• Refine Query
  • Source
  • Publication year
  • to
  • Language
  • 483
  • 151
  • 17
  • 17
  • 17
  • 17
  • 16
  • 10
  • 8
  • 6
  • 4
  • 4
  • 4
  • 2
  • 1
  • Tagged with
  • 667
  • 272
  • 185
  • 145
  • 140
  • 140
  • 136
  • 125
  • 102
  • 92
  • 74
  • 73
  • 72
  • 71
  • 65
  • About
  • The Global ETD Search service is a free service for researchers to find electronic theses and dissertations. This service is provided by the Networked Digital Library of Theses and Dissertations.
    Our metadata is collected from universities around the world. If you manage a university/consortium/country archive and want to be added, details can be found on the NDLTD website.
121

«L'ascolto di una tradizione». Gianni Celati lettore e studioso di James Joyce

Giorgio, Simone 30 April 2024 (has links)
La tesi indaga il rapporto fra Gianni Celati e l’opera di James Joyce, con particolare riferimento all’Ulisse. L’autore, infatti, ha studiato a lungo questo romanzo: negli anni Sessanta si è laureato all’Università di Bologna con una tesi su quest’opera, nel 2013 l’ha tradotta in italiano per Einaudi. Il mio lavoro ricostruisce dunque le relazioni esistenti fra l’Ulisse e la teoria letteraria di Celati, le quali si snodano lungo tutta l’attività dello scrittore, in particolare nella cosiddetta prima fase (anni Settanta). La tesi è divisa in tre capitoli. Nel primo capitolo della tesi sono delineati due campi teorici diversi. Il primo riguarda il tardo modernismo o neomodernismo, un oggetto di studi che in ambito anglosassone è sorto assieme alla definizione del modernismo, ed è stato importato in Italia solo negli ultimi anni, in connessione allo sviluppo della nozione di modernismo nel nostro Paese. La più autorevole voce italiana nel dibattito sul neomodernismo è Tiziano Toracca, che nel 2022 ha pubblicato una monografia sul romanzo neomodernista italiano. In questa parte del capitolo effettuo una ricognizione critica della nascita del concetto di modernismo, mettendo in luce come esso sia sorto soprattutto in contrapposizione alle prime teorizzazioni del postmodernismo. I testi principali cui faccio riferimento sono di Clement Greenberg, Frank Kermode, Theodor Adorno, Leslie Fiedler e Susan Sontag. L’imperfezione della categoria di modernismo in questa fase ha portato i critici a rilevare l’esistenza di un tardo modernismo o neomodernismo, termini di varia accezione ma che evidenziano come all’altezza degli anni Sessanta la transizione dal modernismo al postmodernismo non è ancora compiuta del tutto. Il secondo campo teorico riguarda invece la ricezione di Joyce in Italia negli anni Sessanta. Grazie alla prima traduzione italiana dell’Ulisse, pubblicata nel 1960, il nome di Joyce circolò molto nel panorama letterario italiano di quegli anni, in tutte le diverse parti della cultura italiana di quell’epoca. L’interpretazione italiana di Joyce in quest’epoca è influenzata in campo critico dall’incompleta ricezione della categoria di modernismo, in questa fase nota solo agli studiosi di letteratura angloamericana. In campo letterario l’estrema versatilità che l’Ulisse presenta lo rende un punto di riferimento per diversi scrittori. I due campi teorici sono collegati: non solo perché Joyce fu immediatamente interpretato come un grande autore del modernismo europeo, ma anche perché la sua opera si prestava particolarmente bene alla rivisitazione in una particolare declinazione del tardo modernismo che chiamo ‘modernismo popolare’, prendendo questa espressione dal teorico inglese Mark Fisher. Si tratta di una categoria critica che individua una persistenza delle tecniche moderniste in alcuni scrittori degli anni Sessanta e Settanta: oltre a Gianni Celati, mi riferisco a opere di Nanni Balestrini, Francesco Leonetti, Sebastiano Vassalli. Come dimostro, questi autori tentano di colmare il divario tra scrittore e pubblico che era percepito come elemento fondamentale del modernismo, riutilizzando però, almeno in parte, tecniche tipiche del modernismo; un tale atteggiamento fu notato a proposito di autori americani e francesi già da Kermode in quella stessa epoca. Tale categoria concettuale mi sembra particolarmente proficua per colmare