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Expansão do capitalismo na Amazônia norte mato-grossense : a mercantilização da terra e da escolaPeripolli, Odimar João January 2009 (has links)
I campi dell'Amazonia nord Mato-grossense, oggi, aldilà della presenza della grande esplorazione capitalista e dell'agronegocio, si caratterizzano come uno spazio di sociodiversità e il campesinato è una delle dimenzioni di questa realtà. Fra i diversi segmenti che lo compone, sono ache i senza-terra. Sono lavoratori che sono stati lasciati alla margine delli vantaggi prodotti e promessi per lo capitale, principalmente, durante il progetto colonizzatorio (decade di 1960/70). Nel nord di Mato Grosso non c'è come non riconoscere la sua presenza, molto meno "nasconderli" e/o ignorarli, visto che loro costituiscono, veramente, come la facccia più nuova dello campesinato mato-grossense. È di una piccola particella di questa che ci occuperemo in questo lavoro, degl'integranti della comunità formata per la base di riforma agraria dell'INCRA, la Gleba Mercedes V, Sinop/MT. L'obiettivo dello lavoro costituisce in cercare sapere che scuola questi lavoratori stanno costrunendo dentro della base, o si, come l'educazione è trattata (curata) per la comunità dopo la conquista della terra. Per considerare la realtà come processo, intendiamo che, così come la conquista della terra, la costruzione della scuola si fa quando c'è un congiunto di condizionanti tanto interni quanto esterni alla scuola e alla comunità. Ci importa, soprattutto, mostrare che, quando veduta in una prospettiva dialettica, la scuola, allo stesso tempo in che riproduce lo status quo (limiti), può servire di strumento di trasformazione sociale (possibilità). La raccolta di informazione è stata fatta attraverso di interviste semi-strutturata; il metodo si caratteriza com Studio di Caso e l'abbordaggio è stato fatto in una prospettiva storico-critica. Avendo come panno di fondo le questioni che dicono la questione agraria (Riforma Agraria) e alla educazione scolare (Educazione dello campo) in una società fortemente marcata per le contradizioni imposte per la penetrazione dello capitalismo nello campo, le analisi camminano nello senso di mostrare che esse possono essere meglio comprese e/o superate nella misura in che sono trattate in una prospettiva di interessi di classe, classe che vive dello lavoro, i lavoratori/gente dello campo. Stesso dentro dei limiti imposti per lo capitale, travestito sotto le panneggi dello neoliberalismo, cui valori si riducono alla mercantilizazione della terra e dello sapere, approfondando, ogni volta più, le divisioni fra le nazioni e le classi sociale dentro di loro. / Os campos da Amazônia norte Mato-grossense, hoje, muito além da presença da grande exploração capitalista e do agronegócio, se caracterizam como um espaço de sociodiversidade e o campesinato é uma das dimensões dessa realidade. Dentre os diversos segmentos que o compõe, estão também os sem-terra. São trabalhadores que foram deixados à margem das benesses produzidas e prometidas pelo capital, principalmente durante o projeto colonizatório, ocorrido nas décadas de 1960/70. No norte de Mato Grosso não há como não reconhecer sua presença, muito menos "escondê-los" e/ou ignorá-los, pois constituim-se, de fato, como a cara mais nova do campesinato mato-grossense. É de uma pequena parcela destes que vamos nos ocupar neste trabalho, os integrantes da comunidade formada pelo Assentamento de Reforma Agrária do INCRA, a Gleba Mercedes V, Sinop/MT. O objetivo da pesquisa consiste em buscar saber que escola estes trabalhadores estão construindo dentro do Assentamento, ou seja, como a educação escolar é tratada pela comunidade após a conquista da terra. Ao considerarmos a realidade como processo, entendemos que, assim como a conquista da terra, a construção da escola se faz a partir de um conjunto de condicionantes, tanto internos quanto externos à escola e à comunidade. Importa-nos, sobretudo, mostrar que, quando vista numa perspectiva dialética, a escola, ao mesmo tempo em reproduz o status quo (limites), pode servir de instrumento de transformação social (possibilidades). A metodologia se caracteriza como um estudo de caso; a coleta de dados deu-se através de entrevistas semi-estruturadas e a análise orientou-se pela perspectiva histórico-crítica. A pesquisa tem, como pano de fundo, as questões que dizem respeito à terra, ou à Reforma Agrária, e à educação escolar ou Educação do Campo, em uma sociedade fortemente marcada pelas contradições impostas pela penetração do capitalismo no campo. As análises caminham no sentido de mostrar que estas podem ser melhor entendidas e/ou superadas na medida em que são tratadas numa perspectiva de interesses de classe, classe que vive do trabalho, os trabalhadores/povos do campo. Mesmo dentro dos limites impostos pelo capital, as possibilidades existem desde que nossas ações estejam dirigidas para além daquelas concebidas pelo projeto do capital, travestido sob as roupagens do neoliberalismo, cujos valores se reduzem à mercantilização da terra e do saber, aprofundando, cada vez mais, as divisões entre as nações e as classes sociais dentro delas.
