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Spazio e immagine nell'esperienza filmica contemporanea: questioni di design e cultura visuale / Space and Image in the Contemporary Cinematic Experience. Design and Visual Culture Issues.

DE ROSA, MIRIAM STEFANIA 17 June 2011 (has links)
Le più recenti riflessioni di Visual, Cultural e Media Studies mostrano come la società contemporanea si caratterizzi per una tendenza a costruire la propria conoscenza e la propria cultura sfruttando la crescente proliferazione di immagini, molte delle quali a base filmica. Intercettando il dibattito sul post-cinema, la ricerca prova a prendere atto di questa dinamica adottando un approccio di tipo esperienziale, indagando le forme che l’istanza cinematografica assume nel momento in cui, lasciati i suoi luoghi classici, si fa presente negli spazi di vita. Proprio questo sorgere, costituisce il punto di partenza per ripercorrere i meccanismi attraverso cui l’istanza filmica viene in contatto con gli elementi essenziali perché possa modellarsi come conformazione esperienziale. L’esito di questo processo conduce alla costituzione di una forma esperienziale particolare, definita spazio-immagine. Il concetto assunto come chiave di lettura di questa categoria e dei suoi processi strutturali (abitare, costruire, arredare) è quello di design, inteso come possibilità di trasformazione dei tratti che definiscono le forme esperienziali. Ragionare in termini di spazio-immagine significa allora inquadrare l’idea di esperienza filmica in uno schema di presenza ed emersione, secondo una prospettiva organica di integrazione e tessitura che conduce all’identificazione di quelli che sono i neoluoghi del filmico. / Recent acquisitions in Visual, Cultural, and Media Studies emphasize the trend to use the contemporary proliferating images – mainly screen-based – in order to build knowledge and culture. Intercepting the current debate dealing with the post-medial condition involving cinema, the research project aims to detect this process. While assuming an experiential approach, it attempts to explore the forms of cinematic experience as it leaves its own precincts and finds new expressing solutions within everyday encounters. Starting from the emergence of original image-patterns in different contexts and situations of daily life, the observation focusses on the mechanisms which lead to a modelling of filmic experience into particular shapes and configurations. The result of these operations represents what is to be called 'space-image'. The interpretation key-concept of this category and of its structural processes (dwelling, projecting, furnishing) is design: this is intended here as transfomation options able to inform and re-inform experiential materials. Setting the study of cinematic experience under the sign of space-image means thus to reframe the presence and rising of moving images in a perspective of organic integration and texture, which permits to identify the new places of cinema in our time.
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"SPECCHIO, SPECCHIO DELLE MIE BRAME..." LA PERCEZIONE E RAPPRESENTAZIONE DELL'IMMAGINE CORPOREA NELL'ACQUISIZIONE DELL'IDENTITA' IN ADOLESCENZA. UN'ANALISI SULLE TRAIETTORIE DI SVILUPPO TIPICHE E ATIPICHE / "Mirror, Mirror on the Wall " Body Image Perception and Representation in the Identity Development in Adolescence. Analysis of Typical and Atypical Development

GATTI, ELENA 10 March 2008 (has links)
L'adolescenza si caratterizza come la fase della vita interessata dai maggiori cambiamenti somatici che derivano principalmente dallo sviluppo fisico e puberale. Questi cambiamenti, a volte repentini ed improvvisi, a volte più lenti e costanti, coinvolgono l'intera personalità e richiedono un impiego di energie psichiche e di riorganizzazione dell'intera Identità. Il presente lavoro è articolato in tre studi sperimentali. Da una prima traduzione e validazione del questionario “Body Esteem Scale” (Mendelson, Mendelson, White, 2001) e di conferma della griglia di codifica dello strumento “Mi disegno” originariamente creata da Witkin et al. (1962) contenuti nello Studio 1, sono stati esplorati il ruolo che rivestono il genere, l'età anagrafica e il livello di sviluppo puberale nella percezione dell'immagine corporea e di Sé, attraverso l'impiego di cinque questionari e del “Mi disegno” in un campione di adolescenti italiani di età compresa tra gli 11 e 17 anni, nello Studio 2. Lo studio 3 ha indagato le medesime variabili in due gruppi di adolescenti affetti da disturbi del comportamento alimentare (anoressia e obesità). I risultati evidenziano che il genere e l'età anagrafica discriminano le percezioni, le rappresentazioni dell'immagine corporea e il valore attribuito al Sé nel campione di adolescenti; queste percezioni corporee predicono inoltre il livello di autostima percepito. Nei confronti tra il gruppo clinico e un gruppo di controllo, il genere e il livello di sviluppo puberale percepito influenzano le percezioni corporee e le rappresentazioni delle anoressiche e degli obesi. / In adolescence, pubertal maturation is an important event in developmental process, marking the transition from childhood to adulthood. These changes involve a psychological recognition and a new organization of identity. This work is articulated in three experimental studies. The first translates and validates two instruments: Body Esteem Scale (Mendelson, Mendelson, White, 2001) and “Mi disegno” originally created by Whitkin et al. (1962). Second study investigate the roles of gender and age in body perceptions, body representations and self esteem in a Italian adolescents sample who ranged in age from 11 to 17 years old. Participants completed five self report questionnaires and the “Drawing Me Test”. Third study explore the same variables in two groups of clinical patients. Results show that the gender and the age influence the body image perception and predict the self esteem. Comparing the clinical group and control group, the gender and pubertal status perceived modify body perceptions and representation of anorexic and obesity patients.
