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Giovani rom e dinamiche di genere: tecniche e strumenti per la ricerca azione / Roma Youth and Gender Dynamics: Techniques for Action Research

MARCU, OANA 04 March 2011 (has links)
La ricerca approfondisce il processo di costruzione di identità di genere ed etniche in migrazione, attraverso l’intreccio di più assi di rappresentazione delle proprie appartenenze: l’asse dell’etnia, del genere e della classe. L’approccio metodologico parte dalla ricerca-azione per proporre un modo di condurre ricerca impegnato, relazionale, emozionale, il cui scopo è promuovere individui e gruppi in logiche di empowerment sociali. Il metodo privilegiato è l’etnografia, svolta in contesto transnazionale, basata sulla costruzione di relazioni di fiducia e combinando metodi visuali, interviste biografie e ricerca tra pari per ricomporre il quadro multifaccettato dell’esperienza dei giovani migranti e raggiungere un’ampia gamma di attori impegnati, con ruoli diversi, nella realtà studiata. L’esperienza migratoria dei giovani rom connette il Sud Ovest della Romania a Milano, attraverso dei circuiti e legami di parentela transnazionali. I giovani partecipanti nella ricerca sono coinvolti nello spazio delle economie della strada, praticano quotidianamente l’elemosina, la musica di strada o il borseggio. Alcune pratiche, nell’incontro tra gruppi in migrazione, si polarizzano in posizioni antitetiche, arrivano a simboleggiare la tradizione e a mediare la differenza tra i rom e i non-rom oppure tra gruppi diversi di rom. Tale lo statuto delle pratiche di genere associate alla verginità, ai matrimoni e al controllo dei corpi e della sessualità delle giovani ragazze. Attraverso il mantenimento della forte distinzione tra le traiettorie di genere, gruppi portatori di stigma rivendicano attributi identitari valorizzati: una sistemazione famigliare essenzialmente diversa, utilizzata discorsivamente per riproporre la differenza, in termini etnici e di statuto, nei confronti del gruppo “maggioritario”, e degli altri gruppi rom. Giovani uomini e donne contestualizzano gli scenari, le stilistiche dell’esistenza, associate alla tradizione come all’“occidentalizzazione”, e separano le loro performance di genere tra i diversi spazi della loro vita in migrazione. Definiscono nuove appartenenze in grado di costruire identità valorizzate e ricompongono permanentemente il sistema di pratiche, in un continuo dialogo tra “noi” (i gruppi di appartenenza) e “io” (l’identità individuale). / The research is focused on the process of gender and ethnic identity construction in migration, on multiple axes that represent migrant’s belongings: ethnicity, gender, and class. The methodological approach is based on the action research perspective and proposes an engaged, emotional and relational way of doing research, in order to promote individuals and groups in social empowerment processes. The privileged method is ethnography, in a transnational context, based on building relationships of trust with participants and combining visual methods, biographical interviews, and peer research in order to narrate the complex picture of migrant youth experiences and to reach all the actors involved. Young Roma’s migratory experience connects the South West of Romania to Milan, in transnational circuits and kinship networks. The participants are involved street economies: they beg, play music, or pickpocket on a daily basis. Some of the practices, in the encounters between groups in migration, come to symbolize tradition and mediate difference between Roma and non-Roma, or between different groups of Roma. Such are the practices related to the virginity of young girls, matrimonies and the control over the bodies and sexuality of young girls. By maintaining strong distinctions between gendered life paths, stigma afflicted groups reclaim valued identity attributes related to an essentially different family order, discursively used in order to re-state ethnic and status differences between “us”, the “majority” group, and other Roma groups. Young men and women contextualize these scenarios, the traditional as well as occidental “stylistics of existence”, and separate their gendered performances in the various spaces of their migrant life. They define new belongings able to construct valued identities and permanently challenge the systems of practice, in a continuous dialogue between “us” (in-group) and “I” (individual identities).
