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Warum Bewegungsdesign wichtig ist

Nolte, Rainer 02 July 2018 (has links)
In der mechanischen Konstruktion wissen die Maschinenentwickler seit Jahrzehnten, dass Maschinen schneller, ruhiger und verlässlicher laufen, wenn man sich mit der Gestaltung der Bewegungen Mühe gibt und im Hinblick auf die Dynamik optimiert. Seit etlichen Jahren ersetzen mehr und mehr Servoantriebe die mechanischen Kurven, und die Verantwortung für die Bewegungsgestaltung geht auf SPS-Programmierer bzw. E-Techniker über. An Hand von Beispielen wird aufgezeigt, warum es auch bei flexiblen Antriebskonzepten mit Servomotoren wichtig ist, sich mit Bewegungsdesign jenseits des beliebten Polynoms 5. Grades zu beschäftigen, und was man durch Bewegungsdesign für die Maschinen erreichen kann.
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Religiosità e processi di auto-identificazione tra giovani musulmani in Italia / RELIGIOSITY AND SELF-IDENTIFICATIONS PROCESSES AMONG MUSLIMSIN ITALY

MEZZETTI, GIULIA 16 September 2019 (has links)
La religiosità e i processi di auto-identificazione di giovani con background musulmano in Occidente soggiacciono a una doppia dinamica: da un lato, essi devono misurarsi con una narrazione negativa che dipinge l’Islam come “altro” e “diverso”; dall’altro, la loro religione subisce un processo di deculturazione (Roy 2004), ovvero lo scollegamento tra cultura e Islam in contesto di emigrazione. Sulla base di uno studio qualitativo, (60 interviste biografiche e osservazione partecipante) condotto in due città italiane (Milano e Torino), la tesi indaga come giovani con background musulmano articolino la loro appartenenza religiosa attraverso le loro pratiche quotidiane (Ammerman 2007), comparando in particolare giovani attivi nel mondo associativo religioso (impegnati in particolare come volontari o staff del ramo italiano dell’organizzazione umanitaria Islamic Relief) e giovani non interessati al coinvolgimento in organizzazioni religiose. La ricerca esamina così le pratiche religiose, nonché le risorse impiegate per la costruzione della propria identità, tra giovani musulmani “iper-visibili” (pubblicamente attivi e devoti - Jeldtoft 2013) e “non-visibili” (i cui sentimenti di appartenenza alla comunità di riferimento sono meno ovvi) sviluppando una tipologia di “riflessività religiosa” ed esplorando forme di visibilizzazione e invisibilizzazione della religiosità. / In Western countries, the religiosity and self-identification of youths with a Muslim background is shaped by a double dynamic: on one hand, they face negative discourses that cast Islam as “Different” and “Other”; on the other, their religion undergoes a process of deculturation (Roy 2004) - that is, the disconnection between culture and Islam in contexts of emigration. On the basis of a qualitative study (60 in-depth interviews and participant observation) carried out in two Italian cities (Milan and Turin), this thesis investigates how Italian descendants of Muslim migrants articulate and live their religious belonging, by analysing the “everyday lived religion” (Ammerman 2007) of youths acting as volunteers or staff members in the Italian branch of Islamic Relief (the largest Sunni international humanitarian NGOs) and of youths who are not active or involved in any religious or ethnic/national organisation. Hence, the study examines how feelings of religiosity and resources mobilized for identity-building differ between “hyper-visible” young Muslims - i.e. publicly active, vocal and devout (Jeldtoft 2013) - and “non-visible” ones - who have less of an obvious group bound. The study develops a typology of different forms of “religious reflexivity” and explores forms of visible and invisible religiosity.
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Riduzione del rischio di conflitto tra teoria e pratica: il caso studio libanese. Una strategia per prevenire una destabilizzazione socio-economica in Medio Oriente / CONFLICT RISK REDUCTION BETWEEN THEORY AND PRACTICE: THE LEBANESE CASE STUDY. A NEW STRATEGY TO PREVENT AN EXPANDED SOCIO-ECONOMIC DESTABILISATION IN MIDDLE EAST / Conflict Risk Reduction between theory and practice: the Lebanese case study. A strategy to prevent an expanded socio-economic destabilisation in Middle East