una lacuna nelle definizioni del campo letterario dell’epoca; mettere in luce tale particolare dinamica intellettuale, inoltre, consente di precisare alcuni aspetti della lunga transizione dal modernismo al postmodernismo vissuta dalla cultura italiana fra anni Settanta e Ottanta; infine, aspetto centrale nella struttura dell’intera tesi, il ‘modernismo popolare’ è esattamente l’ambito culturale in cui Celati si è formato, ha maturato la sua idea di letteratura e soprattutto ha studiato l’Ulisse – ricevendo da questi studi impulsi e suggestioni decisive per la sua carriera. Come si evince dalla sua tesi di laurea, infatti, è già con la lettura di Joyce che Celati si indirizza verso due grandi tematiche della sua attività intellettuale, ossia quella visiva e quella orale. Nel secondo capitolo, grazie all’intermedialità che caratterizza le sperimentazioni del modernismo e del postmodernismo, analizzo alcuni aspetti dell’interesse di Gianni Celati nei confronti della visualità. Si tratta di una tema classico della critica celatiana, su cui è incentrata molta bibliografia. Però, la molteplicità degli interessi visuali di Celati ha impedito finora di avanzare una sistemazione teorica di questo aspetto della sua scrittura. Pertanto, nel secondo capitolo delineo un’interpretazione di tali interessi a partire dalla riflessione di Celati sul concetto di spazio, che precede tutti gli altri elementi tipici della visualità celatiana. Dopo un’analisi della particolare collocazione critica di Celati nel postmodernismo italiano, adotto il concetto di regime scopico, coniato da Martin Jay, per costruire un’analisi incentrata su tre elementi: sguardo, visione e dispositivo. A ciascuno di questi elementi è dedicato una parte del secondo capitolo. Per quanto riguarda lo sguardo, inteso come atteggiamento concettuale che predispone la possibilità visiva, ricostruisco l’interesse di Celati verso il surrealismo negli anni Settanta e la sua svolta in chiave fenomenologica a partire dagli anni Ottanta. L’idea di base è che lo sguardo di Celati sia cambiato proprio in funzione del diverso orizzonte culturale con cui esso è inevitabilmente in dialogo. Autori-chiave in questo percorso sono Walter Benjamin e Susan Sontag. Benjamin rimane una sorta di stella polare per Celati. La parte del secondo capitolo dedicata alla visione, intesa come insieme di immagini esistenti verso cui lo sguardo si volge, ricostruisce l’evoluzione di tale concetto nella carriera di Celati. È individuabile una dicotomia: la prima parte della carriera è contraddistinta da visioni principalmente di carattere comico e satirico, legate ai concetti di crisi e apocalissi, in sintonia con varie ricerche letterarie di fine anni Sessanta e inizio Settanta. Dagli anni Ottanta in poi, tali visioni diventano immagini più affettive, che caratterizzano l’ultima fase della sua carriera. In questa parte cerco di far diventare evidenti i legami di Celati con altri autori stranieri, fra cui Blake e Michaux. La connessione fra queste influenze estere e la riflessione sul visivo si innesta, in particolare, su un crescente interesse di Celati verso la forma del documentario a partire dagli anni Novanta: tale passaggio mi permette di approdare al paragrafo successivo, dedicato al dispositivo, ossia il mezzo formale che mette in comunicazione sguardo e visione. In questa parte, infatti, analizzo come nella teoria del documentario di Celati un ruolo privilegiato sia svolto dal concetto di montaggio delle immagini, che l’autore aveva già individuato, sia pure precocemente, nella sua analisi dell’Ulisse di metà anni Sessanta. La teoria documentaria di Celati è rilevante perché costituisce il presupposto teorico dell’ultima parte della sua produzione, legata al mezzo cinematografico e in particolare alla tecnica del montaggio: la precocità dell’ingresso del concetto di montaggio nella riflessione celatiana, risalente alla tesi su Joyce, mi permette di rilevarne l’importanza. Pertanto, avanzo l’ipotesi che l’iniziale fascinazione di Celati verso le forme del vaudeville, del music hall e della comicità slapstick, che caratterizza le sue prime opere narrative, sia derivata non solo dall’influsso di Beckett ma anche