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L'imposizione sul reddito dell'attività bancaria profili nazionali e comunitariDe Souza Bertuol, Eduardo <1972> January 1900 (has links)
La ricerca oggetto della tesi dottorale ha riguardato l’analisi della problematica relativa ai cambiamenti provocati dalla diversificazione delle attività aziendali bancarie nell'ottica tributaria. Si è individuato nella composizione del reddito imponibile il fulcro centrale del lavoro. Data la grande importanza del mercato finanziario la presente ricerca si è proposta una valutazione dell’attività bancaria tradizionale, facendo un’analisi della relativa fiscalità. In particolare si è cercato di evidenziare il momento in cui la banca è diventata un’azienda molto più complessa e moderna di quella che era originariamente. Tale cambiamento ha così richiesto un corrispondente sviluppo della tecnica giuridica tributaria di riferimento. Si sono altresì analizzate le fasi della implementazione e dello sviluppo nell’ordinamento tributario italiano ed europeo (analizzando così le difficoltà di adattamento per i modelli di Civil Law e Common Law) dell'armonizzazione giuridico/contabile europea e dell’adozione dei principi IAS/IFRS. A tal fine si sono ripercorse le fasi anteriori all’adozione dei menzionati principi e la loro evoluzione e, nel farlo, si sono fissati i punti ove sembra sia necessario un ripensamento da parte del legislatore comunitario. Il tutto è stato sviluppato senza trascurare la giurisprudenza nazionale e della Corte di Giustizia europea, in modo tale da tentare di individuare le soluzioni alle nuove sfide che il diritto tributario comunitario si trova a fronteggiare.
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Imposta sul valore aggiunto, diritto a detrazione e neutralità fiscale: profili comunitari e nazionaliCogliandro, Luca <1971> 09 September 2011 (has links)
La tematica trattata riguarda l´esame approfondito dell’istituto della detrazione nell’impianto dell’Iva comunitaria, così come concepito nell’ambito dello schema teorico di applicazione del tributo, e così come disciplinato sin dalle prime direttive comunitarie. Una compiuta disamina critica dell’istituto della detrazione, nell’ambito del sistema Iva, ha reso necessaria una preliminare analisi delle caratteristiche fondamentali dell’imposta, così come è stata concepita nelle successive direttive comunitarie, e dei principi generali cui essa è sottesa, sia in ambito interno, sia in ambito internazionale, evidenziando la natura giuridica della stessa dopo aver posto in raffronto le diverse teorie sull’argomento prospettate dalla dottrina; a tali tematiche è stato dedicato il primo capitolo. Il secondo capitolo, riferito all’istituto della detrazione, distinguendo i presupposti dall’esistenza dello stesso rispetto ai presupposti per l’esercizio del diritto, è dedicato alla descrizione delle caratteristiche generali e specifiche dell’istituto, analizzandone gli aspetti oggettivi, soggettivi, formali e sostanziali, e ponendo particolare attenzione sull’aspetto della territorialità, poiché proprio in relazione alle operazioni “extraterritoriali” emergono particolari aspetti di criticità risolvibili sulla base della natura comunitaria dell’imposta. Il terzo capitolo, dedicato all’analisi delle limitazioni alla detrazione, trova la sua ragione giustificatrice nella finalità di evidenziare le problematiche consistenti nella distorsione rispetto al naturale schema teorico di funzionamento del tributo, sia in termini di mancata incidenza al consumo, sia in termini di incisione dell’imposta sul soggetto esercente l’attività economica, ed è diretto anche a verificare se tali circostanze, residenti nello stesso tessuto normativo (esenzioni) siano coerenti rispetto alla natura dell’imposta ed ai principi tributari comunitari e costituzionali. Il quarto capitolo, infine, dopo aver evidenziato che l’istituto della detrazione costituisce il “grimaldello” attraverso il quale realizzare frodi ed abusi in ambito Iva, impostato in chiave applicativa e prospettica, evidenzia la reazione “terapeutica” dell’ordinamento tributario comunitario, alle suddette ipotesi “patologiche”, e ciò sulla base della disamina dei principi giuridici riscontrabili, in particolare, nella giurisprudenza della Corte di Giustizia. Le conclusioni contengono alcune riflessioni di chiusura sui possibili sviluppi futuri dell’imposta. Lo scopo della tesi è quello di offrire una riflessione ampia e generalizzata sull’istituto della detrazione e sui principi teorici che lo governano, al fine delimitarne i contorni, in termini oggettivi, soggettivi e territoriali nel sistema dell´Iva comunitaria e, in tale quadro, di evidenziare anche quegli elementi di divergenza, presenti nel tessuto normativo, rispetto al normale schema teorico di funzionamento del tributo, ed alle relative incidenze rispetto ai principi costituzionali e comunitari, quali la capacità contributiva e la neutralità del tributo per i soggetti passivi.
