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La consommation des fruits et des légumes frais : regards de la sociologie professionnelle sur une pratique de la vie quotidienne / Fruits and vegetables consumption : professional sociology's focus on a daily practiceBesse, Vincent 14 October 2016 (has links)
L'objectif de cette thèse est double. D'une part, elle vise à réinterroger les débats internes à la Sociologie qui semblent vouloir opposer une discipline académique et une discipline dite professionnelle. L'enjeu est de montrer en quoi ces deux univers, que certains opposent, ne sont pas s'y éloignés que ça l'un de l'autre ou tout du moins, se rejoignent en de nombreux points et doivent chacun répondre à des contraintes de production du savoir. D'autre part, elle a pour ambition de montrer que la production intellectuelle à la demande, c'est-à-dire celle menée au sein d'une entreprise, peut répondre aux attentes et aux exigences de chaque univers. En prenant pour objet d'étude la consommation des fruits et des légumes, nous avons pu démontrer en premier lieu, grâce à la description et l'analyse transversale des données, à la fois auprès des consommateurs et des professionnels de l'univers des fruits et des légumes, que les résultats ont une dimension opérationnelle forte. Par ailleurs, grâce à la modélisation AEP - Attachement, Expertise, Partage - notre travail de thèse permet d'enrichir les modèles d'analyse théorique déjà existants. L'ambition étant alors d'aller un cran plus loin dans la modélisation puisque notre recherche montre le lien qui existe entre ces trois dimensions et comment elles sont reliées les unes aux autres pour mettre en avant une typologie d'acteurs. / This thesis have a double objective. In one hand, it means to re-interrogate the internal debates that seems to oppose academic and professional Sociology. The goal is to show how these two sides of our discipline, which some oppose, are not that different one from another. It converge in many ways and have to fit with knowledge production constraints. In another hand, it tries to show that intellectual research on demand, which is asked in a company, can meet the expectations and requirements of any universe. By taking fruits and vegetables consumption as object of research we first demonstrated, thanks to the data's description and analysis of professional and consumers close to fruits and vegetables, that the results have a huge operational dimension. By the way, thanks to the AES's modelisation - Attachment, Expertise, Social link - our thesis enriches the analytical theoretical models that already exists. The ambition is to go further into the modelisation by defining a consumer's typology and to show that a link subsists between these three dimensions and behavioural structures, dependents one to another.
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L’eau et le sang, le païen et le chrétien : la Coupe des Ptolémées et la Patène de serpentine du trésor de Saint-DenisBohémier, Marie Hélène 08 1900 (has links)
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La protection des droits de l'accusé devant la cour pénale internationale. / The protection of the rights of the accused in front of the International criminal courtNga Essomba, Tergalise 21 March 2011 (has links)
La protection des droits de l’accusé est tributaire du respect du procès équitable dans presque tout débat judiciaire. Ce faisant, la création de la CPI suscite une attention particulière en vertu non seulement de son caractère permanent et universel, mais aussi de l’ampleur des crimes internationaux qu’elle connait. Sous l’effet de cette configuration, la recherche laisse découvrir une protection à l’efficacité relative et utopique malgré l’exigence de compatibilité du droit applicable aux droits de l’homme internationalement reconnus. Toutefois, le respect apparent de ces droits, l’application du principe du contradictoire et l’exigence de la présence de l’accusé dans son procès ne garantissent pas l’effectivité de l’égalité des armes, l’exercice des droits de la défense et le respect de la présomption d’innocence. Au contraire, la prééminence du déséquilibre processuel, de la durée excessive des procès et du maintien en détention de l’accusé conduit à faire objection sur l’existence possible de la protection efficace des droits de l’accusé. La dite protection cède plutôt devant la lutte contre l’impunité, la délicatesse des victimes et témoins et la souveraineté des Etats. A l’issue de cette étude, il est nécessaire de procéder à un rééquilibrage des droits entre les parties et à une reconceptualisation de la compétence de la Cour. / Protecting the rights of the accused depends in any legal debate on respect for a fair trial. In doing so, the creation of the ICC merits special attention by virtue not only of its being permanent and universal, but also the extent of international crimes with which it deals. As a result of this broad scope, research suggests any protective coverage is relative in its effectiveness and utopian, despite the requirement of compatibility of the law applicable to internationally recognized human rights. The apparent respect for these rights, the principle of due process and the requirement of the presence of the accused at his or her trial do not guarantee an effective equality of arms, the exercise of one’s rights or respect for the presumption of innocence. Instead, the procedural rule of imbalance, the excessive length of trials and the continued detention of the accused have led to objections about effectively protecting the rights of the accused. So-called protection gives way instead to the fight against impunity, the reticence of victims and witnesses and the sovereignty of States. Following this study, it is necessary to rebalance the rights of the parties and rethink the jurisdiction of the Court.
