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L'édition musicale à Bruxelles au temps de Léopold Ier, 1831-1865 / Edition musicale à Bruxelles sous le règne de Léopold Ier, 1831-1865

Thieffry, Sandrine 20 May 2011 (has links)
Cette thèse retrace l'histoire de l'édition musicale, depuis la création artistique jusqu'à sa consommation, en passant par toutes les étapes de sa confection et de sa distribution. Une époque :la première moitié du XIXe siècle. Un lieu :Bruxelles. Des acteurs, les éditeurs eux-mêmes, mais aussi l’ensemble de leurs collaborateurs, à commencer par les compositeurs, mais aussi les graveurs et lithographes, les imprimeurs, les commissionnaires et autres marchands de musique qui ont participé à ce commerce spécifique. Un support physique enfin :la partition imprimée devenue un nouveau produit commercialisable et consommable. <p>Seuls les éditeurs de musique les plus importants de cette période ont été envisagés ici. Ils sont au nombre sept dont un domine largement les six autres. Il s’agit de la maison Schott frères. Tous ces éditeurs ont été traités avec le même soin et de la même manière, autour de trois axes de recherche :la production, la diffusion et la consommation de la musique. <p> / Doctorat en Histoire, art et archéologie / info:eu-repo/semantics/nonPublished
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La scuola hegeliana dal 1818 al 1831. Interpretazioni e sviluppi della filosofia di Hegel da parte dei suoi primi seguaci e collaboratori

Bertani, Corrado 09 July 2024 (has links)
La dissertazione vuol essere la prima ricostruzione complessiva dell’attività e dell’opera filosofica della scuola hegeliana negli anni dal 1818 al 1831, cioè dalla nomina di Hegel a professore a Berlino fino alla sua morte. Essa si compone di un’Introduzione, dieci capitoli e due appendici. L’introduzione si propone tre obiettivi: 1) spiegare in che senso si possa e si debba parlare di ‘scuola’ a proposito della cerchia dei seguaci di Hegel; 2) mostrare, sulla base delle fonti, che i contemporanei (non solo gli hegeliani, ma anche filosofi e intellettuali di tendenze diverse) erano del tutto consapevoli dell’esistenza di tale scuola; 3) spiegare le ragioni per cui l’opera dei primi hegeliani è stata finora trascurata dalla storiografia filosofica. Il capitolo 1 intende: tracciare la storia della scuola hegeliana dall’ottobre 1818 al novembre 1831; chiarire le cause dell’adesione all’hegelismo e la struttura delle relazioni interpersonali all’interno della scuola; provare che i membri della scuola pensavano a se stessi come ai portavoce di una filosofia impersonale; stilare una bibliografia primaria degli hegeliani; infine, ipotizzare e giustificare la distinzione di quattro obiettivi principali della loro attività filosofica. I capitoli dal 2 al 9 prendono in esame gli scritti attinenti alle singole parti del sistema hegeliano (nessuno dei quali è mai stato oggetto di studi specifici fino ad ora). Si inizia (capitolo 2) con la Propedeutica filosofica di G. A. Gabler (1827); che si rivela essere un tentativo di ‘avviamento’ alla filosofia mescolato a elementi di teoria dello spirito soggettivo e ricalcato sulle prime tre parti della Fenomenologia dello spirito, di cui offre anche un commentario sui generis. Il capitolo 3 è incentrato sulla prima parte del sistema hegeliano. Ampio spazio è riservato ai Lineamenti di filosofia della logica di H. W. F. Hinrichs (1826), primo e malriuscito tentativo di proseguire e ‘completare’ la teoria logica secondo l’impostazione hegeliana. Altri approfondimenti concernono i tentativi più antichi di spiegare il significato della dialettica, della contraddizione e della struttura del concetto secondo Hegel. Il capitolo 4 considera la seconda parte del ‘sistema’, la filosofia della natura, e la prima sezione della terza parte, la filosofia dello spirito soggettivo. In entrambi tali ambiti la scuola fu quasi del tutto silente nel periodo considerato. Nel primo caso l’unica eccezione è data da un breve compendio di Leopold von Henning sulla teoria dei colori di Goethe (1821). Nel secondo caso ci si imbatte in un astruso trattato di psicologia filosofica di J. G. Mussmann, che a un’attenta analisi si rivela come opera eclettica. Pienamente ‘ortodosso’, invece, è risultato il Sistema della morale