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L’eau et le sang, le païen et le chrétien : la Coupe des Ptolémées et la Patène de serpentine du trésor de Saint-Denis

Bohémier, Marie Hélène 08 1900 (has links)
No description available.
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La protection des droits de l'accusé devant la cour pénale internationale. / The protection of the rights of the accused in front of the International criminal court

Nga Essomba, Tergalise 21 March 2011 (has links)
La protection des droits de l’accusé est tributaire du respect du procès équitable dans presque tout débat judiciaire. Ce faisant, la création de la CPI suscite une attention particulière en vertu non seulement de son caractère permanent et universel, mais aussi de l’ampleur des crimes internationaux qu’elle connait. Sous l’effet de cette configuration, la recherche laisse découvrir une protection à l’efficacité relative et utopique malgré l’exigence de compatibilité du droit applicable aux droits de l’homme internationalement reconnus. Toutefois, le respect apparent de ces droits, l’application du principe du contradictoire et l’exigence de la présence de l’accusé dans son procès ne garantissent pas l’effectivité de l’égalité des armes, l’exercice des droits de la défense et le respect de la présomption d’innocence. Au contraire, la prééminence du déséquilibre processuel, de la durée excessive des procès et du maintien en détention de l’accusé conduit à faire objection sur l’existence possible de la protection efficace des droits de l’accusé. La dite protection cède plutôt devant la lutte contre l’impunité, la délicatesse des victimes et témoins et la souveraineté des Etats. A l’issue de cette étude, il est nécessaire de procéder à un rééquilibrage des droits entre les parties et à une reconceptualisation de la compétence de la Cour. / Protecting the rights of the accused depends in any legal debate on respect for a fair trial. In doing so, the creation of the ICC merits special attention by virtue not only of its being permanent and universal, but also the extent of international crimes with which it deals. As a result of this broad scope, research suggests any protective coverage is relative in its effectiveness and utopian, despite the requirement of compatibility of the law applicable to internationally recognized human rights. The apparent respect for these rights, the principle of due process and the requirement of the presence of the accused at his or her trial do not guarantee an effective equality of arms, the exercise of one’s rights or respect for the presumption of innocence. Instead, the procedural rule of imbalance, the excessive length of trials and the continued detention of the accused have led to objections about effectively protecting the rights of the accused. So-called protection gives way instead to the fight against impunity, the reticence of victims and witnesses and the sovereignty of States. Following this study, it is necessary to rebalance the rights of the parties and rethink the jurisdiction of the Court.
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La scuola di Melchiorre Cesarotti nel quadro del primo romanticismo europeo

Chiancone, Claudio 02 December 2010 (has links) (PDF)