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L'invenzione del Meridione. Rappresentazione dell'identità meridionale nella stampa illustrata del secondo dopoguerra / L'INVENZIONE DEL MERIDIONE. RAPPRESENTAZIONE DELL'IDENTITA' MERIDIONALE NELLA STAMPA ILLUSTRATA DEL SECONDO DOPOGUERRA

ARILLOTTA, SIMONA 13 July 2017 (has links)
Oggetto di questo lavoro di ricerca è l’interrogazione delle modalità attraverso cui il Meridione è stato rappresentato nella stampa illustrata italiana del secondo dopoguerra. La rappresentazione visiva del Sud d’Italia, così come è stata editata nelle pagine delle riviste prese in esame, è stata analizzata a partire dal suo essere esito del lavoro di produzione di un vero e proprio dispositivo concettuale, nel senso foucaultiano e deleuziano, formato dall’insieme di pratiche discorsive – letteratura, scienza, economia, ecc. – che hanno prodotto un insieme di conoscenze sul Mezzogiorno. Il dispositivo viene analizzato in alcuni momenti storici critici della società italiana: il Risorgimento, in cui il Meridione diventa questione, il Fascismo, in cui il Sud d’Italia viene inglobato nelle retoriche di omologazione del regime, fino a giungere al secondo dopoguerra, oggetto principale di questa ricerca, momento storico di transizione e profondo cambiamento. L’analisi si concentra sull’analisi di alcuni corpus fotografici in grado di tener conto della “differenza di sguardi” che visivamente costruito il Meridione: "Italia" è la rivista voluta dalla presidenza del consiglio dei ministri; "Epoca" è una rivista popolare filogovernativa, "Cinema Nuovo" è un mensile di ideologia marxista. / This research examines how Southern Italy has been represented in the Italian press in the decades following the Second World War. The visual representation of Southern Italy has been analyzed as the outcome of a dispositif at work, in a Foucauldian and Deleuzian sense; the dispositif [apparatus] is formed by the various discourses - literature, science, economics - that have produced a wealth of knowledge on the Southern. Most often, this dispositif is analyzed during some critical moment in Italian history: the Risorgimento, when the South became a “question” ("questione meridionale"); the Fascist period, when Southern Italy was incorporated into the rhetoric of homologation of regime propaganda; or the post-war period, a moment of transition and deep change, upon which this research focuses. This project analyzes a photographic corpus from three sources reflecting the "difference of looks" that "visually" built the South: Italia, a government-produced magazine; Epoca, a popular weekly; and Cinema Nuovo, a monthly film magazine offering Marxist perspectives.
