Spelling suggestions: "subject:"fotografia"" "subject:"otografia""
231 |
Storia in immagini del PCI. Modalità di comunicazione e di propaganda audiovisiva tra attendibilità storica e mercato contemporaneoNicoletti, Chiara <1978> 12 July 2010 (has links)
Il progetto di tesi dottorale qui presentato intende proporsi come il proseguimento e
l’approfondimento del progetto di ricerca - svoltosi tra il e il 2006 e il 2008 grazie alla
collaborazione tra l’Università di Bologna, la Cineteca del Comune e dalla Fondazione Istituto
Gramsci Emilia-Romagna - dal titolo Analisi e catalogazione dell’Archivio audiovisivo del PCI
dell’Emilia-Romagna di proprietà dell’Istituto Gramsci. La ricerca ha indagato la menzionata
collezione che costituiva, in un arco temporale che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, una
sorta di cineteca interna alla Federazione del Partito Comunista Italiano di Bologna, gestita da un
gruppo di volontari denominato “Gruppo Audiovisivi della Federazione del PCI”. Il fondo,
entrato in possesso dell’Istituto Gramsci nel 1993, è composto, oltre che da documenti cartacei,
anche e sopratutto da un nutrito numero di film e documentari in grado di raccontare sia la storia
dell’associazione (in particolare, delle sue relazioni con le sezioni e i circoli della regione) sia, in
una prospettiva più ampia, di ricostruire il particolare rapporto che la sede centrale del partito
intratteneva con una delle sue cellule regionali più importanti e rappresentative.
Il lavoro svolto sul fondo Gramsci ha suscitato una serie di riflessioni che hanno costituito la base
per il progetto della ricerca presentata in queste pagine: prima fra tutte, l’idea di realizzare un
censimento, da effettuarsi su base regionale, per verificare quali e quanti audiovisivi di
propaganda comunista fossero ancora conservati sul territorio.
La ricerca, i cui esiti sono consultabili nell’appendice di questo scritto, si è concentrata
prevalentemente sugli archivi e sui principali istituti di ricerca dell’Emilia-Romagna: sono questi i
luoghi in cui, di fatto, le federazioni e le sezioni del PCI depositarono (o alle quali donarono) le
proprie realizzazioni o le proprie collezioni audiovisive al momento della loro chiusura.
Il risultato dell’indagine è un nutrito gruppo di film e documentari, registrati sui supporti più
diversi e dalle provenienze più disparate: produzioni locali, regionali, nazionali (inviati dalla sede
centrale del partito e dalle istituzioni addette alla propaganda), si mescolano a pellicole
provenienti dall’estero - testimoni della rete di contatti, in particolare con i paesi comunisti, che il
PCI aveva intessuto nel tempo - e a documenti realizzati all’interno dell’articolato contesto
associazionistico italiano, composto sia da organizzazioni nazionali ben strutturate sul territorio
8
sia da entità più sporadiche, nate sull’onda di particolari avvenimenti di natura politica e sociale
(per esempio i movimenti giovanili e studenteschi sorti durante il ’68).
L’incontro con questa tipologia di documenti - così ricchi di informazioni differenti e capaci, per
loro stessa natura, di offrire stimoli e spunti di ricerca assolutamente variegati - ha fatto sorgere
una serie di domande di diversa natura, che fanno riferimento non solo all’audiovisivo in quanto
tale (inteso in termini di contenuti, modalità espressive e narrative, contesto di produzione) ma
anche e soprattutto alla natura e alle potenzialità dell’oggetto indagato, concepito in questo caso
come una fonte. In altri termini, la raccolta e la catalogazione del materiale, insieme alle ricerche
volte a ricostruirne le modalità produttive, gli argomenti, i tratti ricorrenti nell’ambito della
comunicazione propagandistica, ha dato adito a una riflessione di carattere più generale, che
guarda al rapporto tra mezzo cinematografico e storiografia e, più in dettaglio, all’utilizzo
dell’immagine filmica come fonte per la ricerca.
