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  • The Global ETD Search service is a free service for researchers to find electronic theses and dissertations. This service is provided by the Networked Digital Library of Theses and Dissertations.
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IDENTITA', BENESSERE E CONTESTO FAMIGLIARE: FATTORI DI RISCHIO E RISORSE IN ADOLESCENTI CHE HANNO VISSUTO UN CONFLITTO ETNICO

GALVANI, SILVIA 12 February 2009 (has links)
No description available.
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NATURAL RESOURCES AND CIVIL CONFLICT INTENSITY: EVIDENCE FROM A SPATIALLY DISAGGREGATED ANALYSIS

BALESTRI, SARA 21 March 2012 (has links)
Utilizzando un modello ZTNB, questa analisi verifica empiricamente come la presenza di oro, pietre preziose, droghe e idrocarburi possa interagire con l'intensità di un conflitto civile. Si propone un'analisi disaggregata a livello spaziale che permette di esplorare la presenza di tali risorse naturali all'interno delle zone coinvolte da conflitti. I dati sui depositi di oro sono stati estratti da un dataset originale che codifica la presenza globale della risorsa attraverso coordinate geografiche. I risultati ottenuti suggeriscono che le produzioni di oro, pietre preziose e idrocarburi tendono ad aumentare la durata del conflitto così come la sua intensità, mentre la coltivazione di droghe riduce il numero totale di morti. I risultati sono considerevolmente distorti quando la presenza di risorse naturali è codificata a livello paese e non più a livello delle aree di conflitto, a conferma della validità dell'approccio disaggregato applicato. Il risultato generale è che la collocazione e la tipologia delle risorse sono elementi fondamentali per definire l'impatto sull'intensità dei conflitti, poiché l'essere depredabili ed effettivamente accessibili può determinare in quale misura i ricavi delle stesse risorse possano essere deviati a sostegno dei costi militari o a fini privati. Infine, questa analisi conferma che la disponibilità di risorse naturali influenza l'intensità di un conflitto civile modificando gli incentivi dei combattenti, e che le tipologie di risorse e la loro posizione geografica sono elementi critici nel determinare la violenza dei conflitti. / By using a ZTNB model, this analysis empirically tests whether the presence of gold, gemstones, drugs and hydrocarbons interact with civil conflict intensity. I propose a spatially disaggregated analysis which allows to explore the presence of such natural resources within the zones involved by conflicts. Data on gold deposits are extracted from an original dataset which codes the global presence of gold resource through geographic coordinates. The results obtained suggest that gold, gemstones and hydrocarbons productions tend to increase conflict duration as well as its intensity, whereas drug cultivation reduces the number of total conflict deaths. Conversely, the outcomes are seriously affected when I shift natural resources variables from conflict level data to country level data, confirming the validity of the spatially disaggregated approach applied. The general finding is that the location and type of resources are crucial to define their impact on conflict intensity, since their lootability and accessibility can largely determine to what extent natural resource revenues can be diverted and misused during wartime. Above all, this analysis confirms that the availability of natural resources affects civil conflict intensity by altering fighters incentives, and that resources types and geographical location matter in determining conflict violence.
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Riduzione del rischio di conflitto tra teoria e pratica: il caso studio libanese. Una strategia per prevenire una destabilizzazione socio-economica in Medio Oriente / CONFLICT RISK REDUCTION BETWEEN THEORY AND PRACTICE: THE LEBANESE CASE STUDY. A NEW STRATEGY TO PREVENT AN EXPANDED SOCIO-ECONOMIC DESTABILISATION IN MIDDLE EAST / Conflict Risk Reduction between theory and practice: the Lebanese case study. A strategy to prevent an expanded socio-economic destabilisation in Middle East

ENNA, ANTEA 21 April 2020 (has links)
Questa ricerca definisce il concetto di riduzione del rischio di conflitto e fornisce una strategia di gestione del rischio di conflitto. Lo scopo è quello di contribuire alla Peace Research e ai Conflict studies costruendo un approccio di prevenzione basato sul rischio. La metodologia utilizzata in questo studio è interdisciplinare. Questo aspetto ha permesso di convalidare il quadro analitico sviluppato attraverso l'analisi di un caso studio che ha incluso un lavoro sul campo con l'impiego di strumenti antropologici. Il caso libanese è stato scelto per la recente storia conflittuale e le odierne condizioni in cui versa il paese, sottoposto a innumerevoli pressioni socioeconomiche. Infatti, la crisi siriana e i massicci flussi di rifugiati hanno avuto un impatto significativo sul Libano, destabilizzando ulteriormente un paese già fragile e scatenando diverse ondate di violenza, la cui manifestazione ha avuto e ha luogo a livello micro e macro in diverse forme. La storia conflittuale e le esperienze di migrazione, le pressioni economiche e sociali e i pregiudizi derivanti dall’errata percezione reciproca tra libanesi e siriani costituiscono la base da una parte per un alto rischio di micro-conflitti, e dall’altra, a livello macro, un possibile input per una destabilizzazione socioeconomica che sfoci in una contrapposizione conflittuale che tenga conto delle dinamiche irrisolte della società libanese. Considerando l'obiettivo