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La lingua dell'insegnante: Un modello per l'insegnamento e per l'apprendimento. Fondamenti metodologici dell'insegnamento CLIL. / DIE SPRACHE DER LEHRPERSON: EIN LEHR-LERN-MODELL METHODISCHE GRUNDLAGEN DES BILINGUALEN SACHFACHUNTERRICHTS / The language of the teacher: A model for teaching and learning. Methodological principles of CLIL.

ZANIN, RENATA 23 March 2015 (has links)
L’insegnamento disciplinare in una lingua straniera (Content and Language Integrated Learning - CLIL) richiede al docente DNL (discipline non linguistiche) una particolare attenzione alla lingua comune, alla lingua della disciplina, ma soprattutto alle frasi fatte, ai frasemi, alle parole sintagmatiche e alle espressioni multiparola (Masini 2009). La categoria degli atti linguistici attenti alla lingua (Leisen 2010) può essere definita in relazione alla lingua franca, caratterizzata da un minor uso di parole sintagmatiche, di espressioni multiparola, di frasi idiomatiche (Aguado 2002b) come anche da una minore attenzione alle relative forme prosodiche. Se da un lato sembra in questo modo definito uno degli obiettivi principali della formazione linguistica degli insegnanti DNL (discipline non linguistiche), dall’altro devono essere analizzate e verificate le vie che permettano il raggiungimento di tale obiettivo. Il lavoro di ricerca svolto traccia un modello di insegnamento e di apprendimento basato proprio sulle espressioni multiparola e sulla loro espressione prosodica. Tre i filoni scientifici alla base del modello: il "competition model" (Bates 1999), la "idiomatisch geprägte Sprache" e la "Anschließbarkeit" (Feilke 1994, 1996) e la lettura silente (Perrone-Bertolotti et al. 2013). Da essi nasce l’indicazione della "prosodische Prägung" di grande importanza per il modello di insegnamento e apprendimento proposto che trova nelle fonti letterarie tedesche testi eccellenti per una didattica interdisciplinare, che sappia valorizzare il ruolo del docente di lingua straniera nel suo apporto all’apprendimento della lingua tedesca nella classe CLIL. / Teaching a CLIL-class (Content and Language Integrated Learning) is a big challenge for teachers of non-linguistic disciplines (NLD), as they need to pay particular attention not only to the specialized language but also to the everyday language, in particular to chunks and formulaic sequences. The discourse structure necessary for a ‘good’ Clil lesson contrasts with the lingua franca, which is characterized by a reduced use of chunks and formulaic sequences (Aguado 2002, Wray 2002) and by a reduced attention for prosodic features. Teacher training on Content Language Integrated Learning needs therefore to raise and to foster language awareness of discipline teachers. The research presented in this work proposes a model for teaching and learning in CLIL-classes, which is based on chunks, formulaic sequences and their prosodic features. The scientific foundations of this model are the competition model (Bates 1999), the "idiomatisch geprägte Sprache" as well as the "Anschließbarkeit" (Feilke 1994, 1996) and the silent reading (Perrone-Bertolotti et al. 2013). The central point of the model for teaching and learning is the "prosodische Prägung", which can be successfully exercised and learned with poems from the great German literature giving new value to the role of the foreign language teacher in supporting the discipline teachers in CLIL-classes.
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Influssi e riflessi della lingue indiane sul british english: analisi dei prestiti e della produttività lessicale in prospettiva diacronica e sincronica / Influxes and Reflexes from East Indian Languages on British English: Analysis of the Borrowings and of Lexical Productivity in both Diachronic and Synchronic Perspective

GORLA, CHIARA 07 April 2008 (has links)
La tesi si concentra sugli influssi lessicali che le lingue indiane hanno esercitato sulla lingua inglese sia in prospettiva diacronica sia sincronica. La prima parte dell'elaborato indaga, tramite l'impiego di uno strumento lessicografico, l'Oxford English Dictionary edizione on-line, la presenza in inglese di prestiti veri e propri, ma anche di derivati e composti, sorti in seguito al contatto tra l'inglese le lingue indiane a partire dal Sedicesimo secolo e fino ai nostri giorni, arrivando a individuare 1791 forme lessicali. La seconda parte intende verificare l'effettiva presenza, la frequenza d'uso e il significato di tali prestiti, composti e derivati nel British English contemporaneo, avvalendosi degli strumenti offerti dalla linguistica dei corpora. Il corpus di riferimento impiegato in questa seconda fase della ricerca è Bank of English. L'elaborato, oltre a delineare lo scenario storico culturale di riferimento, mette in evidenza le procedure metodologiche impiegate, e ricostruisce l'impianto teorico sulle questioni di interferenze tra codici linguistici, lingue in contatto e prestiti lessicali, riferendosi ai maggiori e più recenti studi in materia. / The research focuses on lexical influences exerted by Indian languages on British English as a result of linguistic contacts between Great Britain and India. Both diachronic and synchronic perspectives are taken into consideration in evaluating the extent of such lexical influences. The first part of the research analyses the presence of words of East Indian origin in English by means of the Oxford English Dictionary, on-line edition, be these words authentic lexical borrowings, or derivatives or compounds arisen as a consequence of such linguistic contacts. The historical period taken into consideration goes from the 16th century till nowadays. The second part of the research aims to verify the actual presence, frequency of usage and meaning of such words in contemporary British English by means of a linguistic corpora tool, namely the Bank of English by Harper Collins. The historical and cultural background of the relationships between Great Britain and India, as well as the theoretical background about linguistic interferences as a whole are also illustrated, with reference to the most authoritative and recent studies.