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L' arte del volto. Per un'antropologia dell'immagine / The art of the face. For an image's anthropology

FRANCHIN, GLENDA 26 June 2009 (has links)
Il presente lavoro di tesi si propone come uno studio sullo statuto dell’immagine e in particolare dell’immagine del volto. L’ipotesi da cui si muove è che per comprendere pienamente la natura di un’immagine sia necessario approfondire l’elemento antropologico in essa contenuto, rintracciando al di là delle manifestazioni contingenti di ogni immagine specifica l’interazione strutturale che essa intrattiene con lo sguardo. L’immagine non è il risultato di un procedimento passivo dell’occhio del soggetto, che posto di fronte al reale si limita a reagire alla luce e a produrre il riflesso dell’oggetto: l’immagine è risposta all’avanzare del reale di uno sguardo. Ogni immagine è antropologica perché si dà secondo la misura del soggetto che la istituisce, cioè in relazione all’esperienza dell’individuo che la guarda o che la produce. Il presente studio tenta, quindi, di collocarsi in una posizione più originaria rispetto alle numerose questioni che hanno dominato il panorama speculativo del secondo Novecento a proposito della natura dell’immagine: il rapporto con il referente, la presunta sostituzione dell’immagine alla realtà, il dominio del regime visivo rispetto ad altri sistemi di significazione e così via. Si tratta di questioni della massima rilevanza, ma la convinzione che anima il presente lavoro è che al di là dei mutamenti – pur radicali – del darsi dell’immagine e della sua presenza nel corso dell’evoluzione della cultura si possa rintracciare una struttura fenomenologica del suo darsi in relazione allo sguardo. L’oggetto preferenziale che si è scelto per individuare tale struttura è il volto e in particolare l’immagine del volto, il ritratto. Il ritratto individua e traccia un luogo storico-teorico fondamentale per ripensare alla natura della rappresentazione, dell’opera d’arte e dello sguardo artistico come possibilità di accesso a una forma di reale e di verità dell’immagine di cui sarà necessario specificare i caratteri. L’analisi si apre con l’indicazione e la discussione del quadro fenomenologico di riferimento dell’intero lavoro, riproblematizzando le conclusioni del Concilio Niceno II e giungendo ad individuare la necessità di ripensare il concetto di rappresentazione. Tale ripensamento viene condotto sulla base dei testi di quattro autori, Jean-Luc Nancy, Regis Debray, Michel Dufrenne, Georges Didi-Huberman per giungere a una definizione della rappresentazione come re-presentazione dell’oggetto mediante l’immagine. Tale teoria conduce ad individuare la struttura propria di ogni immagine in una dinamica mai conclusa tra apertura e chiusura, tra caos e forma, tra infinita possibilità e definizione (capitolo primo). Il lavoro prosegue mettendo a fuoco il proprio oggetto specifico – l’immagine del volto – a partire da uno schema interpretativo «classico», il paradigma fisiognomico, mostrando come esso rappresenti la costante tentazione di misurare l’innumerabile, di costringere, classificare e fissare il mutevole per eccellenza, l’individualità che nel volto si esprime. La fisiognomica è una pratica dello sguardo declinata secondo la misura dell’appropriazione, un’utopia del controllo esatto sul modo d’essere dell’alterità (capitolo secondo). Il passo successivo sarà, quindi, quello di individuare una pratica del volto che non cerchi di costringerlo nelle maglie dell’idolo (cioè della staticità, della chiusura senza scampo della pietra muta): tale pratica può essere rintracciata nel ritratto, ovvero nello sguardo artistico che si indirizza sul volto. L’arte è esperienza dell’apertura, ovvero un agire che procede in direzione dell’assoluto altro delle possibilità del reale (Jean-Luc Nancy, Jacques Lacan); perciò contiene in essa la capacità di generare e ospitare un’immagine – del volto, ma non soltanto – in cui la soglia tra aperto (attraversamento da parte dell’alterità) e chiuso (darsi secondo una forma determinata) possa mantenersi senza cedere all’una o all’altra dimensione. L’arte è in grado di liberarsi dall’idolo, cioè da un’immagine su cui lo sguardo può posarsi godendo di una privilegiata condizione di quiete, riposando nell’illusoria convinzione di avere espunto dal campo visivo ogni elemento non controllabile e, soprattutto, capace di perturbare l’occhio osservante (capitolo terzo). Tali affermazioni vengono approfondite e messe alla prova grazie allo studio e alla frequentazione di una collezione di opere e artisti per lo più riconducibili temporalmente alla seconda metà del Novecento, a partire da Francis Bacon a cui viene dedicata la parte conclusiva del capitolo terzo. Il quarto e ultimo capitolo in cui vengono raccolti i materiali artistici analizzati è organizzato in cinque aree: estetica post-umanistica, rielaborazioni digitali del volto, morte e ritratto, volto e figurazione, volto e limiti della visibilità. Il lavoro si chiude con una riconsiderazione critica delle tesi esposte mediante il richiamo a Lévinas e alla sua posizione nei confronti dell’arte, giungendo ad affermare che l’immagine dell’altro nella forma del ritratto manifesti una pratica dell’alterità assimilabile al concetto greco di ποίησις. / If human body represents the border of the self as regards the external world and the other people, human face is the area of our body in which we can find the mark of our individuality. No other area of our body is as much suitable to mark out our individuality and give us social distinctiveness. With its permanent expressiveness and its ability to show infinitesimal changes, human face is essential to save the individual from the undifferentiated and to preserve human uniqueness. Face has meaning and sense, but its signification process can’t be closed. It goes beyond face itself, given that face is an area of configuration of a sense which bases itself on a mode which can be called “mid-say”: it leaves something unsaid, keeps on saying the same things but always halfway, reveals that something is hidden and makes this evident. Our face is a limited area with an unlimited spread (apertura, distensione) which can’t be eliminated - dynamism of opening and closing.