pratico di questo lavoro, che si concentra sull’elaborazione di una strategia di gestione dei rischi di conflitto, sarà fornita un'analisi programmatica, tenendo conto delle buone pratiche implementate da Organizzazioni Internazionali e ONG. / This research aims at defining the concept of Conflict Risk Reduction and providing a Conflict Risk Management Strategy. The purpose is to contribute to the Peace research and Conflict Studies field by offering a conflict risk-based prevention approach. The methodology used in this study is of interdisciplinary nature. This, in subsequence allowed me to apply the case study approach to validate the analytical created framework and to perform prolonged fieldwork employing anthropological tools. The Lebanese case represents a rich field for these research purposes due to its recent conflict history that crucially marked the country and its consequences that are still fathomable today in addition to the current pressure circumstances. Indeed, the Syrian crisis and the massive refugee flows have a significant impact on Lebanon leading to several waves of violence. The country’s history of conflict and migration, the economic and social grievances and the misperception among Lebanese and Syrian refugees constitute the base for a high risk of micro conflicts in Lebanon. Considering the practical aim of this work which focuses on Conflict Risk Disaster Management strategy, a programmatic analysis will be provided, taking into account the best practices implemented by International Organisations and NGOs.
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LA "RETORICA DEL PASSATO" IL CONTROFATTUALE COME STRUMENTO DI ATTACCO POLITICO

AGNESA, MAURIZIO 12 February 2009 (has links)
La presente ricerca mira ad approfondire la natura strategica e gli effetti del ragionamento controfattuale utilizzato in discorsi di natura conflittuale tra avversari politici, con l'obiettivo implicito di persuadere un pubblico di ascoltatori. A questo scopo, sono stati condotti due studi. La prima ricerca quantitativa mira a comprendere quanto un attacco controfattuale possa minare l'immagine dei politici nei confronti dei cittadini, a dispetto dell’importanza dell’orientamento ideologico del pubblico stesso. Nella seconda ricerca quantitativa si sono approfonditi gli effetti di diverse tipologie di attacchi controfattuali sull’immagine dei leader politici; gli attacchi controfattuali sono mossi a diversi livelli di astrazione e sottendono la violazione di una norma di competenza o di integrità da parte del leader target. / This study aims at deepening the strategic nature and the effects of counterfactual reasoning used in dialectical discourses among politicians, whose implicit goal consists in persuading receivers. For this purpose, two studies have been realized. The first quantitative research aims at understanding if the use of counterfactual attacks can harm politicians' image, in spite of the importance of political attitudes of citizens. The second quantitative research studies the effects of different counterfactuals on politicians’ image; these counterfactual attacks (at different levels of abstraction) can evoke the violation of a norm of agency or communion by the leader.
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Direitos do acionista: análise do aluguel de ações no mercado de capitais brasileiro / I diritti degli azionisti: analisi del prestito titoli (stock lending) nel mercato dei capitali brasiliano

Roma, Bruno Marques Bensal 11 April 2016 (has links)
O presente trabalho pretende tratar do modo de exercício dos direitos dos acionistas na operação conhecida como aluguel de ações e os possíveis conflitos de interesses que podem surgir no âmbito da operação. A análise será contextualizada por meio de um leading case que servirá de introdução para o debate acerca do regime jurídico do aluguel de ações, descrevendo-se sua estrutura e as razões pelas quais tal operação é realizada. Na sequência, serão abordados, principalmente diante da lacuna legislativa, os direitos que as partes, tomador e doador, possuem ao iniciarem esse tipo de relação. Busca-se, nesse ponto, o tanto quanto possível, preencher tal lacuna. Uma vez disciplinados os direitos inerentes ao tomador e ao doador das ações, trabalhando-se propositalmente no final o direito de voto, serão abordadas quatro hipóteses de conflito de interesses que podem surgir em decorrência da operação de aluguel de ações, incluindo a possibilidade de abuso de minoria ou de formação de maiorias para fins danosos à sociedade. / Il presente lavoro vuole esaminare il modo di esercizio dei diritti degli azionisti nella operazione conosciuta per prestito titoli (o stock lending) e i possibili conflitti di interessi che possano riguardare questa operazione. Questa analise avrà come premessa un leading case che servirà come lintroduzione per il dibattito sul regime giuridico del prestito titoli, descrivendo la sua struttura e le ragioni per cui ne è realizzata. In seguito, saranno affrontati, sopratutto in ragione del vuoto legislativo, i diritti che le parti (prestatore e prestatario) hanno al iniziare questo tipo di rapporto. Cerca, su questo punto, per quanto possibile, a colmare questa lacuna. Una volta fissata la disciplina dei diritti inerenti al prestatore ed al prestatario degli azioni, lavorando appositamente nel finale di questo punto sul diritto di voto, saranno studiate quattro ipotesi di conflitto di interessi che possano occorrere in decorrenza della operazioni di prestito titoli, includendo la possibilità del abuso di minoranza o delle formazione di magioranze per scopi dannosi per la società.
