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Desenho contextual: uma abordagem fenomenológico- existencial ao problema da intervenção e restauro em lugares especiais feitos pelo homemCarsalade, Flavio de Lemos January 2007 (has links)
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Previous issue date: 2007 / O restauro em arquitetura tem sido abordado tradicionalmente através dos princípios das artes visuais e da história/ arqueologia. O objetivo desta tese é mostrar que eles não se aplicam universalmente à Arquitetura face à natureza própria desta, a qual incorpora, dentre outras, a dimensão do uso, do espaço articulado e do lugar, além de uma dimensão imaterial ligada à função social. Por outro lado, no seu modo patrimônio, ela também não pode se desvincular da vida e do contexto a que serve. Assim a presente tese se propõe a trabalhar as questões da intervenção arquitetural em espaços notáveis pré-existentes, utilizando as ferramentas da fenomenologia, da hermenêutica e da teoria de Arquitetura de base existencial. / Salvador
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Conservazione e ricostruzione dei tessuti storici dal secondo dopoguerra agli anni settanta. Teoria e prassi del restauro nell'opera del soprintendente Alfredo Barbacci / Preservation and reconstruction of Historical Core of the City from the Post-War Era to 1970'S. Theory and practice of the restoration in the work of Alfredo BarbacciTalò, Francesca <1978> 22 June 2012 (has links)
Il Soprintendente Alfredo Barbacci fu uomo di poliedrica formazione, perito nell’uso di metodiche innovative di restauro ed esperto delle tecniche di ricomposizione delle forme architettoniche dei complessi monumentali, danneggiati dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale.
Quel che, questo studio ha inteso indagare e comprendere, attraverso un approccio critico, sostanziato dalle carte d’archivio, è fondamentalmente il contributo, da egli ha offerto circa la valenza storica e architettonica del tessuto connettivo di base della città, da cui si originava - negli anni della sua attività - l’idea ancora inedita di un bene culturale e sociale nuovo: il centro storico tutto, con annessi monumenti, complessi architettonici nobili ed edilizia minore, di base.
Dando avvio all’analisi sistematica delle teorie e della prassi di Alfredo Barbacci e alla lettura puntuale dei suoi scritti, sono stati razionalizzati il significato, le valenze e le implicazioni del termine edilizia minore all’interno del più ampio contesto del restauro dell’edilizia monumentale e alla luce degli elementi di tendenza, portati all’attenzione dal dibattito delle diverse scuole di pensiero sul restauro, a partire dai primi anni del sec. XX fino agli anni Settanta dello scorso secolo.
Concretamente vi si evidenziano interessanti intuizioni e dichiarazioni, afferenti la necessità di un restauro del tipo integrato, da intendersi come strumento privilegiato di intervento sul tessuto nobile e meno nobile della città antica.
Al termine della sua carriera, il contributo del Soprintendente Barbacci al dibattito scientifico si documenta da sé, nella compilazione a sua firma di quella parte della Relazione Franceschini, in cui si dava proposta di un corpo normativo alla necessità di guardare alla città storica come a un bene culturale e sociale, insistendo come al suo interno era d’uopo mantenere, nel corso di interventi restaurativi, un razionale equilibrio tra monumento ed edilizia minore già storicizzata e che non escludesse anche l’apparato paesaggistico di contorno. / The research analyzes the studies about Conservation, Reconstruction and research for new architectural values of historical core of the city connective tissue, in the work of Alfredo Barbacci from Post-War era to 1970’s.
The research aims to answer, through a critical approach, substantiated by archive documents, an historical question about the kind of leadership that Alfredo Barbacci could boast within the debate on the restoration, although its role and, above all, his thoughts have suffered conflicting opinions. Barbacci was a man of multifaceted training, expert technical and expert in the use of innovative methods of restoration, especially in the recomposition of architectural forms of the monuments damaged during the World War II. He had an important role in the search for historic and architectural value of the connective core tissue of the city.