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FOOD IMMERSION. LE RAPPRESENTAZIONI DEL CIBO E DEL RISCHIO ALIMENTARE NELLA SFERA PUBBLICA / FOOD IMMERSION. LE RAPPRESENTAZIONI DEL CIBO E DEL RISCHIO ALIMENTARE NELLA SFERA PUBBLICA / FOOD IMMERSION. SOCIAL REPRESENTATIONS OF FOOD AND RISK IN THE PUBLIC SPHERE

RUBIN, ANDREA 17 May 2018 (has links)
Il lavoro di tesi consiste in una ricerca empirica sulla comunicazione del tema alimentare. Attorno al cibo si sono recentemente aggregati molti interessi: sociali, economici, industriali, commerciali, politici, mediatici ma anche scientifici. Si tratta di questioni importanti che coinvolgono l’opinione pubblica e attraggono l’attenzione dei media. In una società fortemente mediatizzata diventa rilevante osservare come il discorso pubblico sul cibo e l’alimentazione vada configurandosi nella sfera pubblica. Inoltre, l’insorgenza di numerosi progetti tecnoscientifici che coinvolgono il settore alimentare non possono non suggerire di guardare al cibo, e al suo simbolismo, come un oggetto privilegiato attraverso cui osservare anche i rapporti tra scienza, tecnologia e società. In questo studio si è iniziato a esplorare le caratteristiche della narrazione e della presenza del tema alimentare nell’arena pubblica attraverso un'analisi dei maggiori quotidiani italiani. Una prima analisi longitudinale, nel periodo 1992-2013, ha identificato – attraverso un’innovativa procedura di analisi testuale (topic detection) - la presenza di alcuni temi emergenti. Successivamente, si è proceduto a focalizzare la nostra attenzione sull'ultimo periodo (2010-2016), al fine di concentrarsi sulla maggior parte degli eventi recenti e di verificare se il discorso mediale sul cibo e l’alimentazione abbia assunto nuova rilevanza o nuove forme nell'agenda dei media e nella discussione pubblica. Il lavoro di ricerca si compone di altre due tipi differenti di analisi: da un lato, si discuteranno i risultati emersi dalla realizzazione di tre focus group che ci hanno fornito utili indicazioni sul rapporto tra cibo, media e opinione pubblica; dall’altro abbiamo cercato di individuare una relazione tra copertura mediatica e atteggiamenti espressi dall’opinione pubblica utilizzando un «indice di rischio» e i dati provenienti da alcune survey europee. / Thesis work consists in empirical research on the communication of the food theme, in a techno-scientific framework. Recently, nutrition has been linked to a lot of interests: social, economical, industrial, commercial, political, media but also scientific ones. These are significant issues that concern the public opinion and attract the media attention. In a society that revolves strongly around media, it becomes relevant to observe how the public discourse on themes like food and nutrition is being shaped among the public sphere. In addition, the rising of several techno-scientific projects that concern the field of nutrition cannot help but suggest to look at nutrition, and its symbolism, like a privileged object through which one can also observe the existing ties between science, technology and society. This study started by exploring the characteristics of the narrative of the food theme and its presence in the public arena through an analysis of the main Italian daily newspapers. One former longitudinal analysis, in the time-span 1992-2013, found- through an innovative tool of textual analysis ( topic detection)- the presence of some emerging themes. Next, we shifted our attention to the last period (2010-2016), with the aim to focus on the majority of the recent events and to verify whether the media discourse on food and nutrition gained new relevance or forms in the media agenda and in the public discussion. The research work is composed of two other different kind of analysis: on the one hand, it will discuss the emerging results from three focus groups that provided useful indications on the relationship between food, media and the public opinion; on the other hand, we sought to identify a relation between media coverage and the attitudes of the public opinion by adopting a “risk indicator” and the data from certain European surveys.
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Os velhos casarões de Antônio Prado : processos culturais, patrimônio e conflito

Buchebuan, Terezinha de Oliveira 06 October 2010 (has links)
Este estudo trata do conflito gerado pelo ato de tombamento do Conjunto Arquitetônico e Urbanístico de Antônio Prado. A abordagem de discursos heterogêneos em suas condições de produção documentos técnicos, entrevistas sociolinguísticas e reportagens jornalísticas e, temporalmente antes, durante e após o ato de tombamento -, a partir de uma perspectiva sociológica, subsidiou o entendimento do contexto cultural envolvido nesse ato. Sob este ponto de vista, foram identificados os sujeitos e os agentes enredados na crise gerada pela ação de preservação imposta por um órgão estatal. Os lugares de fala dos envolvidos no processo refletiram suas posições no campo social e propiciaram um mapeamento das representações e sentidos atrelados às edificações tombadas. Os embates ideológicos resultaram em contradições acerca dos valores atribuídos a elas - patrimônio histórico e artístico ou "casas velhas" - e revelaram o conflito entre os interesses públicos e os individuais. Isso não impediu que os velhos casarões, produtos arquitetônicos da cultura particular de uma região, por uma ação de distintividade étnica pronunciada ou institucionalizada, se tornassem uma marca da representação da italianidade ou da nacionalidade. / Submitted by Marcelo Teixeira (mvteixeira@ucs.br) on 2014-06-03T16:57:00Z No. of bitstreams: 1 Dissertacao Terezinha de Oliveira Buchebuan.pdf: 7753891 bytes, checksum: 3fcc336daf8b6516968d4d3ee11e105f (MD5) / Made available in DSpace on 2014-06-03T16:57:00Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Dissertacao Terezinha de Oliveira Buchebuan.pdf: 7753891 bytes, checksum: 3fcc336daf8b6516968d4d3ee11e105f (MD5) / Questo studio riguarda il conflitto nato dalla decisione di vincolare il Complesso Architettonico e Urbanistico di Antônio Prado. L´approccio di discorsi eterogenei nelle loro condizioni di produzione documenti tecnici, interviste sociolinguistica e articoli giornalistici e, temporaneamente prima, durante e dopo l´atto del vincolo , attraverso una prospettiva sociologica, ha favorito la comprensione del contesto culturale coinvolto. Da questo punto di vista sono stati identificati i soggetti e gli agenti coinvolti in questa crisi causata dall´azione di preservazione imposta da un ente di stato. Il discorso dei coinvolti in questo processo ha riflesso le loro posizioni in campo sociale e ha fornito una mappatura delle rappresentazioni e significati legati agli edifici vincolati. Gli scontri ideologici provocano contraddizioni sui valori attribuiti a questi edifici - patrimonio storico e artistico o "vecchie case" - e hanno rivelato il conflitto tra interessi pubblici e privati. Questo non ha impedito che i vecchi palazzi, complessi architettonici della cultura tipica di una regione, a causa di una distinzione etnica pronunciata o istituzionalizzata, diventassero un segno di rappresentazione di italianità o di nazionalità.