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Risate in scatola: storia, mediazioni e percorsi distributivi della situation comedy americana in Italia

BARRA, LUCA 17 June 2011 (has links)
Nel contesto italiano, molti prodotti mediali sono di origine straniera: diffusi o trasmessi insieme a quelli di produzione nazionale, al tempo stesso cambiano spesso forma, per andare incontro al pubblico italiano, e diventano, almeno in parte, diversi dall’originale. La tesi vuole, pertanto, porre le basi teoriche per uno studio sistematico dei processi di “mediazione” che intercorrono nel passaggio di un testo mediale da un Paese all’altro: l’appropriazione nazionale (“italianizzazione”), l’adattamento, la distribuzione, la circolazione e la messa in pagina di contenuti e prodotti. Tali strumenti trovano poi applicazione (e insieme conferma) nell’analisi delle vicende italiane della sitcom americana, e di alcuni titoli in particolare, sotto tre punti di vista: la ricostruzione della storia del genere, che segue le evoluzioni del sistema televisivo e mediale nazionale e da questo è mediato; la definizione delle oscillazioni e variazioni che il testo affronta, senza limitarsi alla traduzione ma seguendone l’adattamento e la traslazione; infine, il racconto dei percorsi tra mercati, doppiaggi e reti che compongono la filiera della sitcom, mettendo in evidenza il ruolo intermedio svolto dalle routine produttive e dagli addetti ai lavori coinvolti nella distribuzione internazionale (e poi, nel nuovo contesto, nazionale). / In the Italian context, several media products have foreign origins: diffused or broadcast together with the national productions, they often change their nature in order to reach the Italian audience, and consequently become partially different products. Therefore, this dissertation aims to put the theoretical basis of a systematic study of the “mediation” processes that take place in the passage of a media text between two countries: national appropriation (“Italianization”), adaptation, distribution and circulation of different contents and products. Subsequently, these tools are applied on (and confirmed by) the analysis of the Italian vicissitudes of the US-made situation comedy, focusing on five titles, in order to study three aspects: the genre history on Italian TV, connected with the evolution of the national TV and media system; the variations and gaps that every text has to face, thus expanding the concept of translation into adaptation and transposition; in conclusion, the US sitcom chain in Italy, including TV markets, dubbings and broadcasting, highlighting the intermediary role played by production routines and professionals involved in the national and international distribution.
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FRANCESE E ITALIANO, LINGUE DELL’IMMIGRAZIONE SENEGALESE A BRESCIA (ITALIA) : INDAGINE SOCIOLINGUISTICA / FRANÇAIS ET ITALIEN, LANGUES DE L'IMMIGRATION SÉNÉGALAISE À BRESCIA (ITALIE) : ENQUÊTE SOCIOLINGUISTIQUE / FRENCH AND ITALIAN, LANGUAGES OF THE SENEGALESE IMMIGRATION IN BRESCIA (ITALY) : A SOCIOLINGUISTIC SURVEY

VERRECCHIA, ELISA CARLA BIANCA 18 April 2012 (has links)
La tesi presenta un’analisi sociolinguistica del ruolo delle lingue francese e italiano nel contesto dell’immigrazione, in particolare presso la comunità senegalese francofona immigrata a Brescia. Nella prima parte, il primo capitolo è dedicato al Senegal, che viene illustrato nei suoi tratti storici, etnici, culturali, religiosi e di cui viene descritto l’attuale quadro linguistico. Viene anche ricostruita l’evoluzione della diaspora senegalese in Europa e in Italia nelle sue diverse fasi. Il secondo capitolo si focalizza su Brescia, città d’elezione dei migranti senegalesi in Italia, a causa delle sue caratteristiche socio-economiche che la rendono territorio particolarmente adatto alla creazione di reti di solidarietà fra senegalesi e autoctoni. La seconda parte è interamente dedicata all’analisi sociolinguistica delle lingue in gioco in questo contesto d’immigrazione. L’indagine si basa su venti interviste fatte a un campione di senegalesi residenti a Brescia, dalle quali emergono le pratiche linguistiche e le rappresentazioni linguistiche dei soggetti rispetto alle lingue conosciute e parlate. Le conclusioni della tesi consistono in un bilancio d’insieme del lavoro svolto e in una rilettura del metodo adottato per la conduzione dell'inchiesta. / This thesis presents a sociolinguistic analysis of the role of French and Italian in the migration context, notably in the community of francophone Senegalese immigrants in Brescia. In the first part, the first chapter is dedicated to Senegal, which is described in its historical, ethnic, cultural, religious and linguistic features. The evolution of the Senegalese diaspora in Europe and Italy is also tackled in its different stages. The second chapter focuses on Brescia, elective hometown of the Senegalese in Italy, because of it socio-economic features which make it a territory particularly favorable to the creation of solidarity networks between Senegalese and Italians. The second part is entirely dedicated to the sociolinguistic analysis of the languages involved in this context. The survey is based on twenty interviews made with a sample of Senegalese immigrants in Brescia, from which the linguistic practices and representations of the subjects, about the languages known and spoken, emerge. In the conclusions of the thesis, a global view on the research carried out and on the method adopted for the survey will be given.
