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IL PROBLEMA DELLA METAFISICA NELLA CRITICA DELLA RAGION PURA DI KANT / Kant's Problem of Metaphysics in the Critique of Pure Reason

COLOMBO, CHIARA 13 March 2012 (has links)
La tesi si propone di dare un contributo alla dibattuta valutazione del ruolo della metafisica nella Critica della ragion pura di Kant. L’argomento che sorregge la proposta consiste nell’affermazione della possibilità di rintracciare nella prima Critica una determinazione positiva del sapere metafisico. La tesi tenta una lettura delle competenze positive della ragione – considerata nel suo interesse speculativo – in ambito metafisico, tenendo conto del percorso che Kant intraprende in tal senso fin dagli scritti precritici. Tre sono le linee argomentative della ricerca: dal punto di vista metodologico, ci si propone di coniugare le due istanze presenti negli studi kantiani, quella storica e quella teoretica, riunendole in un unico criterio esegetico che ricerca nei testi i luoghi in cui le fonti storiche vengono accolte come il punto di inizio di una transizione culturale più che il legame con la tradizione. In secondo luogo, si ricostruisce il modo in cui Kant ha fatto della metafisica l’oggetto primario di questa problematizzazione. In terzo luogo, si discute l’evoluzione che la prova metafisica compie nel pensiero kantiano fino alla prima Critica. Qui, la metafisica, con un unico movimento, riesce nell’esibizione congiunta del suo sapere e della sua fondazione come scienza. / This work introduces a way of understanding Kant’s problem of metaphysics in the first Critique, by suggesting that speculative reason can state a positive metaphysical knowledge. The suggested solution focuses on three issues: the first is methodological, the second is exegetical, the third is argumentative. From the methodological point of view, this dissertation proposes a new method in interpreting Kant’s tought, that is the problem-arising method. From the exegetical point of view, it shows metaphysics as the primary object of such a method, and explains in which sense it is possible to state a ‘problem of metaphysics’ in kantian works. From the argumentative point of view, this work gives particular attention to the transcendental argument. In conclusion this dissertation demonstrates that the Transcendental Deduction of the first Critique coincides with a synthesis between the object and the foundation of metaphyisics, and for this synthesis is made by the metaphysics its-self, it is a positive knowledge.
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UTOPIA NEL CRISTIANESIMO. HEGEL E PAOLO: IL CONCETTO DI AMORE NELLE JUGENDSCHRIFTEN

GUANZINI, ISABELLA 15 April 2013 (has links)
Le Jugendschriften di Hegel rappresentano un ingresso privilegiato nella comprensione dell’intero sistema hegeliano. Nonostante la critica le abbia per molto tempo considerate carte giovanili dense di un afflato romantico e mistico destinato a essere sostanzialmente abbandonato nell’impianto speculativo-razionale della maturità, questa ricerca intende illustrare, in questi scritti, la formazione statu nascenti degli assi fondamentali del suo pensiero. Da questa ricognizione emerge il ruolo sistematico dell’indagine hegeliana sulle strutture portanti della forma religiosa, colta soprattutto nell’Aufhebung dello spirito della Legge nella nuova legge dello Spirito. In relazione a tale assunto ermeneutico, sono sottoposte a una disamina analitica il rapporto dialettico fra legge e amore, il contrasto fra spirito e lettera, il concetto di destino, la nozione di positività, il senso escatologico del tempo, il progetto di una nuova vitalità religiosa per la sua epoca. La ricerca intende illuminare la connessione di queste figure, e in particolare quelle di legge e di amore, che costituiscono i luoghi fondamentali della prima elaborazione della dialettica, con lo sfondo teologico delle Lettere di Paolo, che il giovane Hegel studia e analizza nel suo periodo di formazione a Stoccarda, a Tubinga e a Francoforte. / Hegel’s Jugendschriften represent a privileged way in the understanding of the whole Hegelian speculative system. Many critics have considered them for a long time as juvenile papers dense of romantic and mystical afflatus, destined to be substantially abandoned in the speculative-rational works of his maturity. This research aims at illustrating the development of the fundamental axis of Hegel’s thought in the philosopher’s early writings. From this recognition emerges the systematic role of the investigation into the religious form, perceived above all in the abolishment (Aufhebung) of the spirit of the Law in the law of the Spirit and in its preserving. With regard to this hermeneutical assumption, the research examines analytically the dialectical relationship between law and love, the Letter/Spirit contrast, the concept of destiny, the notion of positivity, the eschatological meaning of time, the project of a new religious vitality for his epoch. This study aims at enlightening the connection of these figures and, above all, of the categories of law and love, which constitute the basis for the elaboration of the dialectics, with the theological background of Paul’s Epistles, which Hegel had studied during his education in Stuttgart, Tubingen and Frankfurt.
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DELEUZE E IL POSTUMANO: CORPO E SOGGETTO NELLA POSTMODERNITA'