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La scuola di Melchiorre Cesarotti nel quadro del primo romanticismo europeoChiancone, Claudio 02 December 2010 (has links) (PDF)
La storia del magistero cesarottiano mostra bene quel fenomeno, tipico della "biologia" letteraria, per cui in un grande autore si ha quasi sempre una fase di ascesa, di gloria, e quindi un declino, ed offre l'esempio lampante di quella classica loro tendenza a diventare sempre più conservatori e di maniera col passare del tempo. Cesarotti si formò ribelle, ma presto, ottenuta la gloria, spaventato dai tempi e dalla propria stessa fama, si moderò e, posto di fronte alla prova degli eventi, non seppe tenersi al passo coi tempi. Il suo cinquantennale magistero, nel giro di pochi anni, perse l'iniziale vigore e combattività, e non sopravvisse alla sua morte. Di esso, fu senza dubbio lodevole il tentativo di avvicinare la propria cultura a quelle straniere, senza pregiudizi e con il gusto della scoperta. Ma dopo gli eventi della Rivoluzione, questo nobile cosmopolitismo non fu più sufficiente. Fu notevole anche la sua capacità di restare sempre a contatto con l'ultima generazione e di coadiuvarla, e nobile la sua ambizione di fare, di quei giovani, l'élite da crescere e guidare all'amore del Bello e della Virtù. Di farne l'illuminata classe dirigente dell'avvenire. Credette fermamente e sinceramente a questa missione, ma non seppe applicarla nel modo migliore. Creò una squadra, ma non seppe renderla autonoma. Non riuscì a fare in modo che essa potesse proseguire da sola e riformarsi dall'interno, ed in tal modo sopravvivergli. Cesarotti cadde nel difetto di affezionarsi troppo al proprio ruolo pedagogico in sé, senza pensare alle conseguenze per gli allievi, e perdendo man mano contatto con la Storia. Anziché formare gli allievi, volle replicare se stesso in loro, imponendogli il proprio modello letterario ed affettivo perché a loro volta lo ripetessero uguale. Padre troppo affettuoso, viziò i "figli" e dimenticò il ruolo fondamentale dell'educazione, ossia non quello di creare un individuo ma di aiutarlo a trovare autonomamente la propria strada. Tradì in tal modo il suo stesso insegnamento letterario: predicò dalla cattedra e dai libri di non idolatrare nessuno, ma al momento della gloria accettò di divenire oggetto di culto. Dimenticò, o forse mai comprese davvero la natura storica della letteratura, come di un continuo, un progresso, uno sviluppo di idee necessariamente destinate ad evolversi col mutare dei tempi, da insegnare parallelamente al corso degli eventi e, se possibile, di partecipare a modificarli. Non comprese che persino il cesarottismo necessitava di una riforma interna, senza la quale non sarebbe sopravvissuto alla selezione della Storia. Cesarotti ebbe grandi intuizioni, ma gli mancò il tempo di metterle in pratica, e fu circondato da una squadra di allievi non in grado di farlo al suo posto, perché mai formata a tale compito. Previde i nuovi tempi ma non volle riconoscerne l'arrivo, e ne rimase deluso e travolto. Vide il nuovo secolo, quel secolo che egli stesso aveva preconizzato ma, una volta giunto, non seppe accettarlo: gli eventi procedettero troppo veloci e superarono le sue capacità di comprensione. Volle riforme, e si ritrovò addosso una rivoluzione. In mezzo a un mare di lodi e di glorificazione, un solo allievo sembrò accorgersi per tempo di questi limiti. La critica del Foscolo è stata esemplare nel mostrare con tempismo e lucidità i limiti della scuola cesarottiana. Fu l'allievo ribelle a capire che ciò che davvero mancava in quel gruppo era qualcuno che da quel magistero, da quella teoria di apertura e di rinnovamento, ricavasse concretamente nuova poesia, la poesia dei nuovi tempi e del nuovo secolo. A capire che il gruppo cesarottiano era un'eccellente fase di rodaggio, che sapeva preparare le macchine ma che non avviava un processo di trasformazione. I fatti gli diedero ragione. Giunto il nuovo secolo, la scuola cesarottiana mostrò