ENNA, ANTEA 21 April 2020 (has links)
Questa ricerca definisce il concetto di riduzione del rischio di conflitto e fornisce una strategia di gestione del rischio di conflitto. Lo scopo è quello di contribuire alla Peace Research e ai Conflict studies costruendo un approccio di prevenzione basato sul rischio. La metodologia utilizzata in questo studio è interdisciplinare. Questo aspetto ha permesso di convalidare il quadro analitico sviluppato attraverso l'analisi di un caso studio che ha incluso un lavoro sul campo con l'impiego di strumenti antropologici. Il caso libanese è stato scelto per la recente storia conflittuale e le odierne condizioni in cui versa il paese, sottoposto a innumerevoli pressioni socioeconomiche. Infatti, la crisi siriana e i massicci flussi di rifugiati hanno avuto un impatto significativo sul Libano, destabilizzando ulteriormente un paese già fragile e scatenando diverse ondate di violenza, la cui manifestazione ha avuto e ha luogo a livello micro e macro in diverse forme. La storia conflittuale e le esperienze di migrazione, le pressioni economiche e sociali e i pregiudizi derivanti dall’errata percezione reciproca tra libanesi e siriani costituiscono la base da una parte per un alto rischio di micro-conflitti, e dall’altra, a livello macro, un possibile input per una destabilizzazione socioeconomica che sfoci in una contrapposizione conflittuale che tenga conto delle dinamiche irrisolte della società libanese. Considerando l'obiettivo pratico di questo lavoro, che si concentra sull’elaborazione di una strategia di gestione dei rischi di conflitto, sarà fornita un'analisi programmatica, tenendo conto delle buone pratiche implementate da Organizzazioni Internazionali e ONG. / This research aims at defining the concept of Conflict Risk Reduction and providing a Conflict Risk Management Strategy. The purpose is to contribute to the Peace research and Conflict Studies field by offering a conflict risk-based prevention approach. The methodology used in this study is of interdisciplinary nature. This, in subsequence allowed me to apply the case study approach to validate the analytical created framework and to perform prolonged fieldwork employing anthropological tools. The Lebanese case represents a rich field for these research purposes due to its recent conflict history that crucially marked the country and its consequences that are still fathomable today in addition to the current pressure circumstances. Indeed, the Syrian crisis and the massive refugee flows have a significant impact on Lebanon leading to several waves of violence. The country’s history of conflict and migration, the economic and social grievances and the misperception among Lebanese and Syrian refugees constitute the base for a high risk of micro conflicts in Lebanon. Considering the practical aim of this work which focuses on Conflict Risk Disaster Management strategy, a programmatic analysis will be provided, taking into account the best practices implemented by International Organisations and NGOs.
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REGIONALISMO E GUERRA FREDDA. L'"APPROPRIATE INVOLVEMENT" AMERICANO NEL SUD-EST ASIATICO E LE ORIGINI DEL L'ASEAN, 1958-1967 / Regionalism and Cold War. The U.S. "Appropriate Involvement" in Southeast Asia and the Origins of ASEAN, 1958-1967

