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Jazykové rysy moderní hindské povídky v diaspoře / Language features of the modern Hindi short story in diaspora

Khadimetova, Nilufar January 2016 (has links)
Charles University, the Faculty of Philosophy Department of South and Central Asia Diploma Thesis Student: Nilufar Khadimetová Language features of the modern Hindi short-story in diaspora Annotation The objective of the thesis is a description of the language of modern Hindī short- stories by Indian authors who live and write in diaspora. Analysis and description are made on a limited sample of short-stories that have been written since the beginning of the 21st century. Philological analysis includes both the lexical borrowings and the way of word formation and phraseology. It focuses on onomasiological phenomena such as "loan translation" or calc and creation of hybrid words as well as syntagmas. No less attention is devoted to syntax which we can assume that may be affected by English or another language in which the authors write. In conclusion we set out the main features of the English language influences on literary Hindī as reflected in selected stories, and indicate further possibilities for research in this area. Key words: Hindī, diaspora, modern hindī short story, language contact, code switching or mixing, language impacts, lexical borrowings, onomasiology, phraseology, verbo-nominal expressions, verb syntagmas etc.
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Il frammento nominale nell’italiano digitato colloquiale. Proposta di classificazione sintattica, prospettive di analisi e applicazioni sul campo

Comandini, Gloria 10 December 2021 (has links)
Questo studio si concentra sull’analisi di un fenomeno assai comune nell’italiano e ben attestato da oltre un secolo in diverse altre lingue, antiche e moderne: le costruzioni prive di un verbo in forma finita nel loro nucleo sintattico principale, che evidentemente non sono state oggetto di una ellissi e che non sempre possono essere definite frasi. Dopo le analisi su questo fenomeno fatte da Mortara Garavelli (1971) sullo scritto letterario e da Cresti (1998) sul parlato colloquiale, in questa ricerca si vuole indagare la natura delle costruzioni senza verbo in una nuova varietà di italiano, ossia lo scritto informale e dialogico prodotto sul web, che sarà definito in questa ricerca come italiano digitato colloquiale (IDC). Pertanto, questo studio adotta un approccio corpus-based, ricercando le costruzioni senza verbo in una raccolta di testi di IDC realmente prodotti, ossia nel corpus COSMIANU (Corpus Of Social Media Italian Annotated with Nominal Utterances) (Comandini et al., 2018). Si è dunque deciso di individuare il fenomeno sulla base della definizione di enunciato nominale di Ferrari (2011; 2014), ma adottando due prospettive sintattiche ancora mai applicate in ambito italiano: la teoria sentenzialista di Merchant (2004; 2006; 2010) e quella non-sentenzialista di Barton & Progovac (2005), entrambe applicate in inglese a strutture ellittiche definite frammenti senza antecedente esplicito. Pertanto, si è deciso di definire le strutture senza verbo studiate come frammenti nominali, nell’ottica tanto di inquadrare un fenomeno che, nella nuova varietà di lingua studiata, assume forme diverse rispetto allo scritto letterario e al parlato colloquiale, quanto di unire simbolicamente due tradizioni di studio delle costruzioni senza verbo che non si sono mai incontrate, ossia quella italo-francese, risalente a Meillet (1906), e quella anglo-americana, risalente a Sweet (1900). Grazie all’analisi dei frammenti nominali nell’italiano digitato colloquiale in ottica non-sentenzialista, si so-no individuate undici classi di frammenti nominali, alcuni dei quali possono essere considerati delle frasi, poi-ché contengono o un rapporto predicativo tra due costituenti, o una Tense Phrase al proprio interno. Sul fronte dell’analisi sentenzialista, invece, si è ipotizzata l’esistenza di una nuova categoria di frammenti nominali, nei quali è stato eliso un elemento pro e un verbo essere. Grazie al contributo tanto della teoria sentenzialista, quanto di quella non-sentenzialista, è stato possibile notare come l’ IDC abbia come uno dei tanti tratti diagnostici proprio la presenza di frammenti nominali che ne incarnano le caratteristiche principali, ossia: a) l’estrema natura dialogica, che quindi spiega l’alta presenza di formule di saluto e di ringraziamento (es.: CIAO A TUTTE LE FANS; grazie 1000000000000) e di interiezioni (es.: bleah!); b) la