• Refine Query
  • Source
  • Publication year
  • to
  • Language
  • 115
  • 3
  • 3
  • 1
  • 1
  • 1
  • 1
  • 1
  • 1
  • Tagged with
  • 125
  • 92
  • 79
  • 67
  • 62
  • 55
  • 41
  • 37
  • 24
  • 23
  • 23
  • 22
  • 19
  • 18
  • 17
  • About
  • The Global ETD Search service is a free service for researchers to find electronic theses and dissertations. This service is provided by the Networked Digital Library of Theses and Dissertations.
    Our metadata is collected from universities around the world. If you manage a university/consortium/country archive and want to be added, details can be found on the NDLTD website.
81

Contesti cultuali indigeni della Sicilia in età arcaica e classica / Cult Indigenous Contexts of Sicily in Archaic and Classical Age

PAVONE, CRISTINA 06 June 2007 (has links)
Oggetto dell'opera è lo studio dei contesti cultuali indigeni della Sicilia, tra l'VIII e il IV sec. a.C., al fine di ricostruire le modalità in cui si configura la sfera del sacro nel suo complesso, dall'organizzazione dello spazio sacro alle pratiche di culto. Contemporaneamente, si sono analizzati gli effetti del contatto con il mondo greco, fuggendo dalla tradizionale visione ellenocentrica, ed evidenziando, piuttosto, le forme di acquisizione e rielaborazione delle sollecitazioni esterne messe in atto dalle popolazioni locali. Un attento esame dell'evidenza archeologica, mediante una schedatura sistematica dei luoghi di culto, ha permesso di individuare sessantatre contesti, diversi per caratteristiche intrinseche e loro grado di conoscenza. L'esame complessivo della documentazione è stato sviluppato attraverso tre successive fasi cronologiche : a) VIII - prima metà del VI sec. a.C., b) seconda metà del VI - prima metà del V sec. a.C., c) seconda metà del V - prima metà del IV sec. a.C., distinguendo tre unità topografiche, corrispondenti alla Sicilia Orientale, a quella centro-meridionale e alla Sicilia Occidentale. Infine si sono tracciate alcune considerazioni conclusive sull'argomento attraverso quattro livelli, a nostro parere essenziali per la comprensione dei fenomeni cultuali: la collocazione topografica dei luoghi di culto - sia in rapporto alla realtà geomorfologica ambientale che a quella umana insediativa -, l'organizzazione dello spazio sacro e le caratteristiche planimetriche e architettoniche delle strutture cultuali, le attività rituali - dalle libagioni e dai pasti sacri alle deposizioni votive -, le divinità venerate. / The subject of this work is the study of the sacred indigenous contexts of Sicily, between 8th and 4th century BC, to reconstruct the religious sphere on the whole, from the sacred space to the cult practices. At the same time the effects of the contact with the Greek world were analysed, evading traditional ellenocentric vision, and showing, on the contrary, the forms of acquisition and elaboration of the outside spurs, that were carried out by the local populations. A careful examination of the archaeological evidence, through a systematic catalogue of the sacred places, has allowed locating sixty-three contexts, different for distinctive features and degree of knowledge. The total inspection of documentation was developed through three following periods : a) 8th first half of 6th century BC, b) second half of 6th first half of 5th century BC, c) second half of 5th first half of 4th century BC, dividing three topographic units, corresponding with eastern Sicily, with centre-southern and with western Sicily. In the end some conclusive considerations about the subject were traced, through four levels, according to us of capital importance to understand religious phenomena: the location of the sacred places - whether as regard the geographic environment or as regard the human landscape -, the organization of the sacred space and the planimetric and architectural peculiarities of the structures, the ritual practices from the libations and the sacred meals to the votive depositions -, the divinities worshipped.
82

Milano, 1262 - 1322: Due segni di un potere nuovo / Milan, 1262-1322. Two signs of a new power

ZANINETTA, PAOLO 03 April 2009 (has links)
Gli affreschi della "sala di giustizia" della rocca di Angera e l'emblema della "vipera" viscontea sono le due più cospicue reliquie della campagna propagandistica posta in atto dalla parentela tra il volgere del XIII e gli inizi del XIV per rinsaldare la dominazione appena stabilita su Milano. / The frescoes in the "hall of justice" of the Rocca in Angera and the symbol of the "viper" are the main relics of the propaganda promoted by Ottone, Matteo and Azzo Visconti at the beginning of their seigneurship over Milan.
83

