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Intelligenza artificiale in medicina e gestione del rischio. L’imputazione del danno da AI-based medical devices e la responsabilità penale per colpa

La Vattiata, Federico Carmelo 28 October 2022 (has links)
La ricerca, condotta secondo il metodo interdisciplinare e in comparazione tra Unione europea e Stati Uniti d’America, mira a indagare i profili di risk management relativi allo sviluppo e alla immissione sul mercato/messa in servizio dei dispositivi medici di intelligenza artificiale (IA). Speciale attenzione viene rivolta al ruolo del diritto penale nella gestione del “rischio da IA” (con particolare riferimento alla responsabilità colposa per “danno da dispositivo medico AI-based”) nell’ordinamento italiano, espressione della tradizione giuridica di civil law e parte dello “spazio di libertà, sicurezza e giustizia” (v. art. 3, paragrafo 2 TUE) determinato dall’adesione della Repubblica italiana all’Unione europea, e nell’ordinamento federale statunitense, titolare (in virtù dell’art. I § 8 U.S. Constitution) della potestà normativa nella materia de qua e rappresentativo della tradizione giuridica di common law. Segnatamente, la Parte I è dedicata alla disamina delle caratteristiche tecniche dell’IA e delle sue principali applicazioni in medicina, nonché all’illustrazione dell’avanzato livello del dibattito angloamericano in ordine alle decisioni in stato di incertezza scientifica. Nella Parte II vengono illustrate le discipline applicabili alle diverse fasi del “ciclo di vita” di un AI-based medical device, con riguardo prima all’ordinamento dell’Unione europea, poi all’ordinamento federale statunitense. Discipline, queste, aventi natura essenzialmente amministrativistica (o para-amministrativistica), sia che si tratti di hard law (come nel caso dei principali strumenti normativi UE), sia che si tratti soft law (come, invece, prevalentemente si riscontra negli USA), e dalle quali promanano norme di condotta a contenuto cautelare. La Parte III affronta il tema della tutela penale di dette regole cautelari. L’indagine si conclude con una riflessione circa i principali punti “di forza” e “di debolezza” dei sistemi comparati, e, dal punto di vista dell’ordinamento italiano, con una proposta in chiave de lege ferenda: i.e., onde evitare (poco coerenti) effetti disincentivanti dell’attività (consentita) in questione, si auspica una riforma di sistema finalizzata a riequilibrare la portata del diritto penale, in armonia con gli strumenti offerti dal diritto amministrativo e dal diritto civile.
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Diritto penale ed intelligenza artificiale: il caso delle auto a guida autonoma

Compostella, Roberto 30 September 2021 (has links)
Il presente lavoro nasce con l’obiettivo di indagare le possibili ripercussioni penali derivanti dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale e più nello specifico dallo sviluppo delle auto a guida autonoma. In particolare, nel momento in cui si sta scrivendo questo lavoro, le auto a guida autonoma stanno già circolando per le strade di tutto il mondo, pur essendone autorizzata la circolazione, ad oggi, solo per le finalità di test scientifici. In breve tempo, tuttavia, tali veicoli potranno essere venduti ed utilizzati; questa circostanza impone una ricerca scientifica che indaghi quali potranno essere i più rilevanti problemi per il diritto penale; problemi che il legislatore, prima, ed i giudici, poi, si troveranno ad affrontare. Premessa tale finalità, la ricerca, metodologicamente, deve seguire necessariamente più direzioni. A fronte di una prima ricostruzione del fenomeno dell’intelligenza artificiale e delle auto a guida autonoma, ove si farà riferimento ai principali testi “normativi” che si sono finora interessati al tema, sarà necessario soffermarsi su due diverse “macro” aree della responsabilità penale: la responsabilità individuale del conducente dei veicoli a guida autonoma (fintanto che ci sarà la necessità di un conducente) e la responsabilità derivante dalla produzione dei veicoli. Medio tempore, tuttavia, fil rouge del lavoro sarà anche quello di comprendere se, per rispondere ai problemi che questo nuovo settore porrà, sia davvero necessario o consigliato l’utilizzo dello strumento penale o se, invece, non sia preferibile l’implementazione di strumenti giuridici diversi.
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Tra concetto e prova: le interazioni del diritto penale con l'epistemologia giudiziaria