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History of Restoration in Iran: Origins and Developments from 1900 to 1978Zargaran, Pooya <1980> 09 June 2014 (has links)
This thesis tends to study the origins and developments of the restoration in Iran from its very first moments till the Islamic revolution of 1978.
The thesis is its first study of its kind. While almost all recent occidental ideologies regarding the thematic of restoration and conservation of historic monuments are translated and published in Iran, very little efforts have been done regarding the study of the origins of the formation of restoration in the country.
The diversity of Iranian contexts, multiplicity of the intervening factors and other factors characterized a different background for the raise and developments of restoration in the country; in the thesis the influencing and characterizing factors in the formation and development of restoration in Iran will be defined and studied in detail with relative examples; due to the complexity of the Iranian context and in order to consider all influencing and characterizing factors the thesis, parallel to have formation and development of restoration, as the main scope of the research, the developments influencing factors will be confronted with necessary flashbacks to the main theme, when and where necessary.
A great care will be given to the period of the activity of the restoration experts of IsMEO which is thesis will be called as the period of the introduction of the modern principles of restoration into Iranian context; the fundamental ideologies, practical and theoretical principles of IsMEO will be identified and studied in details; important case of studies of the restoration of IsMEO will be analyzed in details and the innovative aspect of the presence of Italian experts of IsMEO will be revealed.
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Per un atlante dell'architettura storica bolognese. Caratteri costruttivi e conservazione consapevole / For an atlas of historical Bolognese architecture. "Conscious" conservation and construction characteristicsConserva, Francesco <1980> 12 September 2013 (has links)
La ripresa degli studi sulla manualistica del recupero ha contribuito, attraverso una lettura tecnica vista in prospettiva storica, a diffondere sensibilità conoscitiva e consapevolezza del patrimonio premoderno. Tuttavia l’esigenza di superare il tracciato delineato dall’uso dei manuali di recupero – da molti intesi, semplicisticamente, come cataloghi per soluzioni architettoniche di ripristino e ricostruzione – ha reso indispensabile una riflessione sul reale bisogno di questi strumenti e sulle loro ripercussioni operative. Se i manuali, spesso, esprimono una visione statica e totalizzante dell’edilizia storica, l’atlante dichiara una concezione dinamica e “sempre aperta”, in cui ogni elemento rilevato è caso a sé. L’atlante fa, quindi, riferimento ad una concezione “geografica” in cui la catalogazione non è esaustiva e dogmatica ma, contrariamente, dà luogo ad un repertorio di casi criticamente analizzati nell’ottica della conoscenza e della conservazione.
L’obiettivo della ricerca non è consistito, pertanto, nel descrivere la totalità dei caratteri costruttivi e delle loro combinazioni, ma nell’individuare casi singoli che sono letti ed interpretati all’interno del loro contesto storico-costruttivo e che valgono quale monito per un’azione progettuale consapevole, orientata al minimo intervento e alla compatibilità fisico-meccanica, figurativa e filologica.
Nello specifico la ricerca, collocata in un riferimento temporale compreso tra il XIII e il XIX secolo, ha approfondito i seguenti caratteri: solai lignei, appartato decorativo in cotto e portali.
Attraverso un approccio interdisciplinare lo studio si è proposto di contribuire alla costituzione di una metodologia di ricerca sulle tecniche costruttive storiche, ravvisando nel momento conoscitivo la prima fase del progetto di conservazione. È indiscusso, infatti, il solido legame che esiste tra conoscenza, progetto ed operatività. Solo attraverso la consapevolezza storica e architettonica del manufatto è possibile individuare scelte conservative criticamente vagliate ed operare in funzione della specificità del caso in esame e delle sue reali necessità. / The research aims to identify a survey of Bolognese wooden floors, terracotta friezes and portals. Every element that characterizes the Bolognese historical architectural organism has been studied from an historical-critical and historical-technical point of view thanks to the prolific relationship between indirect sources and direct ones, in order to reach the full understanding of each architectural components. This awareness is the first step for a ‘conscious’ planning strategy of conservation which is consistently valid from a methodological point of view but not standardized in technical applications.
