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Alberico da Rosciate (c. 1290-1360) lettore e commentatore dell'Inferno dantesco. Esegesi letteraria e tradizione giuridica.Zaniol, Giovanni 06 June 2019 (has links)
Il presente studio affronta il problema del rapporto tra letteratura e diritto con specifico riferimento al giurista bergamasco Alberico da Rosciate (c. 1290-1360) ed al suo commento alla Commedia. In quest'opera, composta nel quarto decennio del XIV secolo, Alberico inserisce numerosi riferimenti di carattere giuridico utili a spiegare il testo poetico dantesco: il patrimonio concettuale della tradizione giuridica diviene perciò parte integrante del lavorio esegetico sulla Commedia proprio nel modo in cui, nell'opera dottrinale di Alberico, il pensiero di Dante si fa fonte autoritativa a sostegno del discorso del giurista sulle più spinose questioni del dibattito politico, giuridico ed ecclesiologico del suo tempo. Il lavoro si compone di due parti. L'Introduzione, dopo aver ripercorso sinteticamente la vicenda umana ed intellettuale di Alberico, si concentra sul commento alla Commedia discutendo le problematiche relative alla sua datazione ed al rapporto con l'opera di Iacomo della Lana ed evidenziandone i principali tratti di originalità . Si offre un elenco dei manoscritti contenenti il commento albericiano e si descrive dettagliatamente quello utilizzato per il presente lavoro (BERGAMO, BIBLIOTECA CIVICA "ANGELO MAI", Cassaforte 6.1, noto come Codice Grumelli). Si propone infine la trascrizione interpretativa del commento all'Inferno corredata da un apparato di note che segnala fonti e ipotesti, espressi e no, utilizzati da Alberico.
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Lodovico Antonio Muratori giurista e politicoBragagnolo, Manuela January 2009 (has links)
Il presente lavoro è dedicato al pensiero giuridico e politico di Lodovico Antonio Muratori. Pur concentrando principalmente l’indagine sugli scritti giuridici e politici muratoriani si è tentato di restituire la viva personalità di Muratori prendendo in considerazione i diversi ambiti della sua vastissima produzione letteraria. Il letterato, lo storico e il politico devono, infatti, al giurista ben più di quanto la storiografia abbia finora mostrato.
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La pena dell'esilio e l'umanesimo di Andrea Alciato. Fonti, tradizione, filologiaTonin, Luca January 2019 (has links)
Il quesito sulla natura e sui caratteri dell' incontro fra il bando-esilio di tradizione 'medievale' e la cultura umanistica della prima generazione di 'giuristi-umanisti', agli inizi del XVI secolo, è all'origine di una ricerca che ha l'intento di fornire un contributo nuovo agli studi sulle dottrine di ius commune sul bando. L'indagine ha avuto come oggetto l'opera di Andrea Alciato, eletto a rappresentante primo di quella generazione, ed è dunque stata estesa a Guillaume Budé e a Ulrich Zasius, nel dialogo fra i membri del cosiddetto Triumvirato umanistico. Ne è emerso un quadro culturale europeo comune e diffuso, dove la continuità della dottrina umanistica rispetto alla tradizione medievale sul bando si arricchisce degli apporti nuovi del sapere ' pluridisciplinare' , storico-filologico e giuridico, proprio dei nuovi intellettuali.
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La «Passio XII fratrum qui e Syria venerunt». Studio, esame della tradizione manoscritta, edizione criticaSaiani, Gaia Sofia January 2016 (has links)
This paper has sought to establish the critical edition of the so called «Acta XII sociorum» (BHL 1620-1621, 1622b, 1622d e 6955),better known as «Passio XII fratrum qui e Syria venerunt», through the philological, palaeographical, historical and hagiological analysis of the available manuscript tradition. This research was intended, therefore, to retrace and re-discuss all historiographical literature on the subject so far published, with the aim to deliver a brief but detailed status quaestionis. He then proceeded to the collation of the text of all witnesses in the manuscript tradition, to the recensio and to the scrutiny of the variants, and to the identification of errors. This has allowed for the creation of a stemma modicum, thus leading to the identification of two families (α e β). With special appendix is provided the critical edition of the texts corresponding to BHL 1621 and 1622f, hitherto unpublished.
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Otlone di Sant'Emmerano, Vita sancti Nicolai (BHL 6126). Edizione critica, traduzione e commentoGiacomozzi, Christian January 2018 (has links)
Prima edizione critica di una Vita latina di San Nicola di Myra, celebre taumaturgo di origine turca. Si tratta inoltre dell'unica opera inedita del monaco benedettino Otlone di Sant'Emmerano, originario di Ratisbona, vissuto nel secolo XI.
