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Tichá přátelství: Vladimír Fuka, Jiří Kolář, Zdeněk Urbánek, Emanuel Frynta, Jan Hanč a Jan Rychlík / Silent friendships: Vladimír Fuka, Jiří Kolář, Zdeněk Urbánek, Emanuel Frynta, Jan Hanč a Jan Rychlík

Strnadlová, Anna January 2020 (has links)
The period after the February 1948 posed great changes for the cultural sphere, the groups and clubs were dissolved, artists who did not want to squeeze into the limits of socialist realism had no choice than to close themselves in the privacy of their homes and studios. After 1950, however, a group of friends around Jiří Kolář formed in Prague, who shared the same views on political and cultural development and, despite various artistic orientations, captured everyday experiences in pictures or texts. The thesis focuses on the friendship of Jiří Kolář, Vladimír Fuka, Eva Fuka, Zdeněk Urbánek, Jan Rychlík, Kamil LhoJan Hanč, Josef Schwarz-Červinka, Emanuel Frynta and others, and tries to portray this period of time, their mutual inspirations and relationships, and especially the extremely creative atmosphere, which was originated in this friendly circle. The thesis is based on diary entries, drawings, collages, poems and literary texts, which they created together and for each other in this unique, free and inspiring environment.
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From the "rising tide" to solidarity: disrupting dominant crisis discourses in dementia social policy in neoliberal times

MacLeod, Suzanne 26 March 2014 (has links)
As a social worker practising in long-term residential care for people living with dementia, I am alarmed by discourses in the media and health policy that construct persons living with dementia and their health care needs as a threatening “rising tide” or crisis. I am particularly concerned about the material effects such dominant discourses, and the values they uphold, might have on the collective provision of care and support for our elderly citizens in the present neoliberal economic and political context of health care. To better understand how dominant discourses about dementia work at this time when Canada’s population is aging and the number of persons living with dementia is anticipated to increase, I have rooted my thesis in poststructural methodology. My research method is a discourse analysis, which draws on Foucault’s archaeological and genealogical concepts, to examine two contemporary health policy documents related to dementia care – one national and one provincial. I also incorporate some poetic representation – or found poetry – to write up my findings. While deconstructing and disrupting taken for granted dominant crisis discourses on dementia in health policy, my research also makes space for alternative constructions to support discursive and health policy possibilities in solidarity with persons living with dementia so that they may thrive. / Graduate / 0452 / 0680 / 0351 / macsuz@shaw.ca
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From the "rising tide" to solidarity: disrupting dominant crisis discourses in dementia social policy in neoliberal times

MacLeod, Suzanne 26 March 2014 (has links)
As a social worker practising in long-term residential care for people living with dementia, I am alarmed by discourses in the media and health policy that construct persons living with dementia and their health care needs as a threatening “rising tide” or crisis. I am particularly concerned about the material effects such dominant discourses, and the values they uphold, might have on the collective provision of care and support for our elderly citizens in the present neoliberal economic and political context of health care. To better understand how dominant discourses about dementia work at this time when Canada’s population is aging and the number of persons living with dementia is anticipated to increase, I have rooted my thesis in poststructural methodology. My research method is a discourse analysis, which draws on Foucault’s archaeological and genealogical concepts, to examine two contemporary health policy documents related to dementia care – one national and one provincial. I also incorporate some poetic representation – or found poetry – to write up my findings. While deconstructing and disrupting taken for granted dominant crisis discourses on dementia in health policy, my research also makes space for alternative constructions to support discursive and health policy possibilities in solidarity with persons living with dementia so that they may thrive. / Graduate / 0452 / 0680 / 0351 / macsuz@shaw.ca
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Boiardo lettore di Dante. Comunicazione letteraria e intertestualità a Ferrara nella loro dimensione storica

Cazzato, Matteo 29 May 2024 (has links)
La tesi si propone di indagare l’intertestualità dantesca nell’opera volgare di Matteo Maria Boiardo. Il fenomeno è già stato oggetto di studi – indirizzati soprattutto al poema cavalleresco, e in misura minore (specie negli ultimi anni) al canzoniere lirico – che si sono mossi però nell’alveo dell’impostazione strutturalista, con una considerazione della memoria poetica da un punto di vista formalista e tipologico. Questa corrente ha consentito sviluppi importanti negli studi filologici, ma porta a vedere il fatto letterario staccato dal suo contesto di riferimento. Se questo esito in Italia è stato arginato da una forte base storicista, va detto che gli studi sulle riprese poetiche hanno però vissuto una situazione particolare. Da una parte, infatti, lo strutturalismo fra anni ’60 e ’70 ha imposto anche in Italia, attraverso una serie di importanti lavori, il suo modo di trattare la questione, senza poi che il successivo approdo semiotico incidesse in maniera significativa. Dall’altra, la reazione di chi voleva agganciare il fenomeno al dato storico ha riportato il problema all’impostazione erudita della critica delle fonti, privilegiando la raccolta dati da mettere in relazione con le informazioni sulla storia della tradizione e della circolazione. L’obbiettivo di questa tesi è fare un passo avanti, nella convinzione che per lo studio di questi fenomeni di riuso sia la circolazione manoscritta che i dati testuali e formali vadano letti in una piena prospettiva semiotica: guardare ai fenomeni di tradizione e trasmissione testuale nell’ottica dei processi ricettivi, e considerare le scelte di memoria poetica come atti comunicativi, con un valore pragmatico. La ricerca ha l’intento di giungere ad una maggior comprensione del rapporto del dotto poeta umanistico con il modello dantesco, un’interpretazione più chiara delle strategie di riuso, determinate dal particolare modo di leggere la Commedia nel contesto specifico, e perciò attraverso un preciso filtro fra quelli disponibili al tempo. Accanto all’insieme di informazioni filologiche sulle attestazioni manoscritte nelle biblioteche del tempo, l’indagine qui condotta consente – anche da un punto di vista che potremmo definire attributivo – di indicare in Benvenuto da Imola l’esegeta di riferimento per Boiardo e il suo pubblico, proprio perché l’osservazione ravvicinata dei testi e dei loro legami fa emergere questa tradizione interpretativa come la più attiva nell’elaborazione boiardesca rivolta ai lettori. Il lavoro non ha preso le mosse da un afflato teorico, teso a riconcettualizzare l’intertestualità, ma da un intento di chiarificazione sui testi e alcuni loro aspetti che non sembravano però trovare una spiegazione soddisfacente all’interno del quadro metodologico diffuso. Il lavoro, allora, ha assunto poco alla volta anche una vena metodologica sorta dall’osservazione dei fenomeni in modo nuovo. E così, accanto all’indagine storico-letteraria, e in stretta relazione con essa, è stato possibile avanzare alcune proposte ermeneutiche sui meccanismi intertestuali in base alle dinamiche della comunicazione letteraria. E nelle pagine che seguono il percorso si articola attorno a nuclei diversi ma interconnessi: da una parte la riflessione generale a carattere semiotico sui fenomeni di memoria poetica, che vengono concettualizzati grazie agli apporti di discipline come la pragmatica; segue una ricognizione storica sulle modalità di lettura e ricezione del modello dantesco – e non solo – in base alla circolazione dei testi e dei loro apparati esegetici; si arriva poi al nucleo del lavoro con l’affondo diretto su opere e paratesti esegetici con le loro relazioni, che si instaurano all’interno del laboratorio d’autore e poi da lì arrivano al pubblico.

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