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Stile. Teoria e prassi nell'opera di Viollet-le-Duc / Style. Theory and practise in the opera of Viollet-le-Duc / Style. Théorie et pratique dans le œuvre de Viollet-le-DucSerrau, Andrea <1986> 26 May 2014 (has links)
Per Viollet-le-Duc lo “stile” «è la manifestazione di un ideale fondato su un principio» dove per principio si intende il principio d’ordine della struttura, quest’ultimo deve rispondere direttamente alla Legge dell’”unità” che deve essere sempre rispettata nell’ideazione dell’opera architettonica.
A partire da questo nodo centrale del pensiero viollettiano, la presente ricerca si è posta come obiettivo quello dell’esplorazione dei legami fra teoria e prassi nell’opera di Viollet-le-Duc, nei quali lo “stile” ricorre come un "fil rouge" costante, presentandosi come una possibile inedita chiave di lettura di questa figura protagonista della storia del restauro e dell’architettura dell’Ottocento. Il lavoro di ricerca si é dunque concentrato su una nuova lettura dei documenti sia editi che inediti, oltre che su un’accurata ricognizione bibliografica e documentaria, e sullo studio diretto delle architetture.
La ricerca archivistica si é dedicata in particolare sull’analisi sistematica dei disegni originali di progetto e delle relazioni tecniche delle opere di Viollet-le- Duc. A partire da questa prima ricognizione, sono stati selezionati due casi- studio ritenuti particolarmente significativi nell’ambito della tematica scelta: il progetto di restauro della chiesa della Madeleine a Vézelay (1840-1859) e il progetto della Maison Milon in rue Douai a Parigi (1857-1860).
Attraverso il parallelo lavoro di analisi dei casi-studio e degli scritti di Viollet- le-Duc, si è cercato di verificare le possibili corrispondenze tra teoria e prassi operativa: confrontando i progetti sia con le opere teoriche, sia con la concreta testimonianza degli edifici realizzati. / Viollet-le-Duc accounts “style” as «the expression of an ideal, founded on a principle» in which principle embodies the principle of order of the structure. The latter must aswer directly to the Law of “units” that must always be respected in the design of the architecture.
Starting from this central crux of the mindset of Viollet-le-Duc, this research has the goal of exploring the links between theory and practice in the work of Viollet-le-Duc, in which the “style” marks a constant thread, arising as a possible intepretation of this starring figure in the history of architecture and restoration of the nineteenth century.
The research project focuses on a new reading of both published and unpublished documents, in addition to a careful bibliographical and documentary survey and a direct study of architectures.
The examination of the archive is dedicated to the systematic analysis of the original drawings of projects and to the technical connections among the works of Viollet-le-Duc.
Starting from this first investigation, two case-studies emerged as especially significant under the elected subject matter: the restoration project of the Madeleine a Vezelay church (1840-1859) and the work of the Maison Milon in rue Douai a Paris (1857-1860).
Through the simultaneous work of analysis of the case-studies and the writing of Viollet-le-Duc, they tried to verify the possible correlations between theory and operational practise, comparing the projects to both the theoretical works and the tangible evidence of the buildings. / Selon Viollet-le-Duc, le “style” est la «manifestation d'un idéal établi sur un principe», où avec principe l'on entend le principe de structure qui doit satisfaire directement la loi d'unité, et cette dernière doit être toujours respectée lors de la conception d'une œuvre d'architecture.
À partir de cet élément crucial de le pensée de Viollet-le-Duc, ce travail a pour objet d'explorer les liens entre théorie et pratique dans l'œuvre de l'architecte français, où le “style” représente un “fil rouge”, et même une possible clef de lecture pour mieux interpréter ce protagoniste dans le domaine de la restauration et de l'architecture du XIXème siècle.