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La dimensione politica del consumo: il caso del baratto online / THE POLITICAL DIMENSION OF CONSUMPTION: THE CASE OF ONLINE BARTER

AIRAGHI, GIULIA FEDERICA 07 March 2014 (has links)
L’obiettivo di questa tesi è analizzare il baratto online, come pratica emergente di resistenza per evidenziare la dimensione politica del consumo e dello scambio. Il lavoro si sviluppa all’interno di un frame teorico che fa riferimento all’approccio sociologico conflittuale di Gramsci e Simmel, arricchito dall’apporto della politologa Chantal Mouffe, attraverso il quale il conflitto viene inteso come dimensione ontologica della realtà sociale. A partire da questa prospettiva, la storia e la struttura dei campi del consumo e dello scambio sono analizzati, attraverso la letteratura sociologica, antropologica ed economica, mettendo in evidenza i modelli egemonici che ne definiscono i confini simbolici. La tesi chiarisce fino a che punto il baratto possa essere considerato una pratica contro-egemonica, ovvero una pratica che si insinua nelle maglie di una rete di significati determinati da forze egemoniche, costruendo significati alternativi. La base empirica di ricerca è costituita da materiale raccolto attraverso l’utilizzo di metodi propri della ricerca non-standard, svolgendo un’etnografia digitale in tre siti internet dedicati al baratto e 22 interviste biografiche con i loro utenti. La tesi elabora dunque una definizione del baratto contemporaneo declinato nelle sue varie forme e ricostruisce la fenomenologia del baratto online. In conclusione, la tesi propone di considerare il baratto come una tattica, nell’accezione di de Certeau, messa in pratica da attori sociali che avanzano istanze di partecipazione in processi decisionali democratici, volti a stabilire il valore degli oggetti, così come i valori sociali di riferimento. Attraverso questo lavoro, il baratto mostra dunque la sua natura profondamente sociale e politica. / The aim of this thesis is to analyse the online barter, as an emergent phenomenon of resistance, in order to reveal the political dimension of consumption and exchange. The work develops within a theoretical frame referring to the sociological conflicting approach of Gramsci and Simmel, enhanced by the contribution of the political scientist Chantal Mouffe. Through this approach conflict is conceived as an ontological dimension of social reality. In the light of this perspective, the history and the structure of the fields of consumption and exchange are analyzed, through the sociological, anthropological, and economics literature, to highlight the hegemonic models which define their symbolical borders. The thesis analyses until which extent barter can be considered a counter-hegemonic practice, that is, a practice sneaking in the meshes of a net of meanings defined by hegemonic forces, creating alternative meanings. The empirical material was collected through non-standard methods, conducting a digital ethnography in three websites dedicated to barter, and 22 biographic interviews with their users. The thesis elaborates a definition of contemporary barter, declined in its different forms, and it reconstructs the phenomenology of the online barter. In conclusion, the thesis argues that barter is a tactic, in de Certeau’s sense, adopted by social actors claiming more participation in democratic decision-making processes, intended to establish the value of objects, as well as the social values. Through this work, the deep political and social nature of barter is hence revealed.