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Creazione e Condivisione di Valore in Ghana - un Approccio Strategico per il Business Sostenibile in un Paese in Via di Sviluppo / CREATING AND SHARING VALUE IN GHANA - STRATEGIC APPROACH TO SUSTAINABLE BUSINESS IN A DEVELOPING COUNTRY

ZOUGBA, ISSIAKA 14 September 2017 (has links)
Approcci strategici come lo shared value e il social impact vengono considerati strategie organizzative innovative in grado di ridurre il divario fra business e società facendo leva sulla sostenibilità. Seppur motivati da postulati promettenti, essi vengono spesso biasimati perché considerati scarsamente rilevanti o efficienti. La tesi analizza come alcune organizzazioni che hanno sottoscritto l’idea della creazione di valore condiviso siano in grado o meno di produrre benefici per loro stessi e per le comunità circostanti. Lo studio usa la metodologia del case study per indagare due multinazionali e quattro PMI in Ghana. La ricerca adotta un approccio multidisciplinare allo studio organizzativo e strategico per esaminare le insidie dell’azione strategica in Ghana. Essa analizza il modo in cui i principi socioeconomici locali condizionano le scelte strategiche e la performance organizzativa. Il contributo maggiore della tesi è l’introduzione di una versione rivisitata del sistema di azione concreto (Crozier e Friedberg), per identificare le strategie di creazione di valore condiviso e impatto sociale efficientemente radicate nel contesto. Inoltre, la ricerca dimostra che i principi socioeconomici locali sono dei meccanismi dinamici di resilienza messi in atto per mezzo di controllo, collusione, negoziazione e resistenza. / Strategic frameworks like shared value or social impact creation have been posited as innovative organizational strategies capable of mending the gap between business and society through inclusive sustainability. If their claims are promising, they still face much criticism concerning their relevance and effectiveness. The dissertation investigates how organizations which have endorsed the idea of shared value creation are efficient, or not, at yielding benefits for themselves and their host communities. It uses the case study methodology to explore four SMEs and two multinational companies in Ghana. The research builds on a multidisciplinary approach to organizational behavior and strategy to dig to ground the pitfalls of strategic action in Ghana, an epitome of the recent Africa Rising narrative. It scrutinizes the way local socioeconomic mores affect strategic choices and organizational performance. The major contribution of the thesis is to introduce a revisited version of Crozier and Friedberg’s concrete system of action for efficiently embedded strategies of shared value and social impact creation. With this, the work reveals that local socioeconomic mores are dynamic resilience mechanisms of control, collusion, bargaining, and/or resistance, which strategists must take account of in designing sustainable strategies, especially in Sub-Saharan Africa.
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Componenti culturali nei siti neolitici emiliani tra Neolitico Recente e Finale. / Composantes culturelles néolithiques en Emilie entre le milieu du Véme et le debut du IVéme millénaire avant J.C. / Cultural components in the recent and late Neolithic sites of Emilia (Italy).