Il tutto inserito nel contesto della nostra epoca e, più in particolare, delle possibilità offerte dai
mezzi di comunicazione contemporanei. Di fatti, il percorso di riflessione compiuto in queste
pagine intende concludersi con una disamina del rapporto tra cinema e storia alla luce delle novità
introdotte dalla tecnologia moderna, basata sui concetti chiave di riuso e di intermedialità.
Processi di integrazione e rielaborazione mediale capaci di fornire nuove potenzialità anche ai
documenti audiovisivi oggetto dei questa analisi: sia per ciò che riguarda il loro utilizzo come
fonte storica, sia per quanto concerne un loro impiego nella didattica e nell’insegnamento - nel
rispetto della necessaria interdisciplinarietà richiesta nell’utilizzo di questi documenti - all’interno
di una più generale rivoluzione mediale che mette in discussione anche il classico concetto di
“archivio”, di “fonte” e di “documento”.
Nel tentativo di bilanciare i differenti aspetti che questa ricerca intende prendere in esame, la
struttura del volume è stata pensata, in termini generali, come ad un percorso suddiviso in tre
tappe: la prima, che guarda al passato, quando gli audiovisivi oggetto della ricerca vennero
prodotti e distribuiti; una seconda sezione, che fa riferimento all’oggi, momento della riflessione e
dell’analisi; per concludere in una terza area, dedicata alla disamina delle potenzialità di questi
documenti alla luce delle nuove tecnologie multimediali.
Un viaggio che è anche il percorso “ideale” condotto dal ricercatore: dalla scoperta all’analisi,
fino alla rimessa in circolo (anche sotto un’altra forma) degli oggetti indagati, all’interno di un
altrettanto ideale universo culturale capace di valorizzare qualsiasi tipo di fonte e documento.
All’interno di questa struttura generale, la ricerca è stata compiuta cercando di conciliare diversi
piani d’analisi, necessari per un adeguato studio dei documenti rintracciati i quali, come si è
detto, si presentano estremamente articolati e sfaccettati.
9
Dal punto di vista dei contenuti, infatti, il corpus documentale presenta praticamente tutta la storia
italiana del tentennio considerato: non solo storia del Partito Comunista e delle sue campagne di
propaganda, ma anche storia sociale, culturale ed economica, in un percorso di crescita e di
evoluzione che, dagli anni Cinquanta, portò la nazione ad assumere lo status di paese moderno.
In secondo luogo, questi documenti audiovisivi sono prodotti di propaganda realizzati da un
partito politico con il preciso scopo di convincere e coinvolgere le masse (degli iscritti e non).
Osservarne le modalità produttive, il contesto di realizzazione e le dinamiche culturali interne alla
compagine oggetto della ricerca assume un valore centrale per comprendere al meglio la natura
dei documenti stessi.
I quali, in ultima istanza, sono anche e soprattutto dei film, realizzati in un preciso contesto
storico, che è anche storia della settima arte: più in particolare, di quella cinematografia che si
propone come “alternativa” al circuito commerciale, strettamente collegata a quella “cultura di
sinistra” sulla quale il PCI (almeno fino alla fine degli anni Sessanta) poté godere di un dominio
incontrastato.
Nel tentativo di condurre una ricerca che tenesse conto di questi differenti aspetti, il lavoro è stato
suddiviso in tre sezioni distinte.
La prima (che comprende i capitoli 1 e 2) sarà interamente dedicata alla ricostruzione del
panorama storico all’interno del quale questi audiovisivi nacquero e vennero distribuiti. Una
ricostruzione che intende osservare, in parallelo, i principali eventi della storia nazionale (siano
essi di natura politica, sociale ed economica), la storia interna del Partito Comunista e, non da
ultimo, la storia della cinematografia nazionale (interna ed esterna al partito). Questo non solo per
fornire il contesto adeguato all’interno del quale inserire i documenti osservati, ma anche per
spiegarne i contenuti: questi audiovisivi, infatti, non solo sono testimoni degli eventi salienti della
storia politica nazionale, ma raccontano anche delle crisi e dei “boom” economici; della vita
quotidiana della popolazione e dei suoi problemi, dell’emigrazione, della sanità e della
speculazione edilizia; delle rivendicazioni sociali, del movimento delle donne, delle lotte dei
giovani sessantottini.