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Diritti umani e diritto alla salute - la questione dell’accesso ai farmaci come un problema di Giustizia Globale / Human rights and health rights – access to drugs as a global justice problemCattaneo, Maria Ginevra <1985> 03 July 2014 (has links)
Riconosciuto il problema dell’accesso ai farmaci come un problema di giustizia globale, la dissertazione, da un lato, è incentrata sullo studio dei diritti umani e sul diritto alla salute da una prospettiva giusfilosofica e, dall’altro, è finalizzata ad analizzare la disciplina brevettuale internazionale, sia approfondendo gli interessi realmente in gioco, sia studiando la struttura economica del brevetto stesso. Si è cercato quindi di guardare a tali interessi da una nuova prospettiva, ipotizzando una gerarchia di valori che sia completa e coerente con gli obiettivi che la dottrina, la giurisprudenza, nonché il diritto internazionale formalmente enunciano. Il progetto di ricerca vuole, in definitiva, arrivare a proporre nuove soluzioni giuridiche al problema dell’accesso ai farmaci.
La dissertazione svolge pertanto uno studio critico della proposta di Thomas Pogge, di natura politica e giuridica e sorretta da istanze filosofiche, volta alla soluzione del problema dell’accesso ai farmaci, i.e. l’Health Impact Fund (HIF). Proposta che pone radicalmente in discussione, anche concretamente, il dogma del monopolio concesso con la privativa quale ricompensa per i costi di R&D sostenuti dai titolari dei brevetti e che pone, invece, l’accento sull’effettivo impatto sulla salute globale di ogni singola invenzione.
Analizzandone approfonditamente gli aspetti più rilevanti, si passano poi in rassegna, criticamente, le proposte, alternative o di riforma, del sistema di proprietà intellettuale, volte al miglioramento dell’accesso ai farmaci; a tal proposito, si propone quindi una riforma transitoria della disciplina brevettuale, c.d. Trading Time for Space (TTS), che prevede un allungamento temporale dell’esclusiva brevettuale (Time) in cambio della vendita da parte del titolare della privativa del farmaco ad un prezzo accessibile nei Paesi in via di sviluppo (Space). / Considering the problem of access to drugs as a global justice problem, the dissertation, on the one hand, focuses on human rights and, namely, on the right to health from a legal and philosophical perspective and, on the other hand, aims at analyzing the international patent system, investigating the interests actually at stake and assessing the economic structure of patents. The dissertation looks at such interests from a new perspective, consistent with the objectives that scholars, case law and international law formally declare. The dissertation will, eventually, propose new solutions to the problem of access to medicines.
The dissertation therefore offers a critical study of the proposal by Thomas Pogge, which has political, legal and philosophic grounds aiming at the solution of the access to drugs problem. The Health Impact Fund (HIF) gives a radical challenge, even in practice, to the dogma of the monopoly granted as a reward for R&D costs, incurred by patent holders, by giving instead emphasis on the effective impact on global health by each invention.
By analyzing in detail their main aspects, the dissertation then critically describes other recent proposals for the reform of the intellectual property system, in order to improve access to drugs. In this regard, a transitional reform of the patent system, the so-called Trading Time for Space (TTS), is proposed, proposing an extension of the patent exclusivity (Time) in exchange for the sale by the holder of the patent at an affordable price in developing countries (Space).