Le travail c’est concentré sur une nouvelle lecture des documents, soit publiés soit inédits. Davantage je me suis basé sur une soignée reconnaissance bibliographique et documentaire, et sur l’étude des architectures. La recherche des archives s’est dédiée en particulier à l’analyse systématique des dessins originals de projet et des relations techniques des oeuvres de Viollet-le-Duc. À partir de cette première reconnaissance, ont été sélectionnés deux cas- étude considérés particulièrement importants en ce qui concerne la thématique choisie: le projet de restauration de l’église de la Madeleine à Vézelay (1840-1859) et le projet de la Maison Milon en rue Douai à Paris (1857-1860).
À travers le parallèle travail d’analyse des cas-étude et des écrits de Viollet- le-Duc, on a cherché vérifier les possibles correspondances entre théorie et pratique en vigueur: en confrontant les projets soit avec les oeuvres théoriques, soit avec le témoignage concret des édifices réalisés.
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La conservazione viva dell'esistente. Storia, progetto e restauro nell'opera di Josef Wiedemann / The living preservation of heritage. History, project and restoration in Josef Wiedemann's work / Die lebendige Erhaltung des Vorhandenen. Die Geschichte, der Entwurf und die Restaurierung im Werk von Josef WiedemannSignorelli, Leila <1984> 10 June 2014 (has links)
La tesi analizza, nel quadro del secondo dopoguerra, quattro casi studio scelti tra le opere di ricostruzione dell’architetto Josef Wiedemann (1910-2001) nel centro di Monaco di Baviera: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). L’architetto si occupa di opere simbolo della città di Monaco, affrontando la loro ricostruzione come un tema fondante per la storia e l’identità del popolo bavarese, ma soprattutto come un’occasione per definire un metodo d’intervento sulle rovine della guerra. Il suo lavoro è caratterizzato infatti per la ricerca costante di una sintesi tra interesse per la conservazione dell’antico e apertura al nuovo; ispirandosi all’insegnamento del maestro Hans Döllgast, Wiedemann traccia una nuova originale strada per l’intervento sull’antico, segnata da una profonda capacità tecnico-progettuale e dall'attenzione alle nuove esigenze a cui deve rispondere un’architettura contemporanea.
Partendo dai suoi scritti e dalle sue opere, si può rilevare un percorso coerente che, partendo dalla conoscenza della storia dell'edificio, ripercorrendone l’evoluzione dallo stato che potremmo definire “originario” allo stato di rovina, giunge a produrre nel progetto realizzato una sintesi tra il passato e il futuro. L'architetto, nella visione di Wiedemann, è chiamato a un compito di grande responsabilità: conoscere per progettare (o ri-progettare) un edificio che porta impressi su di sé i segni della propria storia. Nel metodo che viene messo progressivamente a punto operando nel corpo vivo dei monumenti feriti dalla guerra, è percepibile fino a distinguerlo chiaramente l’interesse e l’influenza del dibattito italiano sul restauro.
La conservazione “viva” dell'esistente, così come viene definita da Wiedemann stesso, si declina in modo diverso per ogni caso particolare, approdando a risultati differenti tra loro, ma che hanno in comune alcuni principi fondamentali: conoscere, ricordare, conservare e innovare. / The thesis analyzes within the framework of the Second World War four case studies selected among the works of reconstruction of the architect Josef Wiedemann (1910-2001) in the center of Munich: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). The architect is responsible for the recontruction of some significant buildings in Munich, addressing them as a fundamental theme in the history and identity of the Bavarian people, but above all as an opportunity to define a method of intervention on the ruins of war. His work is characterized by the constant investigation for a synthesis between the need of the preservation of heritage and the innovation; Wiedemann is inspired by the teaching of Hans Döllgast and he tracks a new original way for the intervention on heritage, marked by a deep capacity for technical planning and attention to the requirements to be observed in contemporary architecture.
Starting from his writings and his works, one can detect a coherent way of intervention, starting from the knowledge of the building's history, tracing the evolution from the "original" state to the ruin: the architectural project produces a synthesis between the past and the future. The architect, in the vision of Wiedemann, is called to a task of great responsibility: to project an intervention on a building that bears the signs of its story.