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1880-1935 : des communautés rurales meusiennes de la veille de la grande guerre à la fin de la reconstruction : entre permanences, archaïsmes et modernités / 1880-1935 : meusian rural communities from the eve of the great war to the end of the reconstruction : between permanences, archaisms and modernitiesStreiff, Karine 09 December 2016 (has links)
Le département de la Meuse est essentiellement rural et agricole. Les communautés rurales de 1880 à 1914 ne sont pas figées. Elles se transforment par la synthèse d'éléments issus de la tradition et de facteurs liés au contexte général. Elles ne sont ni réfractaires au progrès ni passéistes. Le département devient une terre de guerre. Les paysages et les patrimoines sont bouleversés et métamorphosés. Les rapports sociaux sont modifiés. À l'armistice, la situation rend le système d'avant-guerre obsolète. La loi de réparation des dommages de guerre offre un espoir de relèvement. Les bilans des destructions sont conséquents. La reconstruction est une période charnière. L'argent apparaît être le nerf de la reconstruction. Elle devient un moyen de moderniser et de rationaliser les communes rurales. Le territoire se mémorialise et de nouveaux éléments d'identification et de reconnaissance modifient la tradition / The department of the Meuse is mainly rural and agricultural. The rural communities from 1880 to 1914 are not fixed. They are transformed by the synthesis of elements from tradition and factors related to the general context. They are neither refractory to progress nor past. The department became a land of war. Landscapes and heritages are overturned and transformed. Social relations are modified. At the armistice, the situation made the pre-war system obsolete. The war damage compensation law offers hope of recovery. The results of the destruction are substantial. Reconstruction is a pivotal period. Money appears to be the nerve of reconstruction. It becomes a means of modernizing and rationalizing rural communes. The territory is memorized and new elements of identification and recognition change the tradition
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Expansão do capitalismo na Amazônia norte mato-grossense : a mercantilização da terra e da escolaPeripolli, Odimar João January 2009 (has links)
I campi dell'Amazonia nord Mato-grossense, oggi, aldilà della presenza della grande esplorazione capitalista e dell'agronegocio, si caratterizzano come uno spazio di sociodiversità e il campesinato è una delle dimenzioni di questa realtà. Fra i diversi segmenti che lo compone, sono ache i senza-terra. Sono lavoratori che sono stati lasciati alla margine delli vantaggi prodotti e promessi per lo capitale, principalmente, durante il progetto colonizzatorio (decade di 1960/70). Nel nord di Mato Grosso non c'è come non riconoscere la sua presenza, molto meno "nasconderli" e/o ignorarli, visto che loro costituiscono, veramente, come la facccia più nuova dello campesinato mato-grossense. È di una piccola particella di questa che ci occuperemo in questo lavoro, degl'integranti della comunità formata per la base di riforma agraria dell'INCRA, la Gleba Mercedes V, Sinop/MT. L'obiettivo dello lavoro costituisce in cercare sapere che scuola questi lavoratori stanno costrunendo dentro della base, o si, come l'educazione è trattata (curata) per la comunità dopo la conquista della terra. Per considerare la realtà come processo, intendiamo che, così come la conquista della terra, la costruzione della scuola si fa quando c'è un congiunto di condizionanti tanto interni quanto esterni alla scuola e alla comunità. Ci importa, soprattutto, mostrare che, quando veduta in una prospettiva dialettica, la scuola, allo stesso tempo in che riproduce lo status quo (limiti), può servire di strumento di trasformazione sociale (possibilità). La raccolta di informazione è stata fatta attraverso di interviste semi-strutturata; il metodo si caratteriza com Studio di Caso e l'abbordaggio è stato fatto in una prospettiva storico-critica. Avendo come panno di fondo le questioni che dicono la questione agraria (Riforma Agraria) e alla educazione scolare (Educazione dello campo) in una società fortemente marcata per le contradizioni imposte per la penetrazione dello capitalismo nello campo, le analisi camminano nello senso di mostrare che esse possono essere meglio comprese e/o superate nella misura in che sono trattate in una prospettiva di interessi di classe, classe che vive dello lavoro, i lavoratori/gente dello campo. Stesso dentro dei limiti imposti per lo capitale, travestito sotto le panneggi dello neoliberalismo, cui valori si riducono alla mercantilizazione della terra e dello sapere, approfondando, ogni volta più, le divisioni fra le nazioni e le classi sociale dentro di loro. / Os campos da Amazônia norte Mato-grossense, hoje, muito além da presença da grande exploração capitalista e do agronegócio, se caracterizam como um espaço de sociodiversidade e o campesinato é uma das dimensões dessa realidade. Dentre os diversos segmentos que o compõe, estão também os sem-terra. São trabalhadores que foram deixados à margem das benesses produzidas e prometidas pelo capital, principalmente durante o projeto colonizatório, ocorrido nas décadas de 1960/70. No norte de Mato Grosso não há como não reconhecer sua presença, muito menos "escondê-los" e/ou ignorá-los, pois constituim-se, de fato, como a cara mais nova do campesinato mato-grossense. É de uma pequena parcela destes que vamos nos ocupar neste trabalho, os integrantes da comunidade formada pelo Assentamento de Reforma Agrária do INCRA, a Gleba Mercedes V, Sinop/MT. O objetivo da pesquisa consiste em buscar saber que escola estes trabalhadores estão construindo dentro do Assentamento, ou seja, como a educação escolar é tratada pela comunidade após a conquista da terra. Ao considerarmos a realidade como processo, entendemos que, assim como a conquista da terra, a construção da escola se faz a partir de um conjunto de condicionantes, tanto internos quanto externos à escola e à comunidade. Importa-nos, sobretudo, mostrar que, quando vista numa perspectiva dialética, a escola, ao mesmo tempo em reproduz o status quo (limites), pode servir de instrumento de transformação social (possibilidades). A metodologia se caracteriza como um estudo de caso; a coleta de dados deu-se através de entrevistas semi-estruturadas e a análise orientou-se pela perspectiva histórico-crítica. A pesquisa tem, como pano de fundo, as questões que dizem respeito à terra, ou à Reforma Agrária, e à educação escolar ou Educação do Campo, em uma sociedade fortemente marcada pelas contradições impostas pela penetração do capitalismo no campo. As análises caminham no sentido de mostrar que estas podem ser melhor entendidas e/ou superadas na medida em que são tratadas numa perspectiva de interesses de classe, classe que vive do trabalho, os trabalhadores/povos do campo. Mesmo dentro dos limites impostos pelo capital, as possibilidades existem desde que nossas ações estejam dirigidas para além daquelas concebidas pelo projeto do capital, travestido sob as roupagens do neoliberalismo, cujos valores se reduzem à mercantilização da terra e do saber, aprofundando, cada vez mais, as divisões entre as nações e as classes sociais dentro delas.
