Spelling suggestions: "subject:"sistemes"" "subject:"epistemes""
11 |
El delirio en el pensamiento de María ZambranoBigardi, Sara 17 January 2014 (has links)
Il mio lavoro articola un aspetto importante del pensiero di María Zambrano: il tema del delirio. La ricerca si propone di sviscerare tale tema nell’intento di contribuire alla riflessione filosofica con un’analisi che mira a coglierlo seguendo una doppia direzione.
La questione del delirio è fondamentale in Zambrano. Il delirio costituisce infatti il punto di partenza che pone in movimento la sua ragione, in un’articolazione che si concretizza nell’attenzione all’esperienza vissuta e nell’utilizzo di un linguaggio innovatore.
Ho scelto di argomentarlo, presentandolo sia come possibile chiave di lettura del filosofare zambraniano, sia come argomento vero e proprio: il tema centrale, l’elemento costituente di una razionalità intrinsecamente legata alla vita.
Come chiave di lettura, il delirio è il passo di apertura, la traccia di un andamento di pensiero che può anche prendere diramazioni che si spingono oltre la traccia d’inizio. Questo superamento non è un andare fuori tema, che elude il corpo a corpo con il delirio, al contrario, è rimanere fedeli all’apertura per darle respiro, per non risolverla, ma per schiuderla ad altri spazi di ragionamento, nel guadagno di affermazioni che hanno a che vedere con la verità.
Come argomento vero e proprio, cioè come tema centrale del mio lavoro, il delirio si struttura in modo tematico nella sua relazione con la razionalità. La scommessa simbolica proposta da Zambrano si gioca su due punti: scoprire in che modo delirio e ragione possono convivere, senza che l’uno venga abolito dall’altra, e viceversa, vedere come il delirio possa presentarsi sempre e di nuovo quale prologo di un logos, che è uno, ma in generi ed esercizi diversi. In altre parole, l’intento di Zambrano è quello di assumere il delirio come radice di un’idea di logos accogliente, incorporandolo così nel suo modo di comprendere la ragione, nei suoi differenti aspetti e nei suoi molteplici esercizi.
Il mio lavoro si articola in tre capitoli, introdotti da una sorta di introduzione, costituita da Mirada e Poiesis, che ho desiderato chiamare Per iniziare, e dalle conclusioni: Per concludere, che sono i guadagni teorici del lavoro.
Il primo capitolo si concentra sul Taglio del lavoro sul delirio e, partendo dalla motivazione della scelta dell’argomento, analizza la costellazione semantica che ruota attorno al centro aperto del delirio. Sottolineando l’importanza del delirio come arché del filosofare zambraniano («En principio era el delirio», scrive Zambrano), spiego come il delirio possa diventare l’elemento movilizador dell’esperienza umana, oppure come possa convertirsi in una prigione, in un carcere, che impedisce l’intrinseco movimento della vita. Qui la questione si gioca tutta prendendo in considerazione el ensueño, il risveglio, la temporalità, e due elementi che per Zambrano sono fondamentali: la necessità e la speranza. Il delirio da cui scaturisce l’azione essenziale è infatti quello che tiene unite, armonizzandole, necessità e speranza.
Il secondo e il terzo capitolo sono legati all’idea di adoperare come chiave di lettura del filosofare di Zambrano il pensiero della differenza femminile, cercando di scandagliarlo come elemento essenziale per l’apertura dei testi ad aspetti imprevisti.
Il terzo capitolo Il delirio negli archetipi femminili dà voce alle figure femminili di Diotima, Antigone, Nina, dando spazio alla storia dei loro deliri, che queste donne incarnano come evento che mette in moto una ricerca di mediazioni che testimoniano che c’è sempre qualcosa che va oltre, che trascende, il recinto dei fatti, per aprirsi, con amore, all’infinita disponibilità dell’essere.
Seguire Zambrano nel delirio comporta un dislocamento esistenziale che eccede la classica divisione tra teoria e prassi, perché è l’esistenza tutta, nel suo complesso, ad essere orientata dal delirio. Questa situazione di dislocamento, se non diviene straniamento, è segno dell’essere che si fa storia. / My work develops an important aspect of Maria Zambrano’s thought: the theme of delirium. The research aims to uncover this theme and make a contribution to philosophical reflection with an analysis that follows two directions.
Delirium is a fundamental issue in Zambrano. It represents the starting point of her thought via the articulation of her regard for lived experience and her use of an innovative language.
I discuss this issue both as a possible key to Zambrano’s philosophy and as an issue worthy of inquiry per se: the core theme and constituent element of a rationality that is intrinsically linked to life.
As a key to Zambrano, delirium is the beginning of a thought process that can take a different direction from its initial trace. This does not mean changing the subject in order to avoid the mail issue; on the contrary, il means keeping faith to the initial opening in order to let it develop, instead of resolving it. It means allowing further spaces of elaboration in orden to gain something from statements that deal with the truth.