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Os velhos casarões de Antônio Prado : processos culturais, patrimônio e conflito

Buchebuan, Terezinha de Oliveira 06 October 2010 (has links)
Este estudo trata do conflito gerado pelo ato de tombamento do Conjunto Arquitetônico e Urbanístico de Antônio Prado. A abordagem de discursos heterogêneos em suas condições de produção documentos técnicos, entrevistas sociolinguísticas e reportagens jornalísticas e, temporalmente antes, durante e após o ato de tombamento -, a partir de uma perspectiva sociológica, subsidiou o entendimento do contexto cultural envolvido nesse ato. Sob este ponto de vista, foram identificados os sujeitos e os agentes enredados na crise gerada pela ação de preservação imposta por um órgão estatal. Os lugares de fala dos envolvidos no processo refletiram suas posições no campo social e propiciaram um mapeamento das representações e sentidos atrelados às edificações tombadas. Os embates ideológicos resultaram em contradições acerca dos valores atribuídos a elas - patrimônio histórico e artístico ou "casas velhas" - e revelaram o conflito entre os interesses públicos e os individuais. Isso não impediu que os velhos casarões, produtos arquitetônicos da cultura particular de uma região, por uma ação de distintividade étnica pronunciada ou institucionalizada, se tornassem uma marca da representação da italianidade ou da nacionalidade. / Submitted by Marcelo Teixeira (mvteixeira@ucs.br) on 2014-06-03T16:57:00Z No. of bitstreams: 1 Dissertacao Terezinha de Oliveira Buchebuan.pdf: 7753891 bytes, checksum: 3fcc336daf8b6516968d4d3ee11e105f (MD5) / Made available in DSpace on 2014-06-03T16:57:00Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Dissertacao Terezinha de Oliveira Buchebuan.pdf: 7753891 bytes, checksum: 3fcc336daf8b6516968d4d3ee11e105f (MD5) / Questo studio riguarda il conflitto nato dalla decisione di vincolare il Complesso Architettonico e Urbanistico di Antônio Prado. L´approccio di discorsi eterogenei nelle loro condizioni di produzione documenti tecnici, interviste sociolinguistica e articoli giornalistici e, temporaneamente prima, durante e dopo l´atto del vincolo , attraverso una prospettiva sociologica, ha favorito la comprensione del contesto culturale coinvolto. Da questo punto di vista sono stati identificati i soggetti e gli agenti coinvolti in questa crisi causata dall´azione di preservazione imposta da un ente di stato. Il discorso dei coinvolti in questo processo ha riflesso le loro posizioni in campo sociale e ha fornito una mappatura delle rappresentazioni e significati legati agli edifici vincolati. Gli scontri ideologici provocano contraddizioni sui valori attribuiti a questi edifici - patrimonio storico e artistico o "vecchie case" - e hanno rivelato il conflitto tra interessi pubblici e privati. Questo non ha impedito che i vecchi palazzi, complessi architettonici della cultura tipica di una regione, a causa di una distinzione etnica pronunciata o istituzionalizzata, diventassero un segno di rappresentazione di italianità o di nazionalità.
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Os velhos casarões de Antônio Prado : processos culturais, patrimônio e conflito

Buchebuan, Terezinha de Oliveira 06 October 2010 (has links)
Este estudo trata do conflito gerado pelo ato de tombamento do Conjunto Arquitetônico e Urbanístico de Antônio Prado. A abordagem de discursos heterogêneos em suas condições de produção documentos técnicos, entrevistas sociolinguísticas e reportagens jornalísticas e, temporalmente antes, durante e após o ato de tombamento -, a partir de uma perspectiva sociológica, subsidiou o entendimento do contexto cultural envolvido nesse ato. Sob este ponto de vista, foram identificados os sujeitos e os agentes enredados na crise gerada pela ação de preservação imposta por um órgão estatal. Os lugares de fala dos envolvidos no processo refletiram suas posições no campo social e propiciaram um mapeamento das representações e sentidos atrelados às edificações tombadas. Os embates ideológicos resultaram em contradições acerca dos valores atribuídos a elas - patrimônio histórico e artístico ou "casas velhas" - e revelaram o conflito entre os interesses públicos e os individuais. Isso não impediu que os velhos casarões, produtos arquitetônicos da cultura particular de uma região, por uma ação de distintividade étnica pronunciada ou institucionalizada, se tornassem uma marca da representação da italianidade ou da nacionalidade. / Questo studio riguarda il conflitto nato dalla decisione di vincolare il Complesso Architettonico e Urbanistico di Antônio Prado. L´approccio di discorsi eterogenei nelle loro condizioni di produzione documenti tecnici, interviste sociolinguistica e articoli giornalistici e, temporaneamente prima, durante e dopo l´atto del vincolo , attraverso una prospettiva sociologica, ha favorito la comprensione del contesto culturale coinvolto. Da questo punto di vista sono stati identificati i soggetti e gli agenti coinvolti in questa crisi causata dall´azione di preservazione imposta da un ente di stato. Il discorso dei coinvolti in questo processo ha riflesso le loro posizioni in campo sociale e ha fornito una mappatura delle rappresentazioni e significati legati agli edifici vincolati. Gli scontri ideologici provocano contraddizioni sui valori attribuiti a questi edifici - patrimonio storico e artistico o "vecchie case" - e hanno rivelato il conflitto tra interessi pubblici e privati. Questo non ha impedito che i vecchi palazzi, complessi architettonici della cultura tipica di una regione, a causa di una distinzione etnica pronunciata o istituzionalizzata, diventassero un segno di rappresentazione di italianità o di nazionalità.
