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Permanenza e Trasformazione in architettura. Gibellina e Salemi: città usateRodeghiero, Benedetta 07 October 2008 (has links)
El Objeto de la tesis son las ciudades de Gibellina y Salemi (valle del Belice, Sicilia), destruidas, en su totalidad o en parte, por un violento terremoto en enero de 1968.
El objetivo de la tesis es estudiar la relación entre permanencia y transformación en la arquitectura de la ciudad a través del análisis de un caso extremo donde una catástrofe provoca una fractura repentina en la evolución, física y social, de la historia de un lugar. El proceso de reconstrucción evidencia como estos elementos se combinan en el proyecto arquitectónico y en el uso del espacio construido para que la ciudad se mantenga viva.
En los últimos 40 años Gibellina y Salemi han sido un laboratorio de la arquitectura y de las ciencias humanas, en una dimensión analizable en un único estudio; el Belice un banco de pruebas para la cultura política y arquitectónica italiana, que no tenía, entonces, herramientas legislativas para actuar al margen de la cultura de la emergencia.
Gibellina y Salemi son el sujeto de una investigación histórica que sitúa la mirada en el presente y en el uso. Las dos ciudades, física y social, dialogan: la primera cambia y requiere que lo haga también la segunda. ¿Cómo la historia interrumpida puede seguir su curso? ¿Cómo la conservación y la innovación de los elementos espaciales y culturales de una comunidad garantizan su supervivencia? ¿Cómo la memoria rememorada hace avanzar hacia el futuro?
Estas preguntas nacen de unas hipótesis iniciales. La primera es que la construcción de la ciudad sea un proceso continuo donde territorio y sociedad son los términos de un diálogo constante. La segunda concierne al propio mecanismo de la catástrofe el cual no puede leerse solo como acontecimiento luctuoso, sino como portador de un punto de vista nuevo, de la oportunidad de hacer las cosas de manera diferente. La memoria, para acabar, cobra un papel fundamental combinando permanencia y transformación tanto en el proyecto de arquitectura como en el uso de la ciudad. Si el análisis de un caso concreto puede aclarar los mecanismos de producción, transformación y transmisión de la arquitectura en el tiempo, podremos entender, mediante él, cómo se mantiene a lo largo de la historia la conexión entre un territorio y su cultura.
La tesis reordena las etapas de la reconstrucción y propone un punto de vista diferente con respecto a mucha literatura sobre Belice, situando el análisis del texto urbano en su específico contexto histórico, geográfico y cultural, sin expresar juicios a posteriori e investigando las razones contingentes de las elecciones llevadas a cabo.
La tesis se compone de tres partes según una estructura cronológica clásica.
En la primera se analiza el Belice según los parámetros de construcción y resistencia. La teoría del territorio como paisaje construido y culturalizado se refiere a la tradición italiana desde Assunto hasta Natarelli. La lectura de Rossi es fundamental para entender la ciudad como artefacto que evoluciona en el tiempo. La teoría sociogenética de Muntañola relaciona proyecto, territorio y sociedad, mientras que la psicología ambiental, Pol, ayuda a comprender lo urbano desde el punto de vista del sujeto que lo habita. El análisis de la arquitectura en el tiempo se hace a partir de la teoría del tipo como estructura que, en la tradición de Quatremère de Quincy, es releída y actualizada por Caniggia y Muratori en los setenta y, más recientemente, por Martí y Moneo. Para la reflexión sobre forma, figura y símbolo nos referimos a Colquhoun y para el concepto de espacio prototípico en psicología ambiental a Valera. Fuera de la arquitectura, la topología y la teoría psicogenética de Piaget sugieren un interesante punto de vista para entender la evolución del tipo en el tiempo. Con estas bases se identifican y describen los tipos urbanos y arquitectónicos fundamentales del Belice antes 1968.
La segunda parte se apoya en los estudios de Muntañola sobre la poética en arquitectura y utiliza la teoría de las catástrofes del matemático René Thom para defender la duplicidad del concepto de catástrofe: como trauma y como solución. El análisis de estos puntos de vista aplicados a la arquitectura hace reflexionar sobre como “regla” y “modelo” intervienen en el proyecto de arquitectura en un contexto de destrucción de la forma urbana y disolución del contexto social al que pertenece. El estudio de los planes para Gibellina y Salemi ha sido hecho de acuerdo con esta nueva orientación.