NEIRONI, RAIMONDO MARIA 17 July 2019 (has links)
Questa ricerca si propone di individuare ed esaminare il contributo del Governo americano al processo di integrazione economica, politica e culturale tra gli Stati non-comunisti della regione dell'Asia sud-orientale, prendendo le mosse dalla creazione della primigenia forma di cooperazione regionale nel febbraio 1959 – il Southeast Asia Friendship and Economic Treaty (SEAFET) – fino ad arrivare alla fondazione dell'Association of Southeast Asian Nations (ASEAN), l'8 agosto 1967. L'impegno in prima linea degli Stati Uniti sarà analizzato sotto due aspetti in particolare: storico e diplomatico. Partendo proprio dalla documentazione consultata negli archivi americani di College Park e in quelli britannici di Kew Gardens, l'analisi percorre i principali avvenimenti della Guerra Fredda nel Sud-est asiatico che contraddistinsero l'ultima parte degli anni Cinquanta e tutti gli anni Sessanta: il periodo immediatamente successivo alla lunga e, per certi versi sanguinosa, fase della decolonizzazione; la crisi vietnamita e il Secondo conflitto indocinese (1954-1973); lo scisma sino-sovietico all'interno del campo comunista (1960); la Konfrontasi indo-malese (1962-1966); il disimpegno britannico dai territori “a est di Suez” (annunciato nel 1966 dal Governo Wilson). Nel contesto di questi eventi che cambiarono in un decennio la fisionomia politica ed economica del Sud-est asiatico, Washington favorì la formazione di una organizzazione regionale in funzione anti-comunista e, in particolare, anti-cinese che coinvolse gli Stati dell'Asia sud-orientale intenti a fronteggiare all'interno dei propri confini movimenti di ispirazione marxista che facevano riferimento – con diverse sfaccettature – chi a Mosca e chi a Pechino. Le nazioni chiamate in causa da questa ricerca sono cinque: Thailandia, Malaysia, Singapore, Indonesia e Filippine, i Paesi fondatori dell'ASEAN. Il Sud-est asiatico rappresentò per gli Stati Uniti il bastione del “Free World” nel continente asiatico, dove peraltro fioccavano gli investimenti delle compagnie americane dell'industria estrattiva. Era pertanto motivo ulteriore per Washington evitare che l'influenza comunista soggiogasse i Paesi della regione che stavano gradualmente percorrendo la via della democrazia e dello sviluppo. Anche sulla scorta di quanto mostrato in Europa, gli americani si affidarono alla carta del regionalismo: in primo luogo, per facilitare il riavvicinamento tra i Paesi del cosiddetto “lower arc” le cui relazioni erano tese per varie questioni territoriali e politiche. In secondo luogo, per favorire il processo di nascita di un “nuovo spirito asiatico” – guidato principalmente dalla Thailandia – finalizzato a trovare soluzioni locali a problemi locali nel pieno spirito di cooperazione. / This study examines the U.S. contribution to the creation of ASEAN, by analysing the origins – since the foundation of the Southeast Asia Friendship and Economic Treaty (SEAFET) in February 1959 – and the ultimate evolution of Southeast Asian regionalism on 8 August 1967. Throughout the 1960s the United States was interested in the promotion of an ʻindependent nations zoneʼ in Southeast Asia as a means of accelerating the economic co-operation and social progress. The Department of State believed regionalism embodied a necessary element of ʻcontainment doctrineʼ, that should have pursued two main objectives: first, to preserve and strengthen the will of the peoples of the area to resist Communist threat; second, to assist these governments in copying with the major problems of development. Since historians have tended to concentrate on military issue, this proposal draws attention to U.S. plans taking into account two main aspects: diplomatic and economic. Washington had no territorial ambitions and, to some extent, the desire to secure the markets and raw materials of Southeast Asia for U.S. industry could offer an adequate explanation for the American commitment to the region. Regionalism in Southeast Asia during the Cold War is still an understudied field, partly due to the uneven attention given to the Second Indochina conflict. This research project is based on a vast array of textual records gathering from U.S., U.K., and Australian National Archives, as well as memoirs of the then Southeast Asian leaders. This study seeks to provide the U.S. point of view to understand the process of regional co-operation, hoping to bring a broader contribution to the field of both diplomatic history and ASEAN studies. This study concludes that United States has long worked actively to encourage regional cohesion among the nations of Southeast Asia and, albeit territorial disputes, Southeast Asian states were committed to establish a truly co-operative association that provided Asian solutions to Asian problems.
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Prédire le comportement suicidaire des détenus avec le Suicide Probability Scale et des variables actuarielles