As an issue in and of itself, as the central theme of my work, delirium is structurally relates to the theme of rationality. Zambrano’s symbolic challenge rests on two points: discovering how delirium ad reason can coexist without one abolishing the other, and vice-versa, seeing how delirium can present itself time and again as prologue to a logos that is singular, but exists in different forms and exercises. In other words, Zambrano’s aim is to take delirium as the root of an idea of logos that is welcoming, so as to incorporate it in her way of understanding reason, in its different aspects and multiple exercises.
By stressing the importance of delirium as the arché of Zambrano’s thought, I explain how delirium may become the element movilizador in the human experience, or how it may become a prison that impedes life’s intrinsic movement. The crucial issue here is to take into account el ensueño, the awakening, the temporality, and the two elements that are central to Zambrano: necessity and hope.
|
12 |
User experience methodology for the design and evaluation of interactive systemsMasip Ardévol, Llúcia 13 December 2013 (has links)
L’avaluació heurística és una de les metodologies d’avaluació de la usabilitat més barates i
utilitzades. Tot i així, algunes de les fases de la metodologia poden ser semi-automatitzades per
tal de disminuir encara més el temps necessari per executar la metodologia i, en conseqüència,
disminuir també el pressupost invertit en el procés de desenvolupament del sistema interactiu.
A més, en termes generals, la qualitat d’un producte ha evolucionat de la usabilitat cap a
l’experiència d’usuari. Per tant, d’acord amb les fases manuals de l’avaluació heurística i
l’evolució cap a l’experiència d’usuari, es proposa una nova metodologia basada en heurístiques
que considera l’experiència d’usuari en les fases de disseny i avaluació del procés de
desenvolupament d’un sistema interactiu.
Aquesta nova metodologia basada en heurístiques semi-automatitza l’elecció de les millors
heurístiques per un sistema interactiu específic. També suporta el procés de l’avaluació heurística
en sí i, finalment proporciona resultats quantitatius, qualitatius, formatius i summatius a través de
l’estàndard ISO/IEC 25062:2006 standard for software engineering. Software product Quality
Requirements and Evaluation (SQuaRE). Common Industry Format (CIF).
Finalment, aquesta metodologia s’implementa en el recurs anomenat Open-HEREDEUX: Open
HEurisitc Resource for Designin and Evaluation User eXperience. / La evaluación heurística es una de las metodologías de evaluación de la usabilidad más baratas y
utilizadas. Sin embargo, algunas de las fases de la metodología pueden ser semi-automatizadas
para disminuir aún más el tiempo necesario para ejecutar la metodología y, en consecuencia,
disminuir también el presupuesto invertido en el proceso de desarrollo de un sistema interactivo.
Además, en términos generales, la calidad de un producto ha evolucionado de la usabilidad hacia
la experiencia de usuario. Por lo tanto, de acuerdo con las fases manuales de la evaluación
heurística y la evolución hacia la experiencia de usuario, se propone una nueva metodología
basada en heurísticas que considera la experiencia de usuario en las fases de diseño y evaluación
del proceso de desarrollo de un sistema interactivo.
Esta nueva metodología basada en heurísticas semi-automatiza la selección de las mejores
heurísticas para un sistema interactivo específico. También da soporte en el proceso de la
evaluación heurística en sí y, finalmente, proporciona resultados cuantitativos, cualitativos,
formativos y summativos a través del estándar ISO/IEC 25062:2006 standard for software
engineering. Software product Quality Requirements and Evaluation (SQuaRE). Common
Industry Format (CIF).
Finalmente, esta metodología es implementada mediante el recurso Open-HEREDEUX: Open
HEurisitc Resource for Designin and Evaluation User eXperience. / Heuristic evaluation is one of the most used and discount usability evaluation methodologies.
However, it has some manual steps that could be semi-automated to decrease the time spent to
carry out the methodology and, in consequence, the budget invested in the development process
of an interactive system.
In addition, the quality of a product has evolved, in general terms, from the usability to the user
experience. Therefore, according to both aspects, manual steps of the heuristic evaluation and
evolution towards user experience, a new methodology based on heuristics is proposed for
considering user experience in the design and evaluation steps of the development process of an
interactive system.
This methodology semi-automates the selection of the best heuristics for a specific interactive
system, it supports heuristic evaluation per se and, finally, it provides quantitative, qualitative,
summative and formative results through the ISO/IEC 25062:2006 standard for software
engineering. Software product Quality Requirements and Evaluation (SQuaRE). Common
Industry Format (CIF) for usability test reports.