En la tercera parte, la teoría de la memoria de Ricoeur ayuda a entender como resistencia y transformación se entrelazan en los diferentes proyectos de reconstrucción a través de los elementos de topos, tipo y uso. La relación del texto arquitectónico con su contexto histórico y social se cumple en el “habitar reflexivo”. / Oggetto della tesi sono le città di Gibellina e Salemi (valle del Belice, Sicilia), distrutte, nella loro totalità o in parte, da un violento terremoto nel gennaio del 1968.
Obiettivo della tesi è indagare la relazione tra permanenza e trasformazione nell’architettura della città attraverso l’analisi di un caso estremo in cui una catastrofe opera una frattura repentina nell’evoluzione, fisica e sociale, della storia di un luogo. Il processo di ricostruzione mostra come i due elementi si combinano nel progetto architettonico e nell’uso dello spazio costruito per consentire alla città di mantenersi viva.
Durante gli ultimi 40 anni Gibellina e Salemi sono state un laboratório dell’architettura e delle scienze umane, in una dimensione analizzabile in un unico studio; il Belice un banco di prova per la cultura politica e architettonica italiana priva, allora, di strumenti legislativi per operare oltre la cultura dell’emergenza.
Gibellina e Salemi sono il soggetto di una ricerca storica, che situa lo sguardo nel presente e sull’uso. Le due città, fisica e sociale, dialogano: la prima si modifica e richiede che lo faccia anche la seconda. Come la storia interrotta prosegue il suo corso? Come la conservazione e il rinnovamento degli elementi spaziali e culturali di una comunità ne garantiscono la sopravvivenza? Come la memoria fa avanzare verso il futuro?
Queste domande nascono da alcune ipotesi di partenza. La prima è che la costruzione della città sia un processo continuo in cui territorio e società sono i termini di un dialogo costante. La seconda riguarda il meccanismo stesso della catastrofe che non può essere letta solo come evento luttuoso, ma tale da portare con sè il germe costruttivo di un punto di vista nuovo, della opportunità di fare le cose diversamente. La memoria,
infine, ha un ruolo fondamentale nel combinare permanenza e trasformazione tanto nel progetto di architettura come nell’uso della città. Se l’analisi di un caso concreto può far luce sui meccanismi di produzione, trasformazione e trasmissione dell’architettura nel tempo, potremo, per suo tramite, capire come il legame tra un territorio e la sua cultura si mantiene nella storia.
La tesi riordina le tappe della ricostruzione e propone un punto di vista diverso rispetto a molta letteratura sul Belice, situando l’analisi del testo urbano all’interno del suo specifico contesto storico, geografico e culturale, senza esprimere giudizi a posteriori e indagando le ragioni contingenti delle scelte operate.
La tesi si compone di tre parti secondo una struttura cronologica classica.
Nella prima, si analizza il Belice secondo i parametri di costruzione e resistenza. La teoria del territorio come paesaggio costruito e culturalizzato si rifà alla tradizione italiana da R. Assunto fino a E. Natarelli. La lettura di A. Rossi è fondamentale per intendere la città come manufatto che si evolve nel tempo. La teoria sociogenetica di J. Muntañola relaziona progetto, territorio e società, mentre la psicologia ambientale, E. Pol, aiuta nella comprensione dell’urbano dal punto di vista del soggetto che lo abita. L’analisi della resistenza dell’architettura nel tempo viene a fatta a partire dalla teoria del tipo come struttura che, nella tradizione di Quatremère de Quincy, è riletta e aggiornata da G.
Caniggia e S. Muratori negli anni ’70 e più recentemente da C. Martì e R. Moneo. Per la riflessione su forma, figura e simbolo ci siamo riferiti ad A. Colquhoun e per il concetto di spazio prototipico in psicologia ambientale a S. Valera. Al di fuori dell’architettura, la topologia e la teoria psicogenetica di J. Piaget suggeriscono un interessante punto di vista
per capire l’evoluzione del tipo nel tempo. Su queste basi si identificano e descrivono i tipi urbani ed architettonici fondamentali del Belice prima del 1968.
