse female figures of high social standing, who lived in Athens between the VI and the V century B.C. and has the purpose to investigate their incidence in the Athenian political life in their times. These women’s personality and function, in the contest which they lived in, were rebuilt thanks to evidences of their existence and to the few information about their family origins, that we got from historiographic and epigraphic documentation, comedies, didactical-philosophical works and latter lexica. This work led to the conclusion that in classical Athens there was women with an importance in the policy, even if they often was supportive figures, who partecipated to public life only through nuptial ties they created. Besides them, there was two other figures, Aspasia and Elpinice, who directly operated in political life and whose unconventional conduct provided them with a bad reputation among contemporaries but make them an interesting subject for modern scholars’ studies.
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Il Koinon dei Nesioti

Marchesini, Mattia January 2017 (has links)
La tesi indaga il Koinon dei Nesioti offrendo una storia politica, un'analisi istituzionale, economica e identitaria di questa federazione di età ellenistica.
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Aspetti dell'interazione culturale tra Greci e Persiani. Intrecci di culture in contesto conflittuale (546-350 a.C. ca.)

Pulvirenti, Emanuele January 2017 (has links)
Il lavoro di tesi si propone lo scopo di studiare alcuni aspetti dell’interazione culturale tra Greci e Persiani inscritti in contesti di conflittualità a carattere prevalentemente bellica. Per raggiungere questo obiettivo, si è tentato di rispondere a una serie di domande, interpellando l’evidenza documentaria nella sua molteplicità. In primo luogo, (i) se si potessero rintracciare occasioni effettive di contatto e di scambio culturale tra Greci e Persiani, in seno alla loro secolare situazione conflittuale; in secondo luogo (ii) chi fossero i protagonisti e i vettori degli eventuali fenomeni di trasferimento culturale; (iii) attraverso quali canali e in che contesti essi si verificarono; (iv) in che modo i pattern del contatto culturale cambiarono sulla lunga durata; e infine (v) fino a che punto fosse possibile pensare a Greci e Persiani come a due gruppi appartenenti a sfere culturali sempre e dovunque nettamente distinte. La tesi si dissocia dalla tradizionale narrativa a sfondo politico-militare, prettamente evenemenziale concepita sostanzialmente come histoire-bataille. Prende inoltre le distanze da quel filone storiografico moderno che ha spesso fedelmente seguito le rappresentazioni dei testi ‘classici’, raccontando solo eventi decisivi, inseriti in un quadro di generale ostilità e contrapposizione tra due blocchi: un “mondo greco” e un “mondo persiano” non comunicanti e monolitici. Essa si propone invece di indagare il conflitto come momento e contesto produttivo di cambiamenti culturali. Alla luce delle prospettive innovative offerte dagli Achaemenid Studies, degli apporti metodologici della ricerca storico-antropologica sulle interazioni culturali e della sociologia del conflitto, la prospettiva dei culture contacts adottata nel lavoro intende affiancarsi in maniera innovativa ma complementare ai paradigmi interpretativi correnti. Tale approccio multidisciplinare è richiesto dall’argomento stesso della ricerca, che si caratterizza per una netta sproporzione documentaria, che vede i materiali classificabili come achemenidi in chiara minoranza rispetto al resto dell’evidenza. D’altronde, il lavoro di ricerca si interessa al contatto e allo scambio culturale in modo da dare a entrambe le parti un ruolo attivo e decentralizzare così il focus da un modello monolitico di cultura, orientandolo verso l’agency individuale: da qui, anche la scelta della nozione di interazione culturale presente nel titolo. L’indagine spazia tra due secoli di contatti in Asia Minore, contesto privilegiato per lo studio di fenomeni di interscambio culturale tra Greci e Persiani. Non ambisce alla copertura sistematica dell’evidenza disponibile, ponendosi invece l’obiettivo di selezionare alcuni casi rilevanti e avviare una prima disamina delle situazioni che si prestano maggiormente a un’interpretazione in chiave culturale, lasciando aperta per il futuro la possibilità ad altri studi di migliorare e approfondire quanto rimasto in sospeso.