Furthermore, this methodology is implemented in Open-HEREDEUX: Open HEuristic REsource
for Designing and Evaluating User eXperience.
|
13 |
On the quasiperiodic hamiltonian andronov-hopf bifurcationPacha Andújar, Juan Ramón 21 October 2002 (has links)
Aquest treball es situa dintre del marc dels sistemes dinàmics hamiltonians de tres graus de llibertat. Allà considerem famílies d'òrbites periòdiques amb una transició estable-complex inestable: sigui L el paràmetre que descriu la família i suposarem que per a valors del paràmetre més petits que un cert valor crític, L', els multiplicadors característics de les òrbites periòdiques corresponents hi són sobre el cercle unitat, quan L=L' aquests col·lisionen per parelles conjugades (òrbita ressonant o crítica) i per L > L', abandonen el cercle unitat cap al pla complex (col·lisió de Krein amb signatura oposada). El canvi d'estabilitat subseqüent es descriu a la literatura com "transició estable a complex inestable". Tanmateix, a partir d'estudis numèrics sobre certes aplicacions simplèctiques (n'esmentarem D. Pfenniger, Astron. Astrophys. 150, 97-111, 1985), és coneguda l'aparició (sota condicions d'incommensurabilitat) de fenòmens de bifurcació quasi-periòdica, en particular, el desplegament de famílies de tors 2-dimensionals. A més aquesta bifurcació s'assembla a la (clàssica) bifurcació d'Andronov-Hopf, en el sentit de què hi sorgeixen objectes linealment estables (tors-2D el·líptics) "al voltant" d'objectes inestables de dimensionalitat més baixa (òrbites periòdiques), i recíprocament, n'apareixen tors inestables (hiperbòlics) "al voltant" d'òrbites periòdiques linealment estables. Nostre objectiu és entendre la dinàmica local en un entorn de l'òrbita periòdica ressonant per tal de provar, analíticament, l'existència dels tors invariants bifurcats segons l'esquema descrit dalt. Això el portem a terme mitjançant l'anàlisi següent: (i) Primer de tot obtenim d'una manera constructiva (això és, donant algorismes) una forma normal ressonant en un entorn de l'òrbita periòdica crítica. Aquesta forma normal la portem fins a qualsevol ordre arbitrari r. Així doncs, mostrem que el hamiltonià inicial es pot posar com la suma de la forma normal (integrable) més una resta no integrable. A partir d'aquí, podem estudiar la dinàmica de la forma normal, prescindint dels altres termes i, amb aquest tractament (formal) del problema, som capaços d'identificar els paràmetres que governen tant l'existència de la bifurcació com la seva tipologia (directa, inversa). Cal, remarcar que el que es fa fins aquí, no és només un procés qualitatiu, ja que a més ens permet derivar parametritzacions molt acurades dels tors no pertorbats. (ii) A continuació, calculem acotacions "òptimes" per a la resta. D'aquesta manera, esperem provar que un bon nombre de tors (en sentit de la mesura) es preserven quan s'afegeix la pertorbació. (iii) Finalment, apliquem mètodes KAM per establir que la majoria (veure comentari dalt) dels tors bifurcats sobreviuen. Aquests mètodes es basen en la construcció d'un esquema de convergència quadràtica capaç de contrarestar l'efecte dels petits divisors que apareixen quan s'aplica teoria de pertorbacions per trobar solucions quasi-periòdiques. En el nostre cas, a més, resulta que alguna de les condicions "típiques" que s'imposen sobre les freqüències (intrínseques i normals) dels tors no pertorbats, no estan ben definides per als tors bifurcats, de manera que ens ha calgut desenvolupar un tractament més específic. keywords: Bifurcation problems, perturbations, normal forms, small divisors, KAM theory. Classificació AMS: 37J20, 37J25, 37J40 / This work is placed into the context of the three-degree of freedom Hamiltonian systems, where we consider families of periodic orbits undergoing transitions stable-complex unstable. More precisely: Let L be the parameter of the family and assuming that, for values of L smaller than some critical value say, L', the characteristic multipliers of the periodic orbits lie on the unit circle, when L=L' they colllide pairwise (critical or resonant periodic orbit) and, for L > L' leave the unit circle towards the complex plane (Krein collision with opposite signature). From numerical studies on some concrete symplectic maps (for instance, D. Pfennniger, Astron. Astrophys. 150, 97-111, 1985) it is known the rising (under certain irrationality conditions), of quasi-periodic bifurcation phenomena, in particular, the appearance of unfolded 2D invariant tori families. Moreover, the bifurcation takes place in a way that resembles the classical Andronov-Hopf one, in the sense that either stable invariant objects (elliptic tori) unfold "around" linear unstable periodic orbits, or conversely, unstable invariant structures (hyperbolic tori) appear "surrounding" stable periodic orbits. Our objective is, thus, to understand the (local) dynamics in a neighbourhood of the critical periodic orbit well enough to prove analytically, the existence of such quasi-periodic solutions together with the bifurcation pattern described above. This is carried out through three steps: (i) First, we derive, in a constructive way (i. e., giving algorithms), a resonant normal form around the critical periodic orbit up to any arbitrary order r. Whence, we show that the initial raw Hamiltonian can be casted --through a symplectic change--, into an integrable part, the normal form itself, plus a (non-integrable) remainder. From here, one can study the dynamics of the normal form, skipping the remainder off. As a result of this (formal) approach, we are able to indentify the parameters governing both, the presence of the bifurcation and its type (direct, inverse). We remark that this is not a merely qualitative process for, in addition, accurate