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Jean-Philippe Rameau, Code de Musique pratique ou Méthodes pour apprendre la musique. Introduzione, traduzione, note.Pulito, Caterina <1981> 31 May 2010 (has links)
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Il ciclo produttivo della ceramica salentina: il linguaggio degli artigiani tra il dialetto e l'italiano.Golovko, Ekaterina <1982> 27 May 2010 (has links)
Prendendo in esame diverse angolature d’analisi è indagata la situazione attuale della produzione tradizionale della ceramica salentina. La ricerca comprende la descrizione della situazione culturale attuale, l’analisi qualitativa e quantitativa dei dati raccolti sul campo e la costruzione di un quadro generale multidimensionale della rappresentazione di un’area culturale.
Il primo capitolo della tesi tratta il problema teorico dei linguaggi specialistici e delle peculiarità a essi legati. La dottoranda fornisce un quadro completo ed esaustivo della bibliografia sia italiana che anglosassone sull’argomento affrontato. Questo capitolo fa da introduzione al problema della comunicazione specialistica nell’ambito della quale si svolgono le interviste.
Il secondo capitolo presenta la metodologia utilizzata durante la ricerca svolta sul campo. La metodologia della ricerca sul campo include i metodi etnografici di osservazione partecipante e linguistico antropologici di interviste non strutturate.
Il terzo capitolo della tesi è dedicato alla descrizione etnografica del processo produttivo. Questo capitolo ha un valore rilevante per l’intera ricerca poiché oltre ai termini italiani sono riportati tutti i termini tradizionali e descritti dettagliatamente i momenti della produzione. Va dimostrata una profonda conoscenza della lavorazione della ceramica nel Salento non solo nel suo stato attuale ma anche nel passato. Come parte conclusiva di questo capitolo è proposta una riflessione di carattere filosofico e antropologico sul ruolo dell’artigiano come Creatore, proponendo paragoni con la figura del Demiurgo platonico descritto nel “Timeo” e l’analisi del cambiamento dello statuto di oggetto da manufatto a oggetto industriale basandosi sul lavoro di Baudrillard.
Il quarto capitolo è strutturato in modo diverso rispetto agli altri perché rappresenta la parte centrale della tesi e propone quattro diversi tipi di analisi linguistica possibile. La prima analisi riguarda l’ideologia linguistica e la sua espressione nel parlato inosservato. E’ fornita la prospettiva teorica sulla problematica di ideologia linguistica e dimostrata la conoscenza dei testi sia di natura sociologica (Althusser, Bourdieu, Gouldner, Hobsbawm, Thompson, Boas) che di natura linguistica (Schieffelin Bambi B., Woolard Kathryn A., Kroskrity Paul V., eds. 1998 Language ideologies : practice and theory. New York Oxford, Oxford University press). Golovko analizza i marcatori spazio-temporali utilizzati dagli artigiani per costruire le tassonomie del pronome “noi” e la contrapposizione “noi” – altri. Questa analisi consente di distinguere i diversi livelli d’inclusione ed esclusione del gruppo. Un altro livello di analisi include la valutazione degli usi del passato e del presente nel parlato per costruire le dimensioni temporali del discorso. L’analisi dei marcatori spazio-temporali consente di proporre una teoria sulla “distanza” tra i parlanti che influisce la scelta del codice oppure la sua modifica (passaggio dal dialetto all’italiano, la scelta della varietà a seconda dell’interlocutore). La parte dedicata all’ideologia si conclude con un’analisi profonda (sia quantitativa che qualitativa) dei verbi di moto che sono stati raggruppati in una categoria denominata dalla Golovko “verbi di fase” che rappresentano usi non standard dei verbi di moto per esprimere il passaggio da una fase all’altra. Il termine “fasale” prende spunto non dalla letteratura linguistica ma dal libro di Van Gennep “Les rites de passage” che discute dell’importanza dei riti di passaggio nella cultura africana e nella ricerca etnografica e folkloristica. È stato rilevato dalla dottoranda che i passaggi da una fase produttiva all’altra hanno un valore particolare anche nella produzione della ceramica e soprattutto negli usi particolari dei verbi di moto. Analizzati in profondità, questi usi particolari rispecchiano non solo fattori linguistici ma anche la visione e la percezione di queste fasi delicate in modo particolare dagli artigiani stessi. Sono stati descritti i procedimenti linguistici come personalizzazione e alienazione dell’oggetto. Inoltre la dottoranda ha dimostrato la conoscenza della letteratura antropologica non solo inerente la zona da lei studiata ma anche di altre come, ad esempio, dell’Africa Sub Sahariana.