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LO SGUARDO SI FA SPAZIO: NUOVI ATTEGGIAMENTI DELLO SGUARDO NEL CINEMA CONTEMPORANEO / GAZE BECOMES SPACE - NEW GAZE BEHAVIUORS IN CONTEMPORARY CINEMA

TOSATTO, CRISTINA 03 May 2010 (has links)
La tesi intende indagare le relazioni tra lo spazio urbano ed il cinema contemporaneo, attraverso l'analisi dello spazio dell'immagine filmica. Come si orienta lo spettatore urbano di fronte ad immagini invase da dispositivi di visione che ne alterano lo statuto? Il concetto di rispazializzazione diventa una strategia di sopravvivenza del cinema nell'attuale paesaggio mediale. / The thesis aims to explore which kind of relationships connect urban space and contemporary cinema, by analyzing the space of the film image. How does urban spectator react in front of images invaded by many technological devices, which change the condition of that film space? The concept of respatialization seems to be a strategy, for cinema, to survive in the actual media landscape.
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"Mafija kaip Italijos (savi)įvaizdžio dalis. Italijos dienraščių analizė" / "Mafia like a part of the (self)image of Italy. Italian daily analysis" / "Mafia come parte dell'(auto)immagine d'Italia. L'analisi dei quotidiani italiani"

Širvytė, Gražina 16 June 2008 (has links)
Bet koks nusikalstamas plačiai paviešintas įvykis ar reiškinys daro neigiamą įspūdį apie šalį – prisideda prie neigiamo šalies įvaizdžio kūrimo. Tačiau vienareikšmiškai neigiamai vertinti tokį istoriškai ir kultūriškai Italijos tapatybėje įsišaknijusį fenomeną kaip mafija, yra neteisinga. Šio tyrimo tikslas - remiantis Šiaurės, Pietų bei centrin��s Italijos dienraščių straipsnių mafijos tema kiekybine, kokybine bei žanrine analize, o taip pat mokslinės literatūros šaltinių analize, ištirti mafijos fenomeno pateikimą Italijos dienraščiuose kaip vieną iš Italijos įvaizdžio ir saviįvaizdžio formavimo prielaidų ir atskleisti skirtinguose dienraščiuose matomus minėto fenomeno įtakos skirtumus Italijos įvaizdžiui bei saviįvaizdžiui atskirose šalies dalyse. Tyrimo tikslas lemia ir tyrimo objektą, kuris yra straipsniai apie mafiją Italijos dienraščių „Corriere della Sera“, „La Repubblica“ ir „Il Mattino“ 2007 metų numeriuose. Tyrimo hipotezė teigia, jog būdama šalies identiteto dalis, mafija Italijos saviįvaizdžiui nedaro apčiuopiamos įtakos, tačiau dėl mafijos egzistavimo kenčia šalies įvaizdis, pozicionuojamas itališkoje spaudoje. Darbe atskleisti Italijos medijų sistemos ypatumai ir aptarta spaudos vieta Italijos medijų sistemoje; pristatyta agenda setting teorijos reikšmė šalies įvaizdžio kūrimui(si) bei tyrimui; identifikuota identiteto svarba šalies įvaizdžio ir saviįvaizdžio formavimui(si); apžvelgti Italijos įvaizdžio kūrimo ypatumai ir pristatyti ankstesni tyrimai... [toliau žr. visą tekstą] / This paper aims at analyzing the articles about mafia published in the present-day dailies of the Northern, Southern and Central Italy and revealing the presentation of the mafia phenomena like one of the Italy’s image and self image forming assumption and revealing the differences of the phenomena presentation in the different parts of the State. The main sources for this thesis are the articles concerning mafia published in the Italian dailies “Corriere della Sera”, “La Repubblica” and ��Il Mattino” covering the period from the 1st of January, till the 31st of December, 2007. It was hypothesized that being a part of the state’s identity, mafia doesn’t have tangible influence on Italian self image but because of its existence, the dailies positioned image of the State is negatively influenced. Content analysis quantitative and qualitative, genre analysis and scientific literature analysis methods were used for the research. The hypothesis was proven and some other facts regarding an image and a self image of Italy were discovered. / Ogni crimine ampiamente proclamato fa un effeto negativo sull’immagine dello stato. Il fenomeno mafioso, per il suo impatto storico e culturale all’idenità italiana, non può essere considerato come solamente negativo. L’obbiettivo di questa ricerca è, basandosi sull’analisi quantitativa, qualitativa, generica, degli articoli sulla mafia dei quotidiani, rappresentanti le diverse parti – Nord, Sud e Centrale – dell’Italia, e anche sull’analisi della letteratura scientifica, esaminare la rappresentazione del fenomeno mafioso come una premessa della formazione dell’immagine e dell’(auto)immagine d’Italia nelle parti diverse del paese. L‘oggetto della ricerca sono gli articoli sulla mafia pubblicati nei quotidiani „Corriere della Sera”, „La Repubblica” e „Il Mattino” nel 2007. L‘ipotesi della ricerca suppone che essendo una parte dell’identità dello stato, la mafia non ha un impatto significativo all’immagine d’Italia. Ma l’esistenza del fenomeno, fa un effetto negativo sull’immagine dello stato che viene posizionato nella stampa italiana. In questa ricerca sono stati rivelati le particolarità del sistema massmediatico italiano; presentata l’importanza della teoria dell’agenda setting per la costruzione e la ricerca dell’immagine di uno stato; identificata l’importanza d’identità per la formazione dell’immagine e dell’autoimmagine dello stato; presentate le particolarità della creazione dell’immagine d’Italia e le altre ricerche fatte su quell’immagine; definito il termine e... [toliau žr. visą tekstą]