tutta la propria crisi. I "figli" ed allievi, una volta diventati professori, non "salirono di fama", come appunto aveva notato Foscolo, e - aggiungiamo noi - non riuscirono a fondare un magistero altrettanto incisivo ed innovatore: ebbero allievi illustri, ma nulla di anche solo vagamente simile a quello che il Cesarotti era stato capace di assemblare. Mario Pieri, ottenuta la cattedra padovana, fu freddo e impacciato in classe, e distante dagli studenti: l'eloquente racconto, da lui stesso lasciatoci, dei fischi ricevuti ad una lezione dice tutto.1179 Non ebbe a sua volta né "figli" né allievi prediletti, né seppe metter su una squadra; non divenne il mentore di nessuno, e dopo appena sette anni riuscì - bontà sua - a farsi giubilare ed a ritirarsi a vita privata, letteraria sì ma fieramente solitaria. Giuseppe Barbieri, pur titolare di un insegnamento più duraturo, mostrò gli stessi limiti. Proseguì la lezione del "padre" in analoga solitudine, anch'egli bersagliato dal suo studente più celebre e promettente. Nel complesso, ottenne molto più sèguito come predicatore quaresimale.1180 Giuseppe Greatti ottenne la direzione di un collegio ma non si ha notizia di suoi continuatori. Angelo Zendrini visse lo stesso distacco, chiuso nei propri studi. Rarissimi i contatti di questi allievi con personalità europee: i loro carteggi sono pressoché limitati alla sola Italia, con larga preferenza per il Triveneto: nulla, assolutamente nulla di paragonabile alla rete epistolare a suo tempo intessuta dal Cesarotti, intellettuale rinomato ed aperto che aveva insomma creato una generazione di piccoli ingegni "locali", isolati, oggi per lo più dimenticati o ricordati unicamente come allievi di tanto maestro. Ma era Cesarotti stesso, in fondo, il principale responsabile di questo fallimento. Era lui a non aver saputo riconoscere il proprio continuatore. Molto più che nel docile Barbieri, era proprio nel giovane, irruento Foscolo che egli aveva avuto il migliore allievo. Non poté né volle accettarlo tra i suoi "figli": quel giovane e promettente poeta si muoveva troppo autonomamente, ne ebbe paura. In lui, Foscolo non aveva mosso solo sentimenti di paternità, ma anche di gelosia e d'impazienza. Cesarotti provò a moderarlo e a riassorbirne l'ingegno nel sicuro recinto della propria scuola, ma non riuscì ad irregimentarlo in quel tipo di educazione, in quella pedagogia letteraria da lui organizzata e affinata in cinque decenni di magistero ma che, alla fin fine, altro non lasciò in eredità al mondo poetico italiano che una breve generazione di epigoni ossianisti. Una generazione già individuata dal Foscolo, e definitivamente affossata da Luigi Carrer, lui sì degno erede, veneto e in Veneto, del magistero cesarottiano e foscoliano, come mostra il suo illuminante articolo Gli ossianeschi (1837), fine analisi della "crisi" del cesarottismo che concludeva per sempre la fase ossianica della letteratura italiana. Non Barbieri, insomma, ma Foscolo fu il vero "figlio" di Cesarotti. Ma Cesarotti non se ne accorse, non sembrò capirlo. Troppo affezionato al proprio ruolo ed al proprio modo di vedere gli affetti, e la letteratura che da quegli affetti doveva prendere ispirazione, trattò Foscolo da ribelle, e non comprese che era proprio questi ad aver assimilato e messo in pratica il suo insegnamento di proiezione verso il nuovo, di apertura al bello in ogni sua forma, di libertà creatrice scevra da qualsiasi idolatria. In questo davvero Foscolo superò il maestro. Non si fece intaccare dai pregiudizi della scuola. Apprese il metodo cesarottiano, e lo applicò sistematicamente a tutti: ad Alfieri, a Parini, a Monti, ed allo stesso Cesarotti. Tracciò la sua strada, in Italia e fuori d'Italia e, a differenza dei prediletti cesarottiani, seppe trovare elementi validi tra i propri allievi, e valorizzarli. Trovò Di Breme, Berchet, Pellico, Borsieri, e gettò con loro le basi di una nuova scuola e di un nuovo magistero adatto ai nuovi tempi e, proprio per questo, molto più duraturo.