La storia del magistero cesarottiano mostra bene quel fenomeno, tipico della "biologia" letteraria, per cui in un grande autore si ha quasi sempre una fase di ascesa, di gloria, e quindi un declino, ed offre l'esempio lampante di quella classica loro tendenza a diventare sempre più conservatori e di maniera col passare del tempo. Cesarotti si formò ribelle, ma presto, ottenuta la gloria, spaventato dai tempi e dalla propria stessa fama, si moderò e, posto di fronte alla prova degli eventi, non seppe tenersi al passo coi tempi. Il suo cinquantennale magistero, nel giro di pochi anni, perse l'iniziale vigore e combattività, e non sopravvisse alla sua morte. Di esso, fu senza dubbio lodevole il tentativo di avvicinare la propria cultura a quelle straniere, senza pregiudizi e con il gusto della scoperta. Ma dopo gli eventi della Rivoluzione, questo nobile cosmopolitismo non fu più sufficiente. Fu notevole anche la sua capacità di restare sempre a contatto con l'ultima generazione e di coadiuvarla, e nobile la sua ambizione di fare, di quei giovani, l'élite da crescere e guidare all'amore del Bello e della Virtù. Di farne l'illuminata classe dirigente dell'avvenire. Credette fermamente e sinceramente a questa missione, ma non seppe applicarla nel modo migliore. Creò una squadra, ma non seppe renderla autonoma. Non riuscì a fare in modo che essa potesse proseguire da sola e riformarsi dall'interno, ed in tal modo sopravvivergli. Cesarotti cadde nel difetto di affezionarsi troppo al proprio ruolo pedagogico in sé, senza pensare alle conseguenze per gli allievi, e perdendo man mano contatto con la Storia. Anziché formare gli allievi, volle replicare se stesso in loro, imponendogli il proprio modello letterario ed affettivo perché a loro volta lo ripetessero uguale. Padre troppo affettuoso, viziò i "figli" e dimenticò il ruolo fondamentale dell'educazione, ossia non quello di creare un individuo ma di aiutarlo a trovare autonomamente la propria strada. Tradì in tal modo il suo stesso insegnamento letterario: predicò dalla cattedra e dai libri di non idolatrare nessuno, ma al momento della gloria accettò di divenire oggetto di culto. Dimenticò, o forse mai comprese davvero la natura storica della letteratura, come di un continuo, un progresso, uno sviluppo di idee necessariamente destinate ad evolversi col mutare dei tempi, da insegnare parallelamente al corso degli eventi e, se possibile, di partecipare a modificarli. Non comprese che persino il cesarottismo necessitava di una riforma interna, senza la quale non sarebbe sopravvissuto alla selezione della Storia. Cesarotti ebbe grandi intuizioni, ma gli mancò il tempo di metterle in pratica, e fu circondato da una squadra di allievi non in grado di farlo al suo posto, perché mai formata a tale compito. Previde i nuovi tempi ma non volle riconoscerne l'arrivo, e ne rimase deluso e travolto. Vide il nuovo secolo, quel secolo che egli stesso aveva preconizzato ma, una volta giunto, non seppe accettarlo: gli eventi procedettero troppo veloci e superarono le sue capacità di comprensione. Volle riforme, e si ritrovò addosso una rivoluzione. In mezzo a un mare di lodi e di glorificazione, un solo allievo sembrò accorgersi per tempo di questi limiti. La critica del Foscolo è stata esemplare nel mostrare con tempismo e lucidità i limiti della scuola cesarottiana. Fu l'allievo ribelle a capire che ciò che davvero mancava in quel gruppo era qualcuno che da quel magistero, da quella teoria di apertura e di rinnovamento, ricavasse concretamente nuova poesia, la poesia dei nuovi tempi e del nuovo secolo. A capire che il gruppo cesarottiano era un'eccellente fase di rodaggio, che sapeva preparare le macchine ma che non avviava un processo di trasformazione. I fatti gli diedero ragione. Giunto il nuovo secolo, la scuola cesarottiana mostrò tutta la propria crisi. I "figli" ed allievi, una volta diventati professori, non "salirono di fama", come appunto aveva notato Foscolo, e - aggiungiamo noi - non riuscirono a fondare un magistero altrettanto incisivo ed innovatore: ebbero allievi illustri, ma nulla di anche solo vagamente simile a quello