Maffi, Maria 03 July 2014 (has links)
La période examinée dans la recherche est un des rares moments de la préhistoire italienne où les traces archéologiques permettent d’identifier l’arrivée de groupes allochtones concomitamment à la désagrégation d’un monde indigène de tradition ancienne. Les travaux concernant cette phase du Néolithique italien se réfèrent principalement aux observations de Bagolini (Bagolini et Biagi, 1987; Bagolini, 1998), reprises par plusieurs auteurs (par exemple Barfield et alii 2000), qui présentent un tableau très multiforme de l’Italie du nord, créé par l’interaction entre les peuples indigènes, relevant de la Culture des Vases à Bouche Carrée (« VBQ ») (chapitre 1), et ceux du Chasséen (Chapitre 2), venant de la France actuelle, en plus des apports des Alpes du nord, qui acquirent un poids croissant au fil du temps. La rencontre, qui s’effectua dans chaque région d’une façon et dans des temps différents entre le milieu du Ve et le milieu du IVe millénaire avant J.C., semble s’être produite par des voies côtières et transalpines en raison surtout des échanges de matières premières (pierres vertes, obsidienne, silex), mais aussi à cause de certaines compétences technologiques. Au même moment, dans le monde Chasséen dont la variabilité diachronique et spatiale est bien connue (Vaquer, 1990; Beeching, 1995, 2002; Sargiano et alii 2010), on a aussi identifié des spécificités régionales de plus en plus marquées, qui révèlent un modèle de diffusion complexe, et dont on doit tenir compte également pour comprendre les phénomènes italiens (chapitre 2). Donc, si le cadre de référence proposé par Bagolini dans les années ‘80 reste grosso modo acceptable, le développement du débat culturel, les découvertes récentes et l'étude des nouveaux sites réalisée dans ce travail de Thèse, devraient nous permettre d‘enrichir la documentation de référence et de préciser l’éventail des rapports entre la population indigène et les gens qui venait d’ailleurs. L’interprétation de ces nouvelles interactions peut donner la possibilité d’expliquer les grands changements culturels dans le Néolithique occidental dans la première moitié du IVe millénaire, produisant des expériences dans lesquelles on distingue aujourd’hui surtout des signes de discontinuité avec les traditions précédentes (Ferrari et alii 2002) (Chapitre 7-8). L’Emilie, à en juger depuis les données disponibles sur les sites du Néolithique récent et final (chapitre 4-7), représente un carrefour de tous les apports directs et indirects cités ci-dessus. La preuve en est la variabilité culturelle bien marquée que l’on constate entre les sites, même quand ils se trouvent géographiquement rapprochés. Cette variabilité est due soit à l’entrecroisement de traditions culturelles complexes, soit aux différences chronologiques, en considérations des très rapides changements qui caractérisent l’époque considérée (Bagolini, 1981). L’Emilie représente, donc, un territoire privilégié d’observation pour évaluer les modalités de rencontre entre les divers groupes humains qui ont interagi en Italie septentrionales pendant la période examinée. Les contextes de l’Emilie faisant objet de cette recherche sont les sites, inédit et publié, dans les provinces de Piacenza, Parme et Reggio Emilia, chronologiquement attribuables aux derniers siècles du cinquième millénaire et la première moitié du quatrième BC cal. En particulier Sant’Andrea di Travo (Chapitre 5), Le Mose (chapitre 4) et Vignola (chapitre 7) dans le département de Plaisance, Botteghino (Chapitre 6) e Vighi (chapitre 7) à Parma et S.Ilario d'Enza (chapitre 7) dans la province de Reggio Emilia. L'étude s'est concentrée sur l'analyse des industries céramiques, à la fois d'un point de vue typologique et technologique (chapitre 3) afin d'essayer de mieux définir la chronologie des différents sites. ... / The period under review is one of the few moments of Italian prehistory in which the archaeological record permits determination of the arrival of foreign-born groups in conjunction with the disintegration of an indigenous world of ancient tradition. Studies related to this phase of the Neolithic mainly refer to the observations of Bagolini (Bagolini and Biagi 1987; Bagolini 1998) taken from various other authors (Barfield et al 2000), which outline a framework for northern Italy multifaceted , created by the interaction between the people of the local culture of Square Mouth Pottery and people of culture Chassey from France, as well as by contributions from the North Alpine acquiring increasing importance over time (Chapter 1). The meeting, which took place from area to area at different times and different ways between half V millennium and half IV millennium BC, seems to have produced along the coastal and transalpine paths especially related to the exchange of raw materials (green stones, obsidian, flint), but also of technological expertise.In reading these new interactions, therefore, is the ability to explain the crisis in the world of Western culture in the first half of the fourth millennium, whose disintegration develop experiences in which today stand out above all the traits of discontinuity with the earlier traditions (various Authors in Ferrari et al 2002a).The Emilia is a crossroads of all the direct and indirect contributions to the circles mentioned above. This is demonstrated by the marked variability observed in cultural sites are also close, attributed mainly to differences in chronological (Bagolini 1981), but also resulting complex interweaving of cultural routes.This region is