da quello di Joyce, e segnatamente dall’episodio Circe, XV capitolo dell’Ulisse. Il terzo e ultimo capitolo della tesi riguarda invece la questione dell’oralità. Come la visualità, anche questo tema è stato ampiamente dibattuto dalla critica celatiana; nuovamente, ci si imbatte di continuo in testimonianze e riflessioni su questo tema da parte di Celati. Nella prima parte del capitolo, ci si interroga su come questa questione possa aver influito nell’inserimento di Celati all’interno del nostro canone: è infatti proprio su questo terreno che si gioca il suo posizionamento culturale rispetto alla letteratura commerciale. Celati attribuisce molta importanza all’elemento orale da quando rinuncia, dagli anni Ottanta in poi, a scrivere romanzi. Ciononostante, la sua dizione narrativa fa scuola: a una prima ondata di ‘nipotini celatiani’ di area bolognese, variamente legati al Settantasette, tra cui spicca Tondelli, seguono i cosiddetti scrittori della via Emilia, il cui principale esponente è forse Ermanno Cavazzoni. Se i primi si rifanno apertamente all’oralità comica dei romanzi di Celati degli anni Settanta, e guardano in particolare a Lunario del paradiso, i secondi prendono a lezione la trilogia padana degli anni Ottanta. Questa curiosa ‘biforcazione’ dell’influenza di Celati mi consente di impostare il discorso su una dicotomia, dovuta a un cambio di ‘postura’: parlo della regressione e della semplicità. Sono termini che mutuo da Celati stesso, e che sono stati ampiamente utilizzati dalla critica celatiana. La regressione occupa appunto la parte di carriera che si svolge negli anni Settanta: la mia argomentazione è che tale postura è legata concettualmente all’estensione della dizione narrativa a personaggi marginali e folli; sul piano formale consiste invece in una ripresa di vari moduli espressionistici spesso desunti da grandi autori modernisti. Entra qui in gioco un importante modello di Celati, ovvero Céline; ma, come dimostro, ha posto anche Joyce, ed è in questi anni che Celati riflette appunto sul Finnegans Wake. L’esempio joyciano, inoltre, illumina il nesso fra oralità e parodia, particolarmente caro a Celati che ne tratta in Finzioni occidentali. Fra gli altri punti di riferimento di Celati, un ruolo di primo piano spetta a Sanguineti, il cui Capriccio italiano costituisce un vero esempio di posa regressiva. Il tema della regressione è pertanto centrale nel Celati degli anni Settanta, anche in virtù della sua collaborazione con la rivista satirica «il Caffè», che ospita spesso le riflessioni celatiane su oralità, parodia, satira; altra saggistica a riguardo è rintracciabile sul «Verri». Si tocca qui con mano il laboratorio intellettuale di Celati, negli anni immediatamente precedenti a Finzioni occidentali, e di cui questo libro costituisce contemporaneamente un frutto e una grande sintesi. Alla fine degli anni Settanta, la conclusione della stagione delle contestazioni, la crescente insoddisfazione verso le scritture di questo decennio, l’esaurirsi dell’entusiasmo iniziale per l’insegnamento universitario e la fine del rapporto con Einaudi impongono a Celati il cambio di postura. In questo riposizionamento, Benjamin rimane un punto fermo, ma stavolta Celati si rivolge a un Benjamin più malinconico (condividendo in ciò l’impostazione teorica individuata da Sontag in Sotto il segno di Saturno): quello del Narratore. Pertanto, Celati assume la postura della semplicità, sempre su base orale, che contraddistingue la sua produzione dagli anni Ottanta in poi. È qui che l’influenza di Joyce apparentemente termina, poiché Celati fa una mossa inversa rispetto a quella dell’irlandese: laddove l’Ulisse è interpretabile come la naturale evoluzione delle short stories di Gente di Dublino, Celati sembra piuttosto scomporre i già semplici romanzi degli anni Settanta in novelle e storie di vita quotidiana. Rimane, come unico trait d’union fra i due autori, l’attenzione appunto alla quotidianità, infusa in personaggi accomunati da una certa curiosità verso ciò che li circonda, capaci di distrarsi, il cui modello va indubitabilmente rintracciato in Leopold Bloom: a questo è dedicata una piccola appendice posta alla fine della tesi.
122