che il Cesarotti era stato capace di assemblare. Mario Pieri, ottenuta la cattedra padovana, fu freddo e impacciato in classe, e distante dagli studenti: l'eloquente racconto, da lui stesso lasciatoci, dei fischi ricevuti ad una lezione dice tutto.1179 Non ebbe a sua volta né "figli" né allievi prediletti, né seppe metter su una squadra; non divenne il mentore di nessuno, e dopo appena sette anni riuscì - bontà sua - a farsi giubilare ed a ritirarsi a vita privata, letteraria sì ma fieramente solitaria. Giuseppe Barbieri, pur titolare di un insegnamento più duraturo, mostrò gli stessi limiti. Proseguì la lezione del "padre" in analoga solitudine, anch'egli bersagliato dal suo studente più celebre e promettente. Nel complesso, ottenne molto più sèguito come predicatore quaresimale.1180 Giuseppe Greatti ottenne la direzione di un collegio ma non si ha notizia di suoi continuatori. Angelo Zendrini visse lo stesso distacco, chiuso nei propri studi. Rarissimi i contatti di questi allievi con personalità europee: i loro carteggi sono pressoché limitati alla sola Italia, con larga preferenza per il Triveneto: nulla, assolutamente nulla di paragonabile alla rete epistolare a suo tempo intessuta dal Cesarotti, intellettuale rinomato ed aperto che aveva insomma creato una generazione di piccoli ingegni "locali", isolati, oggi per lo più dimenticati o ricordati unicamente come allievi di tanto maestro. Ma era Cesarotti stesso, in fondo, il principale responsabile di questo fallimento. Era lui a non aver saputo riconoscere il proprio continuatore. Molto più che nel docile Barbieri, era proprio nel giovane, irruento Foscolo che egli aveva avuto il migliore allievo. Non poté né volle accettarlo tra i suoi "figli": quel giovane e promettente poeta si muoveva troppo autonomamente, ne ebbe paura. In lui, Foscolo non aveva mosso solo sentimenti di paternità, ma anche di gelosia e d'impazienza. Cesarotti provò a moderarlo e a riassorbirne l'ingegno nel sicuro recinto della propria scuola, ma non riuscì ad irregimentarlo in quel tipo di educazione, in quella pedagogia letteraria da lui organizzata e affinata in cinque decenni di magistero ma che, alla fin fine, altro non lasciò in eredità al mondo poetico italiano che una breve generazione di epigoni ossianisti. Una generazione già individuata dal Foscolo, e definitivamente affossata da Luigi Carrer, lui sì degno erede, veneto e in Veneto, del magistero cesarottiano e foscoliano, come mostra il suo illuminante articolo Gli ossianeschi (1837), fine analisi della "crisi" del cesarottismo che concludeva per sempre la fase ossianica della letteratura italiana. Non Barbieri, insomma, ma Foscolo fu il vero "figlio" di Cesarotti. Ma Cesarotti non se ne accorse, non sembrò capirlo. Troppo affezionato al proprio ruolo ed al proprio modo di vedere gli affetti, e la letteratura che da quegli affetti doveva prendere ispirazione, trattò Foscolo da ribelle, e non comprese che era proprio questi ad aver assimilato e messo in pratica il suo insegnamento di proiezione verso il nuovo, di apertura al bello in ogni sua forma, di libertà creatrice scevra da qualsiasi idolatria. In questo davvero Foscolo superò il maestro. Non si fece intaccare dai pregiudizi della scuola. Apprese il metodo cesarottiano, e lo applicò sistematicamente a tutti: ad Alfieri, a Parini, a Monti, ed allo stesso Cesarotti. Tracciò la sua strada, in Italia e fuori d'Italia e, a differenza dei prediletti cesarottiani, seppe trovare elementi validi tra i propri allievi, e valorizzarli. Trovò Di Breme, Berchet, Pellico, Borsieri, e gettò con loro le basi di una nuova scuola e di un nuovo magistero adatto ai nuovi tempi e, proprio per questo, molto più duraturo.