In the method that will be progressively carried out working on the “body” of the monuments wounded by the war, is perceptible the interest and influence of the Italian debate on restoration.
The “living preservation” of historic building – as it's defined by Wiedemann himself – comes in different ways for each particular case, arriving at different results between them, but they have in common some basic principles: to know, to remember, and keep innovating / Forschungsgegenstände der Thesis sind vier Bauwerke in der Innenstadt von München, die von Wiedemann während der Nachkriegszeit wiederaufgebaut worden sind: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972).
Der Architekt kümmert sich besonders um diese für München symbolischen Denkmäler, da er zum einen die Rekostruktion als unerlässislichen Schritt zur Wiederherstellung der Identität der Stadt und des bayerischen Volkes ansieht, und zum anderen nutzt er die Gelegenheit, um eine Methode für den Umgang mit Ruinen aus dem Krieg festzulegen.
Seine Arbeit ist durch die kontinuierliche Suche einer Syntese zwischen der Bewahrung des Alten und einer gleichzeitigen Öffnung dem Neuen gegenüber gekennzeichnet.
Wiedemann inspiriert sich an den Lehren Hans Döllgasts und schlägt einen neuen originellen Weg im Umgang mit dem Antiken ein, welcher durch eine fundierte Kompetenz im Bezug auf technische Entwürfe sowie die Berücksichtigung der neuen Herausforderungen, denen eine moderne Architektur gerecht werden muss, geprägt ist.
Bei der Methode, welche schrittweise bei der Restaurierung am “lebenden Körper” der im Krieg verletzten Denkmäler in die Tat umgesetzt wurde, lassen sich eindeutig das Interesse und der Einfluss der italienische Debatte über die Restaurierung belegen.
In den Schriften von Wiedemann, welche großteils gegen Ende seiner aktiven Schaffensphase verfasst wurden, als sein Werk bereits große Anerkennung innerhalb der akademischen Welt Europas fand, findet sich die Bestätigung dafür, dass er sich tatsächlich auf die italienische Debatte bezieht, denn in Italien sieht er das richtungsgebende Land in Bezug auf die Erhaltung des historischen architektonischen Erbes. Er zitiert vielfach die Carta di Venezia als maßgebliche Richtlinie für den Umgang mit dem Kulturerbe. Die explizite Bezugnahme auf dieses Dokument und die zahlreichen Italien-Reisen binden sein “Tun” an die Gründungsväter der italienische Restaurierung, indem er die Bemühungen und Ansätze von Cesare Brandi, Ambrogio Annoni, Roberto Pane, Piero Gazzola und Renato Bonelli teilt.
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Preexistência, patrimônio e projetoChagas, Maurício de Almeida 06 June 2013 (has links)
Submitted by Francisco Costa (xcosta@ufba.br) on 2013-06-06T14:27:30Z
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Tese Maurício de Almeida Chagas.pdf: 5020021 bytes, checksum: 192f4542a915dda04120e840aaee23ab (MD5) / A constatação da fragilidade da fundamentação conceitual e dos referenciais práticos das argumentações que justificam tomadas de decisão, nas avaliações de propostas de intervenção em preexistências patrimoniais, arquitetônicas e urbanísticas das instituições responsáveis por sua preservação, estimulou a realização deste trabalho. Partindo-se da avaliação da pertinência e da eficácia da aplicação dos critérios de valor histórico e estético, sob o ponto de vista do presente, empreendeu-se a reflexão teórica exploratória e o estudo de casos,abordando os seus vínculos com questões mais amplas como linguagem, memória, identidade, representação, arte, arquitetura, cidade, preexistência, patrimônio e projeto. Com base no pressuposto da desatualização de critérios e procedimentos empregados, o percurso analítico efetuado objetiva contribuir para identificar opções de ampliar a duração dos objetos arquitetônicos e dos conjuntos urbanos remanescentes do passado, com a adoção de entendimentos e procedimentos de reconhecimento, análise, aprovação e fiscalização das adequações funcionais, formais e tecnológicas afinados com a pluralidade de possibilidade do pensamento contemporâneo, entendendo-as como mais afeitas às questões de projeto arquitetônico que às teorias do restauro. / Salvador
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Restauro de duas casas modernistas como subsídio para um método / Restoration of two modernist houses as input to a methodOliveira, Giceli Portela Cunico de 19 June 2015 (has links)