[it] INFIRMITAS. NICHILISMO, NULLA,NEGAZIONE / [pt] INFIRMITAS. NIILISMO, NADA, NEGAÇÃO

ROSARIO PECORARO 23 November 2006 (has links)
[pt] As relações entre niilismo, nada, negação. A enfermidade (infirmitas), que parece atravessar a Civilização Ocidental, e as (vãs) tentativas de cura mediante um movimento ancípite e incessante de (im)posição/substituição. O tremor originário diante do nada; as tentativas de anulá-lo, de neutralizar a sua potência; as irrupções do nihil na história do pensamento, o resgate da seu sentido em alguns, significativos, momentos da filosofia contemporânea. O niilismo considerado não apenas como fenômeno histórico, ligado à Modernidade e à sua crise. A negação - e um seu novo sentido seu - que não se reduza, apenas, sempre já, à indicação de uma outra positividade. A aporia da não-afirmação não excludente; alguns traços estéticos. Esse é o mapa, impreciso e inquietante, que orienta a nossa tese; que se delineia e se desenvolve a partir de um horizonte contemporâneo (obras, autores, interlocutores, questões...), no qual estamos inseridos e pelo qual somos de contínuo provocados, e em um decisivo, inevitável, confronto com alguns dos grandes topoi do pensamento ocidental. / [it] Le relazioni tra nichilismo, nulla, negazione. L´infermità (infirmitas) che sembra attraversare la Civiltà Occidentale e i (vani) tentativi di cura attraverso un movimento ancipite e incessante di (in)posizione/sostituzione. Il timore originario di fronte al nulla; i tentativi di annullarlo, de neutralizzare la sua potenza; le irruzioni del nihil nella storia del pensiero occidentale; il riscatto del suo senso in alcuni, significativi momenti della filosofia contemporanea. Il nichilismo considerato non appena un fenomeno storico, legato alla Modernità e alla sua crisi. La negazione - e un suo nuovo senso - che non si riduca, appena, ancora una volta, a una mera indicazione di un´altra positività. L´aporia della nonaffermazione non escludente; alcuni tratti estetici. É questa la mappa, imprecisa e inquietante, che orienta la nostra tesi; che si delinea e si sviluppa in un orizzonte contemporaneo (opere, autori, interlocutori, questioni...) nel quale siamo inseriti e dal quale siamo sempre provocati, e mediante un decisivo, inevitabile, confronto con alcuni dei grandi topoi del pensiero occidentale.
123

LETTERATURA E CULTURA A MILANO NEL PRIMO TRENTENNIO DELL' ' 800: GIAN GIACOMO TRIVULZIO EDITORE E BIBLIOFILO

PEDRETTI, PAOLO 21 March 2012 (has links)
La tesi delinea la figura di Gian Giacomo Trivulzio (Milano, 1774-1831), bibliofilo, editore, intellettuale. La prima parte è dedicata a una ricostruzione sistematica della biografia, la seconda si concentra sui principali interessi culturali di Trivulzio, in particolare: l’amore per Parini, la produzione poetica originale (con una breve storia dell’Accademia degli Inesperti), l’attività collezionistico-editoriale legata ai novellieri italiani, gli studi critici e testuali condotti o promossi su una parte dell’opera di Boccaccio. Infine, il progetto di un’antologia della poesia italiana dalle origini a Poliziano e le proposte di emendazione del Convivio, della Vita nuova e delle Rime di Dante testimoniano gli sviluppi più maturi di quella che si può a buon diritto definire filologia trivulziana. / The thesis is about Gian Giacomo Trivulzio (Milan, 1774-1831), bibliophile, editor and intellectual. The first part is a Trivulzio’s systematic biography, the second one focuses on his main cultural interests, particularly: his love for Parini, his original poetic production (with a short history of the “Accademia degli Inesperti”), his collectible and editorial activity linked to the Italian novelists, his critical and textual studies on Boccaccio’s works. Finally, the project concerning an anthology of the Italian poetry from its beginning to Poliziano and the proposals for a recovery of Dante’s Convivio, Vita nuova and Rime textify the most mature developments of what can rightly be defined Trivulziana philology.
124

A tradução de expressões idiomáticas de baixa dedutibilidade metafórica : contribuições aos estudos fraseológicos bilíngues /