Picinali, Federico January 2011 (has links)
Il progresso del pensiero giuridico è talvolta ottenuto tramite la rivisitazione di vecchie dicotomie. La granitica separazione tra diritto penale sostanziale e processuale rientra tra queste: si tratta di un’eredità ingombrante che, a ragione, il pensiero penalistico contemporaneo problematizza con sempre maggiore frequenza, mostrando l’opacità della demarcazione tra le due branche e promuovendo un approccio metodologico interdisciplinare. Il presente lavoro riflette criticamente sulla citata dicotomia, in particolare mettendo in luce lo stretto legame tra la creazione e l’interpretazione della disposizione penale, da un lato, e l’accertamento degli enunciati fattuali, dall’altro. La ricostruzione del fatto, analizzata attraverso lo studio dello standard probatorio, è qui intesa come il procedimento che dà alla tipicità dimensione effettiva e, pertanto, come l’indefettibile polo dialettico della legalità sostanziale. Affinché quest’ultima possa esplicare le sue fondamentali funzioni garantistiche si reputa necessario non solo che l’accertamento degli enunciati fattuali sia rispettoso dello standard ‘al di là di ogni ragionevole dubbio’, ma anche, e prima ancora, che i concetti penalistici siano suscettibili di essere provati in giudizio. Il lavoro insiste su queste due condizioni invitando il penalista ad accostare l’ispirata riflessione dogmatica a un attento confronto con la realtà del processo.
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Le misure di prevenzione del terrorismo e dei traffici criminosi internazionali

Pasculli, Lorenzo January 2012 (has links)
Obiettivo della presente ricerca è stata la ricognizione, la sistematizzazione e la critica delle misure di prevenzione negative praeter delictum del crimine globale previste dal diritto internazionale e sovranazionale. Si è cercato di adottare un metodo rispondente al carattere, appunto, globale della materia, nonché all’esigenza di offrirne una lettura sistematica universale. In questo senso, si è fatto largo uso della comparazione giuridica, al fine di individuare principi, categorie e prassi comuni, con cui interpretare anche il diritto internazionale e sovranazionale. Il lavoro si è strutturato in quattro parti. Nella prima si è introdotto il problema della possibile confusione fra pene e misure preventive predelittuali, che, applicate senza idonee garanzie di certezza legale, si prestano a fungere da pene del mero sospetto. Nella seconda parte si è affrontata l’evoluzione della prevenzione negli ordinamenti contemporanei, con particolare riferimento all’impiego di misure negative da parte del potere politico in tempi di emergenza. Nella terza parte sono state esaminate, in un quadro d’insieme, le esperienze e le categorie maturate da vari ordinamenti nazionali in materia di prevenzione. Nell’ultima parte si è cercato di interpretare alla luce di tali strumenti i modelli di prevenzione di diritto internazionale e sovranazionale. All’esito della nostra ricerca è emerso come il ricorso a misure di prevenzione negativa praeter delictum sia prerogativa comune ad ogni ordinamento giuridico, se non altro nei casi in cui vengano meno l’efficacia deterrente della pena e l’efficacia di interventi di prevenzione positiva. In certi paesi tali misure sono uno strumento ordinario di lotta alla criminalità pur sempre riconducibili ai principi garantistici del diritto penale, in altri contesti esse vengono usate quali misure eccezionali o di guerra, in una concezione utilitaristica che, in nome della ragione politica, tende a giustificare indiscriminati sacrifici delle libertà e dei diritti individuali, come la tortura e i “targeted killings”. Nonostante alcuni significativi interventi della Corte di Giustizia dell’Unione europea, la disciplina delle misure negative adottate dagli ordinamenti internazionali e sovranazionali risulta ancora troppo legata a logiche politiche e troppo svincolata da principi e garanzie in grado di tutelare, quanto meno, un nucleo inderogabile di diritti e libertà fondamentali.
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Lo stato di necessità è il suo fondamento. Uno studio comparato.