Le illustrazioni di uno Iatrosophion bizantino del XV secolo, cod. 3632 della Biblioteca Universitaria di Bologna

Marchetti, Francesca <1974> 07 July 2011 (has links)
La ricerca è dedicata allo studio delle illustrazioni di medicina, astrologia, iatromatematica e mantica trasmesse dal codice 3632 della Biblioteca Universitaria di Bologna, prodotto nel secondo quarto del XV secolo dal medico Giovanni di Aron, e all’inquadramento del manoscritto nel contesto storico e culturale d’origine (con particolare attenzione allo studio e alla trasmissione degli iatrosophia e dei manoscritti illustrati di soggetto medico e naturalistico nei decenni che precedono e seguono la caduta dell’impero). La tesi analizza le caratteristiche dei più noti cicli di illustrazioni di soggetto medico e naturalistico bizantini (copiati anche nel codice oggetto della ricerca) e la loro relazione con i testi che accompagnavano, e studia le dinamiche di trasmissione di queste illustrazione in età paleologa.
84

I CAPITOLI DI S.VINCENZO E S.ALESSANDRO DI BERGAMO TRA XII E XIII SECOLO

DELL'ASTA, LUCIA 01 April 2015 (has links)
Oggetto della ricerca sono i capitoli di S. Vincenzo e S. Alessandro di Bergamo, quelle istituzioni, cioè, che proprio nel corso del periodo preso in esame (1146-1216) ottennero di essere entrambe riconosciute capitoli della cattedrale. Dopo una panoramica sullo status quaestionis e sulle fonti disponibili, l’indagine si muove su due piani distinti ma tra loro connessi: innanzitutto, esaminando la struttura e l’organizzazione dei due collegi, si procede a un’analisi di tipo “istituzionale” degli stessi. Da questo punto di vista la ricerca mostra nel complesso come i due collegi abbiano condiviso la responsabilità di governo della diocesi non solo dopo, ma anche prima dell’accordo con cui, nel 1189, si riconobbero reciprocamente come parti dell’unica cattedrale bergamasca. Inoltre, attraverso uno studio prosopografico si ottengono informazioni su provenienza sociale, carriera e profilo culturale dei canonici. Elementi utili a ricostruire la posizione dei capitoli nella città vengono pure dall’analisi dei loro compiti in ambito di cura animarum, dalla valutazione del ruolo della basilica di S. Alessandro come custode delle reliquie del santo eponimo dell’episcopato, e infine da alcuni cenni sulla lotta per la ecclesiastica libertas che oppose Chiesa e comune ai primi del Duecento. / The research concerns the chapters of S. Vincenzo and S. Alessandro (Bergamo). During the period under study (1146-1216), both the institutions obtained the right to be considered cathedral in the city. After an overview of the status quaestionis and of the available sources, the study discusses first the institutional aspects, such as the structure and organization of the two chapters. From that point of view, it seems clear that the two institutions shared some important duties not only after but also before being both acknowledged as cathedral (1189). Then, a prosopographical investigation offers many information about the social origins, studies and careers of the canons. Some attention is focused also on the commitment of the chapters to the cura animarum and on the fact that the relics of the main patron saint of the city (s. Alexander) were buried in the church of S. Alessandro. All that, along with the consideration of the antagonism that, at the beginning of the twelfth century, took place between Church and city about the problem of ecclesiastica libertas, shows the actual position of the cathedral chapters in the city.
85

Amicizie, parentele, fedeltà a nord e sud delle Alpi: la rete di relazioni dell’imperatrice Adelaide

Romani, Marta 21 May 2021 (has links)
The aim of this PhD thesis is to investigate the political role of Adelheid of Burgundy in tenth-century Europe. Adelheid was certainly one of the central figures of the Ottonian dynasty during her years as empress and during her widowhood. The systematic study of the diplomas in which she acted as mediator alongside Otto I, Otto II and Otto III was an attempt to understand the basis of her political relevance. The result of the diplomatic research was analyzed through the method of social network analysis, which offered a new and global point of view on the issue and allowed to better focus on the various actors that composed the network of relationships of Adelheid during her life. / Lo scopo della presente tesi di dottorato è l’analisi del ruolo politico di Adelaide di Borgogna nell’Europa del secolo X. Adelaide fu certamente una figura di spicco all’interno della dinastia ottoniana sia in qualità di imperatrice al fianco di Ottone I sia negli anni della vedovanza. Lo studio sistematico dei diplomi in cui la sovrana venne indicata come mediatrice presso il marito, il figlio e il nipote ha rappresentato il punto di partenza per indagare le basi e le motivazioni della sua rilevanza politica. In particolare, il risultato della ricerca diplomatica è stato esaminato attraverso la metodologia della social network analysis che ha offerto un punto di vista nuovo e globale sulla questione e ha permesso di individuare più chiaramente i vari attori che composero la rete di relazioni dell’imperatrice nell’intero corso della sua vita.
86

Interpretare il diritto proprio alla fine del Medioevo: il caso della Carta de Logu. Con l'edizione critica delle "Questioni esplicative".