filosofica di K. L. Michelet (1828), protagonista del capitolo 5. L’indagine ha svelato che tale opera vuol essere un rifacimento più esauriente e comprensibile della Moralità dei Lineamenti. A tal fine Michelet ha attinto a piene mani all’etica aristotelica, che ha riformulato in chiave dialettica e di cui si è servito per interpretare diversi punti centrali della teoria hegeliana della moralità. Dopo la moralità è la volta dell’eticità. A tale riguardo sono stati studiati due scritti di von Henning risalenti ai suoi primi anni di attività al fianco di Hegel, che affrontano l’uno il tema dello svolgimento storico dei princìpi etici, l’altro il problema delle epoche della storia universale. Sempre nel capitolo 6 si fa cenno allo storico Heinrich Leo e al filosofo della storia Christian Kapp, quest’ultimo citato spesso nelle fonti, ma erroneamente, come hegeliano. L’esposizione prosegue con le tre sezioni dello spirito assoluto, che furono i settori in cui la scuola fu più prolifica. Tale circostanza spiega l’ampiezza dei capitoli 7-9, tutti preceduti da una panoramica generale e contenenti una ricca varietà di posizioni. In ambito estetico (capitolo 7) spiccano: gli scritti con cui Hinrichs e C. F. Göschel proposero una lettura ‘fenomenologica’ del Faust di Goethe; una monografia di H. T. Rötscher su Aristofane (1827), nella quale trovano sistematica applicazione la filosofia della storia di Hegel e le sue osservazioni sulla commedia attica; una esposizione e critica della Critica del giudizio di Kant ad opera di Bruno Bauer; i primi studi storico-letterari di K. Rosenkranz; infine alcuni interventi sul romanticismo letterario, che integravano ciò che Hegel diceva nelle lezioni di Estetica. Un quadro molto vario e complesso offre pure la filosofia della religione. Un’analisi dettagliata è dedicata alla Religione nel suo rapporto interno alla scienza di Hinrichs (1822), agli Aforismi su non-sapere e sapere assoluto di Göschel (1829) e ai Pensieri sulla morte e l’immortalità di Ludwig Feuerbach (1830). Altri ritratti, più brevi, hanno per oggetto uno studio giovanile di D. F. Strauß sull’apocatastasi; la critica riservata a Schleiermacher, a nome della scuola, da Rosenkranz; la ‘dogmatica cristiana’ di K. P. Marheineke, portavoce dell’hegelismo nella Facoltà teologica berlinese; infine un saggio sullo «sviluppo della coscienza religiosa» di K. Conradi (1831). Chiude il capitolo l’elenco delle recensioni di filosofia e storia della religione apparse sugli «Jahrbücher» tra 1827 e 1831. Il capitolo 9 è diviso in due parti. La prima cerca di indicare le ragioni della centralità della storia della filosofia per la scuola hegeliana, propone una panoramica dei suoi risultati principali in tale ambito, infine descrive il saggio di Michelet sull’etica di Aristotele del 1827. La seconda parte è dedicata alla dissertazione di H. G. Hotho sulla filosofia di Cartesio (1826). Tali opere sono le prime testimonianze scritte dell’interpretazione ‘hegeliana’ del pensiero aristotelico e cartesiano. Le Conclusioni tirano le fila delle indagini condotte nel corso della trattazione. Vi si rileva come l’esame delle fonti abbia confermato l’ipotesi di partenza che l’attività degli hegeliani sia stata orientata verso quattro obiettivi, spesso compresenti. Vi si mostra, inoltre, che tale attività fu guidata e condizionata da due fattori: le finalità concrete del lavoro svolto dai seguaci di Hegel, e il loro desiderio di concorrere a realizzare il programma ‘ideologico’ che lo stesso Hegel aveva tracciato fin dal suo insediamento a Berlino. Chiudono la dissertazione due appendici e una bibliografia della letteratura primaria. La prima appendice contiene un regesto dei corsi di lezione tenuti (o solo annunciati) dai seguaci di Hegel dalla fine del 1818 alla fine del 1831, a Berlino e in altre università tedesche. La seconda appendice propone un profilo bio-bibliografico di quindici autori, riferito agli inizi della loro carriera universitaria e alle forme del loro rapporto istituzionale e personale con Hegel. Tra i documenti qui riprodotti, di cui diversi sono inediti, si segnalano i pareri di Hegel sull’attività didattica dei suoi Repetenten, le tesi difese dagli hegeliani per conseguire il dottorato o l’abilitazione, infine un saggio di Hinrichs sulla dialettica, del 1824.
