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LA CREAZIONE DI VALORE NELLE PARTERSHIP TRA IMPRESE E AZIENDE NON PROFIT / Value creation in partnership between profit and non profit

ANZIVINO, ALESSIA 11 March 2016 (has links)
La tesi, che si compone di tre paper strettamente collegati tra loro, si pone l’obiettivo di valutare e analizzare come le collaborazioni tra imprese e aziende non profit possano creare valore per gli attori coinvolti nella partnership stessa e per l’ambiente circostante. Il primo paper della tesi analizza il tema della creazione di valore nelle collaborazioni tra imprese e aziende non profit dal punto di vista della letteratura: in particolare, partendo dall’analisi della letteratura riferita alla creazione di valore nel marketing, e considerando il tema delle relazioni interorganizzative e dell’approccio dell’”impresa vivente”, si è arrivati a definire la creazione di valore, sempre in base ai riferimenti presenti in letteratura, in riferimento a questa tipologia di collaborazioni. Il secondo paper presenta, attraverso un’analisi quantitativa condotta su un campione di imprese e aziende non profit che effettuano collaborazioni tra loro, una serie di ipotesi che arrivano a definire il valore creato da questa tipologia di collaborazioni e che prendono in considerazione alcuni costrutti come la fiducia interorganizzativa, la fiducia interpersonale, la comunicazione interorganizzativa, il livello di collaborazione, la creazione di valore e l’alleanza dei brand. Il terzo paper presenta quattro casi studio che fanno riferimento a tre cluster in cui si è stato suddiviso il database costruito per il secondo paper. Partendo dalla definizione delle caratteristiche di un network innovativo, i casi sono stati studiati al fine di valutare l’impatto della collaborazione sul territorio, in una logica di marketing territoriale e di creazione di valore per il territorio in cui operano. / The thesis, which consists of three inter-related papers, aims to evaluate and analyze how the collaboration between business and non-profit organizations can create value for the partners themselves, for the stakeholders and for the environment. The first paper of the thesis analyzes the theme of value creation in collaborations between businesses and non-profit organizations from the point of view of literature, in particular, starting from an analysis of the literature related to the creation of value in marketing, and considering the issue of relations inter organizational and approach of ''living enterprise", the rest of the paper defines the creation of value, always according to the references in the literature, of these collaborations. The second paper presents, through a quantitative analysis conducted on a sample of businesses and non-profit organizations that carry out cooperation between them, a number of hypothesis that come to define the value created by this type of cooperation and taking into account some constructs like inter organizational trust, interpersonal trust, inter organizational communication, the level of cooperation, the creation of value and the alliance of brands. The third paper presents four case studies that refer to three clusters in which the database, built for the second paper, has been split. Starting from the definition of the characteristics of an innovative network, the cases have been investigated in order to assess the impact of collaboration on the ground, in a logic of local marketing and value creation for the area in which they operate.
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Estudo da motivação das decisões judiciais no século da jurisdição: uma reavaliação do momento jurisprudencial do direito / Studio sulla motivazione delle decisioni giudiziali nel secolo della giurisdizione

Silva, Ana de Lourdes Coutinho 11 June 2010 (has links)
Trata-se de tese de doutorado em que a autora faz um estudo sobre a motivação das decisões judiciais, no intuito de analisar as peculiaridades que a argumentação jurídica adquiriu em um momento de intensa criação judicial do direito e de valorização dos precedentes judiciais. A primeira parte do trabalho avalia a concepção atual de jurisdição em contraposição à visão clássica, focalizando os reflexos da argumentação jurídica na jurisdição do Estado contemporâneo. A segunda parte aborda o perfil do julgador no século que se convencionou chamar de século da jurisdição. É discutida a função criativa que o juiz desempenha diante da interpretação de cláusulas gerais e conceitos indeterminados, e os limites da criatividade judicial em face do dever constitucional de motivar as decisões. Na terceira etapa do estudo são