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The System of the International Criminal Court: Complementarity in International Criminal JusticePisani, Beatrice January 2012 (has links)
Complementarity, the mechanism that regulates the exercise of the concurrent jurisdiction between the International Criminal Court (ICC) and national courts, constitutes one of the key features of the ICC, if not the cardinal one. As such, it keeps attracting the attention of both scholars and practitioners. In addition to the studies related to the interpretation of the statutory provisions - which leave numerous unanswered questions - complementarity has been object of growing attention in relation to its catalyst effects in fostering States' compliance with their duty to prosecute. The first years of activities of the Court have shown the exceptional character of judicial assessments of complementarity; meanwhile, the relevance of prosecutorial assessments of admissibility has emerged. In this context, the complementary nature of the Court, and its relevance in terms of prosecutorial assessments of admissibility, became evident. Starting from the idea that the Court shall encourage the performance of proceedings at the national level, complementarity has been progressively seen as a tool to strengthen domestic jurisdictions, under the concept of “positive†or “proactive†complementarity.
This work explores the multifaceted aspects, meanings and functions assigned to complementarity. While acknowledging that complementarity operates in two dimensions - a strict legal one, related to judicial assessments of admissibility - and a broader one, which attains to the ICC prosecutor's consideration of complementarity when selecting the situations and cases to be brought before the Court, this thesis questions whether complementarity can be associated to capacity building functions, and, more generally, to a Court's direct role in overcoming states' inability and unwillingness to prosecute. Based on a throughout analysis of the legal framework, the drafting history and the ICC practice, this thesis suggests that complementarity is a concrete notion, i.e., the mechanism that regulates the exercise of concurrent jurisdiction between the Court and States. Compared to other mechanisms for the allocation of concurrent jurisdiction, such as primacy, it undoubtedly retains a component that fosters dialogue between the Court and states. However, all initiatives aimed at strengthening states' ability and willingness to investigate and prosecute, undertaken directly by organs of the Court or by other, external actors, do not directly depend on alleged effects of complementarity. It is the very existence of the Court, and the commitment to end impunity for the perpetrators of international crimes of all components of the system of justice created through its establishment, that fosters all these, welcomed, initiatives.
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Risk and Mental Element.An Analysis of National and International Law on Core Crimes.Porro, Sara January 2014 (has links)
The present analysis deals with the question of whether and to what extent mental attitudes that, at the level of cognition, do not attain the factual threshold of awareness of the criminal outcome as a practical certainty can lead to the establishment of criminal responsibility for the so-called core crimes, i.e. genocide, crimes against humanity and war crimes.The answer to this issue depends on whether and how far a given system of criminal law views the mental element applicable to the offences in question as encompassing forms of risk-taking. Seeking to comprehensively investigate the current legal situation, the present study examines the types of mental element applicable under two domestic legislations on core crimes, namely the German Völkerstrafgesetzbuch and the U.S. Federal Criminal Code, on the one hand, and in customary international law and under the ICC Statute, on the other hand. The survey turns then to whether in any of the legal systems at stake a standard of mental element has been consolidated such that it would be generally applicable unless otherwise provided. It also explores the extent to which mental attitudes departing from the threshold of awareness of the criminal outcome as a practical certainty may establish criminal responsibility for specific crimes and modes of liability. The rules thereby identified are applied to model cases describing various situations where an individual accomplishes an act of relevance to the criminal law but does not clearly perceive the consequence that will ensue from her behaviour.From the present study it emerges that there appear to exist more divergences than commonalities in the current legal landscape, regarding whether and to what extent the sphere of criminal responsibility for core crimes may be linked to attitudes of risk-taking. This outcome seems to derive first and foremost from the differing definitions of intent as they have developed in the regulatory frameworks analysed in this work. The conscious adoption of a behaviour that might lead to the realisation of an offence that is not aimed at, can under certain conditions be covered by the notion of intent found in German criminal law and in the jurisprudence of the ICTY and ICTR applying customary international law. On the other hand, it is excluded from the definition of the intent in U.S. federal criminal law and in the ICC Statute. Furthermore, in all the legal systems considered in the present study, there exist significant exceptions to the application of intent, both widening and narrowing the scope of criminal responsibility.