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Proles erasmiana. Erasmo nella cultura giuridica europea tra Cinque e SeicentoDore, Lorenzo 18 October 2024 (has links)
Sulle relazioni tra Erasmo, il diritto e la cultura giuridica della prima età moderna esistono pochi e circoscritti contribuiti in ambito storico-giuridico. Alcune nuove ricerche, e tra queste un ricco e documentato saggio di Rafael Ramis Barceló che indaga la presenza dell’umanista olandese in un’ampia selezione di pubblicazioni giuridiche del secolo XVI, si sono aggiunte di recente ai risalenti studi di Bernard Hermesdorf e alle pionieristiche riflessioni di Guido Kisch.
La presente ricerca studia il rilievo assunto delle opere del grande umanista olandese nelle riflessioni dei giuristi tra Cinque e Seicento, in un momento di crisi nella storia europea, durante il quale si assistette alla transizione dall’età intermedia, nel suo carattere unitario e nella sua aspirazione all’universalismo, alla turbolenta stagione delle guerre di religione e della frammentazione giuridica e politica. L’indagine prende le mosse da alcune opere, poco conosciute e sulle quali non sono ancora state effettuate ricerche approfondite, che testimoniano l’influenza di Erasmo in una parte minoritaria, ma autorevole, della cultura giuridica europea più sensibile al problema della concordia, della pace politica e della tolleranza religiosa: l’Epistola contra vitam monasticam del giurista umanista Andrea Alciato (c. 1519); il Syllabus synodorum et colloquiorum del diplomatico francese Jean Hotman (1607; 1628; 1629); la Synopsis sive medulla in sex libr. Iohan. Bodini (1635 e 1645) e le Diae Pacis et concordiae efflagitationes (1642) del giurista e teologo luterano Johann Angelius Werdenhagen. I primi tre capitoli sono dedicati ad Alciato. Il suo trattato contro la vita monastica, oltre a costituire un punto di vista privilegiato per studiare l’influenza del pensiero di Erasmo sulla cultura giuridica europea del suo tempo, è tra i più autorevoli prodotti del dibattito dottrinale, incentrato sulla riforma morale della Chiesa, che nel corso del Cinquecento coinvolse attivamente anche gli uomini di diritto. Il quarto capitolo muove da un’indagine sui tentativi irenici di Erasmo agli esordi della Riforma. L’esposizione presenta uno studio sulla recezione delle sue idee nel dibattito religioso della Francia di fine Cinquecento, soffermandosi sul profilo di Hotman e sulla sua bibliografia irenica. Il capitolo conclusivo, il quinto, è incentrato sulla figura di Werdenhagen, che a inizio Seicento fu tra i più appassionati sostenitori degli appelli erasmiani alla pace politica e alla tolleranza religiosa, e al suo atteggiamento di fronte alla guerra e al diritto di guerra.
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Il Vade mecum in tribulatione di Giovanni di Rupescissa. Edizione criticaTEALDI, ELENA 21 March 2012 (has links)
Il Vade mecum in tribulatione, scritto nel 1356 dal frate minore Giovanni di Rupescissa, è un breve testo di carattere profetico-apocalittico, scritto con l'intento di guidare i Cristiani attraverso un'imminente tribolazione, attesa entro il 1370.
La tradizione manoscritta latina comprende quaranta codici, divisi in tre gruppi: la versione integrale del Vade mecum; una versione epitomata; altri casi di riassunti del testo.
La ratio editionis mostra le caratteristiche di ciascuna di queste famiglie e la struttura complessiva dello stemma codicum ipotizzato.
La versione integrale e l'epitome sono edite criticamente, mentre gli altri casi di riassunti sono trascritti parzialmente o integralmente, secondo la loro originalità rispetto alla forma integrale.
Lo studio introduttivo, che precede l'edizione, affronta i seguenti argomenti: l'uso delle fonti profetiche e il confronto con la tradizione francescano-spirituale e con le “profezie papali” medievali; la teorizzazione e la struttura dell'ermeneutica storica di Rupescissa; l'evoluzione del genere della “profezia politica”. / The Vade mecum in tribulatione, written in 1356 by the minor friar John of Rupescissa, is a short text, oriented in a prophetical-apocalyptical direction with the aim to lead the Christians across an imminent persecution, expected before the year 1370.
The Latin tradition comprehends forty manuscripts, divided in three groups: the integral version of the Vade mecum; the epitome version; other kinds of summary and abstract of the text.
The ratio editionis explains the characteristics of each family and the structure of the stemma codicum.
The integral version and the epitome are separately edited, while the other summaries are
partially or integrally transcribed, according to their originality.