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Artemisia Gentileschi : trajetória, gênero e representações do feminino (1610-1654)

Tedesco, Cristine January 2018 (has links)
La presente tesi di dottorato ha come obiettivo centrale quello di comprendere come la pittrice Artemisia Gentileschi (1593-1654) si è inserita ed ha svolto il suo lavoro in alcune delle città europee dove c’erano più finanziamenti per le arti plastiche, come Roma, Firenze, Venezia, Napoli, e Londra nella prima metà del XVII secolo, e quello di analizzare le varie costruzioni di sé e le rappresentazioni del femminile nelle sue corrispondenze epistolari e nella sua opera pittorica. A questo fine, saranno utilizzate fonti scritte, che ci permettono di indagare sulla traiettoria di vita di Artemisia, sul suo lavoro come pittrice in diverse aree della penisola italiana e dell’Europa; e fonti visuali, che mostrano la dimensione della sua opera pittorica in generi diversi, come per esempio i temi della tradizione veterotestamentaria, storici, mitologici, ritratti, autoritratti. Le fonti rivelano la permanenza di Artemisia in diversi spazi di consumo delle immagini, in ritagli di regno, vice regni, ducati, repubbliche, così come in luoghi gestiti da figure ecclesiastiche e tra rilevanti collezionisti privati con i quali negoziò. In questo senso, l’utilizzo dei concetti di rappresentazione e di genere furono cardinali per la tesi e contribuirono ad evidenziare il dialogo della pittrice con la cultura dell’epoca ed il suo lascito nella storia dell’arte/pittura, così come i conflitti messi in moto dall’artista di fronte alle questioni di genere vigenti al tempo. / A presente tese de doutorado tem como objetivo central entender como a pintora Artemisia Gentileschi (1593-1654) se inseriu e atuou em algumas das cidades europeias em que mais havia o financiamento das artes plásticas, como Roma, Florença, Veneza, Nápoles e Londres, na primeira metade do século XVII; e analisar as construções de si e representações do feminino em suas correspondências e em sua obra pictórica. Para tal, utilizamos fontes escritas, que nos permitiram problematizar a trajetória de vida de Artemisia, assim como sua atuação como pintora em diferentes regiões da península italiana e da Europa; e fontes visuais, que dão a ver a dimensão de sua obra em diferentes gêneros, a exemplo dos temas da tradição veterotestamentária, históricos, mitológicos, retratos e autorretratos. As fontes revelam a permanência de Artemisia em diferentes espaços de consumo de imagens, em cortes de reinos, vice-reinos, ducados e repúblicas, bem como nos lugares administrados por figuras do clero e entre relevantes colecionadores particulares com os quais negociou. Nesse sentido, os usos dos conceitos de representação e gênero foram norteadores para a tese e contribuíram para evidenciar os diálogos da pintora com a cultura de sua época e seu legado para a história da arte/pintura, bem como os embates travados pela artista frente às questões de gênero vigentes em seu tempo. / The main objective of this doctoral thesis is to understand how the painter Artemisia Gentileschi (1593-1654), in the first half of the 17th century, was inserted and acted in some of the European cities where there was more financing of plastic arts, such as Rome, Florence, Venice, Naples and London; and analyze the constructions of self and representations of the feminine in her correspondence and pictorial work. For that, we used written sources, which allowed us to problematize the life trajectory of Artemisia, her work as a painter in different regions of the Italian peninsula and Europe; and visual sources, which make it possible to visualize the dimension of her pictorial work in different genres, such as the themes of the Old Testament tradition, historical, mythological, portraits and self-portraits. The sources reveal the permanence of Artemisia in different spaces of consumption of images, courts of kingdoms, viceroys, duchies, republics, as well as in the places administered by figures of the clergy and among the relevant private collectors with whom she negotiated. In this sense, the uses of the concepts of representation and gender were guiding the thesis and contributed to highlight the dialogues of the painter with the culture of her time and her legacy to the history of art / painting, as well as the clashes waged by the artist regarding the gender issues in force in her time.