Pode-se recuar a teorização do restauro de Arquitetura até Winckelmann: sua \"História da Arte\", publicada em Dresde em 1764, apresenta um nível de detalhamento nas descrições e até de processos construtivos gregos e romanos, que transcende as preocupações explícitas com a História da Arte. Seu pensamento é que os remanescentes são os documentos imprescindíveis para se contar a evolução da Arquitetura - nas entrelinhas, ficando a necessidade de sua preservação. No entanto, aceita-se academicamente Ruskin como iniciador da reflexão e teorização. Praticava-se, em seus dias, uma preservação sem critérios seguros que, no seu entendimento, comprometia o valor documental e histórico dos monumentos: as ruínas eram preferíveis a essas obras, entrando aí, como é óbvio, um forte componente do romantismo vigente. Nesse sentido, opunha-se a Violet-le-Duc que defendia como proposta teórica o restauro estilístico. Camillo Boito é quem, na verdade, dá a partida para a teorização que, evoluindo, é a que se aceita até hoje: formula critérios e diretrizes para se pensar o processo de restauro. Suas ideias são desenvolvidas por G.Giovanoni, preparando caminho para as cartas de Atenas e, finalmente, a de Veneza, ainda a \"cartilha\" dos restauradores. Ideias essas que têm sua formulação teórica mais precisa e desenvolvida em Cesare Brandi, em sua \"Teoria da Restauração\". A acelerada evolução tecnológica do século XX - bem como o ingresso, no rol dos bens patrimoniais, das obras do Modernismo - tornou necessário estender a aplicação dos conceitos teóricos às novas tecnologias: - que princípios devem nortear as intervenções restaurativas na Arquitetura Moderna, quando esta estiver focada como patrimônio cultural? - quais as posturas teóricas, quais as reflexões que devem estruturar os pensamentos, antes dos procedimentos técnicos, por parte do arquiteto, diante dos novos problemas propostos pela expansão do universo de bens patrimoniais, englobando a arquitetura modernista? Neste trabalho, procuramos contribuir para essas reflexões e teorizações, conduzindo a um método que entendemos necessário antes da abordagem da obra de restauro. Embora convindo que as obras - como as de qualquer período ou tecnologia - tenham uma individualidade prioritária, há sempre uma base comum que deve ser considerada e a partir da qual evoluem os procedimentos do arquiteto. É para a formação/formatação dessa base comum que pretendemos contribuir com nossa experiência em duas obras importantes do acervo patrimonial do modernismo brasileiro. / You can trace back the theory of architecture restoration to Winckelmann: his \"Art History\", published in Dresden in 1764, presents a level of detail in the descriptions and even about the Greek and Roman construction processes, transcending the explicit concern with Art History. His thinking is that the remainings are the documents necessary to tell the evolution of architecture - in between the lines, stays the need for its preservation. However, Ruskin is accepted as the starter of the reflection and theorization. He practiced during his days a preservation without insurance criteria that in his understanding compromised the documentary and historical value of monuments: the ruins were preferable to those works, bringing an obvious and strong component of the current romanticism. In this sense, his thoughts were opposed to Violet-le-Duc who advocated for the theoretical proposal of the the stylistic restoration. Camillo Boito is who actually started the theory that, evolving, is the one accepted today: it formulates criteria and guidelines to think about the restoration process. His ideas are developed by G.Giovanoni, preparing the way for the letters of Athens and finally to Venice, even the restores \"spelling book\". These ideas that have their theoretical formulation more precise and developed in Cesare Brandi, in his \"Theory of Restoration.\" The rapid technological developments of the 20th century - as well as the entry of the Modernism works in the list of assets - made it necessary to extend the application of theoretical concepts to new technologies: - Which principles should guide the restorative interventions in Modern Architecture, when it is focused as cultural heritage? - What are the theoretical positions, which reflections must structure the thoughts before the technical procedures by the architect before the new problems posed by the expansion of the assets universe, encompassing the modernist architecture? In this paper, we try to contribute to these reflections and theories, leading to a method we have deemed necessary before the restoration work approach. While befitting that the works from any period or technology have a priority individuality, there is always a common basis that should be considered and from which the architect procedures evolve. It is for training / formatting of that common ground we want to contribute our experience in two important works of the net assets of Brazilian modernism.