The introductory study, that precedes the edition, faces these arguments: the use of the prophetic sources and the comparison with the spiritual Franciscan tradition and the “papal prophecies”; the structure and the finalization of an historical hermeneutic; the evolution of the genre of “political prophecy”.
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Giusto de' Menabuoi in Lombardia / Giusto de' Menabuoi in LombardyCASERO, ANDREA LUIGI 11 April 2011 (has links)
La ricerca prende in considerazione il periodo di attività in Lombardia di Giusto de’ Menabuoi, pittore del XIV secolo di origine fiorentina e noto soprattutto per le opere realizzate a Padova, dove lavorò dal 1370 fino alla morte avvenuta prima del 1391. Tra il 1348 e il 1367 circa lavorò anche in Lombardia ma su questo periodo le certezze sono molto poche. Sono state quindi prese in esame le opere date al pittore in questo periodo (affreschi di Viboldone e di Brera, polittico del 1363 e trittico del 1367), cercando di precisare meglio la possibile datazione e di rendere più sicura l’attribuzione. Infine è stata proposta l’attribuzione di un’opera inedita, dipinta da Giusto per una chiesa di Monza.
Dalla ricerca si ricava che durante il lungo soggiorno in Lombardia lo stile del pittore cambiò nell’uso di forme e di colori più eleganti e raffinati che influenzarono i pittori lombardi di quegli anni. / My research examines the period of activity in Lombardy of Giusto de' Menabuoi, a painter of the 14 century. He was born in Florence and is mostly known for his paintings executed in Padua where he worked from 1370 until his death just before 1391. Approximately between 1348 and 1367 he worked also in Lombardy but little is known for sure about this period. For the research presented here, some works from this period have been studied: the frescoes of Viboldone and Brera, the polyptych from 1363 and the triptych from 1367), proposing an approach to dating and provide more evidence for the attribution. Finally there is a proposal for attributing an unpublished work by Giusto for a church in Monza. The reseach shows that during his long stay in Lombardy the stile of the painter underwent a number of changes in his use of more elegant and refined colours which influenced other Lombard painters of that period.
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Culto e immagini dei santi militari in Puglia e Basilicata (secc. XI-XV)Lofoco, Luisa <1970> 07 July 2011 (has links)
No description available.
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IL MOSAICO ABSIDALE DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO IN MILANO. STORIA DEI RESTAURI E NUOVE IPOTESI INTERPRETATIVEBERETTA, MANUELA 22 May 2017 (has links)
Il mosaico che ancora campeggia nel catino absidale della basilica di Sant’Ambrogio a Milano è una delle opere cittadine maggiormente cariche di suggestione e allo stesso tempo più difficoltose da ricostruire e restituire ad una corretta interpretazione storico-artistica.
La frammentarietà delle fonti edite e soprattutto la complessa stratificazione del mosaico, hanno infatti reso indispensabile un approccio filologico all’opera. Si è quindi compiuta una raccolta critica e sistematica di tutti i dati e le fonti esistenti: dalle testimonianze medievali, ai più recenti interventi, dalla letteratura erudita alle visite pastorali, dalla guidistica alle testimonianze iconografiche, dalla documentazione archivistica alle relazioni di restauro. La creazione di una sorta di atlante ragionato del mosaico e della sua storia conservativa è apparso fin da subito un obiettivo imprescindibile per un approccio scientifico, e anche un prezioso strumento, ad oggi mancante, fondamentale per futuri approfondimenti.
I dati raccolti, corposi e spesso inediti, hanno permesso una lettura puntuale del tessuto musivo, individuando le parti antiche e quelle interessate da rifacimenti successivi. I dati emersi, soprattutto di natura tecnica, sono stati fondamentali per rileggere le ipotesi attributive proposte in passato e per impostare una nuova discussione sulla organizzazione degli ateliers attivi nel cantiere, sulle questioni stilistiche e iconografiche. / The mosaic that still stands in the apse of the basilica of Sant’Ambrogio in Milan one of the most important works of the city and at the same time more difficult to reconstruct into a correct historical and artistic interpretation. The fragmentary nature of published sources and especially the complex layers of the mosaic, have made indispensable a philological approach to the work. Therefore, a critical and systematic collection of all data and existing sources has been made: first medieval testimony, scholarly literature, pastoral visits, historic tourist guides, iconographic and archival documents, restoration reports. Creating a sort of reasoned atlas of the mosaic and its conservation history appeared immediately as a vital purpose for a scientific approach, and also a valuable tool, currently lacking, of prime importance for future researches. The considerable collected data, often unpublished, have allowed an accurate reading of the mosaic, identifying the ancient parts and those affected by successive restorations. The resulting data, mainly of a technical nature, have been key to revise the past attributive hypotheses and to set a new discussion on the organization of active ateliers in the site and on the stylistic and iconographic issues.
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