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STRATEGIC NETWORKS AND FOREIGN EXPANSION: THE CASE OF ITALIAN AGRIFOOD SMALL AND MEDIUM-SIZED ENTERPRISES

GHEZZI, DANIELE MARIA 22 April 2010 (has links)
La tesi analizza le strategie di internazionalizzazione delle imprese agroalimentari di piccole e medie dimensioni, con particolare riferimento al caso italiano. In particolare, vengono prese in esame diverse forme di alleanze strategiche interorganizzative che tali imprese possono adottare per incrementare l'espansione internazionale e l'ingresso in nuovi mercati. A questo proposito, la tesi è essenzialmente articolata in due studi, uno riguardante il lato "a monte" della catena del valore (ossia il mercato di fornitura), e l'altro il versante "a valle", ossia il mercato del cliente finale. / The thesis analyzes agrifood SMEs internationalization strategies, with specific reference to the Italian case. In particular, the study focuses on the different forms of interorganizational strategic networks to foster geographic expansion and foreign market entry. Regarding this matter, moreover, the thesis is basically articulated in two studies, one concerning the upstream side of the value creation system (i.e. the supply market), while the other the downstream side (i.e. customer market).
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Social entrepreneurship implementation in developing countries: pursuing an effective blended value creation

MASI, ANTONIO GIUSEPPE 01 March 2011 (has links)
La tesi è finalizzata a indagare l’efficacia dell’imprenditoria sociale quale strumento di contrasto a situazioni di grave povertà e disagio sociale nei paesi in via di sviluppo. Particolare attenzione è rivolta alle principali sfide derivanti dal molteplice sforzo di promuovere lo sviluppo socio-economico locale, garantire la sostenibilità economica delle iniziative e - talvolta - tutelare l’ambiente naturale. La prima parte della tesi fornisce un framework teorico sull’imprenditoria sociale, con specifico riferimento ad alcuni aspetti critici della sua stessa essenza, alle sue potenzialità nella lotta alla povertà e ai caratteri distintivi del suo processo di implementazione. La seconda parte presenta due analisi empiriche sviluppate con il metodo dei casi e afferenti, rispettivamente, gli ambiti del non-profit e del for-profit. La prima esamina i processi di identificazione delle opportunità e di costruzione del business model, al fine di mettere in luce le divergenze esistenti tra le prospettive sociale, economica ed ambientale, e di comprendere come coniugarle; la seconda identifica alcune cruciali variabili - interne ed esterne - che incidono sul processo di implementazione ed implicano la necessità di conciliare finalità, approcci e strumenti tipici degli ambiti filantropico e imprenditoriale, ai fini di una efficace creazione di valore socio-economico. / The thesis aims at investigating social entrepreneurship attitude to truly act as a crucial tool in the fight against deep poverty and social disadvantages in developing countries, with a particular focus on the main challenges faced by social entrepreneurial organizations in their attempt to promote local social-economic development, while ensuring their own economic viability, and (sometimes) preserving global environment. The first part of the thesis provides a theoretical framework about social entrepreneurship landscape, with specific attention to some crucial aspects of its essence, its potentiality against poverty, and some distinctive features of its implementation process. The second part presents two empirically-based analyses carried out by using case-study method, respectively from the for-profit and the not-for-profit domains. The former investigates the processes of opportunity recognition and business model design, with the aim to highlight the divergences among social, economic, and environmental perspectives, and to understand how to combine them; the latter identifies some crucial - internal and external -variables affecting the implementation process and implying the need for a mix between charitable and business aims, approaches, and tools, for a successful blended value creation.