parametrizations of the bifurcated families of invariant tori are derived in this way. (ii) Beyond the formal approach, we compute "optimal" bounds for the remainder of the normal form, so one expects to prove the preservation of a higher (in the measure sense) number of invariant tori --than, indeed, with a less sharp estimates--. (iii) Finally, we apply KAM methods to establish the persistence of (most, in the measure sense) of the bifurcated invariant tori. These methods involve the design of a suitable quadratic convergent scheme, able to overcome the effect of the small divisors appearing in perturbation techniques when one looks for quasi-periodic solutions. In this case though, some of the "typical" conditions that one imposes on the frequencies (intrinsic and normal) of the unperturbed invariant tori do not work, due to the proximity to parabolic tori, so one is bound to sketch specific tricks. keywords: Bifurcation problems, perturbations, normal forms, small divisors, KAM theory AMS classification: 37J20, 37J25, 37J40
|
14 |
Time misalignments in fault detection and diagnosisLlanos Rodríguez, David Alejandro 17 October 2008 (has links)
El desalineamiento temporal es la incorrespondencia de dos señales debido a una distorsión en el eje temporal. La Detección y Diagnóstico de Fallas (Fault Detection and Diagnosis-FDD) permite la detección, el diagnóstico y la corrección de fallos en un proceso. La metodología usada en FDD está dividida en dos categorías: técnicas basadas en modelos y no basadas en modelos. Esta tesis doctoral trata sobre el estudio del efecto del desalineamiento temporal en FDD. Nuestra atención se enfoca en el análisis y el diseño de sistemas FDD en caso de problemas de comunicación de datos, como retardos y pérdidas. Se proponen dos técnicas para reducir estos problemas: una basada en programación dinámica y la otra en optimización. Los métodos propuestos han sido validados sobre diferentes sistemas dinámicos: control de posición de un motor de corriente continua, una planta de laboratorio y un problema de sistemas eléctricos conocido como hueco de tensión. / Time misalignment is the unmatching of two signals due to a distortion in the time axis. Fault Detection and Diagnosis (FDD) deals with the timely detection, diagnosis and correction of abnormal conditions of faults in a process. The methodology used in FDD is clearly dependent on the process and the sort of available information and it is divided in two categories: model-based and non-model based techniques. This doctoral dissertation deals with the study of time misalignments effects when performing FDD. Our attention is focused on the analysis and design of FDD systems in case of data communication problems, such as delays and dropouts. Techniques based on dynamic programming and optimization are proposed to deal with these problems. Numerical validation of the proposed methods is performed on different dynamic systems: a control position for a DC motor, a laboratory plant and an electrical system problem known as voltage sag.
|
15 |
Josep Maria Capdevila, pensament polític i socialCortada i Hortalà, Josep 23 December 2015 (has links)
Hem resseguit la trajectòria vital i intel·lectual de Josep Maria Capdevila per tal d’arribar a la gènesi del seu pensament polític i social. La importància de l’opuscle, ‘Principis de Teoria Política’ (1927), rau en el fet de convertir-se en el fonament teòric dels editorials, a partir dels quals Capdevila desplegaria, poc després, l’anàlisi de la realitat política i social del seu temps en el rotatiu «El Matí». En relació a això, hem presentat la tasca de classificació i estudi del fons editorial, plantejant els criteris metodològics per a l’estudi dels nuclis articulars. Així doncs, s’han cercat les constants que, en certa manera, categoritzen el seu pensament que es desplega bàsicament entre els anys 1929 i 1934. És per això que, a partir d’aquí, podem referir la persona de Capdevila com a exponent del pensament humanista cristià a la Catalunya del primer terç del segle XX. / The vital and intellectual trajectory of Josep Maria Capdevila has been followed in order to reach the genesis of his political and social thinking. The importance of the brief treatise, ‘Principles of Political Theory’ (1927), lies in the fact of becoming the theoretical basis of the editorials from which Capdevila would spread, shortly afterwards, to the analysis of the political and social reality of his time in the Catalan newspaper «El Matí». The task of classification and study of his editorial background and the methodological criteria for the classification and study of the newspaper cores have been presented. These are the constants that, in a certain way, categorize his thinking through his journalistic period, between years 1929 and 1934. Hence, the person of of Capdevila can be related as an exponent of the humanist thought in the Catalonia of the first third of the 20th century.
|
16 |
Teoría feminista y liberalismo: el devenir de una relación problemáticaDi Tullio Arias, Anabella Laura 11 January 2016 (has links)
Desde sus inicios, el feminismo ha establecido una compleja relación con el liberalismo. En ocasiones se habla del feminismo como heredero del liberalismo, en el sentido de que el feminismo sería la culminación del proceso comenzado por las revoluciones burguesas, pues representaría la búsqueda de la extensión de los derechos liberales de los que gozan los hombres a las mujeres. Sin embargo, y a pesar de tener un origen común en el surgimiento de los individuos libres e iguales como fundamento de la sociedad, y en la radical crítica a toda forma de jerarquías y subordinaciones tradicionales, la teoría feminista ha sido fuertemente crítica de la teoría liberal.