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Homens ensinando crianças: continuidade-descontinuidade das relações de gênero na educação rural.Ferreira, José Luiz 13 June 2008 (has links)
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Previous issue date: 2008-06-13 / Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior / Ce travail a eu comme point de départ les expériences des instituteurs qui enseignent aux enfants
des écoles rurales de la ville de Coxixola. Notre objectif était celui de vérifier si et de quelle façon
l insertion de ces professionnels, dans un domaine éminemment féminin, au Brésil, produit de
nouveaux signifiés pour cette profession. Dans ce but, j ai utilisé comme méthodologie les histoires
de vie des cinq instituteurs du Secrétariat d Éducation de la ville et les récits d autres sujets dont les
professeurs intéragissent dans le domaine professionnel : des professeurs, des élèves et l équipe du
Secrétariat de l Éducation, dans la perspective de comprendre des expériences à partir des
instituteurs eux-mêmes et des ses partenaires. Pour comprendre le travail réalisé par les instituteurs,
j ai pris comme catégorie d analyse le genre et la masculinité en tant que des constructions socioculturelles
à travers lesquelles c est possible de comprendre comment les expériences des
instituteurs sont influencées par des signifiés associés aux relations de genre. Les histoires de vie
sont vues à partir du trajet que les sujets ont parcouru dès son enfance jusqu à maintenant, en
mettant en évidence la construction de la carrière de professeur et les expériences avec des enfants
en salle de classe. J ai conclu que les expériences des professeurs de la ville de Coxixola ont été
marquées par un processus de descontinuité-continuité du genre, en comprenant la descontinuité à
partir de la présence physique des hommes dans l éducation infantile et la continuité comme
l entretien de caractéristiques de la pratique de salle de classe associées à la masculinité
traditionnelle hétérosexuelle. / O trabalho teve como ponto de origem as experiências dos homens professores que ensinam
crianças nas escolas rurais do município de Coxixola. O objetivo foi verificar se e como a inserção
desses professores num campo feminizado (magistério infantil) produz novos significados para o
magistério e o ensino infantil. Para esse fim tomei como opção metodológica as histórias de vida
dos cinco professores da Rede Municipal de Ensino e depoimentos de outros sujeitos com os quais
os professores interagem no campo profissional: professoras, alunos e alunas, merendeiras e equipe
da Secretaria da Educação, na perspectiva de compreender as experiências a partir dos próprios
professores e dos seus pares. Para compreensão do trabalho desenvolvido pelos professores tomei
como categorias de análise gênero e masculinidade, entendendo-as como construções sócioculturais
pelas quais é possível compreender como as experiências docentes são atravessadas por
significados associados às relações de gênero. As histórias de vida são vistas a partir da trajetória
que os sujeitos traçaram desde a infância ao momento atual, destacando-se a construção da carreira
docente e as experiências com crianças em sala de aula. A tese conclui que as experiências dos
professores do município de Coxixola são marcadas por um processo de descontinuidadecontinuidade
da ordem de gênero, entendendo a descontinuidade a partir da presença física dos
homens no magistério infantil e a continuidade como a manutenção de características da prática
docente associadas à masculinidade tradicional heterossexual.