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Sistemi di cost management e cambiamento aziendale: un'analisi delle condizoni di efficacia

MORELLI, MARCO 30 March 2012 (has links)
Per molte aziende, ristrutturazione e riduzione dei costi sono al centro dell’agenda strategica. Come sottolinea anche la recente letteratura, la crisi economica scoppiata nel 2008, e tuttora in atto, sta esercitando una forte pressione sulle modalità di funzionamento dei sistemi di controllo in generale e di cost management più in particolare. Il presente lavoro di tesi si pone l’obiettivo di comprendere come si originano e si sviluppano i processi di innovazione nei sistemi di cost management in contesti aziendali caratterizzati da fenomeni di cambiamento e quali sono le condizioni di efficacia nell’implementazione di tali interventi. Per perseguire tale obiettivo, vengono analizzati tre casi, riletti alla luce di un modello neoistituzionalista di cambiamento aziendale. Contrariamente alla tradizionale predilezione della letteratura scientifica per un approccio meramente tecnico al tema dei sistemi di cost management, la tesi dimostra come un’efficace gestione degli stessi richieda la comprensione dell’esito dell’interrelazione di variabili ambientali e istituzionali esterne e dinamiche organizzative e istituzionali interne. / For many organizations, restructuring and cost management are key issues in their strategic agenda. As highlighted by the recent literature on management accounting, the current economic crisis is putting enormous pressure on the functioning of cost management systems in most organizations in the world. The main objective of this research is to analyze the relationship between management accounting change (i.e., cost management initiatives) and organizational change. The thesis relies on qualitative data collected through three longitudinal case studies. The analysis draws on a neo-institutional framework which integrates the insights of recent neo-institutional works in accounting. Our findings show that cost management systems cannot be considered only as technical mechanisms. In fact, an effective implementation of cost management initiatives requires the comprehension of the complex interrelationships between competitive and institutional variables and intraorganizational dynamics.
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MODELLI DI DIMENSIONAMENTO, QUALIFICAZIONE E LOCALIZZAZIONE DI STRUTTURE OSPEDALIERE NELLA REGIONE CALABRIA

QUATTRONE, GIUSEPPE 13 May 2013 (has links)
Il sistema sanitario ha un ruolo fondamentale nella crescita economica di un paese e per tale motivo è oggetto di continue revisioni, nel tentativo di trovare il giusto equilibrio tra risorse necessarie e risorse disponibili. L’elevata complessità del settore spinge la ricerca scientifica a sviluppare modelli che spieghino al meno in parte l’insieme di attività che costituiscono il processo produttivo al fine di ottenere un miglioramento complessivo nella qualità del servizio offerto. Con questo lavoro viene proposto l’utilizzo congiunto di due strumenti quantitativi, utilizzati in geo-grafia spaziale e in ricerca operativa, che rappresentano in modo dinamico il flusso di pazienti all’interno di una specifica area geografica. / The health system has a fundamental role in the economic growth of a country and for this reason it is subject to constant revisions, in an attempt to find the right balance between resources. The high complexity of the sector pushes scientific research to develop models that explain at least part of the set of activities that constitute the manufacturing process in order to obtain an improvement in the overall quality of the service offered. In this paper we proposed the joint use of two quantitative tools used in geography and space operations research, which dynamically represent the flow of patients within a geographical area.