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La littérature française dans les revues littéraires chinoises entre 1917 et 1937 / French literature in Chinese literary magazines between 1917 and 1937Yang, Zhen 09 September 2014 (has links)
La période comprise entre 1917 et 1937 marque le début de la littérature chinoise moderne. La littérature française a participé à la construction de cette nouvelle littérature, dont la modernité réside dans la négation des valeurs littéraires et sociales chinoises classiques, dans l’ouverture aux littératures étrangères et dans l’appel au respect de l’individualité. Des écrivains chinois novateurs contestent la nécessité de la société et mettent en avant la vie intérieure dans la littérature. Ils trouvent une signification à la vie dans l’amour et dans la beauté, chacun interprétant ces notions à sa manière. Cette époque est aussi celle, en Chine, de débats littéraires. Aux écrivains individualistes s’opposent des écrivains passéistes et des écrivains engagés à gauche. La confrontation entre différentes conceptions littéraires se reflète dans la réception de la littérature française. Dans les revues littéraires chinoises, des idées opposées sont formulées à propos de Ronsard, de Montaigne et de Malherbe. Des controverses agitent les milieux littéraires autour de Molière, de Rousseau ou de Baudelaire. Les divergences sur la compréhension de la littérature française résultent du fait que les critiques et les traducteurs chinois perçoivent de manière différente la relation entre l’homme et le temps, et la relation entre l’homme et la société. L’interprétation de la littérature française par les écrivains chinois s’appuie sur des réflexions sur l’homme et sur sa situation existentielle. / The period between 1917 and 1937 marks the beginning of modern Chinese literature. French literature has contributed to the construction of Chinese new literature, the modernity of which resides in the denial of traditional Chinese literary and social values, in the opening to foreign literatures, and in the call for respect of the individuality. Chinese writers with pioneering spirit contest the necessity of the society and highlight the internal life in literature. They all consider the pursuit of love and beauty as the signification of the life. However, they interpret those notions of love and beauty in different ways. This period in China is full of literary debates. Individualistic writers are opposed to backward-looking writers and left-wing writers. The confrontation between different literary conceptions is reflected in the reception of French literature in China. In Chinese literary magazines, opposed ideas are formulated on Ronsard, on Montaigne and on Malherbe. Debates concerning Molière, Rousseau and Baudelaire arose in literary circles. The difference of opinions on French literature results from the fact that Chinese critics and translators understand in different ways the relationship between mankind, the time and the society. The interpretation of French literature by Chinese writers is based on reflection on human beings and on their existential situation.