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De l'automobilité à l'électromobilité : des conservatismes en mouvement ? : la fabrique d'une politique publique rurale entre innovations et résistances / From automobility to e-mobility : moving conservatisms?Cranois, Aude 11 October 2017 (has links)
Les sociétés rurales sont caractérisées par des modes de vie et de déplacement quotidiens particulièrement dépendants du mode automobile, et la mobilité est, depuis longtemps déjà, un enjeu central des politiques publiques qui leur sont destinées. Les collectivités rurales sont prises dans une tension entre l'injonction à adopter des mobilités plus diversifiées, plus économes, et, en même temps, un climat d'incertitudes et des contraintes politiques et budgétaires qui freinent les choix de rupture. La thèse analyse les conditions d'émergence d'une offre de publique en faveur de l'électromobilité alors qu’une multitude de dispositifs encouragent l'introduction de voitures électriques, de vélos à assistance électrique et de bornes de recharge. Les acteurs ruraux s'en saisissent-ils pour autant ? Et de quelle manière ? La recherche questionne donc les modalités particulières du saisissement des instruments d’incitation liés à l’électromobilité dans les petites collectivités rurales et étudie la manière dont celles-ci acceptent, en la reformulant, cette injonction à la modernité et au changement. L'hypothèse centrale de cette thèse est que l'émergence de l'offre électromobile dans le monde rural fait l'objet d'une construction et d'une mise en forme conjointe, mais loin d'être consensuelle, entre le monde local (usagers, élus, opérateurs privés) et les acteurs extérieurs. En mobilisant une approche pluridisciplinaire, le déploiement très progressif de l’électromobilité est analysé dans le cadre d'une démarche de recherche menée dans la Manche et en Aveyron. Après une contextualisation de l’émergence des politiques électromobiles dans les deux territoires étudiés, la thèse montre comment ce nouveau champ de l'action publique permet aux élus ruraux d'adopter avec prudence et sans renier l'automobilité auxquels ils restent attachés, un nouveau référentiel de mobilité durable. L’électromobilité est une proposition saisie ou détournée, discutée et expérimentée avant d'être éventuellement intégrée à une stratégie territoriale en fonction des ressources et du rôle de l’acteur local. Ensuite, après avoir constaté la très grande diversité des thématiques qui introduisent l'offre politique de l’électromobilité dans les territoires ruraux, la thèse propose une typologie pour mieux comprendre le foisonnement de micro-projets électromobiles et les visées auxquelles est censé répondre du point de vue des élus. L’appropriation de l’électromobilité est engagée via une pragmatique locale par des acteurs à la recherche d’un nouveau modèle d’aménagement rural. Nous montrons, à travers quelques projets de plus grande envergure visant à déployer des bornes de recherche ou des véhicules à hydrogène, que le déploiement électromobile est aussi un objet de pouvoir. Dans deux départements marqués historiquement par la production électrique (l'une d'origine nucléaire, l'autre hydroélectrique) et donc par les proximités historiques de l'industriel et du monde politique local, la thèse montre le saisissement stratégique de l’électromobilité par des acteurs locaux, comme les syndicats départementaux d’énergie. Il s’agit de promouvoir un nouveau modèle économico-énergétique territorial tout en maintenant les proximités politico-industrielles de toujours. L'un des principaux résultats est le constat de l'écart entre l'apparence d'intense renouvellement que relaient les discours et la mise en scène de l'offre politique et le saupoudrage presque anecdotique des projets réels. Ces démarches semblent porter les ferments d’une réinvention économique, territoriale et sociale du monde rural très ambiguë. D'un côté, l'électromobilité est utilisée au profit de stratégies de conservation de rapports de pouvoir, même si certaines formes d'appropriation de l'électromobilité reconfigurent discrètement les cadres de production des politiques publiques d'aménagement rural, débouchant sur une image de la transition mobilitaire rurale plurielle, sinon divergente / Renewed mobility policies have been developed since the mid-2000s in French rural areas, which are particularly car dependent. Local authorities have chosen to offer alternatives to automotive mobility. This thesis analyzes the emergence of public electric mobility policies, while national or European incentives encourage their development (cars, bicycles, charging stations). Do rural actors seize these incentives? And how? This study questions therefore the particular ways in which the incentive mechanisms related to electromobility in small rural communities are taken advantage of and how local authorities consent to this encouragement to change. The main hypothesis of this research is that the emergence of e-mobility in rural territories is elaborated and shaped by both local stakeholders and external actors, not always in consensual ways. With a multidisciplinary approach, we study the gradual deployment of e-mobility in two French territories, the Manche department and the Aveyron department. This study is based on the monitoring of several projects, and on interviews of local stakeholders.Our results show how e-mobility is used by local stakeholders to negotiate the turn toward a more sustainable rural transportation network and to reconsider the automobility system. It is seized, discussed, tested or rejected and might be integrated into a territorial strategy, depending on the resources and on the role of local actors.E-mobility is undertaken in several ways. First, it is implanted in a diversity of local public policies (tourism, social inclusion, environment), within smaller projects such as electric bike rental or electric car sharing system. It emerges through practical initiatives which stakeholders come up with in search of new mobility systems for the territory.Secondly, we show that e-mobility is a strategic tool, in larger projects (hydrogen, charging stations) in order to promote an energy system for the territory. In two territories historically shaped by electrical production (nuclear power and hydroelectric power), we demonstrate that e-mobility represents a powerful tool in the context of an energy transition, as it enables stakeholders to secure their role within these territories.The movement toward this innovation is made in the continuity of the rural and local policies, targetting isues such as tourism or local economy, and in connection with the national energy policies of energy transition. Finally, we hypothesize that these projects can also lead to discontinuities, to a reinvention of the rural, toward a new energy network, and new mobilities.