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Artemisia Gentileschi : trajetória, gênero e representações do feminino (1610-1654)

Tedesco, Cristine January 2018 (has links)
La presente tesi di dottorato ha come obiettivo centrale quello di comprendere come la pittrice Artemisia Gentileschi (1593-1654) si è inserita ed ha svolto il suo lavoro in alcune delle città europee dove c’erano più finanziamenti per le arti plastiche, come Roma, Firenze, Venezia, Napoli, e Londra nella prima metà del XVII secolo, e quello di analizzare le varie costruzioni di sé e le rappresentazioni del femminile nelle sue corrispondenze epistolari e nella sua opera pittorica. A questo fine, saranno utilizzate fonti scritte, che ci permettono di indagare sulla traiettoria di vita di Artemisia, sul suo lavoro come pittrice in diverse aree della penisola italiana e dell’Europa; e fonti visuali, che mostrano la dimensione della sua opera pittorica in generi diversi, come per esempio i temi della tradizione veterotestamentaria, storici, mitologici, ritratti, autoritratti. Le fonti rivelano la permanenza di Artemisia in diversi spazi di consumo delle immagini, in ritagli di regno, vice regni, ducati, repubbliche, così come in luoghi gestiti da figure ecclesiastiche e tra rilevanti collezionisti privati con i quali negoziò. In questo senso, l’utilizzo dei concetti di rappresentazione e di genere furono cardinali per la tesi e contribuirono ad evidenziare il dialogo della pittrice con la cultura dell’epoca ed il suo lascito nella storia dell’arte/pittura, così come i conflitti messi in moto dall’artista di fronte alle questioni di genere vigenti al tempo. / A presente tese de doutorado tem como objetivo central entender como a pintora Artemisia Gentileschi (1593-1654) se inseriu e atuou em algumas das cidades europeias em que mais havia o financiamento das artes plásticas, como Roma, Florença, Veneza, Nápoles e Londres, na primeira metade do século XVII; e analisar as construções de si e representações do feminino em suas correspondências e em sua obra pictórica. Para tal, utilizamos fontes escritas, que nos permitiram problematizar a trajetória de vida de Artemisia, assim como sua atuação como pintora em diferentes regiões da península italiana e da Europa; e fontes visuais, que dão a ver a dimensão de sua obra em diferentes gêneros, a exemplo dos temas da tradição veterotestamentária, históricos, mitológicos, retratos e autorretratos. As fontes revelam a permanência de Artemisia em diferentes espaços de consumo de imagens, em cortes de reinos, vice-reinos, ducados e repúblicas, bem como nos lugares administrados por figuras do clero e entre relevantes colecionadores particulares com os quais negociou. Nesse sentido, os usos dos conceitos de representação e gênero foram norteadores para a tese e contribuíram para evidenciar os diálogos da pintora com a cultura de sua época e seu legado para a história da arte/pintura, bem como os embates travados pela artista frente às questões de gênero vigentes em seu tempo. / The main objective of this doctoral thesis is to understand how the painter Artemisia Gentileschi (1593-1654), in the first half of the 17th century, was inserted and acted in some of the European cities where there was more financing of plastic arts, such as Rome, Florence, Venice, Naples and London; and analyze the constructions of self and representations of the feminine in her correspondence and pictorial work. For that, we used written sources, which allowed us to problematize the life trajectory of Artemisia, her work as a painter in different regions of the Italian peninsula and Europe; and visual sources, which make it possible to visualize the dimension of her pictorial work in different genres, such as the themes of the Old Testament tradition, historical, mythological, portraits and self-portraits. The sources reveal the permanence of Artemisia in different spaces of consumption of images, courts of kingdoms, viceroys, duchies, republics, as well as in the places administered by figures of the clergy and among the relevant private collectors with whom she negotiated. In this sense, the uses of the concepts of representation and gender were guiding the thesis and contributed to highlight the dialogues of the painter with the culture of her time and her legacy to the history of art / painting, as well as the clashes waged by the artist regarding the gender issues in force in her time.