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The Secret Six and Their Theory of Autonomous Individualism

Tatom, E. Lynn 12 1900 (has links)
This paper focuses on the Secret Six who consisted of Theodore Parker, Thomas Wentworth Higginson, Franklin Benjamin Sanborn, Samuel Gridley Howe, George Luther Stearns, and Gerrit Smith, and the concepts that these men believed in regarding the type of society they wanted established in the United States. The dominant theme in the minds of this Secret Six was the romantic belief in the free individual. The belief in the free individual living in a free, progressive society held out the promise that America could become a perfect community of autonomous individuals and an example for all the world. But the Secret Six realized that for America to be this perfect community of autonomous individuals, America had to be freed of any determinism in its institutions. These six crusaders had such faith in their theories of individualism, that they abandoned moral persuasion and accepted violence as the principal means of establishing their society. These men believed that only the type of an individual who was willing to use violence if necessary and to die for the dictates of his conscience, could reform America into a community that exemplified to the world a belief in the free individual.
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Les dialectes de la dialectique: sens et usage du langage chez Hegel

Lejeune, Guillaume 25 February 2012 (has links)
La thèse s’intéresse au sens et à l’usage du langage chez Hegel à travers une reconstruction de la dialectique et de ses dialectes. <p>Dans la première partie, nous avons reconstruit la théorie implicite du langage à partir des occurrences du thème et de la structure de la philosophie hégélienne. Après une étude génétique et systématique du langage chez le philosophe, nous avons abordé le rapport du langage à la logique. Nous avons alors montré que Hegel essaye moins de construire un langage pour la pensée comme c’est souvent le cas dans les formalismes logiques que de montrer comment la pensée se fait discours dans le langage. A l’issue de cette première partie, il est donc apparu que le langage était moins étudié comme un objet à décrire analytiquement que comme l’élément dans lequel la pensée devenait le discours de l’auto-constitution du sens.<p><p>Une fois ce sens du langage dégagé, nous avons analysé dans la seconde partie, la façon dont Hegel usait du langage pour faire ressortir son discours visant à articuler le sens en son absoluité. Notre démarche essentiellement propédeutique a alors pris un tour problématique, puisque nous avons fait ressortir qu’il y avait une tension entre les textes de philosophie et les textes sur la philosophie. En effet, si le discours philosophique exprime le sens tel qu’il se forme dans le langage, il semble inopportun de faire précéder ce discours de textes tels que des préfaces où des introductions qui ne donnent qu’un point de vue indirect sur la chose. Plus précisément, la dialectique du savoir se formant dans le langage semble perdre dans les textes en marge du système l’intimité requise d’un sens se faisant expérience. Hegel en formulant la philosophie première comme une dialectique autoréférentielle du concept serait pris dans le dilemme suivant :le système interdirait tout texte référentiel (préface, introduction) tout en les nécessitant pour se laisser communiquer. En bref, l’autoréférence au fondement de l’horizon du sens chez Hegel