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Accueil et représentations des étrangers en Limousin : le cas de la Creuse (XIXe siècle-1945) / Immigration and representations of aliens in the Limousin region (1815-1945) : the case of the Creuse areaDenis, Marion 17 December 2013 (has links)
Cette thèse a pour objectif de retracer l'histoire de l'immigration entre 1815 et 1945 dans le département de la Creuse. Il s'est agi de quantifier la présence d'étrangers et son évolution, mais surtout de cerner l'accueil qui lui est fait et les perceptions qu'elle suscite, dans un espace a priori peu concerné par l'immigration, car très rural, sous-industrialisé et marqué au XIXe siècle par l'émigration. La présence étrangère reste effectivement très diffuse avant 1914 : ce sont essentiellement des réfugiés politiques qui sont accueillis et la question de l'immigration n'est pas tout un enjeu politique dans un département où s'ancre une forte tradition de gauche. Avec la Première Guerre mondiale, l'agrarisme, et en particulier la hantise du manque de bras pour l'agriculture, commencent à teinter favorablement les perceptions des étrangers. Ceux-ci deviennent visibles car ils sont plus nombreux dans les années 1920 et, plus encore, dans la décennie suivante. On ne trouve dans la Creuse qu'un écho très assourdi des crispations et de la xénophobie caractéristiques des années 1930. Après 1939, celle-ci accueille des vagues successives de personnes étrangères au département, dont de nombreux Juifs qui gagnent la zone libre. Étrangers et Juif y subissent la politique de surveillance, de mise au travail et de répression du régime de Vichy (GTE, persécutions antisémites). A l'unisson de la crise d'identité nationale, les représentations de ces catégories se troublent dans un premier temps avant que l'opinion publique creusoise ne sorte progressivement de sa myopie, surtout après 1943, lorsque le STO contribue à un net détachement vis-à-vis du régime du maréchal Pétain. / This thesis aims at tracing back the history of immigration from 1815 to 1945, focusing more particularly on the Creuse area. The work does not only consist in quantifying the presence of immigrants and its evolution but it also deals with the way they were received and how local people welcomed this presence in this region which was, in theory, not affected by immigration but rather by emigration (in the nineteenth century) for it was rural, under-industrialized and poorly urbanized. Thus, foreigners there remained very scattered until 1914. Most of them were asylum seekers. At that time, immigration was not a political issue in this region characterized by a strong left-wing tradition. During WWl, both agrarianism and the fear labour force in agriculture could be lacking, led local people to get a more positive view on immigrants. In the meantime they got more visible as they became more numerous in the 1920s, and even more so in the following decade. The common trend of tensions and xenophobia of the 1930s was neve1theless not so obvious in the Creuse region. After 1939, successive waves of immigrants (among which many French Jews and foreigners) willing to reach the Free Zone settled the Creuse region. These populations were the victims of the surveillance, forced labour and repression policies of the Vichy regime (work camps, anti-Semitic persecution). Those categories of people were then represented and considered negatively in a moment of national identity crisis. After 1943 though, forced labour (STO) was extended to natives, which contributed to slow but true defiance towards the regime and Maréchal Pétain.
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Expansão do capitalismo na Amazônia norte mato-grossense : a mercantilização da terra e da escolaPeripolli, Odimar João January 2009 (has links)
I campi dell'Amazonia nord Mato-grossense, oggi, aldilà della presenza della grande esplorazione capitalista e dell'agronegocio, si caratterizzano come uno spazio di sociodiversità e il campesinato è una delle dimenzioni di questa realtà. Fra i diversi segmenti che lo compone, sono ache i senza-terra. Sono lavoratori che sono stati lasciati alla margine delli vantaggi prodotti e promessi per lo capitale, principalmente, durante il progetto colonizzatorio (decade di 1960/70). Nel nord di Mato Grosso non c'è come non riconoscere la sua presenza, molto meno "nasconderli" e/o ignorarli, visto che loro costituiscono, veramente, come la facccia più nuova dello campesinato mato-grossense. È di una piccola particella di questa che ci occuperemo in questo lavoro, degl'integranti della comunità formata per la base di riforma agraria dell'INCRA, la Gleba Mercedes V, Sinop/MT. L'obiettivo dello lavoro costituisce in cercare sapere che scuola questi lavoratori stanno costrunendo dentro della base, o si, come l'educazione è trattata (curata) per la comunità dopo la conquista della terra. Per considerare la realtà come processo, intendiamo che, così come la conquista della terra, la costruzione della scuola si fa quando c'è un congiunto di condizionanti tanto interni quanto esterni alla scuola e alla comunità. Ci importa, soprattutto, mostrare che, quando veduta in una prospettiva dialettica, la scuola, allo stesso tempo in che riproduce lo status quo (limiti), può servire di strumento di trasformazione sociale (possibilità). La raccolta di informazione è stata fatta attraverso di interviste semi-strutturata; il metodo si caratteriza com Studio di Caso e l'abbordaggio è stato fatto in una prospettiva storico-critica. Avendo come panno di fondo le questioni che dicono la questione agraria (Riforma Agraria) e alla educazione scolare (Educazione dello campo) in una società fortemente marcata per le contradizioni imposte per la penetrazione dello capitalismo nello campo, le analisi camminano nello senso di mostrare che esse possono essere meglio comprese e/o superate nella misura in che sono trattate in una prospettiva di interessi di classe, classe che vive dello lavoro, i lavoratori/gente dello campo. Stesso dentro dei limiti imposti per lo capitale, travestito sotto le panneggi dello neoliberalismo, cui valori si riducono alla mercantilizazione della terra e dello sapere, approfondando, ogni volta più, le divisioni fra le nazioni e le classi sociale dentro di loro. / Os campos da Amazônia norte Mato-grossense, hoje, muito além da presença da grande exploração capitalista e do agronegócio, se caracterizam como um espaço de sociodiversidade e o campesinato é uma das dimensões dessa realidade. Dentre os diversos segmentos que o compõe, estão também os sem-terra. São trabalhadores que foram deixados à margem das benesses produzidas e prometidas pelo capital, principalmente durante o projeto colonizatório, ocorrido nas décadas de 1960/70. No norte de Mato Grosso não há como não reconhecer sua presença, muito menos "escondê-los" e/ou ignorá-los, pois constituim-se, de fato, como a cara mais nova do campesinato mato-grossense. É de uma pequena parcela destes que vamos nos ocupar neste trabalho, os integrantes da comunidade formada pelo Assentamento de Reforma Agrária do INCRA, a Gleba Mercedes V, Sinop/MT. O objetivo da pesquisa consiste em buscar saber que escola estes trabalhadores estão construindo dentro do Assentamento, ou seja, como a educação escolar é tratada pela comunidade após a conquista da terra. Ao considerarmos a realidade como processo, entendemos que, assim como a conquista da terra, a construção da escola se faz a partir de um conjunto de condicionantes, tanto internos quanto externos à escola e à comunidade. Importa-nos, sobretudo, mostrar que, quando vista numa perspectiva dialética, a escola, ao mesmo tempo em reproduz o status quo (limites), pode servir de instrumento de transformação social (possibilidades). A metodologia se caracteriza como um estudo de caso; a coleta de dados deu-se através de entrevistas semi-estruturadas e a análise orientou-se pela perspectiva histórico-crítica. A pesquisa tem, como pano de fundo, as questões que dizem respeito à terra, ou à Reforma Agrária, e à educação escolar ou Educação do Campo, em uma sociedade fortemente marcada pelas contradições impostas pela penetração do capitalismo no campo. As análises caminham no sentido de mostrar que estas podem ser melhor entendidas e/ou superadas na medida em que são tratadas numa perspectiva de interesses de classe, classe que vive do trabalho, os trabalhadores/povos do campo. Mesmo dentro dos limites impostos pelo capital, as possibilidades existem desde que nossas ações estejam dirigidas para além daquelas concebidas pelo projeto do capital, travestido sob as roupagens do neoliberalismo, cujos valores se reduzem à mercantilização da terra e do saber, aprofundando, cada vez mais, as divisões entre as nações e as classes sociais dentro delas.