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Poverty and Beggary in Ancient Greece (800-330 BC): Perception, Identity and Social Reality

Cecchet, Lucia January 2012 (has links)
La presente ricerca ha l'obiettivo di ricostruire – sulla base dell'esame delle fonti letterarie greche di età arcaica e classica – gli aspetti fondamentali intorno ai quali si è articolata la riflessione sul tema della povertà. Il lavoro qui proposto non è una ricerca esaustiva sui problemi relativi a povertà e impoverimento nel mondo greco dall'età arcaica a quella ellenistica: sia la durata che la natura del progetto hanno imposto infatti precisi limiti temporali e geografici. Il lavoro inizia con l'esame delle fonti letterarie di età arcaica, a partire circa dall' VIII sec. a.C., e finisce con l'esame di quelle coeve all'espansione di Filippo II di Macedonia nel IV sec. a.C. La polis ateniese non è l'unica organizzazione politica e sociale presa in considerazione: la democrazia e la cultura ateniese di età classica, infatti, sono eredi sia della cultura ateniese di età arcaica sia della riflessione etica, politica e filosofica elaborata in altre parti del mondo greco sempre in età arcaica. Pertanto sarebbe impossibile capire la concezione, la percezione e l'immaginario ateniese sul tema della povertà, e le soluzioni concretamente proposte ai problemi ad essa relativi senza prendere in esame la precedente riflessione maturata sugli stessi temi in ambito ateniese e non. L'esame della documentazione relativa ad alcune poleis di età arcaica sarà condotto nella prima parte del lavoro sotto il titolo di ''Poverty and Destitution in the Archaic World''. La seconda parte, intitolata ''Being Poor in Classical Athens'' è rivolta esclusivamente allo studio della documentazione relativa alla democrazia ateniese di quinto e quarto secolo a.C. Questa scelta non è dovuta semplicemente alla maggiore quantità di informazione disponibile per Atene rispetto alle altre poleis nell’età classica: essa è dovuta anche al fatto che, come viene dimostrato nella seconda parte di questo lavoro, la democrazia ateniese ha riformulato l'idea tradizionale di povertà attraverso la celebrazione e della legittimazione politica di ciò che ho chiamato ''povertà attiva''. Il lavoro può essere diviso in tre grandi sezioni tematiche: la prima riguarda quello che possiamo chiamare, con un certo grado di astrazione teorica, ''il mondo dell'epica''. In questa prima sezione (che comprende i capitoli I e II) si trattano le immagini letterarie relative a povertà e accattonaggio nell'Odissea e in Esiodo (Le Opere e i Giorni), le spiegazioni ideologiche indirettamente fornite per questi fenomeni all'interno di questi poemi, le modalità ix di integrazione e assistenza a poveri e mendicanti e, per converso, le forme della loro possibile emarginazione nel contesto di una società rurale arcaica. La seconda sezione (Capitolo III) prende in esame altre fonti di età arcaica, questa volta relative al problema di povertà e impoverimento nel contesto della polis di VII e VI secolo a.C., quindi nell'ambito di una realtà politica e sociale in fase di definizione. Vengono esaminati i casi di Sparta, Megara e Atene sulla base delle informazioni fornite dai poeti elegiaci di VI secolo e su fonti piú tarde relative all'età arcaica (principalmente Aristotele e Plutarco). Uno dei punti salienti dell'indagine sono le grandi azioni di riforma che, secondo una tradizione probabilmente risalente al IV secolo a.C., sarebbero state attuate da queste poleis in età arcaica per porre fine ai problemi posti dall'impoverimento e dall'indebitamento di ampi strati della popolazione rurale ripristinando così l'equilibrio politico e sociale minato da questi fenomeni. La terza sezione (che corrisponde alla seconda parte del lavoro) è rivolta interamente allo studio dell'Atene democratica. Nei capitoli IV, V e VI verrà ricostruito il dibattito che sembra aver animato la scena pubblica ateniese riguardo a temi quali povertà e leadership politica, povertà e virtù etiche, povertà ''attiva'' e povertà ''passiva'' con la conseguente stigmatizzazione pubblica dell' inattività (argia) intesa come comportamento socialmente e politicamente inaccettabile. I punti cardine di questo dibattito possono essere ricostruiti sulla base di rappresentazioni teatrali (soprattutto alcune tragedie euripidee e alcune commedie di Aristofane), degli scritti politici di Platone e Aristotele, e dell'oratoria di IV secolo, sia di tipo politico-epidittico che forense. Nella sezione finale (Conclusioni) vengono posti a confronto i risultati emersi dalla ricerca condotta nella prima (cap. I-III) e nella seconda parte (cap. IV-VI) al fine di individuare elementi di continuità e di cambiamento nella percezione pubblica, nella riflessione politica e nella rappresentazione letteraria del fenomeno della povertà e dei problemi ad essa relativi all'interno del periodo storico preso in esame (ca. 800-330 a.C.).