se contredirait dans la communication que vise à établir l’aspect dialogique des préfaces et des introductions. La question que nous avons alors essayé de résoudre est celle de savoir si dialectique et dialogique étaient vraiment à opposer. Après avoir montré que des penseurs comme Schlegel ou Schleiermacher pensaient ces deux concepts ensemble, nous avons fait apparaître que le concept de dialogique pensé dans son historicité s’était vu délimiter concurremment à la grammaire et à la rhétorique des bornes variables. Nous avons alors soutenu la thèse selon laquelle cette plasticité pouvait également s’attacher à la notion de dialogique. Plus précisément, l’opposition apparente de ces deux termes chez Hegel a été mitigée à l’aune d’un concept de dialogique basé sur une relation « Je-Nous ». En montrant que chez Hegel le dialogique des préfaces référait à un « Nous » englobant, le problème de la communication de sa philosophie à travers des textes exotériques n’est plus apparue comme contredisant la structure autoréférentielle du système. Nous avons, par là, fait apparaître que la dialectique de l’élaboration dans le langage pouvait se décliner en des dialectes dialogiques qui, prenant place dans l’espace autoréférentiel de la relation « Je-Nous », n’infirmaient pas le concept d’expérience du sens. <p><p>En guise de conclusion, nous avons esquissé de façon prospective le potentiel d’une telle théorie dans un contexte plus contemporain. Nous avons à cet égard voulu répondre aux critiques de Habermas ou de Gadamer taxant le système hégélien de monologue de l’absolu oublieux du caractère dialogique de la parole et de la communication en montrant l’intérêt qu’une vue plus nuancée sur la pensée dialectique hégélienne pouvait avoir pour la pensée contemporaine.<p> / Doctorat en Philosophie / info:eu-repo/semantics/nonPublished
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Les institutions de la reconnaissance: entre théorie critique de la reconnaissance et philosophie hégélienne du droit / Institutions of recognition: critical theory of recognition and Hegel's philosophy of right

Carré, Louis 15 February 2011 (has links)
Ce travail consiste en une confrontation systématique entre la théorie de la reconnaissance développée par Axel Honneth depuis une vingtaine d'années dans ses travaux et la Philosophie du droit (1820) de Hegel. Il propose de réfléchir aux problèmes que pose le statut, à la fois socio-ontologique, normatif et historique, des institutions. Trois questions en forment la trame :1) Comment penser l'articulation entre reconnaissance interpersonnelle et institutions ?2) Quels sont les critères normatifs définissant ce que sont de « bonnes » institutions ?3) Quel est le diagnostic qu'il serait possible de poser sur l'évolution des sociétés modernes et de leurs principales institutions (la famille, le marché économique, l'ordre juridique, l'Etat) ?<p> <p>Dans une première partie, nous exposons les grandes lignes de la théorie de la reconnaissance de Honneth. Nous y développons successivement sa « morale de la reconnaissance », la conception normative de la justice sociale qui en découle, ainsi que la manière dont Honneth appréhende l'articulation entre reconnaissance et institutions. Nous nous intéressons ensuite, dans une deuxième partie, à l'institutionnalisme éthique de Hegel dans sa Philosophie du droit. Partant d'une lecture non-métaphysique de l'œuvre berlinoise, nous défendons la thèse interprétative d'un « institutionnalisme faible » chez Hegel par opposition