Naud, Hélène January 2008 (has links)
La problématique du suicide en milieu carcéral est connue et décrite dans plusieurs recherches. Toutefois les outils de dépistage du risque suicidaire ont surtout été développés pour des populations à risque non carcérales et la capacité de prédiction de ces échelles n'a été inférée qu'indirectement. Depuis un peu plus de dix ans, le questionnaire Suicide Probability Scale (Cull et Gill, 1988) est utilisée auprès de détenus québécois qui débutent une sentence fédérale. Cependant le survol de la littérature n'a pas permis de retrouver d'étude psychométrique liée à la validité prédictive de ce questionnaire auprès d'une population spécifiquement carcérale. L'objectif de la présente recherche était donc d'évaluer la valeur prédictive du questionnaire Suicide Probability Scale (SPS) auprès d'une population masculine carcérale.La recherche vise à vérifier si les détenus dépistés à risque modéré ou élevé en 1995-1996 par le SPS ont effectivement eu des comportements suicidaires par la suite, pendant qu'ils étaient encore sous la responsabilité des services correctionnels. Les résultats sont basés sur une période d'observation globale de 11 ans et demi (entre 1995 et 2006) et confirment que le SPS, dans sa forme actuelle, permet de prédire le comportement suicidaire. Une amélioration de la prédiction du risque suicidaire est démontrée si le point de découpage est modifié de 50 (point de démarcation actuel des auteurs du SPS) à 40 pour la clientèle spécifique des hommes incarcérés dans un pénitencier. Les résultats obtenus au SPS permettent aussi de dépister les détenus à risque de comportement hétéro-agressif en milieu carcéral. Le deuxième article a évalué la valeur prédictive de 24 variables actuarielles, connues en début de sentence, en combinaison avec le SPS, afin d'augmenter la prédiction et de la rendre plus spécifique en réduisant le nombre de faux négatifs.La capacité de prédiction a été analysée avec des modèles de régression logistique et la valeur sous la courbe ROC. L'ajout d'une ou de deux variables actuarielles permet d'améliorer le dépistage des comportements suicidaires sur une période de 24 mois et même de 120 mois.
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Analyse systématique de l'influence de la source d'azote sur le transcriptome de la levure Saccharomyces cerevisiae

Godard, Patrice 04 July 2006 (has links)
Les biopuces à ADN permettent d’étudier à une échelle génomique une très grande variété de questions sur la physiologie et la différenciation cellulaires. Elles ont ainsi contribué de manière considérable aux progrès récents de nombreux domaines de la biologie et occuperont bientôt une place de choix dans le secteur du diagnostic médical. C’est la levure Saccharomyces cerevisiae qui a servi de modèle pour le développement de la première biopuce génomique. L’application de cette approche à la levure a permis d’explorer sous un angle nouveau l’étude de ses différents états de différenciation, de son cycle cellulaire, et de sa capacité d’adaptation à diverses conditions nutritionnelles ou à des conditions environnementales induisant un stress cellulaire. Plusieurs études ont plus particulièrement examiné la réponse des cellules de levure à une carence en azote ou en acides aminés. Cependant, une étude systématique de la réponse transcriptionnelle de la cellule aux différentes sources d’azote n’a jamais été entreprise en croissance confinée à l'état de régime. S. cerevisiae est capable d’utiliser plus d’une vingtaine de substances en tant que sources uniques d’azote pour la croissance. On distingue parmi les sources d’azote celles qui permettent une croissance optimale, appelées « bonnes » sources d’azote, des autres, appelées « mauvaises » sources d’azote. La levure possède plusieurs systèmes de régulation lui permettant de s'adapter à la condition azotée. Au niveau transcriptionnel, on recense trois régulations générales – la NCR (répression catabolique azotée), le GAAC (le contrôle général de la biosynthèse des acides aminés) et le système SPS (Ssy1-Ptr3-Ssy5) – et une multitude de régulations plus spécifiques. En utilisant la technique des puces à ADN, nous avons généré une matrice d'expression de l'ensemble des gènes de la levure en croissance confinée à l'état de régime dans un milieu de culture contenant une parmi 21 sources d'azote différentes. Nous avons pu ainsi recenser systématiquement 506 gènes soumis à une régulation transcriptionnelle dépendante de l'azote. En nous basant sur ces résultats, nous avons pu décrire l'ensemble des régulations transcriptionnelles engagées dans l'adaptation à la source d'azote fournie dans le milieu de culture. Parallèlement, nous avons défini deux grands groupes de sources d'azote en fonction du transcriptome de S. cerevisiae. Le premier groupe rassemble les composés qui exercent une répression catabolique azotée forte et dont la liste a été complétée. Fait nouveau, nous montrons que ces mêmes composés enclenchent aussi l'activation de la réponse aux protéines mal repliées (UPR). Au contraire, lorsque la source d'azote appartient au second groupe que nous avons défini, non seulement la croissance des levures est plus lente, la NCR levée et la réponse aux protéines mal repliées réprimée, mais nous montrons de façon inattendue que le contrôle général de la biosynthèse des acides aminés est activé. Plusieurs autres régulations qui ne sont pas impliquées dans le métabolisme azoté présentent un comportement différent en fonction de la source d'azote fournie. C'est le cas notamment des gènes dont l’expression est régulée selon l’apport en zinc et qui sont moins exprimés sur le milieu urée. De même, les gènes impliqués dans les résistances multiples aux drogues sont activés par le tryptophane. En confrontant nos résultats à ceux obtenus dans le cadre de travaux indépendants, nous avons proposé plus d'une cinquantaine de nouveaux gènes cibles de la NCR. Beaucoup d'entre eux n'ont jamais été caractérisés expérimentalement. En utilisant des techniques avancées d'analyse de séquences primaires de protéines, nous avons pu proposer une fonction pour plusieurs de ces gènes. Ces analyses bioinformatiques et la réalisation d’expériences complémentaires à l’aide de biopuces à ADN nous ont permis de proposer que l'un d'entre eux code pour une protéine impliquée dans la déstabilisation d'ARN messagers lors de la carence azotée. Nous avons aussi identifié plusieurs nouveaux gènes appartenant à des régulons spécifiquement activés en réponse à un nombre restreint de sources d'azote. Il est probable que ces gènes soient impliqués dans le catabolisme des sources d'azote sur lesquelles ils sont activés.
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Measurement of the low-x behaviour of the photon structure function Fâ??2'#gamma#