Valença, Eloísa Moriel. January 2016 (has links)
Orientador: Marilei Amadeu Sabino / Banca: Odair Luiz Nadin da Silva / Banca: Maurizio Babini / Resumo: Levando em consideração as variações metafóricas presentes em expressões idiomáticas, bem como a noção de correspondência proposta por teorias da tradução, este trabalho analisou Expressões Idiomáticas italianas de Baixa Dedutibilidade Metafórica (EIBDM), do ponto de vista do aprendiz/tradutor brasileiro, cuja busca por correspondentes tradutórios representa um desafio. Por EIBDM entendem-se aquelas combinatórias da língua estrangeira que apresentam, em sua constituição, metáforas culturais de difícil compreensão, na língua alvo, por conter elementos históricos, geográficos, religiosos, mitológicos, meteorológicos (temporais) ou simplesmente linguísticos, explícitos ou implícitos, que são típicos ou significativos apenas na língua fonte ou língua de origem (no nosso caso, o italiano). Por se tratar de uma pesquisa multidisciplinar, partiu-se de teorias referentes à Lexicografia e Fraseografia (OLÍMPIO DE OLIVEIRA E SILVA, 2007), Fraseologismos, Expressões Idiomáticas e Culturemas (ZULUAGA, 1997; ORTÍZ ALVAREZ, 1997, 2000; XATARA, 1995, 1998; PAMIES BERTRÁN 2007, 2008; MOLINA MARTINEZ, 2001), Metáfora e Metonímia (LAKOFF E JOHNSON, 2002; KÖVECSES 2002, 2005, 2010), bem como correspondências tradutórias (FELBER, 1984; BAKER, 1992) para embasar esta investigação. O corpus da pesquisa foi selecionado em dicionários especiais de EIs e a metodologia pautou-se na utilização da web como corpus e no estabelecimento do limiar de frequência para as EIs italianas. Foram selecionadas e classificadas tipologicamente 72 EIBDM. Em seguida, foram feitas a análise de suas metáforas, as propostas de correspondências tradutórias, a discussão sobre os aspectos culturais subjacentes e a proposta de elaboração de um dicionário de EIBDM cujo público-alvo é aprendizes, professores e tradutores da língua italiana. Com isso, buscou-se delinear o percurso a ser seguido e os desafios a serem enfrentados na... / Abstract: Taking into account the metaphorical variations of idiomatic expressions as well as the notion of correspondence proposed by the translation theories, this study aims to examine Italian Idiomatic Expressions of Metaphorical Low-Deductible (EIBDM), from the point of view of the Brazilian learner / translator, whose search for translational correspondences is a challenge. By EIBDM, we mean those combinatorial expressions in foreign language which presents, in its constitution, cultural metaphors difficult to understand in the target language because it contains historical, geographical, religious, mythological, weather (temporal) or simply linguistic elements, explicit or implicit, that are typical or significant only in the source language or in the native language (in our case, the Italian). It is a multidisciplinary research, guided by the theoretical frameworks regarding Lexicography and Phraseography (PORTO DAPENA, 2002; OLIMPIO DE OLIVEIRA E SILVA, 2007), Phraseology, Idiomatic Expressions and Culturemes (ZULUAGA, 1997; ORTÍZ ALVAREZ, 1997, 2000; CORPAS PASTOR, 1996; XATARA, 1995, 1998; PAMIES BERTRÁN 2007, 2008; MOLINA MARTINEZ, 2001), Metaphor and Metonymy (LAKOFF AND JOHNSON, 2002; KÖVECSES 2002, 2005, 2010) as well as Translation Studies (FELBER, 1984; BAKER, 1992) to support this research. The corpus of this investigation was selected from special dictionaries of IEs; the methodology was based on the use of the web as a corpus and on the establishment of the frequency of occurrence of Italian IEs.72 EIBDM were selected and classified typologically. Then an analysis of their metaphors was carried out, translational correspondences were proposed and a discussion of the underlying cultural aspects were presented. Furthermore, a dictionary model of this phraseological units was designed, for learners, teachers and translators of the Italian language. On that basis, this research sought to outline the path to be followed and the ... / Mestre
125