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La littérature française dans les revues littéraires chinoises entre 1917 et 1937 / French literature in Chinese literary magazines between 1917 and 1937

Yang, Zhen 09 September 2014 (has links)
La période comprise entre 1917 et 1937 marque le début de la littérature chinoise moderne. La littérature française a participé à la construction de cette nouvelle littérature, dont la modernité réside dans la négation des valeurs littéraires et sociales chinoises classiques, dans l’ouverture aux littératures étrangères et dans l’appel au respect de l’individualité. Des écrivains chinois novateurs contestent la nécessité de la société et mettent en avant la vie intérieure dans la littérature. Ils trouvent une signification à la vie dans l’amour et dans la beauté, chacun interprétant ces notions à sa manière. Cette époque est aussi celle, en Chine, de débats littéraires. Aux écrivains individualistes s’opposent des écrivains passéistes et des écrivains engagés à gauche. La confrontation entre différentes conceptions littéraires se reflète dans la réception de la littérature française. Dans les revues littéraires chinoises, des idées opposées sont formulées à propos de Ronsard, de Montaigne et de Malherbe. Des controverses agitent les milieux littéraires autour de Molière, de Rousseau ou de Baudelaire. Les divergences sur la compréhension de la littérature française résultent du fait que les critiques et les traducteurs chinois perçoivent de manière différente la relation entre l’homme et le temps, et la relation entre l’homme et la société. L’interprétation de la littérature française par les écrivains chinois s’appuie sur des réflexions sur l’homme et sur sa situation existentielle. / The period between 1917 and 1937 marks the beginning of modern Chinese literature. French literature has contributed to the construction of Chinese new literature, the modernity of which resides in the denial of traditional Chinese literary and social values, in the opening to foreign literatures, and in the call for respect of the individuality. Chinese writers with pioneering spirit contest the necessity of the society and highlight the internal life in literature. They all consider the pursuit of love and beauty as the signification of the life. However, they interpret those notions of love and beauty in different ways. This period in China is full of literary debates. Individualistic writers are opposed to backward-looking writers and left-wing writers. The confrontation between different literary conceptions is reflected in the reception of French literature in China. In Chinese literary magazines, opposed ideas are formulated on Ronsard, on Montaigne and on Malherbe. Debates concerning Molière, Rousseau and Baudelaire arose in literary circles. The difference of opinions on French literature results from the fact that Chinese critics and translators understand in different ways the relationship between mankind, the time and the society. The interpretation of French literature by Chinese writers is based on reflection on human beings and on their existential situation.
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L’implication de Bettina von Arnim dans les débats politiques et sociaux au travers de ses correspondances (1838-1849) / The development of Bettina von Arnim (1785-1859) in the social and political debattes through her letters (1838-1849) / Das Engagement von Bettina von Arnim in den politischen und sozialen Debatten anhand ihrer Briefwechsel (1838-1849)

Bigdely, Patricia 30 September 2013 (has links)
Ce travail de recherche aborde les stratégies épistolaires et communicationnelles de Bettina von Arnim (1785-1859), femme de lettres allemande, pour prendre part aux débats politiques et sociaux pendant la période du Vormärz. Transgressant les frontières sociales, idéologiques, rhétoriques et celles des genres littéraires, Bettina von Arnim a tenté d’influer sur le roi de Prusse, Frédéric Guillaume IV, au moyen de ses correspondances, de ses ouvrages et de son réseau. Bettina von Arnim a élaboré des stratégies de communication et de persuasion pour secouer un système ministériel rigide et réactionnaire, obtenir des réformes politiques et sociales et modeler le souverain selon son idéal du Volkskönig. Cette étude va s’attacher à montrer les mécanismes employés par Bettina von Arnim pour s’immiscer dans un domaine exclusivement masculin, la politique. / This research project explores the activities and works of Bettina von Arnim (1785-1859), a German literary scholar, taking part in the political and social debates of the period ‘Vormarz’. Covering all social boundaries, ideologies, rhetoric and literary styles, Bettina attempted to influence the King of Prussia, Frederick William IV, with her letters, writings and network. Bettina von Arnim fabricated a persuasive communication strategy to disrupt a rigid ministerial system, get political and social reforms, and influence the Sovereign according to her model of the ‘Volkskönig’. This study attempts to show the tactics employed by Bettina von Arnim to infiltrate an exclusively male political structure. / Diese Dissertation beschäftigt sich mit den Brief- und Kommunikationsstrategien von Bettina von Arnim (1785-1859), die vor allem durch ihre Korrespondenz an den politischen und sozialen Debatten im Vormärz teilgenommen hatte. Unter häufiger Missachtung der sozialen, ideologischen und rhetorischen Gewohnheiten sowie der traditionellen Literaturgattungen war Bettina von Arnim bestrebt, dem preußischen König Friedrich Wilhelm IV. Ratschläge zu erteilen. Bettina von Arnim hat Überzeugungsstrategien entworfen, um einen starren und reaktionären Beamtenapparat zu umgehen und wachzurütteln, politische und soziale Reformen zu erzielen sowie das Staatsoberhaupt in Richtung auf ihr Ideal eines Volkskönigs zu beeinflussen. In dieser Arbeit sollen die von Bettina von Arnim verwendeten Mechanismen untersucht werden, wodurch sie sich in die Politik, eine den Männern vorbehaltene Domäne, einzumischen versuchte.