La seconda parte si appoggia agli studi di Muntañola sulla poetica in architettura e utilizza la teoria delle catastrofi del matematico R. Thom per sostenere la duplicità del concetto di catastrofe: come trauma e come soluzione. L’analisi dei due punti di vista applicati all’architettura fa riflettere su come regola e modello intervengono nel progetto di architettura in un contesto di distruzione della forma urbana e di dissoluzione del contesto sociale di appartenenza. Lo studio dei piani per Gibellina e Salemi è fatto a partire da questo nuovo orientamento.
Nella terza parte la teoria della memoria di P. Ricoeur ci aiuta a capire come resistenza e trasformazione si declinano nei diversi progetti di ricostruzione mediante i tre elementi di topos, tipo e uso. La relazione del testo architettonico con il suo contesto storico e sociale trova compimento nell’abitare riflessivo. / This thesis explores the cities of Gibellina and Salemi (Belice Valley, Sicily), which were entirely or partially destroyed by a major earthquake in January 1968.
The aim of the thesis is to study the relationship between permanence and transformation in the architecture of the city by analysing an extreme case in which a disaster causes a sudden fracture in the physical and social evolution of the history of a place. The reconstruction process shows how these elements are combined in the architectural project and use of built-up space in order to keep the city alive.
In the last forty years Gibellina and Salemi have been a laboratory for architecture and human sciences on a scale that can be analysed in one study. Belice is a testbed for
Italian political and architectural culture which at that time did not possess the legislative means to act outside the emergency culture.
Gibellina and Salemi are the subject of historical research focusing on the present and on use. Both cities, physically and socially, maintain a dialogue: the former changes and forces the latter to do so also. How can uninterrupted history continue its course? How do the conservation and innovation of the spatial and cultural elements of a community ensure its survival? How does remembered memory lead us into the future?
All of these questions are borne out of initial hypotheses. The first is that the construction of a city is a continual process in which land and society are the terms of ongoing dialogue. The second concerns the mechanism of the disaster itself, which must not be seen merely as a painful event but as the bringer of a new perspective - the chance to do things differently. Finally, memory plays a key role by bringing together permanence and transformation both in the architectural project and in the use of the city. If analysing a specific case can shed light upon the mechanisms of production, transformation and transmission of architecture in time, we shall thereby be able to understand how the connection between a land and its culture is upheld through history.
This thesis reorders the reconstruction stages and proposes a fresh point of view with regard to the bulk of the literature on Belice, placing the urban text analysis within its historical, geographical and cultural context without making judgements and exploring the underlying reasons for the choices made.
It is split into three parts in the classical chronological structure. Firstly, Belice is analysed in terms of construction and resistance. The theory of territory as a built and
culturalized landscape refers to the Italian tradition from Assunto to Natarelli. The reading of Rossi is vital to understanding the city as an artefact that evolves over time. Josep Muntañola’s theory of sociogenetics links project, territory and society, whilst Enric Pol’s work on environmental psychology provides insight into the urban from the perspective of its inhabitants. My analysis of architecture over time is underpinned by the theory of the type as structure which, in the tradition of Quatremère de Quincy, was revisited and updated by Caniggia and Muratori in the 1970’s and, more recently, by Martí and Moneo. I shall refer to Colquhoun on form, figure and symbol, and to Valera on the concept of prototypical space in environmental psychology. Moving beyond the architectural domain,
Jean Piaget’s theory of psychogenetics provides a fascinating point of view for understanding the evolution of type in time. These are the underlying principles that have been taken to identify and describe the fundamental urban and architectural types in Belice before 1968.
The second section is based on Muntañola’s studies on the poetic in architecture and uses mathematician René Thom’s catastrophe theory to support the twofold nature of the catastrophe concept: as a trauma and as a solution. The analysis of these points of view as applied to architecture leads to a consideration of how ‘rule’ and ‘model’ intervene in the architectural project in a context of destruction of the urban form and breakdown of the social setting to which it belongs. The plans for Gibellina and Salemi have been studied in accordance with this new direction.
In the third part, Ricoeur’s memory theory is useful in understanding how resistance and transformation are intertwined in the various reconstruction projects through the three elements topos, types and use. The relationship between the architectural text and its historical and social setting is brought about by “reflexive inhabiting”.
