Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior / The publication of Thomas Kuhn s The structure of scientific revolutions is considered a watershed in the philosophy of science for having presented scientific knowledge as produced by a dynamic and historically situated process. Many of the concepts introduced by the author sparked controversy in the initial reception of this work. We highlight in this dissertation Kuhn s theses on scientific revolutions, incommensurability, and scientific choice between rival hypothesis, which were interpreted by authors such as Popper, Lakatos, Laudan and Putnam as introducing elements of irrationality and relativism into Kuhn s analysis of scientific practice. In the first paper of this dissertation, we investigate passages from Structure that led to those interpretations, and track down Kuhn s later reformulations of the three controversial theses, which attempted to avoid or respond the criticisms of irrationality and relativism. We highlight the linguistic emphasis given by Kuhn in his later works to the concepts of incommensurability and scientific revolution, and show that his thesis about scientific choices remained nearly unchanged. We claim that in Kuhn s later works his theses became more precisely formulated and narrower in scope, and that they manifest a realist inclination by the author. The second paper of this dissertation develops in more detail the issue of the rationality of scientific choice. It presents briefly three theories of scientific rationality due to Kuhn, Lakatos and Laudan, and then shows some of the problems that Lakatos and Laudan s theories face due to focusing their notion of rationality on univocal rules of choice. We then indicate that there are advantages in understanding as Kuhn did the notion of rationality in terms of values that influence objectively the choices to be made without determining them univocally. / A publicação de A estrutura das revoluções científicas, de Thomas Kuhn, é considerada um divisor de águas na filosofia da ciência por apresentar o conhecimento científico como sendo gerado por um processo dinâmico e historicamente situado. Muitos dos conceitos introduzidos pelo autor foram motivos de controvérsia na recepção inicial da obra. Destacamos na presente dissertação as teses de Kuhn sobre revoluções científicas, incomensurabilidade e escolhas científicas entre hipóteses rivais, que foram interpretadas por autores como Popper, Lakatos, Laudan e Putnam, como introduzindo elementos de irracionalidade e relativismo na análise kuhniana da atividade científica. No primeiro artigo desta dissertação, investigamos as passagens na Estrutura que levaram a essas interpretações, e rastreamos as reformulações kuhnianas posteriores para as três teses controversas com vistas a evitar ou responder as críticas de irracionalidade e relativismo. Destacamos a ênfase linguística dada por Kuhn aos conceitos de incomensurabilidade e revolução científica, e mostramos que a tese acerca das escolhas científicas permanece quase inalterada nos textos tardios. Defendemos que na obra tardia de Kuhn suas teses tornaram-se mais precisas e menos abrangentes e evidenciam uma inclinação realista do autor. O segundo artigo desta dissertação desenvolve de maneira mais detalhada a questão da racionalidade das escolhas científicas, apresentando as propostas de três teorias historicistas da racionalidade científica, devidas a Kuhn, Lakatos e Laudan. Apresentamos alguns dos problemas que as teorias de Lakatos e Laudan enfrentam ao concentrar a noção de racionalidade em regras unívocas de escolha e indicamos que há vantagens em se compreender a noção de racionalidade em termos de valores que influenciam objetivamente as escolhas sem determiná-las univocamente, como propôs Kuhn.

Towards the end of the 19th century Oscar Wilde wrote the four society plays that would become his most famous dramatical works: Lady Windermere’s Fan (1892), A Woman of No Importance (1893), An Ideal Husband (1895) and The Importance of Being Earnest (1895). The plays combined characteristic Wildean witticisms with cunning social criticism of Victorian society, using stereotypical characters such as the dandy, the fallen woman and the “ideal” woman to mock the double moral and strict social expectations of Victorian society. These plays, and to an extent also Wilde’s symbolist drama Salomé (1891), have been the object of a great deal of scholarly interest, with countless studies conducted on them from various angles and theoretical perspectives. Widely under-discussed, however, are Wilde’s two Elizabethan-Jacobean tragedies, The Duchess of Padua (1883) and A Florentine Tragedy (1894). This thesis therefore sets out to explore The Duchess of Padua and A Florentine Tragedy in order to gain a broader understanding of Wilde’s forgotten dramatical works, while also rediscovering two of Wilde’s most transgressive female characters—Beatrice and Bianca. Challenging traditional ideas of gender and female sexuality, Beatrice and Bianca can be read as proto-feminist figures who continually act transgressively, using their voice and agency to stand up against patriarchy and asserting their rights to experience their lives on their own terms. Through an in-depth study of these plays, this thesis will demonstrate that Wilde’s Elizabethan-Jacobean tragedies, with their strong, modern female characters Beatrice and Bianca deserve greater critical attention on a par with the extensive scholarship on Wilde’s well-known dramatical works.