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Les chroniqueurs parlementaires, membres de la tribune de la presse de l'Assemblée législative de Québec, de 1871 à 1921

Saint-Pierre, Jocelyn 11 April 2018 (has links)
Cette étude poursuit un double objectif. Le premier est de brosser le portrait du chroniqueur parlementaire membre de la Tribune de la presse de l'Assemblée législative, entre 1871 et 1921; analyser le produit de son travail, la chronique parlementaire publiée dans les principaux quotidiens québécois; et expliquer le fonctionnement de la Tribune de la presse. Les quatre premiers chapitres sont orientés vers cet objectif. Le premier chapitre, décrit le contexte dans lequel se meut le correspondant. Dans le deuxième chapitre, l'auteur montre ce qui existe à la même époque en Angleterre, en France et aux États-Unis, et explique ensuite brièvement ensuite le fonctionnement de cette institution parlementaire chez-nous avant la période étudiée. Le chapitre 3 présente une étude socio-économique des membres de la Tribune de la presse, en traitant de leur origine sociale, de leur formation, de leur parcours professionnel et de leurs conditions de travail. Le chapitre 4 s'attache à décrire le processus qui va de la cueillette de l'information jusqu'aux lecteurs. Le second objectif, veut vérifier l'hypothèse suivante: le chroniqueur parlementaire, médiateur entre le député et ses électeurs, chargé par une entreprise de presse de mettre en forme la nouvelle politique, s'est acquitté adéquatement de sa tâche. Cette hypothèse a été confirmée dans le dernier chapitre consacré à une étude de contenu de la chronique parlementaire comparée à une mesure étalon, le Journal des débats reconstitué. Le correspondant parlementaire rapporte adéquatement les débats. Après avoir étudié l'intervenant, le discours et la manière de rapporter les débats, il appert que le journaliste parlementaire rend compte de façon satisfaisante, des discours prononcés à l'Assemblée législative. Sans être exhaustive, la chronique parlementaire rend justice aux intervenants; elle est neutre, elle porte sur le sujet de l'intervention et elle est rédigée en style indirect. Une certaine spécialisation de la presse selon les sujets, de légères différences à l'égard de la langue, une utilisation quelquefois partisane du style et de rares commentaires en provenance de journaux engagés dans la lutte politique ont été observés, mais dans l'ensemble il n'y a pas de déformation grossière des paroles des députés. Le chroniqueur parlementaire est un témoin fidèle. / Québec Université Laval, Bibliothèque 2013
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Le débat au Sénat américain entourant l'adhésion des États-Unis à la Cour permanente de Justice internationale de janvier 1935

Belhumeur, Andréa 12 April 2018 (has links)
Ce mémoire cherche à analyser les propos des sénateurs américains au moment du débat entourant l'adhésion des États-Unis à la Cour permanente de Justice internationale, tenu du 15 au 29 janvier 1935. L'apport de plusieurs éléments, autant de politique intérieure que de politique extérieure, s'avère nécessaire afin d'étudier la défaite de cette proposition qui se situe au cœur du mouvement isolationniste des années 1930. Un examen attentif du Congressional Record pour cette période révèle une importante dissension parmi les membres de la Chambre haute concernant le rôle de leur nation sur la scène internationale. D'ailleurs, une méfiance persistante envers les pays étrangers depuis la fin de la Première Guerre mondiale, ainsi qu'une volonté de conserver la tradition de non-intervention dans les affaires politiques outre-mer, entraînent entre autres la rupture de la ligne de parti chez les démocrates, l'une des principales raisons du rejet de la Cour mondiale.