therefore an area for privileged observation to assess how to meet, including conflict, interaction and assimilation between different human groups that have settled or still have covered the territory in the period under review. If the reference framework outlined by Bagolini in the 80s remains roughly shared, the development of the cultural debate, the recent discoveries in the study of the sites proposed by Emilian this PhD work will allow further information and updatesThe contexts Emilia object of this work are those published and unpublished due to the last centuries of the fifth millennium BC and the early fourth cal. In detail it is the site of S. Andrea in Travo (Chapter 5) and Le Mose in Piacenza (Chapter 4), Vignola Fiorenzuola (chapter 7), Box Office (Chapter 6) and Vighi and Parma (Chapter 7), S.ILARIO d'Enza (Reggio Emilia) (Chapter 7).The study focused on the analysis of the ceramic industry, from the point of view of both technological and typological (Chapter 3), in order to better define the internal chronology of the different sites.From this analysis were in fact identified a number of representative types, for which it has been proposed a relative chronology useful in order to reconstruct a chronological framework to realize the variability observed in Emilia at the turn of the fifth millennium BC.In this reading, the sites of Travo and Le Mose proved to be the most useful in the construction of this trial-type first of all because it is multi-staged sites. The study of the stratigraphy of Travo and Le Mose of the different settlement phases from the VBQ I to Late Neolithic, in fact, has provided important data for the evaluation of the different diachronic cultural indicators / Il periodo in esame è uno dei pochi momenti della preistoria italiana in cui il record archeologico consenta di individuare l’arrivo di gruppi alloctoni in concomitanza con la disgregazione di un mondo indigeno di antica tradizione. I lavori relativi a questa fase del Neolitico fanno principalmente riferimento alle osservazioni di Bagolini (Bagolini e Biagi 1987; Bagolini 1998) riprese da vari altri autori (ad es. Barfield et alii 2000), che delineano per l’Italia settentrionale un quadro molto sfaccettato, creato dall’interazione tra la gente della locale Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata e genti di cultura Chassey provenienti dall’attuale Francia, oltre che dagli apporti nord alpini che acquisiscono peso crescente nel tempo (Capitolo 1). L’incontro, verificatosi di zona in zona in tempi e modi diversi tra metà V e metà IV millennio a.C., sembra essersi prodotto lungo le vie costiere e transalpine legate soprattutto allo scambio di materie prime (pietre verdi, ossidiana, selce), ma anche di competenze tecnologiche.Nella lettura di queste nuove interazioni, quindi, sta la possibilità di spiegare la crisi del mondo di cultura occidentale nella prima metà del IV millennio, dalla cui disgregazione si sviluppano esperienze in cui oggi si distinguono soprattutto i tratti di discontinuità con le tradizioni precedenti (vari Autori in Ferrari et alii 2002a). L’Emilia, rappresenta un crocevia di tutti gli apporti diretti e indiretti dagli ambienti citati sopra. Lo dimostra la marcata variabilità culturale riscontrata in siti anche vicini, attribuita principalmente a differenze cronologiche (Bagolini 1981), ma anche derivante dall’intreccio di percorsi culturali complessi. Questa regione rappresenta quindi un’areale privilegiato di osservazione per valutare le modalità di incontro, tra conflittualità, interazione ed assimilazione, tra i diversi gruppi umani che si sono stanziati o hanno comunque interessato il territorio nel periodo in esame.Se il quadro di riferimento delineato da Bagolini negli anni ‘80 rimane a grandi linee condivisibile, lo sviluppo del dibattito culturale, i rinvenimenti recenti e lo studio dei siti emiliani proposto da questo lavoro di dottorato ne permettono approfondimenti ed aggiornamenti. Ad esempio, nello stesso mondo Chassey, di cui era già nota la variabilità diacronica e spaziale (Vaquer 1990, 2002; Beeching 1995, 2002), sono oggi individuate specifiche regionali sempre più marcate, che rivelano una matrice di diffusione nei territori italiani sempre più frazionata (Capitolo 2). I contesti emiliani oggetto di questo lavoro sono quelli inediti ed editi riconducibili agli ultimi secoli del V millennio ed ai primi del IV BC cal. In dettaglio si tratta del sito di S:Andrea a Travo (capitolo 5) e Le Mose a Piacenza (capitolo 4), Vignola a Fiorenzuola (capitolo 7), Botteghino (capitolo 6) e Vighi e Parma (capitolo7), S.ILario d'Enza (Reggio Emilia) (capitolo 7). Lo studio si è concentrato sulla'analisi dell'industria ceramica, da un punto di vista sia tecnologico che tipologico (capitolo 3), al fine di poter meglio definire la cronologia interna dei diversi siti. A partire da quest'analisi sono stati infatti identificati un certo numero di tipi rappresentativi, per i quali è stata proposta una cronolgia relativa utile per poi ricostruire un quadro cronologico che rendesse conto della variabilità riscontrata nell'areale emiliano nel periodo a cavallo del V millennio. In questa chiave di lettura, i siti di Travo e Le Mose si sono rivelati quelli più utili nella costruzione di questa crono-tipologia inanzitutto poichè si tratta di siti plurifase. Lo studio della stratigrafia verticale a Travo ed orizzontale a Le Mose delle diverse fasi insediative dal vbq I al Neolitico finale, ha fornito infatti dati importanti per la valutazione diacronica dei diversi indicatori culturali.