GIULIO CESARE PROCACCINI: PER UN CATALOGO DEI DIPINTI

D'ALBO, ODETTE 08 March 2016 (has links)
La tesi costituisce il primo tentativo di catalogazione dei dipinti di Giulio Cesare Procaccini (Bologna 1574- Milano 1625). Nei saggi introduttivi sono ripercorsi la fortuna critica dell’artista, la sua vita e la sua attività di pittore, quest’ultima riletta anche alla luce della produzione scultorea e grafica del maestro, parti integranti della sua articolata personalità. Costante è anche il riferimento al contesto della pittura milanese di primo Seicento, del quale Procaccini fu uno dei maggiori esponenti insieme a Cerano, Morazzone e al più giovane Daniele Crespi. Ai testi seguono le schede di catalogo delle opere, ordinate secondo un criterio cronologico, dove compaiono le indicazioni relative alle copie e alle incisioni. A conclusione delle schede delle prove ritenute autografe, una sezione è dedicata ad alcune composizioni che, consideratane l’ampia fortuna, sono con buona verosimiglianza copie da prototipi perduti di Procaccini, mentre in quella seguente si dà conto delle opere espunte dal catalogo dei dipinti autografi. Nell’ottica di fornire uno strumento utile agli studi successivi su Giulio Cesare Procaccini, si è inoltre compilata una lista di opere perdute attestate dalle fonti e nell’ultima parte della tesi, oltre alla bibliografia conclusiva, il regesto dei documenti ripercorre, ad annum, le vicende del maestro sinora note. / This thesis constitutes the first attempt to catalogue the paintings of Giulio Cesare Procaccini (Bologna 1574 - Milan 1625). Introductory chapters address the artist's critical fortune, his life and his activity as painter, the latter also reconsidered bearing in mind his graphic and sculptural oeuvre, which played a significant role in his multi-structured personality. Constant contextual reference is made to Milanese painting of the early seventeenth century, of which Procaccini was one of the major exponents together with Cerano, Morazzone and their younger contemporary Daniele Crespi. These texts are followed by a catalogue of works, chronologically arranged and accompanied by references to copies and engravings. Entries on what are accepted as autograph works are followed by a section about certain compositions, which - given their widespread success - are in all likelihood copies of lost prototypes by Procaccini, while the section that follows deals with paintings that have been rejected from the catalogue of autograph works. With a view to offering a useful tool for future scholarship on Giulio Cesare Procaccini, the author also provides a list of lost or untraced works recorded in historical sources, and the final part of the thesis, in addition to a bibliography, contains a register of documents listing all that is known thus far about the master's life, year by year.
126

'Maschera della maschera' : le traduzioni dall'anglo-americano di Giovanni Giudici (anni 1950-1960)

Franco, Teresa Rita January 2013 (has links)
My thesis focuses on the Italian poet Giovanni Giudici (1924-2011) and specifically on his activity as a translator from Anglo-American poetry, during the decade 1950-1960. I have investigated Giudici’s translations from a twofold perspective. On the one hand, I acquired a detailed overview of the translations, attempting to establish a definitive and accurate chronology of them all – in most cases, the official dates of the individual texts published not coinciding with the later inclusion of the same texts in three separate collections. On the other hand, I analysed the stylistic and literary rendering of the foreign texts, evaluating their specific artistic value and, where relevant, emphasising in what way they are interrelated with Giudici’s original verse. In doing so, I used archival materials, examining drafts and comparing these with the final versions. In my first chapter, I discussed the emerging notion of error and showed how this soon becomes the bridging element between the poet’s alleged amateurish knowledge of the original languages and his hyperconscious conception of the literary practice. The most innovative aspect of this ambiguous poetics is the poet’s tendency to equate poetic language with what he calls ‘strange language’, that is translation itself. While dealing with each foreign text individually and showing how it contributes to the poet’s language and themes (such as, primarily, those of error, of strange language and of mask), I also argued that the translations of the 50s could fall under the category of ‘metaphysical poetry’. Not unlike other poets of his day, Giudici familiarised himself with ‘metaphysical poetry’ through T. S. Eliot, as I showed in my second chapter. I here devoted special attention to Giudici’s work on Eliot and presented some early translations of Eliot by him which have hitherto escaped critics’ attention. In the last two chapters, I analyse other foreign poets he translated, ranging from Donne to Emily Dickinson, from Milton to Pound. Finally, by mapping Giudici’s interests in Anglo-American poetry, my thesis highlights the centrality that translation progressively acquires alongside the production of the original verse and within the use of the poet’s mother tongue.
127

Giambattista Basile e o conto maravilhoso /

Oliveira, Eva Aparecida. January 2007 (has links)
Orientador: Karin Volobuef / Mestre
128

O pequeno Decameron de Luigi Capuana: proposta de tradução comentada e anotada / The little Decameron: proposal of commented and annotated translation