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Matteo Ricci e la mnemotecnica. Traduzione e analisi del Trattato Xiguo jifa (La Mnemotecnica occidentale) / Matteo Ricci and the Mnemonics Translation and Analysis of the Treatise Xiguo Jifa (Western Mnemotechnics)

PICCININI, CHIARA 22 February 2008 (has links)
La ricerca ha come oggetto l'analisi e la traduzione in italiano del Trattato Xiguo jifa (la Mnemotecnica occidentale) di Matteo Ricci S.J.. Prendiamo le mosse da una verifica del ruolo svolto dalla mnemotecnica nel sistema educativo gesuitico per passare all'esame della ricca attività di Matteo Ricci nel campo della terminologia, in particolare per quanto riguarda le creazioni neologiche volte a trasmettere conoscenze occidentali in lingua cinese. La verifica del processo di memorizzazione così come viene spiegato nel trattato permette di identificare una serie di termini chiave afferenti all'ambito della mnemotecnica o a quello strettamente legato della filosofia e della religione per arrivare a determinare le modalità con cui il missionario rende, nel trattato, i termini occidentali. / The research concentrates on the analysis and translation in Italian language of the Treatise on the techniques of memorization. The Treatise was written in Chinese language by Matteo Ricci, a Jesuit missionary at the end of the sixteenth century. At first we take into account the role of mnemonics in the Jesuit educational system; we than take into consideration the important terminological activity carried out by Ricci during his life in China. We observe the main contributes of Ricci to the invention of neologisms in Chinese language, in order to transmit Western knowledge to Chinese literati. We then analyse the Treatise on the basis of other linguists' previous studies and we identify key concepts to be analysed in order to describe the main terminological activity used in the Treatise.
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Veredas infinitas, Recep??o italiana de Grandes sert?es: veredas

Pinna, Massimo 04 June 2012 (has links)
Made available in DSpace on 2014-12-17T15:07:13Z (GMT). No. of bitstreams: 1 MassimoP_TESE.pdf: 1044180 bytes, checksum: 985a693c9fe1fa75c95637462f4d590b (MD5) Previous issue date: 2012-06-04 / L'obiettivo principale di questo lavoro ? valutare le difficolt? di comprensione e di identificazione nella ricezione da parte della cultura italiana dell'opera Grande sert?o: veredas, da quelle trovate, in modo pionieristico, dal traduttore italiano, a quelle che sono state percepite e indicate al momento della lettura dai critici, dagli accademici, dall'autore di questo lavoro e, soprattutto, dai lettori comuni, mostrando, allo stesso tempo, che i problemi avuti dagli italiani nella traduzione esistono, sotto certi aspetti, anche per i brasiliani urbani, poich? la dimensione linguistico-geografica presente nel romanzo ? cos? peculiare, che perfino molti lettori di lingua portoghese ignorano il mondo plasmato dal linguaggio di Guimar?es Rosa rivelando una esacerbazione della questione universale espressa nella formula "traduttori, traditori". Partendo da tutto ci?, abbiamo cercato di dimostrare che, sebbene la traduzione di Edoardo Bizzarri abbia raggiunto un eccellente risultato, l'opera rosiana, cos? come nella poesia e di pi? di qualsiasi altra narrativa, comporta, nel passaggio da un idioma all'altro, perdite irrimediabili, tanto relative all'armonia musicale e ritmica, quanto alla richezza semantica che si occulta nel testo originale / O objetivo principal deste trabalho ? avaliar as dificuldades de compreens?o e de identifica??o na recep??o pela cultura italiana da obra Grande sert?o: veredas, desde as encontradas de modo inaugural pelo tradutor italiano, como tamb?m as que foram sentidas e indicadas no momento de sua leitura pelos cr?ticos, acad?micos, pelo autor desta pesquisa, mas, sobretudo, pelos leitores comuns, mostrando, por outro lado, que os problemas encontrados pelos italianos na tradu??o existem, sob certos aspectos, para os brasileiros urbanos, pois a dimens?o lingu?stico-geogr?fica presente no romance ? t?o peculiar que at? mesmo muitos leitores de l?ngua portuguesa desconhecem o mundo moldado pela linguagem de Guimar?es Rosa o que revela um acirramento da quest?o universal expressa na f?rmula "traduttori, traditori". A partir da? tentamos evidenciar que, embora a tradu??o de Edoardo Bizzarri tenha alcan?ado excelente resultado, a obra rosiana, assim como na poesia e mais que em qualquer outra narrativa, imp?e, na passagem de um idioma para outro, perdas incontorn?veis, seja da harmonia musical e r?tmica, seja da riqueza sem?ntica que se oculta no texto original
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Esthétiques de la "Mondialité" sur les scènes contemporaines. Corps et écritures du déplacement. Pippo Delbono, Koffi Kwahulé, Bernardo Montet et Robyn Orlin / Aesthetics of the «Mondialité» in the contemporary scenes. Body and writing of the move. Pippo Delbono, Koffi Kwahulé, Bernardo Montet et Robyn Orlin / Estéticas da “Mondialité” nas cenas contemporâneas. Corpo e escrituras do deslocamento. Pippo Delbono, Koffi Kwahulé, Bernardo Montet et Robyn Orlin / Estetiche della «Mondialité» nelle scene contemporanee. Corpo e escrituras dellospostamento. Pippo Delbono, Koffi Kwahulé, Bernardo Montet e Robyn Orlin

Elizéon-Hubert, Isabelle 29 November 2017 (has links)