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Poetiche della genealogia. Immagini e funzioni del discorso genealogico nell'opera di Pindaro

Spadafora, Margherita 21 April 2021 (has links)
La ricerca si propone una indagine delle forme e delle funzioni che la modalità genealogica assume nell’opera pindarica. L’obiettivo è di mettere in luce i diversi livelli di articolazione del discorso genealogico: da un lato, la presenza di espressioni di tipo metaforico che, attraverso l’uso dei termini di parentela, stabiliscono rapporti simbolici fondati sulla trasmissione delle qualità per generazione; dall’altro, l’elaborazione mitica del legame genealogico del vincitore come componente costitutiva dell’eulogia assicurata dal poeta negli Epinici, con importanti effetti di tipo poetico e socio-politico. Nella sezione introduttiva, dopo una presentazione generale del tema in Pindaro, ci siamo soffermati sull’importanza delle genealogie nella letteratura e nella civiltà greche, rendendo conto dei fondamentali apporti critici e poi menzionando i contributi pindarici di maggiore interesse in relazione al nostro tema. La tesi è poi articolata in cinque capitoli. Il primo è dedicato allo studio delle metafore genealogiche e comprende una presentazione critica dei contributi specificamente dedicati all’argomento. Quello che potrebbe apparire, agli occhi di noi moderni, un modulo schiettamente poetico deve essere messo in relazione con l’importante statuto religioso delle personificazioni e con la complessiva funzione del linguaggio genealogico nelle cosmogonie arcaiche. Nel capitolo successivo abbiamo analizzato un altro tipo di ‘raffigurazione’ della parentela rintracciabile nell’uso pindarico. Dopo una veduta d’insieme sui singenionimi che ricorrono all’interno del corpus, abbiamo infatti preso in esame la particolare caratterizzazione di Ierone di Siracusa come πατήρ (fr. 105a M; Pyth. 3.71) e, d’altra parte, il fatto che all’elogio del tiranno non si accompagni il riferimento a un’ascendenza mitica. La parte successiva della trattazione è dedicata alla lettura di singoli Epinici in cui il tema interviene con particolare rilevanza. Nel terzo capitolo abbiamo dunque analizzato l’Olimpica 6, destinata a celebrare la vittoria dell’indovino iamide Agesia (472 o 468 a.C.), siracusano di discendenza arcade per parte materna. Una lettura da vicino del testo ha permesso di mettere in luce le importanti implicazioni che tale profilo genealogico comporta nel tessuto poetico e nell’organizzazione geografica dell’ode, richiedendo che se ne ricercassero le possibili motivazioni storiche. Gli Epinici a destinazione cirenaica sono oggetto del quarto capitolo, la cui parte fondamentale è dedicata alla Pitica 4 (462 a.C.), la più lunga ode pindarica, in lode del re Arcesilao, discendente dal fondatore Batto e dall’argonauta Eufemo. In questo epinicio, che si rivela particolare sotto molteplici aspetti, anche il trattamento della genealogia mostra significativi elementi di singolarità. Se di solito il riferimento al passato degli antenati rimane, infatti, molto generico, in questo caso la distanza temporale che separa le generazioni è invece precisamente determinata. Le immagini mitiche che l’epinicio associa al legame genealogico riflettono, inoltre, un importante processo di costruzione culturale del passato. Per rappresentare il γένος dei Battiadi e manifestare le qualità del lignaggio, compaiono delle immagini luminose che hanno sollecitato il confronto con altre, di tipo analogo, contenute nella Pitica 5, composta per lo stesso vincitore e la medesima occasione agonale. In ultimo, ci siamo soffermati sulla terza e più antica ode cirenaica, la Pitica 9 (474 a.C.), per analizzare il particolare ruolo che vi assume l’esposizione sull’impresa compiuta dall’antenato del vincitore Telesicrate. Nel capitolo conclusivo, infine, abbiamo ripercorso i risultati delle analisi condotte e fatto menzione di ulteriori testi suscettibili di indagine, alla luce di alcuni dei temi che stabiliscono relazione privilegiata con la genealogia (il trattamento del passato, l’interazione tra livello umano e livello eroico dell’ascendenza, il ruolo del poeta rispetto alla tradizione, la caratterizzazione culturale dello spazio). Abbiamo quindi delineato alcune delle modalità e delle funzioni con cui la forma discorsiva della genealogia, polisemica e polifunzionale, viene trasferita al contesto enunciativo dell’elogio epinicio, veicolandone le istanze poetiche e ideologiche. / La recherche menée dans cette thèse porte sur l'œuvre du poète grec Pindare (VIe-Ve