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Docmi κατά σχέσιν in EschiloAndreatta, Luisa January 2010 (has links)
The first part of this survey analyzes theories: the ancient doctrine and modern interpretations about dochmiac; the evidence on poems in responsion, the treatment by scholars, from 19th century on, of free responsions and other recent interpretations of this apparent licence; the problem of hiatus and brevis longo in dochmiacs. In the second part I analyzed strophic dochmiacs in the Persians, the Seven against Thebes, the Supplicants, Agamemnon, Coephores, Eumenides, Prometheus and the astrophic dochmiac of Pr. 425 ff. and Cho. 961-964. Finally I made up two Appendixes (index of responsions and index of the keywords). As far as colometry is concerned, I checked on microfilms or by means of digitally photographic reproductions the main manuscripts of the Oresteia: the Mediceus, the so-called prototriclinians and Demetrius Tricliniusâ s autograph (T), which is the ultimate achievement of the recensio made by this scholar on the text of Aeschylus. The Suppliants and the Coephores are trasmitted by a codex unicus. The Byzantine triad is handed down by more than one hundred of manuscripts: I saw the most important (MTGFVIRaQLK) for the Seven; I checked the Persians on MTGF, whereas for Prometheus I controlled the colometry of the Mediceus, but I extended my collation as to include other manuscripts in some cases, since dochmiacs are generally organized in compact structures (â systemsâ ), so that we can quite confidently rely on vulgate colometry, which often goes back to G. Hermann.
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Commento antiquario allo Scutum Herculis / Antiquarian Commentary on the Scutum HerculisCHIARINI, SARA 20 April 2011 (has links)
La tesi contiene un commento continuo al poemetto tardo arcaico noto col titolo di Scutum Herculis e falsamente assegnato a Esiodo; vi sono affrontate in prevalenza questioni mitografiche, geografiche, antiquarie e iconografiche, ma talora anche aspetti linguistico-letterari, laddove siano utili all'inquadramento dell'orizzonte storico-culturale sotteso alla composizione dell'epillio. Nell'introduzione si dimostra come la sensibilità artistica dell'autore dell'ekphrasis possa essere ricondotta al periodo a cavallo tra il VII e il VI secolo a.C. / The dissertation contains a continuous commentary on the late archaic poem known as Scutum Herculis and wrongly attributed to Hesiod. It discusses especially mythographical, geographic, antiquarian and iconographic issues, but also some linguistic and literary aspects, which can contribute to the outline of the historical and cultural milieu, within which the poem was composed. In the introduction it is showed how the artistic taste of the author of the ekphrasis could date back to the period between the 7th and the 6th century B.C.
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EPIGRAMMA E MUSICA. ELEMENTI E SUGGESTIONI MUSICALI NELL'EPIGRAMMA GRECO DI ETA' ELLENISTICAPEZZOTTI, MARIA PAOLA 24 April 2014 (has links)
Partendo da un punto di vista lessicale, la ricerca si ripropone di investigare la presenza di elementi musicali all’interno della produzione epigrammatica del periodo ellenistico, con riferimenti, talora, anche ad autori più tardi.
Sono stati analizzati due tipi di fonti: epigrammi di tradizione letteraria (che includono componimenti dall’Anthologia Palatina, dal Nuovo Posidippo, e dal materiale raccolto da Gow e Page) ed epigrafi (che comprendono iscrizioni dagli Steinepigramme aus dem Griechischen Osten e dalle Inscriptions métriques de l’Égypte greco-romain), in modo tale da poter agire su un campo di indagine coerente e bilanciato.
Il materiale è stato articolato in due sezioni principali, “Mousikà stoikheia” e “Organikè mousa”, rispettivamente dedicate alle categorie musicali e agli strumenti musicali.
L’analisi, partendo dalla ricostruzione della potenzialità semantica di ogni termine, basata sull’origine etimologica e sullo sviluppo letterario e teorico, e procedendo attraverso l’interpretazione delle occorrenze più significative all’interno dei testi epigrammatici, evidenzia una particolare sensibilità verso la componente musicale, richiamando sia la terminologia specifica musicale sia, più spesso, il tradizionale trattamento di alcuni temi appartenenti alla tradizione letteraria.