NEGRI, CARLO 25 March 2015 (has links)
Attraverso l’indagine della proposta postumanista, il saggio presenta un’analisi della condizione odierna della corporeità e della soggettività. La prospettiva postumanista è cioè assunta quale ambito di riflessione privilegiato per tematizzare la problematica del corpo e del soggetto nella contemporaneità caratterizzata dall’imporsi delle cosiddette bio-tecnologie. Muovendo da questa prospettiva la tesi sostenuta consiste nel riconoscere che i modelli di soggettività proposti in maniera più o meno esplicita dal postumanismo sono incapaci di evitare una squalifica totale (e inconfessata) dell’umano, a tutto vantaggio di pratiche di controllo e condizionamento strumentale rispondenti ad una logica di dominio eteronoma. Viene quindi individuato come modello di soggettivazione alternativo quello desumibile dal pensiero di Gilles Deleuze. Infatti, seppur nel riconoscimento del profondo debito che la riflessione postumanista ha nei confronti della filosofia deleuzeana, tuttavia l’impegno ontologico di quest’ultima viene caratterizzato come irriducibile al postumanismo e, dunque, viene affermata la possibilità di considerare l’ontologia deleuzeana come foriera di una concezione della corporeità e, quindi, della soggettività, alternativa alle proposte postumaniste. / The aim of this dissertation is to examine the issues of body and subjectivity as they are framed within contemporary society. To that effect, the posthuman perspective is presented and investigated as an opportunity to reconsider the body and the problem of subjectivisation through (and in relation to) the spread of bio-technology. The claim is that posthuman perspectives are not able to provide a model of emancipated subjectivity due to the fact that the domain of bio-technologies reduces the posthuman subject to just one more object of knowledge, through the substitution of the body with a technological bio-power construct. To support this claim, an alternative model of subjectivisation is here offered; one which is capable of accounting for an emancipated subjectivity and which can be found in Gilles Deleuze’s philosophical work. Posthumanism’s undeniable debt to Deleuze’s thought is not here denied, but an in-depth analysis of Deleuzian ontology shows it to be an irreducible alternative to the posthuman stance.
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Eresia e tolleranza. Jacopo Aconcio e gli stratagemmi di Satana

Giacomelli, Renato January 2014 (has links)
Il presente lavoro propone una rilettura del pensiero religioso di Jacopo Aconcio, filosofo e teologo del XVI secolo. Attraverso l'analisi delle opere religiose, ovvero del "Dialogo di Giacopo Riccamati", della "Somma brevissima della dottrina christiana", di "Una essortatione al timor di Dio" e degli "Stratagemata Satanae", e della vicenda biografia dell'autore si è inteso cogliere lo sviluppo storico del suo pensiero e il suo rapporto con il dibattito intellettuale coevo. La ricerca tenta di superare le lacune documentarie appoggiandosi alle testimonianze di chi ha condiviso con Aconcio i momenti più significativi della sua vita, come Leonardo Colombini, Francesco Betti, Adriaan Haemstede e Cassiodoro de Reyna. L’analisi del "Dialogo di Giacopo Riccamati" si caratterizza per la trattazione distinta della versione manoscritta del "Dialogo" e di quella a stampa, quasi come se si trattasse di due opere diverse, e per il confronto con la letteratura propagandistica riformata destinata alla penisola italiana. Le sfumature e i silenzi della "Somma brevissima della dottrina christiana" sulle questioni teologiche più rilevanti rivelano la vicinanza di Aconcio all’ambiente degli esuli italiani in Svizzera. Il ricorso a strumenti propri della tradizione umanistica e l’interesse per la letteratura apocalittica sull’Anticristo confermano un’adesione sincera ai principi della Riforma ma anche una personalità critica e indipendente. La ricostruzione del coinvolgimento di Aconcio nel processo intentato a Londra contro Adriaan Haemstede, con particolare attenzione alla documentazione conservata, come la lettera che Aconcio invia al ministro francese Nicolas Des Gallars e quella di Pier Martire Vermigli alle chiese straniere di Londra, permette di individuare interessanti nuclei argomentativi che troveranno poi spazio negli "Stratagemata Satanae". La denuncia delle «astuzie di Satana» è l’occasione per approfondire la personale riflessione religiosa di Aconcio. L’analisi dell’opera, indirizzata all’individuazione dei suoi presupposti antropologici e di quelli gnoseologici, si sofferma poi sulla definizione dei "fundamenta fidei" e sugli argomenti utilizzati da Aconcio per delegittimare l’uso della violenza contro gli eretici. Il confronto tra il testo e il dibattito contemporaneo rivela che gli "Stratagemata Satanae" si distinguono soprattutto per l’attenzione alla costruzione della tolleranza: Aconcio non si limita a criticare la coercizione del coscienze ma elabora anche gli strumenti necessari a garantire un dialogo religioso proficuo e pacifico.
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L'altra pedagogia di Rosmini. Dilemmi, occultamenti, traduzioni.