Castillo Morales, Juan Pablo January 2018 (has links)
La presente ricerca analizza le due impostazioni più note all’interno del dibattito penalistico in tema di fondamento dello stato di necessità giustificante, ovvero la teoria dell’interesse prevalente e la tesi della solidarietà. Nella prima parte di questa indagine si assume come premessa concettuale e dogmatica l’importanza pratica che ha il compito di individuare il fondamento dello stato di necessità, il quale, inoltre, costituisce un concetto giuridico generale, che è possibile riconoscere in altri settori dell’ordinamento giuridico. Per quanto riguarda la tesi dell’interesse prevalente, questa indagine analizza la sua evoluzione storica e dogmatica. Tale analisi si svolge con lo scopo di valutare se le critiche che da qualche tempo le vengono mosse siano fondate o meno. In particolare, quella riguardante il presunto collettivismo del principio derivato dal fatto che esso sarebbe manifestazione di un utilitarismo incompatibile con la struttura e funzione attribuita al diritto «moderno». Per contro, la tesi sostenuta in questo lavoro consiste nel ritenere che l’interesse prevalente è la manifestazione di una norma di cultura, nozione del resto collegata ad una tradizione filosofica tutt’altro che omologabile all’utilitarismo. La determinazione degli interessi che predominano nei confronti di altri non viene determinata dall’alto, ma è l’esito di un rapporto di tipo orizzontale che sussiste tra i singoli appartenenti ad una data comunità. Nella parte dedicata al principio di solidarietà, questa indagine svolge una sintesi della sua evoluzione in quanto concetto o principio giuridico, con l’obiettivo di rendere ancora più evidente la critica che viene svolta nella parte finale, ovvero l’essere un concetto che per principio presuppone un rapporto di tipo verticale, cioè un rapporto di potere, il quale risulta piuttosto incompatibile con un diritto penale di stampo liberale. Da questa critica si comprende come il concetto che si propone per dotare di contenuto assiologico il principio dell’interesse prevalente sia quello di «fraternità», ritenuto, d’altronde, un valore essenziale, in un diritto concepito in termini personalistici. Nell’ultima parte si analizza l’impatto di queste due teorie all’interno del dibattito italiano e cileno.
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QUESTIONI DI ANTICIPAZIONE DELLA TUTELA PENALE A PARTIRE DAI REATI AMBIENTALI

MALDONATO, LUCIA 08 July 2019 (has links)
La tesi si propone l'obiettivo di investigare il ruolo che il diritto penale può avere nel fronteggiare i cosiddetti "problemi della modernità". In particolare, ci si interroga sulle reali capacità che lo strumento penalistico, attraverso i reati di pericolo astratto e delle fattispecie incentrate sul principio di precauzione, può avere nel garantire adeguata tutela ai sistemi ecologici. Il primo capitolo del lavoro è dedicato alla disamina critica delle posizioni dottrinali emerse in ordine alla definizione del pericolo quale elemento costitutivo della fattispecie, mentre il secondo si concentra sull'analisi del principio comunitario di precauzione, con l'obiettivo di segnalare i rischi dell'appiattimento della legislazione penale su tale principio. Nel corso dei successivi capitoli lo studio si concentra sulla complessa realtà della legislazione ambientale e vuole evidenziare, da un lato, come le fattispecie di pericolo astratto presunto mal si prestino a garantire opportuna salvaguardia al sistema complesso costituito dalle matrici ecologiche e, dall'altro, come la recente introduzione dei reati contro il bene ambiente all'interno del codice penale non abbia affatto rimediato ai diversi profili di ineffettività del sistema. In conclusione del lavoro, si propone un nuovo modello di gestione della questione ambientale, fondato su una più marcata valorizzazione dei profili di responsabilità della persona giuridica, unico soggetto realmente in grado di prevenire e contrastare i più gravi fatti di compromissione ambientale. / The thesis aims to investigate the role that criminal law can play in dealing with the so-called "problems of modernity". In particular, the paper investigates the real capabilities that the criminal instrument can have in guaranteeing adequate protection to ecological systems. The first chapter of the work is dedicated to the critical examination of the doctrinal positions in order to define danger as a constitutive element of the crime, while the second focuses on the analysis of the precautionary principle. In the following chapters, the study focuses on the complex reality of environmental legislation and aims to highlight, on one hand, how crimes of abstract danger cannot guarantee adequate protection to the complex system constituted by the ecological matrices and, on the other hand, how the recent introduction of crimes against the environment within the criminal code has not at all remedied the different profiles of ineffectiveness of the system. In conclusion, a new model of managing environmental issue is proposed, based on a more marked enhancement of the profiles of responsibility of the legal person, the only subject really able to prevent and counter the most serious facts of environmental compromise.
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IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE FRA "DIRITTO EMOTIVO" E "RIGORE SCIENTIFICO" / THE PRECAUTIONARY PRINCIPLE BETWEEN "EMOTIONAL" LAW AND SCIENTIFIC RIGOR