C’è, all’interno di questi materiali, tutta la storia del paese, che è contesto di produzione ma anche
soggetto del racconto.
Un racconto che, una volta spiegato nei contenuti, va indagato nella forma. In questo senso, il
terzo capitolo di questo scritto si concentrerà sul concetto di “propaganda” e nella sua verifica
pratica attraverso l’analisi dei documenti reperiti. Si cercherà quindi di realizzare una mappatura
dei temi portanti della comunicazione politica comunista osservata nel suo evolversi e, in secondo
luogo, di analizzare come questi stessi temi-chiave vengano di volta in volta declinati e
10
rappresentati tramite le immagini in movimento. L’alterità positiva del partito - concetto cardine
che rappresenta il nucleo ideologico fondante la struttura stessa del Partito Comunista Italiano -
verrà quindi osservato nelle sue variegate forme di rappresentazione, nel suo incarnare, di volta in
volta, a seconda dei temi e degli argomenti rilevanti, la possibilità della pace; il buongoverno; la
verità (contro la menzogna democristiana); la libertà (contro il bigottismo cattolico); la possibilità
di un generale cambiamento.
La realizzazione di alcuni percorsi d’analisi tra le pellicole reperite presso gli archivi della regione
viene proposto, in questa sede, come l’ideale conclusione di un excursus storico che, all’interno
dei capitoli precedenti, ha preso in considerazione la storia della cinematografia nazionale (in
particolare del contesto produttivo alternativo a quello commerciale) e, in parallelo, l’analisi della
produzione audiovisiva interna al PCI, dove si sono voluti osservare non solo gli enti e le
istituzioni che internamente al partito si occupavano della cultura e della propaganda - in una
distinzione terminologica non solo formale - ma anche le reti di relazioni e i contatti con il
contesto cinematografico di cui si è detto.
L’intenzione è duplice: da un lato, per inserire la storia del PCI e dei suoi prodotti di propaganda
in un contesto socio-culturale reale, senza considerare queste produzioni - così come la vita stessa
del partito - come avulsa da una realtà con la quale necessariamente entrava in contatto; in
secondo luogo, per portare avanti un altro tipo di discorso, di carattere più speculativo, esplicitato
all’interno del quarto capitolo.
Ciò che si è voluto indagare, di fatto, non è solo la natura e i contenti di questi documenti
audiovisivi, ma anche il loro ruolo nel sistema di comunicazione e di propaganda di partito, dove
quest’ultima è identificata come il punto di contatto tra l’intellighenzia comunista (la cultura alta,
legittima) e la cultura popolare (in termini gramsciani, subalterna).
Il PCI, in questi termini, viene osservato come un microcosmo in grado di ripropone su scala
ridotta le dinamiche e le problematiche tipiche della società moderna. L’analisi della storia della
sua relazione con la società (cfr. capitolo 2) viene qui letta alla luce di alcune delle principali
teorie della storia del consumi e delle interpretazioni circa l’avvento della società di massa. Lo
scopo ultimo è quello di verificare se, con l’affermazione dell’industria culturale moderna si sia
effettivamente verificata la rottura delle tradizionali divisioni di classe, della classica distinzione
tra cultura alta e bassa, se esiste realmente una zona intermedia - nel caso del partito, identificata
nella propaganda - in cui si attui concretamente questo rimescolamento, in cui si realizzi
realmente la nascita di una “terza cultura” effettivamente nuova e dal carattere comunitario.
Il quinto e ultimo capitolo di questo scritto fa invece riferimento a un altro ordine di problemi e
argomenti, di cui in parte si è già detto. La ricerca, in questo caso, si è indirizzata verso una
11
riflessione circa l’oggetto stesso dello studio: l’audiovisivo come fonte. La rassegna delle diverse
problematiche scaturite dal rapporto tra cinema e storia è corredata dall’analisi delle principali
teorie che hanno permesso l’evoluzione di questa relazione, evidenziando di volta in volta le
diverse potenzialità che essa può esprimere le sue possibilità d’impiego all’interno di ambiti di
ricerca differenti.
