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LE PROSE CRITICHE DI EUGENIO MONTALE

MARCHESI, VALENTINA BARBARA 04 April 2011 (has links)
Eugenio Montale (1896-1981) ha esercitato la professione di critico letterario per tutta la vita. A partire dal 1920 e poi sino alla morte, Montale ha collaborato con numerosi periodici e con le più importanti riviste letterarie del suo tempo. Nel 1948 viene poi assunto al "Corriere della sera", a Milano: qui diventa giornalista per mestiere e si dedica alla divulgazione della letteratura italiana ed europea, con una particolare attenzione a quelle inglese e francese. La presente ricerca analizza le sue prose critiche, individuandone le linee principali: autori e libri recensiti, temi e questioni culturali che Montale analizza nel corso della sua attività. Alcune figure di scrittori, critici e filosofi (Sergio Solmi, Emilio Cecchi, Benedetto Croce, Roberto Bazlen) rappresentano i confini ideali di un'idea di poesia, che Montale mostra nelle sue prose: dialogando con questi personaggi, egli riflette infatti sui principali problemi della cultura e della letteratura contemporanee. Lo stile critico di Montale si colloca perciò tra il giornalismo e la saggistica. Nell'ultima parte della ricerca si è cercato di individuare alcune importanti intersezioni tra prosa critica, prosa narrativa e poesia, che convivono nell'attività montaliana. / Eugenio Montale (1896-1981) has been a literary critic as long as he lived. Since 1920 till death, Montale worked together with many newspapers and with the most important literary reviews of his period. In 1948 was assumed at «Corriere della sera», in Milan: here he became a journalist as a job and dedicated himself to disclosure Italian and European literature, with a particular attention for English and French ones. This essay analyzes his critical proses, identifying their main themes: authors and books reviewed, themes and cultural issues which Montale wrote about as long as he wrote. Some figures of writers, critics and philosophers (Sergio Solmi, Emilio Cecchi, Benedetto Croce, Roberto Bazlen) represent the ideal boundaries for an idea of poetry, which Montale points in his proses: communicating with these figures, he reflects upon the main issues of contemporary culture and literature. Montale’s critical style can infact be placed between journalism and literary criticism. In the last part of this essays it has been tried to find out some important junctions between literary essays, narrative proses and poetry, living all together in Montale’s activity.
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Il giallo italiano 1980-2010. Le tendenze di un genere in rapporto con la realtà contemporanea. / Il giallo italiano 1980-2010. Le tendenze di un genere in rapporto con la realtà contemporanea / The Italian crime novel from 1980 to 2010. The trends of a literary gender in relationship with the contemporary events.

GARAVELLI, BIANCA MARIA 05 March 2012 (has links)
In Italia il genere “giallo”, definibile anche “poliziesco”, “thriller”, e ultimamente “noir”, fra il ventennio conclusivo del Novecento e il primo decennio del Duemila mostra interessanti linee evolutive, che si collegano con i flussi della storia recente e le paure di fine millennio. Da un lato si assiste all’affermarsi del “giallo metropolitano”, cioè al proliferare di scrittori che si legano alla propria città, d’origine o di elezione, in particolare con Milano, che conquista la palma di città più “nera” d’Italia; dall’altro al consolidarsi del legame fra autori e territori più vasti, tanto da poter parlare di un nuovo regionalismo “giallo”. Ma la novità più interessante consiste nell’entrata in scena di nuovi aspetti: la fusione con elementi propri della fantascienza, o addirittura fantastici, che colorano il giallo di una sfumatura soprannaturale, tra commissari che sentono i pensieri delle vittime di omicidio, o hanno visioni mistiche, e assassini guidati dal sussurro del diavolo. Il giallo storico presenta a sua volta tutti questi aspetti, mostrando come l’ambientazione storica diventi spesso un pretesto per mettere in scena i problemi del presente. / In Italy the crime novel, that can be also defined “detective story”, “thriller”, or more recently “noir”, between the last twenty years of Twentieth century and the first decade of Two Thousand, shows an interesting evolution, that can handle with some recent historical events, or can be linked with the end of Millennium fears. On the one hand, we can see the rise of “metropolitan crime novel”, in which many writers set their novels always in the same city, their native one or the city in which they live; Milan is the most important in this list and wins the prize of “crime city” in Italy. On the other hand, many novelists establish a strong relationship with their own region, creating a new “crime” regionalism. The most interesting trend is that science fiction and supernatural events enter the crime novel, with policemen that can hear the thoughts of the victims, or have mystic visions, and killers that are guided by a whispering devil. All these aspects appear also in the historical crime novel, that shows how history is often a sort of pretext to stage some problems of the current society.
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La Casa Nel Vicolo: um romance de Maria Messina à moda do “feuilleton” / La Casa Nel Vicolo: one novel by Maria Messina at stylo of the“feuilleton”