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Uma fronteira sutil: entre o projeto do novo e a conservação do existente - Brasil e Itália no século XXICalabrese, Federico 04 September 2018 (has links)
Submitted by federico calabrese (fedecal@hotmail.com) on 2018-09-20T01:01:27Z
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TESE FEDERICO CALABRESE PT.pdf: 49210156 bytes, checksum: 0b8724acaec05c321715584ce57c6d3a (MD5) / FAPESB / A pesquisa investiga a relação entre duas culturas aparentemente diferentes: a da conservação do existente e a do projeto do novo. Realiza-se uma primeira aproximação inteiramente dentro do âmbito da restauração e conservação, através do pensamento dos principais teóricos atuais destes campos disciplinares.O trabalho examina as questões teóricas que esse dualismo traz, que podem ser consideradas como palavras-chave - tradição, continuidade, história - e que se condensam na prática projetual através do modus operandi do construir no construído. Isso é feito a partir da experiência projetual e da especulação teórica de três mestres do século passado, que representam, em primeiro lugar, as duas áreas geográficas da pesquisa – o Brasil e a Itália - com três protagonistas: Lucio Costa para o Brasil, Ernesto Nathan Rogers para a Itália e Lina Bo Bardi como ponte entre os dois países. Isso traz algumas questões cruciais na nossa pesquisa: a relação entre a teoria e a prática projetual; como, e se, em uma sociedade altamente fragmentada e instável como a nossa, ainda faz sentido falar sobre teoria no campo disciplinar da arquitetura, que para nós também inclui o campo da restauração e conservação. Finalmente, através da análise de projetos que intervém no construir no construído nas duas áreas geográficas da pesquisa (Brasil e Itália), tentamos entender se e como as novas gerações de arquitetos conseguem resolver esta relação delicada entre duas culturas que durante muito tempo foram consideradas antitéticas e que, para alguns estudiosos, ainda são. São projetos deste século e de arquitetos que não têm formação específica nas áreas da restauração e conservação, mas atuam de forma cuidadosa, com sensibilidade e com rigor ao se aproximar do texto histórico, mas sem cair na armadilha da imitação e sempre afirmando, com o projeto, um ato de cultura contemporânea. Ao longo do texto essas tramas descritas vão entrelaçando-se de forma não linear, criando conexões inesperadas que dão vida a uma história genealógica capaz de ser lida a partir do final ou desde o meio da narrativa, que, como as tramas tecidas que compõem esta história, pode ser comparada a um emaranhado sem fim nem começo. / The research investigates the relationship between two apparently different cultures; the conservation of the existing one and the project of the new one. A first approach is entirely within the territory of restoration and conservation, through the thinking of the main current theorists of this disciplinary field. The work investigates the theoretical issues that this dualism brings, that can be considered as keywords: tradition, continuity, history and that condense in the design practice through the modus operandi of build in the built. This is done from the projectual experience and theoretical speculation of three masters of the last century, which represent, firstly, the two geographic areas of research, which are Italy and Brazil, with three protagonists: Lucio Costa for Brazil, Ernesto Nathan Rogers to Italy and Lina Bo Bardi as bridge between the two countries.This brings up one of the crucial questions for our research: the relationship between theory and design practice, and how, and if, in a highly fragmented and unstable society like ours, it still makes sense to talk about theory in the disciplinary field of architecture, which for us also includes the field of conservation and restoration. Finally, through the analysis of projects that operate in the build in built in the two geographical areas of research (Brazil and Italy), we try to understand if and how the new generations of architects can solve this delicate relationship between two cultures that for a long time was considered antithetical and which, for some scholars, still is. They are projects of this century and architects who do not have specific training in the areas of conservation and restoration, but operate in a careful way, with sensitivity and rigor when approaching the historical text, but without falling into the trap of imitation and always affirming, with the project, an act of contemporary culture.