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La mobilisation du concept de bien commun par des étudiantes et des étudiants du collégial dans une discussion portant sur une controverse sociotechnique

Jobin, Bernard 17 April 2018 (has links)
Cette thèse vise à documenter la façon dont des groupes d'étudiants du collégial appréhendent la controverse sociotechnique portant sur la fluoration de l'eau potable. Aux fins de la production des données, ces jeunes ont été invités à délibérer dans le cadre de deux entretiens de groupe (focus groups) dont le point de départ était la lecture d'une vignette présentant des données susceptibles de soutenir l'une ou l'autre des positions envisageables, soit son acceptation ou son refus. L'analyse des discours élaborés lors de ces entretiens a été réalisée selon une approche interactionniste et avec les outils proposés, entre autres, par Potter (1996) et Billig (1996). Elle a rendu possible, dans un premier niveau d'analyse, le repérage des ressources discursives et des procédés rhétoriques qu'ils ont mobilisés pour construire leur discours. Dans le cadre d'un deuxième niveau d'analyse, elle a permis de repérer les ressources discursives et les procédés rhétoriques mobilisés pour évoquer et configurer la problématique du bien commun. L'analyse soutient que ces étudiants sont capables de s'approprier une controverse sociotechnique comme celle de la fluoration de l'eau potable, d'en dégager les principaux enjeux et de soutenir une position en évoquant des arguments associés à la problématique du bien commun.
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L'argumentation dans le débat télévisé : l'analyse des débats présidentiels américains de 2004

Savard, Maryse 12 April 2018 (has links)
La présente recherche s'intéresse à l'argumentation dans le débat télévisé. Plus précisément, elle vise à mesurer l'apport de l'argument dans le discours des acteurs politiques en situation de débat télévisé ainsi qu'à mettre en évidence le rôle que remplit l'argument dans ce contexte. Pour ce faire, la recherche s'appuie sur une définition opératoire de l'argument, celle de Gauthier (2005), et s'inspire de la théorie fonctionnelle des discours politiques en campagne électorale (Benoit, Blaney et Pier, 1998) afin de déterminer la proportion d'arguments destinés à la promotion, à l'attaque et à la défense. L'analyse s'applique aux trois débats présidentiels américains de 2004 opposant George W. Bush et John Kerry
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L’eau à la bouche ressources et travail argumentatifs des élèves lors de débats socio-scientifiques sur l’eau potable. : Etude comparée de 10 cafés scientifiques menés au Mexique, aux USA et en France, en 2011-2012. / Students’ Spontaneous Argumentative Practices during Socio-Scientific Debates about Drinking Water : The study of 10 Scientific Cafés (Mexico, USA, France, 2011-2012).

Polo, Claire 25 April 2014 (has links)
Cette thèse a pour objet de décrire l’argumentation des élèves dans dix « cafés scientifiques » sur l’eau potable ayant eu lieu en 2011-2012 dans quatre écoles au Mexique, aux USA et en France. Il s’agit d’environnements éducatifs semi-formels (activité organisée à l’école mais extracurriculaire). Cette démarche est détaillée dans une première partie, avec la présentation des divers ancrages théoriques qui l’ont inspirée, issus de la linguistique interactionnelle, des études de l’argumentation, et de plusieurs traditions de recherches en éducation ; puis la définition des principales questions de recherche ; et enfin une présentation détaillée du corpus d’analyse.Au niveau mésoscopique, est proposée dans la partie II une analyse de la qualité des interactions lors du travail en petits groupes d’élèves, inspirée de la typologie des types de discours de Mercer (1996). Le discours d’exploration est appréhendé à partir de 5 indicateurs adaptés à la situation pédagogique, et attesté dans les trois pays. Ses frontières avec le discours d’accumulation et le discours de dispute sont précisées. Enfin, l’ensemble de la typologie est questionnée et affinée, à l’aune de cas problématiques interrogeant les unités d’analyse pertinentes et l’alternance entre les différents types de discours. La partie III analyse plutôt le travail de construction des arguments par les élèves, à l’échelle microscopique, à partir de trois grands types de ressources : savoirs, principes généraux incluant lois, normes et valeurs, et émotions. Un relevé exhaustif des éléments de savoir-croyance