Nella parte successiva del quarto capitolo viene proposta un’altra chiave di lettura delle problematiche linguistiche: l’analisi del lessico utilizzato dagli artigiani per poter classificare i gruppi identitari presenti nella comunità studiata. E’ proposta l’analisi dei rapporti all’interno dei gruppi professionali che sono generalmente classificati come solidarietà e distinzione. La terminologia ha origine sociologica, infatti viene proposto un quadro teorico degli studi sulla solidarietà (Durkheim, Appandurai, Harré, Zoll) e l’adattamento del termine in questo senso coniato da Bourdieu “la distiction”. L’identità linguistica è affrontata sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista sociologico. Per svolgere l’analisi sulle identità assunte dagli artigiani e poter ricondurre la scelta volontaria e a volte non conscia di uno stile (consistente di un insieme di termini) inteso come espressione d’identità assunta dagli artigiani, la dottoranda riflette sul termine “stile” nella sua accezione sociolinguistica, com’è usuale negli studi anglosasoni di ultima generazione (Coupland, Eckert, Irvine e altri). La dottoranda fornisce una classificazione delle identità e ne spiega la motivazione basandosi sui dati empirici raccolti.
La terza parte del quarto capitolo è dedicata all’analisi del linguaggio specialistico degli artigiani e alla descrizione dei tratti solitamente assegnati a questo tipo di linguaggio (monoreferenziaità, trasparenza, sinteticità e altri). La dottoranda svolge un’analisi di carattere semantico dei sinonimi presenti nel linguaggio degli artigiani, analizza il rapporto con la lingua comune, riporta l’uso delle metafore e casi di produttività linguistica.
L’ultima parte del quarto capitolo consiste nell’analisi dei tratti non standard nel linguaggio degli artigiani classificati considerando il livello di variazione (lessico, morfologia e morfosintassi e sintassi) e spiegati con gli esempi tratti dalle interviste. L’autrice riflette sui cambiamenti avvenuti nella lingua parlata italiana e nella sua varietà regionale basandosi sui lavori “classici” della linguistica italiana (Berruto, Sobrero, Stehl, Bruni, D’Achille, Berretta, Tempesta e altri) studiandone attentamente i processi evidenziati nella sua descrizione. Lo scopo e l’apice della tesi consiste nell’analisi del repertorio linguistico degli artigiani e la discussione delle dinamiche in corso (livellamento del dialetto, convergenza e divergenza del dialetto, italianizzazione e regionalizzazione dell’italiano). La dottoranda propone un suo schema di rapporti tra italiano e dialetto motivando pienamente la sua teoria.
A corollario la tesi è composta anche da un glossario dei termini tecnici e un album fotografico che aumentano l’interesse del lavoro dandogli un valore culturale.
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Luce, Amore, Visione. L'ottica nella lirica italiana del Duecento e nel primo DanteTarud Bettini, Simone <1981> 07 June 2010 (has links)
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La tela del tomiside. André Bazin riletto attraverso l'integralità del corpus.Grosoli, Marco <1980> 12 July 2010 (has links)
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Storia in immagini del PCI. Modalità di comunicazione e di propaganda audiovisiva tra attendibilità storica e mercato contemporaneoNicoletti, Chiara <1978> 12 July 2010 (has links)
Il progetto di tesi dottorale qui presentato intende proporsi come il proseguimento e
l’approfondimento del progetto di ricerca - svoltosi tra il e il 2006 e il 2008 grazie alla
collaborazione tra l’Università di Bologna, la Cineteca del Comune e dalla Fondazione Istituto
Gramsci Emilia-Romagna - dal titolo Analisi e catalogazione dell’Archivio audiovisivo del PCI
dell’Emilia-Romagna di proprietà dell’Istituto Gramsci. La ricerca ha indagato la menzionata
collezione che costituiva, in un arco temporale che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, una
sorta di cineteca interna alla Federazione del Partito Comunista Italiano di Bologna, gestita da un
gruppo di volontari denominato “Gruppo Audiovisivi della Federazione del PCI”. Il fondo,
entrato in possesso dell’Istituto Gramsci nel 1993, è composto, oltre che da documenti cartacei,
anche e sopratutto da un nutrito numero di film e documentari in grado di raccontare sia la storia
dell’associazione (in particolare, delle sue relazioni con le sezioni e i circoli della regione) sia, in
una prospettiva più ampia, di ricostruire il particolare rapporto che la sede centrale del partito
intratteneva con una delle sue cellule regionali più importanti e rappresentative.