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Artemisia Gentileschi : trajetória, gênero e representações do feminino (1610-1654)

Tedesco, Cristine January 2018 (has links)
La presente tesi di dottorato ha come obiettivo centrale quello di comprendere come la pittrice Artemisia Gentileschi (1593-1654) si è inserita ed ha svolto il suo lavoro in alcune delle città europee dove c’erano più finanziamenti per le arti plastiche, come Roma, Firenze, Venezia, Napoli, e Londra nella prima metà del XVII secolo, e quello di analizzare le varie costruzioni di sé e le rappresentazioni del femminile nelle sue corrispondenze epistolari e nella sua opera pittorica. A questo fine, saranno utilizzate fonti scritte, che ci permettono di indagare sulla traiettoria di vita di Artemisia, sul suo lavoro come pittrice in diverse aree della penisola italiana e dell’Europa; e fonti visuali, che mostrano la dimensione della sua opera pittorica in generi diversi, come per esempio i temi della tradizione veterotestamentaria, storici, mitologici, ritratti, autoritratti. Le fonti rivelano la permanenza di Artemisia in diversi spazi di consumo delle immagini, in ritagli di regno, vice regni, ducati, repubbliche, così come in luoghi gestiti da figure ecclesiastiche e tra rilevanti collezionisti privati con i quali negoziò. In questo senso, l’utilizzo dei concetti di rappresentazione e di genere furono cardinali per la tesi e contribuirono ad evidenziare il dialogo della pittrice con la cultura dell’epoca ed il suo lascito nella storia dell’arte/pittura, così come i conflitti messi in moto dall’artista di fronte alle questioni di genere vigenti al tempo. / A presente tese de doutorado tem como objetivo central entender como a pintora Artemisia Gentileschi (1593-1654) se inseriu e atuou em algumas das cidades europeias em que mais havia o financiamento das artes plásticas, como Roma, Florença, Veneza, Nápoles e Londres, na primeira metade do século XVII; e analisar as construções de si e representações do feminino em suas correspondências e em sua obra pictórica. Para tal, utilizamos fontes escritas, que nos permitiram problematizar a trajetória de vida de Artemisia, assim como sua atuação como pintora em diferentes regiões da península italiana e da Europa; e fontes visuais, que dão a ver a dimensão de sua obra em diferentes gêneros, a exemplo dos temas da tradição veterotestamentária, históricos, mitológicos, retratos e autorretratos. As fontes revelam a permanência de Artemisia em diferentes espaços de consumo de imagens, em cortes de reinos, vice-reinos, ducados e repúblicas, bem como nos lugares administrados por figuras do clero e entre relevantes colecionadores particulares com os quais negociou. Nesse sentido, os usos dos conceitos de representação e gênero foram norteadores para a tese e contribuíram para evidenciar os diálogos da pintora com a cultura de sua época e seu legado para a história da arte/pintura, bem como os embates travados pela artista frente às questões de gênero vigentes em seu tempo. / The main objective of this doctoral thesis is to understand how the painter Artemisia Gentileschi (1593-1654), in the first half of the 17th century, was inserted and acted in some of the European cities where there was more financing of plastic arts, such as Rome, Florence, Venice, Naples and London; and analyze the constructions of self and representations of the feminine in her correspondence and pictorial work. For that, we used written sources, which allowed us to problematize the life trajectory of Artemisia, her work as a painter in different regions of the Italian peninsula and Europe; and visual sources, which make it possible to visualize the dimension of her pictorial work in different genres, such as the themes of the Old Testament tradition, historical, mythological, portraits and self-portraits. The sources reveal the permanence of Artemisia in different spaces of consumption of images, courts of kingdoms, viceroys, duchies, republics, as well as in the places administered by figures of the clergy and among the relevant private collectors with whom she negotiated. In this sense, the uses of the concepts of representation and gender were guiding the thesis and contributed to highlight the dialogues of the painter with the culture of her time and her legacy to the history of art / painting, as well as the clashes waged by the artist regarding the gender issues in force in her time.