Considering that in a decentralized system of international justice the intervention of the ICC should be an extrema ratio, the present analysis suggests establishing a regulation to be applied by the International Criminal Court on the mental element, which reflects the gravity of cases this tribunal is called upon to adjudicate. At the same time lesser degrees of mens rea would remain applicable under national laws on core crimes.
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Il principio di sussidiarietà esterna: l'extrema ratio nella scelta tra sanzioni penali e amministrativePerilongo, Giovanni Francesco January 2019 (has links)
Questa tesi fornisce una ricostruzione storica e dogmatica del principio di sussidiarietà (o di extrema ratio), saggiandone le potenzialità applicative nel quadro normativo vigente. Dopo una breve introduzione sulla frequenza e l’ambiguità dei riferimenti all’extrema ratio presenti in letteratura, il primo Capitolo indaga le origini storiche del principio e lo distingue dal contiguo ma diverso principio riassunto nella formula de minima non curat praetor. L’analisi rivela come la sussidiarietà affondi le proprie radici nel pensiero giusrazionalista del Seicento, ma giunga a compiutezza soltanto con l’Illuminismo penalistico, che definisce le moderne coordinate ideologiche del principio. Il secondo Capitolo, dedicato allo studio della sussidiarietà sul piano dogmatico, inizia con una ricognizione delle diverse concezioni del principio elaborate dalla dottrina. L’analisi mette poi in luce l’approccio pan-penalistico che da sempre caratterizza lo studio dell’extrema ratio ed i problemi che ne derivano, evidenziando la duplice valenza, interna ed esterna, del principio. Il Capitolo offre quindi una definizione del principio di sussidiarietà c.d. “esterna”, che presiede alla scelta tra sanzioni penali ed extra-penali a livello normativo. Nel terzo Capitolo l’indagine si sofferma sul tema delle funzioni delle misure sanzionatorie. Dopo aver delimitato il perimetro dell’analisi al concetto di sanzione “in senso stretto”, lo studio affronta l’evoluzione delle sanzioni amministrative, illustrandone la funzione nel quadro normativo vigente, ed evidenzia le peculiarità delle misure sanzionatorie in materia antitrust. Il Capitolo si chiude con lo studio delle funzioni della pena. Il Capitolo conclusivo denuncia la sostanziale scomparsa del principio di sussidiarietà esterna, offrendo proposte per una sua rivitalizzazione in prospettiva de iure condendo.
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Prosecutorial Discretion and its Judicial Review at the International Criminal Court: A Practice-based Analysis of the Relationship between the Prosecutor and JudgesPoltronieri Rossetti, Luca January 2019 (has links)
The permanent system of international criminal justice created through the Rome Statute envisages a wide margin of discretion for prosecutorial action, under the constraint of various forms of judicial supervision. Nevertheless, legal texts provide only very limited guidance to the Office of the Prosecution and judges as to the concrete exercise of these powers and responsibilities. For this reason, prosecutorial and judicial dynamic practice plays a fundamental creative role in integrating—and sometimes transforming—the ICC static legal framework. The present research has aimed at analysing the patterns of prosecutorial and judicial practice at the pre-trial stage of the proceedings of the ICC, with a view to comparing the law in the books and the law in action in this area of crucial importance for the legitimacy of the Court. The hypothesis that in this field there are areas of interpretive agreement (smooth relationship) and disagreement (open clash) between the relevant actors, as well as a certain degree of dissociation between the textual formant and the prosecutorial/judicial formant has been tested against the relevant practice. These empirical phenomena have then been assessed as to their possible institutional causes and (potentially detrimental) consequences, with a view to proposing institutional, procedural, administrative and legislative adjustments that may help fostering the predictability and consistency of the system. The conclusion is that practice in this field is a fundamental test-bench for the institutional functioning of the ICC, and that it is still in the process of establishing— by means of the interplay between the OTP and judges—a satisfactory balance among the conflicting needs of flexibility and predictability; one that only pragmatic interpretive compromises can bring about in the future.