Il lavoro svolto sul fondo Gramsci ha suscitato una serie di riflessioni che hanno costituito la base
per il progetto della ricerca presentata in queste pagine: prima fra tutte, l’idea di realizzare un
censimento, da effettuarsi su base regionale, per verificare quali e quanti audiovisivi di
propaganda comunista fossero ancora conservati sul territorio.
La ricerca, i cui esiti sono consultabili nell’appendice di questo scritto, si è concentrata
prevalentemente sugli archivi e sui principali istituti di ricerca dell’Emilia-Romagna: sono questi i
luoghi in cui, di fatto, le federazioni e le sezioni del PCI depositarono (o alle quali donarono) le
proprie realizzazioni o le proprie collezioni audiovisive al momento della loro chiusura.
Il risultato dell’indagine è un nutrito gruppo di film e documentari, registrati sui supporti più
diversi e dalle provenienze più disparate: produzioni locali, regionali, nazionali (inviati dalla sede
centrale del partito e dalle istituzioni addette alla propaganda), si mescolano a pellicole
provenienti dall’estero - testimoni della rete di contatti, in particolare con i paesi comunisti, che il
PCI aveva intessuto nel tempo - e a documenti realizzati all’interno dell’articolato contesto
associazionistico italiano, composto sia da organizzazioni nazionali ben strutturate sul territorio
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sia da entità più sporadiche, nate sull’onda di particolari avvenimenti di natura politica e sociale
(per esempio i movimenti giovanili e studenteschi sorti durante il ’68).
L’incontro con questa tipologia di documenti - così ricchi di informazioni differenti e capaci, per
loro stessa natura, di offrire stimoli e spunti di ricerca assolutamente variegati - ha fatto sorgere
una serie di domande di diversa natura, che fanno riferimento non solo all’audiovisivo in quanto
tale (inteso in termini di contenuti, modalità espressive e narrative, contesto di produzione) ma
anche e soprattutto alla natura e alle potenzialità dell’oggetto indagato, concepito in questo caso
come una fonte. In altri termini, la raccolta e la catalogazione del materiale, insieme alle ricerche
volte a ricostruirne le modalità produttive, gli argomenti, i tratti ricorrenti nell’ambito della
comunicazione propagandistica, ha dato adito a una riflessione di carattere più generale, che
guarda al rapporto tra mezzo cinematografico e storiografia e, più in dettaglio, all’utilizzo
dell’immagine filmica come fonte per la ricerca.
Il tutto inserito nel contesto della nostra epoca e, più in particolare, delle possibilità offerte dai
mezzi di comunicazione contemporanei. Di fatti, il percorso di riflessione compiuto in queste
pagine intende concludersi con una disamina del rapporto tra cinema e storia alla luce delle novità
introdotte dalla tecnologia moderna, basata sui concetti chiave di riuso e di intermedialità.
Processi di integrazione e rielaborazione mediale capaci di fornire nuove potenzialità anche ai
documenti audiovisivi oggetto dei questa analisi: sia per ciò che riguarda il loro utilizzo come
fonte storica, sia per quanto concerne un loro impiego nella didattica e nell’insegnamento - nel
rispetto della necessaria interdisciplinarietà richiesta nell’utilizzo di questi documenti - all’interno
di una più generale rivoluzione mediale che mette in discussione anche il classico concetto di
“archivio”, di “fonte” e di “documento”.
Nel tentativo di bilanciare i differenti aspetti che questa ricerca intende prendere in esame, la
struttura del volume è stata pensata, in termini generali, come ad un percorso suddiviso in tre
tappe: la prima, che guarda al passato, quando gli audiovisivi oggetto della ricerca vennero
prodotti e distribuiti; una seconda sezione, che fa riferimento all’oggi, momento della riflessione e
dell’analisi; per concludere in una terza area, dedicata alla disamina delle potenzialità di questi
documenti alla luce delle nuove tecnologie multimediali.