BIGNAZZI, SARAH 01 March 2010 (has links)
Nell’odierna società postmoderna la percezione di insicurezza ha condotto l’opinione pubblica a manifestare pressanti esigenze di maggior tutela rispetto a potenziali fonti di rischio, la cui effettiva pericolosità non è ancora stata oggetto di accertamento. A tal fine è stato elaborato a partire dagli anni Sessanta il principio di precauzione che è stato progressivamente recepito sia a livello internazionale, sia (successivamente) a livello nazionale, con particolare riferimento alla tutela dei beni giuridici ambiente e salute. Oggetto di valutazione nella presente tesi è innanzitutto l’eventuale base scientifica dello stesso principio di precauzione e la necessaria valutazione del rischio, prodromica alla sua applicazione. Dopo di che è stata esaminata la compatibilità del principio di precauzione con l’attuale sistema penale italiano, ed in particolare con i criteri di accertamento richiesti per la sussistenza del nesso di causalità, con gli elementi che compongono la struttura dei reati di pericolo (astratto e concreto) ed infine con l’elemento soggettivo colposo. Si è inoltre esaminato un caso paradigmatico di applicazione del principio di precauzione nel diritto penale, con riguardo alla fattispecie codicistica del getto pericoloso di cose ex art. 674 c.p. Un caso «esemplare» di applicazione del principio di precauzione è poi rintracciabile nella disciplina in materia di sicurezza alimentare ed in particolare in quella (sia comunitaria che italiana) relativa all’impiego di organismi geneticamente modificati. / In today's postmodern society's perception of insecurity has led the public to demonstrate the pressing need for better protection against potential sources of risk, the actual risk which has not yet been investigated. To this goal, from the Sixties the precautionary principle has been progressively implemented both internationally, and (later) at the national level, with particular reference to the protection of environment and health. Evaluated in this thesis is first of all the possible scientific basis of the same principle of precaution and the necessary assessment of risk, prodromal to its application. After that has been considered the compatibility of the precautionary principle with the current Italian criminal law, particularly with the assessment criteria required for the existence of a causal link, with the elements that make up the structure of the offenses of danger (abstract and concrete) and finally with the element of subjective fault. It was also considered a paradigmatic case of application of the precautionary principle in criminal law, with regard to jet dangerous things according to the art. 674 Italian criminal code. An “exemplary” case of the application of the precautionary principle is also detectable in the discipline in terms of food safety and in particular in that (both Community and Italian) on the use of genetically modified organisms.
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ATTIVITA' DI PROTEZIONE CIVILE E RESPONSABILITA' PENALE

FIORELLI, ALESSANDRA 23 June 2015 (has links)
L’interesse a realizzare un approfondimento delle responsabilità penali connesse al fallimento delle attività di protezione civile sorge in connessione all’incremento di procedimenti penali a carico di operatori della Protezione Civile. Collocato l’obiettivo primario nella individuazione delle condizioni di dichiarazione della responsabilità, inquadrato il fenomeno di flessibilizzazione delle categorie penalistiche emerso nella prassi giudiziaria in risposta al bisogno sociale di sicurezza, l’indagine si snoda attraverso due aree tematiche idealmente suddivise, volte alla ricostruzione della disciplina dedicata alla P.C. e alla descrizione dei criteri di affermazione della responsabilità, secondo un approccio per problematiche che segue l’incedere dell’accertamento. Quale trait d’union il rischio, elemento trasversale dell’intera analisi, è oggetto delle attività di protezione civile da un lato, fattore di distorsione delle categorie penalistiche in funzione espansiva della responsabilità dall’altro, manifestazione della necessità di scindere la visuale prospettica della funzione di valutazione e gestione del rischio da quella di giudizio sul fallimento dell’attività previsionale. Le soluzioni prospettate, calate nella realtà giudiziaria attraverso l’analisi critica del procedimento sul terremoto dell’Aquila, si muovono in un’ottica di equilibrio tra opposti valori di sicurezza e libertà, in vista di una tutela penale che, se non può a priori essere esclusa, deve situarsi entro confini imposti dalle garanzie penalistiche. / The interest in realizing an in-depth analysis of the criminal responsibilities related to the failure of the activities of civil defence arises from the increase in criminal proceedings against workers of the Civil Defence. Given the phenomenon of versatility of the elements of crime risen from the social need for safety, the main purpose of the investigation is the identification of the conditions of statement of responsibility. The investigation is divided in two thematic areas intended to remodel the legislation of Civil Defence and describe the criteria of statement of responsibility. As a joining link, the risk, cross element of the whole analysis, is both the subject of the activities of civil defence and a factor of distorsion of the elements of crime and expression of the necessity to distinguish the perspectival view of the management of risk from that of judgement on the failure of previsional activity. The proposed solutions, placed in the legal reality of the criminal procedure of Aquila earthquake, have a perfect balance between the opposite values of safety and freedom, in order to grant a legal protection which cannot be excluded and must be placed within the borders of the guarantees of the criminal procedure.
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LA PERSECUZIONE DEI CRIMINI INTERNAZIONALI TRA MECCANISMI DI IMPUTAZIONE COLLETTIVA E RESPONSABILITÀ PENALE PERSONALE: LO STRANO CASO DELLA ‘JOINT CRIMINAL ENTERPRISE’ / PROSECUTING LARGE-SCALE ATROCITIES IN INTERNATIONAL CRIMINAL COURTS BETWEEN COLLECTIVE FORMS OF IMPUTATION AND INDIVIDUAL CRIMINAL LIABILITY: THE STRANGE CASE OF 'JOINT CRIMINAL ENTERPRISE'