Au sein de notre contemporanéité mondialisée, la vitesse des flux, des échanges et des transferts culturels se sont accrus. Dans ce contexte caractéristique de notre modernité, il existe des figures dominant le paysage: les figures du déplacement. Elles s'incarnent en de multiples identités et représentations et se retrouvent face à une forme de flexibilité ou d'urgence où la question de la frontière a pris une place prépondérante. Dans ce contexte, la question de la déterritorialisation des corps, des identités et des imaginaires est devenue un enjeu important qui altère et transforme les notions de constance et de stabilité dans la création et les langages scéniques. Les transferts artistiques et culturels peuvent ainsi être perçus comme le résultat de déplacement dont la nature aléatoire mettrait à l'épreuve la création et ses processus. Dès lors, l’œuvre scénique serait à envisager comme un lieu de convergence au sein duquel se rencontreraient de multiples visions du monde et de l'humain. Il deviendrait alors essentiel d'appréhender la question du déplacement physique et symbolique dans une dynamique relationnelle où le rétrécissement des espaces et du temps n'aurait de sens que dans une conscience de notre appartenance au Tout-Monde, conceptualisé par Édouard Glissant. Réfléchir aux formes et aux mutations des représentations et des écritures inscrites dans la "Mondialité" serait donc participer au décryptage de la complexification des modalités et des processus de création scénique en posant comme condition à ces processus une pensée du déplacement et de la traduction. Cette pensée, à la fois esthétique et éthique, ouvrirait la voie à la sauvegarde de la diversité des imaginaires nécessaires à toute création. / In our globalized contemporaneity, the speed of flows, exchanges and cultural transfers have increased. In this characteristic context of our modernity, there are figures dominating the landscape: the figures of travel and movement. They are incarnated in many identities and representations and meet some form of flexibility or emergency where the question of the frontier has taken a significant place. In this context, the question of the deterritorialisation of bodies, identities and imaginaries has become an important issue that alters and transforms the notions of constancy and stability in creation and scenic languages. Artistic and cultural transfers can consequently be perceived as the result of moving whose random nature would test the creation and its processes. In this way, the stage work should be considered as a place of convergence in which many visions of the world and the human are to be found. Then it would become essential to grasp the question of physical and symbolic move in a relational dynamic in which the narrowing of spaces and time would have meaning only in a consciousness of our belonging to the Tout-Monde, conceptualized by Édouard Glissant. To reflect on the forms and mutations of the representations and writings, inscribed in the "Mondialité", it would be to participate in the making sense of the complexification of the modalities and processes of scenic creation, by positing as a condition to these processes a thought of move and translation. This aesthetic and ethical thought would open the way to safeguarding the diversity of imaginaries necessary for all creation. / Em nossa contemporaneidade globalizada, a velocidade dos fluxos, trocas e transferências culturais aumentou. Neste contexto, característico da nossa modernidade, há figuras que dominam a paisagem: as figuras do deslocamento. Elas são encarnadas em múltiplas identidades e representações e encontram-se diante de uma forma de flexibilidade ou urgência, onde a questão da fronteira ocupa um lugar predominante. Neste contexto, a questão da desterritorialização de corpos, identidades e imaginários tornou-se uma questão importante que altera e transforma as noções de constância e estabilidade na criação e nas lingagens cênicas. As transferências artísticas e culturais podem assim ser percebidas como resultado do deslocamento cuja natureza aleatória testaria a criação e seus processos. Daqui em diante, o trabalho do palco deve ser considerado como um lugar de convergência em que muitas visões do mundo e do ser humano estão encontradas. Seria então essencial compreender a questão do deslocamento físico e simbólico em uma dinâmica relacional em que o estreitamento dos espaços e do tempo teria significado apenas na consciência de nossa pertença ao Tout-Monde, conceituado por Édouard Glissant. Refletir sobre as formas e mutações das representações e escrituras inscritas na "Mondialité", seria participar na decriptagem da complexificação das modalidades e dos processos de criação cênica, propondo como condição para esses processos um pensamento de deslocamento e de tradução. Este pensamento, tanto estético como ético, abriria o caminho para preservar a diversidade dos imaginários necessários para qualquer criação. / Nella nostra contemporaneità globalizzata, la velocità dei flussi, degli scambi e dei trasferimenti culturali è aumentata. In questo contesto caratteristico della nostra modernità, ci sono figure che dominano il paesaggio: le figure dello spostamento. Sono incarnate in molte identità e rappresentazioni e si trovano di fronte a una forma di flessibilità o urgenza in cui la questione della frontiera ha preso un posto di rilievo. In questo contesto, la questione della deterritorializzazione dei corpi, delle identità e degli immaginari è diventata una questione importante che altera e trasforma le nozioni di costanza e stabilità nella creazione e nei linguaggi scenici. I trasferimenti artistici e culturali possono perciò essere percepiti come conseguenza dell' spostamento in cui la natura casuale avrebbe messo alla prova la creazione e suoi processi. D'ora in poi, il lavoro scenico dovrebbe essere considerato come un luogo di convergenza in cui si possono trovare molte visioni del mondo e del essere umano. In questo, sarebbe diventato essenziale de capire la questione del spostamento fisico e simbolico in una dinamica relazionale in cui il restringimento dello spazio e del tempo avrebbe senso solo nella coscienza di appartenenza nel Tout-Monde, concettualizzato da Édouard Glissant. Riflettere sopra le forme e trasformazioni delle rappresentazione e scritture incisi nella "Mondialité" sarebbe quindi partecipare della decrittazione della complessità dei termini e processi delle creazione sceniche, posizionando come condizione per questi processi un pensiero di spostamento e traduzione. Questo pensiero, sia estetico che etico, apre la strada a salvaguardare la diversità degli immaginari necessari per qualsiasi creazione.