Silva, Jéssica Cristina da [UNESP] 20 January 2016 (has links)
Submitted by JÉSSICA CRISTINA DA SILVA null (jessica-cristina29@hotmail.com) on 2016-02-22T20:55:35Z No. of bitstreams: 1 Dissertação Unesp - Jéssica.pdf: 9746848 bytes, checksum: a10d503adc688ab31981af29d85a25a8 (MD5) / Approved for entry into archive by Ana Paula Grisoto (grisotoana@reitoria.unesp.br) on 2016-02-23T14:59:00Z (GMT) No. of bitstreams: 1 silva_jc_me_assis.pdf: 9746848 bytes, checksum: a10d503adc688ab31981af29d85a25a8 (MD5) / Made available in DSpace on 2016-02-23T14:59:00Z (GMT). No. of bitstreams: 1 silva_jc_me_assis.pdf: 9746848 bytes, checksum: a10d503adc688ab31981af29d85a25a8 (MD5) Previous issue date: 2016-01-20 / Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES) / La scrittrice siciliana Maria Messina è tra alcuni donne che nella prima fase del Novecento letterario italiano, si distacca nella lotta dal riconoscimento letterario, descrivendo il suo mondo attraverso della prospettiva patriarcale, inoltre su che si riferisce alla condizione femminile. Per tale strategie, la scrittrice usi il suo romanzo La casa nel vicolo, pubblicato nel 1920, “a puntate”, dalla rivista Nuova Antologia di Scienze, Lettere ed Arti, al fine di collaborare con la letteratura di consumo di cui il giornali e le riviste sono associati. Con tematiche prossime al cotidiano e al momento storico, i lettori si trovanno con i drami della vita, con la vittimizzazione dei essere e la opressione dell’individuo piú debole, in altre parole, le donne. Basando in questi fattori, le tecniche del “feuilleton” sarà necessario per comprovare la inserzione della opera della scrittrice siciliana, nel genere “feuilleton”. L'obiettivo di questo studio è quello di presentare le tecniche seriali che vengono utilizzate da Maria Messina nel suo romanzo La casa nel vicolo, in modo che rende visibile l'influenza del genere nel suo romanzo. / Na primeira fase do Novecentos literário italiano muitos folhetins franceses do século XIX foram reeditados por jornais italianos, alcançando grande sucesso de público, motivando Antonio Gramsci a encetar uma discussão em torno da inexistência de uma literatura “nacional-popular” italiana que traduzisse efetivamente as inquietações da época e as necessidades do povo, como tinha ocorrido na França. No entanto, desde 1900, o crítico literário Giuseppe Antonio Borgese vinha resenhando autores que publicavam romances à moda do folhetim francês nas páginas dos periódicos e das revistas italianas que naquele começo de século se multiplicavam e abriam suas páginas para um público mais amplo e diversificado, sobretudo, feminino. Atentos à chamada literatura de consumo, esses periódicos abriram espaço para a escrita feminina, ajudando a introduzir no cenário literário da época mulheres como Maria Messina, cujo romance de estréia, La casa nel vicolo, foi publicado em capítulos, à moda do “feuilleton” francês, nas páginas da revista Nuova Antologia de Lettere, Scienze ed Arti, em 1920. Nesta pesquisa, pretendemos identificar e enumerar as técnicas folhetinescas utilizadas por Maria Messina em La casa nel vicolo, de modo que se torne visível à influência do gênero em sua narrativa. / In the first phase of the Italian Novecento, many French 19th-century serials were reissued by Italian newspapers, reaching great success of audience, motivating Antonio Gramsci to enter into a discussion around the absence of a "national-popular" Italian literature which translates effectively the concerns and the needs of the people, as had occurred in France. However, since 1900, the literary critic Giuseppe Antonio Borgese had been reviewing authors who published French-style novels in the pages of periodicals and Italian magazines, which, at the beginning of the century multiplied and opened its pages to a broader and diverse audience, especially, female. Attentive to the consumer literature call, these periodicals have opened space for the writing women, helping to introduce in the literary scene of the time women like Maria Messina, whose debut novel, La casa nel vicolo, was published in chapters, like the French “feuilleton”, in the pages of the magazine Nuova Antologia de Lettere, Scienze ed Arti in 1920. The objective of this paper is to present the serial techniques that are used by the authoress in his novel La casa nel vicolo, so that becomes visible the influence of gender in his narrative.
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Il corpo nell'opera di Francesco d'Assisi e di Iacopone da Todi