Bonafede, Paolo January 2019 (has links)
La dissertazione si apre con la ricerca della definizione degli strumenti e dei metodi necessari per effettuare l’operazione di comprensione e ri-significazione attualizzante della pedagogia rosminiana. Il primo capitolo ha quindi per oggetto proprio quest’indagine strumentale: partendo da un’analisi storica delle diverse linee di filosofia dell’educazione, s'inquadra il modello di filosofia dell’educazione attuale che fornisce il metodo della ricerca filosofico-educativa più efficace per l’analisi della teoria pedagogica rosminiana. Una volta portata a termine quest’operazione preliminare, si avvia la disamina dei testi rosminiani. Nel secondo capitolo la tematica educativa viene globalmente inquadrata all'interno dell’indagine antropologica: discostandomi dall’interpretazione spiritualista, propongo una lettura dell’antropologia rosminiana che prende in considerazione l’altro elemento fondamentale dell’uomo, il sentimento fondamentale nella specificità corporea, che spesso è stato dimenticato dagli studiosi rosministi, rinunciando conseguentemente a indagini accurate sulla dimensione sensitiva e istintiva dell’essere umano. Riprendere a esaminare criticamente questa dimensione non solo conduce a una comprensione più globale dell’antropologia rosminiana, ma offre spazi di continuità per l’indagine propriamente pedagogica, oggetto del terzo capitolo. È questo lo spazio privilegiato per l’analisi della pedagogia rosminiana, focalizzata principalmente su "Del principio supremo della Metodica". Vengono messi in luce i nodi e le discrasie in termini di contenuti e di metodi che affiorano nella ricerca sui processi educativi effettuata dal Rosmini, verificando come alcune questioni teoretiche siano alla base della mancata pubblicazione e dell’occultamento del saggio da parte di Rosmini. Infine, a completare la dissertazione, il quarto capitolo indaga nelle pieghe del sistema rosminiano – dalla questione sull’animalità nell’umano ai rapporti tra sviluppo infantile e origine linguistica e coscienziale – mostrando non solo le criticità presenti nella speculazione rosminiana, ma permettendo di tracciare spazi di continuità e insospettabile vicinanza del pensiero di Rosmini rispetto al panorama culturale odierno. In questo modo vengono fornite - sulla base dell’aderenza ai concetti rosminiani - nuove interpretazioni per una filosofia dell’educazione feconda per la contemporaneità.
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Professione e ordine. Per una storia dell'etica professionale