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Il consenso informato come strumento di esercizio del diritto alla salute per i pazienti stranieri? / Informed consent as a tool exercising right to health for migrants?Spada, Stefania <1982> January 1900 (has links)
L’elaborato propone una riflessione rispetto all’atto giuridico del consenso informato quale strumento garante dell’esercizio del diritto alla salute per i migranti. Attraverso una riflessione antropologica rispetto alla natura, alla costruzione e alla logica dei diritti universali, verranno analizzate le normative nazionali, europee ed internazionali a tutela del diritto alla salute per i migranti; l’obiettivo della ricerca è indagare l’eventuale scarto tra normative e politiche garantiste nei confronti della salute migrante e l’esistenza di barriere strutturali che impediscono un pieno esercizio del diritto alla salute. L’ipotesi di ricerca si basa sulla reale capacità performativa del consenso informato, proposto solitamente sia come strumento volto ad assicurare la piena professionalità dell’operatore sanitario nell’informare il paziente circa i rischi e i benefici di un determinato trattamento sanitario, sia come garante del principio di autonomia. La ricerca, attraverso un’analisi quanti-qualitativa, ha interrogato il proprio campo, rappresentato da un reparto di ginecologia ed ostetrica, rispetto alle modalità pratiche di porre in essere la firma nei moduli del consenso informato, con particolare attenzione alle specificità proprie delle pazienti migranti. Attraverso l’osservazione partecipante è stato quindi possibile riflettere su aspetti rilevanti, quali le dinamiche quotidiane che vengono a crearsi tra personale sanitario e pazienti, le caratteristiche e i limiti del servizio di mediazione sanitaria, le azioni pratiche della medicina difensiva. In questo senso il tema del “consenso informato”, indagato facendo interagire discipline quali l’antropologia, la bioetica, la filosofia e la sociologia, si è posto sia come lente di lettura privilegiata per comprendere le dinamiche relazionali ad oggi esistenti tra professionisti sanitari e popolazione migrante, ancora vittima di diseguaglianze strutturali, ma altresì come “innesco potenziale” di nuove modalità di intendere la relazione medico-paziente. / The thesis proposes a reflection on informed consent as tool exercising right to health for migrants. The national, European and international protection of the right to health for migrants, will be investigated through an anthropological reflection on the nature, the construction and the logic of universal rights; the aim of the research is to investigate any gap between legislation and policies protecting migrant health and the existence of structural barriers that prevent a full exercise of a fundamental right. The research hypothesis is based on the real performative capacity of informed consent, usually designed as a tool to ensure both full professionalism of the health care in informing the patient about the risks and benefits of a specific medical treatment and the respect of the principle of autonomy. through quantitative and qualitative analysis performed in a department of gynecology and obstetrics, the survey focused on informed consent in action, trying to grasp the specifics of doctor and patient migrant. The daily dynamics between health personnel and patients, the characteristics and limitations of the service of linguistic and cultural mediation, the practical actions of defensive medicine have been investigated by participant observation. In this sense, the theme of "informed consent", investigated interacting disciplines such as anthropology, bioethics, philosophy and sociology, has set both as reading lens privileged to understand the dynamics of relationships between health professionals and migrant population , still victims of structural inequalities, but also as a "potential trigger" for new ways of interpreting patient-physician relationship.
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Circolazione dei servizi ed economia verde nel diritto dell'Unione Europea / Free Movement of Services and the Green Economy within the Law of the European UnionFerri, Federico <1984> 22 May 2015 (has links)
Il fine principale della tesi è di dimostrare che il concetto di economia verde, pur non avendo natura giuridica, ha un rilievo notevole nel diritto dell’Unione europea, in particolare rispetto al mercato dei servizi. L’indagine concerne innanzitutto lo sviluppo sostenibile, del quale l’economia verde rappresenta uno strumento, per poi incentrarsi sul concetto di economia verde, al fine di ricostruire la sua veste giuridica e la sua collocazione nel diritto (primario) dell’Unione europea. In secondo luogo, si analizza come l’Unione stia utilizzando il proprio diritto per favorire la transizione verso un’economia verde e per stimolare la circolazione dei relativi servizi. Da ultimo, vengono prospettate le varie relazioni che si ritiene possano intercorrere tra l’economia verde (nella sua dimensione giuridica a livello sovranazionale) e la libera prestazione dei servizi. / The main purpose of the thesis is to demonstrate that the “green economy” concept, although not having a legal nature, can make a remarkable impact within the Law of the European Union, especially with regard to the services market. First, the research considers the sustainable development, since the green economy is a means to reach it; then, the concept of green economy is studied, with a view to provide it with a legal meaning and to link it to the (primary) Law of the European Union. After that, it is assessed how the European Union is using its law in order to define and implement the transition to a green economy and to spur the “green” services movement within the EU’s internal market. Finally, some possible relations between the green economy (considered in its supranational legal dimension) and the free movement of services are advanced and explored.