Los principales cuestionamientos que desde la teoría feminista ha merecido el liberalismo se han centrado en desvelar que aquellas categorías que se pretendían universales, y que por tanto agrupaban a todos los seres humanos, no lo eran en modo alguno. Así, las mujeres no estaban incluidas en los pretendidamente universales términos de "hombre" o "individuo", y por ende, tampoco se las incluía cuando se hablaba de voluntad libre, consentimiento, autonomía, igualdad y libertad. El contrato era un pacto entre caballeros. De este modo, queda al descubierto una de las paradoja que presenta el liberalismo: a la vez que proclama la condición universal de la igualdad y la libertad de los hombres, excluye de esos atributos "universales" a la mitad de la humanidad, dejando en evidencia la falsa neutralidad del término "hombres", el cual debe leerse en masculino.
Esta tesis se organiza en dos partes, divididas ambas en dos secciones. La estructura es la misma en ambos casos: en la Sección A de cada una de las partes analizaremos y desarrollaremos en profundidad el pensamiento de tres autoras identificadas con el feminismo liberal en la Primera Parte, y con el "feminismo no-liberal" en la Segunda Parte. En la Sección B de ambas partes, indagaremos en las implicancias teóricas y políticas que tienen las distintas posiciones —¿de qué modo nos permiten estas autoras pensar los problemas que emanan de un liberalismo confrontado por el feminismo?—, a partir de algunos conceptos que aparecen con recurrencia en sus obras, y que resultan por tanto centrales para la teoría política feminista.
La Primera Parte de este trabajo está dedicada a Jean Hampton, Martha Nussbaum y Susan Moller Okin, teóricas que se reconocen como feministas liberales, y que a pesar de sostener un enfoque liberal, han realizado planteos críticos sobre algunos de los aspectos centrales del liberalismo. La defensa que estas autoras realizan de un liberalismo compatible con el feminismo nos obliga a analizar la teoría liberal en su complejidad, intentando evitar los maniqueísmos de una crítica fácil. A la vez, su feminismo nos acerca una mirada necesariamente cuestionadora de algunos de los principios fundantes del liberalismo.
En la Segunda Parte se analiza la propuesta teórica de Carole Pateman, Catharine MacKinnon y Virginia Held, autoras que impugnan al liberalismo como guía y fundamento de las relaciones y las instituciones humanas, y lo desechan como sustrato filosófico de una teoría de la liberación de las mujeres. Indagaremos en el hecho de que el ámbito privado está, para muchas mujeres, lejos de ser un espacio de resguardo de derechos y privacidad; a la vez que sostendremos que la esfera pública necesita ser entendida de un modo no reducible a la acción estatal.
La teoría política feminista ha redefinido y resignificado las principales categorías liberales, a la vez que ha situado como políticas nociones que la teoría liberal despolitiza. De este modo, el feminismo resulta un aliado valioso a la hora de pensar una concepción de la política que pueda ir más allá de los límites del liberalismo. / Feminism has established a complex relationship with liberalism. Sometimes understood as an heir of liberalism, feminist theory has been strongly critical of liberal theory. The main questioning that feminist theory poses to liberalism has focused on the fact that women were not included in the supposedly universal terms of "man" or "individual", and therefore they were not included when speaking of free will, consent, autonomy, equality and freedom. The contract was a gentleman's agreement. Thus, we found one of the paradoxes of liberalism: while proclaiming the universal condition of equality and freedom, it excludes half of the humanity professed to be included in those universal attributes, and therefore leaving evidence of the false neutrality of the term "men", which should be read in masculine terms.
The First Part of this work is dedicated to Jean Hampton, Martha Nussbaum and Susan Moller Okin. These authors assume themselves as liberal feminists and despite sustaining a liberal approach, have made critical reflections on some of the central aspects of liberalism. The defense that these authors made of a liberalism compatible with feminism forces us to analyze liberal theory in its complexity, trying to avoid rash criticism. At the same time, their feminism necessarily destabilizes some of the founding principles of liberal theory.