Sanson, Manuela January 2011 (has links)
La visione di un universo permeato dalla gloria di Dio che Francesco d’Assisi sviluppa nel Cantico di frate sole e nelle sue opere latine, e che risulta anche dalle testimonianze dei primi biografi, è stata interpretata da vari studiosi (Duby, Manselli, Pasero) come un implicito rovesciamento della concezione catara secondo cui il mondo non è stato creato dal Dio celeste, ma da un demiurgo malvagio. A prima vista, la concezione del corpo e della creazione materiale che emerge dall’opera poetica del francescano Iacopone da Todi si trova agli antipodi di quella del santo. Giovanni Pozzi ha osservato come nelle Laude sia assente “qualsiasi valutazione del creato come entità recante l’impronta divina”; ma, lungi dal comportare un dualismo ontologico di tipo “gnostico”, come quello dei catari, questo atteggiamento va ricollegato secondo lo studioso svizzero alla tradizione dell’ascetismo cristiano, e in particolare al linguaggio del “disprezzo” del corpo e del mondo che verso la fine del secolo XIII aveva trovato una delle sue espressioni più violente ed efficaci nel De contemptu mundi di Lotario di Segni, il futuro papa Innocenzo III. Queste lucide considerazioni non mancano tuttavia di porre una serie di problemi storici ed ermeneutici che appaiono decisivi per una corretta comprensione delle opere letterarie dei due primi grandi scrittori religiosi della nostra letteratura: qual è il rapporto fra la concezione francescana del corpo (e più in generale del mondo materiale) e la riflessione cristiana dei secoli precedenti su questi temi? In particolare, come si può situarla rispetto ai grandi filoni teologici del XII e del XIII secolo: mistica cisterciense e vittorina, pensiero ascetico, eresia catara? E quali sono i rapporti fra la concezione di Francesco e quella che si delinea con straordinario vigore lirico nelle Laude di Iacopone? Quali sono i modelli del poeta di Todi? Fra i due grandi scrittori mistici e ascetici del Duecento italiano vi è realmente, a proposito della visione del corpo e della corporeità, radicale opposizione? Oppure possono essere individuati anche punti di contatto, elementi di continuità o di mediazione? E come si spiegano degli atteggiamenti così diversi nel fondatore e in uno dei primi grandi seguaci del movimento francescano? A questi, ed ad altri più puntuali interrogativi si è cercato di rispondere nel presente lavoro. Per giungere a risposte motivate e convincenti, si è ritenuto necessario partire da un approfondito esame delle concezioni del corpo e della materia nella tradizione del pensiero cristiano fino al Duecento. In particolare, sono apparse di fondamentale importanza le correnti teologiche del secolo precedente, il XII, correnti il cui influsso nella concezione del mondo di Francesco e di Iacopone appare determinante. Nella prima parte della tesi, abbiamo così dedicato un capitolo alla tematica del contemptus mundi quale è sviluppata nel grande trattato di Lotario di Segni. In un secondo capitolo è studiata la complessa – e talvolta almeno apparentemente contraddittoria – concezione del corpo e delle realtà materiali nelle due maggiori correnti della teologia mistica nel XII secolo, quella cisterciense e quella vittorina, alle quali si rifarà direttamente anche il francescano Bonaventura da Bagnoregio. Inoltre, si è ritenuto necessario studiare in maniera approfondita le dottrine eterodosse dei catari, che ebbero certamente un grande peso – come si è accennato – nella riflessione cristiana di questo periodo sul corpo e sulla materia. A partire da queste premesse dottrinali – che sono state spesso trascurate o sottovalutate dai filologi, ma alle quali la critica più recente incomincia a dedicare la dovuta attenzione – nella seconda parte della tesi abbiamo sottoposto a una accurata analisi la concezione e la rappresentazione del corpo, e della “corporeità” in generale, nelle opere italiane e latine di Francesco d’Assisi e di Iacopone da Todi. Ne sono derivate conclusioni molto più articolate e sfumate di quanto possa far pensare una lettura superficiale dei loro testi: gli stretti rapporti che si possono osservare in entrambi gli autori con la precedente tradizione ascetica e mistica valgono a mettere in luce tutta una serie di rapporti profondi fra di loro, specialmente intorno al nodo cruciale del corpo di Cristo. E questo vale, a nostro parere, a far risaltare ancor meglio gli aspetti originali dei testi maggiori di Francesco e di Iacopone, a farci gustare appieno la loro “poesia del corpo”.
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Il discorso straviato: Stefano D'Arrigo e il romanzo del Novecento