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"Ci sono così pochi buoni amici..." Il carteggio tra Mary McCarthy e Nicola Chiaromonte (1946 - 1971) / 'THERE ARE SO FEW TRUE FRIENDS...' IL CARTEGGIO TRA MARY McCARTHY E NICOLA CHIAROMONTE / "There are so few true friends" The correspondence between Mary McCarthy and Nicola Chiaromonte (1946 - 1971)

SAVOLDI, ALESSANDRA 21 February 2020 (has links)
La tesi riguarda il carteggio tra la scrittrice, critica letteraria e attivista politica americana Mary McCarthy e il saggista e critico teatrale italiano Nicola Chiaromonte: uno scambio epistolare, il loro, tuttora rimasto inedito nonostante il crescente numero di pubblicazioni riguardanti i due autori. La corrispondenza mantenuta con gli amici più stretti è da considerarsi un elemento fondamentale per far luce sugli aspetti più intimi della vita e della creazione artistica di Mary McCarthy: in particolare, questo epistolario svela il lato più umano e personale dell’autrice (raramente mostrato in pubblico) e la devozione e il rispetto che provava verso colui che considerava come suo mentore, critico e amico. Gli stessi sentimenti traspaiono dalle parole di Nicola Chiaromonte, tanto austero e misurato nel suo lavoro quanto scherzoso e appassionato con gli amici più cari. La tesi si compone di due parti principali. La breve introduzione generale è seguita da una prima parte di carattere storico-narrativo, in cui le biografie di Mary McCarthy e di Nicola Chiaromonte si alternano fino ad arrivare al momento fondamentale del loro incontro, a partire dal quale le loro esperienze si intrecciano negli eventi che li videro coinvolti. La seconda parte della tesi è invece il carteggio vero e proprio: 115 tra lettere, telegrammi e biglietti, corredati di note critiche al fine di permetterne una maggiore comprensione. / The dissertation deals with the correspondence between the writer, literary critic and American political activist Mary McCarthy and the Italian essayist and theater critic Nicola Chiaromonte: an epistolary exchange, their, still unpublished despite the growing number of publications concerning the two authors. The correspondence maintained with close friends is to be considered a fundamental element to shed light on the most intimate aspects of Mary McCarthy's life and artistic creation: in particular, this correspondence reveals the author's more human and personal side (rarely shown in public) and the devotion and respect he felt towards the one he considered as her mentor, critic and friend. The same feelings are reflected in the words of Nicola Chiaromonte, so austere and measured in his work as playful and passionate with his closest friends. The thesis consists of two main parts. The brief general introduction is followed by a first part of historical-narrative nature, in which the biographies of Mary McCarthy and Nicola Chiaromonte alternate up to the fundamental moment of their meeting, starting from which their experiences are intertwined in the events who saw them involved. The second part of the thesis is instead the actual correspondence: 115 among letters, telegrams and tickets, supplied with critical notes in order to allow a better understanding.