In Part Two I analyze the work of Carole Pateman, Catharine MacKinnon and Virginia Held, authors who contest liberalism as a guide and basis for relations and human institutions, and dismisses it as a philosophical substrate of women's liberation. Through their work I establish the fact that the private sphere is far from being a space of safety, rights and privacy for many women; and I maintain that the public sphere needs to be understood as non-reducible to state action.
Feminist political theory redefines the main liberal categories, while it considers as political some notions that liberal theory has depoliticized. Thus, feminism is a valuable ally in the search for a conception of politics that can go beyond the limits of liberalism.
|
17 |
Fenomenología de la existencia y marxismo crítico. La recepción de Heidegger en Marcuse y KosíkMagnet Colomer, Jordi 20 January 2016 (has links)
Los escritos juveniles de Herbert Marcuse (1898-1979) del período 1928-1933, previos a su incorporación como miembro del equipo de trabajo del Institut für Sozialforschung, se caracterizan por una puesta en diálogo de un marxismo heterodoxo, que en lo esencial prosigue la labor iniciada en 1923 por Karl Korsch (Marxismo y filosofía) y György Lukács (Historia y conciencia de clase), con la hermenéutica de la facticidad y la ontología fundamental heideggerianas. Durante esta breve pero determinante etapa, de significado crucial para comprender la génesis de la Teoría Crítica en la obra juvenil de uno de sus máximos exponentes, Marcuse entiende la filosofía como una ontología fundamental de la historicidad y pretende llevar a cabo el proyecto de elaboración de una fenomenología dialéctica. A partir de 1933 va a abandonar esta tentativa filosófica de juventud, orientándose decididamente hacia el desarrollo de una teoría materialista de la sociedad ónticamente ubicada. No obstante, la crítica de la sociedad unidimensional y de la racionalidad tecnológica del Marcuse maduro volverá a acusar una marcada influencia de Heidegger. Así como el recurso a la fenomenología de impronta heideggeriana permitió al joven Marcuse poner en tela de juicio las versiones vulgares del marxismo predominantes en la Segunda Internacional y el objetivismo libremente flotante y axiológicamente desvinculado de las ciencias sociales de su época, el marxismo fenomenológico de Karel Kosík (1926-2003) se erigió como una de las contribuciones filosóficas más meritorias desarrolladas en Europa del Este en el intento de hacer frente a la hegemonía de la ortodoxia stalinista. Mientras en Dialéctica de lo concreto (1963), su obra principal, la exigencia de una inclusion de lo material-concreto en la analítica existencial de Ser y tiempo (1927) -una exigencia que el filósofo checo compartía junto a Marcuse- llevará a Kosík a realizar una crítica de la Sorge heideggeriana en términos mucho más duros que su homólogo berlinés, en su tardía descripción de la esencia de la época moderna mostrará, en cambio, una apertura mayor a la obra de Heidegger, sobre todo hacia algunos planteamientos del Heidegger posterior al “giro” (Kehre). El objeto del presente trabajo es, pues, el estudio de esta recepción atípica de la obra de Martin Heidegger. Aunque la analítica del Dasein de Ser y tiempo determine las coordenadas fundamentales del influjo de la fenomenología existencial de Heidegger en las obras de dos de los autores más significativos del marxismo crítico, nos atenemos también a la apropiación en sus respectivos trabajos de temáticas procedentes de los escritos de Heidegger anteriores y posteriores a 1927, principalmente el despliegue originario de una hermenéutica de la facticidad y los análisis sobre la técnica moderna posteriores a la Kehre. El afrontamiento conjunto de ambos autores en un mismo estudio, en razón de los rasgos afines que comparten en su similar recepción de Heidegger, ayuda a iluminar de modo más claro y holístico los elementos decisivos que este particular marxismo fenomenológico ofrece para poder realizar en la actualidad un cuestionamiento profundo tanto de la obra de Heidegger como, con el recurso a los aspectos más virtuosos contenidos en ella, de las derivas trascendentales y objetivistas en el seno del materialismo histórico, muy acentuadas en determinados planteamientos de la Teoría Crítica contemporánea. / Herbert Marcuse’s (1898-1979) early works written before he joined the Institut für Sozialforschung work team were composed from 1928 to 1933. These writings offer us a discussion between unorthodox Marxism -which essentially continues the work started in 1923 by Karl Korsch (Marxism and Philosophy) and György Lukács (History and Class Consciousness)- and Heidegger's hermeneutics of facticity and fundamental ontology. During this brief essential period, Marcuse conceives philosophy as a fundamental ontology of historicity and tries to accomplish the project of building a dialectical phenomenology. This period is of crucial significance to understand Critical Theory’s genesis in Marcuse’s young work. Heidegger's phenomenology allowed young Marcuse to question prevailing vulgar Marxism versions of Second International and objectivism axiologically detached from social sciences of his time. Since 1933 he is going to leave this young philosophical attempt and he will focus unhesitatingly towards an ontic materialist theory. Nevertheless, Marcuse’s one-dimensional society and technological rationality critique in his late works will show a deep Heidegger’s influence.