forte aderenza al contesto comunicativo, con frammenti nominali che hanno come nodo iniziale un NP, un DP o un AP che fa direttamente riferimento a un elemento precedentemente reso rilevante nel contesto (es.: Bellissimoooooooooooo !!!!!!!!!!!!), oppure a un elemento immediatamente successivo, di cui si specifica la natura (es.: una domanda... perché é all'inverso?). Successivamente, si è testato come l’individuazione e l’analisi sintattica dei frammenti nominali possa aiutare a comprendere e a riconoscere meglio l’hate speech. Analizzando i frammenti nominali portatori d’odio nel corpus di tweet razzisti POP-HS-IT (Comandini & Patti, 2019), si è notato come l’ IDC d’odio presenti le medesime classi di frammenti nominali individuate in COSMIANU, ma in percentuali diverse, con una partico-lare rilevanza dei frammenti nominali che hanno come nodo iniziale un FocP (es.: FUORI QUESTE MERDE UMANE DALL'ITALIA). Inoltre, si è trovata una notevole presenza di frammenti nominali di classe FocP (es.: pezzi di merda loro e tutto l’islam) corrispondenti alle frasi esclamative studiate da Munaro (2006) (es.: Noioso, il tuo amico!), in cui l’elemento focalizzato a sinistra (pezzi di merda) è sempre una caratteristica intrinseca e non temporanea del soggetto (loro e tutto l’islam). Questa tipologia di frammenti nominali esclamativi e focalizzati veicola alcune delle caratteristiche più universali dell’hate speech, ossia l’espressione di un odio generalizzato e non dibattibile verso una categoria di persone vista come un gruppo monolitico. L’individuazione dei frammenti nominali più caratteristici dell’hate speech potrebbe aiutare i tool automatici ad annotare i testi d’odio in maniera più accurata.
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[en] TRUTH, ILLUMINATION, TRINITY: SAINT AUGUSTINE'S ROUTE TOWARDS INWARDNESS / [pt] VERDADE, ILUMINAÇÃO E TRINDADE: O PERCURSO DA - INTERIORIDADE - EM SANTO AGOSTINHO

LUCIA MARIA MAC DOWELL SOARES 26 September 2003 (has links)
[pt] Este estudo pretendeu fazer um levantamento de como e por que Santo Agostinho formulou a noção de interioridade. Parti da hipótese de que a interioridade foi resultado da busca de Agostinho pela verdade, o que o levou a refutar o ceticismo e a formular o proto-cogito, que lhe garante não só a certeza de sua própria existência, mas também a indicação de que é no interior do homem, em sua alma, que a verdade deve estar. Para que a verdade pudesse ser conhecida, porém, Agostinho precisou estabelecer as condições de possibilidade do conhecimento o que ele fez com a doutrina da iluminação, por meio da qual sabe-se que o homem foi criado com uma luz capaz de conhecer as razões eternas e a verdade. Mas no De Trinitate Agostinho irá postular ser no homem interior que se poderá encontrar a imagem de Deus. Desse modo observa-se que se, inicialmente, a interioridade é pensada, em Agostinho, relativamente a questões de ordem epistemológica, ela irá, porém, sendo formulada para dar conta também de questões éticas, de que a salvação faz parte. Nesse sentido, pode-se dizer que ela é, para ele, uma noção que irá sendo repensada e reformulada, sendo revestida de conteúdos novos e vindo a adquirir, em sua obra madura, contornos cada vez mais teológicos. / [en] This study looks into how and why Saint Augustine has formulated the notion of inwardness. I have started from the hypothesis that inwardness is the result of Augustine's search for truth. For this reason he had initially to refute skepticism in order to come to the formulation of the proto- cogito, which has not only assured him of the certainty of his own existence, but it has also indicated that it is in the inner man, in his soul, that truth should be found. For truth to be known, however, Saint Augustine has had to produce the conditions that allowed for the possibility of knowledge, which he has done in his doctrine of illumination. It is believed that through illumination, man has been created with a natural light which is able to know the eternal reasons and truth. But in De Trinitate Augustine will postulate that it is in the interior of man that God's image can be found. So if inwardness is initially thought of by Augustine as relating to epistemological order, it will, however, be formulated in a way that it also tackles ethical questions, of which Salvation is part. It can, thus, be stated that inwardness is for Augustine a notion that will be reformulated, in a way that new contents are enhanced, coming to point that, in his mature work, it acquires more and more theological characteristics.