Clay, Edmund Wilson January 2000 (has links)
No description available.
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L'INNOVAZIONE GENERATIVA FORME E LOGICHE ORGANIZZATIVE DELLA GENERATIVITA' ITALIANA

CAPPELLETTI, PATRIZIA 09 June 2014 (has links)
La ricerca prende avvio dalla constatazione, in concomitanza della crisi, dell'emersione in Europa e in altri paesi occidentali, di un nuovo campo di riflessioni teoriche e di sperimentazioni pratiche che con grande vivacità si impone rapidamente da periferia a mainstream anche grazie al supporto politico-istituzionale. Esso domanda un nuovo tipo di innovazione in grado di riconnettere sfera economica e sfera sociale. E' la Social Innovation. All'interno di questo quadro di grande fermento, lo studio intercetta e analizza 48 forme organizzative selezionate nei settori dell'economia, della società civile, delle policies istituzionali che stanno già sperimentando questo riavvicinamento tra economico e sociale per comprenderne le logiche e le dinamiche. A tal fine si fa ricorso al concetto di generatività sociale. La categoria eriksoniana di generatività, qui applicata alle sfere sociale e organizzativa, viene interpretata quale azione innovativa di una nuova articolazione della vita sociale e dei processi di produzione del valore. Emerge un peculiare profilo organizzativo - l'organizzazione generativa - produttrice di shared value, di cui lo studio tratteggia strategie, valori e visioni, aprendo nuove prospettive teoriche, di ricerca e di intervento. / This research moves from the acknowledgment that, along with the 2008 crisis, Europe and other western countries saw the emergence of a new field for theoretical reflections and empirical experimentations, which is rapidly moving from the periphery to the mainstream also thanks to institutional political support. This field requires a new conceptualization of “innovation” as able to reconnect economic and social sphere: i.e. as “Social Innovation”. Within this broad framework, the present study analyses 48 organizational forms selected from the fields of business, civil society and policies, which are already experimenting this rapprochement among the economic and social spheres. The objective of the present dissertation is to understand the logics and dynamics of these phenomena; to this end, the concept of “Social Generativity” is employed. The Eriksonian category of “generativity” is here applied to the social and organizational spheres, and is interpreted as an innovative action towards a new re-articulation of social life and of the processes of value production. The study delineates a specific organizational profile - that of the “generative organization” producing shared value - and illustrates its strategies, values and visions, thus opening new direction for theory, research, and action.
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SHRINKING BUSINESSES AND EXPANDING GRAVEYARDS: HOW THE FLUCTUATIONS IN THE VALUE OF COCAINE MARKETS INFLUENCE THE RECOURSE TO LETHAL VIOLENCE / Shrinking businesses and expanding graveyards: how fluctuations in the value of cocaine markets influence the recourse to lethal violence