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ENVIRONMENTAL ACTIVISM AS IDENTITY PROJECT: THE CASE OF STUDENT ENVIRONMENTAL ASSOCIATIONS IN CHINA

FOSSATI, SERENA 01 March 2018 (has links)
Il progetto di ricerca analizza i tratti distintivi dell'identità ecologica promossa da associazioni ambientaliste cinesi e le relative pratiche coinvolte nel processo di gestione delle identità all’interno di piattaforme di social networking. Un secondo livello di analisi indaga le modalità con cui gli attivisti negoziano la loro identificazione con i progetti identitari ecologici attivati dalle organizzazioni di appartenenza. La ricerca etnografica si focalizza su dieci associazioni studentesche attive a Pechino. La metodologia qualitativa include interviste in profondità a membri delle organizzazioni, osservazioni partecipanti delle loro attività, l’analisi qualitativa del contenuto di post condivisi sui loro profili Sina Weibo e Wechat; e dei contenuti condivisi dai membri sui loro profili WeChat Moments tra febbraio e luglio 2016. I risultati rivelano identità ecologiche complesse ed elaborate. Lo studio propone una tassonomia tripartita dei progetti identitari, che include ‘sustainable lifestyle-related identities’, in riferimento alla responsabilità degli studenti nel ridurre il loro impatto ambientale (in relazione alla conservazione di acqua, energia, cibo e pratiche di viaggio sostenibili); ‘investigation-related identities', indicando l'impegno degli studenti nella comprensione delle questioni ambientali e nel contributo alla soluzione delle relative problematiche attraverso azioni concrete; ‘social identities’, riferendosi alla determinazione delle associazioni a occuparsi di questioni sociali, impegnandosi in progetti di beneficenza. / The study explores the distinctive features of the environmental identity promoted by Chinese students environmental associations (SEAs), and the social media practices involved in their identity management processes. A second level of analysis investigates how activists negotiate their identification with the environmental identity projects fostered by their organizations. The ethnographic research focuses on ten SEAs located in Beijing. The data collection process is based on extensive usage of in-depth interviews with staff members, participant observations of activities, and content analysis of materials posted on SEAs’ social media accounts (Sina Weibo, WeChat), and materials shared by members on their WeChat Moments over a six-month period (February- July 2016). Results reveal that SEAs environmental identities are plural and composite in themselves. I propose a tripartite taxonomy, which includes sustainable lifestyle-related identities, referring to the responsibility of students to reduce their carbon footprint, by addressing the sources of their impact (in relation to water, energy, food conservation, green travel practices); investigation-related identities, consisting in students’ meaningful engagement in the understanding of environmental issues, and contribution to their solution through concrete action; and social identities, referring to SEAs determination to be concerned about social issues, by engaging in charity projects.
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Os velhos casarões de Antônio Prado : processos culturais, patrimônio e conflito

Buchebuan, Terezinha de Oliveira 06 October 2010 (has links)
Este estudo trata do conflito gerado pelo ato de tombamento do Conjunto Arquitetônico e Urbanístico de Antônio Prado. A abordagem de discursos heterogêneos em suas condições de produção documentos técnicos, entrevistas sociolinguísticas e reportagens jornalísticas e, temporalmente antes, durante e após o ato de tombamento -, a partir de uma perspectiva sociológica, subsidiou o entendimento do contexto cultural envolvido nesse ato. Sob este ponto de vista, foram identificados os sujeitos e os agentes enredados na crise gerada pela ação de preservação imposta por um órgão estatal. Os lugares de fala dos envolvidos no processo refletiram suas posições no campo social e propiciaram um mapeamento das representações e sentidos atrelados às edificações tombadas. Os embates ideológicos resultaram em contradições acerca dos valores atribuídos a elas - patrimônio histórico e artístico ou "casas velhas" - e revelaram o conflito entre os interesses públicos e os individuais. Isso não impediu que os velhos casarões, produtos arquitetônicos da cultura particular de uma região, por uma ação de distintividade étnica pronunciada ou institucionalizada, se tornassem uma marca da representação da italianidade ou da nacionalidade. / Questo studio riguarda il conflitto nato dalla decisione di vincolare il Complesso Architettonico e Urbanistico di Antônio Prado. L´approccio di discorsi eterogenei nelle loro condizioni di produzione documenti tecnici, interviste sociolinguistica e articoli giornalistici e, temporaneamente prima, durante e dopo l´atto del vincolo , attraverso una prospettiva sociologica, ha favorito la comprensione del contesto culturale coinvolto. Da questo punto di vista sono stati identificati i soggetti e gli agenti coinvolti in questa crisi causata dall´azione di preservazione imposta da un ente di stato. Il discorso dei coinvolti in questo processo ha riflesso le loro posizioni in campo sociale e ha fornito una mappatura delle rappresentazioni e significati legati agli edifici vincolati. Gli scontri ideologici provocano contraddizioni sui valori attribuiti a questi edifici - patrimonio storico e artistico o "vecchie case" - e hanno rivelato il conflitto tra interessi pubblici e privati. Questo non ha impedito che i vecchi palazzi, complessi architettonici della cultura tipica di una regione, a causa di una distinzione etnica pronunciata o istituzionalizzata, diventassero un segno di rappresentazione di italianità o di nazionalità.