et des principes généraux utilisés par les élèves est réalisé. Est ensuite proposé un modèle du recours à ces principes dans l’interaction argumentative, inspiré de celui de la structure conversationnelle de l’argumentation de Muntigl et Turnbull (1998). Enfin, trois études de cas donnent à voir le fonctionnement discursif de la mobilisation des émotions à des fins argumentatives, à partir d’outils proposés par Plantin (2011). Dans la partie IV, à l’échelle macroscopique, les dix débats réalisés sur les différents terrains sont comparés. Le cadrage du débat est caractérisé sur le plan de l’orientation thématique vers des domaines de savoir et celui de la préférence pour certains modèles cognitifs de l’eau. Est également étudiée la façon dont les élèves construisent l’objet de discours « eau » et le présentent préférentiellement sous certains éclairages (Grize, 1990, 1996), phénomène analysé à l’aide d’outils textométriques. Les résultats des votes d’opinion individuels et par groupe réalisés tout au long des débats sont enfin présentés. L’ensemble de ces éléments (11-14) convergent pour décrire le travail discursif des élèves comme l’activation et le renforcement de scenarios d’affrontement entre argumentaires typiques. Ainsi, chaque sous-corpus national se caractérise par un scenario argumentatif propre, qui domine les débats, même si d’autres scenarios, minoritaires, cohabitent avec lui.Finalement, ce travail offre un modèle cohérent de l’argumentation des élèves, qui permet de caractériser à différents niveaux ces scenarios argumentatifs. / This thesis aims at describing students’ argumentation in ten « scientific cafés » about drinking water organized in 2011-2012 in Mexico, the USA and France. These events can be characterized as a semi-formal educational context (at school but an extra-curricular activity). Part I begins with a literature review of theoretical backgrounds in interactional linguistics, argumentation studies, and education research. The main research questions and the empirical data used in the study are then presented.Part II reports an analysis of the quality of students’ interactions at the mesoscopic level, while they are working in small groups, based on Mercer’s talk typology (1996). Exploratory talk is evidenced in each of the three countries, and is analyzed with 5 indicators taking into account the specificities of the pedagogical situation. The boundaries between exploratory talk, cumulative talk and disputational talk are discussed. The whole typology is refined, with the presentation of problematic atypical cases, raising the issues of the relevant unit of analysis and the alternation between different types of talk. Part III consists of an analysis of students’ work of building up their arguments at the microscopic level. To do so, they use 3 types of resources: knowledge, general principles (including laws, norms and values), and emotions. An inventory of the knowledge-belief elements and general principles used by the students is presented. An interactional model of the argumentative use of these general principles is then proposed, based on Muntigl and Turnbull’s model of the conversational structure of argumentation (1998). Finally, three case studies describe the role of emotions in students’ argumentation, using Plantin’s conceptual and methodological tools (2011).In the last chapter, Part IV, the ten debates are analyzed and compared at the macroscopic level. They are characterized by their tendency for orientation of the discourse towards disciplinary knowledge fields and their preference for certain cognitive models of water over others. There is also an analysis of how the students build « water » as a discourse object (“objet de discours”), and present it in specific lights (“éclairage”) (Grize, 1990, 1996). This analysis depends notably on the use of textometric tools. Results of individual and group opinion votes during the cafés are also presented. These three sets of results converge to give a global picture of students’ discursive work as the activation and strengthening of typical scenarios of opposing arguments. Each national sub-corpus has a specific, preferred argumentative scenario, which dominates the debates, even though there are alternative minority scenarios coexisting with the dominant scheme.In summary, this thesis offers a coherent model of students’ argumentation, and permits the characterization of such argumentative scenarios at different levels.

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