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Il divieto di concorrenza nella società a responsabilità limitata / IL DIVIETO DI CONCORRENZA NELLA SOCIETA' A RESPONSABILITA' LIMITATA / The ban on competition in limited liability company

MORGESE, MIRTA 25 March 2021 (has links)
Il presente lavoro di tesi si occupa di verificare la possibile applicabilità del divieto di concorrenza, previsto a carico dei soci nelle società di persone, dall’art. 2301 c.c., e degli amministratori nelle s.p.a., dall’art. 2390 c.c., alle s.r.l., nel regime legale. Le citate norme precludono ai rispettivi destinatari, di svolgere, per conto proprio o altrui, un’attività in concorrenza con quella della società, e di partecipare come socio illimitatamente responsabile a società che ugualmente svolgono attività concorrente. L’interrogativo in questione si pone a valle della Riforma del 2003, là dove viene eliminato dalla disciplina delle s.r.l. il richiamo, prima di allora presente, all’art. 2390 c.c., creando, tra l’altro, quelle condizioni per cui l’interdizione all’attività concorrenziale per gli amministratori possa non rivelarsi più appropriata in tale tipo sociale, a causa dei maggiori diritti di voice e di controllo spettanti ai soci. Il nuovo ruolo riconosciuto al socio di s.r.l. rappresenta, per altro verso, la motivazione di una plausibile estensione del divieto di concorrenza nei suoi confronti. Entrambi i quesiti sono stati, però, affrontati tenendo presenti le alterazioni subite dal tipo, all’esito dell’entrata in vigore dell’art. 57 d.l. n. 50/2017, e dell’art. 377 del d.lgs. n. 14/2019. Infatti, sia il possibile accesso al mercato, avutosi nel 2017 per tutte le s.r.l. P.M.I., che l’ipotetica esclusione dei soci della gestione, disposta dal Codice della Crisi e dell’Insolvenza, sono in grado di influire sulla risposta che il lavoro di tesi si propone di fornire. Dall’analisi svolta è emerso, prima di tutto, come il problema della portata del divieto di concorrenza non riguardi solo le s.r.l., ma entrambe le società lucrative in cui lo stesso è imposto, là dove molteplici sono i dubbi sull’estensione soggettiva ed oggettiva dell’istituto, in conseguenza di una scarsa chiarezza sul fondamento dello stesso. È stata, pertanto, approfondita la questione della ratio della prescrizione normativa, esaminando la dottrina sul punto a partire dalle origini della sua introduzione nel nostro ordinamento, ovvero dal Codice del Commercio del 1865. In tal modo, è stato accertato come il divieto di concorrenza, sia nei confronti dei soci che degli amministratori, svolga una funzione interna, volta a favorire l’imparziale esercizio dei poteri gestori ed una funzione esterna, andando a prevenire il danno prodotto dall’utilizzo delle informazioni privilegiate di cui il destinatario del divieto è in possesso, a causa del potere di controllo di cui dispone, da parte di un’impresa in concorrenza. La trattazione si concentra, poi, sulla specifica questione relativa all’applicazione del divieto di concorrenza all’amministratore di s.r.l., in modo da comprendere se la regola in questione, possa perseguire lo scopo di cui sopra, nei confronti degli amministratori, nel tipo sociale in oggetto. Sul punto sono state, in primo luogo, scardinate le motivazioni di coloro che si oppongono ad un’applicazione analogica nelle s.r.l. dell’art. 2390 c.c., fondate essenzialmente sul diverso tenore della disciplina degli interessi degli amministratori, tra s.p.a. e s.r.l. Viene, difatti, rilevato come siffatte divergenze dipendano dalla maggiore capacità dei soci nel modello legale di s.r.l. del 2003 di influire sulla gestione, e non dalla minore pretesa d’imparzialità, richiesta all’amministratore, come altrove sostenuto. Superate queste obbiezioni si è verificato se l’art. 2390 c.c. sia oggi vincolante per gli amministratori di s.r.l., a causa del nuovo tenore letterale dell’art. 2475, comma 1° c.c. il quale affida ai soli amministratori la gestione dell’impresa, rendendo potenzialmente affine la posizione dei gestori di s.r.l. a quella degli amministratori di s.p.a., rendendo i primi soggetti allo statuto legale dei secondi. Sul punto, si è appurato come la portata della novella debba essere ridimensionata nel senso di conferire in via esclusiva agli amministratori soltanto la gestione organizzativa della società, non escludendo i soci da quella operativa. Allo stesso modo, si è rilevato come l’integrazione della disciplina delle s.r.l. con quella delle s.p.a., comprendendo anche eventualmente l’art. 2390 c.c., per le s.r.l. che abbiano la dimensione delle P.M.I., debba avvenire solo in considerazione dell’assunzione da parte della società di uno specifico assetto statutario volto all’apertura al mercato, non anche in via generale. In questa maniera si è acclarato come non possa fondarsi sull’ibridazione dei tipi l’applicazione del divieto di concorrenza agli amministratori s.r.l. A tale approdo si è, comunque, giunti constatando come nella disciplina legale del tipo non esistono