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Collocazioni avverbo + aggettivo in un corpus orale di discenti: un approccio quantitativo e qualitativo / ADVERB + ADJECTIVE COLLOCATIONS IN A SPOKEN LEARNER CORPUS: A QUANTITATIVE AND QUALITATIVE APPROACH / Adverb + adjective collocations in a spoken learner corpus: A quantitative and qualitative approach

POLI, FRANCESCA 21 July 2021 (has links)
Negli ultimi 70 anni, c'è stato un incremento degli studi e ricerche inglesi sulle collocazioni (Firth 1957; Hoey, 2005; Moon, 1998b; Sinclair 1991; 2004; Stubbs, 1996; 2001), i quali hanno evidenziato che la fraseologia è pervasiva alla lingua (Altenberg, 1998; Biber et al., 1999; Cowie, 1991; 1992; Howarth; 1998). Questo indica anche che una buona padronanza delle collocazioni è necessaria se i discenti mirano a raggiungere una fluidità simile a quella di un nativo nella L2. Infatti, la ricerca sulla produzione di linguaggio formulaico da parte degli apprendenti ha dimostrato che le collocazioni sono essenziali nell'acquisizione della lingua seconda (Cowie, 1998; Pawley & Syder, 1983; Peters, 1983) e sono una componente chiave per lo sviluppo della "fluency" (Ellis, 2002; 2003; Ellis et al., 2015; Howarth, 1998). Nonostante il maggior numero di studi sulle collocazioni, la maggior parte degli studiosi si è concentrata su dati scritti e su un insieme ristretto di combinazioni, come le collocazioni verbo + sostantivo. La scarsa disponibilità di corpora orali di discenti e la maggiore attenzione per le sequenze formulaiche più soggette a errori hanno portato i ricercatori a trascurare collocazioni come avverbio + aggettivo. L'intensificazione è una parte intricata dell'apprendimento delle lingue straniere (Lorenz, 1999) e merita ulteriore attenzione, soprattutto per quanto riguarda i dati parlati, che riflettono meglio il linguaggio dei discenti (Myles, 2015). Il presente lavoro indaga le collocazioni di avverbi + aggettivi in un corpus parlato di recente compilazione di studenti italiani avanzati di inglese L2. La tesi adotta un approccio di Analisi Interlinguistica Contrastiva (Granger, 1998) per verificare se: a) ci sono differenze tra la produzione di collocazioni degli studenti italiani di inglese rispetto ai coetanei madrelingua; b) ci sono differenze tra le collocazioni prodotti dagli studenti italiani e quelle dei madrelingua in termini di modelli sintattici e significato lessicale; c) la congruenza della L1 ha un effetto di trasferimento sulla produzione da parte dei discenti di collocazioni poco frequenti e/o non attestate. Per rispondere alle tre domande di ricerca, sono state condotte analisi quantitative e qualitative sull'Italian Spoken Learner Corpus (ISLC) e sul corpus gemello di LINDSEI, LOCNEC. LOCNEC è stato utilizzato come corpus di riferimento di madrelingua per il suo alto livello di comparabilità con ISLC. Per le analisi quantitative, è stato seguito l'approccio di Durrant e Schmitt (2009) per il calcolo dei punteggi delle misure di associazione delle collocazioni (t-score e MI) sulla base del corpus di riferimento BNC e le collocazioni sono state poi divise in tre categorie in base al loro punteggio: collocazioni (t-score e MI maggiore o uguale a 2 e 3 rispettivamente), collocazioni infrequenti/non attestate (t-score e MI non disponibili a causa dell'infrequenza), collocazioni in area grigia (t-score e MI inferiore a 2 e 3 rispettivamente). I test T-test e Wilcoxon rank sum test sono stati utilizzati sulle collocazioni estratte da ISLC e LOCNEC e sono state calcolate le dimensioni degli effetti. Inoltre, i test sono stati impiegati per valutare i valori medi individuali di t-score e MI degli studenti e dei madrelingua. Per quanto riguarda le analisi qualitative, è stato impiegato uno schema a tre livelli per analizzare due serie di collocazioni: la prima serie comprende 11 collocazioni con t-score e MI maggiore uguale a 2 e 3 rispettivamente e una frequenza di 5 nell'ISLC; la seconda serie comprende 9 collocazioni infrequenti/non attestate con una frequenza maggiore o uguale a 2 nell'ISLC. Seguendo lo schema, i due set di collocazioni estratti sia dall'ISLC sia dal LOCNEC sono stati analizzati tenendo conto del loro background collocativo (etimologia, livello CEFR, congruenza L1), delle variabili del discente (sesso, esperienza di soggiorno all'estero, corso universitario, altre lingue), e delle variabili testuali (funzione attributiva vs predicativa dell'aggettivo, pronomi vs it-sentences, tempo verbale, affermativo vs negativo, connotazione positiva vs negativa). I risultati dei test statistici sono stati tutti significativi con effect size medio-grandi e, insieme alle analisi qualitative, hanno indicato che: gli studenti italiani di inglese producono un minor numero di collocazioni; un maggior numero di non-collocazioni; le loro combinazioni sono meno collocative di quelle dei madrelingua (ovvero, i loro punteggi di misura delle associazioni sono in media più bassi di quelli dei nativi); non ci sono differenze marcate in termini di modelli lessico-grammaticali tra le collocazioni degli studenti e quelle dei madrelingua, ma gli studenti tendono ad assegnare alle loro collocazioni funzioni più creative dal punto di vista pragmatico; non è stata trovata alcuna prova di trasferimento L1 (negativo) in relazione alla produzione da parte dei discenti di collocazioni infrequenti/non attestate, sostenendo così ulteriormente la conclusione precedente. I risultati corroborano ulteriormente la letteratura sulle collocazioni prodotte dai discenti e aggiungono un altro tassello al puzzle della lingua parlata: il ritardo collocazionale, cioè lo sviluppo più lento delle prestazioni di produzione di collocazioni, può essere trovato anche nei dati parlati e i discenti sembrano anche produrre meno collocazioni identificate da punteggio t-score. Questo ha due importanti, anche se semplici, implicazioni: che gli studenti dovrebbero probabilmente essere esposti a più input di lingua parlata, e che le teorie di acquisizione della lingua seconda potrebbero utilmente rivedere i processi di acquisizione fraseologica degli studenti nel contesto EFL. Un'altra scoperta è relativa ai modelli lessico-grammaticali delle collocazioni degli studenti non erano marcatamente diversi da quelli dei madrelingua, ma erano meno vari e mostravano una creatività pragmatica. Questo potrebbe informare gli studiosi sui potenziali processi di fossilizzazione (Selinker, 1972) nella fraseologia e/o sulle strategie di semplificazione o di evitamento (Farghal & Obiedat, 1995). Infine, anche se gli studi tradizionali hanno trovato che la congruenza L1 gioca