s. av. J.C.), constituée surtout d'Épinicies, chants destinés à célébrer les vainqueurs des concours panhelléniques. Nous proposons une étude des formes de la modalité généalogique et de ses fonctions dans l’œuvre pindarique, selon différents niveaux d’articulation : d’une part, la persistance des modes de représentation et d’expression de la réalité en termes généalogiques et, d'autre part, l’élaboration du lien généalogique du vainqueur en tant qu’élément constitutif de l’éloge assuré par le poète. Dans l’introduction, après avoir présenté le sujet, nous avons illustré l'importance générale des généalogies dans la littérature et la civilisation grecques, ainsi que l’état de la recherche. La thèse s’articule ensuite en cinq parties. Le premier chapitre porte sur l’emploi figuré des termes de parenté. À la base des innovations du poète se trouvent les modèles mythico-religieux traditionnels, selon lesquels les généalogies décrivent les relations entre les dieux et la mise en ordre du monde. Cette relation est confirmée par le fait que la caractérisation généalogique apparaît fréquemment dans les invocations, qui sont exécutées selon les formes typiques des hymnes clétiques. Dans le chapitre suivant, nous avons analysé un autre type de représentation de la parenté que l'on peut retrouver dans le corpus pindarique. Après un aperçu des différents termes désignant les relations de parenté et les formations familiales, nous avons examiné la caractérisation particulière de Hiéron comme πατήρ (fr. 105a M. ; Pyth. 3.71) et, d'autre part, nous avons remarqué que les odes pour Hiéron ne contiennent pas de références à des ancêtres mythiques. La partie suivante du travail est consacrée à l’analyse systématique de certaines Épinicies, dans lesquelles le thème reçoit une élaboration très étendue et importante. Le troisième chapitre est consacré à l’analyse de la Sixième Olympique, poème célébrant la victoire d'Hagésias (472 ou 468 av. J.-C.), Syracusain d'ascendance arcadienne du côté maternel, devin faisant partie de l'entourage du tyran Hiéron et membre de la lignée des Iamides. Une lecture attentive du texte nous a permis de mettre en évidence les implications importantes qu'un tel profil généalogique entraîne dans le tissu poétique et l'organisation géographique de l'ode. Les odes cyrénéennes font l'objet du quatrième chapitre. La majeure partie est dédiée à la Pythique 4 (462 av. J.-C.), à la louange du roi Arcesilaos, de la dynastie des Battiades. S’il s’agit d’une ode très particulière par plusieurs aspects, cette étude a été l’occasion de montrer que le traitement de la généalogie du vainqueur montre également d’importants éléments de singularité. La distance temporelle séparant les différentes générations est en effet, dans ce cas, précisément déterminée, alors que normalement chez Pindare la référence au passé des ancêtres reste très générique. De plus, les images mythiques que l'épinicie associe au lien généalogique reflètent un important processus de construction culturelle du passé. Des images lumineuses sont employées dans l'ode pour représenter le γένος des Battiades et pour manifester les qualités de la lignée, ce qui a stimulé la comparaison avec d'autres images similaires présentes dans la Pythique 5, poème composé pour le même vainqueur et la même occasion agonale. On a enfin traité la plus ancienne ode cyrénaïque, la Pythique 9 (474 av. J.-C.), afin d'analyser le rôle particulier qu'y joue l'exposé de l'exploit accompli par l'ancêtre du vainqueur. Dans le chapitre conclusif nous avons repris de façon synthétique les principaux thèmes et les textes abordés, dans le cadre d'un discours général sur certains des thèmes qui établissent une corrélation avec la généalogie (le traitement du passé, l'interaction entre les niveaux humain et héroïque de l'ascendance, le rôle du poète par rapport à la tradition, la caractérisation culturelle de l'espace). On a ainsi décrit quelques-unes des modalités et des fonctions avec lesquelles la forme discursive de la généalogie, polysémique et polyfonctionnelle, est transférée dans le contexte énonciatif de l’épinicie, dont elle exprime les instances poétiques et idéologiques.
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Il mito delle Danaidi, dall'età  classica alla paremiografia

Beriotto, Maria Pia January 2013 (has links)
La tesi, prosecuzione del precedente dottorato urbinate, studia il mito delle eroine argive dal commediografo Aristofane fino alle testimonianze a livello ecfrastico del mondo tardoantico. Emerge l' importanza degli antagonisti delle Danaidi.