Il capitolo si completa con una panoramica circa le attuali possibilità di impiego e di riuso di
queste fonti: la rassegna e l’analisi dei portali on-line aperti dai principali archivi storici nazionali
(e la relativa messa a disposizione dei documenti); il progetto per la creazione di un “museo
multimediale del lavoro” e, a seguire, il progetto didattico dei Learning Objects intendono fornire
degli spunti per un futuro, possibile utilizzo di questi documenti audiovisivi, di cui questo scritto
ha voluto porre in rilievo il valore e le numerose potenzialità.
|
232 |
Cinema subalterno. Per uno studio culturale dell'immigrazione nei film italiani dal 1989 al 2009Fiore, Angelita <1980> 12 July 2010 (has links)
No description available.
|
233 |
Il blockbuster cinematografico. Storia, economia, modelli. 1980-2008.Braga, Roberto <1977> 12 July 2010 (has links)
No description available.
|
234 |
Stanley Kubrick: architetture dello spazioVacirca, Silvia <1981> 12 July 2010 (has links)
No description available.
|
235 |
Modelli di intertestualità nel cinema italiano dei generi: 1950-1954Noto, Paolo <1978> 12 July 2010 (has links)
No description available.
|
236 |
Teoria e prassi del product placement. Il caso dei film contemporanei per adolescenti (ITA/USA 2006-2010)Masoero, Francesca <1983> 03 May 2011 (has links)
Through this research I have tried to demonstrate how the evolution of the newest marketing strategies - that work towards engaging relationships with consumers, thus building an emotional connection between the brand and the user- can be considered as a response to the evolution of young audiences and consumers.
More specifically, I have analized product placement as a cultural and social phenomena above all, and not only as an economical one, thus demonstrating all the social and cultural practices that this tool implies.
The approach I have chosen to do so, is historical-analytical, particularly focusing on the evolution of the society and of the consumer, especially for what teenagers (both as audiences and as consumers) are concerned.
|
237 |
Audiovisivi e Social Networks: il testo e i modi dell'esperienza 2007-2010Zaccone, Emanuela <1982> 03 May 2011 (has links)
The doctoral research project "Audiovisuals and Social Networks: Text and Experiences 2007-2010" is mainly based on the analysis of the international audiovisuals landscape and of the promotional strategies of these products in Social Networks environment.
The aim is to understand what kind of changes we can find about the concept of "text", users and marketing.
The thesis is focused not just on Social Network marketing but also on new media development, such as Social TV and mobile.
|
238 |
Framing Death. La morte in diretta, tra cinema e media digitali / Framing Death. Death, Film and Digital MediaGallio, Nicolo <1982> 10 June 2013 (has links)
Come dimostrano i sempre più numerosi casi di cronaca riportati dai notiziari, la preoccupazione per la gestione delle immagini di morte si configura come un nodo centrale che coinvolge spettatori, produttori di contenuti e broadcaster, dato che la sua emersione nel panorama mediale in cui siamo immersi è sempre più evidente.
Se la letteratura socio-antropologica è generalmente concorde nel ritenere che, rispetto al passato, oggi la morte si manifesti con meno evidenza nella vita comune delle persone, che tendono a rimuovere i segni della contiguità vivendo il lutto in forma privata, essa è però percepita in modo pervasivo perché disseminata nei (e dai) media.
L'elaborato, concentrandosi in maniera specifica sulle produzioni audiovisive, e quindi sulla possibilità intrinseca al cinema – e alle sue forme derivate – di registrare un evento in diretta, tenta di mappare alcune dinamiche di produzione e fruizione considerando una particolare manifestazione della morte: quella che viene comunemente indicata come “morte in diretta”.