à un « institutionnalisme fort ». Cet « institutionnalisme faible » stipule que les principales institutions du monde éthique moderne doivent pouvoir permettre à l'ensemble des agents individuels qui les composent d'atteindre, à travers leur participation à une série de relations intersubjectives fondées sur la réciprocité de leurs droits et de leurs obligations, des formes croissantes d'autonomie rationnelle (autonomie affective dans la famille, autonomie socioprofessionnelle et juridique dans la société civile, autonomie civile et politique au sein de l'Etat constitutionnel). <p><p>Au final, il ressort de la confrontation entre théorie de la reconnaissance et institutionnalisme hégélien dans sa version « faible » que, contrairement au reproche de « surinstitutionnalisation » adressé par Honneth, la philosophie hégélienne du droit se montre toujours d'actualité s'agissant 1) de penser conjointement les deux dimensions éthiques du système objectif des institutions et des relations intersubjectives de reconnaissance, 2) de définir une série de critères normatifs concernant une « bonne » forme de vie dans les institutions, voire même 3), malgré le caractère parfois historiquement daté de son analyse institutionnelle, de poser à terme un diagnostic critique sur l'évolution « pathologique » des sociétés modernes. / Doctorat en Philosophie / info:eu-repo/semantics/nonPublished
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Une conduite révolutionnaire, ou Action et Réflexion chez Henri Grégoire de 1789 à 1831

Marion, Claude 01 May 1976 (has links) (PDF)
Le présent document propose un dépouillement portant sur les œuvres imprimées de l'abbé GREGOIRE, aussi bien que sur ses inédits, et il fait preuve également d'une bonne connaissance de la littérature abondante consacrée à l'évêque constitutionnel de Blois.<br />Le plan de la thèse traite des activités politiques, religieuses et philanthropiques de GREGOIRE de 1775 à 1831.<br />En matière politique, l'auteur montre l'influence indéniable exercée tant par Montesquieu que par Rousseau sur le curé d'Emberménil, mais aussi la volonté de GREGOIRE de faire passer dans les institutions et dans les faits les idées des philosophes; témoignant ainsi qu'il appartient à la génération dite des «secondes lumières».<br />Son talent oratoire ainsi que son courage personnel ont permis à GREGOI RE de jouer un rôle non négligeable dans les assemblées révolutionnaires, encore qu'il n'ait pas eu l'envergure politique d'un SIEYES ou d'un MIRABEAU.<br />Sur le plan ecclésiastique, GREGOIRE, dont la vocation sacerdotale solide traversera intacte la tourmente révolutionnaire et dont la dignité de vie sera reconnue par tous - est un gallican convaincu qui accepte sans difficultés la Constitution civile du clergé et qui croit sincèrement à l'avenir de l'Eglise constitutionnelle. Il est un des piliers de celle-ci et adoptera lors des graves difficultés qui l'assailliront une attitude des plus courageuses.<br />Partisan d'abord d'une Eglise d'Etat, GREGOIRE, dont la pensée ecclésiastique n'est pas exempte de quelques flottements, est un adversaire résolu et irréductible du Concordat pour des motifs plus nobles d'ailleurs que TAYLLERAND et FOUCHE.<br />GREGOIRE, nomme politique, homme d'Eglise, historien à la plume infatigable, est enfin, et je dirai peut-être surtout, un philanthrope convaincu qui se dévouera inlassablement en faveur de certains individus qu'il considère comme exclus de la société de son temps: les juifs et les hommes de couleur.