Karel Kosík’s (1926-2003) phenomenological Marxism emerged as one of the most meritorious philosophical contributions developed in Eastern Europe in opposition to Stalinist orthodoxy hegemony. In his major work, Dialectics of the Concrete (1963), the demand for inclusion of material-specific in existential analytic of Being and Time (1927) -a requirement that the Czech philosopher shared with Marcuse- took Kosík to make a critique of Heidegger's Sorge much more harshly than his counterpart from Berlin. However, in his later description of the essence of modern times he showed an increasingly sway of Heidegger, especially after Heidegger’s “turn” (Kehre).
|
18 |
L'estètica del saber en Michel Foucault. Gènesi d'una pragmàtica històrica idealistaCasanovas i Romeu, Pompeu 01 January 1987 (has links)
Resums pendents
|
19 |
Política y pasiones desde una perspectiva spinozista. La inmanencia en la filosofía de Spinoza y su potencia como herramienta político-afectivaTejeda Gómez, Cristian Andrés 15 October 2015 (has links)
Esta tesis doctoral trata sobre la relación entre política y pasiones. En general, la tradición filosófica suele hablar de las pasiones como perturbaciones que deben ser desechadas. La filosofía de la naturaleza spinozista, que tiene como premisa intrínseca la unidad de la realidad, retoma todo el poder explicativo de los afectos y los afirma. Las pasiones son constitutivas del plano político y contienen la promesa que nos eleva paulatinamente hacia el conocimiento de las cosas: deben analizarse y comprenderse.
Para conocer la filosofía spinozista nos adentramos en los escritos maduros del autor: la Ética, el TTP y el TP. La Ética, como el tratado principal de Spinoza, contiene los lineamientos principales de su pensamiento. El TTP y el TP siguen su huella, pero se adentran con mayor espesor en un tema que es esbozado solo brevemente en la Ética: la política. Si hay un elemento que puede dar unidad y correcta comprensión al contenido de estos tres libros es la idea de inmanencia. La inmanencia expresa una causa interior de producción y evita la cualquier explicación trascendente de la Naturaleza.
La inmanencia borra cualquier jerarquía que divida el mundo improductivamente en dos y así reposiciona el carácter explicativo del cuerpo. La insistencia en considerar a la razón o el alma como la parte más pura del hombre, ha ocultado la pregunta relativa a la potencia del cuerpo. Estas ideas de la Ética son fundamentales para entender la política spinozista, en especial el TP, donde Spinoza saca todas las consecuencias de guiarse por una noción estrictamente inmanente. Lo fundamental de la política serán dos tendencias constituyentes que siguen sentidos opuestos: la “ampliación de poder” y la “concentración de poder”.
A partir de la comprensión del sentido de la filosofía spinozista, forjamos algunos criterios de análisis para probar la fecundidad de la inmanencia como herramienta de análisis político-afectiva. Nuestro primer objeto de análisis es del orden del discurso: las teorías políticas de Thomas Hobbes y John Locke. El segundo es del orden de los hechos: la República de Chile comprendida entre el periodo de 1973 hasta la actualidad. / This PhD thesis draws on the relationship between politics and passions. In general, the philosophical tradition often presents passions as anguishes that should be rejected. Spinoza's philosophy of nature, which takes the unity of reality as its intrinsic premise, affirms and goes back on the explanatory power of emotions. Passions are constitutive of the political sphere and contain the promise that elevates us gradually to reach the knowledge of things: all things must be analyzed and understood.
In order to fathom Spinoza's philosophy we delve into the mature writings of the author: Ethics, TTP and TP. Ethics, as well as the main treaty of Spinoza, contains his main trains of thought. The TTP and TP follow their track, but with a deeper view into a subject that is only briefly outlined in the Ethics: politics. The element that provides unity and allows a correct understanding of these three books content is the idea of immanence. Immanence expresses an inner cause of production and prevents any transcendent explanation of Nature.
Immanence ends up with any hierarchy that divides the world unproductively into two parts and thus reinstates the explanatory nature of the body. The insistence on considering reason or soul as the purest parts of man has hidden the question about the power of the body. These ideas of ethics are fundamental to understand Spinoza's Politics, especially the TP, where Spinoza extracts all the consequences of being guided by a strictly immanent notion. The essence of politics will feature two constituent trends heading opposite directions: "expansion of power" and "concentration of power".