Biagi, Daria January 2013 (has links)
La tesi nasce come indagine intorno allo scrittore siciliano Stefano D'Arrigo e alla sua opera principale, il romanzo "Horcynus Orca" (1975). Situandosi nel punto di intersezione tra diverse linee chiave del Novecento – dalla riflessione sulle possibilità comunicative della lingua fino al problema della rielaborazione del trauma bellico – l'opera darrighiana connette strettamente il contesto italiano a quello sovranazionale: nonostante "Horcynus Orca" sia stato più volte associato alle grandi narrazioni novecentesche e ai nomi di autori come Joyce o Proust, tuttavia, raramente è stato analizzato nei suoi effettivi legami con il panorama letterario internazionale. La ricerca riconsidera dunque le caratteristiche dell'opera seguendo un percorso che, in linea con le esperienze biografico-letterarie dell'autore, inizia con Hölderlin (il «poeta ingrato», oggetto della tesi di laurea di D'Arrigo nel 1942), passa per i modernisti americani (Melville e Faulkner soprattutto, autori di riferimento per i romanzieri del dopoguerra italiano) e giunge fino a Gogol' (da cui D'Arrigo trae il suo primo romanzo, "Il venditore di anime morte", rimasto inedito). L'analisi mantiene una stretta correlazione tra il piano delle scelte stilistiche e quello dello sviluppo narrativo delle opere, ponendo al centro la domanda intorno alle possibilità di significazione della parola letteraria e alla sua legittimità. D'Arrigo rientra nel novero degli scrittori contemporanei che avvertono, per la prima volta, il senso dell'inadeguatezza del loro strumento, la lingua, e praticano la letteratura in un contesto di sfiducia ignoto ai loro predecessori: la figura di Hölderlin mostra come questa riflessione derivi dall'attraversamento della tradizione europea più che dall'influenza del coevo romanzo sperimentale, rispetto al quale D'Arrigo aveva sempre dichiarato la propria estraneità. Se il romanzo “straviato” – aggettivo che D'Arrigo mutua dai racconti di Raffaello Brignetti – nasce dall'esperienza di una crisi, non è con la provocatorietà delle avanguardie né con il silenzio attonito della “letteratura dell'incomunicabilità” che D'Arrigo intende reagirvi. L'influenza del romanzo epico-popolare, segnalata dalla presenza di Gogol', mostra di avere un peso significativo nell'indirizzare la poetica darrighiana verso una visione della letteratura che abbandona il desiderio di risalire alla parola intatta del passato e si serve degli effetti babelici della lingua come di una risorsa narrativa. L'opera di D'Arrigo può dunque essere considerata un esempio di questa diversa risposta alla crisi della parola letteraria, una risposta più tarda, che matura nel romanzo del pieno Novecento e contrariamente alla sua fama di “mostruosità” trae linfa dal sostegno della tradizione.
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La diàtriba cinico-stoica: uno strumento concettuale o un mito filologico? Analisi del dialogismo diatribico e del ruolo dell' interlocutore fittizio nella filosofia romana