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La promoción de la resiliencia en el vínculo establecido entre adolescentes y educadores en la práctica psicomotriz educativaMoreno Pinho, Alexandra 19 November 2011 (has links)
La presente tesis ha sido un trabajo construido empíricamente a partir de una experiencia teórica y práctica con base en los presupuestos de los estudios de la resiliencia, del vínculo y de la práctica psicomotriz educativa realizada con un grupo reducido de adolescentes en riesgo personal y social.
El primer capítulo consta de un recogido teórico de la resiliencia desde el origen del término, pasando por la conceptualización según distintos autores, seguida de las diferentes visiones que ha valorado la referida temática como una cuestión transdisciplinar que puede ser abordada desde diversas áreas del conocimiento humano. La visión de la resiliencia de Boris Cyrulnik basada en la neuroetologia humana moderna, gana relevancia en el presente trabajo por abordar el vínculo como factor fundamental para la promoción de la resiliencia y el desarrollo humano.
El segundo capítulo trata de la práctica psicomotriz educativa partiendo de la importancia del juego en la educación, registra el nacimiento de la psicomotricidad dando énfasis a los enfoques vivencial y relacional y a la formación del profesional en psicomotricidad.
El tercer capítulo destaca investigaciones realizadas sobre resiliencia, los pilares resilientes, incluyendo la autorregulación como factor resiliente. En este apartado consta la promoción de factores resilientes en el espacio de juego, de acuerdo con observaciones y análisis de la psicomotricidad realizada con una población en riesgo personal y social.
El cuarto capítulo ha sido dedicado a la adolescencia puntuando las temáticas de la resiliencia, de la psicomotricidad y proyectos desarrollados con adolescentes.
El quinto capítulo aborda la cuestión del vínculo y la relación con el profesional en educación. De acuerdo con el contenido de estos cinco primeros capítulos hemos obtenido los elementos necesarios para fundamentar y asegurar la construcción empírica y metodológica de la investigación, con ello cerramos la primera parte del trabajo ante un marco teórico consistente y coherente con los objetivos propuestos.
El sexto capítulo marca el inicio del estudio empírico realizado, estando compuesto por la exposición y el análisis de los objetivos de la investigación, por la fundamentación del diseño metodológico y la explicación de lo en qué consiste el instrumento observacional. Teniendo en cuenta tales aspectos, el diseño observacional ha sido definido como Seguimiento/Idiográfico/Multidimensional (S/I/M) Seguimiento por el hecho de plantear un proceso continuo de observación mediante una serie de sesiones de psicomotricidad, cuyo objetivo mayor se centró en la interacción, en el vínculo adolescente y educadora-psicomotricista. Idiográfico por observar la acción de un grupo reducido de adolescentes considerando que la relación entre iguales contribuye a la convivencia y desarrollo educativo, social y psicológico. Multidimensional por observar diferentes dimensiones en la relación establecida entre adolescentes y la educadora-psicomotricista, generando datos de multievento (multievent). El instrumento observacional se ha concretado en un formato de campo, donde el marco teórico se ha hecho consistente a partir de lo rescatado a través de la práctica psicomotriz y de los estudios de la resiliencia, ofreciendo una gama de informaciones para formatear y autorregular los criterios necesarios en la realización de los registros de datos. O sea, se trata de un instrumento no estándar elaborado ad hoc, construido a partir de los aspectos estudiados en el marco teórico y de la vivencia cotidiana de la situación investigada.
El séptimo capítulo trata del campo de investigación y de los participantes del proceso.
El octavo capítulo describe el desarrollo del proceso práctico de educación psicomotriz realizado con los adolescentes en riesgo personal y social.
El noveno capítulo específica las estrategias de recogida de información y los instrumentos de investigación utilizados en la misma.
El décimo capítulo concreta el estudio empírico realizado según el procedimiento adoptado, el rigor científico, los análisis de los datos y los resultados obtenidos del proceso.
El undécimo capítulo concluye la presente tesis de acuerdo con los objetivos propuestos, con los resultados de la observación sistematizada de la promoción de la resiliencia visualizada en el vínculo establecido con el educador y adolescentes dentro de la práctica psicomotriz educativa.