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Les compétences pénales du juge de paix sous la Révolution : entre police et justice (19-22 juillet 1791-3 brumaire an IV) : l'exemple de Nîmes, Béziers et Montpellier / The penal competences of the judge of the peace under the Revolution : between police and justice (july 19-22, 1791-brumaire 3, year IV) : the example of Nîmes, Béziers and MontpellierChouraqui, Véronique 17 November 2012 (has links)
Sous la Révolution, la régénération absolue de la justice passe par la création d’un système judiciaire totalement nouveau qui se concrétise par la loi des 16-24 août 1790 dont l’une des grandes innovations est la création des justices de paix en matière civile. Compétent en matière civile, le juge de paix se voit attribuer d’importantes fonctions répressives par deux lois successives : le décret des 19-22 juillet 1791 relatif à l’organisation de la police municipale et correctionnelle et le décret du 16-29 septembre 1791 relatif à la police de sûreté, la justice criminelle et l’établissement des jurés. Le législateur le désigne, par ailleurs, avec la loi des 28-6 octobre 1791, juge de la police rurale. Le juge de paix joue un rôle essentiel dans la procédure pénale. Par ses fonctions d’officier de police de sûreté il est chargé d’instruire toutes les affaires quelle que soit leur gravité. En outre, il juge toutes celles qui relèvent de la compétence du tribunal de police correctionnelle. Cette omniprésence du juge de paix présente deux inconvénients majeurs : elle contredit le principe de la séparation des pouvoirs en attribuant au même organe des attributions de police et de justice ; elle ne répond pas aux exigences de la répression politique en laissant au même homme le soin de poursuivre toutes les infractions. Aussi, dès 1792, le législateur divise-t-il la police de sûreté en deux branches : la sûreté privée et la sûreté générale confiant cette dernière aux municipalités. L’étude de l’activité des juges de paix dans trois grandes villes de l’Hérault et du Gard, Montpellier, Béziers et Nîmes, démontre que pendant une période de quatre ans, ces derniers ont exercé leurs attributions entre police et justice. Il faudra attendre le Code du 3 brumaire an IV qui désignera le juge de paix comme officier de police judiciaire et qui instituera les tribunaux correctionnels, pour séparer de manière plus claire les deux fonctions. / The laws of August 16th and the 24th off 1790 happened during the creation of the judiciary system which was during the time of the revolution and was seen as a big innovation/motivation towards peace in civil matters. The judge of peace is assigned two laws ; which are a repressive and successive law : 1. The decree of July the 19th and the 22nd in relation to the organisation of the municipal police and the police court 2. The decree of September the 29th 1791 in relation to the security police, the criminal justice and the establishment of the jurors. The legislator nominates him with the laws of October the 28th september and the 6th october 1791 as judge of the rural police. The judge of peace plays an essential role in the criminal procedure. Through his functions of safety police officer he has the responsibility of investigating every case regardless off their severity. He judges those within the jurisdiction of the court of police. This omnipresence has two major drawbacks; it contradicts the principle of the separation of the powers by giving it the same duties of police and justice. It does not meet the requirements of the political repression by leaving it to the same man the task of pursuing all the offences regardless off what they are. In 1792, the legislator divided the security police into two branches : private security and general security entrusting the latter to municipalities. Research was done in three big cities; Hérault and Gard, Montpellier, Béziers and Nîmes off the activities of the judges of peace which shows that during their first four years, they discharged their attributions between the police and justice. It will take the Code of Brumaire the 3rd , year IV which will nominate the judge of peace as officer of police court and will investigate criminal courts, to separate in a clearer way the two functions.