Faitini, Tiziana January 2014 (has links)
Scopo di questa ricerca è interrogarsi sulla storia del campo di problematizzazione dell'etica professionale e sulle condizioni di possibilità per il darsi di un tale campo, nella convinzione che ciò consenta di riflettere da una prospettiva critica meno usuale sulla rilevanza politica del lavoro, che funge indubbiamente - nella società occidentale contemporanea - da elemento essenziale di inclusione esplicandosi come funzione normata di produzione di identità politico-sociale. Dopo aver reso conto dell'attuale dibattito in materia di etica e deontologia professionale, dei suoi immediati antecedenti e della sua relazione di affinità rispetto al contesto socioeconomico in cui esso matura, l'attenzione si concentra pertanto su una ricostruzione storica del concetto di professione che – ragionando non tanto sul versante weberiano del Beruf quanto su quello latino della professio, con speciale riferimento alla professio census e alla tematizzazione de officiis – muove dal diritto romano e dal pensiero patristico risalendo fino all'esperienza medievale, alla trattatistica della Controriforma e al graduale emergere di un'etica professionale in senso stretto sul finire del Settecento, per provare a chiarire nei termini di “inclusione nell'ordine” quell'intreccio tra radice teologica, politica ed economica che aiuta a comprendere il rilievo che alla professione è stato via via riconosciuto sul piano etico e politico-sociale.
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FINO AL SACRIFICIO. LA CONDIZIONE MORALE DELL'UOMO SECONDO VLADIMIR JANKÉLÉVITCH

MANIEZZI, GIULIA 20 April 2017 (has links)
Il presente lavoro ha per oggetto la filosofia morale di Vladimir Jankélévitch e, specificatamente, l’arco teorico che dalla metafisica porta all’etica. Tale lavoro mira a mettere a fuoco la domanda fondamentale della morale di Jankélévitch e, contestualmente, a mostrarne l’ancoramento nella prospettiva metafisica dell’Autore. L’obiettivo ultimo della ricerca, in sintesi, è rendere ragione della coincidenza tra morale e filosofia prima teorizzata da Vladimir Jankélévitch. L’ipotesi guida della ricerca è che il fondamento di tale coincidenza sia da rintracciare nelle pagine di Philosophie première, testo del 1954 in cui Jankélévitch compie due mosse teoriche decisive. In primo luogo, presenta l’Assoluto come Faire-être sans être e secondariamente lo qualifica come atto puro rispetto al quale l’atto umano è impuro. Unitamente alla ricostruzione della proposta metafisica dell’Autore, allora, è l’analisi del significato filosofico degli aggettivi puro e impuro che ha permesso di mostrare due punti. Innanzitutto, che la domanda di fondo di Jankélévitch in sede morale riguarda la possibilità per l’uomo di fare esperienza dell’Assoluto. In secondo luogo, che la risposta di Jankélévitch a tale interrogativo è affermativa e che l’articolazione di tale riposta passa attraverso la nozione di sacrificio per amore. / This research focuses on the moral philosophy of Vladimir Jankélévitch and, in particular, on the theoretical relation between metaphysics and morality. This work aims to clarify the essential question of Jankélévitch’s moral philosophy and, at the same time, to show the close link of this question with Jankélévitch’s metaphysical perspective. The main aim of this research is to present and to explain the reasons why Jankélévitch asserts that ethics is first philosophy. The core hypothesis is that the foundation of this assessment could be found in the pages of Philosophie première, where, in 1954, Jankélévitch proposes two decisive arguments. First of all, he presents the Absolute as Faire-être sans être and, secondly, he qualifies the Absolute as pure Act with regard to which every human act is impure. In addition to the critical presentation of Jankélévitch’s metaphysics, the analysis of the philosophical meaning of the adjectives pure and impure allows to show two points. Firstly, it shows that the fundamental question of Jankélévitch’s ethics concerns the human possibility to experience the Absolute. Secondly, it demonstrates that Jankélévitch’s answer to this question is affirmative and it is centred on the notion of loving sacrifice.
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LA QUESTIONE MORALE IN ‘ABID AL‐JĀBIRĪ / Jabri’s theory of moral philosophy