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Francia Italia in mostra : les expositions comme observatoires des relations franco-italiennes dans la construction d’une diplomatie culturelle européenne après la Seconde Guerre mondiale / Francia Italia in mostra : exhibitions as observatories of Franco-Italian relations in the construction of an European cultural diplomacy after World War II / Francia Italia in mostra : le mostre in quanto punti d'osservazione delle relazioni italo-francesi nella costruzione di una diplomazia culturale europea dopo la Seconda Guerra mondiale

Pane, Caroline 09 December 2016 (has links)
S’inscrivant dans le courant historiographique de l’histoire culturelle des relations internationales, cette thèse interroge le rôle des échanges artistiques dans les relations diplomatiques franco-italiennes, du lendemain de la Seconde Guerre mondiale à la construction européenne. L’analyse des expositions réalisées par les services culturels des Affaires étrangères français et italien, respectivement en Italie et en France, met en évidence les rapports de force et les clés du rapprochement franco-italien après 1945. La reconstruction des identités nationales, leurs représentations et leurs circulations de part et d’autre des Alpes, sont ici interrogées au regard de l’élaboration d’une nouvelle forme de diplomatie culturelle dans l’Europe de la Guerre froide. Nous nous attachons, d’abord, à reconstruire l’héritage des politiques culturelles de l’entre-deux-guerres ainsi que la transformation des institutions, et des discours, de l’avant à l’après-guerre. Puis nous détaillons les expositions « militantes », objets de tensions et de forts enjeux géopolitiques sur la scène internationale de 1944 à 1948. Enfin, nous analysons pendant les années 1950 l’émergence de modèles récurrents et des typologies d’expositions qui répondent au besoin d’équilibre diplomatique poursuivi par les gouvernements français et italien dans la formation de l’Europe culturelle après 1945. / As part of the current historiography of the cultural studies of international relationships, this thesis questions the role of artistic exchanges in Franco-Italian diplomatic relations, from the aftermath of World War II to the beginnings of European construction. The analysis of exhibitions held by the Cultural Services of the French and Italian Ministries of Foreign Affairs, respectively in Italy and France, highlights the balance of power and the keys to the Franco-Italian reconciliation after 1945. The reconstruction of national identities, their representations and their circulations in both sides of the Alps are questioned in the particular context of the Cold War leading to the rise of a new form of European cultural diplomacy. We focus, firstly, on the modalities of institutional and ideological transition before and after World War II, introducing elements of interruptions and continuities. We then analyze the "militant" exhibitions, main focus of tensions and strong geopolitical issues in the international stage. Finally, we show the emergence of recurring patterns and exhibition typologies which address the need for diplomatic balance pursued by the French and Italian governments in the formation of cultural Europe after 1945. / Questa tesi si inserisce nel quadro storiografico della Storia culturale delle relazioni internazionali e interroga piùspecificatamente il ruolo degli scambi artistici nelle relazioni diplomatiche italo-francesi, dalla fine della Seconda Guerramondiale agli esordi della costruzione europea. L’analisi delle mostre realizzate dai servizi culturali dei ministeri degli AffariEsteri francese e italiano, rispettivamente in Italia e in Francia, mette in evidenza i giochi di potere e le chiavi dellariconciliazione italo-francese dopo il 1945. La ricostruzione delle identità nazionali, le loro rappresentazioni e le circolazionida una parte all’altra delle Alpi sono qui interrogate in funzione dell’elaborazione di una nuova forma di diplomazia culturalenell’Europa della Guerra fredda. Ci siamo prima impegnati a ricostruire la transizione istituzionale e ideologica dal periodofra le due guerre all’indomani del 1945, mostrandone i punti di rottura e di continuità. Poi, abbiamo esaminato le mostre“militanti”, oggetti di tensioni dai forti accenti geopolitici nello scenario internazionale dal 1944 al 1948. Infine, abbiamoanalizzato il sorgere di modelli ripetitivi e delle tipologie di mostre che rispondono al bisogno di equilibrio diplomaticoperseguito dai governi francese e italiano nell’ambito della formazione di un’Europa culturale dopo il 1945.

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