Il presente lavoro include anche una Appendice finale, nella quale sono indicizzati i termini emersi durante l’indagine testuale. / Starting from a lexical point of view, this research aims at investigating the presence of musical elements within the epigrammatic production of the Hellenistic period, with references also to later authors.
Two kinds of sources have been analysed: literary epigrams (including poems from the Greek Anthology, the New Posidippus, and the material collected by Gow-Page) and epigraphic epigrams (including inscriptions from Steinepigramme aus dem Griechischen Osten and Inscriptions métriques de l’Égypte greco-romain), in order to have a coherent and balanced field of investigation.
The material has been divided into two main parts, “Mousikà stoikheia” and “Organikè mousa”, referred to musical categories and musical instruments. The analysis, starting from the reconstruction of the potential musical meaning of each term, based on etymology and literary and theoretical development, and going on through the interpretation of the most relevant occurrences of the term in epigrammatic texts, shows a particular sensibility towards the musical element, recalling both the terminology of musical theory and, more often, the traditional treatment of some themes belonging to the literary tradition.
A final Appendix provides an index with the terms found during the textual investigation.
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L'Athenaion Politeia pseudosenofontea e il suo tempo: studio di contestualizzazionePorceddu, Maria Lavinia 12 January 2022 (has links)
La Costituzione degli Ateniesi, tramandataci dalla tradizione tra le opere di Senofonte, ha suscitato nel corso del tempo un considerevole interesse tra gli studiosi del mondo greco. All’opera, a partire dal XIX secolo, sono state dedicate analisi di natura filologica, linguistica e storica, e, in tempi più recenti, un elevato numero di commenti. Oggetto della riflessione dell’Autore – dichiaratamente ostile al regime politico in vigore ad Atene – sono i meccanismi costitutivi e funzionali della democrazia. L’opera propone una riflessione economico-politica di notevole rilievo teorico il cui intento, esplicitato fin dall’incipit, è di mostrare come il tipo di politeia scelto ad Atene – in cui è il demos a detenere il κράτος e, per questo, ad ἄμεινον πράττειν –, per quanto disprezzabile, funziona con successo. Il breve pamphlet costituisce per noi, dunque, una testimonianza fondamentale sul concreto funzionamento del sistema politico ateniese, sull’intelaiatura ideologica che lo sosteneva, nonché sulla resistenza teorica elaborata e propugnata dai sostenitori del pensiero antidemocratico. Tuttavia, la piena comprensione di tale fondamentale testimonianza risulta subordinata alla risoluzione delle questioni nodali dell’opera - quali cronologia, paternità, natura, destinazione, e finalità dello scritto – che, lungi dall’aver raggiunto un chiarimento definitivo, sono ancora oggi ampiamente dibattute. Il presente studio, pertanto, si è proposto di indagare, nella produzione letteraria superstite, quelle opere strettamente connesse alla sfera politica che, per pertinenza e rilevanza, mostrassero una certa affinità tematica con il pamphlet, rimandando verisimilmente a soggetti e motivi di riflessione comuni. Tra la vasta produzione letteraria politica del V secolo la presente ricerca si è incentrata in particolare sulla storiografia tucididea, quale testimone imprescindibile della situazione poleica della seconda metà del secolo, e la produzione teatrale, comica e tragica, che, riproducendo dibattiti culturali, attriti sociali e civili contemporanei, traduce in scena il linguaggio della polis. Il metodo analitico impiegato ha tentato di coniugare la ricerca tematica e l’indagine linguistica: la ricognizione di tipo contenutistico è stata