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TOUCH, ENGINEERED: THE SOCIAL CONSTRUCTION OF HAPTIC INTERFACES

TURRINI, VALENTINA 25 May 2020 (has links)
Le interfacce aptiche, ovvero le tecnologie che trasmettono delle sensazioni tattili digitalizzate, si stanno diffondendo in vari contesti sociali come telerobotica, comunicazione mobile, arte, videogiochi e cinema. Queste tecnologie stanno permettendo agli ingegneri di realizzare qualcosa mai fatto prima: la digitalizzazione del tatto (che ora può quindi essere registrato e mediatizzato). L’obbiettivo di questa tesi è di decostruire il tatto digitalizzato come un artefatto tecnologico socialmente costruito, il quale sta prendendo forma in un sistema di pratiche interrelate performate da attori in campi disparati della conoscenza. Questi attori si muovono all’interno e attorno ad una comunità di ingegneri apticisti. Adottando un approccio ispirato alla grounded theory, sono stati raccolti dati qualitativi attraverso interviste presso un campo etnografico multi-situato composto da laboratori europei e conferenze internazionali, in cui la conoscenza riguardo il tatto è collettivamente creata e condivisa. Due framework teorico-metodologici sono stati presi in considerazione: la tradizione dei Science and Technology Studies (STS) è stata scelta come principale guida metodologica; in seguito, l’intreccio tra pratiche sociali e tecnologie è stato approfondito attraverso una prospettiva practice-based tipica della cosiddetta ‘practice theory’. Al fine di cogliere il processo in corso di costruzione sociale e flessibilità che caratterizzano il tatto digitalizzato, lo studio si è concentrato sull'assenza di standardizzazione che caratterizza gli aspetti sia hardware che software di questa tecnologia emergente. Inoltre, è stata prestata attenzione alla distinzione controversa e scivolosa tra feedback tattile simbolico e realistico usata nel gergo degli apticisti. Infine, sono stati analizzati i diversi significati, o potenzialità d'uso, che gli intervistati attribuiscono a questa tecnologia. Questi significati si collegano a specifici immaginari sociotecnici geograficamente situati, ad ampi discorsi sociali riguardo l’innovazione tecnologica, e a diverse visioni riguardo le pratiche che possono beneficiare dell’implementazione di queste interfacce. / Devices that provide tactile feedback, called haptic interfaces, are spreading in various contexts such as tele-robotics, prosthetics, videogames, mobile communication, and arts. These technologies are allowing engineers to accomplish something never done before: the digitization of touch (which can now be stored and mediatized). This dissertation aims to deconstruct the digitized touch as a socially constructed technological product, emerging from a system of interrelated practices enacted by actors performing in disparate fields which revolve around the community of haptics engineers. Using a grounded-theory inspired approach, qualitative data were collected through interviews in a multi-sited ethnographic field consisting in European laboratories and international conferences, where knowledge about touch is collectively created and shared. Two theoretical-methodological frameworks have been taken into consideration: the tradition of Science and Technology Studies (STS) has been chosen as the main methodological guide; moreover, the interlacements between social practices and technology have been deepened through the adoption of a practice-based perspective proposed by different approaches in social sciences gathered under the umbrella term ‘practice theory’. In order to grasp the ongoing process of social construction and flexibility that characterize digitized touch, the study focused on the absence of standardization involving both hardware and software aspects of this emerging technology. Furthermore, attention has been paid to the controversial and slippery distinction between ‘symbolic’ and ‘realistic’ tactile feedback which is used in engineers’ jargon. Finally, the different meanings or potentialities of use, which respondents attributed to this technology, have been analysed. These meanings are connected to geographically located socio-technical imaginaries, to broad social discourses about technological innovation, and to different visions regarding the practices that can benefit from the implementation of these interfaces.
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Religiosità e processi di auto-identificazione tra giovani musulmani in Italia / RELIGIOSITY AND SELF-IDENTIFICATIONS PROCESSES AMONG MUSLIMSIN ITALY

MEZZETTI, GIULIA 16 September 2019 (has links)
La religiosità e i processi di auto-identificazione di giovani con background musulmano in Occidente soggiacciono a una doppia dinamica: da un lato, essi devono misurarsi con una narrazione negativa che dipinge l’Islam come “altro” e “diverso”; dall’altro, la loro religione subisce un processo di deculturazione (Roy 2004), ovvero lo scollegamento tra cultura e Islam in contesto di emigrazione. Sulla base di uno studio qualitativo, (60 interviste biografiche e osservazione partecipante) condotto in due città italiane (Milano e Torino), la tesi indaga come giovani con background musulmano articolino la loro appartenenza religiosa attraverso le loro pratiche quotidiane (Ammerman 2007), comparando in particolare giovani attivi nel mondo associativo religioso (impegnati in particolare come volontari o staff del ramo italiano dell’organizzazione umanitaria Islamic Relief) e giovani non interessati al coinvolgimento in organizzazioni religiose. La ricerca esamina così le pratiche religiose, nonché le risorse impiegate per la costruzione della propria identità, tra giovani musulmani “iper-visibili” (pubblicamente attivi e devoti - Jeldtoft 2013) e “non-visibili” (i cui sentimenti di appartenenza alla comunità di riferimento sono meno ovvi) sviluppando una tipologia di “riflessività religiosa” ed esplorando forme di visibilizzazione e invisibilizzazione della religiosità. / In Western countries, the religiosity and self-identification of youths with a Muslim background is shaped by a double dynamic: on one hand, they face negative discourses that cast Islam as “Different” and “Other”; on the other, their religion undergoes a process of deculturation (Roy 2004) - that is, the disconnection between culture and Islam in contexts of emigration. On the basis of a qualitative study (60 in-depth interviews and participant observation) carried out in two Italian cities (Milan and Turin), this thesis investigates how Italian descendants of Muslim migrants articulate and live their religious belonging, by analysing the “everyday lived religion” (Ammerman 2007) of youths acting as volunteers or staff members in the Italian branch of Islamic Relief (the largest Sunni international humanitarian NGOs) and of youths who are not active or involved in any religious or ethnic/national organisation. Hence, the study examines how feelings of religiosity and resources mobilized for identity-building differ between “hyper-visible” young Muslims - i.e. publicly active, vocal and devout (Jeldtoft 2013) - and “non-visible” ones - who have less of an obvious group bound. The study develops a typology of different forms of “religious reflexivity” and explores forms of visible and invisible religiosity.