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Espíritos inflamados: a construção do estado nacional brasileiro e os projetos políticos no Ceará (1817-1840) / Spirit enflamed: The construction of state and the brazilian national projects in political ceará (1817-1840)

Felix, Keile Socorro Leite January 2010 (has links)
FELIX, Keile Socorro Leite. Espíritos inflamados: a construção do estado nacional brasileiro e os projetos políticos no Ceará (1817-1840). 2010. 231f. Dissertação (Mestrado em História) - Universidade Federal do Ceará, Departamento de História, Programa de Pós-Graduação em História Social, Fortaleza-CE, 2010. / Submitted by Raul Oliveira (raulcmo@hotmail.com) on 2012-06-27T15:22:30Z No. of bitstreams: 1 2010_Dis_KSLFelix.pdf: 1648419 bytes, checksum: 39c3a2df3227012e0c02612b4b8e1ebe (MD5) / Approved for entry into archive by Maria Josineide Góis(josineide@ufc.br) on 2012-07-19T14:26:40Z (GMT) No. of bitstreams: 1 2010_Dis_KSLFelix.pdf: 1648419 bytes, checksum: 39c3a2df3227012e0c02612b4b8e1ebe (MD5) / Made available in DSpace on 2012-07-19T14:26:40Z (GMT). No. of bitstreams: 1 2010_Dis_KSLFelix.pdf: 1648419 bytes, checksum: 39c3a2df3227012e0c02612b4b8e1ebe (MD5) Previous issue date: 2010 / The present research seeks to analyze how did happen, in Ceará, the independence process and the formation of the National State. Therefore, we proposed first to investigate how did occur the political disentail of the captainship of Siará grande from the general captainship of Pernambuco in the year of 1799, and the importance of such fact both for a local bigger autonomy and for that captainship development. Beside this aspect, we analyze how did the local groups place before the Royal Family’s presence in the colony, United Kingdom from 1815, putting in relief the 1817’s movement like a first moment of displeasure with the orders and measures taken by Imperial Court which were going opposed to the local interests, mainly the North’s captainships. We discussed too the participation of Ceará in the process of independence, and in the Equator Confederation, detaching that the adherence to that movement reflected the existing divergences both in that province and in the recent country respecting to how it should ought be conducted. And l we still discuss on the movement known in historiography as Pinto Madeira’s Revolt, a movement of restoring character that has, among other motifs, the re-establishment of D. Pedro I in Brazilian’s throne after his abdication in April seven 1831. / A presente pesquisa busca analisar como se deu, no Ceará, o processo de Independência e a formação do Estado Nacional. Para tanto, nos propusemos, primeiramente, a investigar como se deu a desvinculação política da capitania do Siará grande da capitania geral de Pernambuco no ano de 1799 e a importância desse fato tanto para uma maior autonomia local como para o desenvolvimento dessa capitania. Além desse aspecto, analisamos como os grupos locais se colocaram diante da presença da família real na colônia, Reino Unido a partir de 1815, destacando o movimento de 1817 como um primeiro momento de descontentamento com as ordens e medidas tomadas pela Corte Imperial que estavam indo de encontro aos interesses locais, sobretudo das capitanias do Norte. Discutimos também a participação do Ceará no processo de Independência e na Confederação do Equador, destacando que a adesão a esse movimento refletia as divergências existentes tanto nessa província como no recente país a respeito de como ele deveria ser conduzido. E ainda debatemos sobre o movimento conhecido na historiografia como Revolta de Pinto Madeira, movimento de cunho restauracionista, que tinha, entre outros motivos, restabelecer D. Pedro I no trono brasileiro depois de sua abdicação em sete de abril de 1831.
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Apropriação ideológica do conceito de sociedade civil pelo capital em crise: a questão do terceiro setor

NASCIMENTO, Thiago Alves Moreira January 2008 (has links)