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Il principio di non discriminazione e l'identita' costituzionale dell'Unione Europea / The principle of non discrimination and the EU constitutional identityZaccaroni, Giovanni <1987> 22 May 2015 (has links)
La definizione dell’ordinamento dell’Unione come ordinamento costituzionale è centrale, ma resta frammentata. Per restituirle sistematicità è importante individuare un principio sul quale poggiarne il consolidamento. Per questo si è scelto di esaminare il principio di non discriminazione attraverso l’analisi della giurisprudenza, con l’obiettivo di verificare se questo principio è parte fondamentale dell’identità costituzionale dell’Unione Europea.
Nella prima parte della tesi si analizza la struttura del giudizio sulla discriminazione davanti alla CGUE e davanti alla CEDU, mettendo in evidenza come la struttura ricordi sempre di più quella del giudizio di costituzionalità. Nella seconda parte ci si concentra sul contributo dato dal principio di non discriminazione all’identità costituzionale dell’Unione Europea attraverso la lotta contro specifiche tipologie di discriminazione. Poiché i motivi di discriminazione sono molto numerosi, si è stabilito di esaminare quei motivi che sono regolati dal diritto derivato. Per questo la seconda parte dell’analisi si è concentrata sulle discriminazioni a motivo della nazionalità (dir. 2004/38/CE), della razza (dir. 2000/43/CE), del genere (dir. 2006/54/CE, dir. 2004/113/CE) dell’età, disabilità, religione ed orientamento sessuale (dir. 2000/78/CE). Dall’analisi della giurisprudenza e del diritto derivato che ne dà attuazione è possibile comprendere che questo principio, oltre ad essere sostenuto da un vero e proprio giudizio di legittimità costituzionale (il rinvio pregiudiziale), ha gli strumenti necessari a permetterne lo sviluppo tenendo conto delle identità costituzionali degli stati membri e può aiutare ad offrire delle risposte rispetto a uno dei problemi fondamentali inerenti all’efficacia del diritto dell’Unione Europea: la tensione fra il principio di attribuzione e la dottrina degli effetti diretti. Le conclusioni di questo lavoro portano a sostenere che è possibile individuare una giurisprudenza della Corte che, attraverso alcuni passaggi fondamentali (le sentenze Mangold, Kucukdeveci, Hay, Deckmyn e Zambrano), definisce il principio di non discriminazione come principio fondamentale, e costituzionale, del diritto dell’Unione Europea. / The definition of the EU as a constitutional legal order is crucial, but still fragmented. For the sake of systematization, it is important to find out a principle to support its development. That is why we made the choice of examining the principle of non discrimination through the analysis of case law, with the object of verifying if this principle is a fundamental part of the EU constitutional identity. In the first part of this work the structure of the discrimination scrutiny in front of the CJEU and of the ECHR is analyzed, enlightening the fact that its structure increasingly recalls that of a constitutional scrutiny. In the second part of this work we will focus on the contribution given by the case law on the fight against different grounds of discrimination to the EU constitutional identity. As there is an increasing number of grounds of discrimination, a choice should be made. That is why the second part of this analysis is devoted into explaining a selection of grounds of discrimination: discrimination on the ground of nationality, age, disability, religion, and sexual orientation. From the analysis of the case law and of secondary legislation is possible to induce that this principle has the potential necessary to support the development of the EU constitutional identity without prevailing on the national constitutional identities. At the same time, the principle could help into shading light in one of the most debated issues of EU law: the tension between the conferred powers and the direct effect of directives. The conclusion of this work is a reflection on how a precise line of case law is crucial into defining the principle of non discrimination as a EU constitutional principle.
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