Maruotti, Amaranta January 2016 (has links)
The starting point of our thesis is the critical discussion of a concept taken for granted by literary and ancient philosophy scholars. This is the cynic-stoic diatribe, so named because cynical themes would coexist with Stoic ones. Our first step is assessing the accuracy of the widely accepted definition, which makes the connection between the diatribe and a tradition of topics relating to moral popular philosophy. Then we explain our choice to accept and to try to integrate recent scientific acknowledgments which accept the diatribe as a literary genre relating to the spiritual guidance method of the Socratic philosophical schools, with a particularly attentive focus on the relationship between master and disciple. Starting from this controversial genre of Greek origin, we analyze the transition to the Roman period, by first examining the terminological aspect and then the philosophical framing. Among the methods, defined as diatribic, we focus on the only feature which does not appear to be challenged and that for this exact reason could be the basis of the existence of the genre itself: dialogism and the presence of a fictitious interlocutor. We then focus our attention on Seneca's work, and particularly on Letters to Lucilius, where the attempt to create a master-disciple relationship is intensely visible, and in which the presence of a fictitious interlocutor is structurally related to the development of this relationship. Then we discuss the diatribic forms of Roman satire, to reach Lucilius', Horace's and Persius' cases. A brief presentation is finally devoted to the analysis of relations between the diatribe, the Second Sophistic and the religious preaching.
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La caduta tragica dell'uomo : Archetipi letterari in Dino Buzzati / The tragic fall of man : Literary archetypes in Dino Buzzati

Söderberg, Sofia January 2016 (has links)
To fully appreciate the thematic essence of the Italian short-story writer Dino Buzzati it is necessary to understand his use of literary archetypes. As these have been discussed by the Canadian literary critic Northrop Frye, the question for the study was whether his theory about the tragic mode could be mapped directly onto the themes of Buzzati and, if there were discrepancies, what impact they had on the received message. The study presupposed the archetypes found in the tragic mode of the fifth phase and in the low mimetic mode as described by Frye, exemplified by Adam and the episode of the fall of man, and found many of them in the short stories collection La boutique del mistero by Buzzati. The narrative follows the archetypal theory perfectly with the cause, fall and effect of the situation, and many tragic characters can be found, such as Adam. However, Frye’s seven cyclic worlds correspond in only five cases, whereas two violate the tragic archetypal laws: the cosmological and the vegetable worlds. The literary effect is that tragedy is perceived as occurring too soon in the protagonist’s life and described by the ironic observational writer as having no effect on the world, leaving the readers with the sense that they too might be excluded from society the way Adam was and prematurely die alone.
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«INVENZIONI CHE SOMIGLIASSERO A QUALCHE COSA DI UMANO». VEROSIMILE E VERITA' NEL PERCORSO DELLA MATURITA' MANZONIANA

ALZIATI, FEDERICA 16 May 2016 (has links)
La ricerca di tesi focalizza la tematica portante della relazione tra verosimile e verità nel dispiegarsi del pensiero estetico di Alessandro Manzoni e nelle sue realizzazioni nel romanzo e nelle altre opere della maturità dell'autore. / The present research focuses on Manzoni's masterpiece and on the author's late works, with special attention to the perpetual problem of combining imagination and truth.
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LA FINESTRA COME SPAZIO METAFORICO NELLA LETTERATURA SPAGNOLA: RIFLESSIONI SULLA POETICA DI RAFAEL ALBERTI