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La tesi si propone di indagare l’intertestualità dantesca nell’opera volgare di Matteo Maria Boiardo. Il fenomeno è già stato oggetto di studi – indirizzati soprattutto al poema cavalleresco, e in misura minore (specie negli ultimi anni) al canzoniere lirico – che si sono mossi però nell’alveo dell’impostazione strutturalista, con una considerazione della memoria poetica da un punto di vista formalista e tipologico. Questa corrente ha consentito sviluppi importanti negli studi filologici, ma porta a vedere il fatto letterario staccato dal suo contesto di riferimento. Se questo esito in Italia è stato arginato da una forte base storicista, va detto che gli studi sulle riprese poetiche hanno però vissuto una situazione particolare. Da una parte, infatti, lo strutturalismo fra anni ’60 e ’70 ha imposto anche in Italia, attraverso una serie di importanti lavori, il suo modo di trattare la questione, senza poi che il successivo approdo semiotico incidesse in maniera significativa. Dall’altra, la reazione di chi voleva agganciare il fenomeno al dato storico ha riportato il problema all’impostazione erudita della critica delle fonti, privilegiando la raccolta dati da mettere in relazione con le informazioni sulla storia della tradizione e della circolazione. L’obbiettivo di questa tesi è fare un passo avanti, nella convinzione che per lo studio di questi fenomeni di riuso sia la circolazione manoscritta che i dati testuali e formali vadano letti in una piena prospettiva semiotica: guardare ai fenomeni di tradizione e trasmissione testuale nell’ottica dei processi ricettivi, e considerare le scelte di memoria poetica come atti comunicativi, con un valore pragmatico. La ricerca ha l’intento di giungere ad una maggior comprensione del rapporto del dotto poeta umanistico con il modello dantesco, un’interpretazione più chiara delle strategie di riuso, determinate dal particolare modo di leggere la Commedia nel contesto specifico, e perciò attraverso un preciso filtro fra quelli disponibili al tempo. Accanto all’insieme di informazioni filologiche sulle attestazioni manoscritte nelle biblioteche del tempo, l’indagine qui condotta consente – anche da un punto di vista che potremmo definire attributivo – di indicare in Benvenuto da Imola l’esegeta di riferimento per Boiardo e il suo pubblico, proprio perché l’osservazione ravvicinata dei testi e dei loro legami fa emergere questa tradizione interpretativa come la più attiva nell’elaborazione boiardesca rivolta ai lettori. Il lavoro non ha preso le mosse da un afflato teorico, teso a riconcettualizzare l’intertestualità, ma da un intento di chiarificazione sui testi e alcuni loro aspetti che non sembravano però trovare una spiegazione soddisfacente all’interno del quadro metodologico diffuso. Il lavoro, allora, ha assunto poco alla volta anche una vena metodologica sorta dall’osservazione dei fenomeni in modo nuovo. E così, accanto all’indagine storico-letteraria, e in stretta relazione con essa, è stato possibile avanzare alcune proposte ermeneutiche sui meccanismi intertestuali in base alle dinamiche della comunicazione letteraria. E nelle pagine che seguono il percorso si articola attorno a nuclei diversi ma interconnessi: da una parte la riflessione generale a carattere semiotico sui fenomeni di memoria poetica, che vengono concettualizzati grazie agli apporti di discipline come la pragmatica; segue una ricognizione storica sulle modalità di lettura e ricezione del modello dantesco – e non solo – in base alla circolazione dei testi e dei loro apparati esegetici; si arriva poi al nucleo del lavoro con l’affondo diretto su opere e paratesti esegetici con le loro relazioni, che si instaurano all’interno del laboratorio d’autore e poi da lì arrivano al pubblico.