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L’implication de Bettina von Arnim dans les débats politiques et sociaux au travers de ses correspondances (1838-1849) / The development of Bettina von Arnim (1785-1859) in the social and political debattes through her letters (1838-1849) / Das Engagement von Bettina von Arnim in den politischen und sozialen Debatten anhand ihrer Briefwechsel (1838-1849)Bigdely, Patricia 30 September 2013 (has links)
Ce travail de recherche aborde les stratégies épistolaires et communicationnelles de Bettina von Arnim (1785-1859), femme de lettres allemande, pour prendre part aux débats politiques et sociaux pendant la période du Vormärz. Transgressant les frontières sociales, idéologiques, rhétoriques et celles des genres littéraires, Bettina von Arnim a tenté d’influer sur le roi de Prusse, Frédéric Guillaume IV, au moyen de ses correspondances, de ses ouvrages et de son réseau. Bettina von Arnim a élaboré des stratégies de communication et de persuasion pour secouer un système ministériel rigide et réactionnaire, obtenir des réformes politiques et sociales et modeler le souverain selon son idéal du Volkskönig. Cette étude va s’attacher à montrer les mécanismes employés par Bettina von Arnim pour s’immiscer dans un domaine exclusivement masculin, la politique. / This research project explores the activities and works of Bettina von Arnim (1785-1859), a German literary scholar, taking part in the political and social debates of the period ‘Vormarz’. Covering all social boundaries, ideologies, rhetoric and literary styles, Bettina attempted to influence the King of Prussia, Frederick William IV, with her letters, writings and network. Bettina von Arnim fabricated a persuasive communication strategy to disrupt a rigid ministerial system, get political and social reforms, and influence the Sovereign according to her model of the ‘Volkskönig’. This study attempts to show the tactics employed by Bettina von Arnim to infiltrate an exclusively male political structure. / Diese Dissertation beschäftigt sich mit den Brief- und Kommunikationsstrategien von Bettina von Arnim (1785-1859), die vor allem durch ihre Korrespondenz an den politischen und sozialen Debatten im Vormärz teilgenommen hatte. Unter häufiger Missachtung der sozialen, ideologischen und rhetorischen Gewohnheiten sowie der traditionellen Literaturgattungen war Bettina von Arnim bestrebt, dem preußischen König Friedrich Wilhelm IV. Ratschläge zu erteilen. Bettina von Arnim hat Überzeugungsstrategien entworfen, um einen starren und reaktionären Beamtenapparat zu umgehen und wachzurütteln, politische und soziale Reformen zu erzielen sowie das Staatsoberhaupt in Richtung auf ihr Ideal eines Volkskönigs zu beeinflussen. In dieser Arbeit sollen die von Bettina von Arnim verwendeten Mechanismen untersucht werden, wodurch sie sich in die Politik, eine den Männern vorbehaltene Domäne, einzumischen versuchte.
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Les chroniqueurs parlementaires, membres de la tribune de la presse de l'Assemblée législative de Québec, de 1871 à 1921Saint-Pierre, Jocelyn 11 April 2018 (has links)
Cette étude poursuit un double objectif. Le premier est de brosser le portrait du chroniqueur parlementaire membre de la Tribune de la presse de l'Assemblée législative, entre 1871 et 1921; analyser le produit de son travail, la chronique parlementaire publiée dans les principaux quotidiens québécois; et expliquer le fonctionnement de la Tribune de la presse. Les quatre premiers chapitres sont orientés vers cet objectif. Le premier chapitre, décrit le contexte dans lequel se meut le correspondant. Dans le deuxième chapitre, l'auteur montre ce qui existe à la même époque en Angleterre, en France et aux États-Unis, et explique ensuite brièvement ensuite le fonctionnement de cette institution parlementaire chez-nous avant la période étudiée. Le chapitre 3 présente une étude socio-économique des membres de la Tribune de la presse, en traitant de leur origine sociale, de leur formation, de leur parcours professionnel et de leurs conditions de travail. Le chapitre 4 s'attache à décrire le processus qui va de la cueillette de l'information jusqu'aux lecteurs. Le second objectif, veut vérifier l'hypothèse suivante: le chroniqueur parlementaire, médiateur entre le député et ses électeurs, chargé par une entreprise de presse de mettre en forme la nouvelle politique, s'est acquitté adéquatement de sa tâche. Cette hypothèse a été confirmée dans le dernier chapitre consacré à une étude de contenu de la chronique parlementaire comparée à une mesure étalon, le Journal des débats reconstitué. Le correspondant parlementaire rapporte adéquatement les débats. Après avoir étudié l'intervenant, le discours et la manière de rapporter les débats, il appert que le journaliste parlementaire rend compte de façon satisfaisante, des discours prononcés à l'Assemblée législative. Sans être exhaustive, la chronique parlementaire rend justice aux intervenants; elle est neutre, elle porte sur le sujet de l'intervention et elle est rédigée en style indirect. Une certaine spécialisation de la presse selon les sujets, de légères différences à l'égard de la langue, une utilisation quelquefois partisane du style et de rares commentaires en provenance de journaux engagés dans la lutte politique ont été observés, mais dans l'ensemble il n'y a pas de déformation grossière des paroles des députés. Le chroniqueur parlementaire est un témoin fidèle. / Québec Université Laval, Bibliothèque 2013