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Les notables du Tarn dans leur relation avec les paysans au XIXème siècle et dans le premier XXème / The local worthies in Tarn as regards to their relationships with peasants in the 19th and early 20th centuryGouérou, Anne-Marie 25 September 2015 (has links)
La grande propriété étend sa domination de la montagne tarnaise au Gaillacois, englobant Castrais et Vaurais. Au cœur de la relation notables / paysans, les modes de faire-valoir suscitent des débats passionnés. Le métayage, mode dominant, partage idéal capital / travail pour ses partisans, est rejeté par les propriétaires soucieux de modernisation comme incompatible avec le progrès, que le maître-valetage, faire-valoir direct caractérisé par la présence d'un maître-valet fournisseur de main-d'œuvre, peut seul favoriser. Cependant, il ne s'impose pas et disparait, tandis que le métayage, qui repose sur le partage de la production, à mi-fruits ou au tiers en faveur du propriétaire, se maintient jusque dans les années 1960. Une porosité existe : fermage et métayage partagent les caractères les plus archaïques, corvées, redevances et les mêmes interdits. On accorde au maître-valet un pourcentage de certaines productions, afin de lutter contre son « indolence ». La stagnation de la production semble conforter l'incompatibilité métayage / progrès. Mais les résultats obtenus par certains propriétaires qui s'appuient sur les droits qu'il donne, contrôle des cultures et assolements, utilisation des corvées pour la bonification des terres, s'opposent à cette interprétation. L'investissement personnel semble essentiel. La présence des notables de la terre influence la vie politique : par le biais des comices, ils tentent, en récompensant travail, sobriété et maintien de nombreux enfants dans l'agriculture, d'immobiliser une société rurale traditionnelle. Au plan électoral, leur influence, indéniable, est contrebalancée par la structure de la population paysanne. / The great estate area spread his domination from the Tarnese mountains to the Gaillac region, including the Castres and Lavaur ones. The different farming modes inspire passionate debates and are at the heart of the relationships between the worthies and the peasants. The main-mode-sharecropping -an ideal share capital / work for his supporters is rejected by owners concerned with modernization as conflicting with progress, whereas the farm-servant system appears the best one direct farming, characterized by the presence of a farm-servant master who is to provide labour. However, it does not last long and vanishes when the criticized sharecropping system, based on the fifty-fifty share or the one-third one of the production for the owner, last until the 1960's. A porosity exists: tenant farming and sharecropping share most archaic characters, chores, fees and even bans. A percentage on some crops is granted to the servants' masters so as to fight his « indolence ». The stagnation of production seems to comfort the incompatibility sharecropping / progress. But the results that some owners get thanks to the given by sharecropping, crops control, land cleaning, the use of chores for improvement of the soil, are opposed at this interpretation. Personal investment appears as essential. The presence of land worthies influence the political life : through agricultural organizations, they tries to reward work, sobriety and maintenance of numerous children in agriculture, to bring the traditional rural to standstill. On the polling plan, their undeniable influence is counterbalanced by the structure of peasant population.
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L’Archéologie du savoir territorial à la croisée de l’urbanisme et des sciences sociales naissantes en Belgique dans la première moitié du XX siècleGrulois, Geoffrey 11 December 2015 (has links)
L’histoire et la sociologie critique de l’urbanisme se sont construites, depuis les années 1960, en dénonçant le caractère technocratique d’une discipline qui substitue sa normativité à l’urbanité de la ville traditionnelle. Paradoxalement, elles ont contribué à couper les racines descriptives que l’urbanisme a puisées dans le champ des sciences sociales naissantes au début du XXe siècle. Le savoir territorial que les premiers urbanistes cultivent avec la géographie et l’histoire sociale sont réduites à l’influence épistémologique du positivisme scientifique d’Auguste Comte et du matérialisme historique de Karl Marx et Fridriech Engels. Dès lors, l’histoire critique de l’urbanisme moderne se construit suivant l’hypothèse d’une rupture spatio-temporelle avec le présent - l’utopie - et de la réduction de l’empirisme à des lois normatives. Les projets théoriques des grandes figures de son histoire - Camillo Sitte, Ebenezer Howard, Tony Garnier, Le Corbusier, Walter Gropuis, Frank Loyd Wright et Ludwig Hilberseimer - sont envisagés comme autant de témoignages de ce projet utopique et positiviste qui aurait été repris dans ses grandes lignes par une génération de professionnels qui imposent les lois de l’urbanisme moderne jusqu’aux années 1960. Cette thèse se veut un questionnement fondamental sur le rapport entre l’urbanisme naissant et l’histoire sociale et économique et la géographie humaine dans la première moitié du XXe siècle en Belgique. En retraçant l’exploration parcourue par les premiers urbanistes belges de cette « grande génération » autour des notions de « ville tentaculaire », de « société rurale primitive », d’ « agglomération rurale », de « ville marchande des Pays-Bas méridionaux », de « région industrielle » et de « ville fonctionnelle », elle entend (re)découvrir les référents culturels et empiriques que ceux-ci vont partager avec le champ des sciences sociales naissantes en Belgique. En invoquant la pensée des socialistes Emile Vandervelde et Henri De Man, du sociologue Ernest Mahaim, des historiens Henri Pirenne et Guillaume Des Marez, de l’ingénieur Alexandre Delmer, de l’économiste Paul Michotte et du géographe Omer