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K problematice překladu odborného textu / On Professional Text Translation

Pémová, Petra January 2015 (has links)
(in English): The work in this diploma contains the special syntactic structural features of Russian and Czech historical and political science texts. The author of the work takes as a theoretical starting point the principle that Russian scientific texts use more condensed forms of expression than Czech scientific texts, and uses evidence in this diploma to verify the truth of this principle. Quantitative research was carried out to test this theory via examination of Czech and Russian historical and political science texts in both original and translated forms. The original criteria for the choice of texts used was thematic closeness, time period of text creation and a minimum length of 5,000 words. This criteria was later expanded to 7,000 words for original texts and 9,000 words for original texts and their translations. In addition to this a translation analysis was carried out concerning condensation devices, expression dynamics and the implicitness and explicitness of the text. The contrastive analysis of applied condensation devices of Czech and Russian texts adheres to the classification framework of Czech linguist Milan Jelinek. The results of the author's analysis confirm that Russian political science and historical texts reach higher predicative tightness of expression and use more...
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A valência do predicador CHAMAR na diacronia do português / The valency of CHAMAR in history of portuguese

Menezes da Silva, Gilcélia de 17 August 2018 (has links)
Orientador: Maria Clara Paixão de Sousa / Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Estudos da Linguagem / Made available in DSpace on 2018-08-17T08:13:12Z (GMT). No. of bitstreams: 1 MenezesdaSilva_Gilceliade_M.pdf: 1847278 bytes, checksum: 6b191641e44f5685bf5ada8d6aa15e39 (MD5) Previous issue date: 2010 / Resumo: Nos estágios atuais da língua, as gramáticas brasileiras e portuguesas descrevem o CHAMAR como o único verbo do Português a ter um Predicativo do Objeto Indireto. O problema inicial desta pesquisa surgiu a partir dessa singularidade atribuída ao verbo CHAMAR quando predicador de construções denominativas, e se constitui em compreender quais foram os fatores que levaram o CHAMAR a ter, ao longo do tempo, esse comportamento diferenciado de todos os outros verbos da língua. Assim, o presente trabalho tem por objetivo descrever gramaticalmente o predicador CHAMAR quando este significa "qualificar"; "atribuir um nome, denominar"; "autodenominar-se" e "possuir um nome", tendo como base as narrativas portuguesas escritas nos séculos 14, 15 e 16. As construções com CHAMAR aqui descritas foram denominadas de construções de semântica denominativa e apresentam as seguintes estruturas básicas: [X V (a) Y (de) Z] em construções transitivo-ativas e [Y V-se Z]; [Y V Z] e [V Z] em construções não-transitivas (estativas/passivas), onde X= "Agente" (aquele que "executa a ação" expressa pelo verbo); Y= "Designando", (aquele que recebe a denominação dada); e Z= "Designação" (a denominação propriamente dita). A partir dos questionamentos iniciais levantados, partiu-se para um estudo sobre a valência do CHAMAR quando principal predicador de construções denominativas procurando identificar os padrões de ocorrência dessas construções nos textos. Nos séculos 14 e 15 o CHAMAR convivia com outros predicadores denominativos e estes foram substituídos na diacronia, transformando o CHAMAR no principal predicador de construções denominativas. O CHAMAR denominativo pode ser "qualificativo", i.e., quando atribui uma qualidade; ou "denominativo" propriamente dito, ou seja, quando atribui um nome. As estruturas com CHAMAR "qualificativo" apresentam a Designação (Z) como um adjetivo predicativo e, portanto selecionam como argumento uma Small Clause ("e porém lhe chama a estória filho de perdição" - CGE). Já as estruturas com CHAMAR "denominativo" apresentam a Designação (Z) como um nome próprio ("e por isso lhe chamaram Dom Sancho, o Desejado" - CGE) e, portanto não selecionam