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La parole en action : dissensus sur les accommodements raisonnables lors des auditions en commission parlementaire au Québec (2010-2011)Ben Romdhane, Samar 11 July 2024 (has links)
La question du pluralisme religieux est au Québec, l’objet de désaccords et de variations dans son mode de régulation et ses instruments d’action publique. La consultation publique sur le projet loi n° 94, Loi établissant les balises encadrant les demandes d’accommodement dans l’Administration gouvernementale et dans certains établissements, est au cœur de ceux-ci. En se basant sur l'analyse des séances d’auditions publiques en commission parlementaire qui ont eu lieu au Québec entre mai 2010 et janvier 2011 sur le projet de loi n° 94, cette thèse vise à interroger les enjeux liés à la publicisation des prises de positions et de l’échange d’arguments entre différents acteurs. À partir d’une méthodologie par théorisation enracinée et d’un cadre conceptuel qui se rattache à la communication publique, cette thèse cherche à mettre en évidence quelques-unes des propriétés des interactions verbales et non verbales qui composent et incarnent cette activité délibérative. Elle approche ces interactions du point de vue de leur publicisation en s’appuyant sur deux principes : la participation publique en tant qu’un instant de la construction du problème public et l’audition publique en commission parlementaire comme maillon d’un réseau dialogique qui participe à la publicisation du désaccord sur les accommodements raisonnables. Mettant l’accent sur l’usage du langage (verbal, non verbal et para verbal), l’objectif de cette thèse est de mieux comprendre comment des groupes minoritaires et majoritaires, engagés dans une arène publique où les points de vue par rapport aux accommodements raisonnables sont confrontés et mis en visibilité, gèrent leur situation de parole publique. La démarche de recherche a combiné deux stratégies d’analyse : la première stratégie d’inspiration conversationnelle, qui observe chaque séquence comme objet indépendant, a permis de saisir le déroulement des séances d’audition en respectant le caractère séquentiel des tours de parole La deuxième stratégie reviens sur les principaux résultats de l’analyse des séances d’auditions pour valider les résultats et parvenir à la saturation théorique pour élaborer une modélisation. L’exploitation des données selon cette approche qualitative a abouti au repérage de trois dynamiques. La première fait état des contraintes discursives. La seconde met en évidence le rôle des dimensions motivationnelles et socioculturelles dans la construction des positionnements et dans l’adoption d’un registre polémique. La troisième souligne la portée de la parole publique en termes d’actualisation des rapports de pouvoir et de confirmation de son caractère polémique. La modélisation proposée par cette thèse représente le registre polémique comme un élément constitutif de l’engagement argumentatif des acteurs sociaux mais qui est considérablement enchâssé dans d’autres éléments contextuels et motivationnels qui vont orienter sa portée. En tant qu’elle est exprimée dans un site dialogique, la parole publique en situation d’audition publique en commission parlementaire est en mesure de créer de nouvelles intrigues et d’une possibilité de coexister dans le dissensus. Le principal apport de cette thèse est qu’elle propose une articulation, concrète et originale entre une approche de la parole publique en tant que révélatrice d’autre chose que d’elle-même (nécessaire à tout éclaircissement des points de vue dans cette controverse) et une approche de la parole publique en tant que performance conduisant à la transformation du monde social. D’où, le titre de la thèse : la parole en action. Mots clefs : parole publique, discours, arène publique, pluralisme religieux, accommodements raisonnables, controverses, dissensus, théorisation enracinée / Quebec's religious pluralism brings a firestorm of controversy to the foreground as well as a various styles of regulation and a numerous public action instruments. The public consultation of the Bill No. 94, an Act that establishes guidelines for governing accommodation requests within the Administration and certain institutions, is in the corner stone of this phenomenon. Based on the analysis of public hearings sessions of the parliamentary committee that took place in Quebec between May 2010 and January 2011, within the framework of public consultations on Bill 94, this