Tulippe, qui vont tous contribuer à forger les particularités d’une culture sociale, économique et géographique propre au territoire de la Belgique dans la première moitié du XXe siècle, la thèse veut réhabiliter les subtilités d’un réseau d’échanges transdisciplinaires que l’histoire de l’urbanisme moderne a négligé. Elle cherche également préciser le rapport que la discipline naissante entretient avec la rationalité moderne et en particulier le taylorisme.La thèse entend montrer le questionnement fondamental sur les formes socio-spatiales de la modernité que ces protagonistes vont initier en se nourrissant de l’histoire et de la géographie. Pour ce faire, cette étude focalise sur les liens entre les sciences sociales naissantes et les réflexions des acteurs de la Société des Urbanistes Belges (SUB, 1919-1970), de l’Institut d’Urbanisme de l’Institut Supérieur des Arts Décoratifs - La Cambre (1928-1979) et du Groupe L’Equerre (1935’-) dont la découverte de certains documents originaux permet de comprendre la richesse d’une réflexion empirique profondément inscrite dans le territoire et l’histoire de la Belgique .De cette manière, la thèse entend révéler les particularités épistémologiques et conceptuelles que les premiers urbanistes belges vont construire en ancrant les notions de « ville tentaculaire », d’« agglomération » et de « région industrielle » dans une culture territoriale qui est nourrie par l’expérience quotidienne et l’empirie des sciences sociales. La thèse se penche en particulier sur quatre urbanistes qui vont initier des liens directs avec les sciences sociales - Raphaël Verwilghen avec l’étude du peuplement, Jean De Ligne avec l’histoire sociale et économique, Jean-Jules Eggericx avec le taylorisme et Emile Parent avec la géographie humaine. Dans le prolongement de ces travaux théoriques fondateurs, cette étude s’intéresse aux liens entre ces protagonistes et d’autres urbanistes qui vont utiliser les référents culturels véhiculés par ces sciences sociales dans des projets urbanistiques: - l’ « agglomération rurale » de Raymond Moenaert, la « ville sporadique » de Louis Van der Swaelmen, la « ville tentaculaire » de Raphaël Verwilghen puis l’ « agglomération industrielle » de Jean De Ligne et Maurice Heymans et la « région industrielle » de Gustave Herbosch, d’Emile Parent et du Groupe L’Equerre.À la différence des travaux monographiques existants d’histoire de l’urbanisme en Belgique, qui se sont plutôt focalisés sur la réception de modèles dominant la discipline dans d’autres nations européennes dans la première moitié du XXe siècle - le tracé de ville monumentale des métropoles, la déconcentration en cités-jardins, les villes denses bâties en hauteur des années 1930 et les cités industrielles linéaires des années 1940 et 1950 - cette thèse cherche à identifier les référents culturels qui ancrent la pratique urbanistique dans une étude empirique et historique du territoire de la Belgique que les sciences sociales naissantes contribuent à façonner.En révélant l’enracinement de la culture urbanistique des protagonistes de la SUB et de l’Institut d’Urbanisme de l’ISAD La Cambre dans la « ville tentaculaire » de Verhaeren et Vandervelde, le portus du Moyen-Age de Pirenne et Des Marez, L’idée socialiste de De Man, la « région industrielle » de Delmer, Michotte et Tulippe, cette thèse veut montrer qu’il ne s’agit ni de la « métropole monumentale radioconcentrique », ni de la « déconcentration en cités-jardins », ni de la « ville concentrée bâtie en hauteur », ni de la « ville linéaire socialiste » mais d’un lieu d’échange économique aggloméré dans le bas de la vallée au carrefour des voies de transport inscrites dans l’oro-hydrographie et, dans le prolongement duquel on conçoit l’industrie et, dispersés sur les versants, l’habitat et les communautés.Ce modèle qui se dégage progressivement de la réflexion des premiers urbanistes belges, au détour d’une longue gestation, ne peut être appréhendé que si l’on étudie l’expérience de ces intellectuels belges de manière globale et contextualisée, en ouvrant les limites du champ de l’histoire de l’urbanisme à l’empirie des sciences sociales naissantes et en se démarquant de l’approche mono-biographique qui a dominé le champ de l’histoire de l’architecture et de l’urbanisme. La figure socialiste-libérale de l’agglomération marchande et industrielle n’apparaîtra que si l’on relativise l’histoire critique de l’urbanisme occidental et, en particulier, les idées de rupture socio-spatiale et de réductionnisme scientifique, pour explorer les particularités de l’histoire sociale et économique du territoire des anciens Pays-Bas méridionaux, qui inspire la pensée urbanistique en Belgique jusque dans les années 1960.Pour comprendre ce règne de l’empirie et du particularisme du milieu, il faudra d’abord admettre que Verhaeren est autant un géographe qu’un poète, que Vandervelde cherche à voir bien au-delà du « retour au champ ». Il faudra mettre de côté L’histoire de la Belgique d’Henri Pirenne et Le Plan du Travail de De Man pour redécouvrir les œuvres de jeunesse de ces auteurs. Il faudra relativiser l’Arrêté-Loi sur l’urbanisme de 1915, les cités-jardins des années 1920, les premières villes denses bâties en hauteur de Le Corbusier et Victor Bourgeois et les villes linéaires de Renaat Braem. On pourra alors redécouvrir la richesse d’une culture socio-spatiale moderne spécifique au territoire de la Belgique que l’institutionnalisation de l’aménagement du territoire a réduit au zonage des plans de secteurs et qui, dans la période de désindustrialisation et de crise environnementale que nous connaissons aujourd’hui, pourrait nous aider à penser le territoire au delà des dichotomies urbain - rural et réconcilier la ville avec l’économie et l’environnement sans tomber dans les travers d’un néolibéralisme débridé ou d’un interventionnisme d’état démesuré. / Doctorat en Art de bâtir et urbanisme (Architecture) / info:eu-repo/semantics/nonPublished
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