feitas considerações acerca do perfil histórico da motivação, especificamente a exigência da motivação da sentença no processo civil romano, no direito canônico e, por último, a influência das fontes lusitanas sobre a motivação da sentença no direito brasileiro. Na quarta parte, a autora mostra uma perspectiva constitucional da motivação, garantia em um Estado Democrático de Direito e manifestação do devido processo legal substancial, como limitação do poder jurisdicional. A quinta parte examina a motivação sob a perspectiva da técnica processual, com diversos subitens, onde são estudados, dentre outros aspectos, o conteúdo da motivação, a motivação e os julgamentos feitos com base na equidade, com base em súmula vinculante e com a utilização de máximas da experiência. Há um item específico sobre vício da motivação e coisa julgada. Analisa-se também a deficiência da motivação como fator de atraso da prestação jurisdicional, as recentes reformas legislativas processuais e a valorização dos precedentes judiciais e, finalmente, a nítida aproximação que vem ocorrendo entre o nosso sistema de civil law com o sistema de common law. A sexta e última parte do trabalho aborda o que a autora denomina de momento jurisprudencial do direito. No primeiro subitem, percorre-se todo o trajeto desde a codificação até a superação do modelo positivista e o aumento do espaço para o papel criativo dos julgadores. No segundo subitem, é feito um enfoque da motivação no contexto do direito moderno, mostrando a insuficiência do raciocínio silogístico na aplicação do direito e a busca pelo juiz do resultado mais justo para a solução do caso concreto, concluindo por uma mudança de paradigma na era pós-positivista, que coloca a motivação das decisões no rol das prioridades no estudo do processo civil e obriga a uma releitura da sua função e importância. / Si tratta della tesi di dottorato in cui l\'autrice fa uno studio sulla motivazione dele decisioni giudiziali, nell\'intuito di analizzare le peculiarità che l\'argomentazione giuridica ha acquisito in un momento di intensa creazione giudiziale del diritto e di valutazione dei precedenti giudiziali. La prima fase del lavoro valuta la concezione attuale della giurisdizione in contraposizione alla visione classica, focando i riflessi dell\'argomentazione giuridica dello Stato contemporaneo. La seconda parte si referisce al profilo del giudice nel secolo che si è convenzionato chiamare di secolo della giurisdizione. É discussa la funzione creativa che il giudice ha effetuato dinanzi dell\'interpretazione di clausole generali e concetti indeterminati ed i limiti della creatività giudiziale davanti al dovere costituzionale di motivare le decisioni. Nella terza tappa dello studio sono fatte considerazioni sul profilo storico della motivazione, specificamente l\'esigenza della motivazione della sentenza nel processo civile romano, nel diritto canonico e, per ultimo, l\'influenza delle fonti lusitane sulla motivazione della sentenza nel diritto brasiliano. Nella quarta parte, l\'autrice mostra una prospettiva costituzionale della motivazione, garanzia in uno Stato Democratico di Diritto e manifestazione del dovuto processo legale sostanziale, come limitazione del potere giurisdizionale. La quinta parte esamina la motivazione sotto la prospettiva della tecnica processuale, con diverse voci, ove sono studiati, fra altro, il contenuto della motivazione, la motivazione e i giudizi fatti con base nell\'equità, nelle sumole vincolanti e con l\'utizzo di massime di sperienza. C\'è una voce specifica sul vizio della motivazione e cosa giudicata. Si analizza inoltre la deficenza della motivazione come fattore del ritardo della prestazione giudiziale, le recenti riforme legislativi e la valutazione dei precedenti giudiziali e, finalmente, la nitida vicinanza fra il nostro sistema di civil law ed il sistema di common law. La sesta ed ultima parte del lavoro si riferisce a quello che l\'autrice chiama di momento giurisprudenziale del diritto. Nella prima voce, si percorre tutto il tragitto dalla codificazione fino alla superazione del modello positivista e l\'aumento dello spazio per il ruolo creativo dei giudici. Nella seconda voce, è fatto un rilievo della motivazione nel contesto del diritto moderno, mostrandol\'insuficenza del ragionare silogístico nell\'aplicazione del diritto e la ricerca dal giudice del risultato più giusto alla soluzione del caso concreto, concludendo per um cambiamento di paradigma nell\'era postpositivista, che mette la motivazione delle decisioni nell\'elenco delle priorità nello studio del processo civile ed obbliga ad una rilettura della sua funzione ed importanza.