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La Struttura Finanziaria Delle Banche / BANKS' LEVERAGE

SAMORI, DOMITILLA FLAVIA 06 April 2011 (has links)
Questa tesi cerca di analizzare le determinanti della struttura finanziaria delle banche. Si ritiene generalmente che il leverage ratio bancario sia determinato indirettamente tramite l’applicazione di requisiti patrimoniali, in particolare requisiti legati al rischio dell’investimento come nello schema di Basilea II. Molti dei recenti contributi empirici criticano questa tesi ed anzi individuano fattori di mercato come principali variabili nella determinazione del leverage. Una collezione dei recenti studi in materia viene raccolta nel primo capitolo. Nel secondo capitolo, si analizza l’impatto dei requisiti patrimoniali sulla struttura finanziaria delle banche all’interno di un modello di signaling. Viene dimostrata l’esistenza di un equilibrio di separazione, in cui i requisiti patrimoniali non sono vincolanti per ogni tipo di banca; si dimostra inoltre che in equilibrio esiste una relazione negativa tra il leverage bancario e la qualità degli attivi: è infatti la banca di minore qualità ad avere un leverage maggiore. Questo risultato, in contrasto con la tradizionale teoria di finanza aziendale, può aiutare a comprendere alcuni episodi della recente crisi finanziaria ed interroga l’efficacia del sistema di Basilea II. Infine, nell’ultimo capitolo, viene condotta un’analisi empirica sulle determinanti del leverage bancario . Sono identificate relazioni stabili e negative tra il leverage delle banche incluse nel campione e la qualità dei loro attivi. Questo risultato si conferma al variare degli strumenti utilizzati per identificare la qualità degli attivi. Questa relazione negativa ci suggerisce che le banche si pongano l’obiettivo di targettizzare un certo livello di leverage per dare un segnale al mercato circa la loro qualità intrinseca: migliore la qualità degli attivi, minore è il loro utilizzo di leva finanziaria. Queste banche rinunciano ad intraprendere investimenti profittevoli pur lanciare un messaggio al mercato e ridurre il costo del finanziamento. / This thesis analyzes banks’ choices over their leverage ratio targeting. It is commonly believed that the banks’ leverage ratio is implicitly driven by the risk-related regulation set by the Basel Committee. Many recent empirical studies on the subject challenge this presumption and suggest that factors other than regulation drive the banks’ choices on leverage. A review of the recent contributions on the subject is presented in the first chapter. In the second chapter we study how capital requirements affect banks' capital structure within a standard signaling model. We prove the existence of a separating equilibrium in which capital requirements are not binding for every type of bank, and we show that in equilibrium there exists a negative relationship between bank's leverage and its intrinsic quality: it is the low type bank that takes on more debt. This result, in contrast with the traditional theory of corporate finance, sheds some light on some of the recent financial crises episodes and hence questions the effectiveness of the current regulatory environment. Finally, in the last chapter, we conduct an empirical analysis on the cross-sectional determinants of banks' leverage. We find a negative and stable relation between banks leverage and the quality of their assets. This result is proved valid under different definition of assets' quality, based on ex-ante and ex-post expectation of the realization of asset quality. The results suggest that banks might target a certain leverage ratio to reveal their true quality to the market: the higher quality banks signal their private information to the market with a lower level of leverage, passing over some profitable opportunities to gain from a lower cost of funding.
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Il processo di Internazionalizzazione economica ed il processo di internazionalizzazione aziendale: Il caso studio Australiano

Bettini, Federico Alberto <1981> 03 July 2009 (has links)
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Processi di Isomorfismo Coercitivo e riflessi di progettazione organizzativa: uno studio del settore assicurativo italiano / Coercive Isomorphism and organizational design: a study of the Italian insurance industry

MORLACCHI, CHRISTIAN 01 March 2011 (has links)
I sistemi finanziari si sono sempre contraddistinti per la loro natura fiduciaria e il ruolo di sostegno alla stabilità dei mercati (Bianchi, 2002). Quanto affermato giustifica il verificarsi, in determinati contesti di mercato, di crisi economiche di portata straordinariamente ampia. Il legislatore italiano, quindi, al fine di favorire uno sviluppo controllato del settore, negli ultimi anni ha rivolto il focus della regolamentazione normativa verso l’individuazione e la prevenzione di diversi rischi tipici di settore, soprattutto quelli legati all'operatività e quelli di tipo legale e reputazionale. In questo contesto, la teoria dell’Isomorfismo coercitivo si colloca per comprendere quali siano i motivi di adeguamento delle organizzazioni a normative ai fini della legittimazione nei confronti dell’ambiente in cui operano. La ricerca si pone quindi l’obiettivo di indagare i riflessi organizzativi e di governance delle imprese di assicurazione, legati a un processo di isomorfismo coercitivo attraverso la teoria della dipendenza dalle risorse, in particolare quelle reputazionali. / Financial Services are always being recognized like robustness and trust institutions (Bianchi 2002). In fact they always give a fundamental contribute to the stability of economic and social environment. This fact in some conditions, like the present ones, has often created very large financial crisis. More than in the past Italian laws in the financial services, aim at prevent some risk like operational, compliance and reputational ones. The theory of Coercive Isomorphism aim at explains how the organizations try to legitimate themselves towards their social and economic environment. In this direction the study aim at analyzed how coercive isomorphism had influenced the organizational design in the Italian insurance sector. In order to explain this process I used the RBV (Resource Based View) theory to explain how reputation could be a very strategic resource to gain robustness and trust in financial institutions after the crisis, so I analyzed how organization build reputation trough the processes compliance to the new law.