Dopo una prima ricognizione dedicata alla tensione continua tra la spinta a considerare la morte come l'ultimo tabù e le manifestazioni che essa assume all'interno della “necrocultura”, appare chiaro che il paradigma pornografico risulta ormai inefficace a delineare compiutamente le emersioni della morte nei media, soggetta a opacità e interdizioni variabili, e necessita dunque di prospettive analitiche più articolate.
Il fulcro dell'analisi è dunque la produzione e il consumo di precisi filoni quali snuff, cannibal e mondo movie e quelle declinazioni del gore che hanno ibridato reale e fittizio: il tentativo è tracciare un percorso che, a partire dal cinema muto, giunga al panorama contemporaneo e alle pratiche di remix rese possibili dai media digitali, toccando episodi controversi come i Video Nasties, le dinamiche di moral panic scatenate dagli snuff film e quelle di contagio derivanti dalla manipolazione e diffusione delle immagini di morte. / As demonstrated by the increasing number of cases reported by the news media, handling images of death seems to concern the viewers, producers and broadcasters, since their emergence in the media landscape in which we are immersed is increasingly evident.
Even though Sociology and Anthropology generally agree that, compared to the past, death is less present in the life of common people – that tend to keep grief private – however, it is perceived as a pervasive presence because scattered throughout the media.
The dissertation, focusing specifically on audiovisual productions, considers the possibility inherent cinema - and its derivative forms - to record a live event, and attempts to map some of the dynamics involving actual deaths captured on camera.
After a survey of the tensions between the urge to think of death as the ultimate taboo, and the events that instead take place in the so called "necroculture", it is clear that the pornographic paradigm is now ineffective to frame death in the media, and therefore requires more complex analytical perspectives.
The focus of this analysis is thus the production and consumption of specific subgenres such as snuff, cannibal and mondo movies, and those horror films that blurred the line between fact and fiction: the attempt is to map some trends ranging from silent films to the contemporary remix mediascape, considering case studies in moral panic such as the Video Nasties, the mythology of the snuff movie and the contagion arising from consuming and spreading images of death.
|
239 |
Nothing ever ends: il concetto di fine negli universi seriali / Nothing ever ends. The concept of ending in serialized fictional universesMartina, Marta <1981> 10 June 2013 (has links)
L'oggetto principale di questa tesi è il concetto di fine negli universi seriali. Spesso si intende il “The End” in un romanzo o in un film come un momento climatico, e che i finali sono collegati ad una teleologia che guida il testo nel suo insieme. Come risultato di questo modo di approcciare i finale, una delle opinioni più comuni è simile a quella di Henry James [1884] che diceva: “distribution at the last of prizes, pensions, husbands, wives, babies, millions, appended paragraph, and cheerful remarks”. Ma è molto difficile applicare la posizione di James a un romanzo modernista o a un film postmoderno e ancor ameno ai cosiddetti universi narrativi seriali, in cui la storia si sviluppa lungo decenni. Nel nostro contemporaneo panorama mediale, il testo non è più concepito come un'opera, ma deve essere costruito e concepito come un network, un ecosistema in cui nuove connessioni economiche e nuove relazioni bottom-up modellano una struttura inedita. Questa nuova struttura può riconfigurare il senso del finale e della fine, ma anche per le vast narratives spesso si dice che “Il finale non corrispondeva alla spirito della storia”, “il finale era deludente”. Potremmo sostenere che il concetto di finale sia ancora importante, nonostante sia stato superato dal punto di vista teorico. Per analizzare se il finale è costruito in un maniera non-lineare ma percepito come teleologico, la tesi è strutturata in due parti e di quattro capitoli. Prima parte “Storia” [1. Letteratura; 2. Cinema], seconda “Forme/strutture” [3. Transmedia; 4. Remix] / The main topic of this doctoral dissertation is the concept of ending in fictional universe. It is often said that “The End” in a novel, or in a movie, represents a climatic moment, and that endings are linked to a teleological attitude that drives the text as a whole. As a result of this way to approach endings, the most common opinion is very similar to that of Henry James [1884], that is: “distribution at the last of prizes, pensions, husbands, wives, babies, millions, appended paragraph, and cheerful remarks”. It is, indeed, very difficult to apply James’ position to modernist novels or in postmodernist movies or, even more difficult, in serialized fictional universes - in which the story unfolds for many years and it is no longer contained in a single and unique text. In our contemporary mediascape, the text is no longer conceived as an œuvre, and it has to be perceived as a network, in which new connections and bottom-up relations shape a different structure. This new structure could have changed the approaches on endings - above all the viewers' ones - but it is often said, even for the vast narratives, that “The end doesn’t fulfill the purpose of the story” or “The end was disappointing”. We may say, though, that the end is still important, but from a theoretical point of view we had overcome it. One question arises from this magmatic and conflicting scenario: is the end in these fictional universes conceived in a non-linear way but still perceived in a teleological mode? This thesis, composed of two parts and four chapters: first part History [1. Literature; 2. Cinema] second part Forms/Structure [3. Transmedia; 4. Remix]), tries to answer this question approaching the main topic from different points of view (especially narratological and economics).