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Le rôle dramatique de la vue et de l'ouïe dans la tragédie d'Euripide

Marseglia, Rocco Rosario January 2013 (has links)
Le problème du rapport entre la vue et l'ouïe a passionnément animé le débat intellectuel en Grèce durant le cinquième siècle avant notre ère, dans des domaines aussi différents que la philosophie, l’historiographie, la rhétorique et la médecine. Dans un tel contexte, l'expérience du théâtre représente un cas fort intéressant. La tragédie attique consistait en effet en un spectacle chanté, dans lequel la musique et la danse jouaient un rôle important et qui sollicitait à la fois la vue et l'ouïe des spectateurs. Ce travail analyse donc la dialectique de la vue et de l’ouïe et la façon dont elle devient un instrument dramatique dans les mains du poète. L’analyse porte sur cinq tragédies d’Euripide : Alceste, Hippolyte, Héraclès, Hélène, et Les Bacchantes. Tout en articulant, cas par cas, les modalités de dramatisation aux questionnements contemporains sur la valeur épistémologique de la vue et de l’ouïe comme moyens d’acquisition du savoir, l’étude se focalise sur la manière dont les perceptions visuelles et auditives déterminent les divers degrés de conscience et de connaissance des événements qu’ont les différents personnages sur la scène ainsi que sur la manière dont le dramaturge se sert de ce double appel sensoriel et de cette coprésence d’effets visuels et acoustiques dans la construction de ses drames, à travers des jeux de surprise, de reprise, de renversement ou de décalage, pour caractériser ses personnages et pour orienter la réponse émotionnelle du public.
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Ricerche su Astidamante il Giovane

Tisi, Laura January 2019 (has links)
Il presente lavoro si propone come una ricerca sulle testimonianze e i frammenti relativi all’opera di Astidamante il Giovane, poeta tragico ateniese del IV secolo a.C.: un drammaturgo di grande successo, discendente diretto del grande Eschilo e quindi esponente di una delle più importanti theatrical families di Atene. Il progetto di tesi è nato dalla considerazione che, pur nel generale revival d’interesse che ha caratterizzato negli ultimi decenni gli studi sul teatro greco del IV secolo, ancora molto restava da fare per ricostruire le opere e i profili dei singoli drammaturghi. È un lavoro naturalmente molto difficile e arduo, considerata la frammentarietà e la scarsità dei testi superstiti e, a volte, la contraddittorietà delle testimonianze relative ai singoli poeti. Ma è comunque un lavoro che appare opportuno, se non necessario. Citato da Aristotele per l’originalità delle sue trame ed elogiato da Plutarco, Astidamante è un protagonista assoluto della scena teatrale del IV secolo. La ricostruzione della sua vicenda biografica e della sua carriera teatrale è tuttavia per molti versi sfuggente: il primo problema è costituito dalla citazione nelle testimonianze antiche di due Astidamante che, in un modo non sempre chiaro e coerente, vengono distinti come padre e figlio. E’ stato necessario dunque riesaminare nel dettaglio le testimonianze antiche relative ai due Astidamante, affrontando i diversi problemi relativi alla cronologia e alla carriera teatrale dei due poeti. E si è cercato anche di addurre ulteriori elementi a favore dell’ipotesi che la tradizione antica sia sostanzialmente attendibile e che siano effettivamente esistiti due poeti omonimi, padre e figlio, di nome Astidamante. Si è quindi proceduto a un’analisi di tutte le testimonianze biografiche. Particolare attenzione è stata riservata agli aneddoti relativi alla dedica di una statua ad Astidamante nel teatro di Dioniso e all’epigramma autocelebrativo che, secondo la tradizione, il poeta avrebbe voluto incidere sul basamento della statua. Aneddoti che si collegano a una tradizione paremiografica di cui si sostiene la derivazione da un verso attribuito a Filemone Comico (Phil. Fr. 160 K. – A. = Fr. 190 K.). Si è proceduto quindi a un’analisi dei frammenti delle singole opere, cercando di valorizzare la bibliografia più recente e di affrontare una serie di problemi di dettaglio, suggerendo anche, nei limiti del possibile e del ragionevole, una ricostruzione della trama delle singole opere e cercando di mettere in luce gli elementi sia di continuità sia di discontinuità tra i trattamenti del mito nell’opera teatrale di Astidamante e la tradizione drammatica del V secolo. Ho ritenuto opportuno corredare la tesi con una serie di tabelle che cercano di fornire un quadro schematico e di elaborare in forma statistica i testimonia dei frammenti drammatici del IV secolo, con lo scopo principale di valutare il carattere dei testimonia che riportano i frammenti di Astidamante nel contesto complessivo della tradizione indiretta della tragedia del IV secolo. In appendice, per comodità del lettore, ho raccolto anche tutte le testimonianze e i frammenti con un essenziale apparato critico e la traduzione italiana (a tutt’oggi esisteva solo quella di Mario Untersteiner sulla base del testo critico di A. Nauck).

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