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SOCIAL IMPACT ASSESSMENT: THE MEASUREMENT OF CHANGE

LANGELLA, VALENTINA 20 January 2015 (has links)
Tutte le organizzazioni hanno un impatto che riguarda l'economia, la società e l'ambiente naturale. Gli studi accademici di diversi filoni di ricerca (ad business and society studies, accounting, strategic management) propongono diverse definizioni di "impatto sociale" (Latane, 1981; Burdge & Vanclay, 1996;. Emerson et al, 2000;. Clark et al, 2004 ). Tutte queste definizioni descrivono, in modo più o meno esplicito, il concetto di "cambiamento", essendo basati sulla “teoria del cambiamento” (Weiss, 1972; Anderson, 2004) - vale a dire, il cambiamento che un'organizzazione può produrre nel modo di vivere delle persone, nella cultura, personale nelle aspirazioni, ma anche rispetto alla comunità, ai sistemi politici, l'ambiente, la salute e il benessere. La misurazione dell’impatto sociale conduce l'organizzazione a considerare i cambiamenti prodotti sugli stakeholders come risultato di una serie di rapporti causa-effetto proposteidalla teoria del cambiamento. L'obiettivo della misurazione dell’impatto sociale è quindi di capire, in termini sociali, ambientali ed economici, i cambiamenti che si sono verificati nella vita delle parti interessate, a causa di attività di organizzazioni, al fine di comunicarlo (Nicholls et al, 2009). Nonostante il crescente interesse sulla misurazione dell'impatto sociale, la produzione accademica sull'argomento è ancora scarsa. La presente tesi contribuisce alla discussione in corso, concentrandosi sulla teoria, i concetti e strumenti per misurare l'impatto sociale. In particolare, due contesti di analisi sono presi in considerazione: la finanza etica e l'educazione all'imprenditorialità. La tesi si compone di tre articoli. La prima ricerca vuole fornire una revisione della letteratura sul tema della misurazione dell'impatto sociale nel contesto della finanza etica, il secondo articolo è una ricerca-azione su una metodologia per misurare l'impatto sociale delle banche etiche sviluppata attraverso lo studio del caso estremo di Banca Popolare Etica, e la terza ricerca riguarda il contesto della formazione imprenditoriale e mira a studiare l'impatto di un programma MBA sugli antecedenti dell’intenzione all'imprenditorialità di studenti in Ghana. Più in dettaglio, il primo documento è intitolato " Review of impact assessment methodologies for ethical finance ". Questo documento fornisce una rassegna completa della letteratura sulla misurazione dell'impatto sociale nelle banche etiche. In particolare, si discute l'approccio delle banche etiche all’impatto sociale e alla misurazione dell'impatto sociale considerando diversi studi e analisi, poi proponendo un elenco di indicatori e outcomes da utilizzare per evidenziare l'impatto sociale delle attività delle banche etiche. Si segnalano, inoltre, alcune lacune nella letteratura che abbiamo posto come questioni aperte per la ricerca futura. La ricerca è stata portata avanti con due partner: la Fédération Européenne des Banques et Ethiques Alternative (FEBEA) e l’Institute of Social banks (ISB). Il titolo della seconda ricerca è: " Measurement of social impact in financial institutions: the case of Banca Popolare Etica ". Si tratta di una ricerca-azione su una metodologia per misurare l'impatto sociale delle banche etiche, fondata sul caso di studio di Banca Popolare Etica. Usiamo un set di dati composto da 1.385 organizzazioni e 1324 individui, beneficiari dei finanziamenti, per studiare la misurazione dell'impatto sociale dei progetti finanziati. Integrando in un