Throughout the text these described plots enter into a non-linear way, creating unexpected connections that give life to a genealogical history that can also be read from the end or from the middle of the narrative, which, like the woven plots that make up this story, can be likened to an empire without end or beginning.
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Estudo tecnológico do chalé de ferro IOEPA: subsídios para a salvaguarda de arquitetura de ferro no BrasilPalácios, Flávia Olegário January 2011 (has links)
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Flávia Palácios.pdf: 23109802 bytes, checksum: 0af0c3e2fffa7162e828abd75b168dde (MD5) / O uso do ferro na arquitetura intensificou-se a partir da segunda metade do século XVIII na Europa, e sua influência estendeu-se a vários países em crescimento, como o Brasil. A instalação de edifícios de fácil construção, como os metálicos, foi necessária, e considerada sinal de modernidade por ser de simples montagem e transporte. Mesmo possuindo valor histórico, tecnológico e arquitetônico, muitos desses edifícios não existem mais, pois não foram poupados nos diversos processos de grandes transformações por que passam várias cidades brasileiras, como Belém,
que possui grande número de exemplares de edificações em ferro, inclusive os três
únicos chalés inteiramente de ferro do país, construídos segundo o Sistema Danly,
da fábrica belga Forges d’Aiseau. Um deles, o chalé IOEPA, encontra-se
desmontado, sem documentação atual do seu estado de conservação e da quantidade de peças ainda existentes. Vários componentes arquitetônicos foram perdidos ou danificados pelo armazenamento incorreto, expostos às intempéries e submetidos à corrosão crescente. Este é um exemplar único e sua importância histórica e arquitetônica deve ser assegurada. O objetivo desse estudo é propor
subsídios para a salvaguarda da arquitetura de ferro no Brasil. O chalé IOEPA foi escolhido como modelo de aplicação da pesquisa por ser o exemplar ideal, já que se encontra desmontado e em alto nível de degradação. A metodologia do estudo abrange duas frentes de pesquisa: documental e tecnológica. A pesquisa
documental abrange a aquisição de dados métricos e quantitativos. O processamento das informações coletadas, utilizando métodos tradicionais de documentação aliados às tecnologias CAD, visa auxiliar a remontagem virtual do edifício, identificando a quantidade de peças existentes, assim como balizar os
processos restaurativos, no que se refere às áreas afetadas por intempéries e o
número de réplicas necessárias. A pesquisa tecnológica está dividida em três
etapas. A primeira referente à análise da caracterização física, química e
mineralógica de amostras de peças metálicas e de camadas de revestimento,
utilizando os seguintes ensaios laboratoriais: densidade pelo picnômetro de Hubbard, tração, MEV, DRX, microscopia ótica e fluorescência de raios-X. A
segunda refere-se à avaliação estrutural do edifício por meio do FTOOLS; e a
terceira ao diagnóstico e propostas restaurativas. Como resultados da
documentação foram desenvolvidos para 1.785 peças, desenhos, fichas cadastrais,
ix projeto de montagem, reconstituição virtual auxiliada por tecnologias CAD. Por meio da pesquisa tecnológica determinaram-se as propriedades físicas do ferro, a cor de tinta utilizada, a composição química e mineralógica da liga metálica e das camadas de proteção; o diagnóstico e as diretrizes restaurativas. Devido ao desenvolvimento deste estudo, foi possível concluir que a metodologia aplicada pode ser utilizada em diversos edifícios metálicos, pois auxiliou na comprovação de que o chalé IOEPA pode ser remontado baseado nas informações coletadas e processadas
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