PIGNATARO, ROSA 16 June 2016 (has links)
L’obiettivo della presente ricerca è stato cercare di dimostrare come la finestra, da innocuo dispositivo ottico e spaziale, completi molte delle osservazioni tradizionali della critica, fornendo un’ulteriore chiave di lettura nell’interpretazione del procedimento creativo nelle opere analizzate. Partendo da una veloce silloge della ricorrenza del termine nella letteratura classica e italiana, si passa alla presentazione dell’evoluzione tematica della finestra nell’ambito della letteratura spagnola focalizzando l’analisi su alcuni modelli in cui il nucleo della finestra si configura come struttura generativa di un’intera opera letteraria. Con il terzo capitolo si entra nella parte monografica della ricerca: la finestra sembrerebbe un facile simbolo nella produzione letteraria di un poeta esiliato, poiché l’affaccio a un davanzale è un proiettarsi idealmente verso la patria perduta. In realtà, selezionando la vastissima produzione letteraria di Rafael Alberti, la ricorrenza della finestra permette di tracciare un iter tematico nella vicenda biografica e artistica del poeta, dall’infanzia alla maturità. Nell’ultimo capitolo, invece, oggetto d’analisi è El Adefesio, un’opera teatrale composta da Alberti durante l’esilio argentino. Questa volta le finestre si chiudono e le mura domestiche si trasformano in un’intollerabile prigione generando quasi una dimensione di claustrofobia, espressione di un nuovo teatro che parla di negazione e di censura. / The aim of this research is to attempt to show how the ‘window’, a harmless optical and spatial device, completes many of the traditional observations of the critic, providing another key to the reading in the interpretation of the creative process in the analyzed works. Starting with a quick compilation of the recurrence of the term in Classical and Italian literature, the reaserch focuses on the analysis of the evolution of the word in Spanish literature with some models in which the window is configured as the generative structure of an entire literary work. The third chapter confronts the monographic part of the research: the window would seem an easy symbol in the literary production of an exiled poet, since gazing through a window could be seen as a projection of the artist towards his or her estranged homeland. In reality, by selecting the vast literary production of Rafael Alberti, the recurrence of the word ‘window’ allows us to trace a thematic procedure in the biographical and artistic life of the poet, from childhood to maturity. In the last chapter, the subject of analysis is El Adefesio, a play composed by Alberti during his Argentinian exile. This time the windows are closed and the walls becomes an intolerable prison generating an almost claustrophobic mood, expression of a new theater that speaks of denial and censorship
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Em alto-mar: narrativa de uma travessia / Sull´Oceano: cronaca scritta a partire da un suo viaggio da Genova al Rio de la Plata

Silva, Regina Celia da 27 October 2006 (has links)
O presente trabalho tem o objetivo de apresentar uma sugestão de tradução para uma das obras mais importantes de Edmondo De Amicis, Sull´Oceano, crônica escrita a partir de uma viagem do autor da Gênova al Rio de la Plata realizada em 1884, publicada em 1886. Esta pesquisa compreende três etapas: uma apresentação De Amicis, a partir da sua obra mais popular, Coração, e sua recepção no Brasil; Análise de alguns elementos da narrativa de Sull´Oceano; e finalmente algumas reflexões sobre a tradução desta obra no que se refere ao estilo do autor e ao ofício do tradutor. / Il presente lavoro ha l´obiettivo di presentare un suggerimento di traduzione per una delle opere più importanti di Edmondo De Amicis, Sull´Oceano, cronaca scritta a partire da un suo viaggio da Genova al Rio de la Plata compiuto nel 1884, e pubblicata nel1886. Questa ricerca comprende tre tappe: una presentazione di De Amicis a partire dalla sua opera più popolare, Coração, e la sua ricezione in Brasile. Analisi di alcuni elementi della narrativa di Sull´Oceano, e finalmente alcune riflessioni sulla traduzione di quest´opera per quanto riguarda lo stile dell´autore e il mestiere del tradutore.

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