unico processo di valutazione (sia quantitative che qualitative) diverse metodologie generalmente utilizzate singolarmente per la misurazione di impatto sociale (Social Return on Investment (SROI), Impact Reporting Investment Standards (IRIS) e storytelling), il caso mostra come i limiti tradizionali di metodologie per misurare l'impatto sociale possono essere superati. Il terzo e ultimo studio è intitolato " Does entrepreneurial education impact on antecedents of entrepreneurial intention? An analysis of an Entrepreneurship MBA in Ghana". Questo studio ha lo scopo di analizzare gli effetti di un programma di educazione all'imprenditorialità, sugli antecedenti dell'intenzione imprenditoriale di studenti in un paese in via di sviluppo. Lo studio analizza i risultati di una ricerca di impatto eseguita con partecipanti di uno specifico programma di formazione all'imprenditorialità: il "E4impact MBA", tenuto dal l'Istituto Cattolico di Business and Technology - CIBT in Accra, Ghana. Il metodo misto impiegato, era un approccio esplicativo (Creswell, Plano Clark et al, 2003), con un disegno quasi-sperimentale (Cohen e Manion, 1989) con test pre e post e misure di cambiamento auto-percepito. Abbiamo valutato i cambiamenti nelle caratteristiche psicologiche imprenditoriali (Need for achievement, Self-efficacy, Locus of control; Risk taking propensity; Tolerance for ambiguity) e competenze e conoscenze personali (Creatività, Conoscenza, Flessibilità, Networking e analisi) sul modello esteso della Teoria del Comportamento Pianificato. L'analisi mostra che il programma di educazione all'imprenditorialità ha un forte impatto sugli antecedenti psicologici e cognitivi delle intenzioni imprenditoriali. Quindi, la partecipazione al programma di educazione all'imprenditorialità può influenzare positivamente le intenzioni imprenditoriali degli studenti e il controllo comportamentale percepito sostenendo l'idea che le università hanno un ruolo fondamentale nel plasmare e promuovere le intenzioni imprenditoriali e le abilità attraverso programmi di formazione all'imprenditorialità. / All organizations have impacts that affect economy, society and the natural environment. Academics from different streams of research (i.e. business and society studies, accounting, strategic management) propose several definitions of “social impact” (Latané, 1981; Burdge & Vanclay, 1996; Emerson et al., 2000; Clark et al., 2004). All these definitions describe, more or less explicitly, the concept of “change”, being each one based on the Theory of Change (Weiss, 1972; Anderson, 2004) – i.e., the change that an organization can produce in people’s way of life, culture, personal and property rights, fears and aspirations, but also with respect to community, political systems, environment, health and wellbeing. The measurement of social impact leads the organization to consider the changes on stakeholders as a result of the set of cause-effect relations proposed by the theory of change. The objective of social impact measurement thus is to understand, in social, environmental and economic terms, changes that have occurred in stakeholders’ lives because of organizations activities, in order to communicate it (Nicholls et al, 2009). Despite a growing interest on social impact measurement, academic production in the topic is still scarce. The present Ph.D. thesis contributes to the ongoing discussion by focusing on the theory, concepts and tools to measure social impact. In particular, two context of analysis are at issue: ethical finance and entrepreneurship education. The work consists of three papers. The first research wants