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Esthétiques de la "Mondialité" sur les scènes contemporaines. Corps et écritures du déplacement. Pippo Delbono, Koffi Kwahulé, Bernardo Montet et Robyn Orlin / Aesthetics of the «Mondialité» in the contemporary scenes. Body and writing of the move. Pippo Delbono, Koffi Kwahulé, Bernardo Montet et Robyn Orlin / Estéticas da “Mondialité” nas cenas contemporâneas. Corpo e escrituras do deslocamento. Pippo Delbono, Koffi Kwahulé, Bernardo Montet et Robyn Orlin / Estetiche della «Mondialité» nelle scene contemporanee. Corpo e escrituras dellospostamento. Pippo Delbono, Koffi Kwahulé, Bernardo Montet e Robyn Orlin

Elizéon-Hubert, Isabelle 29 November 2017 (has links)
Au sein de notre contemporanéité mondialisée, la vitesse des flux, des échanges et des transferts culturels se sont accrus. Dans ce contexte caractéristique de notre modernité, il existe des figures dominant le paysage: les figures du déplacement. Elles s'incarnent en de multiples identités et représentations et se retrouvent face à une forme de flexibilité ou d'urgence où la question de la frontière a pris une place prépondérante. Dans ce contexte, la question de la déterritorialisation des corps, des identités et des imaginaires est devenue un enjeu important qui altère et transforme les notions de constance et de stabilité dans la création et les langages scéniques. Les transferts artistiques et culturels peuvent ainsi être perçus comme le résultat de déplacement dont la nature aléatoire mettrait à l'épreuve la création et ses processus. Dès lors, l’œuvre scénique serait à envisager comme un lieu de convergence au sein duquel se rencontreraient de multiples visions du monde et de l'humain. Il deviendrait alors essentiel d'appréhender la question du déplacement physique et symbolique dans une dynamique relationnelle où le rétrécissement des espaces et du temps n'aurait de sens que dans une conscience de notre appartenance au Tout-Monde, conceptualisé par Édouard Glissant. Réfléchir aux formes et aux mutations des représentations et des écritures inscrites dans la "Mondialité" serait donc participer au décryptage de la complexification des modalités et des processus de création scénique en posant comme condition à ces processus une pensée du déplacement et de la traduction. Cette pensée, à la fois esthétique et éthique, ouvrirait la voie à la sauvegarde de la diversité des imaginaires nécessaires à toute création. / In our globalized contemporaneity, the speed of flows, exchanges and cultural transfers have increased. In this characteristic context of our modernity, there are figures dominating the landscape: the figures of travel and movement. They are incarnated in many identities and representations and meet some form of flexibility or emergency where the question of the frontier has taken a significant place. In this context, the question of the deterritorialisation of bodies, identities and imaginaries has become an important issue that alters and transforms the notions of constancy and stability in creation and scenic languages. Artistic and cultural transfers can consequently be perceived as the result of moving whose random nature would test the creation and its processes. In this way, the stage work should be considered as a place of convergence in which many visions of the world and the human are to be found. Then it would become essential to grasp the question of physical and symbolic move in a relational dynamic in which the narrowing of spaces and time would have meaning only in a consciousness of our belonging to the Tout-Monde, conceptualized by Édouard Glissant. To reflect on the forms and mutations of the representations and writings, inscribed in the "Mondialité", it would be to participate in the making sense of the complexification of the modalities and processes of scenic creation, by positing as a condition to these processes a thought of move and translation. This aesthetic and ethical thought would open the way to safeguarding the diversity of imaginaries necessary for all creation. / Em nossa contemporaneidade globalizada, a velocidade dos fluxos, trocas e transferências culturais aumentou. Neste contexto, característico da nossa modernidade, há figuras que dominam a paisagem: as figuras do deslocamento. Elas são encarnadas em múltiplas identidades e representações e encontram-se diante de uma forma de flexibilidade ou urgência, onde a questão da fronteira ocupa um lugar predominante. Neste contexto, a questão da desterritorialização de corpos, identidades e imaginários tornou-se uma questão importante que altera e transforma as noções de constância e estabilidade na criação e nas lingagens cênicas. As transferências artísticas e culturais podem assim ser percebidas como resultado do deslocamento cuja natureza aleatória testaria a criação e seus processos. Daqui em diante, o trabalho do palco deve ser considerado como um lugar de convergência em que muitas visões do mundo e do ser humano estão encontradas. Seria então essencial compreender a questão do deslocamento físico e simbólico em uma dinâmica relacional em que o estreitamento dos espaços e do tempo teria significado apenas na consciência de nossa pertença ao Tout-Monde, conceituado por Édouard Glissant. Refletir sobre as formas e mutações das representações