altre norme in grado di perseguire la specifica funzione riconosciuta al divieto di concorrenza a carico degli amministratori, sicché l’applicazione analogica dell’art. 2390 c.c. risulta ampiamente giustificata. Si affronta, infine, la delicata questione dell’applicazione del divieto di concorrenza a carico del socio di s.r.l. Ciò che si è verificato è se il complesso dei diritti e poteri riconosciuti al socio siano di intensità tale da generare quegli stessi presupposti per cui il legislatore ha posto la prescrizione a carico dei membri della compagine sociale di società di persone. Una volta risolto positivamente questo interrogativo, viene verificato se nel tessuto normativo della s.r.l. esistano altre norme volte a tutelare la società da un esercizio conflittuale dei diritti di voice e di controllo spettanti ai soci, come l’art. 2479-ter, comma 3° c.c., assenti, invece, nella disciplina delle società personali. Sul punto il lavoro dimostra come la funzione di prevenire negative interferenze nella gestione e di evitare alla società un danno da concorrenza differenziale, di cui agli artt. 2301 e 290 c.c., non sia assolta da alcuna regola della disciplina legale delle s.r.l. e come, quindi, anche per i soci debba valere una simile limitazione all’autonomia privata. Viene, poi, affrontato il profilo della estensione del divieto di concorrenza a tutti i soci o solo a quelli titolari di un’aliquota di capitale sociale tale da consentire l’esercizio dei poteri di cui all’art. 2479, comma 1° c.c., concludendo sulla necessità, anche in base ad una serie di indici sistematici di imporre il divieto a tutti i soci. Questa conclusione, peraltro, non genera conseguenza negative sul piano dell’appetibilità di questo modello societario, a causa delle limitazioni all’autonomia privata scaturenti dalla partecipazione allo stesso, data l’ampia possibilità per i soci di derogarvi. La tesi si conclude verificando, infine, in che termini lo statuto possa, menomando i diritti di voice e di controllo del socio, influire indirettamente sul suo assoggettamento al divieto di concorrenza. / This research aims at investigating whether ban on competition set by the Italian legal system with regards to members of partnerships (società di persone: art. 2301 Italian Civil Code) and directors of public companies (società per azioni: art. 2390 Italian Civil Code) can be applied to members and directors of limited liability companies (società a responsabilità limitata). The mentioned legal provisions command to said subjects an absolute preclusion to exercise – both on their or a third party’s behalf – activities that would result in a competitive behaviour vis-à-vis the entity they represent; and to acquire a non-limited participation in competing entities. The research question is grounded on the 2003 Reform that eliminated a referral to art. 2390 from the statutes of limited liability companies – the new statutes provide greater voice and control rights for members of such companies, thus rendering non-compete prohibitions inadequate. The new role that is played by LLCs members, on the contrary, justifies an interpretation that makes non-compete statutes applicable to them. LLCs have undergone a continuous reform process (see art. 57 d.l. n. 50/2017 and art. 377 d.lgs. n. 14/2019) that have opened them up to on-the-market financing, and the new Insolvency Code permits an exclusion of LLCs’ members from the management – these trends obviously have an impact on the answers to the research question. The research shows that the issue at stake concerns both LLCs and PLCs – unclear are both the subjective and objective requisites for the application of non-compete statutes, given that unclear are the rationales behind it. The research investigated such rationales, by means of a literature review since the Codice di Commercio dated 1865. The outcome showed how non-compete statutes play both an internal and external role – the former favours an unbiased exercise of directors’ powers while the latter prevents damages that might arise from the abuse of privileged information obtained through the exercise of control powers within a competing entity. The discussion then moves on to the application of non-compete statutes to LLCs’ directors, so to understand whether the aims of the provision can be achieved with respect to said companies. First of all, the research shows how the arguments brought forward by those who oppose an analogical interpretation of PLC’s statutes to LLCs are weak because limited to the consideration that highlights the differences in legal regimes on directors’ conflicts of interests in the two legal models. Indeed, such differences are not grounded on a lesser request of impartiality in their mandate but, rather, on a stronger set of control rights that LLCs’ members enjoy vis-à-vis PLCs’ ones. Having overcome such arguments, the research investigated whether art. 2390 is still applicable to LLCs’ directors, given the new wording of art. 2475 that