Based on the understanding of Spinoza's philosophy meaning, we shape some criteria to test the fruitfulness of immanence as a tool for political and emotional analysis. Our first object of analysis belongs to the scope of discourse: the political theories of Thomas Hobbes and John Locke. The second one is enclosed in the field of events: the Republic of Chile between the period 1973 to the present.
|
20 |
Subtilitates naturae. Continuïtats i ruptures a la cosmologia d’Hildegarda de Bingen (1098-1179)González Rabassó, Georgina 23 November 2015 (has links)
L’objectiu principal de la present Tesi doctoral és mostrar les línies de continuïtat i les ruptures que articulen les representacions de l’univers d’Hildegarda de Bingen per mitjà de l’anàlisi descriptiva, interpretativa i comparativa dels plantejaments cosmològics que apareixen en el seu extens corpus. Dues premisses i tres hipòtesis guien la recerca. La primera premissa és el fet que Hildegarda concep l’univers material i temporal com una realitat creada per Déu on transcorre la història de la salvació. La segona premissa consisteix en què el discurs de l’autora no és específicament filosòfic (ni ho pretén ser), sinó que tot articulant diversos sabers modela un relat al·legòric i visionari on reflexiona sobre qüestions filosòfiques des d’un prisma singular. Des d’aquest punt de partida es desenvolupen les hipòtesis de la recerca. La primera sosté que la teologia de la creació d’Hildegarda es basa en una filosofia de la natura subjacent. És a dir, existeix un substrat de filosofia natural implícit que fonamenta les descripcions al·legòriques de l’univers d’Hildegarda, i aquest substrat té un sentit complet en ell mateix –encara que l’autora estableix un vincle ferm entre la cosmologia, la teologia i l’antropologia. Aquest discurs sobre la natura és explícit a la Physica i va ser desenvolupat posteriorment en el tractat Beate Hildegardis Cause et cure (s. XIII). Si bé cal subratllar, sobretot, que aquest tipus de discurs és latent en tots els escrits on l’autora parla de l’univers. La segona hipòtesi precisa quin és el recorregut dels plantejaments cosmològics d’Hildegarda tot al llarg del seu corpus, i es fonamenta en una anàlisi comparativa del rerefons filosòfic de les «visions» còsmiques, amb especial atenció al Sciuias i al Liber diuinorum operum. L’anàlisi detallada de les modificacions que efectua en els seus plantejaments permet de mesurar conceptualment la transfiguració de l’univers que descriu. Per tant, la present no és només una anàlisi sistemàtica de les teories cosmològiques exposades en els dos llibres (ja que d’ella se’n deriva una única concepció de l’univers que és fictícia), sinó que es complementa amb un vessant històrico-biogràfic. Finalment, la tercera hipòtesi indaga, en concret, la influència de la literatura timaica en el Liber diuinorum operum, i el paper decisiu que la filosofia de la natura platònica, sumada a l’estoica, hauria tingut en la reelaboració de la seva imago mundi. El resultat més rellevant de la Tesi doctoral és contribuir a situar la concepció de la natura d’Hildegarda de Bingen al panorama de renovació filosòfico-científica que es va començar a configurar a partir de la primera meitat del segle XII. / The main objective of this PhD Thesis is to trace the continuities and breaks shaping Hildegard of Bingen’s representations of the universe, by means of a descriptive, interpretative and comparative analysis of the cosmological scheme in her extensive corpus. The study is guided by two premises and three hypotheses. The first premise is the fact that Hildegard sees the material and temporal universe as a reality created by God, in which the history of salvation unfolds. The second premise is that her discourse is not specifically philosophical (and does not claim to be so), but articulates various fields of knowledge in giving form to an allegorical and visionary narrative in which she reflects on philosophical issues from her own unique perspective. It is from this starting point that the research hypotheses are developed. The first of these affirms that Hildegard’s creation theology is based on an underlying philosophy of nature, i.e. that it is underpinned by an implicit foundation of natural philosophy which moulds the allegorical descriptions of Hildegard’s universe; and that this substratum has a complete meaning in itself (although she establishes strong links between cosmology, theology and anthropology). This discourse on nature is explicit in the Physica and would later be developed further in the treatise Beate Hildegardis Cause et cure (s. XIII). It is of particular note that this type of discourse is latent in all of Hildegard’s writings on the universe. The second hypothesis clarifies how her cosmological ideas evolve throughout her work, and is grounded in a comparative analysis of the philosophical background to her cosmic “visions,” paying special attention to the Sciuias and the Liber diuinorum operum. This detailed analysis of the modifications she makes to her design enables us conceptually to measure the transfiguration of the universe she describes. This study, then, is not only a systematic analysis of the cosmological theories contained in the two books mentioned above (since this would yield only one –fictional– view of the universe), but is also complemented by a historical-biographical dimension. Finally, the third hypothesis investigates, more specifically, the influence of Timaeic literature on the Liber diuinorum operum, and the decisive role played by both Platonic and Stoic natural philosophy in the reshaping of Hildegard’s imago mundi. The most important result of the Thesis is to contribute to locating Hildegard of Bingen’s views on nature within the spectrum of philosophical-scientific renovation beginning to emerge during the first half of the 12th century.
|
Page generated in 0.0681 seconds