|
240 |
El cinema com a espai intercultural. La influència asiàtica en el cinema d'Occident: contextos, conceptes i casosCodó Martínez, Jordi 05 February 2013 (has links)
En un món social cada cop més nodrit per les interconnexions culturals, el cinema - expressió artística que és filla inequívoca del seu temps- es conforma des dels seus inicis a través de la integració i la interacció de formes expressives diverses i allunyades. Els darrers tres lustres han vist un impuls en la referida tendència, promoguda per la globalització de la indústria fílmica i, en bona mesura també, pel creixement (i/o la voluntat exportadora) dels cinemes asiàtics. La influencia d'aquests cines en el mainstream internacional (ja sigui el de l'entreteniment o el d'art i assaig) és cada cop més patent, i s'aventuren noves formes d'expressió cinematogràfica i d’anàlisi. El present treball vol reflexionar sobre la naturalesa d'aquests intercanvis, tot observant quines idees i practiques es posen en joc en la producció de films de caràcter transnacional. Conceptes com 'interculturalitat', 'cinema nacional', 'autoria' o 'orientalisme' en són els protagonistes, juntament amb l'estudi d'un cas: la influencia del cinema japonès en !'obra de Jim Jarmusch. / En un mundo social cada vez más nutrido por las interconexiones culturales, el cine expresión artística que es hija inequívoca de su tiempo- se conforma desde sus inicios a través de la integración y la interacción de formas expresivas diversas y alejadas. Los últimos tres lustros han visto un impulso en la referida tendencia, promovida por la globalización de la industria fílmica y, en buena medida también, por el crecimiento (y/o la voluntad exportadora) de los cines asiáticos. La influencia de estos cines en el mainstream internacional (ya sea el del entretenimiento o el de arte y ensayo) es cada vez más patente, y se aventuran nuevas formas de expresión cinematográfica y de análisis. El presente trabajo quiere reflexionar sobre la naturaleza de estos intercambios, observando qué ideas y prácticas se ponen en juego en la producción de filmes de carácter transnacional. Conceptos como 'interculturalidad', 'cine nacional', 'autoría' u 'orientalismo' son los protagonistas, junto con el estudio de un caso: la influencia del cine japonés en la obra de Jim Jarmusch. / In a social world increasingly nourished by cultural interconnections, film -an artistic expression that is an unequivocal output of its time- has been shaped from its beginnings through the integration and interaction of various and distant forms of expression. The last fifteen years have seen a boost in the aforementioned trend, promoted by the globalization of the film industry and, to some extent also by the growth (and / or will to export) of Asian cinemas. The influence of these cinemas in the interntional mainstream (either for entertainment or arthouse) is increasingly evident, and puts forward new forms of cinematic expression and analysis. The present work reflects on the nature of these exchanges, by observing which ideas and practices come into play in producing films with a transnational personality. Concepts such as interculturality, national cinema, authorship or orientalism are the protagonists, along with a case study: the influence of Japanese cinema in the work of Jim Jarmusch.
|
Page generated in 0.0453 seconds