thesis aims to examine issues related to the publicization of antagonistic positions. It endeavors to explore properties of the verbal and nonverbal interactions embodied in this deliberative activity by using the grounded theory methodology and the conceptual framework related to the domain of public communication. It approaches these interactions in terms of their publicization, based on two principles: the public participation as a moment of the public issue construction and the public hearings as a bond in a dialogic network participating in the publicization of the dissensus regarding the reasonable accommodations. By focusing on the use of the language (verbal and nonverbal), the goal of this thesis is to explain how minority and majority groups manage the situation of public speaking once they are engaged in a public arena where points of views about reasonable accommodations are confronted and visibilized, The research approach combined two analytical strategies: the first strategy is inspired by the conversational analysis that consists on observing every sequence independently. In fact, it has allowed understanding the progress of auditing sessions by respecting the sequential nature of speaking slots. The second strategy is directed to the main results of the analysis of hearing sessions. The main goal is to validate results and to achieve the theoretical saturation that will develop a modeling. According to this qualitative approach, the use of data led to the identification of three features of talk: the first reports discursive constraints; the second notices the role of motivational and sociocultural dimensions in adopting a positioning and in choosing the discursive register; the third one highlights the range of public speaking in terms of updating the relations of power and in terms of confirmation of its polemical form. The modeling proposed by this thesis represents the polemical register as a fundamental element of the social actor’s argumentative commitment. At the same time, this register is significantly embedded in other contextual and motivational elements that influences its outcome. As it is expressed in a dialogical site, public speaking during parliamentary committee hearings is able to create a new intriguers and a possibility to coexist in the dissensus. The main contribution of this thesis, is that it offers a practical and original dual approach combining between a perspective approaching public speech as indicator of many things other than itself (necessary for the positions and opinions explanation) and a perspective approaching public speaking as performance leading to the transformation of the social world. Hence, the title of the thesis: the speaking in action. Keywords: public speaking, public arena, religious pluralism, reasonable accommodations, controversies, discourse, grounded theory, dissensus.
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Le débat au Sénat américain entourant l'adhésion des États-Unis à la Cour permanente de Justice internationale de janvier 1935Belhumeur, Andréa 12 April 2018 (has links)
Ce mémoire cherche à analyser les propos des sénateurs américains au moment du débat entourant l'adhésion des États-Unis à la Cour permanente de Justice internationale, tenu du 15 au 29 janvier 1935. L'apport de plusieurs éléments, autant de politique intérieure que de politique extérieure, s'avère nécessaire afin d'étudier la défaite de cette proposition qui se situe au cœur du mouvement isolationniste des années 1930. Un examen attentif du Congressional Record pour cette période révèle une importante dissension parmi les membres de la Chambre haute concernant le rôle de leur nation sur la scène internationale. D'ailleurs, une méfiance persistante envers les pays étrangers depuis la fin de la Première Guerre mondiale, ainsi qu'une volonté de conserver la tradition de non-intervention dans les affaires politiques outre-mer, entraînent entre autres la rupture de la ligne de parti chez les démocrates, l'une des principales raisons du rejet de la Cour mondiale.
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L'argumentation dans le débat télévisé : l'analyse des débats présidentiels américains de 2004Savard, Maryse 12 April 2018 (has links)
La présente recherche s'intéresse à l'argumentation dans le débat télévisé. Plus précisément, elle vise à mesurer l'apport de l'argument dans le discours des acteurs politiques en situation de débat télévisé ainsi qu'à mettre en évidence le rôle que remplit l'argument dans ce contexte. Pour ce faire, la recherche s'appuie sur une définition opératoire de l'argument, celle de Gauthier (2005), et s'inspire de la théorie fonctionnelle des discours politiques en campagne électorale (Benoit, Blaney et Pier, 1998) afin de déterminer la proportion d'arguments destinés à la promotion, à l'attaque et à la défense. L'analyse s'applique aux trois débats présidentiels américains de 2004 opposant George W. Bush et John Kerry
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