to provide a review of the literature on the issue of measuring the social impact in the context of ethical finance, the second paper is an action research on a methodology for measuring the social impact of ethical banks developed through the extreme case study of Banca Popolare Etica, and the third research concerns the context of entrepreneurial education and aims at studying the impact of an MBA program on the antecedents of entrepreneurship intention of students in Ghana. More in details, the first paper is entitled “Review of impact assessment methodologies for ethical finance”. This paper provides a comprehensive review of the literature on measuring the social impact in ethical banks. Specifically, we discuss the approach of ethical banks to social impact and social impact measurement considering several studies and frameworks of analysis, then proposing a list of indicators and outcomes to be used to highlight the social impact of ethical banks’ activities. We also point out some gaps in the literature that we left as questions open for future research. The research was carried on with two partners: the Fédération Européenne des Banques Ethiques et Alternatives (FEBEA) and the Institute of Social banks (ISB). The title of the second paper is: “Measurement of social impact in financial institutions: the case of Banca Popolare Etica”. This is an action research on a methodology for measuring the social impact of ethical banks, grounded on the case study of Banca Popolare Etica. We use a dataset of 1,385 organizations and 1,324 individuals, recipients of funding, to study the measurement of the social impact of the projects funded. Integrating in a single assessment process (both quantitative and qualitative) various methodologies generally singularly used for the measurement of social impact (Social Return on Investment (SROI), Impact Reporting Investment Standards (IRIS) and storytelling), the case shows how the traditional limitations of methodologies to measure social impact can be overcome. The third and last study is entitled “Does entrepreneurial education impact on antecedents of entrepreneurial intention? An analysis of an Entrepreneurship MBA in Ghana”. This study has the aim to analyze the effects of an entrepreneurship education program, on the antecedents of entrepreneurial intention of students in a developing country. The study analyzes the results of an impact research conducted with participants to a specific entrepreneurship education program: the “E4impact MBA”, held by the Catholic Institute of Business and Technology – CIBT in Accra, Ghana. The mixed method design employed, was an explanatory approach (Creswell, Plano Clark et al., 2003) with a quasi-experimental design (Cohen and Manion, 1989) featuring both pre-post tests and self-perceived change measures. We assessed changes in entrepreneurial psychological characteristics (Need for achievement, Self-efficacy, Locus of control; Risk taking propensity; Tolerance for ambiguity) and personal skills and knowlwdge (Creativity, Knowledge, Flexibility, Networking and Analysis) following the extended model of the Theory of Planned Behaviour. The analysis shows that the entrepreneurship education program has a strong impact on psychological and cognitive antecedents of entrepreneurial intentions. That is, participation in entrepreneurship education program can positively influence students’ entrepreneurial intentions and perceived behavioral control supporting the idea that universities have a key role in shaping and fostering entrepreneurial intentions and abilities through entrepreneurship education program.