NASCIMENTO, Thiago Alves Moreira. Apropriação ideológica do conceito de sociedade civil pelo capital em crise: a questão do terceiro setor. 2008. 83f. Dissertação (Mestrado em Educação) – Universidade Federal do Ceará, Faculdade de Educação, Programa de Pós-Graduação em Educação Brasileira, Fortaleza-CE, 2008. / Submitted by moises gomes (celtinha_malvado@hotmail.com) on 2012-07-17T15:34:11Z No. of bitstreams: 1 2008_dis_TAMNascimento.pdf: 490961 bytes, checksum: 15f41215ef254f42cb91bc20c2e15697 (MD5) / Approved for entry into archive by Maria Josineide Góis(josineide@ufc.br) on 2012-07-17T16:15:55Z (GMT) No. of bitstreams: 1 2008_dis_TAMNascimento.pdf: 490961 bytes, checksum: 15f41215ef254f42cb91bc20c2e15697 (MD5) / Made available in DSpace on 2012-07-17T16:15:55Z (GMT). No. of bitstreams: 1 2008_dis_TAMNascimento.pdf: 490961 bytes, checksum: 15f41215ef254f42cb91bc20c2e15697 (MD5) Previous issue date: 2008 / O presente trabalho traz a discussão acerca da apropriação ideológica do conceito de sociedade civil pelo capital em crise. Para tanto, para realizar essa análise, primeiramente recorre-se a uma contextualização do conceito através dos tempos, de forma breve, mas que introduz satisfatoriamente os três principais autores que contribuíram com esta pesquisa: Hegel, Marx e Gramsci. Para Hegel, a sociedade civil é um momento anterior ao Estado, mas por ele determinado, sendo sua existência possível somente através do mesmo. Assim, é refundado na forma de sociedade política. Para Marx, sociedade civil corresponde às relações econômicas na base da sociedade, relativas diretamente à produção da vida material – é, desta feita, o teatro da história. Corresponde, nestes termos, à estrutura da sociedade, que produz, determina a superestrutura, e que dela também recebe influências, num processo dialético. Para Gramsci, a sociedade civil é um momento do conceito de Estado ampliado, e corresponde à hegemonia, à legitimação de determinado grupo social ou classe no poder através, principalmente, da ideologia. A apropriação ideológica que o termo sociedade civil sofre toma maior importância no contexto de crise estrutural do capital. Na busca de contornar os efeitos desta crise, o capital recorre a diversos estratagemas, dentre os quais a manipulação ideológica de determinados conceitos, inclusive alguns muito caros à classe trabalhadora e à esquerda. Desta forma, consegue canalizar esforços de indivíduos que, outrora, poderiam ser dedicados a movimentos insurrecionais contra a ordem vigente. Neste contexto, o capital ainda aproveita para inaugurar uma nova área de mercado, a educação. Desta forma, além de operar em um âmbito ideológico, opera também uma nova área de mercado. A formação e a mobilização da classe trabalhadora é quem mais sofre neste cenário contra-revolucionário em que a educação está posta como a solução dos problemas deste mundo que, na teoria dominante, só precisa ser mais justo do que já seria. / El presente trabajo trae la discusión acerca de la apropriación del concepto de sociedad civil por el capital en crisis. Para eso, para realizar ese estudio, al princípio recurrise a una contextualización historica del termo a través de los tiempos, de forma breve, pero que introduce satisfactoriamente los tres autores que contribuyeron con esa investigación: Hegel, Marx y Gramsci. Para Hegel, la sociedad civil es un momento anterior al Estado, pero que por él es determinado al mismo tempo, siendo suya existencia posible solamente a través del mismo. Así, la sociedad civil es refundada en la forma de sociedad política. Para Marx, la sociedad civil corresponde directamente a las relaciones económicas en la base de la sociedad, relativa a la producción de la vida material - es el teatro de la historia. Corresponde, por lo tanto, a la estructura de la sociedad, que produce, determina la superestructura, y que de ella también recibe influencias, en un proceso dialéctico. Para Gramsci, la sociedad civil es un momento del concepto ampliado de Estado, corresponde a la hegemonia, al legitimación del grupo social o clase en el poder a través, principalmente, de la ideologia. La apropriación ideologica que el concepto de sociedad civil gaña mayor importanciaen el contexto de la crisis estructural del capital. En la búsqueda de intentar evitar los problemas provocados por la crisis estructural, el capital utiliza diversas estratagemas, entre las cuales la manipulación ideológica de determinados conceptos, también algunos muy costosos a la clase trabajadora. De tal manera, consigue canalizar esfuerzos de los individuos que, hace tiempo, podrían ser dedicados a los movimientos revolucionarios. En este contexto el capital aprovecha para inaugurar una nueva área de mercado, la educación. De tal manera, más allá del funcionamiento en un alcance ideológico, también desarolla una nova área de mercado. La formación y la mobilización de la clase trabajadora es quién sufre más en esta escena contra-revolucionaria donde la educación está puesta como la solución de los problemas de eso mundo, que en la teoria dominante, sólo necessita ser más justo de lo que ya es.