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Situacions vitals estressants i resiliència a l'adolescènciaPont Serra, Elisenda 30 June 2008 (has links)
Durant dècades, són molts els estudis científics i la literatura que han intentat explicar les causes de les conductes desadaptades i han estudiat com compensar-les. L'èmfasi s'ha posat en l'estudi dels símptomes psicopatològics, la seva etiologia, tractament i resultats. Amb aquesta finalitat els investigadors han buscat els factors predisposants i/o potenciadors -biogenètics o de l'entorn- o els esdeveniments desencadenants que expliquessin els orígens dels trastorns.En els darrers anys ha pres molt d'interès la recerca sobre el risc en psicopatologia i els investigadors intenten respondre preguntes com: per què algunes persones desenvolupen trastorns psicopatològics mentre que d'altres -en condicions molt similars- no ho fan. Ajudats per les moltes contribucions de la recerca epidemiològica, l'èmfasi previ en els factors predisposants ha anat confluint en un creixent interès pels factors de "protecció". L'atenció ha passat de trastorn individual real al trastorn individual potencial, i del pacient adult al "no-pacient" infant (Garmezy, 1988).En aquest canvi d'enfocament que han aportat els estudis de risc psicopatològic, pren molt d'interès i protagonisme un concepte relativament nou a nivell científic: la resiliència. Per donar-ne una definició inicial es pot dir que és la capacitat que té una persona d'afrontar amb èxit unes condicions de vida adverses (Vanistendael, 1997).I és en aquesta línia que s'ha volgut enfocar aquesta recerca: en comptes d'analitzar les claus que expliquen els comportaments anòmals, s'intentarà estudiar els factors i mecanismes que afavoreixen l'adaptació.És evident que a les societats occidentals molts infants creixen en entorns socials desafavorits i/o viuen situacions personals adverses (problemes de salut propis o en familiars propers, dificultats econòmiques importants, manca d'entorns socio-afectius saludables o de pautes educatives adequades, etc.). Molts d'aquests infants tenen a l'adolescència i, sovint posteriorment, dificultats importants per adaptar-se al seu entorn i desenvolupar-se satisfactòriament. Però també n'hi ha d'altres, els que anomenarem resilients, que aconsegueixen de tirar endavant malgrat les dificultats viscudes. En aquest sentit, el concepte de resiliència està molt relacionat amb el d'afrontament a l'estrès (o "coping").En el present estudi s'intentarà analitzar per què hi ha molts adolescents sans malgrat les dificultats que els ha tocat viure; o, dit d'una altra manera, perquè nens amb risc de desenvolupar determinats problemes no ho fan. L'objectiu serà analitzar quines claus fan possible aquest procés: passar d'una infància estressant a una adolescència resilient. S'analitzarà com actuen i interactuen diversos factors interns i externs a l'individu per modificar els efectes dels esdeveniments vitals adversos.L'estudi inclou primerament un aprofundiment conceptual (Part 1) on es presentarà i analitzarà el concepte resiliència -a partir dels treballs de diversos autors- i es vincularà a la teoria de l'estrès i l'afrontament. En els estudis sobre estrès i afrontament, la resiliència té un matís diferent: implica que s'ha assolit un ajust eficaç, és a dir, que s'han realitzat els esforços per restaurar o mantenir l'equilibri intern o extern mitjançant activitats que inclouen pensament i acció (Fortin i Bigras, 2000).El següent gran apartat es dedicarà a la recerca empírica (Part 2), i s'iniciarà amb la presentació d'objectius, hipòtesis, participants, disseny, instruments, etc. (Capítol V).A continuació s'estudiaran algunes característiques dels participants, amb l'objectiu d'aprofundir en la realitat dels adolescents i de contextualitzar l'anàlisi dels estressors i les estratègies per afrontar-los (Capítol VI). S'analitzaran aspectes sociodemogràfics, aspectes de descripció personal i social, i manifestacions psicopatològiques.Tot seguit s'estudiaran les fonts d'estrès principals i la vivència de problemes dels adolescents participants. S'analitzaran estressors de diferents tipus i s'intentarà vincular-los a la presència de recursos socials (Capítol VII).Després de l'anàlisi dels estressors, es passarà a estudiar les estratègies amb que els adolescents hi fan front (coping). Per fer-ho, primerament s'adaptarà una eina de mesura: s'aplicarà i validarà en població catalana el qüestionari d'afrontament: l'A-COPE de Patterson i McCubbin (1987). Tot seguit, s'analitzaran les estratègies que posen en joc els adolescents per resoldre els seus problemes; i s'intentarà valorar si són majoritàriament