assigns the management of the corporation to directors only, thus assimilating PLCs’ directors to LLCs’ ones, thus subjecting the latter to the statutes of the former. A distinction was made between organizational and operational direction, arguing that only the former is reserved to directors, while the latter can be exercised by members as well. Likewise, the research showed how such an analogical integration of the legal provisions set for LLCs can be operated only when companies adopt bylaws that allow them to resort to on-the-market financing, even if just sporadically. This outcome helped in showing that the adoption of a legal regime that resembles the one in which non-compete statutes are present cannot alone ground the analogical application of such provisions to the other legal regime. Such an outcome was actually grounded on the observation that no other provisions that protects non-competition interests are present in the statutes of Italian LLCs – this would result in a normative void that legal operators must fill resorting to analogy. Lastly, the research concludes by investigating the application of non-compete statutes to LLCs’ members. The analysis examined the rights and powers enjoyed by LLCs’ members so to understand whether their scope is so broad to (i) assimilate them to partnerships’ members and thus (ii) justify the application of non-compete provisions to them. Given that the scope of such rights and powers does in fact justify a reaction of the legal system, the research continued in the analysis of the current legal system so to verify whether other legal provisions protect LLCs from a conflicting exercise of voice and control rights members enjoy; something absent in the statutes regulating partnerships. The outcome of this prong of research concluded by stating that no other provision shields LLCs from negative interferences in the management of the company, therefore having no rule in place that prevents damages from anticompetitive behaviour to occur. Concluding, the research continued in understanding whether such non-compete statutes are applicable to every member of an LLC or rather only to those who have a take that habilitates them to the exercise of the rights provided for by art. 2479 co. 1 c.c.: The point made is that the statutes should apply to every member. Such a conclusion has no impact on the preferability of LLCs vis-à-vis PLCs given that private autonomy can decide to opt out from the default system. A brief investigation on how bylaws can interfere on the application of non-compete statutes to LLCs members by altering their voice and control rights.
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Rumo às novas relações entre o direito internacional dos direitos humanos e o direito interno : da exclusão à coexistência, da intransigência ao diálogo das fontes / Towards a new relationship between the international human rights law and the national law : from exclusion to coexistence, from intransigence to dialogue of sources / En direction aux nouveaux rapports entre le droit international des droits de l’homme et le droit interne : de l’exclusion à la coexistence, de l’intransigeance au dialogue des sources / Cammino verso le nuove relazioni tra il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto interno : dalla esclusione alla coesistenza, dalla intransigenza al dialogo delle fonti

Mazzuoli, Valerio de Oliveira January 2008 (has links)
Les rapports entre le droit international des droits de l’homme et le droit interne sont devenus, à travers le temps, chaque fois plus complexes, en grande mesure dû aux conflits et antinomies qui naissent entre les règles des ces deux ordonnements quand de l’application, dans le plan du droit interne, d’un traité international de droits de l’homme. La doctrinne traditionnelle, acompagnée par la jurisprudence des tribunaux internes, ont résolu le problème par l’a application de méthodes aussi traditionnelles de solution d’antinomies, qui sont, le hierarchique, le chrolonogique et celui de la spécialité. Seulement quelque peu d’auteurs pensent que l’application de ces critères classiques ne suffisent plus aux besoins que l’ordre juridique pos-moderne exige, comme la coordination des règles de protection à fin de se trouver le “meilleur droit” dans le cas concret. Cette étude defend ce dernier point de vue, et l’auteur comprend que la solution pour les antinomies entre le droit international des droits de l’homme et le droit interne doit être atteint en cherchant la coexistence des sources de protection, plutôt de l’exclusion d’une pour l’autre dans un système intransigeant. Cette coexistence passe à être possible quand se comprend que le système international de protection des droits de l’homme “dialogue” avec le droit interne, toujours dans le sens de mieux proteger à la personne humaine sujet de droits. On propose la construction d’un système que non “choisit” une régle en exclusion de l’autre, mais que les coordonne et les unit en faveur de