Almeida, Natali Gaudio de 18 February 2016 (has links)
A presente dissertação tem como objetivo apresentar uma tradução comentada e anotada, para a língua portuguesa, de Il Decameroncino [O pequeno Decameron], do escritor italiano Luigi Capuana (1839-1915), obra publicada em 1901 na Itália. Juntamente a esta tradução comentada, apresentamos um estudo sobre o papel desempenhado por Capuana tanto na literatura, quanto na cultura italiana, tendo se destacado como uma das personalidades que mais contribuíram para a modernização e a atualização da literatura de seu país, através da participação ativa nos debates que se fizeram após o advento da Unificação Italiana. / This paper aims at presenting a commented and annotated translation to Portuguese of Il Decameroncino, by the Italian writer Luigi Capuana (1839-1915), published in 1901 in Italy. Along with this commented translation, I have presented a study on the role played by Capuana in both Italian literature and culture, as he emerged as one of the most important personalities in modernization and updating process of Italian literature, through taking an active part in the debates which happened after the Unification of Italian States.
129

Do colonialismo ao fascismo : religiosidade e nacionalismo a partir da an?lise do Il Corriere d?Italia (Bento Gon?alves/RS 1913 ? 1927)

Pr?, Lino Alan Ribeiro da Luz Dal 11 December 2017 (has links)
Submitted by PPG Hist?ria (historia-pg@pucrs.br) on 2018-01-04T19:46:09Z No. of bitstreams: 1 Disserta??o LINO.pdf: 2601645 bytes, checksum: 5995153ac24c558a7ebffd639c956db4 (MD5) / Approved for entry into archive by Tatiana Lopes (tatiana.lopes@pucrs.br) on 2018-01-05T16:05:25Z (GMT) No. of bitstreams: 1 Disserta??o LINO.pdf: 2601645 bytes, checksum: 5995153ac24c558a7ebffd639c956db4 (MD5) / Made available in DSpace on 2018-01-05T16:26:52Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Disserta??o LINO.pdf: 2601645 bytes, checksum: 5995153ac24c558a7ebffd639c956db4 (MD5) Previous issue date: 2017-12-11 / Throughout the regional historiographical process, journalism has been widely used as an object of research, since through it it is possible to understand identitary, cultural and religious aspects of the societies in which it has been developed and reproduced for the masses, whether located in political centers of the State or in the colonial regions. Another use for these documents occurs when analyzing the ideological movements articulated by the editorials of these publications, that aim to lead the circulation of the news according to their particular interests. Regarding this, the present work seeks to interpret how the consolidation of the Italian collectivities in Bento Gon?alves and its surroundings occurred, besides analyzing its collective actions and regional and international interests between 1913 and 1927 through the newspaper Il Corriere d'Italia, publication that by its religious and nationalist character, eventually spread a different perspective on the relations between the Italian State and the Church, marked in other weekly newspapers as unfeasible, but recurrently encouraged by the scalabrinian segment, which owns the newspaper. Another significant point was centered in the analysis of the constant combat carried out by the Carlist Order against the National Fascist Party, which holds a relatively accepted ideology in the northeast of Rio Grande do Sul, made up of populations that accompanied the electoral escalation of the party's leaderships. However, before addressing these points, a study about the migratory processes articulated by the Italians in the nineteenth century, the development of their colonies in the state of Rio Grande do Sul, the articulation of the first ethnic publishers, and the consolidation of their opinions and cultural values will be made. / Ao longo do processo historiogr?fico regional, o jornalismo foi amplamente utilizado como objeto de pesquisa, visto que por meio dele ? poss?vel compreender aspectos identit?rios, culturais e religiosos das sociedades onde o mesmo foi desenvolvido e reproduzido para as massas, sejam elas localizadas nos centros pol?ticos do Estado ou nas regi?es coloniais. Outro uso para estes documentos ocorre ao se analisar os movimentos ideol?gicos articulados pelos editoriais destas publica??es, que buscam conduzir a circula??o de not?cias segundos seus interesses particulares. Quanto a isso, o presente trabalho procura interpretar como ocorreu a consolida??o das coletividades italianas em Bento Gon?alves e suas imedia??es, al?m de analisar sua atua??o coletiva e interesses regionais e internacionais entre 1913 a 1927 atrav?s do jornal Il Corriere d?Italia, publica??o que pelo seu car?ter religioso e nacionalista, acabou por difundir uma perspectiva diferenciada quanto as rela??es do Estado Italiano com a Igreja, marcadas em outros seman?rios como invi?veis, mas recorrentemente incentivadas pelo segmento scalabriniano, detentor do jornal. Outro ponto significativo se centrou na an?lise do constante combate efetuado pela Ordem Carlista contra o Partido Nacional Fascista, detentor de uma ideologia relativamente aceita no nordeste do Rio Grande do Sul, composto por popula??es que acompanhavam a escalada eleitoral de lideran?as do presente partido. Todavia, antes de serem abordados estes pontos, ser? efetuado um estudo sobre os processos migrat?rios articulados pelos italianos no s?culo XIX, o desenvolvimento de suas col?nias no estado ga?cho, a articula??o dos primeiros editoriais ?tnicos e a consolida??o dos seus pareceres e valores culturais.
130