Un viaggio che è anche il percorso “ideale” condotto dal ricercatore: dalla scoperta all’analisi,
fino alla rimessa in circolo (anche sotto un’altra forma) degli oggetti indagati, all’interno di un
altrettanto ideale universo culturale capace di valorizzare qualsiasi tipo di fonte e documento.
All’interno di questa struttura generale, la ricerca è stata compiuta cercando di conciliare diversi
piani d’analisi, necessari per un adeguato studio dei documenti rintracciati i quali, come si è
detto, si presentano estremamente articolati e sfaccettati.
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Dal punto di vista dei contenuti, infatti, il corpus documentale presenta praticamente tutta la storia
italiana del tentennio considerato: non solo storia del Partito Comunista e delle sue campagne di
propaganda, ma anche storia sociale, culturale ed economica, in un percorso di crescita e di
evoluzione che, dagli anni Cinquanta, portò la nazione ad assumere lo status di paese moderno.
In secondo luogo, questi documenti audiovisivi sono prodotti di propaganda realizzati da un
partito politico con il preciso scopo di convincere e coinvolgere le masse (degli iscritti e non).
Osservarne le modalità produttive, il contesto di realizzazione e le dinamiche culturali interne alla
compagine oggetto della ricerca assume un valore centrale per comprendere al meglio la natura
dei documenti stessi.
I quali, in ultima istanza, sono anche e soprattutto dei film, realizzati in un preciso contesto
storico, che è anche storia della settima arte: più in particolare, di quella cinematografia che si
propone come “alternativa” al circuito commerciale, strettamente collegata a quella “cultura di
sinistra” sulla quale il PCI (almeno fino alla fine degli anni Sessanta) poté godere di un dominio
incontrastato.
Nel tentativo di condurre una ricerca che tenesse conto di questi differenti aspetti, il lavoro è stato
suddiviso in tre sezioni distinte.
La prima (che comprende i capitoli 1 e 2) sarà interamente dedicata alla ricostruzione del
panorama storico all’interno del quale questi audiovisivi nacquero e vennero distribuiti. Una
ricostruzione che intende osservare, in parallelo, i principali eventi della storia nazionale (siano
essi di natura politica, sociale ed economica), la storia interna del Partito Comunista e, non da
ultimo, la storia della cinematografia nazionale (interna ed esterna al partito). Questo non solo per
fornire il contesto adeguato all’interno del quale inserire i documenti osservati, ma anche per
spiegarne i contenuti: questi audiovisivi, infatti, non solo sono testimoni degli eventi salienti della
storia politica nazionale, ma raccontano anche delle crisi e dei “boom” economici; della vita
quotidiana della popolazione e dei suoi problemi, dell’emigrazione, della sanità e della
speculazione edilizia; delle rivendicazioni sociali, del movimento delle donne, delle lotte dei
giovani sessantottini.
C’è, all’interno di questi materiali, tutta la storia del paese, che è contesto di produzione ma anche
soggetto del racconto.
Un racconto che, una volta spiegato nei contenuti, va indagato nella forma. In questo senso, il
terzo capitolo di questo scritto si concentrerà sul concetto di “propaganda” e nella sua verifica
pratica attraverso l’analisi dei documenti reperiti. Si cercherà quindi di realizzare una mappatura
dei temi portanti della comunicazione politica comunista osservata nel suo evolversi e, in secondo
luogo, di analizzare come questi stessi temi-chiave vengano di volta in volta declinati e
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rappresentati tramite le immagini in movimento. L’alterità positiva del partito - concetto cardine
che rappresenta il nucleo ideologico fondante la struttura stessa del Partito Comunista Italiano -
verrà quindi osservato nelle sue variegate forme di rappresentazione, nel suo incarnare, di volta in
volta, a seconda dei temi e degli argomenti rilevanti, la possibilità della pace; il buongoverno; la
verità (contro la menzogna democristiana); la libertà (contro il bigottismo cattolico); la possibilità
di un generale cambiamento.