Floris, Anna, Maria Grazia 12 November 2021 (has links)
La tesi analizza un testo conosciuto con il nome di Questioni giuridiche esplicative della Carta de Logu. L’opera fu così chiamata proprio a causa della collocazione in appendice al testo della Carta de Logu di Eleonora d’Arborea, compilazione di diritto proprio della Sardegna giudicale (1390 ca.). Scritta in volgare sardo, tale appendice è costituita da una raccolta di casi redatti in forma di quaestiones, risolti dall’autore, rimasto anonimo, facendo riferimento ai libri legales della tradizione giustinianea. Vi si trovano infatti allegati, seppur gravemente storpiati, il Digesto nella sua tradizionale tripartizione (Vetus, Infortiatum e Novum), il Codice con le Authenticae Codicis, le Novelle e le Istituzioni di Giustiniano. In diversi casi, l’autore dimostra inoltre una discreta conoscenza della Glossa di Accursio e delle principali impostazioni dottrinali del maturo diritto comune. La tesi comprende l’edizione critica delle Questioni: la scelta è caduta sull’edizione sinottica del testo tramandato dai due testimoni più antichi. L’unico manoscritto superstite (databile intorno alla metà del XV secolo) e l’editio princeps, incunabola (c. 1480), sono conservati nella Biblioteca Universitaria di Cagliari, dove è stato possibile accedere ad un esame di prima mano. L’apparato critico apposto al testo riporta per esteso i frammenti dei libri legales rintracciabili nel testo, che rendono palesi i legami dell’opera con il diritto comune. La ricerca ha consentito di sottoporre a critica le ipotesi formulate in passato dalla storiografia giuridica, tendenti a ridurre le Questioni a semplici note esplicative o a postularne la natura per così dire integrativa della raccolta normativa di diritto locale. Inquadrando le Questioni nella cornice più ampia della dialettica fra diritto comune e diritto proprio, la tesi propende invece per la natura propriamente interpretativa – nel senso in cui i medievali intesero il termine interpretatio – delle Questioni in relazione alla Carta de Logu, dunque come insieme di interpretazioni di natura prevalentemente correttiva delle norme di diritto proprio. La tesi è corredata inoltre da un’Appendice Documentaria, in cui si riproduce il testo delle Questioni secondo le due redazioni dell’incunabolo e del manoscritto.
87

Scholia Latina in Platonem. La recezione del Menone e del Fedone nel Medioevo latino

Bisanti, Elisa 26 April 2021 (has links)
This study offers a reinterpretation of the direct tradition of medieval Platonism on the basis of new evidence from the Meno and the Phaedo translated into Latin by Henry Aristippus between 1154 and 1160. In particular, it provides an edition of interlinear and marginal annotations and glosses of the Meno and the Phaedo: the manuscript tradition is particularly useful for understanding which aspects of these two Platonic dialogues were particularly studied during the Middle Ages, as it preserves the considerations of various readers on Platonic philosophy. In the most fortunate cases, it is precisely the manuscript tradition that offers new perspectives that can be used to redesign the networks of reception of the two Platonic texts examined in this study in the centuries following their translation, with particular reference to the 13th and 14th centuries. The research was carried out on unpublished material and manuscript testimonies, with the help of two strategies. First, the medieval sources were submetted to a doxographic analysis, through a bottom-up approach consisting in the identification of the terms ‘Plato’, ‘Meno’, ‘Phaedo’ (or ‘Fedrone’ according to medieval usage). This allowed to understand in which contexts and in relation to which themes the references to the three terms appeared and to provide a list of authors who, between the 13th and the 14th century, had the opportunity to read the Meno and/or the Phaedo in Henry Aristippus’ translation. The second strategy, which we could perhaps describe as ‘inside-out’, was applied in the editing phase of the interlinear and marginal annotations and glosses of the two translations. As an especially important paratextual element, the ‘marginal’ writing proves to be particularly useful for deriving the constituent elements of the two dialogues (inside) that were commented, re-written, re-elaborated and interpreted in the margins of the two texts (outside). By employing both strategies, it is possible to reveal the core concepts of Platonic philosophy that, to a greater or lesser extent, caught the attention of medieval readers of the Latin Meno and the Phaedo.
88