adaptatives o, per contra, els generen noves dificultats (Capítol VIII).S'optarà, a l'hora de parlar de resiliència o desenvolupament satisfactori, per un enfocament de la resiliència que tingui presents aspectes emocionals i de salut mental, d'adaptació social i els resultats acadèmics -donat que es treballa amb adolescents en edat escolar-.Es farà especial èmfasi en els elements mediadors entre l'estrès i la resiliència, en particular es pararà atenció a la personalitat, la intel·ligència, les estratègies d'afrontament (coping) i el suport de l'entorn social (família, escola i comunitat). Interessarà especialment contrastar els grups de subjectes resilients i no-resilients en relació a tots aquests aspectes (Capítol IX).També s'intentarà determinar quins models de relació s'estableixen entre els estressors vitals i la simptomatologia psicopatològica, segons el model teòric de Baron i Kenny (1986). Per a fer-ho, es partirà de l'anàlisi de regressions entre els estressors i les manifestacions psicopatològiques, i entre els estressors i les estratègies d'afrontament (Capítol X).Finalment, es clourà l'estudi amb la discussió i presentació de conclusions finals (Part 3, Capítol XI). / In these past years, the interest in the study of the prevention and protection in psychopathology has very much increased. In this context, there is a relatively new concept in psychology that has become stronger: resilience.The principal objective of this study is to go deeper in the concept of resilience, firstly at a theoretical level, and secondly, at an empirical level. The resilient subjects are defined within a group of 477 participants ranging from the ages of 14 to 16 years, and the differences are analyzed among the resilient subjects and those who aren't resilient at the following levels: coping strategies, personality, intelligence, psychopathological manifestations, academic performance, and social adaptation, among some of them.In order to delimit and analyze the role of resilience and as part of prior objectives, some of the sociodemographic and psychological characteristics of the participants are deepened, as well as their vital stressors and social resources and coping strategies. In order to evaluate the different constructs, the following instruments are used: Life Stressors and Social Resources Inventory (Moos & Moos, 1994), Adolescent Coping Orientation for Problems Experiences (Patterson & McCubbin, 1987), Youth Self Report (Achenbach, 1991), High School Personality Questionnaire (Cattell & Cattell, 1973) and Inteligencia General y Factorial (Yuste, 1991).The results are presented in the framework of current discussions about resilience and coping. As well, the models of the influence of coping among the vital stressors and psychopathological manifestations are discussed (according to the methodological model of Baron & Kenny, 1986).
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Resiliència i voluntat de sentit en la promoció de la salut psicosocial en els docents. Capacitat de reconstrucció positiva a partir d'un context inicial d'adversitat. Estudi de cas en un Institut d'Educació Secundària.Marro Fantova, Francesc Josep 28 March 2008 (has links)
El present treball aborda la promoció de la salut psicosocial des del paradigma de la resiliència i les aportacions de la logoteràpia de Viktor Frankl. El seu objectiu ha estat descriure i analitzar com es desenvolupa un procés resilient en l'àmbit laboral docent. Concretament, es descriu el procés de canvi experimentat per un institut d'educació secundària enfrontat a un context de dificultat i de quina manera ha estat capaç de renéixer i sortir-ne enfortit. Hem analitzat com s'activa el procés resilient, la naturalesa dels factors implicats, la relació que s'estableix entre aquests i com interactuen per aconseguir una adaptació positiva. Hem optat per una metodologia qualitativa mitjançant un mètode d'estudi de casos d'orientació etnogràfica.El treball aporta un model d'anàlisi del procés resilient que ha resultat útil per precisar el concepte de resiliència en l'àmbit laboral així com per integrar les dades recollides en el treball de camp. En les conclusions es discuteix el paper de la dimensió noètica o espiritual, la recerca del sentit i la vinculació positiva en l'activació del procés resilient. Igualment s'emfasitza la importància del lideratge i la interacció existent entre la resiliència personal i la organitzativa. També s'apunten possibles estratègies per potenciar, facilitar o estimular el procés resilient en una situació laboral. Finalment, s'examinen les repercussions de l'activació d'un procés resilient en la promoció de la salut laboral. / El