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Raison et création : le constructivisme et l’institutionnalisme postmétaphysiques de Cornelius Castoriadis / Reason and creation : castoriadis’ postmetaphysical constructivism and institutionalism

Tranchant, Thibault 05 July 2019 (has links)
L'objet de cette thèse doctorale est la réponse poïétique et institutionnaliste offerte par Castoriadis au problème de la constitution d'une universalité pratique dans un contexte post-métaphysique. La thèse s'ouvre sur une définition de la philosophie politique comme projet d'objectivation institutionnelle de la raison et sur l'exposition du problème, pour cette discipline, engendré par la critique de la métaphysique et l'émergence d'une conception procédurale de la raison lors de la modernité. La thèse est ensuite divisée en deux parties. La première porte sur la philosophie de Castoriadis, c'est-à-dire sur sa critique de la pensée métaphysique, son ontologie et sa théorie de la connaissance. Nous y défendons la thèse interprétative que sa philosophie est un « pluralisme ontopoïétique constructiviste ». La seconde porte sur sa conception de la raison pratique, que nous interprétons comme « institutionnalisme post-métaphysique ». Nous concluons en explicitant les nouvelles médiations établies par Castoriadis entre philosophie et politique, sa conception de l'universalité pratique, et, par conséquent, la place qu'il occupe dans le temps long de l'histoire de la philosophie politique. Une perspective comparative a été privilégiée tout au long de notre argumentaire. Nous apprécions la singularité castoriadienne en la comparant avec des philosophies ayant partagé des problèmes communs et certains horizons thétiques, notamment l'héritage hégéliano-marxien et les philosophies de la différence. / The purpose of this doctoral thesis is to expose Castoriadis’ poïetical and institutional answer to the following question: how can we constitute a practical universality in a postmetaphysical context. Starting with a definition of political philosophy as the progressive and institutional objectification of reason, I first show how the modern radical critic of metaphysical thoughts and the modern emergence of a procedural conception of reason were both problematic for political philosophy. The thesis is then divided into two parts. The first part is devoted to Castoriadis’ philosophy and presents his own critics of metaphysical thinking, his ontology and his theory of knowledge. I then follow the interpretative thesis according to which Castoriadis’ philosophy can be characterized as an ''ontopoïetical pluralistic constructivism'' The second part is about his conception of practical reason, which I interpret as a “postmetaphysical institutionalism”. I conclude by showing that Castoriadis offers not only new mediations between politics and philosophy but also an original conception of practical universality in the history of political philosophy. Using a comparative method, I put forward Castoriadis’ thoughts through a comparison with other philosophies that share common problems and thesis, e.g. the Hegelian-Marxian tradition and the philosophies of difference.
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Ein mehr als unchristlicher Streit - Lotzdorfer und Liegauer Bauern kontra Kirchenzucht

Schönfuß-Krause, Renate 01 July 2021 (has links)
Aufgezeigt wird, dass die sogenannte „Kirchenzucht“ in den Gemeinden um 1800 durchaus in Frage gestellt wurde, dass eine Kirchgemeinde die Disziplinierung von Gehorsam und Pflichterfüllung auf den Prüfstand stellte. Das interessante Studium der Akte aus dem Jahr 1799/1800 im Stadtarchiv Radeberg gibt anschaulich Auskunft darüber, wie aus einer ganz vernünftigen Anfrage und Bitte der Lotzdorfer und Liegauer Bauern an die Radeberger Kirche, den Gottesdienst in den Sommermonaten von Ostern bis Michaelis (29. September) um eine halbe Stunde zu verschieben, eine Streitsache entstand, sich sozusagen ein Problem aufbaute oder aufgebaut wurde. Das führte dazu, dass sich die im Verlauf des Streites entstandenen Fronten verhärteten. Eine unmissverständliche Machtdemonstration der Radeberger Kirche, im Verbund mit der Superintendentur Dresden, gegenüber ihrer Kirchgemeinde war die Folge. Ein kurzsichtiges Denken in einer bewegten Zeit, die im „Geschichtlichen Nachtrag“ beleuchtet wird.

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