uma Small Clause como argumento. Neste tipo de construções o CHAMAR se caracteriza como um verbo de atribuição, tal como DAR, OFERECER, apresentando valência três [Agente] [V] [Designando] [Designação]. As construções transitivo-ativas apresentam como principal padrão de expressão argumental aquele em que o argumento que mais aparece nulo e o Agente (X), e o Designando Y (Objeto) ocupa a posição a esquerda de proeminência discursiva (Y V __ Z), acompanhando dessa forma as principais características da frase na Gramática do Português Médio, defendidas por Paixão de Sousa (2008). A partir desse padrão dos verbos no PM propõe-se que as construções estativas do tipo [Y V Z] ("Ela chama Maria") atestadas atualmente no PB são derivadas das construções ativas do tipo [Y V __ Z] do PM, com o sujeito Agente nulo e o "constituinte discursivamente importante" ocupando a posição imediata a esquerda do verbo, alterando assim a Valencia de CHAMAR de três para dois / Abstract: Current grammar books of both Brazilian and European varieties of Portuguese describe CHAMAR ('call') as the only Portuguese verb having a predicate nominative of an indirect object. The initial problem of this research is to understand which factors have driven CHAMAR to have a differentiated behavior with respect to other verbs of the language because of its singularity as a predicator of denominative constructions. Therefore, the present work aims at grammatically describing predicator CHAMAR when it means "to qualify", "to assign a name, to denominate", "to self-denominate" and "to have a name", based on Portuguese narratives written in the 14th, 15th and 16th centuries. The constructions with CHAMAR described here were called 'constructions with denominative semantics' and display the following basic structures: [X V (a) Y (de) Z] in active-transitive constructions and [Y V-se Z]; [Y V Z] and [V Z] in non-transitive constructions (stative/passive). Where X= "Agent" (the participant that "executes the action" expressed by the verb), Y= "Designee" (the participant that receives the given denomination) and Z= "Designation" (the actual denomination). After presenting the initial research questions, the text displays the results of a study about the valency of CHAMAR as the main predicator in denominative constructions and tries to identify the distribution patterns of these constructions in the texts. In the 14th and 15th centuries CHAMAR existed along with other denominative predicators, but these ones were substituted in diachrony; as a result, CHAMAR has become the main predicator of denominative constructions. Denominative CHAMAR can be "qualificative", i.e. when it assigns a quality; or properly "denominative", it means, when it assigns a name. The structures with "qualificative" CHAMAR present the Designation (Z) as a predicate adjective and therefore they select a Small Clause as an argument: e porém lhe chama a estória filho de perdição (CGE) ('and however the story calls him the son of perdition'). On the other hand the structures with "denominative" CHAMAR display the designation (Z) as a given name: e por isso lhe chamaram Dom Sancho, o Desejado (CGE) ('and because of that they called him Dom Sancho, the Desired One') and, therefore, they do not select a Small Clause as an argument. In this type of constructions CHAMAR is characterized as a verb of giving, such as DAR ('give') and OFERECER ('offer'), showing valency = 3: [Agent] [V] [Designee] [Designation]. Active-transitive constructions present the following main pattern of argument expression: the Agent (X) is more frequently null, and the Designee Y (Object) occupies a position of discursive prominence to the left (Y V __ Z). In this sense, it follows the main characteristics of the sentence in Middle Portuguese (MP) Grammar, as argued by Paixao de Sousa (2008). From such a pattern in MP we propose that stative constructions of the type [Y V Z] instantiated in Ela chama Maria ('she is called Mary') in nowadays Brazilian Portuguese are derived from active constructions of the type [Y V __ Z] in MP, with the Agent subject null and the "discursively most important constituent" occupying the immediate position to the left of the verb. In this way the valency of CHAMAR was changed from 3 to 2 / Mestrado / Linguistica / Mestre em Linguística