MINETTI, STEFANO 11 April 2011 (has links)
La tesi illustra il pensiero del filosofo marocchino contemporaneo M.A. al-Jābirī (al-Jabri), uno dei principali filosofi arabi del XX secolo. Dopo una breve introduzione, la tesi illustra la struttura teoretica del pensiero di Jabiri e, dopo averlo contestualizzato nel panorama della filosofia araba contemporanea, si concentra sulla questione morale, illustrando come il pensatore marocchino ritenga si sia evoluta la filosofia morale in ambito arabo islamico. L’analisi si caratterizza per un approccio storico-filologico, benché i contributi teoretici elaborati da Jabri non siano trascurabili. Segue un ultimo capitolo che mette in evidenza alcune delle critiche mossegli – in particolare da un autore arabo, George Tarabishi, e da uno studioso italiano, Massimo Campanini – rispetto alla visione di Jabri. La tesi si conclude con alcune riflessioni personali del redattore di tesi. / The thesis illustrates the thinking of contemporary Moroccan philosopher M.A. al- Jābirī (al-Jabri), a major Arab philosopher of the twentieth century. After a brief introduction, the thesis presents the theoretical structure of his thought. Then it contextualizes Jabri’s thought in the framework of contemporary Arab philosophy. The second chapter focuses on Jabri’s theory of moral philosophy, illustrating how the Moroccan thinker considers the developing of moral philosophy through the ages in the Arab Islamic context. The analysis is characterized by a philological-historical approach, although theoretical contributions developed by Jabri are not negligible. A final chapter follows to highlight some of the criticisms made against him - in particular by an Arab author, George Tarabishi, and an Italian scholar Massimo Campanini - compared to the vision of Jabri. The thesis concludes with some personal reflections of the editor.
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Henry Sidgwick e il dibattito tardo-vittoriano sull'idea di libertà / Henry Sidgwick and the Late-Victorian Debate about Liberty

LEPRONI, CHIARA 23 February 2007 (has links)
Il presente lavoro mira a collocare il pensiero di Henry Sidgwick (1838-1900) sul diritto alla libertà all'interno del background culturale inglese dell'epoca tardo-vittoriana, dedicando una particolare attenzione ad un confronto con la speculazione, il metodo ed i risultati ottenuti di due eminenti filosofi della medesima generazione, Thomas Hill Green (1836-1882) e Herbert Spencer (1820-1903). / The study aims to connect the thought of Henry Sidgwick (1838-1900) about liberty with British intellectual background of the late-Victorian age, paying a special attention to a comparison of it with the philosophy, the methods and goals of two important philosophers of his generation, Thomas Hill Green (1836-1882) e Herbert Spencer (1820-1903).
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La droite raison jointe à la foi: prospettive cartesiane nella riflessione teologica di dom Desgabets

BALLARDIN, MARCO 08 May 2009 (has links)
La tesi si propone di illustrare quella peculiare forma di interpretazione del cartesianesimo elaborata dal lorenese dom Robert Desgabets (1610-1678). In costante dialogo con i dibattiti teologici, filosofici, epistemologici e scritturali del secondo Seicento, il lavoro si concentra in maniera particolare sull’analisi di alcuni manoscritti teologici del benedettino, conservati nella Biblioteca municipale di Epinal, in Francia. Il serrato confronto con questi inediti permette di dare voce ad una lettura del pensiero di Cartesio assai lontana da quella veicolata dalla storiografia tradizionale, che enfatizza, viceversa, gli stretti legami tra le premesse cartesiane e le conclusioni di Spinoza. La produzione gabetiana, infatti, preferisce piuttosto ricondurre il cartesianesimo a quella secolare “philosophia christiana”, che ebbe in Agostino, Anselmo, Bernardo e nei migliori esponenti della Scolastica i suoi più illustri rappresentanti. Fulcro di questa interpretazione è, in particolare, l’esaltazione della collaborazione e della reciprocità di ragione e fede, in un continuo slancio apologetico in favore della ragionevolezza della religione cristiana. / The doctor degree thesis investigates Desgabets’s peculiar form of Cartesianism, particularly focusing on theological manuscripts conserved in the Municipal Library of Epinal, France. In constant dialogue with theological, philosophical, epistemological and scriptural debates of the second half of the 17th century, the perspective of the Benedictine illustrates an interpretation of Cartesian thought far from those transmitted from the traditional philosophical historiography, which emphasizes, on the contrary, the bond between Descartes’s premises and Spinoza’s conclusions. Desgabets’s works, in fact, prefer to lead back Cartesianism to that secular Christian philosophy, which had in Augustin of Hippo, Anselm of Canterbury, Bernard of Clairvaux, and the best authors of Scholasticism as well, its most illustrious representatives. The main element of this interpretation, in particular, is the emphasis on the fecund relationships between faith and reason, united to a continuous apologetic tension in favour of the reasonableness of the Christian religion.

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