affiancata da un’analisi del materiale linguistico, con l’intento di valutare la pregnanza di elementi tematici o tratti linguistici comuni nella loro dimensione comunicativa e sociale. Se, infatti, l’accostamento analogico sulla base della comunanza dei motivi proposti dai diversi testi permette di ricomporre il complesso di circostanze e avvenimenti in cui l’interesse per un dato tema si è sviluppato, le osservazioni linguistiche (e semantiche più in particolare) forniscono informazioni importanti circa il sistema culturale e ideologico delle nostre fonti. Dopo una prima definizione della problematica cronologica e d’attribuzione dell’opera, il presente lavoro, dunque, esamina il linguaggio politico impiegato nell’Athenaion Politeia, tramite un confronto, anche lessicale, con le opere che riflettono maggiormente l’opposta ideologia democratico-periclea, tra cui l’epitafio pericleo riportato da Thuc. II 35-46 e la prima produzione euripidea. Segue un raffronto puntuale tra il testo del pamphlet e i discorsi periclei riportati nei primi due libri dell’opera tucididea. L’indagine su uno dei temi portanti del libello, ovvero la politica imperiale esercitata dal regime democratico e le relazioni con gli alleati è stata effettuata tramite il confronto con le commedie aristofanee degli anni Venti del V secolo, in particolare Cavalieri e Vespe. Puntuali consonanze tematiche sono state riscontrate, inoltre, nella produzione comica frammentaria (di Aristofane, Teleclide, Ermippo, Eupoli), cui è dedicata una specifica sezione del lavoro. Lo studio di contestualizzazione ha dunque permesso di fissare le differenti opere prese in esame, e l’Athenaion Politeia in primis, in una rete di rapporti e condizionamenti, la cui valutazione risulta imprescindibile per una lettura circostanziata della letteratura politica ateniese.
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ATENE E GLI ALLEATI NEL NORD DELLA GRECIA DOPO LA GUERRA SOCIALE: TESTIMONIANZE EPIGRAFICHE / Athens and its Allies in Northern Greece after the Social War: Epigraphical EvidenceBERTI, STEFANO 15 April 2013 (has links)
La tesi riguarda la Seconda Lega ateniese, di cui si studia il periodo, solitamente trascurato, compreso tra la fine della Guerra Sociale (355/4 a.C.) e la sconfitta di Atene a Cheronea (338 a.C.). Fonti principali, come del resto per il periodo precedente, sono le iscrizioni. Vengono quindi analizzate, in ordine geografico e cronologico, diciassette epigrafi di interesse storico (per lo più iscrizioni onorarie e trattati), considerate utili nella ricostruzione delle modalità di intervento ateniese all’interno della Lega. Area geografica privilegiata è la Grecia settentrionale, più immediatamente a contatto con l’espansionismo macedone. Obiettivo della tesi è infatti chiarire se la storia della Lega navale, più che una progressiva perdita di significato, non metta in evidenza un costante e coerente riorientamento degli obiettivi, stimolata dal confronto con Filippo II di Macedonia. / The topic of this thesis is the Second Athenian League during its final, usually underrated period, namely between the end of the Social War (355/4 B.C.) and the Athenian defeat at Chaeronea (338 B.C.). The sources for the history of the League both before and after the Social War are mainly epigraphical. Accordingly, seventeen historical inscriptions are carefully examined and thoroughly commented on: these are mostly honorific decrees and treaties, all of which proved to be useful to investigate how Athens acted within its League. The study, focusing on Northern Greece as the latter became more and more endangered by the growing power of Macedon, tries to ascertain whether the history of the Second Athenian League, far from becoming meaningless, might show a steady and consistent reorientation of its tasks, in and because of the military confrontation with Philip II.