AZIANI, ALBERTO 06 March 2017 (has links)
La relazione tra traffico di cocaina e violenza ha attratto l’attenzione di molti ricercatori negli ultimi tre decenni; nonostante questo, il ruolo in questa relazione delle fluttuazioni del valore mercato illecito hanno ricevuto finora poca attenzione. Questo studio produce una stima della fluttuazione del valore del mercato della cocaina in 151 paesi nel periodo 1998-2013 adottando un originale approccio che considera sia la dimensione dei flussi di cocaina sia il network dei paesi trafficanti. I risultati di questa stima sono poi utilizzati per esplorare la relazione tra fluttuazioni nel valore del mercato della cocaina e il livello di violenza in un set di 63 paesi. Le analisi dimostrano che le variazioni nel valore del mercato influenzano il livello di violenza in un paese. Infine, sfruttando un nuovo metodo di stima dell’intensità della lotta al traffico di cocaina, lo studio mostra come l’intensificarsi del contrasto al narcotraffico possa, paradossalmente, generare delle spirali di violenza. / Many scholars have investigated the escalation of violence associated with drug trafficking. Despite the plethora of literature, limited attention has been paid to the consequences of fluctuations in the value of markets. This study addresses this lacuna in extant research by proposing an original estimate of the gross value added of cocaine markets in 151 countries between the period 1998-2013, taking into consideration both national and international dimensions of cocaine trafficking through recourse to a flow/network approach. In conjunction with this, the fluctuation of the gross value added of the cocaine market is examined in terms of an etiological factor in the upsurge of interpersonal lethal violence. The analysis demonstrates how expansions and contractions of the gross value added in cocaine markets are significant determinants of the level of violence within the respective countries that constitute the global cocaine network. Finally, through mobilising innovative methods for estimating drug law enforcement actions, the study problematizes extant methods for disrupting drug trafficking on the basis that they may, paradoxically, engender cycles of violence.
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Preocupação comercial específica: uma ferramenta eficaz do acordo sobre aplicação de medidas sanitárias e fitossanitárias

Souza Junior, Jesulindo Nery de 03 1900 (has links)
Submitted by Camila Loscha (camila.loscha@uniceub.br) on 2016-05-06T20:08:30Z No. of bitstreams: 1 61001290.pdf: 2130659 bytes, checksum: d533a86ef58d799bec06f7c914668238 (MD5) / Approved for entry into archive by Heres Pires (heres.pires@uniceub.br) on 2016-07-25T20:25:14Z (GMT) No. of bitstreams: 1 61001290.pdf: 2130659 bytes, checksum: d533a86ef58d799bec06f7c914668238 (MD5) / Made available in DSpace on 2016-07-25T20:25:14Z (GMT). No. of bitstreams: 1 61001290.pdf: 2130659 bytes, checksum: d533a86ef58d799bec06f7c914668238 (MD5) Previous issue date: 2016-05-06 / O objetivo geral desta dissertação é analisar, de forma interpretativa, como as Preocupações Comerciais Específicas podem colaborar para coibir a adoção, pelos países, de barreiras não-tarifárias travestidas de medidas sanitárias, assim como sua eficiência para remover tais barreiras. O setor agropecuário brasileiro se modernizou, alcançou patamares de referência internacional, entretanto, esse crescimento pode ser mitigado pelas políticas adotadas pelos países, nas quais criam regulamentos limitando o fluxo comercial dos produtos, incluindo os brasileiros. A ampliação da agenda do comércio internacional ocasionou, entre outros efeitos, a assinatura do Acordo sobre Aplicação de Medidas Sanitárias e Fitossanitárias (SPS). O Acordo SPS reconhece o direito dos Membros em adotar medidas com base em princípios científicos necessários para garantir a segurança alimentar, para proteger a vida e a saúde das pessoas e animais ou de preservação de plantas, ou para proteger o território de uma praga ou doença, prevendo duas maneiras de administrar os conflitos entre os Membros. Uma delas é formal e definida pelo Entendimento sobre Solução de Controvérsias e a outra possui um caráter informal, estabelecida no Comitê do Acordo SPS, denominada como Preocupações Comerciais Específicas, que é um procedimento com especificidades técnicas e jurídicas, o qual se orienta por normas formais e informais, condicionando de certa forma o comportamento de seus Membros. / http://repositorio.uniceub.br/retrieve/22967/61001290.pdf

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