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L'introduzione dei Big Data nelle organizzazioni ambidestre: evidenze dall'industria bancaria / THE INTRODUCTION OF BIG DATA IN AMBIDEXTROUS ORGANIZATIONS: EVIDENCES FROM THE BANKING INDUSTRY

PALAZZESI, ALBERTO 06 March 2015 (has links)
Nel corso degli ultimi anni l'industria finanziaria ha incominciato a identificare nei Big Data una potenziale leva strategica per la relazione banca-cliente. Tuttavia, come evidenziato in vari contributi, le organizzazioni incontrano alcune difficoltà nell’implementare suddette tecnologie poiché il livello di innovazione richiesto si scontra con quelle prassi e norme ben radicate nelle macchine operative degli intermediari finanziari. Il presente lavoro, supportato da una rassegna della letteratura sull'implicazione organizzativa dei Big Data, descrive un progetto realizzato da una banca europea che, nell'ultimo anno, ha introdotto nei propri sistemi informativi i Big Data per supportare l’operatività dei gestori corporate nell'ambito della relazione banca-azienda. Utilizzando “l'ambidestrismo” come framework teorico (basato sul conflitto exploration-exploitation), questa tesi propone alcune soluzioni a livello organizzativo per risolvere le tensioni tra: i soggetti coinvolti in attività di innovazione radicale (exploration activities) e i soggetti coinvolti in attività che mirano alla standardizzazione e all'efficientamento continuo (exploitation activities) delle operation degli intermediari finanziari. Sei mesi di osservazioni dirette e quarantasei interviste condotte trasversalmente su quattro unità della banca costituiscono la base dati principale del contributo empirico di questo lavoro di tesi / In recent years the financial industry has begun to identify Big Data as a potential strategic leverage in the bank-customer relationship. According to different contributions, organizations are generally facing some difficulties in introducing these technologies because the degree of innovation required generally clashes with those standards and practices rooted in the operating machine of the financial intermediaries. This work, supported by a review of the literature on the Big Data organizational implications, describes a project developed by a European bank that, in the last year, introduced these technologies within its information systems to support managers in the bank-corporate relationship. Using the “ambidexterity” as a theoretical framework (based on the tradeoff between exploration and exploitation), this thesis proposes some organizational solutions to resolve tensions between: those subjects involved in activities regarding radical innovations (exploration activities) and those involved in activities aimed at the standardization and at the continuous efficiency (exploitative activities) of the bank’s operations. Six months of direct observations and forty six interviews conducted across four units of the bank represent the main basis of the empirical contribution of this thesis.
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MULTIMARKET COMPETITION E STRATEGIE INTERNAZIONALI: EVIDENZE NEL SETTORE DEL FASHION RETAILING / Multimarket competition and international strategy: empirical evidence in the fashion retailing industry

DAGNINO, IRENE 20 January 2015 (has links)
Il lavoro analizza gli effetti della multimarket competition sulle principali undici aziende multinazionali operanti nel fashion retailing, e approfondisce l’analisi del posizionamento strategico che le imprese scelgono in ciascun mercato. L’analisi empirica mostra che, per le aziende che si confrontano su diversi mercati comuni, il grado di market commonality con i concorrenti è negativamente associato alla redditività a livello di gruppo. Inoltre, i risultati mostrano che le imprese differenziano il posizionamento sulla base dell’ importanza strategica del mercato: minore risulta essere l’importanza strategica, maggiore è il markup applicato. Le imprese tendono quindi a ricercare, nei mercati strategicamente poco rilevanti, un posizionamento più alto, che giustifichi un markup più elevato rispetto al posizionamento ottenuto a livello globale. Inoltre, la dimensione del mercato influisce sull’effetto che le scelte di posizionamento generano sulla redditività locale. Nello specifico lo studio mostra che: (a) nei mercati grandi la redditività maggiore è associata ad aziende che registrano simultaneamente quote di mercato elevate e livelli di markup maggiori; (b) nei mercati piccoli la redditività maggiore è basata alternativamente sulla ricerca di quote di mercato maggiori o di un prezzo più alto (elevato markup). / This study investigates the outcomes of multimarket competition using data on the top eleven global fashion retailers, and deepens the analysis of the strategic positioning that firms choose in each foreign market where they operate. Empirical results suggest that the level of international market commonality with direct competitors is negatively related to their corporate financial performance. Moreover, focusing on the strategies of the single local units, the results of the analysis show that firms do not choose the same positioning in all their international markets, but they rather differentiate their positioning. In markets that constitute a small fraction of a firm’s total export, fashion retailers tend to skim the market commanding fairly higher price compared with their average global pricing level. Furthermore, market size also has influence on strategic positioning and on the relationship between strategic positioning and financial performance. Specifically, this study shows that: (a) in large markets, the winning strategy requires both a high market share and a high pricing; (b) in small markets, winning strategies can be based either on large market share or on high pricing.

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