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Dall'Axios all'Hebrus: una periferia dimenticata / From the Axios to the Hebrus: a Forgotten (Border)LandMAINARDI, MARIA 15 April 2013 (has links)
La storia tracia occupa spesso una posizione marginale sia nelle fonti antiche sia negli studi moderni. La presente indagine intende ricostruire le vicende della regione attorno alla metà del IV secolo a.C., dalla morte del sovrano odrisio Kotys (intorno al 360 a.C.) all’insurrezione di Seuthes III (dopo il 326 a.C.). Le fonti letterarie antiche forniscono informazioni lacunose e frammentarie, perché si dedicarono agli avvenimenti traci soltanto quando questi interferirono con la coeva storia ateniese o macedone. Dati aggiuntivi si ricavano dalla documentazione epigrafica, numismatica e archeologica. La presente ricerca ripercorre le complesse dinamiche che portarono alla conquista della Tracia da parte di Filippo II, a costo di numerose e impegnative campagne, e analizza le difficoltà sorte nel mantenere il controllo macedone sulla regione: la pacificazione, tentata da Filippo II negli ultimi anni di regno, non resistette a lungo e l’età di Alessandro fu caratterizzata da una continua tensione tra le spinte autonomistiche delle popolazioni locali e i tentativi di sottomissione condotti dai Macedoni. Una serie di rivolte e il progressivo aumento dell’autonomia locale fecero sì che, alla fine del regno di Alessandro, le tribù tracie riuscissero a tornare "de facto" all’indipendenza originaria. / Thracian history is very often left in a secondary place in ancient sources and in modern studies. This research wants to investigate the Thracian history around the half of IV century B.C., from the death of the Odrisian king Kotys (in about 360 B.C.) to the Seuthes III’s revolt (after 326 B.C.). The ancient literary sources are scanty and give fragmentary or incomplete data: they tell about Thrace only when this region is involved in Athenian or Macedonian history. Epigraphic, numismatic and archeological evidence can sometimes be added. This study demonstrates that the conquest of Thrace by Philip II wasn’t easy and it took a lot of time and many expeditions; the Macedonian control of the region was even harder, because the Thracian people always fought for their independence. The peace of the last years of Philip II’s reign couldn’t go on and, in Alexander’s time, many insurrections arose one after the other. Quintus Curtius Rufus tells that Thrace was almost lost in the end of Alexander’s reign: Seuthes III led the most important rising and local autonomy increased too. Thracian tribes returned "de facto" to their original independence.
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AUCTORICTAS HOMERICA? OMERO E LA CULTURA GRECA D'ETA' CLASSICA / Auctoritas Homerica? Homer and the Greek culture of the classical period.NOVA, ISABELLA 17 March 2015 (has links)
Questo lavoro ha per oggetto il trattamento degli episodi del ciclo troiano presenti, da un lato, nei poemi omerici, e, dall’altro, nella letteratura e nell’arte figurativa di età classica. L’obiettivo è quello di stabilire quale fosse l’autorità dell’Iliade e dell’Odissea nel V e IV secolo per gli autori e gli artisti che si trovavano a riprendere i medesimi argomenti. Attraverso un esame attento dei casi in cui si riscontrano differenze tra la riproposizione di età classica e la versione dei poemi omerici, è emerso, da un lato, che le differenze rispetto a Omero non costituiscono casi sporadici, ma sono documentabili in numerosi testi e in numerose rappresentazioni. Dall’altro, che, soppesando prudentemente le diverse possibilità, ne risulta un quadro diversificato, in cui l’influenza della versione omerica può essere considerata possibile o da escludere. Il valore canonico che è attribuito ai poemi omerici in età successive non è quindi rintracciabile già nell’età classica: la versione omerica non era che una tra le tante a cui era possibile ispirarsi nella trattazione di un episodio del ciclo troiano. / This research focuses on the handling of the episodes belonging to the Trojan cycle which appear both in the Homeric epics and in the literature and iconography of the classical period. It aims at showing if an ipothetic authority of the Iliad and the Odyssey in the 5th and 4th century was determining for artists and authors who dealt with the same subjects. Through a careful analysis of the differences between the version which appears in the classical age and in the Homeric one, it is possible to state that these differences are not sporadic, but they can be found in a number of texts and representations. Moreover, taking into account every possible explanation, the resulting picture is a variegated one, made up of cases where the influence of the Homeric version may be considered as possible and cases where it has to be excluded. In conclusion, the canonical value which is attributed to the poems in later times can’t be detected in the classical age: the Homeric version is just one out of many legends to which it was possible to make reference while dealing with an episode of the Trojan cycle.