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La Legittimazione Artistica della Fotografia in Italia / THE ARTISTIC LEGITIMATION OF PHOTOGRAPHY IN ITALY / The Artistic Legitimation of Photography in Italy

ZAFFARONI, LORENZO GIUSEPPE 20 May 2021 (has links)
Attraverso un ampio studio di campo, il contributo propone un'analisi sociologica della fotografia in Italia e della sua parziale legittimazione artistica. Prendendo in considerazione sia lo sviluppo storico del campo della fotografia artistica in Italia che la sua condizione contemporanea, lo studio si concentra sui processi attraverso cui diversi attori e istituzioni promuovono la legittimità e lo status della fotografia come arte. Combinando la sociologia dell'arte e dei processi culturali con gli studi organizzativi, la ricerca sviluppa un quadro interpretativo che delinea la relazione tra legittimazione, categorizzazione sociale e processi di valutazione culturale. La ricerca, adottando la metodologia della Constructivist Grounded Theory, raccoglie e analizza diverse fonti: interviste faccia a faccia con fotografi, critici, storici, curatori, galleristi, direttori di musei e collezionisti italiani; note etnografiche raccolte durante l'osservazione partecipante di vari eventi di arte e fotografia, come festival, fiere, presentazioni, visite a musei e aperture di gallerie; risultati d'asta (2009-2020) e analisi di mercato disponibili; dati secondari, come libri di storia e opere critiche sulla fotografia italiana, documenti di archivio e comunicati stampa. I risultati mostrano che la fotografia in Italia sta ancora lottando per assicurarsi uno statuto di forma d'arte legittima a causa di processi storici e dinamiche socio-economiche che rafforzano il confine simbolico tra il mondo professionale della fotografia e quello legittimo dell'arte contemporanea. Rispetto ad altri paesi europei, il campo della fotografia artistica è emerso tardi, solo alla fine degli anni '70, in seguito all'emergere di tre spazi di opportunità favorevoli, in particolare la crisi del fotogiornalismo italiano. Di conseguenza, i membri del campo della fotografia artistica hanno sviluppato strategie di mobilitazione delle risorse e di teorizzazione di un'ideologia legittimante ancora in fase di sviluppo. Inoltre, il contributo teorizza tre processi di legittimazione che, agendo in combinazione tra loro, stabiliscono le condizioni per la completa legittimazione della fotografia come arte: differenziazione, emulazione e sublimazione. Questi processi, discussi alla luce di esperienze empiriche di legittimazione sia completa che parziale, mostrano che il campo della fotografia occupa una posizione di "inclusione segregata" all'interno delle istituzioni artistiche, poiché persiste ancora una contestata identificazione della fotografia come arte. / Through an in-depth field study, this thesis provides a sociological analysis of photography in Italy and its partial artistic legitimation. Taking into account both the historical development of the field of art photography in Italy and its contemporary condition, the study focuses on the processes through which different actors and institutions promote the legitimacy and status of photography as art. Combining the sociology of art and cultural processes to organisation studies, the study develops an interpretative framework that spells out the relationship between legitimation, social categorisation and cultural evaluation processes. Adopting the Constructivist Grounded Theory methodology, the research collects and analyses different sources: face-to-face interviews with photographers, critics, historians, curators, gallery owners, museum directors and Italian collectors; ethnographic notes collected during participant observation of various art and photography events, such as festivals, fairs, presentations, museum visits and gallery openings; auction data (collected from 2009 to 2020) and extant market analyses; secondary textual data, such as history and critical works on Italian photography, archival records and press releases. The results show that photography in Italy is still struggling to secure its status as a legitimate art form due to historical processes and socio-economic dynamics that reinforce the symbolic boundary between the professional world of photography and the legitimate world of contemporary art. Compared to other European countries, the field of artistic photography emerged late, only at the end of the 1970s, following the emergence of three favourable opportunity spaces, notably the crisis of Italian photojournalism. As a result, members of the field of artistic photography developed strategies of resource mobilisation and theorisation of a legitimising ideology that are still ongoing today. In addition, the contribution theorises three processes of legitimation which, acting in combination with each other, establish the conditions for the complete legitimation of photography as art: differentiation, emulation and sublimation. These processes, discussed in the light of empirical experiences of both full and partial legitimation, show that the field of photography occupies a position of "segregated inclusion" within art institutions, as a contested identification of photography as art still persists.

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