presente trabajo aborda la promoción de la salud psicosocial desde el paradigma de la resiliencia y las aportaciones de la logoterapia de Víktor Frankl. Su objetivo ha sido describir y analizar cómo se desarrolla un proceso resiliente en el ámbito laboral docente. Concretamente, se describe el proceso de cambio experimentado por un instituto de educación secundaria enfrentado a un contexto de dificultad y de qué manera ha sido capaz de renacer y salir fortalecido. Hemos analizado cómo se activa el proceso resiliente, la naturaleza de los factores implicados, la relación que se establece entre éstos y cómo interactúan para lograr una adaptación positiva. Hemos optado por una metodología cualitativa mediante un método de estudio de casos de orientación etnográfica.El trabajo aporta un modelo de análisis del proceso resiliente que ha resultado útil para precisar el concepto de resiliencia en el ámbito laboral, así como para integrar la información recogida en el trabajo de campo. En las conclusiones se discute el papel de la dimensión noética o espiritual, la búsqueda del sentido y la vinculación positiva en la activación del proceso resiliente. Igualmente se enfatiza la importancia del liderazgo y la interacción existente entre la resiliencia personal y la organizativa. También se apuntan posibles estrategias para potenciar, facilitar o estimular el proceso resiliente en una situación laboral. Finalmente, se examinan las repercusiones de la activación de un proceso resiliente en la promoción de la salud laboral. / The present work tackles psychosocial health's promotion through resilience's paradigm and Viktor Frankl logotherapy's contributions. Its aim has been to describe and to analyze how a resilient process is developed in the educational labour environment. Concretely, it describes the change process experienced by a secondary school faced by a difficult context and in what way it has been able to be reborn and to leave strengthened. We have analyzed how the resilient process is activated, the nature of the implied factors, the relationship that is settled down among these and how they interact in order to achieve a positive adaptation. We have opted for a qualitative methodology by means of an ethnographic orientated case study method.The work contributes an analysis model of the resilient process that has been useful to specify the resilience concept in the labour environment, as well as to integrate the picked up information in the field work. In the conclusions it discusses the noethic or spiritual dimension, the search for meaning and the positive linking in the activation of the resilient process. It is equally emphasized the importance of leadership and the existing interaction between personal and organizational resilience. Possible strategies are also suggested for strengthening, facilitating or stimulating the resilient process in a labour situation. Finally, repercussions of resilient process activation are examined in the promotion of labour health. / In der hier vorliegenden Doktorarbeit geht es um die Förderung der psychosozialen Gesundheit, ausgehend von dem Resilienzparadigma und Viktor Frankls Logoteraphie. Ziel der Arbeit ist die Beschreibung und Analyse, wie sich ein Resililenzablauf im Lehrarbeitszusammenhang entwickelt. Im Konkreten wird der Wandelprozess beschrieben, den eine Realschule in einem Schwierigkeitszussammenhang erfährt und wie sie wiedergeboren und erstarkt aus dieser Situation hervorgehen könnte. Wir haben analysiert, wie der Resilienzablauf aktiviert wird, die Natur der betroffenen Faktoren, die zwischen ihnen begründete Beziehung, und wie sie interagieren, um eine positive Anpassung zu erreichen. Wir haben uns für eine qualitative Methodologie entschieden, mittels einer ethnographisch orientierten Fallstudie.Die Arbeit liefert ein Untersuchungsleitbild des Resilienzablaufs, das bei der Präzisierung des Resilienzbegriffs im Arbeitsbereich, sowie für die Integration der in der Vorortarbeit gesammelten Daten als nützlich erwiesen hat. In den Schlussfolgerungen wird über die Rolle der nicht-ethischen oder geistlichen Dimension, die Sinnsuche und die positive Verbindung in der Resilienzablaufsaktivierung diskutiert. Ebenfalls wird die Bedeutung der Führung und der vorhandene Interaktion zwischen die eigenen und der organisatorischen Resilienz betont. Ferner werden mögliche Strategien vorgestellt, um den Resilienzablauf in einer Arbeitssituation zu verstärken, zu ermöglichen oder zu motivieren. Schlieβlich werden die Auswirkungen der Aktivierung eines Resilienzablaufs in der Förderung der Arbeitsgesundheit übergeprüft.
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