un ruolo chiave nella produzione di collocazioni (cfr. Bahns, 1993; Granger, 1998b; Nesselhauf, 2005; Wang, 2016), nessuna prova di congruenza L1 è stata trovata per quanto riguarda i dati parlati, il che è un'interessante controprova. Nel complesso, questa tesi ha sottolineato che la produzione di collocazioni, sia quantitativamente sia pragmaticamente, è in ritardo rispetto alla competenza collocazionale e, sebbene questa linea possa essere molto sottile e non significativa nei testi scritti, il divario si allarga nella lingua parlata. / In the last 70 years, there has been an increase in English studies on collocations (Firth 1957; Hoey, 2005; Moon, 1998; Sinclair 1991; 2004; Stubbs, 1996; 2001) and research which have documented that phraseology is pervasive to language (Altenberg, 1998; Biber et al., 1999; Cowie, 1991; 1992; Howarth; 1998). This also indicates that a good command of collocations is needed if learners aim to achieve native-like fluency in the L2. Indeed, research on learner production of formulaic language has shown that collocations are essential in the acquisition of second language (Cowie, 1998; Pawley & Syder, 1983; Peters, 1983) and are a key component for the development of fluency (Ellis, 2002; 2003; Ellis et al., 2015; Howarth, 1998). Despite the surge in studies on collocations, the majority of scholars have focused on written data and on a restricted set of combinations, such as verb + noun collocations. The poor availability of spoken learner corpora and the more error-prone formulaic sequences have led researchers to neglect collocations such as adverb + adjective. Intensification is an intricate part of foreign language learning (Lorenz, 1999) and deserves further attention, especially as regards spoken data, which is a better reflection of learner language (Myles, 2015). The present work investigates adverb + adjective collocations in a newly compiled spoken learner corpus of advanced Italian learners of English L2. The thesis adopts a Contrastive Interlanguage Analysis (Granger, 1998) approach to verify whether: a) there are any differences between the collocation production of Italian learners of English compared to native-speaker peers; b) there are any differences between the Italian learners’ collocations and the native speakers’ in terms of syntactic patterns and lexical meaning; c) L1 congruency has a transfer effect on the learner production of infrequent and/or unattested collocations. In order to address the three overarching research questions, quantitative and qualitative analyses were carried out on the Italian Spoken Learner Corpus (ISLC) and the sister corpus of LINDSEI, LOCNEC. LOCNEC was used as the native-speaker reference corpus for its high level of comparability to ISLC. For the quantitative analyses, Durrant and Schmitt’s (2009) approach was followed for the calculation of the collocation’s association measure scores (t-score and MI) based on the large reference corpus BNC and the collocations were then divided into three categories based on their score: collocations (t-score and MI equal or greater than 2 and 3 respectively), infrequent/unattested collocations (t-score and MI scores unavailable due to infrequency), grey area collocations (t-score and MI lower than 2 and 3 respectively). T-tests and Wilcoxon rank sum tests were computed on the collocations extracted from ISLC and LOCNEC and effect sizes were calculated. In addition, the tests were employed to assess the average individual t-score and MI values of learners and native speakers. As regards the qualitative analyses, a three-fold scheme was employed to analyse two sets of collocations: the first set comprises 11 collocations with t-score and MI equal or greater than 2 and 3 respectively and a frequency of equal or greater than 5 in the ISLC; the second set includes 9 infrequent/unattested collocations with a frequency equal or greater than 2 in ISLC. Following the scheme, the two sets of collocations extracted from both ISLC and LOCNEC were analysed by taking into account their collocational background (etymology, CEFR level, L1 congruence), the learner variables (gender, stay-abroad experience, university course, other languages), and the text variables (attributive vs predicative function of the adjective, pronouns vs it-sentences, tense, affirmative vs negative, positive vs negative connotation). The results of the statistical tests were all significant with medium to large effect sizes and, together with the qualitative analyses, indicated that: Italian learners of English produce a fewer number of collocations; a higher number of non-collocations; their combinations are less collocational than native speakers’ (i.e., their association measure scores as on average lower than the natives’); there are no marked differences in terms of lexico-grammatical patterns between the learners’ collocations and the native speakers’, but the learners tend to assign more pragmatically creative functions to their collocations; no evidence of L1 (negative) transfer was found in relation to the learners’ production of infrequent/unattested collocations, thus further supporting the previous finding. The findings further corroborate the literature on learners’ collocations and add another piece to the puzzle of spoken language: collocational lag, that is the slower development of collocation performance, can also be found in spoken data and learners also seem to produce fewer t-score collocations. This has two important, though simple, implications: that learners should probably be exposed to more spoken language input, and that second language acquisition theories might usefully review phraseological acquisition processes of EFL learners. Another finding is that the lexico-grammatical patterns of learners’ collocations were not markedly different from native speakers’, but they were less varied and displayed pragmatic creativity. This could inform scholars about potential fossilisation processes (Selinker, 1972) in phraseology and/or simplification or avoidance strategies (Farghal & Obiedat, 1995). Lastly, although mainstream studies have found that L1 congruency plays a role in the production of collocations (cf. Bahns, 1993; Granger, 1998b; Nesselhauf, 2005; Wang, 2016), no evidence of L1 congruency was found as regards spoken data, which is an interesting counter-finding. Overall, this thesis has underlined that collocation production, both quantitatively and pragmatically, lags behind collocation competence and, although this line may be very thin and not significant in written texts, the gap widens in spoken language.