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Los sueños en Sófocles y Eurípides/ Il sogno in Sofocle ed EuripideRuiu, Maria Lorena 25 September 2020 (has links)
Español e Italiano
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Le Minos dans le Corpus PlatonicumScrofani, Francesca January 2017 (has links)
La thèse propose une analyse du Minos, court dialogue du Corpus Platonicum considéré comme apocryphe à partir du XIXème siècle. Ce dialogue pose la question de la définition de la loi et fait l’éloge de la figure de Minos en tant que roi et législateur. En le resituant dans son contexte historique au-delà de toute question d’authenticité, l’étude se propose de restituer au dialogue son organicité et son unité, qui lui sont niées par les études qui considèrent le dialogue comme le sous-produit d’un imitateur. L’étude se compose de trois noyaux. D’abord, une étude sémantique de l’argumentation, fondée sur des jeux étymologisants entre nomos, nomizein, dianemein, nemein, nomeus, permet à la fois de retracer l’unité et la subtilité de l’argumentation du dialogue et d’entamer une réflexion sur l’étymologie comme méthode argumentative utilisée par Platon et attestée dans d’autres dialogues apocryphes. Ensuite, une étude des trois définitions de la loi présentes dans le dialogue mène à une discussion sur les ressemblances et les différences entre le Minos et les grands dialogues politiques du corpus, République, Politique et Lois. Enfin, l’étude de l’éloge du roi Minos permet de voir les éléments communs au Minos et aux Lettres et de situer le dialogue dans un contexte précis : au IVème siècle, lorsque surgit un nouvel intérêt pour les figures monarchiques, et en particulier dans le contexte de l’Académie ancienne. L’éloge qui fait de la figure de Minos (perçu comme un tyran dans la société athénienne) un roi-législateur fondateur des meilleures lois grecques apparaît comme un manifeste de l’entreprise des réformes des tyrannies commencée par Platon et continuée par les Académiciens après sa mort. Les trois analyses aboutissent toutes à la même conclusion : le Minos peut être considéré comme l’une des premières exégèses des dialogues politiques de Platon dans le cadre de l’Académie. Cette exégèse présuppose une « lecture » de la lettre figée des dialogues authentiques et en reprend les concepts, les images et les méthodes dans une forme qui en est déjà une fixation et une schématisation, dans un contexte politique sensible au renouveau de la figure royale. Enfin, la ressemblance entre le Minos et nombre de fragments attribués à Archytas permet de considérer le Minos comme un hypo-texte fondamental dans la formation des écrits politiques pseudo-pythagoriciens.
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La diàtriba cinico-stoica: uno strumento concettuale o un mito filologico? Analisi del dialogismo diatribico e del ruolo dell' interlocutore fittizio nella filosofia romanaMaruotti, Amaranta January 2016 (has links)
The starting point of our thesis is the critical discussion of a concept taken for granted by literary and ancient philosophy scholars. This is the cynic-stoic diatribe, so named because cynical themes would coexist with Stoic ones.
Our first step is assessing the accuracy of the widely accepted definition, which makes the connection between the diatribe and a tradition of topics relating to moral popular philosophy. Then we explain our choice to accept and to try to integrate recent scientific acknowledgments which accept the diatribe as a literary genre relating to the spiritual guidance method of the Socratic philosophical schools, with a particularly attentive focus on the relationship between master and disciple. Starting from this controversial genre of Greek origin, we analyze the transition to the Roman period, by first examining the terminological aspect and then the philosophical framing. Among the methods, defined as diatribic, we focus on the only feature which does not appear to be challenged and that for this exact reason could be the basis of the existence of the genre itself: dialogism and the presence of a fictitious interlocutor.
We then focus our attention on Seneca's work, and particularly on Letters to Lucilius, where the attempt to create a master-disciple relationship is intensely visible, and in which the presence of a fictitious interlocutor is structurally related to the development of this relationship. Then we discuss the diatribic forms of Roman satire, to reach Lucilius', Horace's and Persius' cases.
A brief presentation is finally devoted to the analysis of relations between the diatribe, the Second Sophistic and the religious preaching.
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