la protection du être humain, en consacration pleine au principe international pro homine. / Le relazioni tra il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto interno sono divenute, col passare del tempo, sempre più complesse, principalmente a causa dei conflitti e le antinomie che sorgono tra le regole di questi due ordinamenti, in particolare, con riferimento all’applicazione, nel piano del diritto interno, di un trattato internazionale sui diritti umani. La dottrina tradizionale, seguita dalla giurisprudenza dei tribunali locali, ha risolto il problema attraverso l’applicazione di criteri tradizionali di soluzione di antinomie, quali siano, attraverso il criterio gerarchico, quello cronologico e della specialità. Appena pochi autori intendono che l’applicazione di questi criteri classici non soddisfa più le necessità che l’ordine giuridico post moderno esige, come quella della coordinazione delle regole di protezione al fine di applicare il “miglior diritto” al caso concreto. Questo studio difende questo ultimo punto di vista, intendendo l’Autore che la soluzione per le antinomie tra il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto interno deve essere incontrata nella ricerca della coesistenza delle fonti di protezione, invece della esclusione di una per l’altra all’interno di un sistema intransigente. Questa coesistenza passa ad essere possibile quando si intende che il sistema internazionale di protezione dei diritti umani “dialoga” con il diritto interno, sempre nel senso di cercare la migliore protezione della persona umana, soggetto di diritti. Si difende la costruzione di un sistema che non “sceglie” una regola di esclusione per un’altra, ma che le coordina e le unisce a vantaggio della protezione dell’essere umano, consacrando il principio internazionale pro homine. / As relações entre o direito internacional dos direitos humanos e o direito interno têm se tornado, através dos tempos, cada vez mais complexas, em grande parte devido aos conflitos e antinomias que surgem entre as regras desses dois ordenamentos quando da aplicação, no plano do direito interno, de um tratado internacional de direitos humanos. A doutrina tradicional, acompanhada pela jurisprudência dos tribunais locais, tem resolvido o problema pela aplicação de critérios também tradicionais de solução de antinomias, quais sejam, o hierárquico, o cronológico e o da especialidade. Apenas alguns poucos autores entendem que a aplicação desses critérios clássicos não mais satisfaz às necessidades que a ordem jurídica pósmoderna está a exigir, como a coordenação das regras de proteção a fim de alcançarse o “melhor direito” no caso concreto. Este estudo defende este último ponto de vista, entendendo o Autor que a solução para as antinomias entre o direito internacional dos direitos humanos e o direito interno deve ser alcançada buscandose a coexistência das fontes de proteção, ao invés da exclusão de uma pela outra num sistema intransigente. Esta coexistência passa a ser possível quando se entende que o sistema internacional de proteção dos direitos humanos “dialoga” com o direito interno, sempre no sentido de melhor proteger a pessoa humana sujeito de direitos. Propugna-se pela construção de um sistema que não “escolhe” uma regra em exclusão de outra, mas que as coordena e as une em prol da proteção do ser humano, em franca consagração ao princípio internacional pro homine. / The relationship between international human rights law and national law has, over time, become ever more complex, in large measure due to the conflicts and antinomies that arise between the rules of these two systems regarding the application, in national law, of an international human rights treaty. The traditional doctrine, accompanied by the jurisprudence of local courts, has resolved the problem by the application of traditional criteria for solving antinomies, which are the hierarchical, the chronological and the specialization. Only a few authors understand that the application of these classical criteria no longer satisfies the necessities of the post-modern judicial order, such as the coordination of the protection rules in order to achieve the “best law” in a concrete case. This study defends this latter point of view, based on the principle that the antinomies between international human rights law and internal law should be solved through the coexistence of the protection sources, instead of excluding one by the other in an irreconcilable system. This coexistence becomes possible when one understands that the international system of protection for human rights “dialogues” with internal law, always in the sense of better protecting the human being who is the subject of rights. I argue for the construction of a system that does not “choose” one rule over another, but that coordinates and unites different rules in favor of the protection of the human being, in clear support of the international pro homine principle.

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