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Le participe dans les grammaires des langues romanes (XVe-XVIIIe siècles). Histoire comparée d'une classe grammaticale / The participle in the Romance Languages' grammars (15th-18th centuries). A compared history of a grammar category / El participio en las gramáticas de las lenguas románicas (siglos XV-XVIII). Historia comparada de una clase gramatical

Diaz Villalba, Alejandro 13 September 2017 (has links)
L’étude présente l’histoire de la classe du participe à travers un corpus de grammaires del’espagnol, du français, de l’italien et du portugais parues entre le XVe et le XVIIIe siècle.La démarche comparative s’appuie sur le principe méthodologique de la mise en série d’une centaine d’ouvrages regroupés et confrontés selon des paramètres variables : la chronologie, le thème ou la tradition grammaticale de la langue-objet.La première partie aborde la question de la catégorisation en linguistique et s’interroge sur la nature des formes non finies du verbe, tout particulièrement du participe et de son emploi dans les formes verbales analytiques. La deuxième partie traite de l’histoire du participe sous un angle général. Ainsi, après avoir donné un aperçu des aspects problématiques qui intéressent les grammairiens grecs et latins, l’analyse se centre sur le traitement de la classe dans les grammaires des langues romanes. La troisième partie s’attache à étudier les approches et les concepts dont se servent les grammairiens de la Renaissance pour traiter les temps composés ainsi que la façon dont ils décrivent et (re)catégorisent les formes participiales de ces temps verbaux. / The study investigates the history of the word-class of participle through a close study of a corpus of French, Spanish, Portuguese and Italian grammars which were published between the 15th and 18th centuries. The comparative approach is based on the methodological principle of “series of texts”, by grouping and collating a hundred works according to several variable parameters: the chronology, the theme or the grammatical tradition of the language in question.The first part of the study deals with the linguistic categorization and questions the nature of the non-finite verbal forms, especially the participle and its use in an analytical verbal form. The second part deals with the history of the participle from a more general point of view. Thus, after an overview of the problematic aspects of Greek and Latin grammarians, the analysis focuses on the treatment of the word-class in the grammars of the Romance languages. The third part focuses on the approaches and concepts used by the Renaissance grammarians to deal with compound tenses and on how they described and (re)-categorized the participle forms of these verbal tenses. / El estudio presenta la historia de la clase del participio a través de un corpus de gramáticas de español, francés, italiano y portugués publicadas entre los siglos XV y XVIII. El enfoque comparativo se basa en el principio metodológico de la constitución de series textuales, que nos permite agrupar y cotejar un centenar de textos en función de parámetros variables: la cronología, el tema o la tradición gramatical de la lengua objeto.La primera parte aborda el asunto de la categorización en lingüística e indaga la naturaleza de las formas no finitas del verbo, especialmente la del participio y su utilización en las formas analíticas del verbo. La segunda parte propone una aproximacióna la historia del participio desde una perspectiva más general. Así pues, tras una cala en los aspectos problemáticos relacionados con el participio tratados por los gramáticos griegos y latinos, el análisis se centra en el tratamiento de la clase en las gramáticas de las lenguas romances. La tercera parte investiga sobre los enfoques y los conceptos que emplean los gramáticos del Renacimiento para tratar los tiempos compuestos, y sobre el modo en que describen y (re)categorizan las formas participiales de esos tiempos verbales.

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