GASPARINI, IRENE 24 May 2017 (has links)
La ricerca affronta una particolare forma di responsabilità concorsuale per crimini internazionali chiamata ‘joint criminal enterprise’ (JCE), creata dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Yugoslavia. Il perno attorno al quale la ricerca si svolge è la suscettibilità di un tale criterio di imputazione di trasformarsi in un veicolo di responsabilità penale collettiva. Al fine di discutere dei punti di frizione di questo meccanismo ascrittivo con il fondamentale principio di responsabilità penale individuale e colpevole, l’autrice si propone di tracciare innanzitutto una cornice teorica più ampia. Il punto di partenza va individuato nella polarizzazione tra due forze che agiscono in senso opposto: una macro-dimensione, composta da fattori collettivizzanti (fattore storico, sistemico e teleologico), e una micro-dimensione che tenta di comprimere la responsabilità penale nei rigidi confini della colpevolezza. Collocata dunque al centro della “tensione” tra queste due forze opposte, la ‘joint criminal enterprise’ rivela i suoi caratteri più problematici, specialmente con riferimento ai requisiti di un nesso eziologico “indiretto” e a un elemento soggettivo fortemente indebolito. Addentrandosi infine nell’analisi comparata di sistemi di common law e civil law, l’autrice propone all’interprete internazionale diverse argomentazioni e correttivi al fine di un’applicazione della JCE che sia maggiormente conforme al principio di responsabilità penale personale e colpevole. / The thesis discusses a particularly problematic mode of liability for international crimes: the doctrine of ‘joint criminal enterprise’ (JCE) created by the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia. The core issue is the suitability of this mechanism of attribution to turn into a vehicle of collective criminal responsibility. In order to discuss its points of friction with the principle of individual culpability, the author designs a broader theoretical framework. The point of departure is a polarization between two opposing forces: a macro-dimension of collectivizing factors (historical, contextual and teleological) and a micro-dimension that strives to contain liability into the strict boundaries of individual guilt. Placed within the “strain” between these two opposing forces, JCE reveals its highly problematic features, especially in relation to the requirements of an indirect causal nexus and a very weak mens rea. Finally, by venturing into a comparative analysis of common law/civil law domestic systems, the author proposes to the international interpreter several arguments and correctives in order to apply JCE liability in a manner that is more consistent with the fundamental principle of individual culpability.
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Do conhecimento da ilicitude em face da expansão do direito penal / Do conhecimento da ilicitude em face da expansão do direito penal

Crespo, Marcelo Xavier de Freitas 17 August 2012 (has links)
Neste trabalho buscou-se revisitar os pressupostos do conhecimento da ilicitude pela doutrina, inserindo-os no contexto da teoria do delito, especialmente no que tange à problemática da expansão do direito penal, tendo-se em conta a existência de bens jurídicos difusos, a inflação do direito penal, questões relativas às normas penais em branco e a elementos normativos do tipo, além de questões envolvendo o Direito Penal e o Administrativo Sancionador. Pretendeu-se, ainda, relacionar o conhecimento da ilicitude com o erro de proibição, ilustrando como a jurisprudência pátria aborda o tema. / Il presente documento si propone di rivisitare i presupposti di conoscenza dell\'antigiuridicità del fatto dalla dottrina, collocandolo nel contesto della teoria del reato, soprattutto per quanto riguarda il problema della espansione del diritto penale, tenendo conto in particolare l\'esistenza di beni giuridici diffondere l\'inflazione del diritto penale, le questioni di diritto penale in materia di elementi bianchi e normativa del tipo. L\'intenzione era anche di mettere in relazione la conoscenza dell\'antigiuridicità del fatto con l\'errore di divieto, che illustra come i tribunalli brasiliani affronta il caso soggetto.

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