e escrituras inscritas na "Mondialité", seria participar na decriptagem da complexificação das modalidades e dos processos de criação cênica, propondo como condição para esses processos um pensamento de deslocamento e de tradução. Este pensamento, tanto estético como ético, abriria o caminho para preservar a diversidade dos imaginários necessários para qualquer criação. / Nella nostra contemporaneità globalizzata, la velocità dei flussi, degli scambi e dei trasferimenti culturali è aumentata. In questo contesto caratteristico della nostra modernità, ci sono figure che dominano il paesaggio: le figure dello spostamento. Sono incarnate in molte identità e rappresentazioni e si trovano di fronte a una forma di flessibilità o urgenza in cui la questione della frontiera ha preso un posto di rilievo. In questo contesto, la questione della deterritorializzazione dei corpi, delle identità e degli immaginari è diventata una questione importante che altera e trasforma le nozioni di costanza e stabilità nella creazione e nei linguaggi scenici. I trasferimenti artistici e culturali possono perciò essere percepiti come conseguenza dell' spostamento in cui la natura casuale avrebbe messo alla prova la creazione e suoi processi. D'ora in poi, il lavoro scenico dovrebbe essere considerato come un luogo di convergenza in cui si possono trovare molte visioni del mondo e del essere umano. In questo, sarebbe diventato essenziale de capire la questione del spostamento fisico e simbolico in una dinamica relazionale in cui il restringimento dello spazio e del tempo avrebbe senso solo nella coscienza di appartenenza nel Tout-Monde, concettualizzato da Édouard Glissant. Riflettere sopra le forme e trasformazioni delle rappresentazione e scritture incisi nella "Mondialité" sarebbe quindi partecipare della decrittazione della complessità dei termini e processi delle creazione sceniche, posizionando come condizione per questi processi un pensiero di spostamento e traduzione. Questo pensiero, sia estetico che etico, apre la strada a salvaguardare la diversità degli immaginari necessari per qualsiasi creazione.
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SOPRA IL "DE OPIFICIO MUNDI" DI GIOVANNI FILOPONO / About John Philoponus' "De opificio mundi"

OTTOBRINI, TIZIANO 04 April 2016 (has links)
I sette libri del "De opificio mundi" dell'alessandrino Giovanni Filopono (metà VI p.Ch.) sono il primo commento speculativo alla pericope cosmopoietica del Genesi mediante la fruizione di categorie filosofiche aristoteliche. Presentandone la prima traduzione italiana, si illustra il conato di novità che il Filopono esercita nell'esegesi biblica giacché interpreta Genesi non già attraverso il paradigma demiurgico del "Timeo" platonico, come in àmbito giudaico (Aristobùlo e Filone Ebreo) e nella produzione esameronale patristica (Cappàdoci), bensì attingendo alle opere fisiche e logiche dello Stagirita. Invece della struttura mitico-allegorica sottesa alla lettura cristiana del "Timeo" si impone l'approccio analitico di Aristotele: Filopono rifiuta l'interpretazione allegoretica, impiegando l'argomentazione sillogistico-deduttiva dell'"Organon" aristotelico, ricorrendo a filosofemi cardinali in Aristotele e nella tradizione scientifica che dal medesimo fiorì in Alessandria. Così Filopono in-venta un nuovo modello esegetico: superando l'allegorismo tradizionale (arbitrario e infedele al messaggio rivelato) e il letteralismo della scuola antiochena di Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto, Cosma (banalizzante e senza metodo critico) Filopono conia un letteralismo metodologicamente forte, ove il metodo proviene formalmente dalla logica aristotelica e contenutisticamente dalla fisica aristotelica. Già commentatore dello Stagirita, Filopono fa incontrare Rivelazione e filosofia aristotelica, lasciando nel "De opificio mundi" un singolarissimo prodromo della scolastica cristiana. / The present essay is meant to illustrate the philosophical and exegetic work intitled "De opificio mundi" (seven books) written by John Philoponus in Alexandria in the middle of the sixth century A.D. about the kosmopoiesis of the first chapter of Genesis. It is argued this treatise is the first evidence of Biblical exegesis led not according to Plato's "Timaeus" but according to Aristotelian corpus, specially "Physics" and "Organon". Philoponus rejects the allegorical method based upon demiurgic "Timaeus" since he thinks it is arbitrary and untrue compared with the Revelation literalism; therefore Philoponus passes the limit of Aristoboulos, of Philo's "De opificio mundi" and also the limit of Christian tradition of Hexaemerons (Fathers of the Church just like Cappadocians). Philoponus replaces allegorism with a new kind of Biblical literalism: not the trivializing one led by the school of Antioch (Theodore of Mopsuestia, Theodoret of Cyrrhus, Cosmas Indicopleustes) but a scientific and methodic literalism relied on Aristotelian logic and on the (meta)physical concepts derived from Aristotle (kinesis, dynamis, hexis, hypokeimenon, etc.); so "De opificio mundi" has a syllogistic and deductive structure, not a mythic-allegorical one. Last philosopher in Late Antiquity, Philoponus is in-ventor of a striking Christian-Aristotelian scholasticism.

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