Devozioni lecite ed illecite nella predicazione di Giacomo della Marca

Ioriatti, Mara January 2010 (has links)
La mia tesi concerne la tematica delle devozioni considerate lecite ed illecite da Giacomo della Marca, francescano osservante del XV secolo, nella sua predicazione.
89

Remote Sensing Analysis e Archeologia dei Paesaggi nel Trentino orientale: la Valsugana, la Val di Cembra e l'Altopiano di Pinè tra l'epoca tardo antica e il medioevo

Forlin, Paolo January 2012 (has links)
Lo studio ha affrontato l'analisi dei paesaggi archeologici di un'ampia porzione del Trentino orientale (Valsugana, Val di Cembra e Altopiano di Pinè) a partire dall'utilizzo sistematico ed integrato di diverse fonti telerilevate (fotoaerea verticale, ortofoto digitali, Lidar). A fronte di un panorama archeologico pregresso piuttosto sottorappresentato, costituito in modo preponderante da dati di vecchia acquisizione e dalla quasi sistematica assenza dell'indagine stratigrafica, la remote sensing analysis ha portato al censimento di quasi mille contesti di interesse, la maggior parte dei quali costituiti da tracce di evidente natura antropica. Tuttavia, le pessime condizioni di visibilità superficiale non hanno in molti casi consentito la contestualizzazione cronologica delle evidenze riconosciute, sottolineando la necessità di predisporre strategie di indagine più invasive (scavi archeologici, shovel test pits, pulizia di sezioni esposte). A partire da questi risultati, l’analisi si è focalizzata sullo studio dei sistemi agrari della porzione centrale della Valsugana, dove, attraverso l’utilizzo delle fonti scritte, dei dati materiali, della toponomastica, della cartografia storica, è stata proposta una lettura diacronica che ricostruisce l’evoluzione dei parcellari dall’alto medioevo fino ai giorni nostri. I risultati di questa ricerca sono stati utilizzati per ridiscutere alcune tematiche storiografiche particolarmente significative per l’area di ricerca: lo sfruttamento agricolo di epoca romana e tardo antica, l’insediamento dei Longobardi, il ruolo dei cambiamenti climatici e dell’evoluzione ambientale, la definizione dei nuovi assetti politico-amministrativi in epoca pieno medievale (XI sec.). Particolare attenzione è stata infine assegnata ai castelli e alle ripercussioni sul paesaggio che produsse la diffusione sul territorio di questi nuovi centri di potere, in relazione soprattutto allo sfruttamento delle risorse ambientali (aree di coltivo, pascoli, miniere) tra XI e XIV secolo.
90

Gli Statuta Almae Urbis": il diritto municipale a Roma nella seconda metà del XVI secolo."

Carlino, Maria Luisa January 2011 (has links)
Gli statuti municipali della città di Roma, riformati nel 1580, rappresentano il fulcro attorno al quale è stata condotta la ricerca. Dopo una breve riflessione sul mancato interesse suscitato per più secoli da questa "forma iuris" negli storici, l'attenzione si è spostata sull'oggetto 'statuti'. La particolarità della città e i diversi fori di competenza dei numerosi tribunali romani sono serviti a comprendere in parte il perché di un nuovo "corpus" normativo. Ma un'analisi più dettagliata di coloro che furono gli artefici della riforma ha permesso di chiarire numerosi aspetti di un processo durato più di cinquant'anni. L'emergere alla fine di una figura, un giurista romano, Luca Peto, che si dedicò alla riforma istituzionale del comune di Roma e al rinnovamento degli statuti, ha fatto sì che anche alcuni passaggi fondamentali avvenuti durante la riforma uscissero dall'ombra. Ciò ha reso più comprensibile la distribuzione della materia statutaria nei libri del "corpus", mettendo in evidenza anche una continuità con il passato che sembrava scomparsa. Gli "statuta Urbis" anche dopo l'approvazione di Gregorio XIII continuarono ad essere interpretati in maniera differente dai giurisperiti. Ne conseguì un dibattito che rimase vivo fino alla metà del Settecento.

Page generated in 0.0401 seconds