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Tra testo e messinscena: Ettore Romagnoli e il teatro greco

Troiani, Sara 09 June 2020 (has links)
The thesis aims to analyse the reception of the ancient Greek drama by the Italian scholar Ettore Romagnoli (1871-1938), considering his critical essays, translations, and theatre performances. The mutual interaction of these three aspects represents the methodological approach to understand how Romagnoli conceived the interpretation of Greek theatre and its dramatic production in the modern age. The thesis consists of three parts. The first one analyses Romagnoli’s ideas on classical studies and the modern translations of ancient Greek poetry within the Italian culture in the early 20th Century and in opposition to the positivist approach in the classical philology and the Neo Idealistic Aesthetics. Furthermore, an exam of the entire work of Romagnoli as stage director is offered, along with the reconstruction of a mainly unknow controversy after his dismissal from the National Institute of Ancient Drama. The second part analyses Romagnoli’s academic studies on the hypothetical performance of ancient tragedy and comedy and the evolution of Greek poetry from music. It also identifies the possible influence of these theories within his own translations and performances. The last part deals with two examples of translations for the stage: the "Agamemnon" (1914) and the "Bacchae" (1922). On the basis of theatre translation studies and thanks to Romagnoli’s editions of the two works, both placed at his archive and library in Rovereto and rich of notes by the translator himself, the analysis attempts to examine the hypothetical performability and speakability of the two texts and whether cuts or modifications were introduced during the stage productions. / La ricerca si propone di condurre un esame il più possibile esaustivo dell’opera del grecista Ettore Romagnoli (1871-1938) come esegeta, traduttore e metteur en scène del dramma antico. Grazie all’analisi della reciproca interazione di questi tre aspetti si è tentato di comprendere come il grecista abbia concepito l’interpretazione del teatro greco e ne abbia progettato la ‘reinvenzione’ drammatica. Il lavoro si suddivide in tre parti. Nella prima viene condotta una ricostruzione della carriera di Romagnoli nel contesto storico-culturale di inizio Novecento, analizzando le sue idee sul rinnovamento degli studi classici e sull’aggiornamento delle traduzioni della poesia greca. In questo quadro assumono notevole rilievo le polemiche condotte da Romagnoli in opposizione alle maggiori correnti accademico-culturali dell’epoca: l’estetica crociana e la filologia scientifica. Inoltre, l’analisi prende in esame l’idea di messinscena e le produzioni dirette da Romagnoli a partire dagli spettacoli universitari (1911-1913) fino alle rappresentazioni teatrali svolte a Siracusa e in altri teatri e siti archeologici d’Italia (1914-1937), insieme alla ricostruzione di una terza polemica, definita ‘siracusana’, che coinvolse il grecista in seguito alla sua estromissione dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico. La seconda parte prende in considerazione gli studi scientifici e divulgativi di Romagnoli circa la ricostruzione dell’ipotetica performace della tragedia e della commedia di quinto secolo a.C. e l’evoluzione della poesia greca dalla musica, individuando, inoltre, le possibili rielaborazioni di queste teorie all’interno delle traduzioni e degli spettacoli teatrali. Nella terza parte si analizzano le traduzioni di "Agamennone" e "Baccanti" che Romagnoli portò in scena a Siracusa. Si è tentato di valutare, anche sulla base degli studi teorici relativi alla traduzione per il teatro, quanto l’attenzione alla ‘performabilità’ e alla ‘dicibilità’ del testo ne avesse influenzato la composizione oppure se fossero stati introdotti tagli e modifiche in fase di produzione degli spettacoli. Le due edizioni di "Agamennone" (1914) e "Baccanti" (1922) che facevano parte della biblioteca privata di Romagnoli presentano infatti annotazioni dell’autore riconducibili proprio ai suoi allestimenti per gli spettacoli al Teatro greco di Siracusa. Il lavoro ha potuto avvalersi di scritti inediti, articoli di giornale e documenti privati custoditi negli Archivi della Fondazione INDA e presso il Fondo Romagnoli, dal 2016 proprietà dell’Accademia Roveretana degli Agiati e attualmente in catalogazione presso la Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto.

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