La realizzazione di alcuni percorsi d’analisi tra le pellicole reperite presso gli archivi della regione
viene proposto, in questa sede, come l’ideale conclusione di un excursus storico che, all’interno
dei capitoli precedenti, ha preso in considerazione la storia della cinematografia nazionale (in
particolare del contesto produttivo alternativo a quello commerciale) e, in parallelo, l’analisi della
produzione audiovisiva interna al PCI, dove si sono voluti osservare non solo gli enti e le
istituzioni che internamente al partito si occupavano della cultura e della propaganda - in una
distinzione terminologica non solo formale - ma anche le reti di relazioni e i contatti con il
contesto cinematografico di cui si è detto.
L’intenzione è duplice: da un lato, per inserire la storia del PCI e dei suoi prodotti di propaganda
in un contesto socio-culturale reale, senza considerare queste produzioni - così come la vita stessa
del partito - come avulsa da una realtà con la quale necessariamente entrava in contatto; in
secondo luogo, per portare avanti un altro tipo di discorso, di carattere più speculativo, esplicitato
all’interno del quarto capitolo.
Ciò che si è voluto indagare, di fatto, non è solo la natura e i contenti di questi documenti
audiovisivi, ma anche il loro ruolo nel sistema di comunicazione e di propaganda di partito, dove
quest’ultima è identificata come il punto di contatto tra l’intellighenzia comunista (la cultura alta,
legittima) e la cultura popolare (in termini gramsciani, subalterna).
Il PCI, in questi termini, viene osservato come un microcosmo in grado di ripropone su scala
ridotta le dinamiche e le problematiche tipiche della società moderna. L’analisi della storia della
sua relazione con la società (cfr. capitolo 2) viene qui letta alla luce di alcune delle principali
teorie della storia del consumi e delle interpretazioni circa l’avvento della società di massa. Lo
scopo ultimo è quello di verificare se, con l’affermazione dell’industria culturale moderna si sia
effettivamente verificata la rottura delle tradizionali divisioni di classe, della classica distinzione
tra cultura alta e bassa, se esiste realmente una zona intermedia - nel caso del partito, identificata
nella propaganda - in cui si attui concretamente questo rimescolamento, in cui si realizzi
realmente la nascita di una “terza cultura” effettivamente nuova e dal carattere comunitario.
Il quinto e ultimo capitolo di questo scritto fa invece riferimento a un altro ordine di problemi e
argomenti, di cui in parte si è già detto. La ricerca, in questo caso, si è indirizzata verso una
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riflessione circa l’oggetto stesso dello studio: l’audiovisivo come fonte. La rassegna delle diverse
problematiche scaturite dal rapporto tra cinema e storia è corredata dall’analisi delle principali
teorie che hanno permesso l’evoluzione di questa relazione, evidenziando di volta in volta le
diverse potenzialità che essa può esprimere le sue possibilità d’impiego all’interno di ambiti di
ricerca differenti.
Il capitolo si completa con una panoramica circa le attuali possibilità di impiego e di riuso di
queste fonti: la rassegna e l’analisi dei portali on-line aperti dai principali archivi storici nazionali
(e la relativa messa a disposizione dei documenti); il progetto per la creazione di un “museo
multimediale del lavoro” e, a seguire, il progetto didattico dei Learning Objects intendono fornire
degli spunti per un futuro, possibile utilizzo di questi documenti audiovisivi, di cui questo scritto
ha voluto porre in rilievo il valore e le numerose potenzialità.
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Cinema subalterno. Per uno studio culturale dell'immigrazione nei film italiani dal 1989 al 2009Fiore, Angelita <1980> 12 July 2010 (has links)
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In Between : The Gap of quality L'influenza dell'insegnamento di Gurdjieff nel teatro di Peter Brook, Decalan Donnellan e Robert LepageLombardi, Elisa <1975> 18 June 2010 (has links)
Il Lavoro é incentrato sull' influenza dell'insegnamento di G. I Gurdjieff sul teatro del novecento in particolare sul lavoro di Peter Brook, Declan Donnellan e Robert Lepage
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Il blockbuster cinematografico. Storia, economia, modelli. 1980-2008.Braga, Roberto <1977> 12 July 2010 (has links)
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Stanley Kubrick: architetture dello spazioVacirca, Silvia <1981> 12 July 2010 (has links)
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Modelli di intertestualità nel cinema italiano dei generi: 1950-1954Noto, Paolo <1978> 12 July 2010 (has links)
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