E chi se ne frega? Análise, reflexões e propostas para o tratamento lexicográfico de verbos italianos conjugados com mais de uma partícula pronominal. / E chi se ne frega? Analisi, riflessioni e proposte per il trattamento lessicografico di verbi italiani coniugati con più di una particella pronominale.

Roseli Dornelles dos Santos 27 May 2011 (has links)
Verbi coniugati con più di una particella pronominale, come farcela, fregarsene e cavarsela, sono frequenti nella lingua italiana e si riscontrano spesso sui giornali e in letteratura, soprattutto nella variante neostandard. Essi, tuttavia, non hanno ricevuto una denominazione consolidata nelle grammatiche e nei dizionari, in cui vengono classificati come verbi procomplementari, verbi sintagmatici, verbi frasali o verbi pronominali o anche come verbi riflessivi. Per condurre la presente ricerca, abbiamo utilizzato la nomenclatura verbi pronominali multipli (VPM), sulla scorta di Simone (1996). Occupandoci della formazione dei VPM, abbiamo analizzato in quale maniera il processo di agglutinazione al verbo delle particelle pronominali produce strutture di significato sintagmatico: in quanto tali, essi rappresentano una difficoltà per coloro che apprendono l\'italiano LS, in modo analogo a ciò che accade con i phrasal verbs della lingua inglese, ai quali sono già stati comparati. Partendo da un corpus di analisi di 72 VPM, raccolti in dizionari monolingui e giornali italiani on-line, abbiamo effettuato una ricerca sulla presenza e il trattamento lessicografico dei VPM nel corpus documentale, formato da tre dizionari bilingui portoghese italiano. Alla luce della Lessicografia Pedagogica bilingue, abbiamo analizzato le caratteristiche della macro e della microstruttura dei dizionari bilingui del corpus documentale, verificando quali scelte lessicografiche sono state adottate e quali potrebbero agevolare colui che apprende l\'italiano LS. La ricerca è stata permeata dal ruolo del dizionario come strumento pedagogico e di autonomia dello studente nell\' apprendimento/acquisizione della LS. L\'analisi si è conclusa con l\'elaborazione di un modello di lemma e con alcuni campioni di lemmi di VPM nella direzione italiano portoghese. / Verbos conjugados com mais de uma partícula pronominal, tais como farcela, fregarsene e cavarsela, são frequentes na língua italiana, sendo facilmente encontráveis em jornais e na literatura, sobretudo na variante neostandard. Entretanto, não apresentam uma denominação consolidada nas gramáticas e dicionários, podendo ser classificados como verbi procomplementari, verbi sintagmatici, verbi frasali, verbos pronominais ou verbos reflexivos. Para realizarmos esta pesquisa, utilizamos a nomenclatura verbos pronominais múltiplos (VPMs) com base em Simone (1996). Tratando sobre a formação dos VPMs, analisamos como o processo de aglutinação das partículas pronominais ao verbo produz estruturas de significado sintagmático que, como tais, representam uma dificuldade para os aprendizes de italiano LE, semelhante ao que acontece com os phrasal verbs da língua inglesa, aos quais já foram comparados. A partir de um corpus de análise de 72 VPMs, obtidos em dicionários monolíngues e jornais italianos on-line, investigamos a presença e o tratamento lexicográfico dos VPMs no corpus documental, formado por três dicionários bilíngues português italiano. Sob o prisma da Lexicografia Pedagógica bilíngue, analisamos as características da macro e microestrutura dos dicionários bilíngues do corpus documental, verificando quais opções lexicográficas foram adotadas e quais poderiam ser favoráveis ao aprendiz de italiano LE. O papel do dicionário como instrumento pedagógico e de autonomia do aprendiz na aquisição/ aprendizagem da LE permeou a investigação. A análise culminou na elaboração de um modelo de verbete e em algumas amostras de verbetes na direção italiano português para os VPMs.

Page generated in 0.0402 seconds